Gonnosnò con nei dintorni il tempio a pozzo e le tre Tombe di giganti di San Salvatore
In questa tappa del nostro viaggio, da Albagiara ci recheremo a Gonnosnò che visiteremo con il suo centro ed i dintorni con la necropoli nuragica di Is lapideddas e con il tempio a pozzo di San Salvatore. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baressa, Baradili, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso GonnosnòIn questa tappa del nostro viaggio, da Albagiara proseguiamo verso sud sulla SP35 della Marmilla, e dopo quasi quattro chilometri arriviamo all’interno dell’abitato di Gonnosnò. Dal Municipio di Albagiara a quello di Goonsnò si percorrono 4.3 chilometri. Il comune chiamato GonnosnòIl comune di Gonnosnò (altezza metri 195 sul livello del mare, abitanti 712 al 31 dicembre 2021) è un centro agricolo ubicato ai piedi della Giara di Gesturi. Si tratta di un comune di collina che basa la sua economia soprattutto sulle attività agro pastorali. Il territorio comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, e offre un panorama di indiscutibile fascino. Il paesaggio è quello tipico della Marmilla con fitti boschi di roverelle, lecci e sughere e colline composte di marna giallina. Appartiene al territorio il versante che va da Scala Pomposa sino a Bruncu Suergiu, e nel suo territorio sono presenti alcune testimonianze archeologiche risalenti al periodo nuragico. Del paese fa parte la frazione Figu, e Figu viene citata nei libri di storia della Sardegna, perché è stato il primo paese in cui, nel 1678, è stato fondato il Monte Granatico. Origine del nomeIl nome è quasi certamente composto di due membri, di cui il primo Gonnos molto probabilmente significa Altura, Poggio, Collina, o Prominenza, mentre il secondo in base ad una interpretazione corrisponderebbe al termine greco Veos ossia Tempio, dando al nome il significato di Tempio di altura. Mentre in base a un’altra interpretazione probabilmente il secondo corrisponderebbe all’aggettivo Nou che significa Nuovo, ed il nome, pertanto, molto probabilmente significherebbe Poggio nuovo, con riferimento a un precedente Poggio vecchio. La sua economiaIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, ortaggi, foraggi, vite, olivo e frutteti. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, caprini, equini, suini e avicoli. Il settore industriale risulta ancora di dimensioni alquanto modeste; tuttavia si registrano aziende che operano nei comparti dell’edilizia, del tessile e della produzione alimentare. È fiorente l’artigianato dei tappeti e degli arazzi, lavorati al telaio manuale. Il terziario si compone di una modesta rete commerciale sufficiente comunque a soddisfare le esigenze primarie della popolazione. Gonnosnò non costituisce meta di significativo richiamo turistico, pur offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali ed effettuare interessanti escursioni nei dintorni. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area viene abitata in epoca prenuragica, nuragica, punica e romana, ed offre notevoli tracce delle varie civiltà che si sono succedute e che hanno dato luogo a una straordinaria sintesi culturale, come i siti nuragici di Nuraghe Nieddu, Nuraghe Tramata, Nuraghe Emmauru, Nuraghe Terr’e Monti, la zona di San Salvatore di Figu, dove sono state rinvenute le tombe dei giganti Sas lapideddas, una delle poche testimonianze del genere nell’Alta Marmilla e il tempio a pozzo, sede di culto, scavato nelle marne e rivestito di lastroni di pietra. I segni di epoca nuragica si mescolano a quelli punici e romani a Bruncu Sergiu, lo sperone roccioso che si protende dalla giara verso l’abitato. Durante il medioevo appartiene al Giudicato di Arborea facendo parte della curatoria di Parte Usellus. Nel 1420, alla caduta del Giudicato, entra a far parte del Marchesato di Oristano, e alla definitiva sconfitta degli arborensi nel 1478 passa sotto il dominio aragonese, divenendo un feudo dei Carroz, Conti di Quirra. Nel 1603 viene incorporato nel Marchesato di Quirra, feudo prima dei Centelles e poi degli Osorio de la Cueva. Nel 1678 nel comune di Figu viene istituito il primo Monte Granatico della Sardegna. Il paese viene riscattato agli ultimi feudatari, gli Osorio de la Cueva, nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, e diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Durante il fascismo, nel 1928 il comune di Gonnosnò e quello di Figu vengono aggregati al comune di Baressa, divenendo sue frazioni. Poi nel 1947 viene istituito, tramite scorporo, il comune di Figu-Gonnosnò, ridenominato Gonnosnò nel 1964. Del comune di Gonnosnò nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a GonnosnòA Gonnosnò svolge le sue attività il Gruppo Folk Sant’Elena, nelle cui esibizioni nel paese ed in altre località dell’Isola è possibile ammirare il costume tradizionale del posto. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Gonnosnò, vanno citate a inizio gennaio, la Giornata del Fungo; il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano; a febbraio, le manifestazioni per il Carnevale; il martedì successivo a Pasquetta, la Festa di San Salvatore nella località omonima dove sorge anche un pozzo sacro; la terza domenica di maggio, la Festa di San Bernardino da Siena; la quarta domenica di maggio, la Festa di San Priamo; il 18 agosto, la Festa patronale di Sant’Elena Imperatrice; il primo lunedì di ottobre, la Festa di Santa Vitalia; a metà dicembre, si tiene l’evento natalizio Paschixedda in Bixinau e Portalis Abertus, che prevede l’apertura dei portali del paese, i mercatini natalizi, la Sagra de Sa petza de satitzu con degustazione di fregola con sugo di salsiccia e Petza de satitzu, il presepe vivente dei bambini, esibizioni corali e balli sardi. Nella frazione Figu ogni anno il 17 gennaio si svolge la Festa di Sant’Antonio Abate, ed inoltre la prima domenica di agosto si svolge la Festa di Santa Maria Vergine Santa, patrona della frazione. Visita del centro di GonnosnòL’abitato ha conservato la sua impronta rurale con il centro storico caratterizzato da case in pietra e magnifici portali, senza lasciarsi condizionare dal cambiamento dei tempi, come dimostra l’assenza di evidenti segni di espansione edilizia; ed ha l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Il Cimitero ComunaleArriviamo a Gonnosnò da nord con la SP35 della Marmilla e, appena superato il chilometro 30, vediamo il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, passato il quale la strada provinciale che entra nel paese assume il nome di corso Umberto. Percorsi trecento metri lungo il corso Umberto, si vede alla sinistra della strada, a una certa distanza, il muro frontale con il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Gonnosnò. Per accedere al Cimitero, dal corso Umberto si prende tutta a sinistra la strada in salita che porta all’interno dell’area industriale ed artigianale di Gonnosnò, ed appena presa qusta strada, alla sua destra, si incontra il muro frontale con il cancello di ingresso del Cimitero. La Chiesa parrocchiale di Sant’Elena ImperatriceProseguiamo verso sud con il corso Umberto e, dopo quattrocentocinquanta metri, si vede alla sinistra della strada la facciata della Chiesa di Sant’Elena Imperatrice, che è la parrocchiale di Gonnosnò. La Chiesa è molto antica, il suo campanile del 1645, uno dei più antichi della Diocesi di Ales, svetta sui tetti con i suoi 28 metri di altezza. Inizialmente la parte terminale del campanile era fatta a piramide con lastre nere in ardesia. Successivamente, verso la fine del seicento, la sommità del campanile è stata modificata ed è stata realizzata una cupoletta rivestita con Ottocento tegolini colorati fabbricati dal maestro Agostino Cau, all’epoca fabbricatore di terre cotte di Gonnosnò. Questi tegolini nella metà degli anni Settanta del secolo scorso sono stati rimossi per problemi di umidità. L’ultimo restauro importante della Chiesa, campanile compreso, risale al 1872, comunque l’’interno della Chiesa è stato nuovamente restaurato circa vent’anni fa. Tali opere sono state effettuate per mettere in risalto i particolari in pietra, che erano stati precedentemente intonacati. Ha l’impianto a una sola navata, il presbiterio sopraelevato rispetto all’aula delimitato da un’elegante balaustrata di pietra del diciottesimo secolo. All’interno, di particolare interesse, sono le due cappelle risalenti al 1690, e sono la Cappella di San Basilio e quella della Madonna del Rosario. Nella Cappella di San Basilio è stato realizzato un importante altare ligneo da falegnami locali, che successivamente è stato perfezionato e abbellito con intagli e dorature dal maestro cagliaritano Paolo Spinalis. Il fonte battesimale risalente al diciattesimo secolo ha un basamento realizzato in pietra e una bussola di copertura lignea con un sportello dipinto nel diciottesimo secolo. Il pulpito ligneo si reggesu un piede a colonna in pietra con capitello realizzato in stile corinzio. L’altare maggiore di pietra, del diciannovesimo secolo, ha il paliotto di marmo policromo del settecento. Si rinnova la devozione dei fedeli di Gonnosnò il 18 agosto per la Festa patronale di Sant’Elena Imperatrice. I festeggiamenti nel paese cominciano la vigilia, il 17 agosto, con la sera i balli sardi in piazza e l’esibizione di gruppi musicali. Il giorno della festa, il 18 agosto, in mattinata si svolge la solenne processione per le vie del paese con il simulacro di Sant’Elena trainato da un giogo dei buoi, accompagnato dai gruppi folk e dai cavalieri. alla processione segue la messa con panegirico, accompagnata dai canti del coro Sant’Elena di Gonnosnò, poi a mezzogiorno Su Ballu de Pratz’e cresia, e a seguire un piccolo rinfresco. Nel pomeriggio animazione e spettacolo per bambini e famiglie, e in serata esibizione dei gruppi musicali. Infine, il giorno successivo balli sardi in piazza ed in serata esibizione dei gruppi musicali, seguita dall’estrazione dei biglietti della lotteria. La Palestra della Scuole ElementariPassata la Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice proseguiamo verso sud con il corso Umberto che, in una quarantina di metri, incrocia a destra la via San Sebastiano ed a sinistra la via Filippo Turati. Superato l’incrocio, dopo una trentina di metri dal corso Umberto parte a destra la via Oristano, e, dopo una trentina di metri, si vede alla sinistra della strada il cancello di ingresso delle Scuole Elementari di Gonnosnò, all’interno delle quali è presente una Palestra polivalente che non è dotata di tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare le attività ginnico motorie e diverse altre discipline. Il Municipio di GonnosnòProseguiano verso ovest lungo la via Oristano e, a quattrocento metri da dove la avevamo presa, prima che parta verso destra la via Alessandro Manzoni, si vede alla destra della strada uno spiazzo sopraelevato sul quale si trova, al civico numero 30 della via Oristano, l’edificio che ospita il Municipio di Gonnosnò, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta dell’Ufficio relazioni con il pubblico, l’Ufficio Protocollo con il messo Comunale, l’Uffficio Segreteria, l’Ufficio Economato, l’Ufficio Cultura, Spettacolo, Pubblica istruzione e Sport, l’Ufficio demografico, la Polizia locale, l’Ufficio Finanziario, personale e tributi, l’Ufficio sociale, ed infine l’Ufficio tecnico. La ex Stazione delle Ferrovie Complementari della SardegnaDal Municipio di Gonnosnò, torniamo indietro lungo la via Oristano e riprendiamo il corso Umberto verso destra ossia in direzione est. Seguiamo il corso Umberto per circa quattrocento metri fino a dove il corso termina prima di uscire dall’abitato come SP35 della Marmilla in direzione di Baradili. Subito prima del termine del corso Umberto, alla sinistra si vede il retro dell’edificio nel quale si trovava la Stazione ferriviaria in cui sono inglobati il fabbricato viaggiatori e il magazzino merci della ex Stazione di Gonnosnò, che oggi fanno parte della Casa di riposo gestita dalla Cooperativa Sociale 8 marzo. La facciata della ex Stazione con il magazzino merci ed il fabbricato viaggiatori, che davano sul piazzale esterno, si trova nella strada quasi parallela che parte a sinistra del corso Umberto, a duecentotrenta metri da dove era arrivata la via Oristano, e che assume il nome di via Funtana vecchia. La Ex Stazione delle Ferrovie Complementari della Sardegna era situata lungo la dismessa linea ferroviaria che collegava Villamar con Ales, tra la stazione di Sini e quella di Curcuris. La stazione è stata realizzata nella prima metà degli anni dieci del Novecento per conto della Ferrovie Complementari della Sardegna, venendo attivata insieme al resto della rete in concessione alla società il 21 giugno 1915. Le Ferrovie Complementari sono state l’unico gestore dell’impianto nel corso della sua attività, durata poco più di quattro decenni.In seguito, con la decisione di sostituire le relazioni espletate sulla ferrovia con autocorse, la stazione di Gonnosnò ha cessato l’esercizio nel 1956, data della chiusura della linea. L’impianto è stato successivamente disarmato, i fabbricati e buona parte del piazzale sono stati poi ristrutturati. Il Campo Sportivo ComunaleDove il corso Umberto termina prima di uscire dall’abitato come SP35 della Marmilla in direzione di Baradili, parte a sinistra la circonvallazione di Gonnosnò che assume il nome di via Enrico Fermi e, dopo un centinaio di metri, si vede alla destra della strada l’ingresso del Campo Sportivo Comunale. All’interno di questo complesso sportivo si trovano un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare trecento spettatori; ed un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune per una novantina di spettatori. Sono, inoltre, presenti un Bocciodromo, non dotato di tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come disciplina il gioco delle bocce; ed una Palestra polivalente, anch’essa non dotata di tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare le attività ginnico motorie e diverse altre discipline. Visita della frazione FiguDel comune di Gonnosnò fa parte anche la frazione Figu (altezza metri 195 sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 1.22 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), per raggiungere la quale dal centro di Gonnosnò prendiamo verso ovest la via Oristano, che ci ha portati al Municipio, passato il quale proseguiamo e dopo crca duecentocinquanta metri raggiungimo le prime abitazioni ed entriamo nella frazione. Il comune di Figu, sorto nel 1771 con l’istituzione dei Consigli comunitativi nelle ville sarde infeudate, sino al 1928 è stato comune autonomo. Viene poi soppresso durante il fascismo divenendo nel 1928, insieme a Gonnosnò, frazione del comune di Baressa. Poi nel 1947 viene istituito, tramite scorporo, il comune di Figu-Gonnosnò, ridenominato Gonnosnò nel 1964, e del quale Figu diventa una frazione. Origine del nome della frazione FiguSull’origine del nome della frazione Figu vi sono due ipotesi, la prima è che il nome derivi da quello del leggendario bandito Figu, mentre la seconda, molto più probabile, lo ritiene legato alla copiosa presenza degli alberi di fico nel suo territorio. La Chiesa parrocchiale della Natività di Maria VergineEntrati nella frazione Figu, percorriamo circa duecentocinquanta metri sulla via Oristano e poi prendiamo a destra la via Santa Maria, dopo una trentina di metri svoltiamo leggermente a destra per rimanere slla via Santa Maria, proseguiamo per quasi un Cantinaio di metri ed arriviamo a vedere di fronte a noi, sopra un’altura, il muro di cinta che racchiude la Chiesa della Natività di Maria Vergine. La Chiesa è stata costruita in cima ad una collina nel 1624, ed è stata la prima Chiesa del comune di Figu. In tempi molto antichi la porta principale della Chiesa guardava a ponente, il che si capisce da un’antica porta che si vede anche oggi murata dietro il presbiterio, mentre ora la facciata della Chiesa guarda, invece, a levante. La Chiesa ha la copertura a capanna, la facciata che culmina con un timpano e presenta sul lato sinistro un contrafforte sul quale poggia un campanile a vela in forma di bìfora con due campane. La porta maggiore è sormontata da un architrave monolito sagomato e squisitamente fregiato, nel quale iI tempo ha corroso una iscrizione antica, ora illeggibile. La Chiesa ha l’impianto a navata unica con copertura lignea. Conserva all’interno diverse statue di cui tre del sedicesimo e diaciassettesimo secolo che rappresentano la resurrezione, la Vergine del rosario e Sant’Antonio Abate, ed anche alcuni paramenti donati a questa Chiesa da Pio XI. Nel tempo sono stati effettuati numerosi restauri nella Chiesa, e gli ultimi restauri importanti effettuati risalgono al 1938, quando si è ristrutturato il tetto, si è edificato un nuovo altare in marmo, ed anche la balaustra e il fonte battesimale, anch’essi in marmo. Nella frazione Figu ogni anno il 17 gennaio si svolge la Festa di Sant’Antonio Abate, ed inoltre la prima domenica di agosto si svolge la Festa di Santa Maria Vergine Santa, patrona della frazione. Il Cimitero della frazione FiguGuardando la facciata della Chiesa parrocchiale della Natività di Maria Vergine, alla sua destra si vede il cancello si ingresso del Cimitero di Figu, che si trova all’estremo settentrionale della frazione. Era stato un tempo il Cimitero del comune di Figu, prima della sua soppressione, ed è diventato in seguito il piccolo Cimitero della frazione Figu. La nuova Chiesa di FiguPer soddisfare le richieste degli abitanti, è stata proposta la costruzione di una Nuova Chiesa da affiancare alla Chiesa parrocchiale della Natività di Maria Vergine. La Chiesa si trova sulla via Oristano, a destra, a duecentodieci metri dall’ingresso nella frazione, una quarantina di metri prima che parta a destra la via Santa Maria. La Chiesa è stata costruita ed è gia oggi visibile, almeno come strattura esterna, mentre non sappiamo nulla della sua struttura interna, e non è ancora noto quando verrà consacrata e resa disponibile per i fedeli. Visita dei dintorni di GonnosnòPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Gonnosnò, sono stati portati alla luce i resti del tempio nuragico a pozzo di San Salvatore; delle Tombe di giganti di Is lapideddas I, Is lapideddas II, Is lapideddas III, Is lapideddas IV; dei Nuraghi semplici Emmauru, Marafiu, su Nuraxi, Terr’e monte, Tramatza. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. La necropoli nuragica di Is lapideddasUscendo verso sud dalla frazione Figu, seguendo le indicazioni è possibile raggiungere l’area archeologica che si trova in località San Salvatore, ma qui vediamo come la si raggiunge dal centro di Gonnosnò. Dalla via Oristano, riprendiamo il corso Umberto verso destra ossia in direzione est e lo seguiamo per duecentottanta metri, poi svoltiamo tutto a destra e prendiamo la via Marmilla, dalla quale dopo un’ottantina di metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la Strada Comunale che collega Gonnosnò con Baressa. Percorsa per quattrocento metri, prendiamo una deviazione a destra sulla strada di accesso a Is lapideddas e San Salvatore, e la seguiamo per settecentocinquanta metri, arrivando a trovare a sinistra la Necropoli nuragica di Is lapideddas, che comprende quattro tombe collettive del tipo indicato come Tombe di giganti, le quali non sono però ben conservate. Si può comunque osservare l’accuratezza con cui sono state edificate, con pietre rettangolari perfettamente squadrate. La Tomba di giganti di Is lapideddas I, Una tomba costruita in pietra calcarea a 211 metri di altezzza, è la meglio conservata, dotata di una grande camera funeraria con pavimento lastricato, e della quale restano pochi blocchi dell’esedra sulla destra e solo pochi filari delle pareti interne della camera. Davanti alla tomba sono state rinvenute diverse tombe a pozzetto di un periodo precedente, indicazione di continuità di uso come area funeraria. Nonostante siano peggio conservate, le altre tre tombe costruite anch’esse in pietra calcarea sono simili, mostrando come facessero parte di un unico complesso funerario. La Tomba di giganti di Is lapideddas II è una tomba a 212 metri di altezza, la Tomba di giganti di Is lapideddas III è una tomba costruita a 214 metri di altezza, e la Tomba di giganti di Is lapideddas IV è una tomba costruita a 213 metri di altezza. Il tempio nuragico a pozzo di San SalvatorePassata la necropoli, proseguiamo lungo la strada di accesso a Is lapideddas e San Salvatore per quattrocentocinquanta metri, poi prendiamo la deviazione a destra che, in meno di un centinaio di metri, porta nel parcheggio per l’area archeologica di San Salvatore, che si trova cinquecento metri a sud ovest rispetto alla necropoli nuragica e consente ai turisti di accedere agevolmente al vicino pozzo nuragico. Da qui sentieri premettono di raggiungere verso destra il pozzo sacro ed anche a sinistra il Centro polifunzionale dell’area archeologica di San Salvatore. L’area, segnalata già nel 1918 da Antonio Taramelli, è stata oggetto di due distinte campagne di scavo dirette dalla Soprintendenza nel 2001 e 2002 e nel 2007. Sfruttando la presenza di acqua a poca profondità, tra il tredicesimo e l’undicesimo secolo avanti Cristo viene costruito l’importante Tempio nuragico a pozzo di San Salvatore, formato da un atrio che immette in una breve scalinata formata da dieci gradini che arrivano fino alla sorgente. La fonte è tutt’ora attiva, con una profondità della vena acquifera di due metri. Nella parte superiore viene realizzata una copertura a falsa tholos del diametro di cinque metri e trenta, a doppio paramento. La pianta generale del pozzo sacro ricalca quella più diffusa, con il classico disegno circolare con inserimento di un triangolo di base, che nella pianta può ricordare una toppa di chiave. Il monumento è stato realizzato con pietra locale tagliata in modo pseudo isodomo. Un corridoio stretto, alto circa un metro e settanta, lungo circa sei metri, coperto con lastre di marna, dava accesso al pozzo, in parte scavato nella roccia e di forma quasi circolare, con un diametro massimo di due metri e quaranta. In epoca punica, intorno al quinto secolo avanti Cristo, la struttura ha subito modifiche importanti, nell’atrio è stato realizzato un vano con al centro un betilo aniconico di circa sessanta centimetri di diametro e al momento conservato per circa un metro di altezza, con al fianco una cista litica. Gli elementi ritrovati nello scavo permettono di ipotizzare che il luogo abbia continuato ad essere utilizzato come luogo di culto. Al momento non sono presenti tracce di epoca romana e alto medievale. I ruderi della Chiesa campestre di San SalvatoreL’occupazione del sito sembra riprendere solo in epoca post medievale, periodo al quale sembra ascriversi il muro di circa quindici metri posto nel settore settentrionale del sito, coperto da una ventina di centimetri di terra d’accumulo. Tra il piano arativo e la muratura si è individuato un deposito di calce e pietrame, costituito dal disfacimento delle parti alte della sottostante struttura realizzata con pietrame di piccole e medie dimensioni, di forma irregolare, posto in opera a piani regolari con calce. Potrebbe costituire il paramento esterno del fianco sud della Chiesa campestre di San Salvatore, le cui strutture non erano state finora localizzate. Da una prima analisi sembra possibile riconoscere una struttura a pianta absidata, con ingresso presumibilmente aperto ad ovest ed abside assai rovinata rivolta ad est. Sono sempre di questo periodo anche le varie tombe semplici trovate a pochi metri di distanza, cui fa riferimnto la pubblicazione Gli inumati presso il pozzo sacro di San Salvatore qui riportata. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Gonnosnò ci recheremo a Sini che visiteremo con il suo centro dove si trova la Chiesa di San Giorgio e dove si svolge la Sagra de su Pani ’e Saba che attira ogni anno migliaia di persone, e con i dintorni nei quali si trova l’Olivo millenario. |