Collinas dove è nato Giovanni Battista Tuveri nei cui dintorni si trova il Santuario di Santa Maria Bangiargia
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Marmilla. Da Villanovaforru proseguiremo per Collinas il paese un tempo chiamato Forru, dove è nato Giovanni Battista Tuveri, che visiteremo con i dintorni dove si trova la chiesa di Santa Maria Bangiargia con i resti delle Terme e del pozzo di su Angiu. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla Settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baradili, Baressa, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla Meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso CollinasPer raggiungere Collinas da Villanovaforru, usciamo verso ovest con la SP49, che ci porta in direzione del complesso nuragico Genna Maria. Passato il Genna Maria, la SP49 prosegue e dopo due chilometri porta a prendere la via Villlanovaforru, che prosegue come via Vittorio Emanuele III, la quale ci porta nell’abitato. Dal Municipio di Villanovaforru a quello di Collinas, si percorrono 3.6 chilometri. A Collinas avremmo potuto arrivare anche da Sardara percorrendo la SP69 per circa quattro chilometri. Il comune chiamato CollinasIl comune chiamato Collinas (nome in lingua sarda Forru, altezza metri 249 sul livello del mare, abitanti 774 al 31 dicembre 2021) è stata per secoli punto di passaggio per chi dalla costa si inoltrava verso l’interno della Sardegna passando attraverso la Marmilla. Il suo territorio si estende a sud dei monti Marmilla, nella parte nord occidentale della Provincia del Sud Sardegna, ai confini con quella di Oristano, ed è facilmente raggiungibile tramite la SS131 di Carlo Felice, che dista soli cinque chilometri dall’abitato. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 124 a un massimo di 408 metri sul livello del mare. Origine del nomeIl nome è documentato fino al 1616 come Forru, nome che ha ancora oggi nella dizione in lingua sarda, dove Forru, dal latino Forum cioè Forno, forse deriva dall’attività metallurgica praticata presso il vicino nuraghe Genna Maria, dove erano presenti forni che venivano utilizzati per preparare le terrecotte e fondere i metalli. Solo dal 1863 il sindaco di allora, che era il giurista, filosofo e parlamentare Giovanni Battista Tuveri, propose di modificare il nome a causa di disguidi postali con il paese vicino, ossia Villanovaforru. Furono fatte diverse proposte e alla fine si scelse Collinas, per via delle colline che circondano il paese. La sua economiaSi tratta di un comune collinare che, accanto alle tradizionali attività agro pastorali, ha sviluppato sia pure modeste iniziative industriali. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, agrumi, uva e altra frutta, ed anche con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, dell’abbigliamento, del legno, dei laterizi ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Strettamente legata alla tradizione, costituisce comunque una meta per i visitatori con notevoli potenzialità turistiche e per i prodotti del suo territorio. La sua agricoltura ha, infatti, la punta di diamante nel vino Nuragus, molto apprezzato ed etichettato come Su Binu Druci de Forru, vino che per tutta una serie di fattori tra cui la composizione chimica dei terreni e alcune variabili nel processo di fermentazione riesce a mantenere un retrogusto dolciastro che lo rendono ricercato sul mercato, tanto da chiamarlo Binu de missa e po sennoras. Il suo Nuragus ha ottenuto nel 1975 il riconoscimento della denominazione di origine controllata Nuragus di Cagliari. A Collinas le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’abitato ha origini antichissime che risalgono, secondo le indagini archeologiche più recenti, all’epoca preistorica. La zona è abitata già in epoca prenuragica, come testimoniano resti di abitazioni di legno e frasche, in epoca nuragica, per la presenza di numerosi Nuraghi, ed in epoca romana, per la presenza di ruderi di una stazione termale. In epoca medioevale fa parte della curatoria di Marmilla ed appartiene al Giudicato di Arborea. In epoca aragonese entra a far parte dell’Incontrada, ossia della contrada, di Parte Montis, appartenente alla conte di Quirra, feudo dei Carroz. Nel 1603 la conte diviene un Marchesato, feudo dei Centelles. Da questi passa agli Osorio, a cui viene riscattato con la soppressione del sistema feudale nel 1839. Nella prima metà del diciannovesimo secolo, con la fusione tra il regno di Sardegna e il territorio di terraferma piemontese, Forru viene incorporata alla Provincia di Cagliari. Un tempo Collinas veniva chiamata Forru, e nel 1863 del comune di Forru viene cambiata la denominazione in quella di Collinas. In epoca fascista viene aggregato al comune di Villanovaforru, dal quale verrà successivamente nuovamente separato. Del comune di Collinas nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. A Collinas nasce Giovanni Battista TuveriA Collinas, quando ancora si chiamava Forru, nasce l’importante filosofo, scrittore e politico Giovanni Battista Tuveri. A Forru, oggi Collinas, nasce nel 1815 Giovanni Battista Tuveri. Entrato nel 1827 nel seminario tridentino di Cagliari, si iscrive nel 1833 a legge, che però abbandona. Tornato a Forru, si dedica agli studi storia, filosofia, teologia e politica. Matura posizioni democratiche ed è scettico sulla Eletto deputato nel primo Parlamento subalpino, presenta nel 1849 una mozione contro Vincenzo Gioberti che aveva attaccato Mazzini e i repubblicani, mozione che viene però ignorata. fusione della Sardegna nel regno Sabaudo, un atto affrettato destinato ad aggravare le condizioni dell’Isola. Tornato nell’isola, si dedica all’attività giornalistica, in forte polemica con i conservatori e con Alberto Ferrero della Marmora, commissario straordinario della Sardegna. Nel 1851 pubblica il trattato Del diritto dell’uomo alla distruzione dei cattivi governi, che illustra la sua concezione di uno stato federalista, dove il popolo è sovrano e dove la religione, tornata al Cristianesimo evangelico, si concilia con la Libertà. Diviene sindaco di Forru nel 1870. Amico di Cattaneo e Mazzini, solleva la Questione sarda, termine con il quale riassume la situazione di un popolo privato dei propri diritti e reso apatico da un potere soverchiante. muore a Forru, paese al quale lui stesso, in qualità di sindaco, aveva fatto adottare nel 1864, con decreto reale, il nome di Collinas. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a CollinasA Collinas è attivo il Gruppo Folkloristico Giovanni Battista Tuveri di Collinas, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Collinas vanno citate, la domenica successiva al 21 gennaio, la Festa di San Sebastiano; la domenica successiva al 15 maggio, la Festa di Sant’Isidoro; il 15 agosto, la Festa per l’Assunzione della Vergine Maria, ed il 16 agosto la Sagra di Santu Arroccu, ossia di San Rocco; merita di essere citata anche, l’8 settembre la Festa di Santa Maria Bangiargia; mentre il Patrono si festeggia il 29 settembre, con la Festa di San Michele; in occasione del Natale a Collinas vengono allestiti numerosi presepi, tanto da meritargli la definizione di Paese dei presepi. La Festa di Sant’IsidoroA Collinas si festeggia la domenica successiva al 15 maggio si celebra la Festa di Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori, la cui statua lignea è una delle più antiche e pregiate presenti nella chiesa di San Michele Arcangelo. I festeggiamenti iniziano in realtà la sera precedente, con balli tradizionali e canti nella piazza principale del paese. La mattinata del giorno della Festa iniziano le celebrazioni religiose, con la solenne processione per le vie del paese, con la partecipazione di gruppi in costume, cavalli e trattori addobbati con fiori e tappeti sardi, mentre un tempo invece dei trattori venivano addobbati i buoi. Dopo la processione viene celebrata la messa. Nel giorno della festa, si svolge una mostra di pittura e scultura estemporanea. Ad ora di pranzo, degustazione in piazza di prodotti tipici di Collinas. Al pomeriggio si possono visitare varie case tipiche del paese, con la rappresentazione di antichi mestieri, e con l’assaggio di dolci tipici e del famoso Binu Druci de Forru, ossia vino dolce di Collinas. Collinas definito il Paese dei PresepiCollinasvive intensamente il periodo del Natale con le attività legate alla sua fama di Paese dei Presepi, o di Piccola Betlemme del Medio Campidano. Diversi gruppi lavorano alla realizzazione dei presepi, il più importante è il presepe storico allestito nei locali adiacenti la chiesa parrocchiale, che si sviluppa in uno spazio di circa settanta metri quadrati, e ogni anno è visitato da numerosi ospiti provenienti da tutta la Sardegna. Vengono allestiti, inoltre, numerosi presepi rionali, più di dieci, con la partecipazione dell’intero paese. Ma la partecipazione popolare si vede soprattutto nel Presepio vivente, con il coinvolgimento e la partecipazione della popolazione alla rappresentazione storica della nascita di Gesù, che vede impegnati più di un centinaio di abitanti del paese la sera del 6 gennaio, festività dell’Epifania. Lo spettacolo suggestivo si svolge nel centro storico del paese adeguatamente ambientato, e ad esso assistono migliaia di persone provenienti da ogni parte della Sardegna. Visita del centro di CollinasL’abitato, che non mostra segni di crescita edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Arriviamo a Collinas provenendo da Villanovaforru con la SP49 che, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, inizia a costeggiare all’esterno, con il nome di via Villanovaforru, la parte nord orientale dell’abitato. Il piccolo Anfiteatro all’apertoDal cartello segnaletico, percorriamo verso nord la SP49 che assume il nome di via Villanovaforru, e che, dopo trecentocinquanta metri, si immette sulla via Vittorio Emanuele III, proveniente da sinistra. alla destra dell’arrivo della via Villanovaforru sulla via Vittorio Emanuele III si può vedere la piazzetta nella quale è ospitato il piccolo Anfiteatro all’aperto, che ospita, soprattutto d’estate, numerosi eventi e manifestazioni. Sul retro dell’Anfiteatro si sviluppa un piccolo parco aperto al pubblico. La chiesa di San SebastianoRiprendiamo a costeggiare la parte nord orienatle dell’abitato con la via Vittorio Emanuele III e, dopo cetosettanta metri, si vede alla sinistra della strada la piazzetta sulla quale si affaccia a sinistra la chiesa di San Sebastiano che storicamente si presume sia stata la prima parrocchiale di Collinas. Ubicata alla periferia nord orientale del paese, è stata edificata tra il 1653 e il 1657 utilizzando materiali di recupero ricavati da una chiesa preesistente. Ha navata unica e copertura a capriate in legno. La facciata, a coronamento orizzontale e priva di elementi decorativi, è arricchita solo da un piccolo rosone e da un campaniletto a vela che lo sovrasta. La Festa di San Sebastiano si svolge preaso questa chiesa la domenica successiva al 21 gennaio. I festeggiamenti iniziano la sera del sabato, con l’accensione di un falò in onore del Santo, e con l’accensione di fuochi artificiali. Durante il falò viene offerto ai partecipanti pane, formaggio, Binu Druci de Forru, ossia vino dolce di Collinas, e Para frittus, dolce sardo a forma di ciambella detto Fatti fritti, anche se la traduzione letterale dal sardo sarebbe Frati fritti, dati che il buco al centro ricorderebbe la chierica dei frati e l’anello dorato somiglierebbe al cordone che lega il loro saio. La domenica mattina si svolge la processione per le vie del paese, seguita dalla messa con panegirico. Il Municipio di CollinasDalla piazzetta con la chiesa di San Sebastiano, ripendiamo la via Vittorio Emanuele III e la seguiamo in direzione nord ovest per circa centoventi metri. Arriviamo ad un incrocio, dove la via Vittorio Emanuele II prosegue ed esce dall’abitato riassumendo il nome di SP49, mentre parte verso destra in direzione nord est la via Funtana Noba, e tutto a sinistra in direzione sud ovest la via Giuseppe Garibaldi. Prendiamo quest'ultima e la seguiamo verso sud ovest per duecentocinquanta metri, fino ad arrivare a vedere sulla sinistra, ad angolo con questa strada, nella piazza Giovanni Battista Tuveri,su un rialzo del terreno, l’edificio nel quale era nato l’illustre cittadino e che oggi ospita il Municipio di Collinas con la sua sede e gli uffici che offrono i loro servizi ai cittadini. La chiesa parrocchiale di San Michele ArcangeloPassato il Municipio, la via Giuseppe Garibaldi continua con il nome di via De Castro, seguendo la quale, dopo poche decine di metri, si vede alla sinistra della strada la scalinata di accesso alla chiesa di San Michele Arcangelo che è l’attuale parrocchiale di Collinas. Nata come nuova parrocchiale a causa dell’espandersi del paese nel 1571, era stata edificata inizialmente in forme gotico aragonesi, ma ha subito ripetuti rimaneggiamenti nel tempo. alla chiesa si arriva percorrendo un’ampia scalinata, che va restringendosi in prossimità della facciata, che è superiormente conclusa da un coronamento manieristico doppiamente inflesso, a cappello di carabiniere. Il paramento murario, realizzato in filari di conci accuratamente squadrati, ospita un alto portale inquadrato da una doppia cornice modanata, che presenta su entrambi i lati un motivo decorativo fitomorfo. Il colore grigio della cornice viene ripreso dai conci disposti in modo alterno lungo gli stipiti. In asse col portale si trova una finestra rettangolare architravata. Sul lato sinistro della facciata principale è presente un alto campanile incompiuto diviso in tre ordini, il primo a canna quadrata concluso superiormente da una cornice, il secondo poligonale, così come il terzo con la cella campanaria. La chiesa ha pianta trinavata, e custodisce al suo interno tre statue lignee di Scuola napoletana del cinquecento, oltre a un Polittico raffigurante la Vergine del Carmine realizzato da artisti della Scuola di Pietro Cavaro. San Michele Arcangelo è il patrono di Collinas, anche se purtroppo, viene festeggiato in tono minore. A Collinas il Patrono si festeggia la domenica successiva il 29 settembre, con la Festa di San Michele, per la quale la statua lignea dell’Arcangelo, la cui immagine imponente è rappresentata nell’affresco dell’altare maggiore nella chiesa a lui dedicata, la mattina viene condotta in processione lungo le vie del paese, passando per le diverse Chiese accompagnato dai figuranti del gruppo folk locale. Dopo la processione si celebra la messa solenne, con panegirico. La sera, tra degustazioni di dolci, si canta e si balla nella piazza, in un intrattenimento con danze tradizionali e contemporanee. Il Museo Giovanni Battista Tuveri nell’ex Monte Granatico accanto alla sua casa nataleNella piazza Giovanni Battista Tuveri, dirigendoci oltre la fiancata destra dell’edificio che ospita il Municipio, si trova il Museo Giovanni Battista Tuveri intitolato al cittadino più illustre del paese. Il Museo è ospitato nell’edificio dell’ex Monte Granatico restaurato e riqualificato, alla destra della casa natale del Tuveri, e ad esso contiguo. Si tratta di un salone con spazi espositivi nel quale, attraverso testimonianze e documenti, So trova un’esposizione che ripercorre le vicende storiche di Collinas, succedutesi attraverso varie epoche fino alla fine dell’ottocento. Sulla piazza, alla sinistra dell’ex Monte Granatico, si trova la Casa natale di Giovanni Battista Tuveri sulla quale è presente ancora oggi la scritta che indica il Municipio, che in essa era ospitato prima della costruzione del nuovo edificio che lo ospita oggi. A Collinas, nella casa Tuveri, è stata girata da Enrico Pau La prima parte del film L’accabadora, dove si descrive la vita di Annetta, una donna solitaria e silenziosa sempre vestita di nero, che vive nel piccolo paese della Sardegna rurale, trascorrendo le sue lunghe giornate da sola, tingendo i tessuti di orbace e aspettando che qualcuno venga a bussare alla sua porta per richiedere i suoi servigi. Non incontra mai nessuno, tutti al villaggio sfuggono al suo passaggio, la rispettano, hanno bisogno di lei, ma non la amano. Perché lei, per tutti, lei è l’Accabadora, colei che dà la buona morte ai moribondi che la richiedano. |
La chiesa di San RoccoProprio di fronte all’ingresso del Museo, prendiamo la via Vittorio Emanuele III, che si dirige verso sud. Dopo cento metri questa strada continua sulla via San Rocco, la seguiamo per un’ottantina di metri ed arriviamo a un bivio, con a destra la via Giuseppe di Vittorio ed a sinistra la via Antonio Gramsci. Proprio di fronte a questo bivio si trova una scalinata, che porta a un rialzo del terreno, sul quale affaccia la chiesa di San Rocco. Collinas è forse uno dei pochi, se non l’unico paese in Sardegna, che venera questo Santo. La chiesa dedicata a San Rocco esiste fino dal 1654, quando si è formato un comitato di uomini delle principali famiglie del paese, rappresentanti i due terzi della popolazione, che dal gran tempo nutriva devozione per questo Santo, che si impegnano ad edificare la chiesa. La campana del campaniletto della chiesa di San Rocco è datata 1688. In essa, negli anni 1851 e 1852, vengono compiuti grandi restauri. Dopo circa trenta anni di completo abbandono, nel 1997 la chiesa viene restaurata e rieperta al culto. Nel 1855 anche a Forru, come in gran perte della Sardegna, imperversa il colera, che in cinquanta giorni causa 120 morti, ma il giorno dell’Immacolata il flagello cessa, ed i superstiti si mostrano riconoscenti a San Rocco, del quale restaurano il simulacro, dotandolo di un bastone d’argento con la seguente scritta Dal 17 ottobre al 12 dicembre 1855,120 colerosi perirono in Forru che contava circa 960 abitanti. D ’essi 32 resero l’anima a Dio nel 15 novembre. I superstiti a San Rocco grati e riconoscenti. A Collinas ogni anno, il 15 agosto si svolge la Festa per l’Assunzione della Vergine Maria, ed il 16 agosto la Solenne Sagra di Santu Arroccu, ossia di San Rocco, il Santo che è, per il paese, il baluardo contro i mali più terribili, tanto che il popolo lo ha invocato contro la peste del diciassettesimo secolo, e contro il colera che è imperversato tra l’ottobre e il dicembre del 1855. Il pomeriggio dei giorni delle feste si svolge la processione per le vie del paese, seguite dalla messa solenne con panegirico. La notte di ferragosto e quella del giorno successivo, la piazza del Municipio si anima per ospitare intrattenimenti musicali con danze tradizionali e contemporanee. La Palestra di CollinasPercorsa la via San Rocco verso sud, al bivio dove si trova la chiesa di San Rocco prendiamo verso destra la via Giuseppe di Vittorio, la seguiamo per un centinaio di metri, e vediamo alla sinistra della strada l’edificio che ospita la Palestra di Collinas. In questo edificio si trova la Palestra al chiuso dotata di tribune in grado di ospitare una trentina di spettatori, dove si possono praticare attività ginnico motorie. Gli impianti sportivi comunaliPercorsa la via San Rocco verso sud, al bivio dove si trova la chiesa di San Rocco prendiamo verso sinistra la via Antonio Gramsci, la seguiamo per duecentoventi metri e prendiamo a sinistra la via Sebastiano Satta, dopo una sessantina di metri parte sulla destra la via Zaccaria Tuveri, che porta agli Impianti Sportici comunali di Collinas. All’interno si trova un Campo da Calcio, con fondo in erba non ben tenuto, dotato di tribune in grado di ospitare 180 spettatori. Ci si trova anche un Campo polivalente all’aperto, senza tribune, nel quale si possono praticare diverse discipline, soprattutto il tennis e la pallacanestro. Il Cimitero Comunale di CollinasPer recarci a visitare il Cimiterocomunale, partiamo dalla chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, alla quale eravamo arrivati dal Municipio con la via De Castro. Proseguiamo seguendo la via De Castro verso sud ovest, la seguiamo per duecentocinquanta metri fino a che questa strada va ad immettersi sulla via Vittorio Emanuele III. La prendiamo e proseguiamo verso sud ovest, percorriamo duecento metri, e vediamo alla destra della strada il muro di cinta con i diversi ingressi del Cimitero Comunale di Collinas. Visita dei dintorni di CollinasVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Collinas si trovano la Santuario di Santa Maria Bangiargia, i resti delle Terme romane e del pozzo di su Angiu, e possiamo arrivare a salire sulla Giara di Collinas, per vedere i suoi significativi resti archeologici. Sono stati, inoltre, portati alla luce i resti della Tomba di giganti Sedda Sa Caudeba; dei Nuraghi semplici Brodu in Cuccuru, Candela, Corruardo, liccu, Miale Craba, Nurazzolu, S’Orcu, Sa Corona Arrubia, Sa Seddera, Sartaro, Scala S’Egua, Sueddi; e quelli dei Nuraghi complessi Concali e Corti Marini. Il Santuario di Santa Maria BangiargiaDal Cimitero di Collinas, proseguiamo lungo la via Vittorio Emanuele III, che esce dall’abitato con il nome di SP69. Percorsi altri cento metri, seguendo le indicazioni, prendamo verso destra la Strada Comunale Santa Maria, che seguiamo per un chilometro e seicento metri, poi imbocchiamo la deviazione verso destra, e, dopo novecento metri, vediamo sulla destra il Bosco di Santa Maria Angiargia, chiamato Il bosco sacro per una credenza che imponeva il rispetto della vegetazione, pena forti sventure. All’interno del Bosco si trova la piccola chiesa campestre dedicata alla Natività della Madre di Dio ed invocata col titolo di Santuario di Santa Maria Bangiargia o anche Angiargia, la cui origine è raccontata da una leggenda che racconta che un giorno le ruote di un carro che attraversava il bosco sprofondarono nella terra, ed il contadino proprietario del mezzo fece di tutto per liberarlo facendosi aiutare da alcuni compaesani che, riusciti nell’opera, individuarono, sotto terra, un piccolo pozzo all’interno del quale si trovava un piccolo simulacro ligneo raffigurante la Vergine, che avrebbe preso l’intitolazione dal dialetto De Bangiu o De su Angiu, ossia del Bagno, quindi Santa Maria del Bagno, da cui è derivato il titolo di Santa Maria Bangiargia o anche Angiargia. Tolta da quel posto, la statua sarebbe stata collocata sul carro del contadino, che si sarebbe messo in viaggio verso il paese, ma il giogo non voleva saperne di procedere, andava avanti e indietro, ed alla fine si sarebbe messo a correre verso il bosco di olmi, e qui si sarebbe fermato. Dal che il popolo avrebbe capito la volontà di Maria, e in suo onore vi avrebbero eretto il tempio. Comunque, al di là della leggenda, si ritiene che questa chiesa sia stata fondata nel dodicesimo o tredicesimo secolo, e che in origine sarebbe appartenuta ad eremiti Benedettini, il che è probabile considerando le numerose donazioni che facevano i giudici di Cagliari, specie Torchitorio, ai monaci di San Benedetto. Infatti, nelle vicinanze della chiesa, si vedono ancora ruderi di antichi fabbricati, che lasciano supporre non solo l’esistenza di un antico villaggio distrutto, ma anche di un monastero, del quale comunque non esiste documentazione. La struttura della chiesa, molto semplice e rimaneggiata nel tempo, si compone di blocchi a vista in arenaria di media dimensione. In asse con l’ingresso frontale si apre una finestra quadrata, e, sopra questa, al culmine della copertura si trova il campanile a vela, con luce arcuata. La falda destra è prolungata da un piccolo porticato a protezione dell’ingresso laterale e, sullo stesso lato, si trova un ambiente di servizio. All’interno del Santuario, sull’altare maggiore, si trova la statua dell’Immacolota, qui venerata come oggetto di culto, che non è facile datare, opera realizzata con la tecnica detta A cannuga. Sempre all’interno, tra gli oggetti più antichi, si può vedere una campanella in bronzo di bottega sarda realizzata tra il settecento e l’ottocento, un dipinto votivo su tavola datato 1833, e sull’altare è collocato il simulacro della titolare. Il Santuario era, con tutta probabilità, in precedenza dedicato al culto delle acque, data la presenza nelle vicinanze del pozzo di su Angiu e delle terme romane. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Vergine presente sul suo altare. La Festa di Santa Maria Bangiargia, che è la Festa più importante per gli abitanti di Collinas, si protrae per tre giorni, dal 7 al 9 settembre, in ricordo della nascita della Madonna l’8 settembre. Ha inizio il pomeriggio del primo giorno, col trasporto in processione del simulacro di Maria Bambina dalla parrocchia alla chiesa campestre. È tuttora usanza che i giovani trascorrano le notti all’interno del bosco, per vegliare la chiesa. Il giorno 8 la Festa si svolge principalmente nel bosco, iniziando al mattino con la processione, seguita dalla messa solenne con panegirico. Molte persone di Collinas e dei paesi vicini preparano il pranzo, a base di maialetto arrosto, che si cuoce sul posto, ed altre vivande, che vengono consumate nel bosco. Al pomeriggio si svolgono balli, accompagnati da una fisarmonica e dalle launeddas. Il terzo giorno la Festa prosegue, fino alla sera, quando si assiste al rientro del simulacro di Maria Bambina in processione nella parrocchiale. All’ingresso del simulacro nel paese, si può assistere ai fuochi artificiali, ed alla fine, nella piazza della chiesa, avviene la solenne conclusione della festa, con la predica e la benedizione eucaristica. Tra le manifestazioni civili legate a questa ricorrenza, la sera dei tre giorni, nella piazza del paese, si assiste all’esibizione di diversi complessi, con danze tradizionali e contemporanee. I resti delle Terme romane e del pozzo di su Angiu con su Muru de Sa Musca MacceddaPassato l’ingresso del Bosco di Santa Maria Angiargia, proseguiamo e, dopo duecento metri, la strada sbocca su una traversale. La seguiamo verso destra per quasi duecento metri, ed arriviamo a vedere, alla destra, i resti delle Terme romane di su Angiu. Si tratta di belle vasche termali di epoca romana, degradanti sul davanti, cariche d’acqua calma ma non immobile. Le tecniche costruttive collocano la sua nascita intorno al secondo secolo dopo Cristo, e si ritiene probabile fosse un ambiente facente parte delle terme romane ad acqua fredda, chiamate Frigidarium, che lì si trovavano. Pochi passi e si raggiunge una struttura rettangolare, con tetto a capanna, con la porta chiusa a chiave. Ma non appena viene spalancata, si vede una pozza d’acqua trasparente, blu come il fondo di una grotta bagnata d’acqua fredda, sorgiva. Quando il troppo pieno viene superato l’acqua in eccesso va a riempire i vasconi che si trovano all’esterno, davanti alla struttura. Si tratta del Pozzo di su Angiu un pozzo con tre nicchie laterali e con una scala di pietra che conduce all’interno, che era considerato sacro, in quanto, secondo le antiche credenze, le sue acque avevano effetti benefici e curativi. Pare sia stato scoperto per caso, molti anni fa, quando vi sprofondò la ruota di un carro, e fu rinvenuto il piccolo simulacro ligneo raffigurante la Vergine. A breve distanza, all’interno del bosco sacro, c’è un muro che viene chiamato Su Muru de Sa Musca Maccedda. Nessuno Sa con certezza di cosa si tratti, di quale fosse il suo utilizzo, di certo c’è solo il nome e il vago ricordo di un tesoro nascosto custodito dalle temibili Muscas Macceddas. Un’antica leggenda racconta che in alcune località dell’isola ci fosse una collinetta dall’aspetto di una mammella, come ce ne sono molte in Marmilla, nella quale erano nascoste due casse. Una conteneva Su Scusroxu, il tesoro delle Janas, mentre nell’altra erano nascoste le Muscas Macceddas, le mosche che macellano, mosche che un tempo avrebbero imperversato su tutta la Sardegna e che oggi rimarrebbero relegate in caverne ed altri luoghi chiusi e nascosti. In questo modo le Janas erano garantite che nessuno avrebbe aperto la cassa del tesoro, per non correre il rischio di liberare per sbaglio i terribili insetti. La Musca Maccedda viene descritta a volte come una mosca pericolosissima, a volte gigantesca in grado di raggiungere addirittura le dimensioni di una pecora, con la testa di pecora, un solo occhio al centro della fronte ed i denti aguzzi, le ali molto corte. Uccidevano divorando il malcapitato, o secondo altri avevano la coda provvista di un lungo pungiglione velenoso con il quale avvelenavano la vittima. Probabilmente questa leggenda nasce dalla zanzara anofele, importata in Sardegna dai Romani, che con sua la puntura trasmette la malaria. La Giara di CollinasPassato l’ingresso del Bosco di Santa Maria Angiargia, proseguiamo e, dopo duecento metri, la strada sbocca su una traversale. La seguiamo, ora, verso sinistra, e la strada ci porta, in settecento metri, al Centro di ristoro di Pranu Mannu, sulla Giara di Collinas. Sulla Giara di Collinas, che comprende gli altopiani basaltici di origine vulcanica di Pranu Mannu e di Pranu Picciu, ricchi di vegetazione spontanea e parzialmente forestati, si trova un vero e proprio sistema difensivo dell’epoca nuragica, costituito da ben sei Nuraghi dislocati in punti alti e strategici della giara. Si tratta dei Nuraghi di Brodu in Cuccuru Corona Maiu S’Artaro detto anche Su giganti, Scala S’Egua Miali Craba e S’Orcu detto anche Sa Costa Manna. Dall’alto di questi Nuraghi si godono panorami di grande suggestione. I resti della Tomba di giganti Sedda Sa CaudebaDal Cimitero di Collinas, proseguiamo lungo la via Vittorio Emanuele III, che esce dall’abitato con il nome di SP69. Percorsi altri cento metri, evitiamo la deviazione a destra sulla Strada Comunale Santa Maria, continuiamo invece dritti sulla SP69 e, dopo un chilometro e duecento metri, troviamo sulla sinistra le indicazioni che ci fanno prendere l’accesso all’area nella quale si trova il sito Sedda Sa Caudeba, frequentato in diversi periodi ed abbandonato a causa delle incursioni saracene. In esso si possono trovare testimonianze che vanno dal periodo nuragico al periodo romano. Di particolare interesse è l’area funeraria che comprende le due Tombe di giganti Sedda Sa Caudeba di grande interesse storico, dislocate a pochi metri l’una dall’altra. Le tombe appartengono a due fasi costruttive distinte. La Tomba A, più antica, di tecnica Dolmenica, con unico filare superstite nella camera rettangolare, è accuratamente pavimentata con lastre di basalto. La Tomba B, più grande e recente, situata proprio a ridosso del tratto stradale e gravemente danneggiata dai lavori effettuati per la realizzazione della SP69, è costruita a filari sovrapposti in aggetto progressivo e pavimentata a ciottoli. I resti del nuraghe complesso ConcaliDal centro di Collinas prendiamo verso nord la via Giuseppe Garibaldi, che è il nome che assume all’interno dell’abitato la SP69, e la seguiamo fino a dove arriva da destra la via Vittorio Emanuele III, qui verso nord ovest continua la SP69 in direzione di Gonnostramatza, mentre noi prendiamo verso nord est la via Funtana Noba, un raccordo viario che si snoda, in rapida ascesa, e ci conduce dopo due chilometri e trecento metri fino nelle vicinanze dell’area archeologica, alla base del Monte Concali. Sulla sua sommità, in posizione dominante a controllare il territorio circostante, è stato edificato in basalto il Nuraghe Concali un nuraghe di tipo complesso situato a un’altezza di 328 metri, in gran parte ancora da scavare. È composto da un mastio con due torri aggiunte, circondate da un bastione che racchiude un cortile. Nel bastione, all’estremità occidentale dello sperone roccioso, è inglobata una precedente struttura, probabilmente uno Pseudo nuraghe, la cui planimetria non è definibile per il cattivo stato di conservazione. Il bastione è circondato da un antemurale. Nell’area archeologica alcune strutture murarie sono plausibilmente riconducibili alla rioccupazione del sito in età storica. La roccia delle impronte e la leggenda di luxia ArrabiosaNei pressi del complesso megalitico si trova quella che viene chiamata la Roccia delle impronte una pietra sulla quale sono incise precise coppelle, più profonde e nette di quelle che si vedono di solito. Sembrano zoccoli di un cavallo, e finora nessuno è riuscito a dare risposte alla domanda di cosa siano e cosa rappresentino, cosi quegli zoccoli nella roccia continuano ad essere, secondo la tradizione popolare, Is Pei de luxia Arrà, le impronte di Luxia Arrabiosa. La leggenda vuole che su quella antichissima pietra abbia trovato riposo un cavallo alato, mezzo bestia e mezzo donna, e che più di una volta quello sia stato il suo trampolino di lancio verso la ricca vallata. Vallata nella quale si troverebbe pure il forcone con il quale la bella Lucia aveva trafitto il fauno innamorato, che aveva cercato di approfittare di lei, una uccisione per la quale, però, anche Lucia aveva pagato un duro prezzo, uscendo infatti di senno e divenendo per sempre Luxia Arrabiosa, ossia Lucia Furiosa. I resti del nuraghe semplice di Sa Corona Arrubia ed il menhir ad esso vicinoIn territorio di Collinas, ai confini con quello di Siddi, si trova un importante nuraghe situato sul lato meridionale del tavolato basaltico ricoperto di licheni rossi, cosa che ha ispirato la denominazione della località chiamandola Sa Corona Arrubia. Dal centro di Collinas prendiamo verso nord la SP69 in direzione di Gonnostramatza, che seguiamo per due chilometri e trecento metri, dove prendiamo a destra la deviazione seguendo le indicazioni per lunamtarona. La seguiamo per quattro chilometri ed arriviamo a un incrocio con la strada che porta alla Tomba di giganti di su Cuaddu ’e Nixias in territorio di lunamatrona. Qui prendiamo a sinistra, dopo due chilometri e mezzo svoltiamo tutto a sinistra nella strada in cemento che conduce verso il parco Sa Fogaia, in territorio di Siddi. Seguiamo la strada superando l’ingresso del parco dopo il quale la strada diventa bianca, percorsi ottocento metri la strada bianca si va immetteresu una strada asfaltata che prendiamo verso destra. La seguiamo per un chilometro e trecento metri, poi prendiamo verso sinistra, e la seguiamo per cinquecento metri, costeggiando il lato meridionale del tavolato basaltico situato in territorio di Siddi, a nord del territorio Comunale di Collinas e quello di lunamatrona. Qui, sotto il tavolato basaltico, alla destra della strada, a più di un centinaio di metri di distanza da essa, si trovano sulla sommità di un’altura i resti del Nuraghe semplice di Sa Corona Arrubia un nuraghe monotorre parzialmente coperto, costruito in basalto a 311 metri di altezza, situato ai limiti dell’area Comunale di Siddi con quelle di Collinas e molto vicino a quello di lunamatrona, e per questo dal molti attribuito al territorio di Collinas. Le caratteristiche del nuraghe sono molto dibattute, e da alcuni viene considerato non un nuraghe monotorre ma quello che rimane di un nuraghe complesso, comunque essendo del tutto interrato, è impossibile definirne con certezza le caratteristiche. A breve distanza dal nuraghe, a sud dell’altura sulla quale esso è stato costruito, si trova il Menhir di Sa Corona Arrubia un menhir di tipo protoantropomorfo costruito in basalto. In un articolo del 2006 su La Nuova Sardegna, Tigellio Sebis fa notare come rinvenimento del monolite sia avvenuto lungo quel tratturo che ancora oggi viene chiamato Sa Bia de Is Perdas Prantadas, la via delle pietre fitte, che anticamente collegava il centro di lunamatrona a Collinas, passando dove oggi sorge il Museo del Territorio, prima di inerpicarsi lungo i crinali che portano a Su Pranu de Siddi. Probabilmente doveva essere uno dei tanti menhir che andavano a costituire un allineamento esteso per alcuni chilometri, tanto che la zona era ed è ancora oggi considerata un luogo sacro per eccellenza. Un luogo sul quale si ergono maestosi ben sette Noraghi, ed, a giustificare una tale concentrazione di monumenti, era la posizione facilmente difendibile del sito, da cui si potevano controllare le colline sottostanti e la pianura che si estende fino al golfo di Oristano. I resti del nuraghe complesso Corti Marini sepolto e non ancora scavatoUn altro nuraghe importante in territorio di Collinas, al confine fra il suo territorio Comunale e quello di lunamatrona, subito a nord del territorio di Villanovaforru, è il Nuraghe Corti Martini situato a 251 metri di quota. Per raggiungerlo usciamo da Collinas verso est con la SP49 in direzione di Villanovaforru, la seguiamo per un paio di chilometri, passiamo il punto dove parte sulla destra la deviazione nel viale dei lecci per il complesso nuragico Genna Maria, ed arriviamo a trovare due deviazioni sulla sinistra, la prima per il bosco di Funtana Jannus e la seconda nel viale del Rosmarino che conduce a diversi Hotel. Prendiamo la prima deviazione, tutta a sinistra, la seguiamo passando accanto al bosco popolato da secolari alberi di leccio, finche, dopo un chilometro e duecento metri, la strada diventa bianca. Proseguiamo per altri seicento metri ed arriviamo a un incrocio, dove prendiamo a destra e, dopo trecento metri, vediamo sulla sinistra il sentiero che conduce al nuraghe. Questo è uno dei Nuraghi non ancora scavati fotografati da Ettore Tronci, che, attraverso le foto scattate dall’alto per mezzo di un drone, cerca di dimostrare la tesi di Sergio Frau, il quale, nel volume Le colonne d’Ercole, afferma come nel 1200 avanti Cristo uno Tsunami provocato dalla caduta di un asteroide nel Golfo degli Angeli avrebbe sommerso il Campidano avviando il declino della civiltà nuragica. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Marmilla. Da Collinas ci recheremo a Sardara una delle cittadine in Sardegna a cui il Touring Club Italiano ha assegnato la Bandiera Arancione ossia il marchio di qualità turistico ambientale, dove vedremo il tempio a pozzo di Santa Anastasia ed il Castello di Monreale. |