Bonorva ed i dintorni dove si trovano l'importante necropoli di Sant'Andrea Priu e la fonte sacra di su lumarzu
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Meilogu recandoci a Bonorva dove visiteremo la necropoli di Sant'Andrea Priu, una delle principali necropoli dell'Isola, la chiesa romanica di San Lorenzo e la fonte sacra di su lumarzu.. La regione storica del Meilogu, chiamata anche Mejlogu o Logudoro Meilogu Il Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. In particolare, il Meilogu ha il nome che deriva dal suo posizionamento in Mediu logu, vale a dire nel cuore del Giudicato. I comuni che fanno parte del Meilogu sono Ardara, Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cheremule, Cossoine, Giave, Ittireddu, Mara, Mores, Padria, Pozzomaggiore, Semestene, Siligo, Thiesi, Torralba. Il Meilogu è caratterizzato da un territorio prevalentemente pianeggiante, che produce cereali, verdure, ortaggi. Sono fiorenti gli allevamenti ovini, da cui deriva la ricca produzione casearia. Le numerose sorgenti e corsi d'acqua favoriscono questa ricchezza.
In viaggio verso BonorvaDal centro di Cossoine, riprendiamo la SS292dir Nord Occidentale Sarda che, seguita per circa due chiloemtri e mezzo, ci riporta sulla SS131 di Carlo Felice. La prendiamo verso sud e la seguiamo per poco meno di quattro chilometri, poi incrociamo la SP43 che prendiamo verso sinistra, ossia verso est, in direzione di Bonorva. Seguiamo la SP43 per cinquecento metri in direzione di Bonorva, poi voltiamo a sinistra ed, in circa trecento metri, raggiungiamo la frazione Santa Barbara, che descriveremo più avanti. Dalla frazione Santa Barbara ritorniamo sulla SP43, la riprendiamo verso est, e, dopo circa un chilometro e mezzo, arriviamo nel centro di Bonorva. Il comune chiamato Bonorva Il comune chiamato Bonorva (nome in lingua sarda Bonolva, altezza metri 508 sul livello del mare, abitanti 3.211 al 31 dicembre 2021), è un importante centro collinare agropastorale che sorgesu un'altura fra l’altopiano di Campeda, orlato di numerosi vulcani, e quello di Meilogu. Si trova sotto il lato settentrionale dell'altopiano di Campeda, localmente detto Su Monte, mentre ai suoi piedi si sviluppa la piana di Santa Lucia, nella quale è presente una sorgente di acqua minerale. L'abitato è raggiungibile mediante la SS131 di Carlo Felice, distante solo due chilometri dall’abitato. La linea ferroviaria che collega Cagliari con la stazione di Ozieri Chilivani ha uno scalo sul posto. Il territorio comunale presenta un profilo geometrico irregolare con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 314 a un massimo di 791 metri sul livello del mare.
Origine del nomeIl nome del paese, attestato fino dal 1346, presenta un'etimologia incerta, ma secondo la maggior parte degli studiosi deriverebbe dal latino Urbis, ossia Città, preceduto dall'aggettivo Bonus, con il significato, quindi, di Buona Terra. Secondo altri studiosi, invece, esso deriverebbe dallo strato linguistico protosardo. La sua economiaL'economia di Bonorva si basa soprattutto sull'attività agricola, dato che nel suo territorio si coltivano cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta. È praticato anche l'allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria, di discrete dimensioni, è costituita da aziende che operano nei comparti alimentare, lattiero caseario, calzaturiero, della plastica, del vetro, dei laterizi, metallurgico, elettronico, dei mobili, edile ed elettrico. Importante il centro per l'imbottigliamento dell'acqua minerale di Santa Lucia di Bonorva. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva oltre che dell’insieme dei servizi. Le bellezze naturalistiche che la circondano e la caratterizzano, tra cui l'altopiano della Campeda su cui, di tanto in tanto, affiorano spuntoni di lava, e le numerosissime tracce di civiltà preistorica prese, non quella di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio viene abitato sin dall’età preistorica, in quanto sono presenti nella zona numerosi complessi nuragici e domus de janas, e diviene un importante centro durante il periodo della civiltà neolitica, come attestano i diversi reperti archeologici, soprattutto l'importante Necropoli di Sant'Andrea Priu, una delle più significative di tutta la Sardegna. Durante l'invasione punica viene realizzato, per contrastarla, un Castrum nuragico Su Monte. Il caposaldo cartaginese è la fortezza di San Simeone, del quinto secolo avanti Cristo, composta da due torri con muri obliqui e con edifici per le truppe. Il territorio viene, in seguito, colonizzato dai Romani. In epoca medievale, nasce il borgo che appartiene al Giudicato del Logudoro, nella curatoria di Costival. Nel 1255 viene conquistato dalla famiglia dei Doria che, nel 1347, proprio qui sconfiggono gli Aragonesi capeggiati da Guglielmo di Cervellon. Tre secoli più tardi gli Spagnoli riescono a entrare in possesso del borgo che, nel 1630, viene nominato contea. Presto il suo governo passa nelle mani di diverse signorie, tra le quali importanti sono quella dei Villarios e quella degli Amat-Sanjust. Passata sotto i Savoia, nel 1875 l'antico comune di Rebeccu viene aggregato al comune di Bonorva, del quale diventa una importante frazione, soprattutto per i significativi resti archeologici e storici presenti nel suo territorio. Personaggi famosi nati a BonorvaA Bonorva nasce il popolare poeta in lingua sarda Paolo Mossa, poi, verso la fine del diciottesimo secolo, nelle campagne del Logudoro e in altre zone del Sassarese avvengono sanguinosi episodi conflittualità, culminati nelle tragiche vicende che hanno come protagonista il bandito Pietro Giovanni Angius, detto Pera Zuanne. A Bonorva nasce, il 16 aprile 1821, Paolo Mossa detto Paulicu poeta italiano famoso per il contributo da lui dato alla poesia in lingua sarda. Orfano sin dalla tenera età, viene adottato da due sacerdoti bonorvesi, che lo fanno crescere e studiare nella sua città natia. Prosegue gli studi a Sassari e si iscrive all'università, abbandonandola però poco dopo. Si dedica alla poesia in lingua sarda sin dai suoi anni giovanili, e si impegna politicamente, schierandosi nelle lotte interne del suo paese, cosa che, probabilmente, lo porterà alla morte. Viene ucciso il 6 agosto 1892 investito da una scarica di proiettili a Nurape nelle campagne di Bonorva, mentre a cavallo rientra in paese dalla sua tenuta a S'Istallu, dai latitanti Pietro Giovanni Angius detto Pera Zuanne e Francesco Derosas detto Cicciu di Usini. Il suo nome costituisce una pietra miliare nella storia della poesia sarda. Con lui si addormenta uno spirito libero, capace di sentimenti e liriche profonde, ma anche un letterato, politico e agricoltore all'avanGuardia., essendo un innovatore nella coltivazione del cotone e del tabacco che nei suoi terreni danno risultati lusinghieri.
|
A Bonorva nasce, nel 1861, Pietro Giovanni Angius detto Pera Zuanne divenuto latitante dopo aver ucciso la moglie Maria Luigia Marruncheddu che lo tradiva con il fratello. Nel 1892 conosce l'altro latitante Francesco Derosas detto Cicciu, di Usini, ed insieme uccidono l'11 novembre 1892 l'agricoltore Giovanni Andrea Sale, che ritenevano fosse un informatore dei Carabinieri, ed il poeta bonorvese Paolo Mossa, avvenuto a Nurape nelle campagne di Bonorva, il 6 agosto 1892, oltre a due donne ed un medico. Perseguitati dalla taglia di 8mila lire su ciascuno, uccidono ancora seminando il terrore nelle campagne del Logudoro e in altre zone del Sassarese. Vengono arrestati dai Carabinieri di Sassari, guidati dal maggiore Eugenio Baratono, la mattina del 19 maggio 1894 in una casa colonica situata in località San Simplicio, e, durante la sparatoria che precede il loro arresto, rimane ucciso il maresciallo, Vittorio Audisio. Tra le molte testimonianze della sua latitanza, famosa è l'intervista che gli fanno il grande poeta nuorese Sebastiano Satta con Gastone chiesi che, da giornalisti, la pubblicano sul quotidiano sassarese L'Isola, presenti anche Luigi Delogu e Francesco Derosas. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a BonorvaA Bonorva sono attive l'Associazione Culturale Gruppo Folk Santa Barbara di Bonorva, ed il Gruppo Folk Bonorva, nelle esibizioni delle quali è possibile ammirare il costume tradizionale del posto. Tra le principali feste e sagre che si tengono a Bonorva vanno citate, il sabato e la domenica conclusiva del Carnevale, la manifestazione denominata Sas Pariglias Bonorvesas; i riti della Settimana Santa; la penultima domenica di maggio, la Festa di Santa Giulia nella chiesa presente nella frazione rebeccu; il primo maggio, la Festa di Santa Lucia, nell'omonima chiesa campestre; per tre giorni fino alla seconda domenica di maggio, la Festa di Santa Vittoria; il lunedì successivo alla Pentecoste, la Festa di San Leonardo; il 24 giugno, la Festa di San Giovanni Battista, con la sua Ardia; la prima domenica di agosto, la Festa della Madonna degli Angeli; la prima decade di agosto, la Sagra de su Zicchi, e, contemporaneamente, si svolge la manifestazione Mustras; il primo fine settimana di settembre si svolge la Festa di Santa Barbara, una delle più antiche dell'Isola, che si svolge nella chiesa della frazione omonima; per tre giorni fino all'8 settembre, a Bonorva si svolge la Festa patronale, in onore della Natività di Maria Vergine. Sas Pariglias BonorvesasIl sabato e la domenica conclusiva del Carnevale, a Bonorva si svolgono Sas Pariglias Bonorvesas, ossia le pariglie bonorvesi, una Festa equestre caratterizzata da suggestive esibizioni a cavallo. Al termine della sfilata, viene consegnato al sindaco lo spadino del comando, che il primo cittadino custodirà sino alla manifestazione dell'anno successivo. I riti della Settimana Santa a BonorvaImportanti a Bonorva sono i riti religiosi legati alla Settimana Santa, che iniziano il Giovedì Santo con la Messa in Coena Domini, la lavanda dei piedi, con l'accompagnamento dei segni della passione dalla chiesa di San Giovanni alla chiesa parrocchiale della Natività di Maria. Il Venerdì Santo è dedicato alla liturgia della crocefissione e morte di Gesù, cui segue il rito di S’Icravamentu, ossia della deposizione dalla croce, al quale segue la processione verso la chiesa di San Giovanni, per la sepoltura del Cristo. La Domenica di Pasqua si svolge la processione di S’Incontru, per la quale un gruppo, guidato dai confratelli della Santa Croce, con la statua del Cristo risorto, parte dalla chiesa di San Giovanni, per incontrare, nella piazza Santa Maria, l’altro gruppo, guidato dalle consorelle della Santa Croce, che, con la statua della Madonna, arriva dalla chiesa di Sant’Antonio. Segue la celebrazione della messa solenne, con la processione del rientro, guidata dalla Confraternita, delle statue di Gesù risorto e della Madonna, dalla parrocchiale alla chiesa di San Giovani. La Sagra de su ZicchiNella prima decade di agosto, a Bonorva si svolge la Sagra de su Zicchi, una manifestazione che presenta due momenti importanti, ossia un covegno, e la degustazione de Su zicchi o Su zichi, antico pane di grano duro tipico di Bonorva. È fatto sul tipo della spianata, ma è più spesso, se è morbido si mangia come un pane normale, se invece è duro viene cotto. Un tempo costituiva il mangiare dei poveri, perché tutti fino a qualche decennio fa lo facevano in casa e lo portavano nel forno a farlo cuocere, ed era il pane per eccellenza dei pastori, perché si mantiene morbido anche una settimana, e quando induriva, con un pezzo di lardo e magari con del finocchietto selvatico diventava Su pane buddidu, e chi poteva permetterselo lo cuoceva con la pecora. La mostra mercato chiamata Mustrascontemporaneamente, si svolge la manifestazione Mustras, una mostra mercato dell'artigianato e dei prodotti tipici locali, tra cui i tappeti ed i ricami finissimi. Nel paese è ancora molto viva la tradizione della tessitura con telaio orizzontale: utilizzando la tecnica A punta de agu, ossia a ricamo, si possono ammirare tappeti e disegni molto raffinati e particolari. Durante la manifestazione si possono anche assaggiare i saporiti dolci sardi. Visita del centro di BonorvaL'abitato, interessato da forte espansione edilizia, si sviluppa lungo un pendio ripido con, alle spalle, l'altopiano di Campeda, ed, ai suoi piedi, la piana di Santa Lucia. Entriamo in Bonorva da ovest con la SP43 che, all'interno dell'abitato, assume il nome di corso Umberto. L'architettura urbana è quella tipica dei paesi a cultura agropastorale, con strade strette e viuzze, e con le case con ampi cortili, che in passato potevano servire per ospitare parte del bestiame. La chiesa di San Giovanni BattistaPercorrendo il corso Umberto, percrosi circa cinquecento metri dalle prime abitazioni del paese, passata sulla sinistra la piazzuola dove ha inizio le via Amsicora, e passato il civico numero 64, troviamo sulla destra l'inzio della via San Giovanni, dove si trova l'antica Chiesa di San Giovanni Battista che è stata consacrata nel 1174, quando il papa che sedeva sul soglio pontificio era Alessandro III e l'Imperatore era Federico Barbarossa. Questa chiesa costituisce anche la chiesa ed oratorio nel quale ha la propria sede la Confraternita della Santa Croce, istituita nel 1606, che è stata aggregata all'Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso Di San Marcello in Roma. La bolla di aggregazione, attualmente conservata nella chiesa ed oratorio della Confraternita, reca la data 1° dicembre 1606 e l'autentica di papa Paolo V. Nella piazza antistante questa chiesa e in tutto il centro storico, si svolge la Festa di San Giovanni Battista, della durata di tre giorni che si conclude il 24 del mese di giugno, che era una delle più importanti di tutto il Logudoro. La Festa è caratterizzata da cerimonie religiose e manifestazioni folkloristiche, con l'Ardia di San Giovanni Battista ed altre corse di cavalli, balli, esibizioni di poeti estemporanei che, in varie parti della piazza dove si tiene la festa, gareggiano fino a notte, e fuochi artificiali.
Il Municipio di BonorvaProseguendo altri duecentocinquanta metri, arriviamo in piazza Santa Maria, dove, alla sinistra della strada, al civico numero 27, si trova l'edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Bonorva. La chiesa parrocchiale della Natività di Maria Alla destra del corso, sulla piazza Santa Maria, al civico numero 5, si trova la Chiesa della Natività di Maria detta anche di Santa Maria Maggiore che è la chiesa parrocchiale di Bonorva. Edificata a partire dal 1582 in stile gotico aragonese, nella versione sardo catalana, data l'aggiunta di decorazioni tipiche dell'artigianato sardo. La data del 1582 è incisa sul capitello destro del pilastro dell'ultima campata verso l'abside, mentre sotto il simulacro della Vergine, nella facciata, è incisa la data del 1606, che potrebbe segnare il termine dei lavori. L'interno è a navata unica, diviso in cinque campate da pilastri su cui poggiano archi a sesto acuto. La chiesa presenta un'apprezzabile facciata a capanna, a spioventi, limitata da paraste angolari concluse da acroteri a vaso con fiaccola, con la cornice terminale a decoro fitomorfo sovrastata da un tratto di parete e da una seconda cornice a smusso. Datata 1606, è caratterizzata da un portale sormontato da un timpano decorato, ed un caratteristico campanile quadrato in basso e poligonale in alto. di fronte ad essa si trova una casa del cinquecento con stemma e doccioni di sembianze animalesche. La chiesa custodisce un olio su tela realizzato prima del 1610 che rappresenta La Madonna con varie Sante, attribuito al pittore fiorentino Baccio Gorini, che, sul finire del cinquecento, costretto all'esilio da motivi politici, si traferì e visse in Sardegna. Presso questa piazza, e in tutto il centro del paese, si svolge la Festa della Natività Maria, una Festa della durata di tre giorni che si conclude l'8 settembre, anch'essa con cerimonie religiose e manifestazioni folkloristiche.
La chiesa di Santa VittoriaPassata, lungo il corso, la piazza Santa Maria, si trova subito dopo la piazza Paolo Mossa, dalla quale parte sulla sinistra la via Giuseppe Mannai. La seguiamo per poco più di cinquanta metri, poi prendiamo a destra la via Giuseppe Verdi, dopo circa cento metri svoltiamo leggermente a sinistra e imbocchiamo la via Camillo Benso Conte di Cavour. Dopo poche decine di metri, sulla destra si apre la piazza Santa Vittoria, sulla quale si affaccia la Chiesa di Santa Vittoria è stata l'antica parrocchiale del villaggio primitivo, detto Moristène, e poi è appartenuta ai Frati gesuiti. Presso questa chiesa e nel centro storico si svolge la Festa di Santa Vittoria, della durata di tre giorni che apre la stagione delle sagre e che si conclude la seconda domenica di maggio, anch'essa con cerimonie religiose e manifestazioni folkloristiche, come corse di cavalli, balli, esibizioni di poeti estemporanei che, in varie parti della piazza dove si tiene la festa, gareggiano fino a notte, e fuochi artificiali. La chiesa di Sant'Antonio da Padova con il civico Museo ArcheologicoDalla piazza Santa Maria, fiancheggiato l'edificio del Municipio, prendiamo a sinistra il corso Vittorio Emanuele II, che si dirige verso nord. Dopo poco più di duecento metri, incrociamo la via San Francesco, che prendiamo verso sinistra, ossia verso ovest, e, dopo circa settanta metri, troviamo alla sinistra della strada la piazza Sant'Antonio, sulla quale si affaccia la Chiesa di Sant'Antonio da Padova. Questa chiesa è stata costruita nel 1682 e ricorda, nello stile, la chiesa parrocchiale, con forme tardo gotiche e rinascimentali. Il Museo Civico archeologicoIn piazza Sant'Antonio, annesso alla chiesa si Sant'Antonio da Padova, si trovava un convento di Frati dei minori osservanti, fondato dopo il 1640, che oggi ospita il Museo Civico archeologico. Questo Museo si sviluppa in quattro sale e piccoli vani comunicanti. La collezione archeologica è costituita prevalentemente da betili, macine, cippi sepolcrali ed alcune stele figurate, provenienti da recuperi di superficie effettuate nel territorio comunale. di particolare suggestione è la sala nuragica, nella quale si illustrano gli elementi principali dell'architettura funeraria e sacra. Le ultime sale sono dedicate alla geologia, con pannelli che illustrano la formazione e le caratteristiche delle rocce calcaree, trachitiche e di basalto presenti nel territorio, ed all'archivio storico. Il Campo Sportivo di BonorvaDa piazza Sant'Antonio, prendiamo sul lato destro della chiesa la via Antonio Sanna, poi proseguiamo deviando un poco verso sinistra lungo la via Cavalieri di Vittorio Veneto, che, in poco più di duecento metri, ci porta all'ingresso del Campo Sportivo di Bonorva. Il Cimitero di BonorvaLa via Cavalieri di Vittorio Veneto gira intorno al Campo Sportivo, poi svoltiamo a destra nella Strada Vicinale Molinu, che, in circa 170 metri, ci porta all'ingresso del grande Cimitero di Bonorva. L'ex convento francescano di San Salvatore da HortaDal corso Vittorio Emanuele II eravamo arrivati sulla via Sant'Antonio, che avevamo preso verso sinistra e ci aveva portato alla piazza omonima. Se, invece, prendiamo la via San Francesco verso destra, in trecento metri arriviamo su una collina al'Ex convento francescano di San Salvatore da Horta. Il convento, che è stato abitato dai Frati dal 1920 fino al 2006 ed in seguito dismesso, è stato ristrutturato ed ora è un hotel con un piccolo centro congressi. La stazione ferroviaria di Bonorva Dalla piazza San Francesco, prendendo verso ovest la via Roma, la seguiamo per trecento metri, poi prendiamo a destra e subito a sinistra la via Giuseppe Mazzini, che in duecentocinquanta metri ci porta alla Stazione ferroviaria di Bonorva, una stazione di categoria Bronze posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda, dopo la stazione di Macomer, la stazione disattivata al servizio viaggiatori di Campeda, passato l'ex posto di movimento di Semestene, che non era aperto al pubblico ed è stato chiuso nel 2001, e prima della fermata ferroviaria di Giave. Inaugurata dalla Compagnia reale delle Ferrovie Sarde nel 1880, alla sua gestione subentra nel 1920 quella delle Ferrovie dello Stato, e, dal 2001, della controllata RFI. A metà degli anni ottanta del novecento a sud viene avviata la realizzazione di una variante, quasi interamente in galleria, per eliminare il tortuoso tracciato tra Bonorva e la stazione di Campeda, con l'apertura del nuovo tracciato nel 2001. La stazione è dotata di un tre binari, di cui il primo di corsa, in uso insieme al secondo per il servizio viaggiatori. Il fabbricato viaggiatori è un edificio a due piani a pianta rettangolare con tetto a falde in laterizi e corpi aggiunti ai lati, dotato di sette luci di apertura sul lato che da sui binari. L'edificio è chiuso al pubblico, e solo il piano terra è impiegato per le attività di servizio, benché la stazione sia impresenziata.
Visita dei dintorni di BonorvaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell'abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Bonorva sono stati portati alla luce diversi importanti resti archeologici, tra i quali soprattutto i resti della necropoli di Sant'Andrea Priu; della fonte sacra di su lumarzu; delle tombe di giganti Cujaru, Mura Cariasa, Oghene, Ponte Valenti; del nuraghe semplice Giove; dei nuraghi complessi Puttos de Inza, Tres nuraghes; ed anche dei nuraghi 'e Paza, 'e Sa Costa, 'e Sa Baione, Altovolo, Alzolas de Piredu, Bachis Lai, Badde Arghentu, Badde Niada, Badu Pedrosu, Cagai, canale S'Elighe, Conchedda, Cujaru, Ena leperes, Faraone, Faraone II, Frailes, Frusciosu, Funtana 'e Chercu, Iuanne Oghene, Joanne Sanna, lezzeri, Mandra Sa Giua, Marchidu, Marchidu II, monte Airadu, monte Cheja, monte donna, monte Longu, monte Longu II, Mura Elighe, Nurape, Oes, Oro, Pedra lada, Pedra Peana, Peidru, Pischinalza, Poltolu, Puttos de Sassu, S'Ispinalva, Sa Sea, Sant'Elena, Sidaro, Silichinus, Spadularzu, Su Monte, su respisu, su Sambinzu, Suelgius Giobados, Suldu, Tinnuras, Tintinnos, tutti di tipologia indefinita. A sud di Bonorva si sviluppa l'altopiano di Campeda. La frazione Santa Barbara con la chiesa omonimaUsciamo da Bonorva con la SP43 verso ovest, che è la strada ci aveva portato all'interno dell'abitato, dopo circa un chilometro e mezzo svoltiamo a destra, seguendo le indicazioni per l'area artigianale, e, in circa trecentocinquanta metri, raggiungiamo la frazione Santa Barbara (altezza metri 475, distanza 1.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 14). La frazione è stata costruita durante l'ultima guerra mondiale per far da sede ad un piccolo ospedale militare, da questo deriva il nome di Ospedaletto che viene dato, appunto, alla frazione. Nella frazione è presente la Chiesa di Santa Barbara nella quale viene conservato il simulacro della Santa. Presso questa chiesa il primo fine settimana di ottobre si svolge la Festa di Santa Barbara, una delle più antiche dell'Isola, dedicata alla Santa che è la patrona dei minatori, e che suscita molta devozione negli abitanti del luogo. La Festa vive il suo culmine con la processione della statua della Santa, accompagnata dai cavalieri, e con lo spettacolo di fuochi pirotecnici. La Festa è caratterizzata anche da un pranzo collettivo a base di prodotti tipici.
I resti del villaggio di San Simeone e della chiesa omonimaProseguendo lungo la SP43, percorsi circa 450 metri, prima di immetterci sulla SS131 di Carlo Felice, prendiamo a sinistra una strada che seguiamo per poco più di un chilometro, e ci porta sulla sinistra sull'altopiano chiamato Monte Cacau, corrispondente alla propaggine più settentrionale del vasto altopiano di Campeda, il cui lato ovest sovrasta la SS131 di Carlo Felice. Qui si trovano i Pochi resti del villaggio medioevale di San Simeone fondato nel 1353, quando il governatore aragonese Rambaldo de Corbera, nel corso di una rappresaglia, ha invaso ed incendiato il villaggio di Bonorva, passando a fil di spada uomini, donne e bambini. I superstiti fuggono sull'altopiano di Campeda, dove fondano un nuovo villaggio a cui danno il nome di San Simeone. Prima che venisse fondato il villaggio giudicale, il sito, che si presenta come una fortezza naturale, ha ospitato frequentazioni sin dall'epoca nuragica. Del villaggio, l'unica testimonianza riconoscibile è il suggestivo rudere della Chiesa di dedicata a San Simeone Vescovo che apparteneva alla giurisdizione della diocesi medievale di Sorres, ed è stata recentemente restaurata. Tutto intorno l'area, attualmente adibita a pascolo, è costellata di cumuli di pietre, che componevano le diverse strutture edilizie del villaggio, del tutto distrutto. I resti della fortezza punica di San SimeoneNella regione di San Simeone, vicino ai ruderi dell'antica chiesa dedicata al Santo, si trovano anche i resti della Fortezza punica di San Simeone. Edificata nel quinto secolo avanti Cristo, è composta da due torri con muri obliqui e con edifici per le truppe. Con la fortezza di Palattu a Padria, e quella di Talasai a Sedilo, quella di Mularza Noa a Bolotana, la fortezza punica di San Simeone costituiva la base difensiva del caposaldo cartaginese nell'Isola. Lo stabilimento per l'imbottigliamento dell'acqua minerale di Santa LuciaUsciamo da Bonorva con la SP43 verso nord, che poi prosegue verso est, e, dopo circa dieci chilometri e mezzo, raggiungiamo la località Santa Lucia, dove, svoltando a sinistra, dopo circa duecento metri troviamo lo Stabilimento per l'imbottigliamento dell'acqua minerale di Santa Lucia. Lo stabilimento viene fondato dall'industriale comasco Giulio Negretti, che, nel 1895, riconosce nelle polle d'acqua sorgiva situate nel costone del Monte Oltovolo, la bontà del sapore e le sue caratteristiche particolari. fra le molte acque minerali delle quali è ricca la Sardegna spicca, infatti, per le sue caratteristiche l'acqua Santa Lucia di Bonorva, un'acqua mediominerale, bicarbonato alcalina, acidula. La chiesa campestre di Santa LuciaUsciti da Bonorva con la SP43 in direzione della località Santa Lucia, percorsi 6,8 chilometri arriviamo a un bivio, dove, invece di procedere sulla SP43 verso sinistra, prendiamo a destra seguendo le indicazioni per le domus de janas di Sant'Andrea Priu. Percorsi circa due chilometri, troviamo alla destra della strada la Chiesa romanica campestre di Santa Lucia recentemente restaurata. Presso questa chiesa si svolge il giorno 1 maggio la Festa di Santa Lucia, con riti religiosi e festeggiamenti civili, bancarelle di cibarie varie, tra le quali il pesce e l'anguilla arrosto, e quindi manifestazioni folkloristiche con canti e balli. L'importante necropoli di Sant'Andrea Priu Superata la chiesa campestre di Santa Lucia, proseguiamo per altri cinquecento metri circa fino a raggiungere, sulla sinistra della strada, l'area recintata della Necropoli di Sant'Andrea Priu una delle più estese e probabilmente la più importante di tutta la Sardegna, che si trova in un'estesa vallata denominata piana di Santa Lucia. benché l'area archeologica fosse nota già dal cinquecento, solo nel 1916 è stata organizzata una vera e propria campagna di scavo, condotta da Antonio Taramelli, che ne ha realizzato degli accurati rilievi. Il restauro del monumento è stato effettuato alla fine degli anni '90 del novecento. Le tombe che compongono questa necropoli sono scavate sulla parete verticale e sul pianoro di un affioramento trachitico alto circa dieci metri ed orientato a sud, e consisono in una ventina di sepolture disposte per lo più ad una certa altezza rispetto al livello di campagna. Le tombe sono state realizzate a partire dalla Cultura di Ozieri, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 ed il 2800 avanti Cristo, ed utilizzata anche in seguito fino al 1800 avanti Cristo. Le tombe risultano accessibili solo in parte, in quanto il cedimento parziale del fronte di roccia ha causato la distruzione di alcuni vani, e dei gradini che consentivano l'accesso ad esse. Alcune di queste tombe, ben tredici, si trovano in terreni di proprietà privata, e non sono, quindi, ancora oggetto di una gestione diretta. L'impianto planimetrico delle domus de janas è in alcuni casi monocellulare ed in altri pluricellulare. A quest'ultimo tipo appartengono tre tombe di particolare interesse. La tomba più importante di questa necropoli è la cosiddetta Tomba del Capo, che ha un estensione di 250 metri quadrati, è formata da diversi ambienti. È costituita da una prima sala, con sulla volta scolpito il simbolo del sole, che porta sul pavimento i resti scavati di antichi sarcofaghi. Da questa si accede alla sala principale, trasformata nel tempo in una chiesa cristiana dedicata a Sant'Andrea. Le due sale sono collegate da passaggi interni ad altri 14 locali più piccoli. Molto nota anche la Tomba a capanna Circolare, una domus de janas a pianta circolare dal diametro di circa tre metri, con la parete lievemente inclinata. Vi si accede dopo aver superato una piccola anticella rettangolare, ed, all'ingresso, ricavate nel pavimento, presenta diverse coppelle votive. Anche questa tomba ha un soffitto decorato da una raggiera di solchi incisi nella roccia, che alludono alle travature destinate a sostenere il tetto di frasche tipico delle capanne del'epoca. All'interno della tomba è presente una fossa terragna probabilmente scavata nel periodo bizantino. Significativa anche la Tomba a Camera, composta da una serie di vani di piccole e grandi dimensioni, che raggiungono, in altezza, anche il metro e ottanta. Il vano principale della tomba è una stanza rettangolare, con un soffitto finemente lavorato e la volta scolpita ad imitazione dell'interno delle capanne del Neolitico. All'interno di altre tombe si vedono il focolare rituale e le coppelle scavate nel pavimento. Sulla parte più alta della collina nella quale è scavata la necropoli, svetta una misteriosa scultura ricavata da un blocco di trachite, considerata la statua del dio toro e detta per questo il Toro di Bonorva. Si trattava probabilmente di un altare sacrificale. La statua è alta due metri ed ha quattro gambe monolitiche, ma è stata purtroppo decapitata durante il periodo della dominazione romana.

Alcune delle tombe sono state successivamente adibite al culto cristiano, avvenuto in età tardoantica e medievale. Questo riutilizzo è ampiamente testimoniato dal bellissimo ciclo di Affreschi paleoCristiani, presenti soprattutto nella Tomba del Capo, che recenti restauri hanno restituito, ma che, quando abbiamo visitato la necropoli, non erano ancora stati pubblicati, e quindi non abbiamo potuto fotografare. Significative sono le scene del Nuovo Testamento, che vanno dall'Annunciazione, alla Visitazione di Maria a Elisabetta, alla Nascita di Gesù, all'Adorazione dei re Magi, e poi la Presentazione di Gesù al tempio, la strage degli Innocenti, San Giovanni Battista. Al centro di una parete, si trova il Cristo sul trono, contornato dai quattro evangelisti, che leva la mano benedicente. La chiesa di San Giuseppe ed il parco con la Tenuta MarianiProcedendo lungo la strada che ci ha portato alla necropoli in direzione sud est, dopo poco più di due chilometri arriviamo a trovare alla destra della strada la Chiesa di San Giuseppe in lingua sarda Santu Zoseppe, a Mariani, di recente completamente restaurata Altri trecento metri, ed arriviamo agli edifici della Tenuta Mariani con il suo parco, che costituisce un importante polo naturalistico di oltre settecento ettari, nel quale si trovano lecci, roverelle e sugheri, si possono incontrare cavalli selvatici, cinghiali, aquile tanti altri animali selvatici caratteristici della flora sarda. Nel 2010 il consiglio comunale ha approvato una convenzione con l'Ente Foreste della Sardegna, che prevede l'affidamento trentennale della Tenuta Mariani alla regione, per la tutela, la conservazione, il miglioramento e la sua valorizzazione. La chiesa romanica di San LorenzoUsciti da Bonorva con la SP43 in direzione della località Santa Lucia, percorsi solo cinque chilometri arriviamo a un bivio, dove, invece di procedere sulla SP43 verso sinistra, prendiamo a destra la strada che sale alla frazione rebeccu. Percorsi 350 metri, troviamo sulla destra della strada, sopra una piccola altura, la Chiesa romanica di San Lorenzo di rebeccu. Si tratta di un edificio a navata unica absidata, costruita in conci di calcare chiaro squadrati intercalati da conci nerastri di basalto, e presenta una bella facciata decorata da archetti romanici pensili. Il portale con architrave è sormontato da un arco a tutto sesto, ben evidenziato dall'effetto bianco e nero delle pietre. Nel 1831, all'interno della chiesa di San Lorenzo, è stato rinvenuto un sigillo in piombo di Barisone II, giudice di Torres tra il 1147 e il 1191. Le caratteristiche strutturali e il sigillo di Barisone II, inducono a collocare la fabbrica della chiesa nella seconda metà del dodicesimo secolo, mentre il campanile a vela è stato aggiunto in seguito. Agli inizi del diciannovesimo secolo è stata parzialmente demolita, per utilizzare i suoi materiali nella costruzione della parrocchiale di rebeccu. Nel restauro, effettuato nel 1982 cercando di utilizzare conci simili agli originali, sono stati ricostruiti il fianco sinistro ed il tetto in legno, che erano stati abbattuti. La chiesa, che rappresenta un esempio di stile romanico minore, trae il principale motivo del suo fascino dal suo inserimento nel paesaggio circostante.
La frazione rebeccu con la chiesa di Santa GiuliaProseguendo per ottocento metri, arriviamo alla frazione Bonorva denominata Rebeccu (altezza metri 415, distanza 6.1 chilometri sul livello del mare, abitanti solo 1), al termine della strada in una piazza sterrata. Il centro è posto a mezza costa del Monte Cuccuru de Pischinas, da dove domina tutta la piana di Santa Lucia, e corrisponde a un insediamento di età romana lungo l'antica strada Caralibus Ulbiam, sopra il quale, in epoca medievale, è stato realizzato il villaggio di rebeccu. In epoca giudicale rebeccu è un importante centro del Meilogu, e compare per la prima volta in documenti del trecento in cui figura come capoluogo della curatoria di Costavalle. Con i suoi 400 abitanti è il centro più importante e popolato della zona, e ad esso sono sottoposte le ville di Bonorva e Semestene, oltre al fiorente villaggio di Trequiddo, abbandonato secondo la leggenda per le calamità seguite alla morte di don Sotgiu, ucciso mentre celebrava la messa, durante l'elevazione dell'Ostia. Nel 1353 viene invaso ed incendiato dall'aragonese Rambaldo de Corbera, in guerra contro Mariano IV d'Arborea. Il 14 gennaio 1388, nel piazzale antistante la chiesa di Santa Maria, oggi Santa Giulia, viene approvato il trattato di pace fra il re Giovanni I d'Aragona e la giudicessa Eleonora d'Arborea. A partire dal quattrocento, a causa probabilmente di pestilenze e carestie, inizia la decadenza di rebeccu, tanto che si contano solo sei famiglie negli anni cinquanta del novecento, ed un solo abitante residente dal gennaio 2007. rebeccu diviene frazione Bonorva nel 1875. Nel villaggio di rebeccu, troviamo la Chiesa di Santa Giulia che era la chiesa parrocchiale di rebeccu, risalente anch'essa al dodicesimo secolo quando era intestata a Santa Maria. Presso questa chiesa, la penultima domenica di maggio si svolge la Festa di Santa Giulia, una bella Festa campestre della durata di due giorni, durante i quali è possibile partecipare a convegni, incontri letterari ed artistici, visitare mostre di oggettistica artigianale locale, le botteghe di artigiani, provare la degustazione delle produzioni tipiche, che sono ospitate nelle piccole case del villaggio, ridando un nuovo segno di vita al piccolo e caratteristico borgo. La fonte sacra di su lumarzuA rebeccu prendiamo la stradina di fronte al ristorante Su lumarzu e subito a destra un sentiero, fino alla seconda traversa sulla sinistra, dopo circa duecento metri, con una freccia in legno che indica la Fonte sacra di su lumarzu. La traversa è un sentiero non molto comodo che percorriamo per circa duecento metri superando un cancello sempre aperto, poi un ponticello in legno sopra il ruscello che sgorgava proprio dalla fonte e subito a destra arriviamo alla fonte, che è ubicata nell'estremità sud della piana di Santa Lucia, a una distanza di circa trecento metri in direzione est dal villaggio di rebeccu. La fonte sacra è composta da un atrio rettangolare lastricato e munito di sedili lungo le pareti. Il portello d'ingresso ha forma trapezoidale. La cella circolare della sorgente dove si raccoglie la vena sorgiva, è al centro della parete di fondo, all'interno di un lastrone monolitico. In età cristiana sulla faccia inferiore della lastra di chiusura venne incisa una croce latina. L'acqua defluisce attraverso una canaletta, incisa nella soglia dell'ingresso alla fonte, verso un condotto di scolo realizzato al di sotto della pavimentazione dell'atrio stesso. Nelle vicinanze della fonte si trovano scale e strutture murarie appartenenti al complesso sacro, oggi quasi del tutto coperte dalla fitta vegetazione. 
L'altopiano di CampedaL'Altopiano di Campeda è un vasto tavolato vulcanico che si estende nella Sardegna nord occidentale,su una superficie di oltre undicimila ettari. Il territorio si trova a sud del comune di Bonorva, e si sviluppa fino a quelli di Bortigali, Macomer e Sindia. Ha un'altitudine compresa tra 425 ed 845 metri, ed un tempo era ricoperto di lussureggianti boschi secolari, i cui alberi sono stati del tutto abbattuti nella seconda metà dell'ottocento, allo scopo soprattutto di ricavarne traversine ferroviarie. Oggi vi si possono apprezzare importanti formazioni boschive. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, visiteremo Pozzomaggiore da dove ci recheremo a Mara con le famose grotte di Bonu Ighinu e Filiestru dove si sono trovati i reperti che hanno dato origine alle due culture omonime, e proseguiremo quindi per Padria. |