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Collinas dove è nato Giovanni Battista Tuveri nei cui dintorni si trova la chiesa di Santa Maria AngiargiaIn questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Marmilla. Da Villanovaforru proseguiremo per Collinas, il paese un tempo chiamato Forru, dove è nato Giovanni Battista Tuveri, che visiteremo con i dintorni dove si trova la chiesa di Santa Maria Angiargia con i resti delle Terme e del pozzo di Su Angiu. La regione storica della Marmilla
In viaggio verso CollinasPer raggiungere Collinas da Villanovaforru, usciamo verso ovest con la SP49, che ci porta in direzione del complesso nuragico Genna Maria. Passato il Genna Maria, la SP49 prosegue e dopo due chilometri porta a prendere la via Villlanovaforru, che prosegue come via Vittorio Emanuele III, la quale ci porta nell'abitato. Dal Municipio di Villanovaforru a quello di Collinas, si percorrono 3.6 chilometri. A Collinas avremmo potuto arrivare anche da Sardara percorrendo la SP69 per circa quattro chilometri. Il paese chiamato Collinas
Origine del nomeIl nome è documentato fino al 1616 come Forru, nome che ha ancora oggi nella dizione in lingua sarda, dove Forru, dal latino Forum cioè Forno, forse deriva dall'attività metallurgica praticata presso il vicino nuraghe Genna Maria, dove erano presenti forni che venivano utilizzati per preparare le terrecotte e fondere i metalli. Solo dal 1863 il sindaco di allora, che era il giurista, filosofo e parlamentare Giovanni Battista Tuveri, propose di modificare il nome a causa di disguidi postali con il paese vicino, ossia Villanovaforru. Furono fatte diverse proposte e alla fine si scelse Collinas, per via delle colline che circondano il paese. La sua economiaSi tratta di un comune collinare che, accanto alle tradizionali attività agro pastorali, ha sviluppato sia pure modeste iniziative industriali. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, agrumi, uva e altra frutta, ed anche con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, dell’abbigliamento, del legno, dei laterizi ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Strettamente legata alla tradizione, costituisce comunque una meta per i visitatori con notevoli potenzialità turistiche e per i prodotti del suo territorio. Brevi cenni storiciL’abitato ha origini antichissime che risalgono, secondo le indagini archeologiche più recenti, all’epoca preistorica. La zona è abitata già in epoca prenuragica, come testimoniano resti di abitazioni di legno e frasche, in epoca nuragica, per la presenza di numerosi nuraghi, ed in epoca romana, per la presenza di ruderi di una stazione termale. In epoca medioevale fa parte della curatoria di Marmilla ed appartiene al giudicato di Arborea. In epoca aragonese entra a far parte dell'Incontrada, ossia della contrada, di Parte Montis, appartenente alla contea di Quirra, feudo dei Carroz. Nel 1603 la contea diviene un marchesato, feudo dei Centelles. Da questi passa agli Osorio, a cui viene riscattato con la soppressione del sistema feudale nel 1839. Nella prima metà del diciannovesimo secolo, con la fusione tra il regno di Sardegna e il territorio di terraferma piemontese, Forru viene incorporata alla provincia di Cagliari. Un tempo Collinas veniva chiamata Forru, e nel 1863 del comune di Forru viene cambiata la denominazione in quella di Collinas. In epoca fascista viene aggregato al comune di Villanovaforru, dal quale verrà successivamente nuovamente separato. Del comune di Collinas nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova provincia del Sud Sardegna. A Collinas nasce Giovanni Battista TuveriA Collinas, quando ancora si chiamava Forru, nasce l'importante filosofo, scrittore e politico Giovanni Battista Tuveri. Le principali feste e sagre che si svolgono a Collinas
La festa di Sant'Isidoro
Collinas definito il Paese dei Presepi
Visita del centro del paeseL'abitato, che non mostra segni di crescita edilizia, ha l'andamento altimetrico tipico delle località collinari. Arriviamo a Collinas provenendo da Villanovaforru con la SP49 che, passato il cartello segnaletico che indica l'ingresso nel paese, inizia a costeggiare all'esterno, con il nome di via Villanovaforru, la parte nord orientale dell'abitato. Il piccolo anfiteatro all'aperto
La chiesa di San SebastianoRiprendiamo a costeggiare la parte nord orienatle dell'abitato con la via Vittorio Emanuele III e, dopo cetosettanta metri, si vede alla sinistra della strada la piazzetta sulla quale si affaccia a sinistra la chiesa di San Sebastiano, che storicamente si presume sia stata la prima parrocchiale di Collinas. Ubicata alla periferia nord orientale del paese, è stata edificata tra il 1653 e il 1657 utilizzando materiali di recupero ricavati da una chiesa preesistente. Ha navata unica e copertura a capriate in legno. La facciata, a coronamento orizzontale e priva di elementi decorativi, è arricchita solo da un piccolo rosone e da un campaniletto a vela che lo sovrasta.
Il Municipio di Collinas
La chiesa parrocchiale di San Michele ArcangeloPassato il Municipio, la via Giuseppe Garibaldi continua con il nome di via De Castro, seguendo la quale, dopo poche decine di metri, si vede alla sinistra della strada la scalinata di accesso alla chiesa di San Michele Arcangelo, che è l'attuale parrocchiale di Collinas. Nata come nuova parrocchiale a causa dell'espandersi del paese nel 1571, era stata edificata inizialmente in forme gotico aragonesi, ma ha subito ripetuti rimaneggiamenti nel tempo. Alla chiesa si arriva percorrendo un'ampia scalinata, che va restringendosi in prossimità della facciata, che è superiormente conclusa da un coronamento manieristico doppiamente inflesso, a cappello di carabiniere. Il paramento murario, realizzato in filari di conci accuratamente squadrati, ospita un alto portale inquadrato da una doppia cornice modanata, che presenta su entrambi i lati un motivo decorativo fitomorfo. Il colore grigio della cornice viene ripreso dai conci disposti in modo alterno lungo gli stipiti. In asse col portale si trova una finestra rettangolare architravata. Sul lato sinistro della facciata principale è presente un alto campanile incompiuto diviso in tre ordini, il primo a canna quadrata concluso superiormente da una cornice, il secondo poligonale, così come il terzo con la cella campanaria. La chiesa ha pianta trinavata, e custodisce al suo interno tre statue lignee di scuola napoletana del Cinquecento, oltre a un Polittico raffigurante la vergine del Carmine realizzato da artisti della scuola di Pietro Cavaro.
Il museo Giovanni Battista Tuveri nell'ex Monte Granatico accanto alla sua casa nataleNella piazza Giovanni Battista Tuveri, dirigendoci oltre la fiancata destra dell'edificio che ospita il Municipio, si trova il museo Giovanni Battista Tuveri, intitolato al cittadino più illustre del paese. Il museo è ospitato nell'edificio dell'ex Monte Granatico restaurato e riqualificato, alla destra della casa natale del Tuveri, e ad esso contiguo. Si tratta di un salone con spazi espositivi nel quale, attraverso testimonianze e documenti, So trova un'esposizione che ripercorre le vicende storiche di Collinas, succedutesi attraverso varie epoche fino alla fine dell'Ottocento. Sulla piazza, alla sinistra dell'ex Monte Granatico, si trova la casa natale di Giovanni Battista Tuveri, sulla quale è presente ancora oggi la scritta che indica il Municipio, che in essa era ospitato prima della costruzione del nuovo edificio che lo ospita oggi. La chiesa di San RoccoProprio di fronte all'ingresso del museo, prendiamo la via Vittorio Emanuele III, che si dirige verso sud. Dopo cento metri questa strada continua sulla via San Rocco, la seguiamo per un'ottantina di metri ed arriviamo a un bivio, con a destra la via Giuseppe Di Vittorio ed a sinistra la via Antonio Gramsci. Proprio di fronte a questo bivio si trova una scalinata, che porta a un rialzo del terreno, sul quale affaccia la chiesa di San Rocco. Collinas è forse uno dei pochi, se non l'unico paese in Sardegna, che venera questo Santo. La chiesa dedicata a San Rocco esiste fino dal 1654, quando si è formato un comitato di uomini delle principali famiglie del paese, rappresentanti i due terzi della popolazione, che dal gran tempo nutriva devozione per questo Santo, che si impegnano ad edificare la chiesa. La campana del campaniletto della chiesa di San Rocco è datata 1688. In essa, negli anni 1851 e 1852, vengono compiuti grandi restauri. Dopo circa trenta anni di completo abbandono, nel 1997 la chiesa viene restaurata e rieperta al culto. Nel 1855 anche a Forru, come in gran perte della Sardegna, imperversa il colera, che in cinquanta giorni causa 120 morti, ma il giorno dell'Immacolata il flagello cessa, ed i superstiti si mostrano riconoscenti a San Rocco, del quale restaurano il simulacro, dotandolo di un bastone d'argento con la seguente scritta Dal 17 ottobre al 12 dicembre 1855,120 colerosi perirono in Forru che contava circa 960 abitanti. D'essi 32 resero l'anima a Dio nel 15 novembre. I superstiti a San Rocco grati e riconoscenti.
La palestra di CollinasPercorsa la via San Rocco verso sud, al bivio dove si trova la chiesa di San Rocco prendiamo verso destra la via Giuseppe Di Vittorio, la seguiamo per un centinaio di metri, e vediamo alla sinistra della strada l'edificio che ospita la palestra di Collinas. In questo edificio si trova la palestra al chiuso dotata di tribune in grado di ospitare una trentina di spettatori, dove si possono praticare attività ginnico motorie. gli impianti sportivi comunaliPercorsa la via San Rocco verso sud, al bivio dove si trova la chiesa di San Rocco prendiamo verso sinistra la via Antonio Gramsci, la seguiamo per duecentoventi metri e prendiamo a sinistra la via Sebastiano Satta, dopo una sessantina di metri parte sulla destra la via Zaccaria Tuveri, che porta agli impianti Sportici comunali di Collinas. All'interno si trova un campo da calcio, con fondo in erba non ben tenuto, dotato di tribune in grado di ospitare 180 spettatori. Ci si trova anche un campo polivalente all'aperto, senza tribune, nel quale si possono praticare diverse discipline, soprattutto il tennis e la pallacanestro. Il cimitero di Collinas
Visita dei dintorni di CollinasNei dintorni di Collinas si trovano la chiesa campestre di Santa Maria Angiargia, i resti delle Terme romane e del pozzo di Su Angiu, e possiamo arrivare a salire sulla giara di Collinas, per vedere i suoi significativi resti archeologici. Sono stati, inoltre, portati alla luce i resti della tomba di giganti Sedda Sa Caudeba; dei nuraghi semplici Brodu in Cuccuru, Candela, Corruardo, Liccu, Miale Craba, Nurazzolu, s'Orcu, Sa Corona Arrubia, Sa Seddera, Sartaro, Scala s'Egua, Sueddi; e quelli dei nuraghi complessi Concali e Corti Marini. La chiesa campestre di Santa Maria AngiargiaDal cimitero di Collinas, proseguiamo lungo la via Vittorio Emanuele III, che esce dall'abitato con il nome di SP69. Percorsi altri cento metri, seguendo le indicazioni, prendamo verso destra la Strada comunale Santa Maria, che seguiamo per un chilometro e seicento metri, poi imbocchiamo la deviazione verso destra, e, dopo novecento metri, vediamo sulla destra il Bosco di Santa Maria Angiargia, chiamato Il bosco sacro per una credenza che imponeva il rispetto della vegetazione, pena forti sventure. All'interno del Bosco si trova la piccola chiesa dedicata alla Natività della Madre di Dio ed invocata col titolo di chiesa campestre di Santa Maria Angiargia o anche Bagnaria, la cui origine è raccontata da una leggenda. Racconta questa che un giorno le ruote di un carro che attraversava il bosco sprofondarono nella terra, ed il contadino proprietario del mezzo fece di tutto per liberarlo facendosi aiutare da alcuni compaesani che, riusciti nell'opera, individuarono, sotto terra, un piccolo pozzo all'interno del quale si trovava un piccolo simulacro ligneo raffigurante la vergine, che avrebbe preso l'intitolazione dal dialetto De Bangiu o De su Angiu, ossia del Bagno, quindi Santa Maria del Bagno, da cui è derivato il titolo di Santa Maria Angiargia. Tolta da quel posto, la statua sarebbe stata collocata sul carro del contadino, che si sarebbe messo in viaggio verso il paese, ma il giogo non voleva saperne di procedere, andava avanti e indietro, ed alla fine si sarebbe messo a correre verso il bosco di olmi, e qui si sarebbe fermato. Dal che il popolo avrebbe capito la volontà di Maria, e in suo onore vi avrebbero eretto il tempio. Comunque, al di là della leggenda, si ritiene che questa chiesa sia stata fondata nel dodicesimo o tredicesimo secolo, e che in origine sarebbe appartenuta ad eremiti benedettini, il che è probabile considerando le numerose donazioni che facevano i giudici di Cagliari, specie Torchitorio, ai monaci di San Benedetto. Infatti, nelle vicinanze della chiesa, si vedono ancora ruderi di antichi fabbricati, che lasciano supporre non solo l'esistenza di un antico villaggio distrutto, ma anche di un monastero, del quale comunque non esiste documentazione. La struttura della chiesa, molto semplice e rimaneggiata nel tempo, si compone di blocchi a vista in arenaria di media dimensione. In asse con l'ingresso frontale si apre una finestra quadrata, e, sopra questa, al culmine della copertura si trova il campanile a vela, con luce arcuata. La falda destra è prolungata da un piccolo porticato a protezione dell'ingresso laterale e, sullo stesso lato, si trova un ambiente di servizio. All'interno, tra gli oggetti più antichi, si può vedere una campanella in bronzo di bottega sarda realizzata tra il Settecento e l'Ottocento, un dipinto votivo su tavola datato 1833, e sull'altare è collocato il simulacro della titolare. La chiesa era con tutta probabilità dedicata al culto delle acque, data la presenza nelle vicinanze del pozzo di Su Angiu e delle terme romane. La festa di Santa Maria Angiargia, che è la festa più importante per gli abitanti di Collinas, si protrae per tre giorni, dal 7 al 9 settembre, in ricordo della nascita della Madonna l'8 settembre. Ha inizio il pomeriggio del primo giorno, col trasporto in processione del simulacro di Maria Bambina dalla parrocchia alla chiesa campestre. È tuttora usanza che i giovani trascorrano le nottei all'interno del bosco, per vegliare la chiesa. Il giorno 8 la festa si svolge principalmente nel bosco, iniziando al mattino con la processione, seguita dalla Messa solenne con panegirico. Molte persone di Collinas e dei paesi vicini preparano il pranzo, a base di maialetto arrosto, che si cuoce sul posto, ed altre vivande, che vengono consumate nel bosco. Al pomeriggio si svolgono balli, accompagnati da una fisarmonica e dalle launeddas. Il terzo giorno la festa prosegue, fino alla sera, quando si assiste al rientro del simulacro di Maria Bambina in processione nella parrocchiale. All'ingresso del simulacro nel paese, si può assistere ai fuochi artificiali, ed alla fine, nella piazza della chiesa, avviene la solenne conclusione della festa, con la predica e la benedizione eucaristica. Tra le manifestazioni civili legate a questa ricorrenza, la sera dei tre giorni, nella piazza del paese, si assiste all'esibizione di diversi complessi, con danze tradizionali e contemporanee. I resti delle Terme romane e del pozzo di Su Angiu con su Muru de Sa Musca MacceddaPassato l'ingresso del Bosco di Santa Maria Angiargia, proseguiamo e, dopo duecento metri, la strada sbocca su una traversale. La seguiamo verso destra per quasi duecento metri, ed arriviamo a vedere, alla destra, i resti delle Terme romane di Su Angiu. Si tratta di belle vasche termali di epoca romana, degradanti sul davanti, cariche d'acqua calma ma non immobile. Le tecniche costruttive collocano la sua nascita intorno al secondo secolo dopo Cristo, e si ritiene probabile fosse un ambiente facente parte delle terme romane ad acqua fredda, chiamate Frigidarium, che lì si trovavano. Pochi passi e si raggiunge una struttura rettangolare, con tetto a capanna, con la porta chiusa a chiave. Ma non appena viene spalancata, si vede una pozza d'acqua trasparente, blu come il fondo di una grotta bagnata d'acqua fredda, sorgiva. Quando il troppo pieno viene superato l'acqua in eccesso va a riempire i vasconi che si trovano all'esterno, davanti alla struttura. Si tratta del Pozzo di Su Angiu, un pozzo con tre nicchie laterali e con una scala di pietra che conduce all'interno, che era considerato sacro, in quanto, secondo le antiche credenze, le sue acque avevano effetti benefici e curativi. Pare sia stato scoperto per caso, molti anni fa, quando vi sprofondò la ruota di un carro, e fu rinvenuto il piccolo simulacro ligneo raffigurante la vergine.
La giara di Collinas
Si tratta dei nuraghi di Brodu in Cuccuru, Corona Maiu, s'Artaro detto anche Su giganti, Scala s'Egua, Miali Craba, e s'Orcu detto anche Sa Costa Manna. Dall'alto di questi nuraghi si godono panorami di grande suggestione. Resti della tomba di giganti Sedda Sa CaudebaDal cimitero di Collinas, proseguiamo lungo la via Vittorio Emanuele III, che esce dall'abitato con il nome di SP69. Percorsi altri cento metri, evitiamo la deviazione a destra sulla Strada comunale Santa Maria, continuiamo invece dritti sulla SP69 e, dopo un chilometro e duecento metri, troviamo sulla sinistra le indicazioni che ci fanno prendere l'accesso all'area nella quale si trova il sito Sedda Sa Caudeba, frequentato in diversi periodi ed abbandonato a causa delle incursioni saracene. In esso si possono trovare testimonianze che vanno dal periodo nuragico al periodo romano. Di particolare interesse è l'area funeraria che comprende le due Tombe di giganti Sedda Sa Caudeba di grande interesse storico, dislocate a pochi metri l'una dall'altra. Le tombe appartengono a due fasi costruttive distinte. La tomba A, più antica, di tecnica dolmenica, con unico filare superstite nella camera rettangolare, è accuratamente pavimentata con lastre di basalto. La tomba B, più grande e recente, situata proprio a ridosso del tratto stradale e gravemente danneggiata dai lavori effettuati per la realizzazione della SP69, è costruita a filari sovrapposti in aggetto progressivo e pavimentata a ciottoli. Resti del nuraghe complesso Concali
La roccia delle impronte e la leggenda di Luxia Arrabiosa
Resti del nuraghe semplice di Sa Corona Arrubia ed il menhir ad esso vicino
Qui, sotto il tavolato basaltico, alla destra della strada, a più di un centinaio di metri di distanza da essa, si trovano sulla sommità di un'altura i resti del nuraghe semplice di Sa Corona Arrubia, un nuraghe monotorre parzialmente coperto, costruito in basalto a 311 metri di altezza, situato ai limiti dell'area comunale di Siddi con quelle di Collinas e molto vicino a quello di Lunamatrona, e per questo dal molti attribuito al territorio di Collinas. Le caratteristiche del nuraghe sono molto dibattute, e da alcuni viene considerato non un nuraghe monotorre ma quello che rimane di un nuraghe complesso, comunque essendo del tutto interrato, è impossibile definirne con certezza le caratteristiche. A breve distanza dal nuraghe, a sud dell'altura sulla quale esso è stato costruito, si trova il menhir di Sa Corona Arrubia, un menhir di tipo protoantropomorfo costruito in basalto. In un articolo del 2006 su La Nuova Sardegna, Tigellio Sebis fa notare come rinvenimento del monolite sia avvenuto lungo quel tratturo che ancora oggi viene chiamato Sa Bia de Is Perdas Prantadas, la via delle pietre fitte, che anticamente collegava il centro di Lunamatrona a Collinas, passando dove oggi sorge il museo del Territorio, prima di inerpicarsi lungo i crinali che portano a Su Pranu de Siddi. Probabilmente doveva essere uno dei tanti menhir che andavano a costituire un allineamento esteso per alcuni chilometri, tanto che la zona era ed è ancora oggi considerata un luogo sacro per eccellenza. Un luogo sul quale si ergono maestosi ben sette Noraghi, ed, a giustificare una tale concentrazione di monumenti, era la posizione facilmente difendibile del sito, da cui si potevano controllare le colline sottostanti e la pianura che si estende fino al golfo di Oristano. Resti del nuraghe complesso Corti Marini sepolto e non ancora scavato
La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Marmilla. Da Collinas ci recheremo a Sardara, una delle cittadine in Sardegna a cui il Touring Club Italiano ha assegnato la Bandiera Arancione ossia il marchio di qualità turistico ambientale, dove vedremo il tempio a pozzo di Santa Anastasia ed il castello di Monreale. | ||||
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