Genoni sulle falde settentrionali dell’altopiano della Giara dove si effettua la marchiatura dei cavallini selvatici
In questa tappa del nostro viaggio, da Nuragus ci recheremo a visitare Genoni l’unico paese passato nel 2016 dalla Provincia di Oristano a quella del Sud Sardegna, che si sviluppa sulle falde settentrionali dell’altopiano della Giara di Gesturi, nella quale vivono indisturbati i cavallini selvatici e nel quale si effettua la loro marchiatura. La regione storica del SarcidanoIl Sarcidano è una regione della Sardegna che si estende tra il territorio del Campidano e quello della Barbagia. Si sviluppa tra la Provincia di Oristano e la Provincia del Sud Sardegna. Elemento morfologico dominante è l’altopiano de Laconi, il più grande tavolato calcareo della Sardegna. Al suo interno si estendono i due laghi artificiali del Mulargia e del Flumendosa. In Provincia di Oristano ne fa parte il solo comune di Laconi, mentre in Provincia di Cagliari ne fanno parte Escolca, Genoni, Gergei, Isili, Nuragus, Nurallao, Nurri, Orroli, Serri, Villanova Tulo. Vi è diffusa la quercia, ma non mancano anche foreste di castagno. Il territorio del Sarcidano è costellato di numerose testimonianze archeologiche, prevalentemente nuragiche. In viaggio verso GenoniPer raggiungere Genoni, da Nuragus prendiamo verso nord ovest la SP16, che seguiamo verso ovest per due chilometri e Novecento metri, poi arriviamo a un bivio dove prendiamo la strada a senso unico a destra, che è la via Monsignor Francesco Cao, che, dopo duecento metri, sbocca sulla via Roma. La prendiamo verso sinistra e questa strada ci porta all’interno dell’abitato di Genoni. Dal Municipio di Nuragus a quello di Genoni si percorrono 3.8 chilometri. Il comune chiamato GenoniIl comune chiamato Genoni (altezza metri 447 sul livello del mare, abitanti 768 al 31 dicembre 2021) è un centro agropastorale che sorge sul versante sud occidentale dell’altopiano della Giara, di fronte alle colline della Marmilla. Situata fra l’altopiano dell’Arborea e quello del Sarcidano, è raggiungibile dalla SS197 di San Gavino e del Flumini, il cui tracciato si snoda a soli tre chilometri dall’abitato. Il territorio comunale ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 265 a un massimo di 591 metri sul livello del mare. Sul territorio comunale sono presenti numerosi elementi d’interesse dal punto di vista naturalistico, paesaggistico e archeologico. Origine del nomeIl nome è attestato fino dal periodo medioevale nelle forme Gennane, Genatas e Genadas. Il nome, che nella dizione locale si presenta come Geròni deriva dallo strato linguistico protosardo, e sarebbe di origine prelatina. Oppure, secondo alcuni studiosi, deriverebbe del termine latino Iunonis, che indicherebbe il Templum Iunonis. La sua economiaL’economia di Genoni si fonda sulle tradizionali attività agricole e zootecniche. L’agricoltura, che è la sua principale fonte di ricchezza, è specializzata nella coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, ulivi, viti e altri alberi da frutta, e si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Assai limitato il settore industriale, si registrano solo poche aziende che operano nei comparti lattiero caseario, metallurgico ed edile. Modesta è anche la presenza del terziario. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Genoni è situata nei pressi dell’altopiano della Giara di Gesturi, e ben 1700 dei 4200 ettari dell’altopiano ricadono nei suoi confini comunali. Dal punto di vista turistico particolarmente interessante è questo altopiano, sul quale si possono percorrere diversi tratturi, ed al cui centro spicca il monte Zeppara Manna, alto 580 metri, dal quale si gode di una spettacolare vista su tutto l’altopiano e sulle azzurre acque del Pauli Majori, uno dei più vasti laghi naturali dell’altopiano, presso cui transitano a branchi i cavallini selvatici della giara. Brevi cenni storiciGenoni è un comune collinare che affonda le sue origini nella preistoria, dato che il suo territori è stato abitato fino dall’età nuragica. Durante il Medioevo viene incorporato nel Giudicato d’Arborea, ed appartiene alla curatoria di Parte Valenza. Agli inizi del quindicesimo secolo viene conquistato dagli Aragonesi e ceduta in feudo al Giovanni Sena, visconte di Sanluri. Successivamente entra a far parte della conte di Laconi, sotto la cui giurisdizione rimane fino al 1839, anno nel quale viene abolito il sistema feudale. Il comune di Genoni viene istituito nel 1861. Del comune di Genoni nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente, con la riorganizzazione delle province del 2001, viene cambiata la Provincia di appartenenza da quella di Nuoro a quella di Oristano, ed infine nel 2016 Genoni viene trasferito nella nuova Provincia del Sud Sardegna, alla quale appartengono tutti gli altri comuni della regione storica del Sarcidano, escluso il solo comune di Laconi che si trova molto più a nord. Le principali feste e sagre che si svolgono a GenoniTra le principali feste e sagre che si svolgono a Genoni, vanno citati il 16 e il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate; il 15 maggio, la Festa di Sant’Isidoro, che è la Festa degli agricoltori, difatti durante la processione la statua del Santo è accompagnata da carri, trattori e cavalli infiorati ed addobbati; il 31 maggio, la Festa della Madonna del Sacro Cuore, caratterizzata da una festosa processione che si svolge per le vie del paese ricoperte di petali di rose e altri tipi di fiori, con la statua della Vergine Maria generalmente accompagnata da un gruppo folk che indossa i suoi preziosi costumi locali; il 5 agosto, la Festa dei Santi Costantino ed Elena, nel corso della quale si celebra un’importante processione religiosa alla quale partecipano tutti gli anni oltre cento cavalieri; il 4 dicembre si festeggia la Patrona nella Festa di Santa Barbara, con un carattere prevalentemente religioso. Inoltre, tra aprile e maggio e a settembre si svolge la tradizionale manifestazione della Marchiatura, nella quale abili cavalieri catturano i giovani cavallini della giara e li spingono verso un sicuro recinto, nel quale vengono marchiati. Visita del centro di GenoniL’abitato, interessato da espansione edilizia, si sviluppa in pianura, ai piedi della Giara di Gesturi. Entriamo in paese da est, arrivando da Nuragus con la SP16, dalla quale prendiamo la deviazione sulla via Monsignor Francesco Cao, che dopo duecento metri, entrati nell’abitato, sbocca sulla via Roma. Il Cimitero di GenoniEntriamo nel paese, dove la via Monsignor Francesco Cao, dopo duecento metri, sbocca sulla via Roma. Presa la via Roma, prendiamo la deviazione verso destra, ossia in direzione nord est, che è la prosecuzione della via Roma, la seguiamo per duecento metri, e vediamo, alla destra della strada, il muro di cinta con al centro il portone di ingresso del piccolo Cimitero di Genoni. Il Campo da Calcio di GenoniPassato l’ingresso del Cimitero, proseguiamo in direzione nord est lungo la prosecuzione della via Roma per altri trecento metri, e la strada sbocca sulla SP16bis che si dirige verso Laconi. Attraversiamo questa strada statale e, dall’altra parte, si trova una sterrata che, in una cinquantina di metri, porta all’ingresso del Campo da Calcio di Genoni, il campo Comunale con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 400 spettatori. Il Municipio di GenoniDa Campo da Calcio di Genoni, torniamo indietro ed arriviamo a dove sbocca da sinistra la via Monsignor Francesco Cao, la cui continuazione, dopo una curva a sinistra, è la via Roma. Prendiamo la via Roma, che muove in direzione sud ovest, e che ci conduce all’interno dell’abitato di Genoni. Percorsa per duecentocinquanta metri, ci porta a vedere alla destra della strada una piazza, nella quale si affaccia l’edificio che ospita il Municipio di Genoni, con la sua sede e tutti i suoi principali uffici. Si tratta degli uffici che compongono il Servizio Amministrativo, il Servizio Finanziario, ed il Servizio Tecnico. L’edificio che ospita il Municipio si trova un poco in alto, ed è preceduto da una scalinata, alla quale si accede dalla piazza alberata. La Chiesa parrocchiale di Santa Barbara Vergine e MartireDalla via Roma, prendiamo verso destra la via della casa Comunale, che costeggia a sinistra il Municipio. La seguiamo per centottanta metri ed arriviamo al centro di Genoni, in un’ampia piazza, sulla quale si affaccia la Chiesa dedicata a Santa Barbara Vergine e Martire che è la parrocchiale di Genoni, che era stata edificata nella parte più alta del paese perché fosse visibile da ogni punto, e colpisce i visitatori per la bellezza e la maestosità della sua facciata. In origine era una Chiesa secondaria dedicata alla Madonna delle Grazie, le cui strutture, che gli ultimi lavori di restauro hanno fatto riemergere, risalgono al dodicesimo secolo. Le parti più antiche dell’edificio sono la crociera in stile tardo gotico, e le due cappelle con i relativi splendidi retabli lignei settecenteschi, ossia il retablo del Santissimo Crocifisso ed il retablo dei Santi Coronari. Nel sedicesimo secolo, la Chiesa viene ampliata con una grande navata, a con capriate di legno, ed arricchita di un bel campanile. Negli anni successivi subisce numerosi interventi di restauro e di ampliamento. La precedente parrocchiale che era l’antica Chiesa di Santa Barbara, di cui le prime notizie risalgono al 1663, viene distrutta nell’ottocento, e viene sostituita da quella attuale. All’interno sono custoditi preziosi arredi sacri e opere d’arte, come il due retabli ed il fonte battesimale. In tempi recenti viene ritrovata un’antica acquasantiera che, dopo il restauro, viene sistemata alla destra dell’ingresso. L’elegante facciata esterna con terminale curvilineo è realizzata in pietra. Al centro, preceduto da due balaustre laterali, si apre il portone d’ingresso con lunetta architravata, sovrastato da un rosone ottagonale vetrato. Sul lato sinistro della Chiesa è posto il maestoso campanile a canna quadrata, alleggerito nella parte superiore da quattro luci a tutto sesto, con campane, e concluso da un terminale piano con balaustra elegantemente decorata. Il Museo del Cavallino della giaraDalla via della casa Comunale siamo arrivati nella piazza, dove prendiamo verso destra la via della Chiesa, che costeggia il lato destro della Chiesa parrocchiale. La seguiamo per una settantina di metri, e vedimo, alla destra della strada, l’ingresso del Museo del Cavallino della giara realizzato all’interno del paese, in una antica casa campidanese fedelmente ristrutturata. Il Museo si evidenzia soprattutto da un punto di vista etnografico come un polo di conservazione della memoria delle tradizioni storiche e culturali del paese, è articolato in tre sezioni, una dedicata interamente al cavallino della giara, un’altra prettamente etnografica, ed infine una sezione multimediale particolarmente interessante. Infatti, grazie alla generosità degli abitanti, il Museo è stato allestito con attrezzi tipici del lavoro contadino e degli strumenti di lavoro legati al cavallo. All’interno del Museo è custodita una raccolta digitale di foto storiche ed un bookshop. I resti del convento dedicato a San SebastianoDalla piazza prendiamo la via della Chiesa in direzione sud ovest, dopo una cinquantina di metri svoltiamo a destra sulla via San pietro, e, dopo un’altra cinquantina di metri, a sinistra nella via del Sacro Cuore. Percorsa per una ventina di metri, vediamo alla destra della strada il vicolo in salita, che conduce ai resti del convento dedicato a San Sebastiano che è stato edificato dai Frati Minori Osservanti nel 1638. Su iniziativa dell’arcidiocesi di Arborea ed Oristano, che spingevano i Frati Minori ad aprire nuove fondazioni nella loro giurisdizione, nel 1609 si decide di fondare il convento. Inizialmente viene proposto di realizzarlo a Laconi, e poi, in seguito all’iniziativa di padre Pietro locci, che convince in questo senso il marchese di Laconi, viene preferito Genoni a Laconi. Fino alla fine dell’ottocento i Frati residenti nel convento organizzano all’interno di esso un orfanotrofio, per occuparsi dell’assistenza e dell’istruzione dei ragazzi provenienti dal territorio circostante. Dalla fine del diciottesimo all’inizio del diciannovesimo secolo, la struttura vede un periodo di decadenza, derivato dalle incomprensioni tra i religiosi e l’Amministrazione Comunale di Genoni. Nel 1861 si decide di ritirare i Frati da Genoni, e nel 1862 da parte del Governo Italiano vengono soppressi tutti i Conventi della Provincia di San Saturno, di cui faceva parte anche quello di Genoni, di conseguenza la struttura viene chiusa e lasciata in stato di abbandono. In tempi recenti, il restauro delle rovine, le ha rese fruibili insieme ai giardini da parte della popolazione. Nel sito rimangono la Chiesa del convento, conservata nel tempo e restaurata, oggi dedicata alla Madonna del Sacro Cuore, oltre al giardino a terrazzamenti, ed ai resti del convento abbandonato. La Chiesa della Madonna del Sacro CuoreLa Chiesa dedicata alla Madonna del Sacro Cuore edificata intorno al 1638 insieme al convento di San Sebastiano, fino alla fine dell’ottocento viene affidata ai Frati Minori Osservanti. La Chiesa, originariamente dedicata a San Sebastiano, viene consacrata alla Madonna del Sacro Cuore nell’ultimo quarto dell’ottocento, quando il parroco del paese ha fatto arrivare dalla Francia una statua a lei dedicata. È caratterizzata da un ampio prospetto esterno con terminale piano, al centro del quale è posto il portone d’ingresso con lunetta semicircolare in vetro, sormontata da una finestra rettangolare. Sul lato sinistro dell’edificio è stato costruito un massiccio campanile a vela con bifora, che sovrasta una grande finestra rettangolare e un’apertura ad arco a tutto sesto, con un cancello. Visita dei dintorni di GenoniSul territorio comunale sono presenti numerosi elementi d’interesse dal punto di vista naturalistico, paesaggistico ed archeologico. Sono stati, infatti, portati alla luce i resti delle necropoli di Is Piluncheddas, e di Is Piluncheddas Mannas; del pozzo sacro Santu Antine; dei Nuraghi semplici Addori, Longu, monte Cilixia, Dom ’e Biriu, Trappapulis, Is Cortis, Margini, Trementi, Perdaligieri, Duidduru, Pranu d’Omus, lorias, su Corrazzu, Nieddu; dei Nuraghi complessi del Monte Santu Antine, e Biriu; ed anche dei Nuraghi Fruscu, Santu Perdu, Fattu, Trebias, Sussuni, Cixius, Bruncu Suergiu, tutti di tipologia indefinita. Vediamo che cosa si incontra nei dintorni di Genoni, partendo dal monte Santu Antine. Nei dintorni di Genoni si trova anche parte del territorio della Giara di Gesturi, nella quale è possibile osservare i cavallini selvatici al pascolo. A nord dell’abitato si trova il monte Santu Antine con il parco Archeo CentroDal Municipio di Genoni prendiamo la via Roma in direzione sud est, la seguiamo per una sessantina di metri, poi soltiamo a destra e perndiamo la via San Pietro. Dopo duecentocinquanta metri, prendiamo a destra la via Alfonso lamarmora, dopo centoventi metri prendiamo la prima traversa a sinistra, e, dopo poche decine di metri, ancora a sinistra la strada in salita, con il cartello indicatore del Museo. Seguita questa strada in salita, in quanttrocento metri raggiungiamo la base del piccolo Monte Santu Antine, sulla sommità del quale la ricerca ha evidenziato un’eccezionale stratigrafia archeologica: nuragica, punica, romana e altomedioevale. Il monte domina l’abitato e si eleva sino all’altezza di 590 metri. Alle sue falde sono poste la Necropoli di Is Piluncheddas e la Necropoli di Is Piluncheddas Mannas, entrambe costituite da domus de janas. L’epicentro del sito è costituito da un pozzo scavato nella roccia naturale per oltre quaranta metri. Qui si trova la costruzione che ospita il Paleo Archeo Centro un Museo Paleontologico ed archeologico di nuova concezione, dinamico e strettamente legato al territorio che lo circonda. Un luogo per la comprensione dei fenomeni paleontologici e archeologici, della loro importanza nella nostra formazione culturale e il loro impiego nella vita pratica. Il centro è suddiviso in tre sezioni: Paleontologica, archeologica, e Didattica. Nella sezione archeologica è stata allestita la ricostruzioni del pozzo nurgico presente poco sopra il pianoro, nell’area archeologica di Santu Antine. L’area archeologica sulla sommità del monte Santu AntineSulla sommità del monte Santu Antine è presente un’area archeologica, in un sito che è stato interessato in passato da scavi archeologici, ora purtroppo interrotti. Il sito non è visitabile in quanto non è in sicurezza. Sulla sommità del pianoro basaltico è presente una struttura forse riconducibile al Nuraghe monte Santu Antine ossia ai resti di un Nuraghe complesso, ma la struttura secondo un’altra interpretazione non è riconducibile ad esso per via dei resti poco importanti, dato che si possono notare solo diversi conci ben lavorati. Sono stati recentemente portati alla luce, inoltre, i resti di un pozzo sacro, chiamato Pozzo nuragico di Santu Antine profondo quasi quaranta metri, il più profondo in tutta la Sardegna, che ha restituito una grande quantità di reperti di età nuragica, punica e romana. Tra questi, un raro esemplare di argano meccanico per il sollevamento dell’acqua risalente alla dominazione Romana. Alcuni dei reperti si possono vedere nel Museo Paleontologico ed archeologico, nel quale è presente anche una ricostruzione del pozzo sacro. Sul monte Santu Antine si trovano, inoltre, i resti delle fortificazioni del periodo punico e forse di Un’acropoli del periodo punico, risalenti alla prima metà del quinto secolo avanti Cristo, che sono state edificate sulle strutture di un precedente insediamento nuragico, e che vengono ritenute un avamposto indicativo della presenza cartaginese nelle zone della Sardegna centro meridionale. Inoltre sulla collina, la presenza dei resti di una piccola Cappella dedicata A Sant’Elena ed a San Costantino Magno, dalla quale deriva il nome del colle, attesterebbe il riutilizzo di una parte della struttura nei primi secoli del Cristianesimo. I resti del Nuraghe complesso BiriuA nord ovest dell’abitato, alla distanza di circa tre chilometri e mezzo, si trova il Nuraghe Biriu un Nuraghe a pianta complessa ad addizione concentrica, ossia con un mastio centrale al quale sono state aggiunte torri minori, in modo da costituire una pianta di figura poligonale, con la torre principale che svetta al centro. È un Nuraghe di difficile lettura a causa dei crolli e della fitta vegetazione che ne ricopre le rovine, e quindi non è possibile stabilire se si tratti di una struttura trilobata o quadrilobata. Conserva intatta la camera della torre centrale, con un’altezza di 6 metri. La torre centrale realizzata con massi calcarei sbozzati in parallelepipedi irregolari, con filari disposti a piani orizzontali e blocchi pressoché squadrati. I resti del Nuraghe Santu Perdu nel quale è stato rinvenuto il famoso bronzetto del suonatore di cornoAd est dell’abitato, alla distanza di quasi due chilometri, si trova il Nuraghe Santu Perdu un Nuraghe di tipologia indefinita, con una torre a tholos. All’interno di questo Nuraghe è stato, a suo tempo, rinvenuto il famoso Bronzetto del suonatore di corno, a lungo studiato e descritto dall’archeologo Giovanni Lilliu, ed attualmente conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Questo bronzetto era integro sino al 1954, come dimostra la foto di Christian Zervos che riportiamo, ma è stato in seguito malamente danneggiato, con la completa asportazione del corno che veniva da lui suonato. Non è stato mai restaurato, tanto che ora fa brutta mostra di se e di quello che rappresentava. L’altopiano della Giara di Gesturi dove vivono i famosi cavallini selvaticiDal Municipio di Genoni prendiamo una delle diverse strade che si dirigono verso sud ovest e portano nelle diverse località che si trovano sull’altopiano della Giara di Gesturi, che, per quanto riguarda l’area appartenete al comune di Genoni, si sviluppa ad ovest rispetto all’area Comunale di Gesturi. La Giara di Gesturi nota anche come Sa Jara Manna, viene così chiamata perché la maggior parte del suo territorio di trova nel comune di Gesturi, ma dipende, dal punto di vista amministrativo, dai comuni di Gesturi, Tuili, Setzu e Genuri. Verso sud, meno importante, si erge quella che appare come la naturale prosecuzione di questa giara, ossia la Giara di Serri e, più ad ovest, la Giara di Siddi. Si tratta di un altopiano basaltico di origine vulcanica esteso circa 42 chilometri quadrati, che si erge fino a seicento metri sul mare, come un’isola rocciosa nel paesaggio ondulato, situato fra le regioni della Marmilla e del Sarcidano nella parte centro meridionale della Sardegna. La sommità dell’altopiano della Giara si dispone secondo una direzione che va da nord ovest a sud est, ha un aspetto quasi orizzontale, ed è costituito da un basamento di marne ed arenarie su cui poggiano diversi strati alternati di calcareniti ed arenarie sedimentatisi 20 milioni di anni fa, nel Miocene. Sopra questi strati di roccia si sono create, circa 2,7 milioni di anni orsono, due spaccature, dalle quali è fuoriuscita la lava basaltica che ha ricoperto l’intero tavolato. I due coni sono la Punta Zepparedda, alta 609 metri, e la Punta Zeppara Manna, di 580 metri, tra i quali si trova la Faglia di Sa Roja che percorre trasversalmente l’altopiano, creando un gradino di circa 30 metri. Chiaramente visibile dalle zone pianeggianti, la giara si presenta come una enorme fortezza naturale, fornita di bastioni dalle pareti scarpate ed anticamente inaccessibili, ricoperta dalla vegetazione tipica della macchia mediterranea, come sughere, roveri, eucaliptus, peri selvatici, rovi, cisti, lentischi, mirti, corbezzoli, eriche. È anche ricco di fauna selvatica, cinghiali, volpi, ricci, martore, lepri, anatre, beccacce, tordi, merli, colombacci, e rapaci come la poiana, il picchio, l’upupa e la ghiandaia. La giara è stata sede di insediamenti umani già dal Neolitico, come testimoniano le caratteristiche domus de janas, grotte a più vani scavate nella roccia ed utilizzate come luoghi di sepoltura. Lungo il perimetro sommitale della giara, detto Sa Canoa ossia La Corona, si possono ancora osservare 24 Nuraghi mentre ben 50 si allineavano un tempo ai piedi dei bastioni stessi. Anche resti di ceramica, selce e ossidiana ritrovati sopra l’altopiano fanno supporre l’occupazione diffusa del territorio in questo periodo. Molti archeologi pensano che la giara sia stata utilizzata dai Sardi come ultimo baluardo di resistenza contro gli invasori Punici e poi Romani. Vi si trovano, inoltre, numerose pinnetas, le capanne dei pastori, costruzioni circolari in pietra con il tetto di frasche. Sulla Giara di Gesturi vivono ancora allo stato brado circa settecento Cavallini, chiamati Equus Caballus Jarae ed in lingua sarda Is Cuaddeddus. Sono gli unici cavalli realmente selvatici rimasti in Europa. Sono famosi per non essere tozzi come i pony, bensì snelli ed eleganti, ma piccoli, alti al garrese massimo 120 centimetri. Di colore bruno scuro, hanno una lunga criniera e simpatici occhi un poco a mandorla. Probabilmente sono quelli che rimangono di una antica razza che abitava un tempo tutta l’isola, tanto da far pensare che si tratti di una razza primitiva conservatasi quasi intatta da migliaia di anni. Non esistendo in Sardegna ritrovamenti fossili di equini, si pensa che il cavallino sia stato introdotto probabilmente nel periodo nuragico o nel periodo punico. Possiamo incontrarli in branco, visitando la giara, soprattutto ad abbeverarsi nelle depressioni nelle quali ristagna l’acqua piovana e l’acqua che sgorga dalle sorgenti naturali. Le piccole mandrie pascolano liberamente e si abbeverano nei numerosi specchi d’acqua, non distanti dai bovini, dalle capre e dai maiali lasciati al pascolo semibrado. I gruppi familiari sono composti da uno stallone e da un numero variabile di femmine, alle quali si accompagnano i puledri sino alla maturità sessuale, raggiunta la quale vengono allontanati dal gruppo dal maschio dominante. Pur vivendo allo stato brado, in massima parte sono di proprietà di allevatori di Gesturi, Tuili e Genoni, i quali provvedono a nutrirli e dissetarli durante i periodi siccità, ed altri appartengono all’Istituto di incremento ippico della Giara di Gesturi, impegnato da anni nella difesa della razza. Sulla giara si trova il sito archeologico di Sa Corona ArrubiaNel territorio comunale di Genoni, entrando nel Parco della giara dall’ingresso di nord ovest che costituisce anche l’entrata dell’Istituto di incremento ippico della Giara di Gesturi, a circa un chilometro e mezzo di distanza ancora più a nord ovest rispetto all’ingresso, si trova il sito archeologico di Sa Corona Arrubia, un luogo di culto nuragico in forte stato di degrado. Nel sito è presente una Grande capanna circolare, di cui rimangono le pietre di base, un bancone interno e l’impostazione dell’ingresso rivolto a sud-sudest, doveva essere in funzione del Santuario nuragico, il cui tempio si trova a pochi metri di distanza, caratterizzato da un’ampia rotonda realizzata con blocchi di basalto perfettamente tagliati e rifiniti alla martellina. La Rotonda di Sa Corona Arrubia, conosciuta nella zona anche come Santa Maria S’Ungroi, è una singolare costruzione sacra di età nuragica. La presenza di canalette ricavate su pietre lavorate suggerisce l’ipotesi di un luogo di culto delle acque. Del monumento, menzionato dall’archeologo Torquato Taramelli che lo riteneva un pozzo sacro nuragico, rimane intero l’anello di base costituito di un parametro murario isodomo in basalto con due e in poche parti tre assise conservate, con una piccola nicchia e qualche blocco pertinente ad una banchina. Presso di esso il culto è proseguito anche in età storica con attestazioni monetali di età romana, repubblicana e imperiale, e vandalica avanzata Sulla giara si trova anche il sito archeologico di Bruncu SuergiuIl sito archeologico di Bruncu Suergiu si trova nel Parco della giara, all’interno dell’area dell’Agris nel territorio comunale di Genoni. L’area archeologica, posta sotto tutela dal Ministero dei Beni Culturali è di circa undici ettari. Il sito archeologico è nascosco dalla vegetazione. L’area è citata già in uno studio di Torquato Taramelli del 1907. Gli scavi del 1997 e 1998 hanno accertato non solo la presenza del vasto agglomerato, ma anche di tracce di fortificazione. I sondaggi, concentratisi in particolare in due ambienti a pianta quadrangolare, hanno portato in luce materiali databili a partire dall’età nuragica fino all’età tardo antica, tra i quali una protome taurina di bronzo, pertinente ad una navicella nuragica, numerosi resti ceramici di età nuragica, ceramica comune, anfore e sigillata africana per la fase di frequentazione di età romana e tardo antica. Il sito si estende per circa quattrocento metri lungo il ciglio dell’altopiano. Il nucleo abitativo principale si trova in corrispondenza di un fitto bosco di lecci e occupa un’area di oltre tre ettari, ed è caratterizzato da uno stato di crollo diffuso, che rende problematica l’individuazione delle planimetrie, salvo gli ambienti a pianta quadrangolare oggetto di scavo alla fine degli anni novanta, ed alcune strutture ad andamento curvilineo, attribuibili alle prime fasi dell’insediamento e relative al periodo nuragico. Sono sporadicamente presenti, su alcuni conci in giacitura secondaria, elementi decorativi, due dei quali rappresentanti figure umane, una femminile e una maschile, di probabile pertinenza cronologica all’alto medioevo. Nel settore sud orientale dell’abitato sembra riconoscibile un’area di concentrazione degli impianti produttivi, deputati alla lavorazione di olio e vino, ed alla produzione ceramica. In un’area periferica rispetto all’abitato, in prossimità delle strutture dell’acquedotto realizzato negli anni cinquanta del Novecento, è stata individuata una struttura a pianta quadrangolare realizzata con blocchi lavorati di dimensioni maggiori rispetto a quelli che si riscontrano nell’abitato e messi in opera con maggiore perizia, resti che sono forse pertinenti ad un edificio pubblico di epoca tardo antica. In corrispondenza del ciglio dell’altopiano sono osservabili una serie di opere murarie con probabile funzione di fortificazione e recinzione. Il contesto abitativo doveva essere strettamente relazionato con gli altri siti archeologici della giara, in particolare con i Nuraghi più prossimi, verso est il Nuraghe Buccascala, verso ovest il Nuraghe Nieddu e l’area sacra di Corona Arrubia. È pertanto possibile che il sito di Bruncu Suergiu, utilizzato dall’età nuragica ma sviluppatosi principalmente nel periodo tardo antico, possa aver costituito una roccaforte dei Vandali in Sardegna, vista la loro presenza attestata sulla giara fino al terzo decennio del sesto secolo. La aree umide nei dintorni di GenoniAttualmente, le pendici della giara sono facilmente accessibili in auto, ma sull’altopiano si percorrono tratturi spesso non facilissimi, dato che non è stata ancora aperta alcuna strada. L’area della Giara di Genoni ha al centro il Monte Zeppara Manna un cono vulcanico dell’altezza di 580 metri, sul quale si può facilmente salire per ammirare tutto l’altopiano. In prossimità del Monte Zeppara Manna, circondato da numerosi altri stagni o paludi minori, tra i quali citiamo il Paùli Tramatzu ed il Paùli Cerrobica, che nei periodi invernali si riempiono d’acqua e in primavera sono coperte da una flora coloratissima costituita da specie endemiche. Tra gli stagni va citato soprattutto il Paùli Maiori di Genoni, che è, dopo lo stagno omonimo che si trova in territorio di Tuili, lo specchio d’acqua più esteso dell’altopiano della Giara. La temperatura di questo stagno, come anche quella di tutti gli altri, varia stagionalmente da 0 a oltre 30 gradi, mentre la salinità rimane costante con l’evaporazione, ed in essi transitano e vanno ad abbeverarsi spesso branchi di cavallini allo stato brado. Genoni è uno dei due paesi dove si svolge la cerimonia della marchiatura dei cavallini della giaraFra aprile maggio, ed a metà settembre, si svolge, a Tuili ed a Genoni, la tradizionale esibizione dei cavallerizzi, chiamati in lingua sarda Is Insocadores, che prendono al laccio i giovani cavallini selvaggi, e quindi si effettua il rito millenario della loro marchiatura. In questa occasione si applicano cure veterinarie e si controlla lo stato di salute degli animali. A Genoni la marchiatura vene effettuata in un sicuro recinto situato vicino al paese, che è presente presso il Centro Marchiatura di Genoni. Oggi i cavallini non vengono più marchiati a fuoco, ma viene loro iniettato un microchip di riconoscimento. Il tradizionale rodeo, con esibizione de Is Insocadores che prendono al laccio i cavallini, si svolge ancora oggi secondo la tradizione, ma solo fino al momento della marchiatura. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Genoni ci recheremo a visitare Villanova Tulo La città di Benvenuto lodina, che vedremo con il suo centro ed i suoi dintorni, nei quali si trova il Lago Basso del Flumendosa. |