Mandas il paese del Ducato e del trenino verde con il complesso nuragico di su Angiu
In questa tappa del nostro viaggio, da Gesico ci recheremo a Mandas il paese del Ducato e del trenino verde che visiteremo con il suo centro e con i suoi dintorni nei quali si trova il complesso nuragico di su Angiu. La regione storica della TrexentaLa Trexenta è una regione storica della Sardegna situata nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna. La regione della Trexenta si trova interamente nella Provincia del Sud Sardegna ed i comuni che ne fanno parte sono Barrali, Gesico, Guamaggiore, Guasila, Mandas, Ortacesus, Pimentel, Sant’Andrea Frius, San Basilio, Selegas, Senorbì, Siurgus Donigala, Suelli. Il territorio è prevalentemente collinare nella parte orientale e più pianeggiante verso ovest. La zona della Trexenta è un susseguirsi di rigogliose campagne, dove i frutteti si alternano a vigne, oliveti e coltivazioni di cereali. Le sue condizioni climatiche, favorite anche dall’abbondanza d’acqua, determinano una rinomata produzione di vino, olio e grano. In viaggio verso MandasUsciamo a nord dall’abitato di Gesico seguendo la via Sant’Amatore e, passato il Cimitero Comunale, prendiamo la SP30 che, in poco meno di cinque chilometri, ci porta nall’abitato di Mandas. Dal Municipio di Gesico a quello di Mandas seguendo questa strada si precorrono 5.8 chilometri. Altrimenti, da Gesico, potevamo tornare indietro con la SP30 a destra verso est, e, dopo circa tre chilometri, riprendere verso nord la SS128 Centrale Sarda proveniente da Suelli, che, in sette chilometri, ci porta all’interno dell’abitato di Mandas. Dal Municipio di Gesico a quello di Mandas seguendo questa strada si precorrono 10.1 chilometri. Il comune chiamato MandasIl comune di Mandas (pronuncia Màndas, altezza metri 457 sul livello del mare, abitanti 2.009 al 31 dicembre 2021) si estende nella parte nord orientale della Provincia del Sud Sardegna, al confine tra la Trexenta ed il Sarcidano che si trova nella Provincia di Nuoro, sull’altopiano della Trexenta, vicino all’altopiano Giara di Serri. Si tratta di un importante centro agropastorale capolinea della prima e più bella tratta del Trenino Verde, che collega appunto Mandras con Arbatax attraversando alcuni dei più bei paesaggi interni dell’Isola. L’abitato è facilmente raggiungibile tramite la SS128 Centrale Sarda, che ne attraversa il territorio. Agevole si presenta anche il collegamento con la rete ferroviaria, dato che la linea che collega Cagliari con Isili ha uno scalo sul posto. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, dato che si raggiungono i 597 metri di quota. Origine del nomeIl nome, attestato nell’anno 1215 come Mandara, corrisponde al plurale dell’appellativo sardo Mandara che deriva da una base prelatina accostata poi al latino Mandra, termine attestato con il significato di recinto per il bestiame. La sua economiaSi tratta di un comune collinare che, alle tradizionali attività agro pastorali, ha affiancato modeste iniziative industriali. Il settore economico primario è presente in particolar modo coltivazione di frumento e la viticoltura, ed anche con la coltivazione di cereali, ortaggi, foraggi e olivi. Presente anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Per quanto riguarda in secondario, l’industria è costituita da imprese che operano nei comparti del lattiero caseario, dei laterizi, dei mobili, metallurgico ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Mandas non costituisce una meta ambita da turisti, anche se non manca di attrattive. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area nella quale sorge Mandas viene abitata fin dall’epoca prenuragica per la presenza nel territorio di alcune tombe dei giganti. I resti di alcuni Nuraghi e il rinvenimento di un’interessante immagine votiva rappresentante un edificio nuragico con sacello sormontato da una colomba, dimostrano che viene abitata anche in età nuragica. Esistono testimonianze dalla presenza fenicio punica prima e da quella romana poi, della quale, oltre alle vestigia di villaggi e necropoli, si vedono ancora alcuni tratti della strada tra Kalaris ed Ulbiam. Nel Medioevo fa parte del Giudicato di Càralis e della curatoria di Siurgus, di cui costituisce il capoluogo dopo Siurgus. Nel 1258, dopo il crollo del Giudicato, il suo territorio viene presumibilmente incorporato nell’Arborea ma, quarant’anni più tardi, diviene possesso del comune di Pisa. Sconfitto questo dagli Aragonesi, passa sotto la loro dominazione e viene dato in feudo ai Desvall’poi, a metà del quattordicesimo secolo, ai Carroz. La villa, che nel 1355 aveva inviato inviato i propri rappresentanti al Parlamento convocato a Cagliari dal re d’Aragona Pietro IV il Cerimonioso, nel quindicesimo secolo va però decadendo. Insieme ad altre ville che erano appartenute alla curatoria, forma il Marchesato di Terranova, che, nel 1614, il re di Spagna Filippo III eleva a Ducato, l’unico concesso dagli Spagnoli in Sardegna, detto appunto Ducato di Mandas e Villanova. Primo duca di Mandas è Pietro Maza de Carroz, nominato dal re Filippo III di Spagna, che muore tre anni dopo senza eredi. La signoria passa poi a diversi feudatari, e l’ultimo duca è Pedro Tellez-Giron di Alcantara, al quale il paese viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Il paese di Mandas è citato, in quanto tappa di uno dei suoi viaggi in Italia, dallo scrittore britannico David Herbert Lawrence nel libro Sea and Sardinia, ossia Mare e Sardegna, del 1921, nel quale scrive che Mandas è una Stazione ferroviaria di smistamento dove questi trenini si fermano per una lunga e piacevole chiacchierata dopo l’ardua arrampicata sulle colline. Ai sensi della legge regionale del 2001, che ha previsto l’istituzione delle nuove province sarde, il comune di Mandas avrebbe dovuto essere aggregato alla neonata Provincia del Medio Campidano, ma con successiva legge regionale del 2003 si stabilisce invece che resta in quella di Cagliari, della quale fa parte fino alla successiva riforma del 2016, quando il paese viene aggregato alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Il Ducato di Mandas e VillanovaUn complesso di feudi notevole estensione che costituivano il Marchesato di Terranova, nel dicembre 1614 viene elevato dal re di Spagna Filippo III a Ducato, l’unico concesso dagli Spagnoli in Sardegna, detto appunto Ducato di Mandas e Villanova. Il Ducato era costituito da quattro piccole contrade senza continuità territoriale, ed il processo che ha portato alla sua formazione ha avuto inizio nel quattordicesimo secolo, quando gli Aragonesi sono arriti in Sardegna, delineandosi compiutamente nel corso del quindicesimo secolo, quando si è sviluppato il secondo sistema feudale. Il feudo comprendeva un vastissimo territorio, composto dalle antiche curatorie di Siurgus e della Barbagia di Seulo, dalla Barbagia di Ollolai, dalla Baronia di Sicci, e dal Marchesato di Terranova, territori corrispondenti alle regioni storiche che avevano concorso a formare il Ducato. Il primo duca di Mandas è don Pedro ladron y Mendoza, noto anche come don Pedro Maza Carroz, marchese di Terranova, che muore a Valencia tre anni dopo senza eredi, ed anche i suoi fratelli, don luis, don Ramon e dona Brianda muoiono senza figli e discendenti. Ai Carroz, successivamente, seguono i Maza de liçana, i ladron, i Mendoza, i Zuniga e i Tellez Giron. L’ultimo duca è Pedro Tellez-Giron di Alcantara, e il paese viene riscattato a quest'ultimo nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Le principali feste e sagre che si svolgono a MandasA Mandas è attivo il Gruppo Folk Santu Iacu dell’Associazionene Turistica Pro Loco di Mandas. Molto antiche sono le principali feste e sagre che si svolgono a Mandas nel corso dell’anno. Tra tutte occorre segnalare la Festa di Sant’Antonio Abate, che si tiene il 16 e 17 gennaio, in occasione della quale nel cortile della piccola chiesa dedicata al Santo viene acceso il falò chiamato Su fogadoni; il 2 febbraio, caratteristica è la Festa di Nostra Signora della Candelora, riferita alla Presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme quaranta giorni dopo il Natale, con la benedizione delle candele e la processione durante la quale si canta il rosario in sardo; molto sentiti dalla popolazione sono i riti della Settimana Santa, con il rito de Su Scravamentu e la processione de S’Incontru; la seconda domenica di maggio, la Festa di Sant’Isidoro Agricoltore; la domenica vicina al 22 giugno, la Festa di San Giovanni Battista, nella chiesa campestre a lui dedicata; il 25 luglio, Sa Festa Manna, che è la Festa del Patrono San Giacomo; A fine luglio, la Sagra del Formaggio; ad agosto, la Festa dell’Assunta, che vede come cornice la Festa dell’Emigrato; la seconda domenica di ottobre, la Festa di Santa Vitalia, la copatrona di Mandas, che è seguita il giorno successivo dalla Festa di San Francesco d’Assisi; in data diversa, dal 1993, si svolge a Mandas la Settimana di studi sul Ducato di Mandas, una importante manifestazione che permette di ripercorrere la storia del Ducato e di mettere in contatto la cultura del paese con quella spagnola; e, sempre in data diversa, ogni anno si tiene il Festival del libro di viaggio, tre giorni di viaggi immaginari, musica e idee, dedicati soprattutto allo scrittore britannico David Herbert Lawrence. La Festa di Sant’IsidoroOgni anno, la seconda domenica di maggio, a Mandas si svolge l’importante Festa di Sant’Isidoro, che è il patrono degli agricoltori, la cui Festa si celebra il 15 maggio. In occasione di questa Festa viene organizzata una suggestiva e tradizionale processione per le strade del paese, nella quale i trattori vengono addobbati a Festa ed ornati per l’occasione dagli agricoltori del paese con fiori e spighe. Davanti ai trattori sfilano le confraternite, e al centro della processione sfila il simulacro del Santo, condotto al fine di propiziare un buon raccolto. La processione viene accompagnata dai suonatori di launeddas, e dopo la sua conclusione si tiene una messa solenne, che viene officiata nella chiesa parrocchiale di San Giacomo Apostolo. La Sagra del FormaggioOgni anno, a fine luglio, a Mandas si tiene l’importante appuntamento con la Sagra del Formaggio, che dal 2006 è abbinata alla Rassegna regionale delle Produzioni Tipiche locali. Si tratta di un evento a carattere turistico e sociale, che dà un particolare risalto alla produzione del formaggio. l’esaltazione degli antichi sapori, grazie alla promozione e alla valorizzazione delle eccellenze tipiche del territorio, è l’obiettivo che da sempre si prefigge questa sagra. Il centro storico di Mandas viene animato con allestimento stand, mostre, laboratori, dimostrazioni di antichi mestieri, degustazioni, animazione musicale e folkloristica, per tutta la giornata, con i profumi e i sapori di una tradizione antichissima, regalando un’atmosfera di emozioni in un clima accogliente. Visita del centro di MandasL’abitato, interessato da un fenomeno di crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Arriviamo nell’abitato di Mandas da sud con la SP30, che assume il nome di via Giovanni Battista Tuveri; oppure da sud est con la SS128 Centrale Sarda, che assume il nome di via Cagliari e percorre tutto l’abitato da sud a nord. Nel centro, lungo la via Cagliari, oltre all’elegante palazzo Municipale del 1932, sono ancora visibili numerosi Palazzi della nobiltà e borghesia locale, ossia dei Santa Cruz, Gessa, Pasolini, ed interessante è anche l’ex collegio degli Scolopi, oggi Circolo di lettura, risalente al 1864, realizzato grazie ad un lascito, del 1803, di don Bartolomeo Casu, nobile di Mandas arruolatosi nelle truppe napoleoniche. Ed, al termine della via Roma, il maestoso ex palazzo Municipale ottocentesco, un tempo sede anche di pretura e di alcune scuole. Significative anche la casa pisano-Mulliri, pisano: il paxi, Congiu: carta, e la quasi intatta seicentesca Curia ducale, oggi casa del parroco. Il Cimitero ComunaleArrivando a Mandas da Gesico con la SP30, provenendo da sud, raggiungiamo il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, e, alla destra della strada, si vede il lungo muro laterale del Cimitero Comunale di Mandas. Passato il muro laterale, prendiamo la prima deviazione sulla destra, che è la via lamarmora e si dirige verso nord est. Appena presa questa strada, vediamo alla destra il muro settentrionale del Cimitero, nel quale si trova la sua facciata, al cui centro è presente il cancello di ingresso del Cimitero. L’ex convento di San FrancescoArrivando con la SP30, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, le strada prosegue verso nord in direzione del centro, ed assume il nome di via Giovanni Battista Tuveri. Percorsi duecento metri, parte alla sinistra la via San Giacomo, prima di arrivare alla quale si costeggia l’ex convento di San Francesco d’Assisi appartenente alla Provincia di Santa Maria delle Grazie dei Minori Osservanti della Sardegna. Nel 1610, al loro arrivo a Mandas, i cinque frati francescani vengono accolti benevolmente dalla popolazione, e, come attestato da un documento storico redatto dal notaio Francisco CArdia ed oggi conservato nell’Archivio di Stato di Cagliari, dieci giorni dopo il loro arrivo, il duca provvede a fondare a proprie spese il convento di San Francesco, ove i frati si insediano. Nel corso del settecento, in seguito all’invasione degli Austriaci prima e dei Francesi poi, il convento ospita per qualche tempo le monache Clarisse del convento di anta Lucia di Cagliari, mentre i frati si trasferiscono ad alloggiare presso il sacerdote del paese. In seguito, con la soppressione degli ordini religiosi nel 1866, il convento viene definitivamente abbandonato. La struttura del convento, di grandi dimensioni, si sviluppava attorno al caratteristico e ampio chiostro con arcate a tutto sesto, e comprendeva al pianterreno i locali di uso comunitario e al piano superiore le celle dei religiosi. Nelle diverse sale dell’ex convento si possono anche ammirare affreschi di notevole pregio. Gli eventi culturali organizzati nel corso dell’anno nella cornice seicentesca dell’ex convento esercitano sempre un particolare richiamo per la popolazione e per i visitatori. La Biblioteca Comunale Emilio pisano e l’Ostello ComunaleAll’interno dei locali dell’ex convento, si trova quello che era l’oratorio parrocchiale, che dal 2008 ospita la Biblioteca Comunale intitolata a Emilio pisano che era stato il Sindaco che la aveva istituita nel 1973, nonché l’Archivio Storico di Mandas e la mediateca TitoluS dedicata al feudalesimo sardo. Al primo piano, in quelle che erano le cellette dei frati dell’allora convento, è stato ricavato l’Ostello Comunale che è anche la sede dell’Associazione Amici del Cammino di Santu Jacu, nata ad opera di un gruppo di pellegrini e camminanti sui cammini di Santiago, che, avendo constatato l’assenza di un cammino di Santiago in Sardegna, malgrado la tradizione esistente di pellegrinaggi e di luoghi di culto a San Giacomo il Maggiore, si mettono a studiare un itinerario culturale, turistico, religioso e sportivo in terra sarda che possa essere percorso a piedi, a cavallo, in bicicletta. La chiesa sconsacrata dedicata a San FrancescoLa via San Giacomo costeggia il fianco della piccola chiesa di San Francesco d’Assisi annessa all’omonimo convento, la cui facciata si trova più avanti lungo la strada, che è stata sconsacrata. Edificato nel diciassettesimo secolo, l’edificio è caratterizzato da una pianta a unica navata con volta a botte. La modesta facciata ospita il portale ligneo ad arco a tutto sesto, sormontato da un piccolo oculo circolare vetrato. Sulla copertura a capanna con tetto in tegole spicca un piccolo campanile a canna quadrata con aperture di forma semicircolare e sovrastato su ogni lato da un piccolo timpano triangolare. La chiesa del convento è ornata con vividi affreschi con scene agiografiche e della Via Crucis. Attualmente la chiesa viene utilizzata come teatrino parrocchiale. La chiesa sconsacrata della Vergine del Rosario intitolata poi a San CristoforoPercorriamo tutta la via San Giacomo, che dopo centocinquanta metri sbocca sulla via Carlo Alberto. Ad angolo tra questa due strade, alla sinistra della via San Giacomo, si trova la chiesa della Vergine del Rosario prima, poi Intitolata a San Cristoforo ed in seguito sconsacrata. La chiesa che è stata edificata nel diciassettasimo secolo si trova all’interno di un piccolo cortile, vicinissimo all’antico convento di San Francesco. La semplice facciata con tetto a capanna, accoglie un modesto portale in legno ad arco a tutto sesto, sovrastato da una piccola finestra di forma rettangolare. Nel lato destro della chiesa, oltre a un ingresso secondario e a delle piccole finestrelle semicircolari, sono visibili tre possenti contrafforti in pietra. Sul fianco sinistro, si trovano due semplici porticine ad arco. L’edificio presenta una pianta ad una sola navata scandita da tre arcate a tutto sesto ed una copertura interamente lignea. La chiesa sconsacrata ospita il Museo Peregrinatio FideiLa chiesa sconsacrata di San Cristoforo ospita il Museo di Arte Sacra intitolato Peregrinatio Fidei che è stato inaugurato nel 2007, ed è collegato idealmente al Cammino di Santu Jacu in onore del Santo patrono. Il suo allestimento ha permesso il restauro di una collezione di inestimabile valore composta da statue policrome risalenti al sedicesimo e diciassettesimo secolo, e anche argenti ed oggetti sacri che costituiscono il tesoro della chiesa parrocchiale di San Giacomo Apostolo e delle piccole Chiese campestri del territorio mandarese. Gli oggetti erano custoditi all’interno di edifici di culto non più officiati o in precario stato di conservazione, deposti in bui magazzini o custoditi negli armadi delle sagrestie. In particolare si trovano esposti vari oggetti sacri della produzione di Luigi Montaldo, noto argentiere genovese trasferitosi a Cagliari a fine del settecento, che ha realizzato numerosi argenti anche per la cattedrale di Iglesias, di Cagliari e per il palazzo regio. La chiesa parrocchiale di San Giacomo ApostoloCome detto, superata la piazza davanti alla chiesa di San Cristoforo, la via San Giacomo sbocca sulla via Carlo Alberto, e dopo questo incrocio, la via San Giacomo prosegue verso ovest. Proprio all’inizio della prosecuzione verso ovest della via San Giacomo, sulla sinistra, ad angolo con la via Carlo Alberto, si trova un arco passato il quale si raggiunge il retro della chiesa di San Giacomo Apostolo ossia San Giacomo il Maggiore, che è la parrocchiale di Mandas, con il suo campanile. Edificata dagli Spagnoli in stile gotico catalano tra il 1585 ed il 1605, sorgendo su un edificio del quindicesimo secolo. Sorge alla periferia del paese, ed è disposta verso la campagna, circondata da un muraglione. La copertura a due spioventi caratterizza il prospetto, realizzato in pietra, ed all’intersezione è posta una croce. La facciata principale è costituita, al centro, da un grande portale ad arco a tutto sesto, la cui chiave di volta è formata da una grossa pietra scolpita con lo stemma della famiglia Carroz, che all’epoca governava il Ducato di Mandas. Nella parte superiore della facciata si aprono un rosone centrale in asse col portale e due rettangolari laterali. L’aula è a pianta rettangolare, ed ha un’ampia navata centrale con copertura in ginepro poggiante su archi ogivali, e con cinque cappelle laterali per parte, quasi tutte con volta a botte, tranne tre che hanno la volta a crociera, e una di esse è adibita a ingresso. La balaustra del 1833 è in marmo bardiglio estratto a Mandas. Il presbiterio è rialzato rispetto alla navata principale ed è coperto da una volta stellare in pietra tufacea, mentre il pulpito, del 1856, è in marmo bianco.Da ammirare i pregevoli altari lignei settecenteschi, le statue policrome, il coro ligneo e la paratora risalenti al 1640, ed ancora l’altare maggiore del 1777, e il fonte battesimale del 1760. Da notare come la balaustra, la credenza e le acquasantiere siano state realizzate con marmo bardiglio di Mandas. Le nicchie sopra l’altare racchiudono tre belle statue in legno intagliato, dorato e policromo, raffiguranti San Gioacchino e Sant’Anna, del settecento, mentre quella di San Giacomo Apostolo, al centro, è di Scuola toscana del cinquecento e, seppure più antica delle altre, non faceva parte di questo gruppo, mentre probabilmente la statua che completava il gruppo è quella che ancora oggi viene utilizzata per la processione, che raffigura l’Apostolo con le insegne da pellegrino, come l’iconografia del seicento già lo ritraeva universalmente. Di notevole valore artistico sono, nelle cappelle laterali, tre altari in legno intagliato e policromato in stile barocco, eseguiti da intagliatori sardi tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo. Particolarmente degno di nota è il retablo dell’altare del Crocifisso, nella terza Cappella a destra, raffigurante il Crocifisso, la Vergine e San Giovanni, che il rettore Luigi lissia Riccio ha fatto realizzare nel 1732. L’altare è stato poi dorato dal maestro Sisinnio lai tra il 1733 e il 1734. In questa antica Cappella si svolgono i principali riti della Settimana Santa. Presso questa chiesa il 25 luglio, si celebra Sa Festa Manna, che è la Festa del Patrono San Giacomo. Essa ha origini antichissime e sicuramente collegate alla presenza spagnola sull’isola, si conserva una nota scritta risalente alla seconda metà del sedicesimo secolo, quando la popolazione di Mandas per onorare il nuovo patrono costruisce quell’imponente chiesa che oggi è divenuta la chiesa parrocchiale di San Giacomo. La Festa inizia dal 21 al 23 luglio con un triduo di preparazione e messe nella chiesa parrocchiale. Segue il 24 luglio la processione solenne con il simulacro del Santo adornato da un bastone ricoperto di fiori, accompagnata dai cavaieri, suonatori di launeddas e gruppi folk, a cui partecipa tutto il paese. Il 25, giorno della ricorrenza, si celebrano le messe solenni in onore del Santo. Alle celebrazioni religiose, si accompagnano diverse manifestazioni civili con concerti ed eventi gastronomici. La chiesa di San Giacomo di Mandascostituisce, inoltre, una delle tappe del progetto Il Cammino di San Giacomo, chiamato anche Cammino di Santu Jacu, che si svolge ogni anno in Sardegna. Il Cammino di San Giacomo o Cammino di Santu JacuUn’occasione per stare a contatto con la natura e riscoprire la propria spiritualità, questo è il senso del Cammino di San Giacomo, chiamato anche Cammino di Santu Jacu, che si svolge da Cagliari a Mandas. Un cammino che nella sua forma più completa attraversa tutta la Sardegna, con l’asse centrale da Cagliari a Porto Torres, la variante ovest da Noragugume a Oristano, la variante est da Orosei a Olbia, ed inoltre il tratto meridionale nel Sulcis e nelle isole, che tocca e attraversa gli antichi luoghi di culto di San Giacomo il Maggiore nell’Isola. Il tutto per unire con un percorso coerente, il più possibile vario e percorribile da persone con zaino in spalla, in sintonia con l’andare all’imbarco verso ovest a Santiago di Compostela o est verso Roma e Gerusalemme, circa cento comuni con partenza e arrivo a Sant’Antioco e Carloforte, Cagliari, Orosei e Porto Torres, comprese le varianti verso Olbia e Oristano, e riuscendo a collegare la maggioranza delle Chiese dedicate a San Giacomo il Maggiore esistenti in Sardegna, più i resti di alcune antiche Chiese in rovina. La pietra della vergognaLungo la via San Giacomo, proprio davanti all’arco che porta alla della chiesa parrocchiale, è presente un’antica gogna medievale chiamata Sa Perda de Sa Bregungia. Si tratta di una pietra sulla quale, nei secoli scorsi, per ordine del tribunale dell’Intendente provinciale Francesco Gessa, venivano fatte inginocchiare o sedere le donne che si rendevano colpevoli di adulterio, le ragazze madri, gli uomini che commettevano piccoli furti e chiunque si rendeva colpevole di piccole mancanze. Quindi, quando la popolazione usciva dalla chiesa dopo aver assistito alle Sante Funzioni, queste persone erano esposte allo scherno pubblico, e non potevano alzarsi sino a quando l’ultima persona non fosse uscita dalla chiesa. Da qui il nome di Perda de Sa Bregungia ossia di Pietra della Vergogna. La chiesa di Sant’Antonio AbateDalla chiesa di San Giacomo, procediamo in direzione nord est lungo la via Carlo Alberto, dopo poco più di centocinquanta metri svoltiamo a sinistra nella via Giovanni Battista Tuveri, che ci conduce nel centro storico dell’abitato. Dopo appena una trentina di metri, svoltiamo a sinistra nella via Amsicora, e, dopo un’altra trentina di metri, prendiamo a destra la via Giuseppe Manno. Percorsi centocinquanta metri, svoltiamo a destra nella via Sant’Antonio, e, in una ventina di metri, vediamo sulla destra il cancello passato il quale si raggiunge il compendio medioevale di Sant’Antonio Abate, con la duecentesca chiesa di Sant’Antonio Abate. Si tratta di un edificio costruito sopra strutture di epoca romana, con una facciata molto semplice ed un interno ad unica navata. Questa chiesa era la sede della Confraternita delle Anime Purganti, quando attiguo alla chiesa c'’era un Cimitero che troviamo citato in un documento del 1753, conservato nell’Archivio Storico parrocchiale. A Mandas ogni anno si tiene la Festa di Sant’Antonio Abate o di Sant’Antoni de su fogu, molto sentita dalla popolazione, che si svolge il 16 e 17 gennaio. Il pomeriggio della vigilia il parroco officia la Santa messa in onore del Santo, per quella che è la Festa di tutti gli Antonio del paese, e che culmina con la tradizionale adunata della popolazione nei cortile della chiesa, dove viene acceso il falò chiamato Su fogadoni, e dove avviene la benedizione delle candele e del Su Pan'è Saba, un dolce tradizionale preparato a base di mosto. Fino a qualche anno fa si procedeva con la raccolta della legna per le case del paese, una sorta di questua in cui tutti collaboravano offrendo danaro, fave, e ovviamente legname. Che poi veniva porrtato nel cortile della piccola chiesa per preparare il falò. Per tutta la notte del 16 gennaio, al suono delle launeddas, si eseguono i canti detti Is goccius in onore del Santo, e si balla intorno al falò. Il 17 invece, dopo la processione, si celebra la Santa messa. La Casa Museo I lollasa de Is AiaiusuProcediamo in direzione nord ovest sulla via Sant’Antonio, dopo una quarantina di metri svoltiamo a destra per rimanere sulla via Sant’Antonio, e, in un’altra qurantina di metri, vediamo, alla destra della strada, l’ingresso del Museo Comunale Etnografico di Mandas chiamato I lollasa de Is Aiaiusu ossia Le Stanze dei Nonni. Ricavato all’interno di un’abitazione padronale di fine settecento, un tempo appartenuta alle famiglie Marongiu e landis, è stato inaugurato nel 2005 a seguito di un importante restauro. La Casa Museo ripropone un’antica dimora contadina, riprendendo gli ambienti della tradizione locale. Il Museo è diviso in nove ambienti, ognuno dedicato ad una delle diverse attività quotidiane che segnavano le giornate dei contadini, dei pastori e delle loro famiglie: c'è Sa lolla de su forru e de su carru ossia la stanza del forno e del carro, S’apposentu de croccai che è la stanza da letto, Sa lolla de Is ainasChe è la stanza degli attrezzi, Sa lollixedda, Sa lolla de su trellaxiu ossia la stanza del telaio, Su magasinu de su binu che è il magazzino del vino, Sa lolla ossia la cucina, Sa coxinedda ossia la cucina piccola. Si possono così vedere da vicino gli oggetti di uso quotidiano legati alle tradizioni artigianali sarde, come quella della tessitura, delle pentole in rame, della lavorazione del ferro, ancora oggi attiva a Mandas, o della cestineria. Indispensabili per i diversi usi e per le diverse operazioni di accumulo e trasformazione degli alimenti, i cesti venivano un tempo esposti sulle pareti o sui ripiani, così come vengono oggi esposti all’interno del Museo. Una volta raggiunta l’uscita, ci si immette nella classica Lolla obetta ossia nel loggiato aperto, e quindi nell’ampio cortile esterno, nel quale si può vedere un piccolo tratto di un’antica strada romana rinvenuta nel corso di recenti scavi, e la chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate del dodicesimo secolo, che abbiamo già descritta. L’ex Monte GranaticoDall’ingresso della Casa Museo, proseguiamo verso est lungo la via Sant’Antonio e, dopo appena una ventina di metri, sulla sinistra, ad angolo con la via Salvatore Angelo Corria provenienta da sinistra, vediamo l’edificio che ospitava l’Ex Monte Granatico una sobria costruzione risalente alla fine dell’ottocento. Il Monte Granatico era una sorta di banca, dove si effettuava il prestito di grano ai contadini bisognosi, i quali si impegnavano a restituirlo dopo il raccolto con una maggiorazione di circa il cinque per cento. Si rivolgeva in particolare a coloro che vivevano in condizioni di pura sussistenza quando, per il bisogno, erano costretti a mangiare anche quanto doveva essere riservato alla semina, oppure erano costretti a rivolgersi agli usurai. L’ex palazzo MunicipalePassato l’ex Monte Granatico, la prosecuzione della via Sant’Antonio prende il nome di via Salvatore Angelo Corrias. La seguiamo per una cinquantina di metri, e, alla destra della strada, si svilupppa la piazza 4 Novembre, sulla quale si affaccia il maestoso ed elegante Ex palazzo Municipale. Contrariamente a quanto affermato da Pasquale Cugia e da Felice Maria Perra, i quali hanno sostenuto che sia stato costruito nel 1855, dagli atti del comune di Mandas si desume che i lavori di costruzione del palazzo Civico iniziarono nell’ottobre 1859. All’interno del palazzo attualmente vengono ospitate esposizioni, mostre, e si svolgono altri eventi. La chiesa di Santa VitaliaDalla piazza 4 Novembre, la via Roma, che è la prosecuzione verso est della via Salvatore Angelo Corrias, dopo centocinquanta metri sbocca sulla via Cagliari, che è il nome che assume la SS128 Centrale Sarda, la quale percorre tutto l’abitato da sud a nord. Prendiamo la via Cagliari verso sinistra, ossia verso nord, e, dopo poco più di duecentocinquanta metri, vediamo, alla destra della strada, la facciata della chiesa di Santa Vitalia dedicata a quella che è divenuta per fede popolare la copatrona del paese. Costruita nel 1954, la chiesa dedicata alla Santa cagliaritana doveva servire la popolazione ma anche, e, soprattutto, gli anziani della attigua casa di Riposo dedicata a San Giacomo, della quale costituisce la cappella. Presso questa chiesa la seconda domenica di ottobre si svolge la Festa di Santa Vitalia, che viene preceduta dal battesimo della sella a cura dell’Associazione Ippica Cavalieri ducali di Mandas e dalla processione del simulacro della Santa lungo le vie del paese, accompagnata dai Gruppi Folk e dai suonatori di launeddas. La Festa è caratterizzata dalla Santa messa solenne, e seguita da diverse manifestazioni civili comprese le gare poetiche. Questa Festa è seguita, il giorno successivo, dalla Festa di San Francesco d’Assisi, titolare dell’omonimo convento, con la Santa messa in onore di San Francesco nella chiesa parrocchiale di San Giacomo, seguita dalla tradizionale distribuzione del pane. Il Municipio di MandasPassata la chiesa di Santa Vitalia, proseguiamo verso nord con la via Cagliari, e, dopo circa centocinquanta metri, si apre, alla destra della strada, la piazza del Ducato di Mandas, nella quale si affaccia il nuovo Palazzo Municipale di Mandas, edificato nel 1932, il cui indirizzo è al civico numero 1 della piazza del Ducato di Mandas. In questo palazzo si trova il Municipio di Mandas, con la sua sede e con tutti gli uffici che forniscono i loro servizi ai cittadini, che possono essere distinti nelle diverse aree della amministrazione Comunale, ossia in area Amministrativa, area Economica Finanziaria, area Socio: assistenziale e della Publica Istruzione, ed area Tecnica. La Stazione ferroviaria di MandasPassata la piazza del Ducato di Mandas, proseguiano vero nord con la via Cagliari e, dopo trecentocinquanta metri, arriviamo a un incrocio, dove prendiamo a destra la via della Stazione che, in una cinquantina di metri, ci porta nel largo David Herbert Lawrence, nel quale si affaccia la Stazione ferroviaria di Mandas. Si tratta di una stazione oggi attiva solo come impianto capolinea dei servizi turistici ferroviari del Trenino Verde verso Arbatax e Sorgono. Le origini di questa stazione risalgono a quando la Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna costruisce le prime ferrovie della rete a scartamento ridotto dell’isola. Nel 1888 viene inaugurata la linea che collega Cagliari con Isili e con essa la stazione di Mandas, scalo designato a diventare una stazione di scambio, in quanto a poca distanza dallo stesso sarebbe partita una linea diretta verso la costa dell’Ogliastra. Nel 1893 viene, infatti, inaugurato il primo tronco di questa linea, tra Mandas e Nurri. La Società che la aveva creata, nel 1921 viene assorbita dalle Ferrovie Complementari della Sardegna. In seguito, i lunghi tempi di percorrenza e la concorrenza delle autolinee fanno calare notevolmente l’utenza, ma, nel dopoguerra, la tratta è caratterizzata da una crescente domanda di turismo ferroviario, che porta alla nascita negli anni ottanta del progetto del Trenino Verde, che trova nella stazione di Mandas uno degli scali più importanti per questo genere di viaggi. La gestione della stazione passa nel 1989 alle Ferrovie della Sardegna, alle quali subentra nel 2008 l’ARST Gestione FdS, che, nel 1997, chiudono al traffico ordinario la linea per Arbatax, lasciandola però attiva per il traffico turistico. Nel 2010 la stazione passa sotto il controllo diretto dell’ARST. Il parco ferroviario David Herbert LawrenceTra il 6 e 7 gennaio 1921 lo scalo di Mandas viene visitato dallo scrittore inglese David Herbert Lawrence, che diretto da Cagliari a Sorgono in treno, vi sosta soggiornando nella locanda presente all’epoca all’interno della stazione. L’esperienza di Lawrence e della moglie Frida a Mandas viene narrata pochi mesi dopo dallo scrittore nel libro Mare e Sardegna con la descrizione Mandas è un nodo ferroviario dove questi trenini si fermano e si fanno una lunga, felice chiacchierata dopo il loro arduo inerpicarsi su per le colline. In onore di questo scrittore, nella piazza antistante la stazione, è in fase di realizzazione un parco letterario a lui dedicato. La locanda dove ha soggiornato Lawrence ha smesso di funzionare negli anni Quaranta, dopo la morte di Antonello lunetta, il siciliano che la gestiva, ed è rimasta chiusa fino ad oggi. È attualmente in fase di ristrutturazione, avrà al suo interno cinque posti letto rispetto ai nove che c’erano negli anni Venti, ed un ristorante in grado di ospitare sessanta persone, dotato di ampie vetrate dalle quali si potrà ammirare il paesaggio. Successivamente verrà allestito un centro di documentazione museale su Lawrence e sui viaggiatori che hanno raccontato nei loro libri la Sardegna. Gli impianti sportivi Acqua BonaPassata la piazza del Ducato di Mandas, proseguiano vero nord con la via Cagliari e, dopo duecento metri, soltiamo a destra e prendiamo la via della Pineta, che, in trecentocinquanta metri, ci porta al cancello di ingresso del complesso degli impianti sportivi Acqua Bona. All’interno di questo complesso è presente lo Stadio renato Raccis, che è lo Stadio Comunale intitolato il primo giocatore sardo che ha giocato in serie A, ed era originario di Mandas, nel quale si trova il Campo da Calcio con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 500 spettatori, nel quale gioca la squadra della Unione Sportiva Dilettantesca Mandas, partecipante al campionato di Seconda Categoria, girone D della Sardegna. All’interno di questo complesso è presente anche un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune per un centinaio di spettatori. Vicino ad esso si trova, inoltre, un Bocciodromo, che non è dotato però di tribune in grado di ospitare spettatori. Visita dei dintorni di MandasVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Mandas, sono stati portati alla luce i resti della Tomba di giganti Ruina Ilixi, e della Tomba di giganti di s’Arruina de su Procu; dei Nuraghi semplici Mitza ’e Foddi I, Ruina Ilixi; dei Nuraghi complessi Cuccuru Perdixi, Murtas, Santa Barbara, su Angiu; ed anche dei Nuraghi Bidinessi, Cuccuru Murvonis, don Efisi I, don Efisi II, Funtana Zorcu, ladiri, Mitza ’e Foddi II, Natzargius, Pardu, Ruina Fielli I, Ruina Fielli II, Siliqua I, Siliqua II, Simoni, Suxiu, Zidoni, tutti di tipologia indefinita. La chiesa campestre di San Giovanni BattistaDal Municipio di Mandas, prendiamo verso sud la via Cagliari, che è la SS128 Centrale Sarda, e, dopo poco più di cinquecento metri, svoltimo a destra nella via Amsicora, che esce dall’abitato ad ovest. Presa la via Amsicora, dopo seicentocinquanta metri svoltiamo a sinistra nella via San Giovanni, e, dopo duecento metri, vediamo, alla sinistra della strada, la chiesa campestre di San Giovanni Battista che è stata la prima parrocchiale di Mandas. La chiesa sorge nell’omonima zona, ed originariamente se ne conservavano solo pochi ruderi, ma è stata di recente restaurata. Al suo interno, perfettamente conservato, vi è un pezzetto di pavimento risalente al periodo Romanico. Presso questa chiesa campestre, ogni anno il 23 ed il 24 giugno si svolge la Festa di San Giovanni Battista, primo patrono del paese, caratterizzata dalla tradizionale messa cantata. Come da tradizione consolidata, la Festa ha inizio con l’accensione la notte del primo giorno, in ogni rione del paese, di falò disposti negli incroci delle strade, che ricordano quelli accesi in paese anche per la Festa di San Antonio Abate a gennaio, intorno ai quali la gente sosta per tutta la notte. un’usanza particolarmente suggestiva era, inoltre, quella di sancire il legame di amicizia proprio in occasione di questa ricorrenza e, quindi, sotto la protezione di San Giovanni Battista, simboleggiato dallo scambio di un fiore, e per questo gli amici così legati si definivano Goppais o Comparis de froris, ossia compari dei fiori, tenuti a salutarsi con frasi rituali, a darsi del lei, ed a rispettare un particolare codice comportamentale. Le manifestazioni che caratterizzano la Festa di San Giovanni Battista a Mandas affondano le proprie radici nei culti pagani che sancivano, l’inizio dell’estate con il suo solstizio. I fuochi, le corone di fiori e il profondo significato di rinascita della Festa si ricollegano proprio a quest'antico passato rurale e pastorale. Il nuraghe complesso su AngiuDal centro di Mandas usciamo con la SS128 Centrale Sarda verso sud in direzione di Seuni. A tre chilomtri ed ottocento metri dal cartello segnaletico che ha indicato l’uscita dall’abitato, subito dopo aver passato la linea farroviaria, prendiamo una deviazione sulla sinistra che in trecento metri ci porta a parcheggiare, e, percorso un breve tratto a piedi, si raggiunge sulla sinistra il Nuraghe complesso su Angiu noto anche come il nome di Bangiu, che sorge a un’altezza di 414 metri. Il complesso nuragico si estendesu una superficie di circa tre ettari all’interno dei confini meridionali dell’area del comune di Mandas, ed è costituito da un nuraghe di tipo quadrilobato, intorno al quale sorgono i resti del villaggio nuragico. A rendere ancora più interessante e caratteristica l’area del nuraghe sono i vicini villaggi d’epoca punica e romana, dei quali sono visibili ancora oggi i resti, dato che il complesso è stato rifrequentato anche in periodo punico e romano. Il compito di portare alla luce il complesso è stato affidato ai lavoratori residenti nel paese stesso di Mandas, sotto la vigile direzione degli specialisti della Sovrintendenza dei Beni Culturali, ed ora proseguono i lavori di scavo e consolidamento del complesso, grazie ad un nuovo finanziamento. Sarà presto realizzata una strada per collegare tra loro due siti archeologici di Mandas, ossia l’importante area archeologica di Santa Lucia e il complesso nuragico punico e romano di su Angiu, la nuova strada permetterà un facile accesso ai due siti, agevolando i turisti. Da questo complesso nuragico proviene la Navicella votiva lunga sedici centimetri, offerta in dono, si dice, da un signor Giuseppe Deiana, ed oggi conservata nel Museo Nazionale Archeologico di Cagliari. La navicella termina a pruna con una protome bovina, possiede un parapetto traforato, delimitato da quattro colonnine terminanti a disco, ed ha al centro una colonna sormontata da un simbolo costituito da due corna di toro o da un crescente lunare, sopra il quale è posata una colomba, che probabilmente simboleggia la Grande Dea Madre. Nelle due foto si vede il confronto della protome bovina della navicella con il muso di un bufalo africano abbattuto. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Mandas ci recheremo a Serri che visiteremo con il suo centro e i dintorni dove si trova il Santuario federale di Santa Vittoria nel quale sono stati rinvenuti i famosi bronzetti di Serri. |