Banari che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trova il Santuario di Santa Maria di Seve
In questa tappa del nostro viaggio nel Meilogu ci recheremo nel paese chiamato Banari che visiteremo con il suo centro ed i dintorni, con la chiesa di Santa Maria di Seve o di Cea. La regione storica del Meilogu, chiamata anche Mejlogu o Logudoro Meilogu Il Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. In particolare, il Meilogu ha il nome che deriva dal suo posizionamento in Mediu logu, vale a dire nel cuore del Giudicato. I comuni che fanno parte del Meilogu sono Ardara, Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cheremule, Cossoine, Giave, Ittireddu, Mara, Mores, Padria, Pozzomaggiore, Semestene, Siligo, Thiesi, Torralba. Il Meilogu è caratterizzato da un territorio prevalentemente pianeggiante, che produce cereali, verdure, ortaggi. Sono fiorenti gli allevamenti ovini, da cui deriva la ricca produzione casearia. Le numerose sorgenti e corsi d'acqua favoriscono questa ricchezza.
In viaggio verso BanariArriviamo a Banari partendo da Siligo. Dal centro di Siligo, dove in via Vittorio Emanuele, al civico numero 32, si trova il Municipio di questo paese, si procede in direzione nord ovest verso la via Dante Alighieri. Alla rotonda si prende la seconda uscita e si imbocca la SP41 verso sud ovest, che si segue per circa quattro chilometri. Arrivati alle prime case dell'abitato di Banari, si procede lungo la via Vittorio Emanuele, che porta in piazza a Solinas, dove, al civico numero 1 si trova il Municipio di Banari. Il comune chiamato Banari Il comune chiamato Banari (pronuncia Bànari, altezza metri 419 sul livello del mare, abitanti 533 al 31 dicembre 2021) è un piccolo borgo agricolo del Meilogu nel quale si pratica anche l'allevamento, ed è situato fra l’altopiano di Logudoro e Meilogu. Il comune è raggiungibile tramite la SS131 di Carlo Felice, che dista appena sette chilometri dall’abitato. Il territorio comunale, sul quale si alternano alture di trachite e valli percorse da piccoli corsi d'acqua, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni accentuate che vanno da un minimo di 167 a un massimo di 583 metri sul livello del mare. Dal paese prende nome la cipolla di Banari.
Origine del nomeIl nome del paese, di probabile origine preromana, secondo alcuni studiosi potrebbe derivare dalla voce fenicia Bana, che stava ad indicare un edificio o un'abitazione, mentre secondo altri potrebbe derivare etimologicamente dal nome della popolazione preistorica dei Balari che avrebbe abitato una zona montuosa nella parte settentrionale dell'Isola. La sue economiaL'economia del paese è di tipo prettamente agricolo, specializzato nelle colture di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi e frutta, ed è famoso per la produzione di cipolle dal gusto delicato e profumo persistente. Dal paese prende, infatti, il suo nome la cipolla di Banari. Si pratica, inoltre, l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. Il settore industriale risulta di dimensioni modeste, ed anche il terziario è poco sviluppato. Le strutture ricettive offrono la sola possibilità di ristorazione, non quella di alloggio. Brevi cenni storiciIl territorio di Banari viene frequentato già in epoca preistorica, come testimoniato dalle diverse tombe neolitiche rinvenute. L'abitato sorge nel primo secolo avanti Cristo, durante il periodo dell’occupazione romana. In epoca medievale appartiene al Giudicato del Logudoro, compresa nella curatoria di Meilogu. Successivamente, in qualità di feudo, viene governata dalla famiglia dei Doria. Passata sotto il controllo degli Aragona e successivamente degli Spagnoli, nel diciassettesimo secolo entra a far parte del Marchesato di Cea. Dopo il passaggio ai Savoia, con la soppressione del sistema feudale avvenuta nel 1837 viene aggregata alla Conte di Villanova-MonteSanto. Le principali feste e sagre che si svolgono a BanariTra le principali feste e sagre che si svolgono a Banari vanno citati, il 9,10 ed 11 agosto la Festa patronale di San Lorenzo Martire; l'8 settembre, la Festa dedicata alla Madonna di Cea; il 28 e 29 settembre, la Festa in onore di San Michele Arcangelo. Visita del centro di BanariLa struttura urbanistica del paese lascia intravedere quella originale medioevale, caratterizzata dalla presenza di due ville, una che sorge veso est, intorno alla chiesa di San Michele, e l'altra ad ovest, intorno alla chiesa parrocchiale di San Lorenzo. L'abitato, interessato da forte espansione edilizia, è caratterizzato da un centro storico, nel quale, tra le vestigia del passato di maggiore interesse storico ed architettonico, figurano i bei palazzi signorili, costruiti tra il tredicesimo ed il diciottesimo secolo. È, inoltre, caratterizzato anche da una parte più moderna. Il Cimitero di BanariIl Cimitero di Banari si trova fuori dall'abitato, lungo la strada proveniente da Siligo. Circa un chilometro prima di arrivare al Municipio di Banari, alla destra della SP41, si vede l'ingresso dell'area cimiteriale. Proseguendo, la strada arriva all'interno dell'abitato, dove assume il nome di via Vittorio Emanuele. Il Campo da calcio di BanariDal Cimitero, percorsi 650 metri verso l'abitato, passate le prime case, lungo la via Vittorio Emanuele, si trova sulla sinistra la deviazione sulla via Alfonso La Marmora, che in pochi metri ci porta al Campo da calcio di Banari, che si trova sulla sinistra. La Funtana 'e SupraProseguendo per circa cinquanta metri sulla via Alfonso La Marmora, prendiamo a sinistra la via Trieste, che seguiamo per circa duecento metri, poi proesguiamo sulla via Mannu che, in poche decine di metri, ci porta, alla sinistra della strada, alla Funtana 'e Supra ossia la vecchia fontana con lavatoio pubblico che si trova nella parte alta dell'abitato. Il Campo Sportivo polivalente di BanariCirca meno di venti metri più avanti della deviazione verso il Campo da calcio, proseguendo sulla via Vittorio Emanuele, si trova sulla destra una diviazione che, in trenta metri, sbocca sulla via Laconi. Presa verso destra. Ci porta all'ingresso del Campo Sportivo polivalente di Banari, un complesso sportivo costituito da Campo da calcetto, Campo da tennis, Campo da pallacanestro, ed altro. La chiesa di San Michele Tornati sulla via Vittorio Veneto, duecentocinquanta metri più avanti, prendiamo sulla sinistra la via Mannu che, passata la piazza Umberto I, prosegue. Percordi circa centocinquanta metri, deviamo sulla destra imboccando la via Azuni, dalla quale svoltiamo subito a sinistra, ed arriviamo in una piazza dove troviamo l'ingresso della Chiesa di San Michele. realizzata nel secolo dodicesimo in forme romaniche, è stata poco dopo donata ai monaci Camaldolesi. Aveva l’impianto a una sola navata, completata dall’abside e con la copertura in legno a capriate. Nel corso dei secoli è andata in rovina, ed è stata completamente ricostruita, nelle sue forme attuali, nel 1892.
Presso questa chiesa, e all'interno di tutto l'ebitato, si svolge, il 28 e 29 settembre, la Festa in onore di San Michele Arcangelo, con riti sacri seguiti da manifestazioni civili. Il Municipio di BanariTornati sulla via Vittorio Veneto, percorsi meno di cento metri troviamo sulla destra della strada la piazza Antonio Solinas, che si trova a circa un chilometro dalla deviazione che ci aveva portato al Cimitero. Qui, al civico numero 1, si trova il palazzo che accoglie la casa comunale, ossia la sede e gli uffici del Municipio di Banari. Il Museo Fondazione Logudoro-Meilogu per l'Arte contemporaneaDalla piazza Antonio Solinas prendiamo verso nord e svoltiamo a destra in via Architetto Marongiu, che esce a nord dall'abitato. Percorsi meno di cento metri, al numero 30 di via Architetto Marongiu, in un antico palazzo nobiliare in vulcanite rossa, è possibile visitare il Museo della Fondazione Logudoro-Meilogu per l'Arte contemporanea nel quale è esposta una importante retrospettive di grandissimi artisti che hanno fatto la storia della pittura, con un centinaio di quadri e sculture di importanti artisti italiani degli ultimi cinquant'anni. La chiesa parrocchiale di San Lorenzo Tornati sulla via Vittorio Veneto e proseguendo verso ovest, la percorriamo per una cinquantina di metri, poi troviamo una deviazione sulle destra in via San Lorenzo Martire, che procede in salita e ci porta alla Chiesa di San Lorenzo che, dedicata al protomartire, è la chiesa parrocchiale di Banari. Sebbene manchino documenti che accertino in modo preciso la sua erezione, è però probabile che essa esistesse già nell'undicesimo secolo, sembra, infatti, che il giudice di Torres Costantino I, nell'anno 1113, abbia donato ai monaci Camaldolesi le chiese di San Lorenzo e di San Michele di Banari. La primitiva chiesa era stata edificata in stile romanico, al pari della chiesa di San Michele. Alla fine del 1597 le è stato aggiunto il massiccio portone centrale. Nel diciottesimo secolo è stata ristrutturata radicalmente la navata. La chiesa è stata ampliata, nel 1722, con l'aggiunta del presbiterio e della cappella dei Santi Gavino, Proto e Gianuario; nel 1732 è stata aggiunta la cappella di Sant'Antonio; ed infine, nel corso del diciannovesimo secolo, sono state aggiunte le altre cappelle. Sempre nel corso del diciannovesimo secolo, la facciata è stata rifatta in forme neoclassiche. Alla chiesa è annesso un caratteristico campanile a forma ottagonale.
Durante l'ultimo restauro è stato riportato alla luce uno degli affreschi che abbellivano la chiesa. La Festa di San Lorenzo Martire, una Festa religiosa che è la Festa patronale di Banari, si svolge il 9,10 e l'11 del mese di agosto. L'oratorio della Santa CroceProseguendo lungo la via Vittorio Veneto, circa settanta metri più avanti, si trova, alla sinistra della strada, la via Santa Croce, sulla quale si affaccia la Chiesa ed oratorio della Santa Croce nel quale era, fino a una cinquantina di anni fa, la sede della omonima Confraternita, la cui origine risaliva alla prima metà del Cinquecento. Dallo statuto della Confraternita, redatto in lingua sarda, si presume che, anche a Banari, fosse presente il movimento laico dei Disciplinanti Bianchi di San Giovanni Battista di loano, fondato nel 1262. La chiesa ha una pregevole facciata in trachite rossa di Banari e un bell'interno a una sola navata. 
La Funtana 'e JossoPresa la via Santa Croce che costeggia a sinistra la chiesa, la seguiamo per circa sessanta metri, poi svoltiamo leggermente a destra e, dopo altri circa sessanta metri, troviamo alla sinistra della strada la Funtana 'e Josso una antica fontana in trachite che si trova nella parte bassa dell'abitato, con annesso un ampio lavatoio coperto. Visita dei dintorni di BanariVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell'abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Banari, sono stati portati alla luce i resti della necropoli di Ziu Juanne; ed anche dei nuraghi semplici Buffulinu, Chescos, Corona Alta, domu Pabaras, Farre, monte Franca, Sa Tanchitta, su Crapione . I resti della necropoli di Ziu JuanneUsciamo dal paese da ovest, seguendo la SP41, che è la strada che ci aveva portato da Siligo a Banari. Percorsi poco più di tre chilometri e mezzoin direzione di Ittiri, troviamo una sterrata sulla destra che, superato un cancello, porta sul fianco di una ripida collina, all'interno di un bel contesto naturalistico ambientale. Qui, sul finco della collina, si trova la Necropoli ipogeica di Ziu Juanne assai difficile da raggiungere, costituita da un gruppo di due tombe ipogeiche. Il complesso monastico di SevePercorsi ancora poco più di due chilometri e mezzo, troviamo un bivio, al quale la SP41 prosegue verso sinistra, mentre prendiamo una strada secondaria sulla destra che, in poche decine di metri, ci porta al Complesso monastico di Seve o Di Cea, che si trova in una fertile vallata bagnata dalle acque del Rio Mannu, e a circa sei chilometri dal paese chiamato Banari, dove sorgeva il villaggio medievale di Seve, o Sea, o Cea, scomparso alla fine del sedicesimo secolo. Allo stato attuale, il complesso monastico si presenta costituito dalla chiesa romanica di Santa Maria di Seve o di Cea, e da un cortile interno recintato, che era stato adibito sino alla seconda metà del Novecento all'allevamento di animali e a colture agricole, nel quale sono presenti alcuni edifici conosciuti come il Romitorio dell'antico monastero di Seve, che si trovano ancora in buono stato di conservazione. Il monastero di Seve è uno dei pochi monasteri medioevali giunti quasi intatti fino al ventesimo secolo, quando è stato oggetto di alcune campagne di scavo archeologico che hanno cercato di riportarlo alla luce. All'interno del complesso monastico si trova il Santuario di Santa Maria di Seve o di Cea All'interno del complesso monastico si trova il Santuario di Santa Maria di Seve o Di Cea, edificato in stile romanico nel 1260, che dipendeva dal monastero dei Vallombrosani di San Michele di Salvenero, a Ploaghe, ed è collegata al Romitorio. Il Santuario si presenta con una navata singola, e con il tetto in legno e tegole, sopra il quale esisteva un tempo una volta a botte. La facciata è tripartita con arcate, e chiusa dal campanile a vela. I capitelli con decoro fitomorfo reggono l’architrave,mentre una monofora centinata a doppio strombo si apre nell’abside. La chiesa è definita un Santuario perché in essa i fedeli si recano numerosi in pellegrinaggio, e perché al suo interno si venera una statua della Madonna con il Bambino. La Vergine è vestita in marrone e indossa un mantello celeste con bordi in oro, mentre il Bambino ha in mano una sfera d’oro e appare nudo. Entrambi sono addobbati con ex-Voto. Nel 1837 la statua è stata spostata nella nicchia posta sopra l’altare. L’oggetto di culto originale era probabilmente di origine medievale e differente in fattura e dimensione, ma di esso non si conosce l’esatta destinazione.

La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Madonna, che è ancora oggi molto venerata dalla popolazione di Banari. L'8 ed il 9 di settembre si svolge la Festa di Santa Maria di Seve o della Madonna di Cea, una ricorrenza che i banaresi venerano con particolare devozione. I festeggiamenti hanno una durata di due giorni durante i quali si svolgono riti religiosi, seguiti da spettacoli folkloristiche, canti e balli nel sagrato antistante la chiesa. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio nel Meilogu ci recheremo nel paese chiamato Bessude che visiteremo con il suo centro ed i dintorni, con le diverse chiese campestri e con i suoi siti archeologici. |