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Ghilarza con la chiesa di San Palmerio e con la Casa Museo Antonio Gramsci e nei dintorni il Nuraghe Orgono


In questa tappa del nostro viaggio, da Abbasanta ci recheremo a Ghilarza che visiteremo con il suo centro dove si trova la chiesa di San Palmerio ed anche la Casa Museo Antonio Gramsci e con i suoi dintorni nei quali si trova tra l’altro il Nuraghe Orgono.

La Regione storica del Guilcer

Il GuilcerIl Guilcer è un’area geografica situata al centro dell’isola ed è, da secoli, crocevia di attività e commerci, comprende un altopiano basaltico e la sottostante pianura dove scorre il fiume Tirso e si trova l’invaso artificiale del lago Omodeo. L’Unione dei comuni del Guilcier è stata istituita nel 2008 quando i Sindaci di Abbasanta, Aidomaggiore, Boroneddu, Ghilarza, Norbello, Paulilatino, Sedilo, Soddì, e Tadasuni, hanno sottoscritto l’Atto Costitutivo, convalidando la costituzione del nuovo ente. Prima di allora i comuni venivano considerati appartenenti alla Regione storica del Barigadu. Il Guilcier raccoglie numerosi tesori archeologici, tra i quali ricordiamo per importanza il Nuraghe Losa di Abbasanta, la chiesa di San Pietro di Zuri, la torre Aragonese a Ghilarza, il complesso archeologico di Santa Cristina a Paulilatino, la foresta pietrificata a Soddì e la chiesa dei templari a Norbello.

In viaggio verso Ghilarza

Dal centro di Abbasanta prendiamo, verso sud est, il corso Giuseppe Garibaldi che poi diventa la via Antonio Gramsci, la quale esce dall’abitato ed entra il quello di Ghilarza con il nome di corso Umberto I. Dal Municipio di Abbasanta a quello di Ghilarza si percorrono 1.6 chilometri.

Il comune chiamato Ghilarza

Ghilarza-Veduta dell’abitatoGhilarza-Stemma del comuneIl comune di Ghilarza (nome in lingua sarda Bilartzi, altezza metri 290 sul livello del mare, abitanti 4.207 al 31 dicembre 2021) è un centro di pianura con un’economia basata sulle tradizionali attività agricole, industriali e commerciali. L’abitato è situato nella parte centro occidentale della Sardegna, sul vasto altopiano di Abbasanta, e si estende ai piedi della catena del Marghine e del massiccio del Montiferru. Il comune di Ghilarza è collegato tramite due svincoli alla SS131dcn, che è la Diramazione Centrale Nuorese, l’importante strada statale della Sardegna che, diramandosi dalla SS131 di Carlo Felice al bivio di Abbasanta nel cuore della Sardegna, porta a raggiungere Nuoro e a anche ad Olbia. L’area è attraversata da svariati Torrenti e piccoli corsi d’acqua, appartenenti al bacino idrografico del fiume Tirso, il più grande della Sardegna, e si affaccia, con un’incantevole e suggestiva veduta, sulla sponda destra del lago Omodeo. Il territorio Comunale, comprendente l’isola amministrativa Zuri e parte dell’area speciale del lago Omodeo, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate.

Origine del nome

Il nome deriva dal sardo logudorese Kuilardza, col significato di recinto delle pecore o anche di terra concimata dal bestiame che vi pascola. Quindi indica la località dove sosta il gregge o il branco per un certo periodo, per la concimazione del terreno.

La sua economia

La sua economia in origine era pricipalmente di tipo agro pastorale, in seguito dall’inizio del ventesimo secolo si sono sviluppati rapidamente il commercio e il terziario. Il settore economico primario comprende l’agricoltura, che produce cereali, ortaggi, foraggi, vite, olivo e frutteti. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, caprini, equini, suini e avicoli. Il settore secondario, ossia industriale, risulta in forte crescita, dato che si registrano aziende che operano nei comparti dell’edilizia, della produzione alimentare, dei laterizi, della lavorazione del legno, dell’editoria, del vetro, dei materiali da costruzione, della metallurgia e dell’informatica. Interessante è l’artigianato, in particolare quello della tessitura tradizionale di tappeti e arazzi sardi, ed anche quello specializzato nel pellame che attraverso tutte le fasi della sua lavorazione, dalla salatura al taglio, dalla cucitura alla decorazione, produce cinture, borse, ed altro, tutti mutuati da forme antiche, in particolare la rivisitazione delle borse nella tradizionale forma delle Tascas, nonchché gli zaini di ruvida pelle dei pastori barbaricini. Inoltre in poco tempo la bravura degli scalpelli ghilarzesi ha superato i confini comunali, facendo di Ghilarza un punto di riferimento per tutta l’edilizia sarda. Il terziario di Ghilarza si compone di una buona rete distributiva, oltre che dell’insieme dei servizi. Ghilarza-Los CulurzonesLa stupenda vista che si gode dall’abitato, il prezioso patrimonio architettonico e l’artigianato rappresentano una ragione sufficiente per attirare un discreto flusso turistico sul posto. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. Ghilarza e Abbasanta sono due località che devono la loro fama nel resto dell’Italia e del mondo anche alla ricchezza della loro tradizione gastronomica, e tra i primi piatti più gustosi che si possono assaporare vi sono senza dubbio i Los Culurzones, ovvero dei ravioli fatti a mano contenenti un morbido ripieno di formaggi, che in passato rappresentavano il piatto della festa per eccellenza, ed oggi sono serviti generalmente con un sugo a base a di carne ed accompagnati da vino rosso, rigorosamente sardo.

Brevi cenni storici

Sono numerose le testimonianze archeologiche riconducibili all’epoca prenuragica e nuragica, fenicio-punica, romana e bizantina. Nell’epoca della dominazione romana, il territorio di Ghilarza si trova lungo la Karalibus Turrem, l’antica strada che veniva utilizzata per viaggiare tra Cagliari e Porto Torres. Nell’undicesimo secolo il territorio è compreso nella curatoria del Guilcer, appartenente al Giudicato di Arborea. Con la fine del Giudicato e la conquista aragonese nel 1416, tutti i territori della curatoria vengono concessi in feudo a Valore di ligia, un arborense che aveva tradito il giudice di Arborea Ugone III nel corso delle guerre tra Aragona e Arborea. Quando però Valore e suo figlio Bernardo si recano a prendere possesso del feudo, vengono uccisi insieme alla loro scorta a Zuri. Nel 1417 i territori della curatoria vengono dati in feudo a Giovanni Corbera che li vende nel 1426 al Marchese di Oristano. Nel 1479 i suoi cittadini chiedono di rimanere sotto la protezione e l’amministrazione reale, e il territorio viene identificato con il nome di Parte Ocier real, divenendo più tardi un feudo regio. Viene riscattato agli ultimi feudatari nel 1839 con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Diviene anche un importante centro culturale, nel primo ottocento a Ghilarza viene fondato il circolo di lettura e a inizio novecento il primo circolo femminile. Il contesto diviene linfa per giuristi, diplomatici e letterati. In questo ambiente culturale si formano varie personalità, tra cui Antonio Gramsci, uno degli intellettuali più influenti del novecento europeo, fondatore del partito comunista italiano, che a Ghilarza si forma negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Negli anni sessanta del ventesimo secolo il paese vanta la più alta percentuale di laureati nell’Isola. Non a caso, vi trascorre l’infanzia e l’adolescenza. Il comune di Ghilarza nel 1927 viene aggregato al nuovo comune di Ghilarza Abbasanta, dal quale nel 1934 viene nuovamente separato ritornando comune autonomo. Il comune di Ghilarza nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Ghilarza

Ghilarza-Sfilata del 'Gruppo Folk su Carruzzu' di GhilarzaGhilarza: il 'Gruppo Folk Onnigaza' di GhilarzaA Ghilarza sono attive l’Associazione Folkloristica Culturale Gruppo Folk su Carruzzu e l’Associazione Gruppo Folk Onnigaza, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Ghilarza vanno citate, il 17 gennaio la Festa di Sant’Antonio Abate con la sera della vigilia l’accensione del falò in onore del Santo; a fine gennaio o metà febbario la manifestazione Su Carruzu aS’Antiga che prevede balli sardi per le vie del paese; a fine febbraio il Carnevale, con sfilate di carri allegorici e maschere; ad aprile una prima Festa di Sant’Antioco; a maggio dopo il novenario si svolge la Festa campestre di San Michele; a inizio giugno la Sagra de sos Culurzones, ossia della sfoglia sottile di pasta ripiena che al suo interno nasconde una crema di patate lesse e formaggio tipico, chiusi a spighitta a ricordare le spighe di grano; il 24 giugno dopo il novenario si svolge la Festa campestre di San Giovanni; il 29 giugno la Festa di San Pietro, preceduta da una novena, nella chiesa di San Pietro nella frazione a Zuri; il secondo lunedì di luglio la Festa patronale di San Palmerio; Il primo sabato di agosto la più importante Festa di San Antioco; a inizio settembre il novenario e l’8 settembre la Festa campestre di Santa Maria di Trempu, dedicata a Maria Ausiliatrice; da metà otobre a metà settembre il Mese della cultura; a metà ottobre il novenario ed il 28 ottibre la Festa campestre di San Raffaele Arcangelo, nel suo novenario dove si trova il Santuario di San Serafino; a metà dicembre l’esposizione Arte e Sapori, nella quale vengono presentate produzioni d’autunno all’insegna della qualità e del gusto.

Ghilarza-Locandina della manifestazione 'Su Carruzu aS’Antiga' Ghilarza-Locandina delle manifestazioni del Carnevale Ghilarza-Locandina della 'Sagra de sos Culurzones' Ghilarza-Locandina del mese della cultura Ghilarza-Locandina dell’esposizione 'Arte e Sapori'

Una guida turistica di Ghilarza

Lettura di 'Ghilarza - Territorio di confine al centro della Sardegna'Il paese di Ghilarza si caratterizza per le sue belle case in basalto. L’impianto delle case è ispirato dall’attività agropastorale, che un tempo era quella dominante. Le case sono costruite in basalto nero, la cui lavorazione è l’attuale risorsa principale del paese. L’abilità dei muratori ghilarzesi è nota in tutta l’Isola. L’amministrazione Comunale tramite l’assessorato al Turismo, nel mese di giugno 2008 ha pubblicato una preziosa guida turistica attraverso la quale ha inteso contribuire alla diffusione della conoscenza del territorio ghilarzese per valorizzarne il patrimonio storico culturale. L’auspicio è che la lettura della guida possa suscitare stimolo ed interesse a visitare Ghilarza. È quindi possibile consultare integralmente questa guida turistica.

Visita del centro di Ghilarza

Ghilarza-Una vecchia lolla realizzata con mattoni in fango assai ben conservataL’abitato, posto in posizione favorevole per le comunicazioni col Campidano, attraverso la vicina valle del Tirso, è interessato da una forte crescita edilizia. Un tempo famosa per i suoi cavallerizzi, presenta un bel centro storico, e nelle vie del centro del paese è possibile vedere anche un esempio di Vecchia lolla assai ben conservata. La lolla è una tipica abitazione nella quale l’edificio principale, costruito su uno o due piani, è realizzato con mattoni di fango, e solo per i pilastri sono utilizzati mattoni laterizi pieni. L’elemento architettonico caratteristico è il loggiato, chiamato appunto Sa lolla, dal quale si accede alle stanze interne della casa. La copertura è realizzata con travi ed incannicciato di canne legate singolarmente con spago vegetale. Arriviamo da nord ovest provenendo da Abbasanta dove il corso Giuseppe Garibaldi che poi è diventato la via Antonio Gramsci entra nell’abitato con il nome di corso Umberto I.

Gli Impianti Sportivi delle Scuole Medie

Entrati nell’abitato, percorriamo il corso Umberto I da nord ovest, strada che poi curva verso sinistra e prosegue in direzione nord est. Percorsi seicento metri, prendiamo a destra la via Alessandro Volta, la percorriamo per un’ottantina di metri in direzione sud ovest, e vediamo alla sinistra della strada l’ingresso del complesso scolastico delle Scuole Medie di Ghilarza. All’interno di questo complesso si trova un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 150 spettatori. Intorno al Campo da Calcio, è presente una Pista di atletica leggera, senza tribune per il pubblico, nella quale praticare come discipline atletica leggera e corse su pista. Oltre al Campo da Calcio ed alla pista da atletica, è presente la Palestra dello judo club, non dotata di tribune, nella quale praticare come disciplie lotta, judo, e karate.

Ghilarza-Facciata delle Scuole Medie Ghilarza: impianti Sportivi delle Scuole Medie: ingresso Ghilarza: impianti Sportivi delle Scuole Medie: il Campo da Calcio Ghilarza: impianti Sportivi delle Scuole Medie: la pista di atletica Ghilarza: impianti Sportivi delle Scuole Medie: interno della Palestra da judo

Proseguando lungo la ia Alessandro Volta in direzione sud ovest per duecento metri, si vede alla sinistra della strada l’ingresso del complesso scolastico delle Scuole Medie superiori di Ghilarza, ossia dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore Alessandro Volta. All’interno di questo complesso si trovano due Campi esterni polivalenti, non dotati di tribune, nei quali praticare come disciplina la pallecanestro ed il calcetto ossia calcio a cinque. Sono presenti, inoltre, due Palestre, anch’esse non dotate di tribune, nelle quali praticare attvità sportive diverse.

Ghilarza-Facciata delle Scuole Medie superiori Ghilarza: impianti Sportivi delle Scuole Medie superiori: ingresso Ghilarza: impianti Sportivi delle Scuole Medie superiori: primo capo esterno polivalente Ghilarza: impianti Sportivi delle Scuole Medie superiori: secondo capo esterno polivalente Ghilarza: impianti Sportivi delle Scuole Medie superiori: interno della prima palestra Ghilarza: impianti Sportivi delle Scuole Medie superiori: interno della seconda palestra

La chiesa di Sant’Antioco Martire Sulcitano

Ghilarza-La chiesa di Sant’Antioco Martire SulcitanoEntrati nell’abitato, percorriamo il corso Umberto I da nord ovest, strada che poi curva verso sinistra e prosegue in direzione nord est. Percorsi ottocento metri, si vede alla sinistra della strada la facciata della chiesa di Sant’Antioco Martire Sulcitano. Il culto di Sant’Antioco ha in Ghilarza radici profonde. La data 1577, riportata su una lastra di pietra a testimonianza dell’edificazione della chiesa, risulta essere posteriore al primitivo culto del Santo nel paese, infatti, il nome di Antioco risultava già allora essere il più diffuso in Ghilarza. Fino al 1840 la chiesa risultava lontana dall’abitato, e perciò era fornita, come negli attuali santuari campestri, di Muristenes per ospitare i fedeli durante i giorni delle novene, ed era inoltre circondata da loggiati ai due lati. Nel 1832 monsignor Bua affida la chiesa al gremio degli artigiani, che in precedenza avevano in affido la chiesa della Maddalena, ormai impraticabile, perchché vi mantenessero vivo il culto di questa Santa. Purtroppo l’unione non ha buon fine, ed il culto della Maddalena si estingue di lì a poco insieme al gremio degli artigiani. Nel 1873 viene collocato, all’interno della chiesa, l’antico altare che era presente nella chiesa parrocchiale. I più significativi cambiamenti avvengono però nel 1896, quando la chiesa viene allungata includendo in essa i loggiati, vengono costruite due cappelle laterali dedicate a San Filippo Apostolo ed a Nostra Signora della Buona Morte, e ne viene invertito l’ingresso da ovest ad est, recuperando con una gradinata il dislivello antistante la nuova entrata.

Ghilarza: chiesa di Sant’Antioco Martire Sulcitano: facciata Ghilarza: chiesa di Sant’Antioco Martire Sulcitano: veduta laterale Ghilarza: chiesa di Sant’Antioco Martire Sulcitano: veduta posteriore Ghilarza: chiesa di Sant’Antioco Martire Sulcitano: interno

Ghilarza-Locandina della Festa di Sant’Antioco Martire SulcitanoAd oggi, nella chiesa che rappresenta un riferimento per la zona alta di Ghilarza, viene celebrata settimanalmente la messa festiva. A Ghilarza, presso questa chiesa, due volte ogni anno si svolge la Festa di Sant’Antioco, la prima ad aprile mentre quella più solenne si svolge il primo sabato di agosto. In occasione di questi festeggiamenti un tempo si celebravano anche la novena da San Gaetano e quella di Nostra Signora della Buona Morte. La Festa è preceduta da una novena, e si svolge con la messa nella sua chiesa, segita dalla la processione con il simulacro del Santo fino alla chiesa parrocchiale, dove si svolgono i riti solennti, che sono seguiti dalla processione in senso inverso e da nuove celebrazioni religiose nella sua chiesa. Alle celebrazioni religiose sono affiancate anche numerose manifestazioni civili, con tra l’latro gare di poesia e balli in piazza.

L’Ospedale Gian Pietro Delogu

Ghilarza-l’Ospedale Gian Pietro DeloguPassata la chiesa di Sant’Antioco Martire, proseguiamo verso nord est lungo il corso Umberto I e, dopo una trentina di metri, al civico numero 176 del corso Umberto, si vede alla sinistra della strada l’ingresso dell’Ospedale Gian Pietro Delogu, intestato al benefattore, morto nel 1935, che aveva lasciato in eredità l’ampio terreno con la villa e le sue pertinenze, dove sono stati ospitati i primi ambulatori dell’Ospedale, nonché tutti i terreni di sua proprietà, sparsi nel circondario, affinché fossero venduti e con il ricavato si garantisse la presenza costante di professori e specialisti in medicina provenienti dalle due università sarde. Si tratta di uno dei tre presidi della Azienda Socio Sanitaria locale di Oristano, che garantisce il ricovero in Ospedale a tutti i cittadini per la diagnosi e la cura di malattie che richiedono interventi d’urgenza o d’emergenza e delle malattie acute che non possono essere trattate in ambulatorio o a domicilio. Il presidio di Ghilarza eroga le proprie prestazioni all’interno delle sue strutture, che comprendono il Servizio di Urologia, l’Unità Operativa di Radiologia, l’Unità Operativa di Medicina, l’Unità Operativa di Chirurgia generale, l’Unità Operativa di Chirurgia generale, l’Unità Operativa di Anestesia e rianimazione, il Pronto Soccorso, ed il laboratorio di analisi.

La Palestra delle Scuole Elementari

Dopo altri centocinquanta metri lungo il corso, svoltiamo a sinistra nel viale Antonio M. Carta alla sinistra del quale si vede la fiancata dell’Ospedale Gian Pietro Delogu. Percorso un centinaio di metri lungo la via Antonio M. Carta, svoltiamo a destra nella via Giacomo Matteotti e vediamo, alla sinistra della strada, l’ingresso della Scuola Elementare di Ghilarza. All’interno di questo complesso scolastico è presente la Palestra polivalente della Scuola Elementare, gestita dall’amministrazione Comunale, nella quale è possibile praticare come discipline la ginnastica e la pallavolo.

Ghilarza-Facciata delle Scuole Elementari Ghilarza: impianti Sportivi delle Scuole Elementari: ingresso Ghilarza: impianti Sportivi delle Scuole Elementari: interno della paletra polivalente

Il Municipio di Ghilarza

Ghilarza: il Municipio di GhilarzaDal corso Umberto I abbiamo ercorso un centinaio di metri lungo la via Antonio M. Carta, poi abbiamo svoltato a destra nella via Giacomo Matteotti, e lungo questa strada, dopo una trentina di metri, possiamo vedere alla destra, al civico numero 64 della via Giacomo Matteotti, l’edificio che ospita il Municipio di Ghilarza, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici che sono in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta dei servizi che sono compresi nel Settore Amministrazione Generale, Settore Economico Finanziario, Settore Tecnico, Settore Vigilanza e Tributi, Settore Socio Assistenziale, del Piano locale Unitario Servizi alla persona, e del Settore Servizi alla persona.

La chiesa di Santa Lucia

Ghilarza-La chiesa di Santa LuciaPassato il Municipio, proseguiamo lungo la via Giacomo Matteotti per centosessanta metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Santa Lucia, lungo la quale, dopo una sessantina di metri, vediamo alla sinistra della strada la facciata della chiesa di Santa Lucia. Il documento più antico riguardante questa chiesa è una pergamena datata il 29 aprile 1402. Tutta la zona a nord della zona di San Palmerio costituiva la contrada di Sant’Andrea, in origine questa chiesa era dedicata a Sant’Andrea e, nel giorno a lui dedicato, avvenivano le elezioni per le cariche amministrative, il Sindaco e i diversi consigli. La chiesa era costituita da un semplice vano rettangolare, la muratura era di basalto a corsi irregolari, la copertura a incannicciata. Gli ingressi erano due, uno per gli uomini e uno per le donne. Fino a tutto il seicento l’altare principale era intitolato a Sant’Andrea mentre quello dedicato a Santa Lucia era stato lentamente abbandonato, fino a che nel 1767 è stato demolito e la statua di Santa Lucia è stata sistemata in una nicchia. Solo in occasione della Festa della Santa, veniva sistemata sull’altare di Sant’Andrea. Nel 1887 sul lato sinistro; lungo il quale si trovava un Muristene, si è costruito un vano con accesso dal coro, con la funzione di sagrestia. Nel 1899 sono stati costruiti due archi sui quale sono state sistemate le capriate. Solo nel secolo scorso la costruzione è stata tutta ripresa, ed è stato sistemato un solaio in cemento armato.

Ghilarza: chiesa di Santa Lucia: facciata Ghilarza: chiesa di Santa Lucia: veduta laterale Ghilarza: chiesa di Santa Lucia: interno verso il prebiterio Ghilarza: chiesa di Santa Lucia: interno verso il portale di ingresso

Nel tempo però, il culto di Sant’Andrea è stato abbandonato. Si potrebbe ipotizzare che ciò sia avvenuto nell’ottocento, quando nel paese è emersa una nuova categoria di operai dedita alla costruzione delle case, che hanno dato nuovo impulso al culto di Santa Lucia protettrice della vista, arricchendolo di nuove usanze.

La chiesa di San Giorgio Vescovo

Ghilarza-Accesso alla chiesa di San Giorgio VescovoPassato il Municipio, proseguiamo lungo la via Giacomo Matteotti per duecentoquaranta metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via San Giorgio, la quale, passata sulla destra la Casa Diocesana d’Accoglienza che è ex Istituto Cottolengo, dopo centotrenta metri ci porta all’ingresso di uno spazio alberato e recintato, al centro del quale si trova la chiesa di San Giorgio Vescovo. Posta sul margine dell’altopiano, la chiesa di San Giorgio è stata considerata nel passato una chiesa bizantina, ma sia l’aspetto esterno, riconducibile a tradizioni locali anche se antiche, sia la complessità delle strutture visibili, non porgono alcuna luce sull’origine e sulla genesi del monumento. La chiesa, di dimensioni modeste, è tutta costruita con ciottoli e fango eccetto la piccola abside costruita in pietra da taglio rossa senza alcuna decorazione esterna. La facciata è disadorna, la porta ad arco ribassato è sormontata da un architrave privo di arco di scarico. Nel 1882 sono stati, comunaue, svolti dei lavori di restauro, che hanno trasformato in parte l’aspetto dell’edificio. Nella parte esterna si sviluppano quattro contrafforti corrispondenti alle pareste della navata. Negli anni novanta del novecento sono stati aggiunti un ambone in legno, e l’altare centrale in basalto.

Ghilarza: chiesa di San Giorgio Vescovo: facciata Ghilarza: chiesa di San Giorgio Vescovo: interno verso il presbiterio Ghilarza: chiesa di San Giorgio Vescovo: interno verso il portale di ingresso

Secondo una tradizione ancora viva nel secolo scorso, si ritiene che quella di San Giorgio sia stata prima del 1533 la chiesa parrocchiale di Ghilarza. In seguito, dopo la costruzione della chiesa di San Macario, ha cominciato a decadere, e sul finire del diciottesimo secolo è stata destinata a Cimitero, a seguito della sua passata dignità parrocchiale. Alcuni elementi essenziali in un luogo di culto mancavano in questa chiesa, infatti non esisteva una struttura per sostenere la campana, non esisteva un fonte battesimale e persino l’acquasantiera appareva rudimentale Così bassa che bisognava curvarsi a prender l’acqua, di pietra così rozza che pareva un truogolo mal fabbricato, sopra alcuni ciottoli. Da tutti questi elementi si ritiene che, se veramente fosse stata la chiesa parrocchiale, la chiesa di San Giorgio dovesse servire una comunità assai modesta, raccolta in piccole abitazioni intorno alla chiesa.

Il Monumento ai Caduti

Ghilarza: il Monumento ai Caduti della Prima Guerra MondialeDopo aver passato la chiesa di Sant’Antioco, passato l’Ospedale e la deviazione nel viale Antonio M. Carta che ci ha portati al Municipio, proseguiamo lungo il corso Umberto I per quattrocento metri, ed arriviamo a vedere alla sinistra della strada un breve tratto che porta nella piazza degli Eroi, così chiamata perché al suo centro si trova il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale di Ghilarza. Si tratta di un monumento ad obelisco alto quattro metri e settanta centimetri, posizionato su un su plinto entro un recinto. Il monumento è stato realizzato tra il 1925 ed il 1935 in trachite e marmo, e sulla sua sommità è presente un’aquila in bronzo come rappresentazione di una allegoria della vittoria. Sulla facciata è presente una lapide commemorativa con caratteri applicati in bronzo, che ricorda tutti i caduti per la patria.

La Casa Museo Antonio Gramsci

Proseguiamo lungo il corso Umberto I e, passata la deviazione nella piazza degli Eroi, dopo altri centocinquanta metri vediamo, alla destra della strada, al civico numero 57 del corso Umberto I, l’ingresso della Casa Museo Antonio Gramsci, dove è vissuto il grande uomo politico e statista fondatore nel 1921 del Partito Comunista d’Italia e deputato alla Camera nel 1924, arrestato e condannato come oppositore del fascismo, morto prematuramente nel 1937. Quella che era stata la sua abitazione è diventata la Casa Museo. Di lui parleremo a lungo quando visiteremo Ales, il suo paese natale.

Ghilarza-Corso Umberto prima della Casa Museo di Antonio Gramsci Ghilarza: ingresso della casa dove ha vissuto Antonio Gramsci Ghilarza: interno della Casa Museo di Antonio Gramsci Ghilarza: interno della Casa Museo di Antonio Gramsci

La casa è una costruzione dei primi dell’ottocento in basalto, pietra d’origine vulcanica spesso utilizzata nelle tipiche abitazioni di Ghilarza. Ha un aspetto semplice e dignitoso, si sviluppa su due piani, l’unico elemento decorativo della facciata è un balconcino con ringhiera in ferro battuto. L’interno, in buono stato di conservazione, è suddiviso in sei camere, tre al piano terra e tre al piano superiore, il collegamento tra i due piani è assicurato da una scala, posta nella posizione iniziale, e la successione degli ambienti rispetta quasi interamente l’originaria destinazione ad abitazione. Gli interventi di ristrutturazione che nel tempo si sono succeduti non hanno di molto alterato la struttura dell’immobile, che ha mantenuto nel complesso l’aspetto delle origini.

Il politico Antonio GramsciAntonio Gramsci nasce nel 1891 ad Ales, nel 1894 la famiglia si trasferisce a Sorgono e viene mandato in un asilo di suore. A questo periodo, dopo una caduta, risale la malattia che gli lascerà una malformazione fisica: la schiena andrà lentamente incurvandosi e le cure mediche tenteranno invano di arrestare la sua deformazione. La famiglia si trasferisce a Ghilarza, paese d’origine della madre Peppina Marcias, dove egli vive dal 1898 al 1911, dai sette ai vent’anni. Frequenta le elementari a Ghilarza, il ginnasio a Santu Lussurgiu, poi il liceo classico a Cagliari. Tornava a casa spesso, ogni domenica da Santu Lussurgiu, meno di frequente da Cagliari. Le estati le trascorreva sempre a Ghilarza. Trasferitosi nell’autunno del 1911 a Torino, si iscrive alla facoltà di lettere. Nel capoluogo piemontese fortemente industrializzato e sindacalizzato avviene la maturazione del suo pensiero socialista, e qui inizia l’attività giornalistica con Il Grido del Popolo e Avanti! . Divenuto dirigente della sezione socialista della città, dà vita con Angelo Tasca, Umberto Terracini e Palmiro Togliatti al settimanale L’Ordine nuovo. Nel 1921 entra nel comitato centrale del Partito comunista e nel 1922 viene inviato a Mosca all’esecutivo dell’Internazionale. Nel 1924, nel clima di violenze ed intimidazioni fasciste che raggiunge il culmine il 10 giugno con l’assassinio di Matteotti, Gramsci viene eletto alla Camera dei Deputati e diviene segretario generale del partito. Fa uscire a Milano il quotidiano L’Unità. Sciolti i partiti di opposizione, nel novembre del 1926 Gramsci viene arrestato e condotto prima ad Ustica e poi nel carcere di San Vittore a Milano. Processato dal Tribunale speciale e condannato, nel 1928, a vent’anni, quattro mesi e cinque giorni di carcere, viene trasferito a Turi. Qui nel febbraio del 1929 inizia la stesura dei Quaderni dal carcere, opera di grande impegno ideologico dedicata alla storia, filosofia, teoria politica, critica letteraria e cultura. Nel 1931 si ammala e ottiene una cella individuale. Aggravatosi, nel 1933 viene trasferito nell’infermeria del carcere di Civitavecchia e poi in una clinica di Formia. Sostenuto da un forte movimento, riesce ad ottenere la Libertà vigilata, e nel 1937, ormai morente, riacquista la Libertà. Si spegne il 27 aprile 1937 e viene sepolto a Roma nel Cimitero degli Inglesi. Carlo Rosselli, da Parigi in esilio, gli dedica l’intera prima pagina di Giustizia e Libertà, affermando che la sua morte costituisce Il più grave delitto del fascismo dopo l’assassinio di Matteotti. Scrive Gramsci: Io sono stato abituato dalla vita isolata, che ho vissuto fino dalla fanciullezza, a nascondere i miei stati d’animo dietro una maschera di durezza o dietro un sorriso ironico. Ciò mi ha fatto male, per molto tempo, lì per molto tempo i miei rapporti con gli altri furono un qualcosa di enormemente complicato.

La chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata

Ghilarza-La chiesa parrocchiale di Maria Vergine ImmacolataPassato l’ingresso della Casa Museo Antonio Gramsci, proseguiamo lungo il corso Umberto I e, dopo un centinaio di metri, si vede alla destra una piazza sulla quale si affaccia la chiesa di Maria Vergine Immacolata che è il duomo di Ghilarza e la sua chiesa parrocchiale, situata ai civici numeri 21-25 del corso Umberto I. Per quanto riguarda la sua origine, nel 1533 viene edificata una chiesa da adibire a parrocchiale, dedicata a San Macario, il che testimonia la presenza dei monaci Benedettini nel territorio. La chiesa era a un’unica navata con copertura in legno, sorretta da grandi archi ogivali, e le sue dimensioni erano simili all’attuale impianto ad eccezione della larghezza, inferiore di circa un metro. Nel lato settentrionale dell’unica navata, un vano risultava eccentrico dando alla chiesa un disegno a croce mancante di un braccio. La chiesa ha subito numerosi restauri e modifiche all’impianto strutturale nel corso dei secoli successivi, l’ultimo dei quali, sul finire del diciannovesimo secolo, ha profondamente stravolto l’impianto originario, ad eccezione della torre campanaria, la stessa che è possibile ammirare ancora oggi, infatti solo la cupoletta terminale ha subito un rifacimento nel corso del settecento. Durante quest’ultimo rifacimento è cambiata anche la sua intitolazione, che è diventata in onore di Maria Vergine Immacolata.

Ghilarza: chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata: facciata Ghilarza: chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata: la cupola Ghilarza: chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata: il campanile

Oggi sull’ingresso principale si aprono tre finestre a mezza luna, una centrale e due laterali. La chiesa ha un impianto a navata unica con dieci cappelle laterali, cinque per lato, intitolate alla Madonna di lourdes, a Santa Rita, a Sant’Antonio Abate, al Sacro Cuore, alla Madonna di Bonaria, all’Addolorata, al Santissimo Crocifisso, a Sant’Agnese, a San Nicola, ed il battistero. Il presbiterio è sopraelevato di tre gradini rispetto alla navata. La navata e il resbiterio sono coperte da una cupola. Le murature sono in pietrame misto intonacate e tinteggiate in policromia. La facciata è in pietra a vista, con timpano a elementi lapidei lavorati in rilievo e poggiante su quattro colonne.

Ghilarza: chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata: interno verso il presbiterio Ghilarza: chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata: interno verso il portale di ingresso Ghilarza: chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata: altare maggiore Ghilarza: chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata: la Cappella del Santissimo Sacramento Ghilarza: chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata: il fonte battesimale Ghilarza: chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata: il pulpito

Ogni anno a Ghilarza, presso questa chiesa e nel centro storico dell’abitato, l’8 dicembre, giorno del quale si celebra la solennità dell’Immacolata Concezione, si svolge la Festa patronale di Maria Vergine Immacolata, con le cerimonie religiose e diverse manifestazioni civili.

La chiesa romanica di San Palmerio

Ghilarza-La chiesa romanica di San PalmerioDopo la chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata, proseguendo lungo il corso Umberto I prendiamo subito a sinistra il vicolo regolo che si dirige verso nord ovest e che, in meno di un centinaio di metri, ci porta nella piazza San Palmerio, sulla quale verso la destra si affaccia la chiesa di San Palmerio. Alla piazza si può arrrivare anche dal Municipio proseguendo verso nord est lungo la via Gacomo Matteotti, la raggiungiamo dopo trecentocinquanta metri, ed in un centinaio di metri si arriva alla chiesa. La chiesa di San Palmerio è la custode delle antiche memorie del paese, anzi della sue stesse origini, sorge infatti nella Regione Pantaleo, dove l’altopiano degrada lentamente verso la vallata di Chenale. La chiesa, con il suo ricco patrimonio terriero e con i contadini che lo lavoravano, costituiva una proprietà dell’arcivescovo di Oristano. Costruita nel primo quarto del Duecento, è stata edificata in stile romanico arcaico, ed è menzionata nel condaghe di Santa Maria di Bonarcado come luogo in cui si teneva udienza per dirimere le controversie locali. In origine si presentava a navata unica, con copertura lignea e campanile a vela che sormontava la facciata. La chiesa è stata ignorata per diversi secoli ma, negli ultimi decenni del cinquecento, è stata fondata la Confraternita del Rosario, alla quale è stata affidata come sede proprio l’antica chiesa di San Palmerio, che diviene il suo oratorio e da allora è stata chiamata chiesa del Rosario. L’innesto nel seicento di transetto e presbiterio di forma quadrangolare comporta la perdita dell’originaria abside semicircolare. Nel settecento un certo Ciccio Mura, un abile maniscalco di Ghilarza, ha una visione che lo esorta a cercare la tomba di San Palmerio. Dopo vari tentativi, l’8 luglio 1750 la tomba viene rinvenuta lungo la parete meridionale, in corrispondenza della figura scolpita nel dodicesimo archetto del prospetto sud, un fregio che rappresenta un uomo a mezzo busto con le braccia e la testa rivolti al cielo, ed in essa vengono rinvenuti uno scheletro, una fiala con sangue raggrumato, un panno intriso di sangue, una palma d’argento ed una pietra con inciso questa scritta Palmerius in pace. E la chiesa, quindi, riprende la sua intitolazione antica, e viene restaurato il culto del Santo.

Ghilarza: chiesa romanica di San Palmerio: la facciata Ghilarza: chiesa romanica di San Palmerio: il portale Ghilarza: chiesa romanica di San Palmerio: gli archetti pensili lungo le fiancate Ghilarza: chiesa romanica di San Palmerio: il campanile a vela

Ha una semplice facciata realizzata con blocchi in pietra trachitica bianca e nera, a filari alternati. La facciata è divisa in tre specchiature da sottili lesene concluse da arcate cieche ed è costruita in pietra da taglio nera e rossa, l’apparato murario denota nell’accuratezza dei conci grande abilità ed esperienza, lo stesso alternarsi delle pietre chiare e scure ritorna nell’arco che immette nell’abside. Sopra l’architrave l’arco di scarico racchiude una croce di trachite rossa. La facciata è sormontata da un piccolo campanile a vela. Le fiancate presentano nella sommità archetti pensili a doppia ghiera. L’interno è formato da un’unica aula chiusa ad oriente da un’abside semicircolare, e si presenta con l’aggiunta di due navate laterali, del transetto e del presbiterio a forma quadrangolare, sormontato da un piccolo campanile a capanna. All’interno sulla destra vi è la tomba che, secondo la tradizione, avrebbe ospitato le spoglie del Santo. Nella chiesa sono presenti due statue che rappresentano il Santo, una sull’altare nella Cappella laterale e l’altra in una nicchia nella navata, statue nelle quali il Santo è rappresentato vestito da guerriero romano, come viene solitamente rappresentato Sant’Efisio.

Ghilarza: chiesa romanica di San Palmerio: planimetria Ghilarza: chiesa romanica di San Palmerio: interno prima della sostituzione del grande altare ottocentesco Ghilarza: chiesa romanica di San Palmerio: interno attuale Ghilarza: chiesa romanica di San Palmerio: altare con la statua di San Palmerio Ghilarza: chiesa romanica di San Palmerio: la statua di San Palmerio sull’altare Ghilarza: chiesa romanica di San Palmerio: la statua di San Palmerio nella nicchia della navata

Nell’ultimo decennio del ventesimo secolo viene eliminato il pesantissimo altare ottocentesco, ed è riportato alla luce l’arco di accesso al coro, in conci alternati chiari scuri, che danno nuova luce e nuova spazialità all’antica chiesa.

Ghilarza-Festa di San Palmerio: locandinaTra le tantissime vittime degli editti persecutori dei vari imperatori romani, troviamo anche Palmerio. Egli è sardo di nascita, forse della attuale Provincia di Oristano, di stirpe nobile. È un militare della guarnigione di Fordongianus, e si converte al cristianesimo, diventando un neofita e propagatore della fede. Scoperto al tempo dell’imperatore Diocleziano, viene esiliato nel nord della Sardegna, verso l’odierna Villanova Monteleone, vicino alla sede del giudice di Torres. Qui, dopo aver ricevuto il battesimo, si mette a condurre una vita eremitica, ma infine viene accusato davanti ad un tribunale romano e, dopo essere stato flagellato, non avendo rinnegato la fede viene ucciso verso il 303. San Palmerio è il patrono di Ghilarza che lo festeggia l’8 luglio, come pure il vicino paese di Bortigali gli ha dedicato quella che era stata la prima chiesa parrocchiale.

Ghilarza-Festa di San Palmerio: locandinaGhilarza-Festa di San Palmerio: la statua del SantoOgni anno, preceduta dalla celebrazione della novena, presso questa chiesa ed all’interno dell’abitato il secondo lunedì di luglio si celebra la Festa patronale di San Palmerio, per la quale i festeggiamenti religiosi culminano con la processione dalla chiesa di San Palmerio fino alla parrocchiale nella quale si celebra la messa solenne. La processione, alla quale partecipano anche cavalieri e i gruppi folk di Ghilarza, è spesso animata da spari a salve in segno di gioia e di festa. Oltre alle cerimonie religiose, in occasione di questa Festa si organizzano anche numerose manifestazioni musicali e folkloristiche con mostre di vario genere, e nei dintorni della chiesa dedicata al Santo, sono tradizionalmente presenti le bancarelle. Un tempo in occasione della Festa le donne, oltre a preparare Sa simbula pintada, il pane di semola decorato con forme, fiori, cuori e motivi vari, preparavano anche Sa corona de santu Prammeri e Su fogu de santu Prammeri.

La torre Aragonese

Ghilarza-La torre aragoneseDopo la caduta del Giudicato d’Arborea, Ghilarza ha seguito le sorti del Marchesato di Oristano, ed il monumento più rappresentativo di questo secolo è la torre Aragonese. Di fronte alla chiesa di San Palmerio, nella piazza sulla sinistra, sorge la Torre Aragonese, si tratta di una Torre del quindicesimo secolo che costituisce uno dei pochi esempi di architettura militare gotico aragonese. Secondo un disegno originario doveva essere la torre maestra di un più vasto complesso di difesa che avrebbe dovuto comprendere altre torri e, forse, una cinta muraria. La difesa poteva essere completata da un ponte levatoio infatti, sotto l’alto portale di ingresso al piano superiore si notano due mensole-cardine, che dovevano probabilmente azionare gli argani per un piccolo ponte o per una scala retrattile. Sino a tempi recenti, la torre aragonese è stata adibita a carcere, ed è stata recentemente restaurata.

La chiesa di Nostra Signora del Carmine

Ghilarza-La chiesa di Nostra Signora del CarmineDalla piazza San Palmerio, di fronte a dove ci siamo arrivati con il vicolo regolo, passata la chiesa prendiamo un’altra deviazione ancora in direzione nord ovest che, in trecento metri, ci porta alla chiesa di Nostra Signora del Carmine, che si trova ai limiti settentrionale dell’abitato. La devozione della Madonna del Carmelo è nata a Cagliari nel Duecento, e in seguito si è diffusa nel resto dell’Isola. A Santu Lussurgiu la confraternita della Madonna del Carmelo viene istituita nel 1628, e si può ipotizzare che nello stesso periodo il culto si sia diffuso anche a Ghilarza, e sia stata costruita questa chiesa. Ipotesi suggerita anche da alcuni elementi architettonici, dato che la porta maggiore presenta un arco a tutto sesto in trachite, sostenuto da colonnine sormontate da capitelli a testa di mazza decorati con motivi floreali, è questo un modello diffuso nel seicento nel centro della Sardegna e visibile fino alla metà del novecento sia a Ghilarza che ad Abbasanta. In una delle colonnine superstiti si leggeva la data 1603. La chiesa era una costruzione molto modesta, con il tetto di incannicciata e capriate di legno, in seguito la pietà delle persone ha dotato la chiesa di un altare in legno, con al centro la Madonna e ai lati San Raimondo e Santa Rita, che sono stati rimosso nel 1806. Nel 1893 sono stati costruiti tre archi a sostegno della copertura, e si è costruito un altare in pietra. La chiesa oggi si presenta come un vano rettangolare con copertura a falde inclinate in cemento armato. Di fianco all’accesso meridionale parte una scala che porta a un grande campanile a vela alla destra della facciata.

Il Menhir di Costalieri e l’Altare preistorico in località Costaleri

Ghilarza: il menhr di Costaleri all’interno di una abitazione privataPassata la piazza San Palmerio, proseguiamo verso nord est lungo la via Giacomo Matteotti che era arrivata fino qui partendo dal Municipio. Percorso circa un centinaio di metri, passato alla sinistra il civico numero 99, si vede alla destra all’interno di una abitazione privata, il Menhir di Costaleri. Sempre in località Costaleri, a poca distanza dal menhir e non lontano dal Cimitero, si trova un sito archeologico che si ritiene comprendesse un Altare preistorico, del quale non conosciamo la localizzazione esatta. I professori Carlo Maxia e lello Fadda, ricercatori ed appassionati studiosi di preistoria sarda, hanno effettuato misurazioni geometriche su tre altari in Provincia di Oristano, e ne hanno ipotizzato l’orientamento solstiziale. In particolare, hanno individuato nel territorio di Ghilarza l’altare preistorico in località Costaleri, non lontano dal Cimitero, che sembra essere orientato verso l’alba al solstizio estivo, con un errore di circa tre gradi. Incerto è il significato dell’orientamento all’alba del solstizio d’estate, che forse poteva essere collegato al culto della nascita o della fecondazione.

Il Cimitero Comunale

Ghilarza: ingresso del Cimitero Comunale di GhilarzaLungo la via Giacomo Matteotti, percorsi circa duecento metri dopo la piazza San Palmerio, incrociamo la circonvallazione Chenale, e passato l’incorcio proseguiamo dritti sulla prosecuzione della via Giacomo Matteotti, che è il viale del Cimitero. Percorsa una trentina di metri lungo il viale del Cimitero, vediamo alla destra della strada la facciata con il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Ghilarza, la cui fiancata sinistra si sviluppa lungo la prosecuzione del viale del Cimitero. Questo è il nuovo Cimitero edificato fuori dall’abitato, dopo l’abbandono di quello che era stato il vecchio Cimitero presente presso la chiesa di San Giorgio Vescovo.

Gli Impianti Sportivi di via Monsignor Beniamino Zucca

Da dove, lungo il corso Umberto I, avevamo preso a sinistra il viale Antonio M. Carta che ci aveva portato al Municipio, prendiamo invece verso destra la via San Serafino, la seguiamo per una novantina di metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo il vico Sant’Antioco, dopo una cinquantina di metri svoltiamo leggermente a destra nella via Canonico licheri, e dopo un’altra cinquantina di metri arriviamo a un bivio dove prendiamo a sinistra la via Canonico Spanu. Percorsi circa duecento metri arriviamo a un incrocio dove prendiamo a sinistra la via Monsignor Beniamino Zucca lungo la quale, dopo circa altri duecento metri, si inizia vedere il muro di cinta del complesso sportivo, e dopo altri duecento metri si vedono alla destra della strada gli ingressi del Campo Sportivo Comunale. All’interno di questo complesso sportivo si trovano un Campo da Calcio con fondo in erba sintetica, ed un Campo da Calcio di allenamento con fondo in terra, che sono dotati di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori.

Ghilarza-Campo Sportivo Comunale: ingresso Ghilarza-Campo Sportivo Comunale: Campo da Calcio con fondo in erba Ghilarza-Campo Sportivo Comunale: Campo da Calcio di allenamento con fondo in terra

Dove si è iniziato a vedere il muro di cinta del complesso sportivo, subito più avanti si trova l’ingresso del Campo da bocce gestito dalla Bocciofilo Sa Teula. All’interno della struttura sono presenti due piste per il gioco delle bocce.

Ghilarza-Campo da bocce: ingresso Ghilarza-Campo da bocce: esterno della struttura Ghilarza-Campo da bocce: ingresso

Prima di dove si è iniziato a vedere il muro di cinta del complesso sportivo, parte alla destra della via Monsignor Beniamino Zucca una traversa che costeggia questo complesso, lungo la quale alla sinistra si trovano gli accessi ai quattro Campi da Tennis gestiti dal Tennis Club Ghilarza. Si tratta di un Campo da Tennis coperto, vicino al quale si trovano tre Campi da Tennis all’aperto, il primo accanto al campo coperto dotato di tribune per un’ottantina di spettatori, mentre gli altri un poco distanti, il secondo con tribune per 200 spettatori, ed il terzo non è dotato di tribune.

Ghilarza-Campi da Tennis: ingresso Ghilarza-Campi da Tennis: esterno del Campo da Tennis al coperto Ghilarza-Campi da Tennis: Campo da Tennis al coperto Ghilarza-Campi da Tennis: primo Campo da Tennis all’aperto Ghilarza-Campi da Tennis: secondo Campo da Tennis all’aperto Ghilarza-Campi da Tennis: terzo Campo da Tennis all’aperto

All’altro lato di questa traversa che costeggia il complesso sportivo, duecento metri più avanti, si trova alla destra l’ingresso di un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, non dotato di tribune.

Ghilarza-Campo da Calcetto: ingresso Ghilarza-Campo da Calcetto: esterno della struttura

La traversa costeggia tutto il complesso sportivo, poi curva a sinistra diventando parallela della via Monsignor Beniamino Zucca, e subito alla sua sinistra si trova l’ingresso della Piscina Acqua Azzurra, con la vasca nella quale si praticano le diverse discipline del nuoto.

Ghilarza-La piscina Acqua Azzurra: ingresso Ghilarza-La piscina Acqua Azzurra: ingresso Ghilarza-La piscina Acqua Azzurra: la vasca per il nuoto

Sul retro della piscina, proprio accanto al Campo Sportivo Comunale, si trova il Campo da pallacanestro, dotato di tribune i grado di ospitare 600 spettatori, nel quale praticare come disciplina appunto la pallacanestro.

Ghilarza: il Campo da pallacanestro: ingresso Ghilarza: il Campo da pallacanestro: il Campo da gioco

Visita della frazione Zuri vicina alla riva del lago Omodeo

Ghilarza-Zuri: veduta del lago Omodeo dalla frazione ZuriDal centro di Ghilarza prendiamo verso nord est il corso Umberto I che, a trecentocinquanta metri dalla piazza della chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata, arriva a uno svincolo dove prendiamo verso destra la via Mandrolisai, che uscirà dall’abitato come SP15 dirigendosi verso Boroneddu. Da dove avevamo imboccato la via Mandrolisai, percorsi ottocento metri, la SP15 passa con un viadotto sopra la SS131dcn, proseguiamo e dopo circa cinquecento metri svoltiamo a sinistra sulla SP27 per Soddì, dopo un chilometro e novecento metri svoltiamo destra sulla SP28 e, percorsi seicentocinquanta metri, arriviamo all’ingresso della frazione Zuri (altezza 265 metri, distanza 3.60 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 121), che si trova all’interno dell’isola amministrativa di Ghilarza, posizionata distante dal territorio Comunale, e che si spinge fino alla riva occidentale del lago Omodeo. Era una antico villaggio medioevale sul fondo della valle, che dopo la realizzazione nel 1918 della diga di Santa Chiara sul fiume Tirso è divenuta l’alveo del lago Omodeo ed è stato quindi del tutto sommerso. Il paese è stato ricostruito più a monte.

Brevi cenni storici

Nel medioevo Zuri fa parte della curatoria di Guilcier o Gilciber, posta nella porzione centro settentrionale del Giudicato di Arborea. Nel 1416 tutto il Gilciber e i territori della curatoria di Parte Barigadu vengono concessi in feudo a Valore di ligia, un arborense che aveva tradito il giudice di Arborea Ugone III nel corso delle guerre tra Aragona e Arborea. Quando però Valore e suo figlio Bernardo si recano a prendere possesso del feudo, vengono uccisi insieme alla loro scorta a Zuri dagli abitanti delle due contrade. Nel 1435 il paese viene concesso in feudo dal re d’Aragona Alfonso V il Magnanimo a Galcerano de requenses. Nel 1537 il feudo, che comprende anche i paesi di Sedilo, Boroneddu e Tadasuni, viene venduto da un nipote di Galcerano de requenses alla famiglia dei Torresani, e nel 1566 viene elevato al rango di contea, confermata agli stessi Torresani. Nel 1726, estinta la famiglia Torresani, il feudo passa al demanio del Regno di Sardegna, amministrato quindi direttamente da funzionari reali e non da signori feudali. Nel 1737 la Conte viene elevata a Marchesato e concessa al canonico Francesco Solinas. Da Francesco Solinas i feudi passano alla famiglia Delitala, che fissa la propria residenza a Sedilo. Nel 1839 il sistema feudale viene abolito, il paese viene riscattato agli ultimi feudatari e diviene una frazione del comune di Ghilarza. Fino al 1923 l’antico abitato di Zuri sorgeva più a valle, sulla riva del fiume Tirso. Col riempimento del lago Omodeo in seguito all’edificazione della diga di Santa Chiara, il paese è stato fatto evacuare e ricostruito come paese nuovo più a monte, mentre le antiche case del vecchio paese sono oggi sommerse sotto le acque del bacino idrico. Solo la chiesa di San Pietro, del tredicesimo secolo, è stata completamente smontata pietra per pietra e riedificata nella sua forma originaria all’interno del paese nuovo, in base alla legislazione che imponeva all’Ente competente, di ricostruire il prezioso edificio. Il comune di Ghilarza con la frazione Zuri nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano.

La realizzazione del nuovo abitato di Zuri

Ghilarza-Zuri: la piazza centrale della frazione ZuriIl paese di Zuri, edificato nella sua forma attuale nel 1923, ha un’ordinata forma quadrangolare, attraversato da due direttrici perpendicolari e altrettante diagonali di medesima ampiezza, che si incontrano nella piazza centrale di forma ottagonale. Si entra in Zuri da nord con la SP28 che nell’abitato assume in nome di via Galliano, e dopo la piazza diventa la via Caprera, mentre nella piazza arriva da destra la via Giosuè Carducci, che continua verso sinistra come via Oristano. Le diagonale sono, tra la via Galliano e la via Giosuè Carducci, la via Ludovico Ariosto; tra la via Giosuè Carducci e la via Caprera, la via Tripoli; tra la via Caprera e la via Oristano, la via Vittorio Alfieri; e tra la via Oristano e la via Galliano, la via Nizza. Le dimensioni contenute dell’abitato sono rimaste pressochché analoghe a quelle originarie del 1923.

La chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo

Ghilarza-Zuri: chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo vista dalla piazzaAll’ingresso della piccola frazione Zuri, ben segnalata lungo le strade del territorio, alla sinistra della via Galliano, si vede la chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo. San Pietro di Zuri è una costruzione senza precedenti nché seguito nell’architettura sarda. La differenziano la sproporzione degli spazi, il particolare campanile a vela, e le sculture in essa presenti. è stata fatta edificare in pietra trachitica rossa nel 1291 da Mariano II d’Arborea, che ha governato in uno dei periodi più prosperi del Giudicato d’Arborea, ed è una delle poche Chiese firmate, dato che è dovuta, come si legge nell’epigrafe del prospetto, all’architetto Anselmo da Como. È in puro stile romanico lombardo, ed è forse l’ultima chiesa romanica della Sardegna, costruita quando già si stava affermando lo stile gotico pisano in tutta l’isola. è costituita in pietra da taglio. Nella facciata tre arcate a pieno centro poggiano su pilastri; l’architrave del portale è scolpita con figure della Madonna, di San Pietro e di altri Santi. Sopra di esso si apre una finestra rettangolare di epoca posteriore. L’abside semi ottagonale di forma gotica, è stato restaurato tra il 1325 ed il 1350 in stile catalano, e ne a sostituito una semicircolare, della quale resta un pilastrino con capitello a foglia. Dopo il 1504 alla facciata è stato addossato il grande campanile a vela con doppia campana. Un motivo decorativo estremamente interessante è nel capitello compreso tra il fianco destro e il muro dell’abside, con una scultura in altorilievo che rappresenta una scena di ballo, con una serie di personaggi maschili e affiancati, che sembrano rappresentare una danza, ed è la prima rappresentazione del Ballu tundu, il più tradizionale ballo sardo.

Ghilarza-La chiesa di San Pietro di Zuri: veduta da sinistra con il campanile Ghilarza-La chiesa di San Pietro di Zuri: veduta da destra Ghilarza-La chiesa di San Pietro di Zuri: facciata Ghilarza-La chiesa di San Pietro di Zuri: sulla chiesa di San Pietro è presente un altorilievo nel quale si vede la prima rappresentazione del ballu tundu il più tradizionale ballo sardo

L’interno è ad una sola navata, illuminata da grandi monofore, che non sono comuni nelle Chiese romaniche sarde. Il tetto è a capriate a vista. Sul lato destro dell’abside si apre una nicchia a sesto acuto, con arco trilobato, che poggia su due mensoloni sostenuti da fasci di colonne con un nodo a mezza altezza, dei quali però una sola è originale.

Ghilarza-La chiesa di San Pietro di Zuri: interno Ghilarza-La chiesa di San Pietro di Zuri: la statua del Santo Ghilarza-La chiesa di San Pietro di Zuri: fonte battesimale Ghilarza-La chiesa di San Pietro di Zuri: lapide che ricorda la ricostruzione della chiesa dopo che il lago Omodeo ha sommerso la vallata e l’antico abitato di Zuri

Ogni anno presso questa chiesa e nell’abitato della frazione Zuri, preceduta dalla novena con il rosario cantato in lingua sarda, si svolge la Festa di San Pietro con la messa solenne il 29 giugno. In occasione di questi festeggiamenti si organizzano anche manifestazioni musicali, folkloristiche e balli in piazza.

L’uccisione in questa chiesa di Valore de ligia con il figlio Bernardo

All’interno della chiesa la statua di San Pietro si trova sistemata nell’abside, all’interno di una nicchia creata in età aragonese. Ed è proprio in questa parte della chiesa che ci si ritrova a fissare incuriositi delle strane macchie nere presenti sulla colonna destra della nicchia contenente il Santo. è qua che Storia e leggenda si intrecciano. La storia racconta che in questa chiesa e precisamente davanti a questa colonna venne ucciso Valore de ligia insieme a suo figlio Bernardo. All’origine di questi fatti, durante la guerra tra Arborensi ed Aragonesi, nel 1378 Pietro il Cerimonioso aveva infeudato nominalmente la Baronia del Goceano al maestro di palazzo Giovanni de ligia e il figlio Valore, se nel corso della guerra l’avesse conquistata. Ed in seguito a ciò, prima del 1383, i de ligia ed altri notabili arborensi abbandonano Ugone III d’Arborea e passano dalla parte degli Aragonesi. Ma i de ligia, avendo tradito il giudice di Arborea, vengono accusati di tradimento e per questo condannati a morte. Quindi Valore de ligia lascia l’Isola con la famiglia e si rifugia in Catalogna, dove rimane per circa dieci anni. Con la vittoria aragonese, nel 1410 parte del Giudicato di Arborea lascia il posto al Marchesato di Oristano, feudo degli Aragonesi, e diviene Marchese di Oristano e Conte del Goceano il precedente reggente del Giudicato Leonardo Cubello, a cui si erano rivolti gli Aragonesi nelle trattative per cercare di porre fine alla guerra. Valore de ligia decide di tornare in Sardegna per riscuotere le terre che gli spettano. Nel 1413 si apre una controversia giudiziaria tra lui e Leonardo Cubello per il possesso dei feudi, che di diritto erano dei de ligia, ma dei quali, dal 1413, godeva Cubello. Fernando I d’Aragona decide di gratificare Valore de ligia e suo figlio Bernardo per i servigi prestati alla corona a danno dell’Arborea, ed ordina a Leonardo Cubello di cedere a Valore de ligia il possesso della metà dei dipartimenti del Guilcier e del Barigadu. Valore riceve dai sudditi del Guilcer il giuramento di fedeltà, ma non riesce ad ottenere che i barigadesi e i barbaricini facciano altrettanto. Valore, per riuscire nell’intento, domenica 19 luglio 1416 raggiunge il villaggio di Zuri insieme al figlio, accompagnato da una scorta armata. Sul posto ci sono anche, a controllare la situazione, cavalieri e popolani barigadesi e alcune compagnie di barbaracini che mal tollerano il tradimento. Nella controversia, i de ligia si danno alla fuga, ma inutilmente perché circondati dalle fazioni contrarie. A quel punto pensano di rifugiarsi nella chiesa di San Pietro di Zuri confidando nel diritto di asilo, ma si sbagliano. I soldati della scorta non intervengono, sono immobili e guardano ciò che succede senza intervenire. Valore de ligia e suo figlio Bernardo vengono trucidati al grido di Arborea, Arborea, muyren los traydors in quella che all’epoca era la sagrestia, accanto a dove ora si trova la statua del Santo.

Ghilarza-La chiesa di San Pietro di Zuri: le macchie di sangue sulla colonna a destra Ghilarza-La chiesa di San Pietro di Zuri: le macchie di sangue sulla colonna a destra

In seguito, nel 1926, la chiesa viene smontata per evitare che venga sommersa dalle acque del lago Omodeo e viene ricostruita assieme al villaggio in un luogo più sicuro. Ma, nonostante i lavori di ricostruzione e i ripetuti lavaggi delle pietre da parte delle donne del paese, non è stato possibile eliminare tutte le tracce di sangue, segno della generale sollevazione di popoli che desideravano ristabilire l’antico Giudicato d’Arborea. La leggenda sostiene che le macchie nere presenti sulla colonna destra della nicchia, siano le macchie di sangue di Valore de ligia e di suo figlio Bernardo, lasciate lì Pro iscaramentu, come ammonimento per spingerci a comportarci in maniera retta. Inoltre sulla pietra sottostante la colonna sono visibili dei segni di scalpello; si dice che, per non suggestionare i fedeli, sia stata scalpellata via l’impronta della mano sporca di sangue di Valore de ligia.

I pochi resti della foresta pietrificata di Zuri

Passata la chiesa di San Pietro, proseguiamo lungo la via Galliano e, dopo un centinaio di metri, arriviamo nella piazza centrale della frazione. Qui, ad angolo tra la via Galliano e alla sua sinistra la via Nizza, si vedono i giardini nei quali si trovano i resti di una Foresta pietrificata. Si ritiene si tratti di una foresta tropicale dell’era Miocenica, che sarebbe stata investita da una tempesta di lapilli e ceneri dei vulcani vicini. La foresta rimase pietrificata e nascosta all’occhio dell’uomo, finche qualche studioso non ne riconobbe l’importanza da un punto di vista naturalistico. Accanto alla foresta pietrificata si è venuto a sviluppare il paesino di Zuri. Ma nel 1924, quando si è riempito il lago artificiale, il villaggio è stato sommerso e con esso anche la foresta, salvo i pochi resti che ancora oggi possiamo vedere nei giardini.

Ghilarza-Zuri: resti della foresta pietrificata Ghilarza-Zuri: resti della foresta pietrificata

Visita dei dintorni di Ghilarza

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Ghilarza, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti Aunes, Canchedda, Crastu, Meddaris, Mortos, Orgosi; dei Protonuraghi Canchedda, Mortos, e Sumboe; del Nuraghe complesso di tipo misto Orgono; del Nuraghe complesso Oschini; dei Nuraghi semplici Arbiarbu, Aunes, Crobecada, Cunzola, Cunzola II, Irigheddai, Madau, Malosa, Mura Odine, Orgosi con il suo insediamento abitativo, Sa Manenzia, su Cugutzu, Suarzeda, Trinzas, e Tussu; dei Nuraghi Birighissones, Canchedda II, Costaleri, Fruccas, Funtana Iossa, Iscala Perdosa con il suo insediamento abitativo, latzones, Meddaris, Muraccas, Perda ’e Pranu, Perdigheddu, Pitzurri, Sa Canzola, Uttirischela, e Zane, tutti di tipologia indefinita; e dell’insediamento abitativo Ausadu. Nel territorio Comunale sono presenti inoltre quattro piccoli villaggi, detti novenari in quanto occupati dai fedeli solo per nove giorni l’anno in occasione delle festività dei Santi ai quali è dedicata la chiesa campestre in essi presente. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato di Ghilarza che abbiamo descritto.

Il Centro Ippico Caredda di Ghilarza

Dal centro di Ghilarza prendiamo il corso Umberto I e, circa centoventi metri dopo dove è partita a sinistra la via Giacomo Matteotti, prendiamo a destra la via Gannargentu che si dirige verso sud. Percorsi centoventi metri lungo la via Gennargentu arriviamo a una rotonda, la superiamo e prendiamo la prima uscita continuando dritti con la via Tirso che esce dall’abitato. Percorsi settecentocinquanta metri dalla rotonda, svoltiamo a sinistra e, dopo centottanta metr, vediamo alla sinistra della strada il cancello di accesso al Centro Ippico Caredda, che è il maneggio ed il galoppatoio di Ghilarza.

Ghilarza-Centro Ippico Caredda: ingresso Ghilarza-Centro Ippico Caredda: postazioni per i cavalli Ghilarza-Centro Ippico Caredda: il paddock

Il Santuario di Santa Maria di Trempu dedicata a Santa Maria Ausiliatrice

Ghilarza: il novenario di Santa Maria di TempuDal centro di Ghilarza prendiamo il corso Umberto I e, circa centoventi metri dopo dove è partita a sinistra la via Giacomo Matteotti, prendiamo a destra la via Gannargentu che si dirige verso sud. Percorsi centoventi metri lungo la via Gennargentu arriviamo a una rotonda, la superiamo e prendiamo la prima uscita continuando dritti con la via Tirso che esce dall’abitato. Percorso un chilometro e trecento metri, la strada sbocca sulla SP23 che conduce a Fordongianus, la prendiamo verso sinistra e la seguiamo per tre chilomtri e seicento metri. Qui troviamo una deviazione verso destra e, seguendo le indicazioni, in settecento metri raggiungiamo alla destra della strada, in un sito in prossimità di una tomba ipogeica risalente al Neolitico interamente scavata nella roccia, il piccolo villaggo chiamato novenario di Santa Maria di Trempu in quanto viene occupato dai fedeli per nove giorni l’anno in occasione della Festa di Santa Maria Ausiliatrice.

Ghilarza-Santuario di Santa Maria di TrempuAll’interno del novenario, si trova il Santuario di Santa Maria Ausiliatrice. Di questa chiesa di impianto medievale non si conosce l’origine, ma sappiamo che il territorio è stato frequentato dai Benedettini, tuttavia il primo documento che la cita è il registro d’amministrazione del 1611. Nei libri parrocchiali di Ghilarza, viene ricordata con il titolo di Templu, il che secondo alcuni studiosi starebbe a dimostrare il suo possesso templare, ma è più probabile che sorgessesu un sito dedicato ad una divinità pagana, forse connessa al culto delle acque. Nel 1757, insieme alla chiesa di San Luca Evangelista, risulta in pessime condizioni, ed in entrambe viene vietata ogni celebrazione. Tra il 1804 ed il 1805 subisce ulteriori danni da parte degli operai incaricati di ripristinare la strada romana, la chiesa e l’altare vengono profanati; nonostante questo la forte devozione popolare permette di continuare a celebrare qui la novena anche se non in maniera continuativa. La chiesa viene lasciata nuovamente in abbandono, per venire definitivamente smantellata nel 1827, e venire poi ricostruita nel 1919. All’interno la chiesa si presenta ad aula rettangolare a navata singola. All’interno della chiesa si venerale l’antica statua della Madonna, che rappresenta la Madre con il Bambino, che oggi è conservata nella chiesa parrocchiale con il titolo di Vergine del Rimedio o Natività di Maria. Fino al secolo scorso i simulacri erano due, uno più grande che è stato riparato nel 1741 da Gian Bachisio Schirra, e nel 1776 da un sassarese che lo ha arricchito di fiori argentati, ed ha rinnovato le braccia del Bambino, mentre altri interventi si sono susseguiti nel 1826 e nel 1890. L’altro simulacro, di minori dimensioni, da utilizzarsi per le questue, è stato acquistato nel 1777 ed è andato perduto. Nel parco che ospita il Santuario, ricco di vegetazione e corsi d’acqua, si articola un particolare villaggio che è il novenario, composto da decine di Muristenes che la prima decade di settembre si anima di eventi per la Festa dedicata a Maria Ausiliatrice.

Ghilarza-Santuario di Santa Maria di Trempu: facciata Ghilarza-Santuario di Santa Maria di Trempu: interno

La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Madonna che era conservata al suo interno, la Festa campestre di Santa Maria di Trempu, dedicata a Maria Ausiliatrice, Si celebra ogni anno l’8 settembre, e in questa occasione la statua è portata dalla chiesa parrocchiale al novenario il primo giovedì di settembre, giorno in cui ha inizio la novena, che si prolunga fino al sabato successivo. La domenica si svolge la Festa con cerimonie religiose e manifestazioni civili, e si conclude con la processione che riporta il simulacro nella chiesa parrocchiale.

Ghilarza-Festa di Santa Maria di Tempu: locandina Ghilarza-Festa di Santa Maria di Tempu: statua di Santa Maria Ausiliatrice Ghilarza-Festa di Santa Maria di Tempu: manifestazioni civili

I resti del Protonuraghe Sumboe

Ghilarza-Protonuraghe Sumboe: planimetriaDal centro di Ghilarza prendiamo il corso Umberto I e, circa centoventi metri dopo dove è partita a sinistra la via Giacomo Matteotti, prendiamo a destra la via Gannargentu che si dirige verso sud. Percorsi centoventi metri lungo la via Gennargentu arriviamo a una rotonda, la superiamo e prendiamo la seconda uscita che porta nella via Giovanni Paolo II. Precorsi seicento metri svoltiamo a destra e prendiamo la SP34, la seguiamo per tre chilometri e trecento metri, poi seguendo le indicazioni per la chiesa di San Michele prendiamo una deviazione a sinistra e, dopo quattrocentocinquanta metri, vediamo un cancello sulla sinistra che ci porta a un edificio agricolo. Qui, a una distanza sulla sinistra di qualche centinaio di metri, si trovano i resti del Protonuraghe Sumboe, un Nuraghe a corridoio edificato in materiale indeterminato a 241 metri di altezza. Si tratta di un Nuraghe del tipo a corridoio con tre ambienti, uno a destra, due a sinistra e una scala nel finale del corridoio. Sopra l’ingresso è visibile una finestra che dava luce alla camera superiore, con vano a tholos.

Ghilarza-Resti del Protonuraghe Sumboe Ghilarza-Resti del Protonuraghe Sumboe Ghilarza-Resti del Protonuraghe Sumboe

Assieme al Nuraghe Suei di Norbello, il Nuraghe Sumboe è annoverato tra i Nuraghi senza camera, che hanno entrambi, invece di camere, semplici androni coperti parimente da lastre.

Il Santuario di San Michele Arcangelo

Ghilarza: il novenario di San Michele ArcangeloDal centro di Ghilarza prendiamo il corso Umberto I e, circa centoventi metri dopo dove è partita a sinistra la via Giacomo Matteotti, prendiamo a destra la via Gannargentu che si dirige verso sud. Percorsi centoventi metri lungo la via Gennargentu arriviamo a una rotonda, la superiamo e prendiamo la seconda uscita che porta nella via Giovanni Paolo II. Precorsi seicento metri svoltiamo a destra e prendiamo la SP34, la seguiamo per tre chilometri e trecento metri, poi seguendo le indicazioni per la chiesa di San Michele prendiamo una deviazione a sinistra che, dopo un chilometro e settecento metri, ci fa raggiungere a breve distanza dalla riva del lago Omodeo il piccolo villaggo chiamato novenario di San Michele Arcangelo in quanto viene occupato dai fedeli per nove giorni l’anno in occasione della Festa di San Michele Arcangelo.

Ghilarza-Santuario di San Michele ArcangeloAll’interno del novenario, si trova il Santuario di San Michele Arcangelo. È stata la chiesa principale del piccolo villaggio medievale di Uras o Urri, attestato fin dal secolo dodicesimo e nel 1388, che è stato abbandonato a causa della peste prima del 1551, dato che in quell’anno viene indicato in un documento come Vila real de Sanct Miguel de Urri despoblada. Le notizie di archivio contenute nei libri di amministrazione risalgono al diciattesimo secolo, e le più antiche riguardano la loggia che riparava l’ingresso principale dai venti freddi. Nel 1686 vi era un solo Muristene, e nel 1689 se ne è costruito un altro per il cappellano. Nel 1702 le capriate in legno della chiesa vengono sostituite da una struttura ad archi, e la facciata ha un arco barocco. Sino alla fine del diciannovesimo secolo, all’interno dell’aula mononavata vi erano alcuni ex voto, e a conferma di ciò non rimangono che una medaglia al valore militare ed una tela di Luigi Aspetti di Vicenza, dipinta nel 1851 e offerta per grazia ricevuta da un certo Archelao Crispacciu che era scampato a una frana. Alla fine del diciannovesimo secolo i Muristenes erano quindici, dei quali nove appartenenti al Santo e sei a privati. Aumentano di numero nel secolo successivo, in modo da formare un quadrilatero irregolare. Nel parco che ospita il Santuario si articola un particolare villaggio che è il novenario, composto da decine di Muristenes che la prima decade di maggio si anima di eventi per la Festa dedicata a San Michle Arcangelo.

Ghilarza-Santuario di San Michele Arcangelo: facciata Ghilarza-Santuario di San Michele Arcangelo: interno

La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua di San Michele Arcangelo che oggi è conservata nella chiesa parrocchiale e che viene qui portata per i festeggiamenti in suo onore. La Festa campestre di San Michele Arcangelo si celebra ogni anno l’8 maggio è il giorno solenne, e in questa occasione la statua viene portata in processione dalla chiesa parrocchiale al suo novenario il primo giorno di maggio, quando ha inizio la novena che viene celebrata nella tiepida cornice del maggio mediterraneo, e che si prolunga fino al giorno 8, quando si svolgono i riti religiosi e celebrazioni civili. In programma spettacoli folcloristici, musica e balli in piazza. Il rientro in parrocchia avviene l’11 maggio.

Ghilarza-Festa campestre di San Michele Arcangelo: locandina Ghilarza-Festa campestre di San Michele Arcangelo: statua di San Michele Arcangelo

Il Santuario di San Giovanni Battista

Ghilarza: il novenario di San Giovanni BattistaDal centro di Ghilarza prendiamo il corso Umberto I e, circa centoventi metri dopo dove è partita a sinistra la via Giacomo Matteotti, prendiamo a destra la via Gannargentu che si dirige verso sud. Percorsi centoventi metri lungo la via Gennargentu arriviamo a una rotonda, la superiamo e prendiamo la seconda uscita che porta nella via Giovanni Paolo II. Precorsi seicento metri svoltiamo a destra e prendiamo la SP34, la seguiamo per tre chilometri e trecento metri, qui evitiamo la deviazione a sinistra che porta al novenario di San Michele Arcangelo e proseguiamo invece dritti, dopo un altro chilometro e quattrocento metri, in prossimità di una curva a destra, vediamo alla destra della strada il piccolo villaggo chiamato novenario di San Giovanni Battista in quanto viene occupato dai fedeli per nove giorni l’anno in occasione della Festa di San Giovanni Battista. È situato sul versante orientale dell’altopiano basaltico, in posizione dominante un tratto del fiume Tirso.

Ghilarza-Santuario di San Giovanni BattistaAll’interno del novenario, si trova il Santuario di San Giovanni Battista. è sicuramente un edificio assai antico, ma le documentazioni in merito ed i rifacimenti subiti, non permettono una datazione delle sue origini. Fino alla metà del diciannovesimo secolo non esistevano strutture sufficienti per ospitare i novenanti, che venivano accolti nell’ambiente dietro l’altare, in quale fungeva da sagrestia. La chiesa era così modesta e di dimensioni ridotte che non aveva neppure finestre, le quali furono aperte in seguito. Successivamente, nel 1856, viene rifatto l’altare e nel 1873, trasportato il pulpito dal Santuario di San Michele. Nel 1894 viene riparato il tetto. In quegli anni nel novenario non era presente neppure la statua del Santo, mentre un’altra statua, restaurata nel 1890 per opera del napoletano Edoardo Morgioni, si trova nella chiesa parrocchiale. Nel 1891 le capriate sono state sostituite da una struttura ad archi e il pavimento rivestito con lastre di pietra. In seguito, nel secolo scorso, alcuni interventi di consolidamento e di restauro hanno dato all’edificio il suo aspetto attuale. L’impianto originario dell’antico Santuario è del tutto scomparso a causa dei numerosi interventi di restauro che hanno infine donato alla struttura una linea molto semplice. All’interno si presenta a singola navata con facciata dotata di loggiato. Un alloggio temporaneo è stato ricavato dalla sagrestia che un tempo fungeva da ingresso per gli uomini. La chiesa è stata restaurata utilizzando i materiali di quello che era il Santuario di Santa Maria Maddalena, oggi non più esistenate e che un tempo si trovava ad essa vicina.

Ghilarza-Santuari di San Giovanni Battista: facciata Ghilarza-Santuari di San Giovanni Battista: retro della chiesa

La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua di San Giovanni Battista opera dello scultore napoletano Luigi Caputo risalente al 1875, che è conservata al suo interno. Nel parco che ospita il Santuario si articola un particolare villaggio che è il novenario, che dal 15 giugno si anima di eventi per la Festa dedicata a San Giovanni Battista. La Festa campestre di San Giovanni Battista si celebra ogni anno il 24 giugno dopo il novenario. Per questa Festa oltre alle celebrazioni religiose si svolgono numerose manifestazioni civili, ed Il 23, sera della vigilia, viene offerta ai convenuti la cena con pecora bollita.

Ghilarza-Festa campestre di San Giovanni Battista: locandina Ghilarza-Festa campestre di San Giovanni Battista: locandina che illustra le manifestazioni civili

Il Santuario di San Serafino

Ghilarza: il novenario di San Serafino ArcangeloDal centro di Ghilarza prendiamo il corso Umberto I e, circa centoventi metri dopo dove è partita a sinistra la via Giacomo Matteotti, prendiamo a destra la via Gannargentu che si dirige verso sud. Percorsi centoventi metri lungo la via Gennargentu arriviamo a una rotonda, la superiamo e prendiamo la seconda uscita che porta nella via Giovanni Paolo II. Precorsi seicento metri svoltiamo a destra e prendiamo la SP34, la seguiamo per quattro chilometri e settecento metri dove superiamo la curva alla destra della quale si trova il novenario di San Giovanni Battista. Proseguiamo per un altro chilometro e mezzo, svoltiamo a destra ed entriamo nel piccolo villaggo chiamato novenario di San Raffaele Arcangelo, in quanto viene occupato dai fedeli per nove giorni l’anno in occasione della Festa di San Raffaele Arcangelo.

Ghilarza-Santuario di San Serafino: facciata dopo l’ultimo restauroGhilarza-Santuario di San Serafino: facciata prima dell’ultimo restauroSulle pendici dell’altopiano chiamato S’Accontru, in un’ansa del lago Omodeo, all’interno del novenario di San Raffaele Arcangelo, sorge il piccolo Santuario di San Serafino, edificato in stile romanico gotico dai Bizantini. In Sardegna il culto del Serafino è presente solo in questa zona: oltre che Ghilarza, la troviamo a Paulilatino, a Fordongianus e ad Ula Tirso. Il Santuario è stato edificato su costruzioni che, nello stesso sito si sono susseguite a partire dall’epoca nuragica e, attraverso il periodo romanico, sono arrivate ad un edificio bizantino a croce greca, eretto probabilmente nell’ottavo secolo e di cui restano alcune tracce di muratura in mattoni e malta cementizia. Alla costruzione bizantina se ne è sovrapposta un’altra, fatta erigere nel periodo giudicale da Mariano IV di Arborea, tra il 1352 ed il 1376, con pianta rettangolare, abside semicircolare e copertura a capriate lignee, su archi disposti trasversalmente, secondo una tecnica diffusa dagli Aragonesi. In seguito la chiesa è stata dotata di una piccola loggia. Ha tutti gli elementi decorativi comuni alle Chiese dell’oristanese del quattordicesimo secolo. Del periodo giudicale resta un’iconografia scolpita in bassorilievo nella facciata laterale destra, sopra l’architrave di una porta oggi murata, che raffigura al centro San Serafino a sei ali, benedicente, che tiene in mano una foglia di vite e sotto il braccio un rotolo, forse il codice rurale, alla sua sinistra il giudice Mariano IV e dietro di lui la moglie Timbora de Roccabertì, riconoscibili entrambi per il paludamento, mentre alla destra sono presenti un vescovo ed un presbitero. La raffigurazione ricorda probabilmente la promulgazione della legge agraria da parte dello stesso giudice. Inoltre in alto, sopra la lunetta, in ricordo della famiglia giudicale dei Bas-Serra, è presente anche uno stemma del Giudicato d’Arborea, costituito dall’albero diradicato senza le barre, adottato dal giudice Mariano IV dopo la rottura dei rapporti con gli Aragonesi. Lo stemma scolpito sul bassorievo, alla luce delle attuali conoscenze, risulta essere il più antico stemma del Giudicato.

Ghilarza-Santuario di San Serafino: veduta laterale prima dell’ultimo restauro Ghilarza-Santuario di San Serafino: i bassorilievi sopra la porta oggi murata Ghilarza-Santuario di San Serafino: il bassorilevo con San Serafino, Mariano IV, e con altri personaggi Ghilarza-Santuario di San Serafino: il bassorilievo con lo stemma del Giudicato d’Arborea

Nel diciannovesimo secolo la chiesa di San Serafino Arcangelo ha subito alcune modifiche, a seguito delle quali la sua pianta è diventata a croce latina. recentemente la chiesa è stata completamente restaurata ed anche la facciata è stata rinnovata. L’intitolazione e l’iconografia fedele alla Sacra Scrittura, secondo la quale il Serafino è rappresentato con sei ali, la chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua in legno policromo risalente al seicento del Serafino con le ali che è conservata al suo interno, figura alla quale viene attribuita una maggiore importanza rispetto all’altra statua raffigurante San Raffaele Arcangelo che è conservata nella chiesa parrocchiale.

Ghilarza-Santuario di San Serafino: interno verso il prebisterio Ghilarza-Santuario di San Serafino: l’altare maggiore

Nel parco che ospita il Santuario si articola un particolare villaggio che è il novenario, che si anima di eventi per la Festa dedicata a San Raffaele Arcangelo, che viene celebrato il 24 ottobre. Il simulacro di San Raffaele viene portato alla chiesa campestre il terzo giovedì del mese di ottobre, al termine della messa pomeridiana in parrocchia, e fa rientro a Ghilarza dopo dieci giorni. Oltre alla tradizionale novena, officiata quotidianamente a seguito del rosario serale, il terzo sabato di ottobre avviene il rito del giro delle Cumbessias, con la statua che va in visita nelle dimore dei novenanti.. La quarta domenica di ottobre si svolge a Festa di San Raffaele Arcangelo, con la processione all’interno del novenario, seguita dalla messa solenne. Oltre alle cerimonie religiose, si tengono numerosi manifestazioni civili.

Ghilarza-Festa campestre di San Raffaele Arcangelo: locandina Ghilarza-Festa campestre di San Raffaele Arcangelo: processione Ghilarza-Festa campestre di San Raffaele Arcangelo: ballo sardo in piazza

Le cerimonie religiose del novenario di San Serafino di Ghilarza hanno costituito il set del film del 1988 Disamistade di Gianfranco Cabiddu con Massimo Dapporto, laura Del Sol, Joaquin De Almeida e con la partecipazione della grande Maria Carta.

I resti del Nuraghe complesso di tipo misto Orgono

Ghilarza-Nuraghe complesso Orgono: planimetriaTra i diversi siti archeologici presenti nel territorio di Ghilarza il più significativo è il Nuraghe Orgono. Per raggiungerlo, dal centro di Ghilarza prendiamo verso nord est il corso Umberto I che, a trecentocinquanta metri dalla piazza della chiesa parrocchiale di Maria Vergine Immacolata, arriva a uno svincolo dove prendiamo verso destra la via Mandrolisai, la seguiamo per cinquecentocinquanta metri, poi seguendo le indicazioni svoltiamo a sinistra nella via Enrico Mattei, che dopo quattrocentocinquanta metri esce dall’abitato come SP14. Percorsa la SP14 per settecento metri, vediamo alla destra della strada i resti del Nuraghe complesso Orgono. Si tratta di un Nuraghe complesso del tipo misto in ottimo stato di conservazione, costruito a 242 metri di altezza, realizzato con grandi massi di basalto non sbozzati. Ghilarza: i resti del Nuraghe complesso OrgonoQuesto Nuraghe a corridoio, in ottimo stato di conservazione, presenta una struttura disomogenea poiché è stato costruito in diversi periodi, utilizzando tecniche differenti. È costituito da una base ellisoidale realizzata con tecnica ciclopica, congrandi massi non sbozzati, e sopra di essa una torre circolare. Probabilmente in origine il Nuraghe era un Protonuraghe con camera di forma allungata, ovale con copertura naviforme, e presenta alcuni particolari costruttivi abbastanza rari, come ad esempio la scala che parte da un lato nascosto di una nicchia della camera centrale, e una grande nicchia nella muratura esterna, senza comunicazione con l’interno del Nuraghe, di cui non si conosce la funzione precisa. Successivamente è stato chiuso l’ingresso a nord, ed è stata costruita una torre circolare sopra la base, la quale era dotata di copertura a tholos oggi mancante. La sommità è costruita con pietre più piccole e ben squadrate, e sicuramente risale ad un periodo successivo rispetto alla base. Presenta una scala che parte da un lato nascosto di una nicchia della camera centrale della torre, la quale portava alla sommità del Nuraghe.

Ghilarza-Resti del Nuraghe complesso Orgono Ghilarza-Resti del Nuraghe complesso Orgono Ghilarza-Resti del Nuraghe complesso Orgono Ghilarza-Resti del Nuraghe complesso Orgono

Il Nuraghe Orgono di Ghilarza è un singolare monumento che con lo sviluppo delle sue strutture racconta l’evoluzione dell’architettura nuragica, dato che dal Nuraghe arcaico con camera allungata a forma di barca rovesciata, si è passati poi alla torre troncoconica con camera circolare a falsa cupola. I lavori di consolidamento e scavo finora eseguiti hanno consentito il recupero almeno parziale del monumento, già gravemente dissestato e pericolante. Oltre ai segni del diversi momenti di ristrutturazione, anche i depositi stratificati delle due camere raccontano le vicende di utilizzo del monumento dall’età nuragica alla tarda età romana.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Ghilarza ci recheremo a Boroneddu che visiteremo con il suo centro nel quale si trova il Museo della Fiaba Sarda, ed i dintorni dove si trovano il complesso nuragico di su Montigu e la chiesa campestre di San Salvatore.


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