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Meana Sardo con il suo centro abitato ed i dintorni nei quali si trova l’imponente reggia nuragica Nolza


In questa tappa del nostro viaggio, da Atzara scenderemo verso sud ritornando nella Barbagia di Belvì, dove visiteremo Meana Sardo con il suo centro abitato ed i suoi dintorni nei quali si trova l’imponente reggia nuragica Nolza.

La Regione storica della Barbagia di Belvì

La Barbagia di BelvìLa Barbagia di Belvì (nome in lingua sarda Barbàgia de Brevìe), chiamata anche Barbagia centrale, è una Regione storica della Sardegna centrale. Corrisponde alla parte centrale della Barbagia e si trova tra le regioni del Mandrolisai a nord, il Sarcidano e la Barbagia di Seulo a sud. In periodo giudicale ha fatto parte del Giudicato d’Arborea del quale costituiva una Curatoria, che veniva chiamata Curatoria della Barbagia di Meana, da nome dell’omonimo paese. È una delle regioni della Barbagia che fu meno sottoposto all’egemonia dei feudatari, a parte qualche tentativo sfociato in insurrezioni popolari. Fino alla metà del 1700 il paese chiamato Belvì era, infatti, governato da un rappresentante scelto tra i capifamiglia. Della Barbagia di Belvì fanno parte i comuni di Aritzo, Belvì, Gadoni e Meana Sardo.

In viaggio verso Meana Sardo

Percorsi fuori dall’abitato di Atzara circa otto chilometri, arriviamo ad entrare nell’abitato di Meana Sardo. Dal Municipio di Atzara a quello di Meana Sardo si percorrono 9.1 chilometri.

Il comune chiamato Meana Sardo

Meana Sardo: veduta dell’abitatoMeana Sardo-Stemma del comuneIl comune chiamato Meana Sardo (nome in lingua sarda semplicemente Meana, altezza metri 588 sul livello del mare, abitanti 1.602 al 31 dicembre 2021) è un centro collinare situato nella parte sud occidentale della Provincia di Nuoro, ai confini con quella di Oristano. Si trova in posizione panoramica sotto il monte Sant’Elia, ad ovest delle montagne della Barbagia di Belvì, al limite con le colline del Sarcidano e del Mandrolisai. Meana Sardo viene, comunque, considerato appartenente alla Barbagia di Bitti, della quale costituisce il comune più ad occidente, ed è attraversato dalla SS128 Centrale Sarda. Il territorio Comunale, ricco di fonti, corsi d’acqua e di macchia mediterranea, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 1.083 metri di quota.

Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania.

Origine del nome

Il nome del paese ha assunto l’attuale forma Meana Sardo nel 1862 per essere distinto da Meana di Susa in Piemonte, però si è commesso l’errore di usare l’aggettivo specificativo al maschile anziché al femminile, ed è attestato come Meana per la prima volta nel 1341. Tale denominazione è l’effetto di una importante circostanza di carattere geografico, dato che se nella carta geografica della Sardegna si punta un compasso su Meana, si constata che questo villaggio è a distanza quasi perfettamente uguale dall’estrema punta settentrionale dell’Isola alla sua punta meridionale, e dalla sua costa orientale a quella occidentale. Il nome deriva, inoltre, dalla parola latina Mediana, in quanto nel territorio passava la strada romana che da Cagliari, attraversando Bhiora ossia Serri, Valenza ossia Nuragus, Mediana ossia Meana Sardo, Augustis ossia Austis, Sorabile che si trovava presso Fonni, Caput Tirsi, raggiungeva Olbia. Mediana era situata, appunto, a metà del percorso tra Cagliari e Olbia.

La sua economia

La sua economia è basata principalmente sulle attività agricole e zootecniche. Il settore agricolo è presente con la coltivazione di cereali, ortaggi, foraggi, ulivi, viti e altri alberi da frutta, e quello zootecnico con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da aziende che operano nei comparti lattiero caseario, dei laterizi, della produzione di mobili ed edile. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Sebbene non rappresenti una meta turistica particolarmente rinomata, offre comunque la possibilità di godere di un bel paesaggio e di effettuare interessanti escursioni nei dintorni dell’abitato. Di particolare attrazione sono le vicine cime del Gennargentu e gli interessanti siti archeologici, in particolare i Nuraghi Maria Incantada, Nolza e Genna Corte.

Brevi cenni storici

Meana Sardo-Il menhir rinvenuto in località PoluMeana Sardo-Una delle tre statuine rappresentanti la Dea Madre rinvenute in località PoluIl territorio viene abitato fino dai tempi preistorici, come attestato dal menhir ritrovato in località Polu, dove sono state trovate anche tre bellissime statuine che risalgono al Neolitico Medio e che raffigurano la Dea Madre mediterranea, dalle forme obese simbolo di fertilità e prosperità, ed anche dalla presenza nel territorio di alcuni Nuraghi e soprattutto dell’imponente reggia nuragica Nolza. Viene poi abitato in epoca romana, come dimostra la presenza di necropoli ed oppidum romani. I pochi resti delle Chiese di Sant’Elena e Sant’Elia attestano la frequentazione del territorio anche nel periodo bizantino. Durante il periodo medioevale il borgo di Meana, il cui nome appare per la prima volta nel dodicesimo secolo nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, appartiene al Giudicato di Arborea, e viene nominato capoluogo della Barbagia di Meana, della quale inizialmente è capoluogo finché lascia il posto a Belvì. Alla caduta del Giudicato nel 1420 viene aggregato ai territori del Marchesato di Oristano, e alla definitiva sconfitta degli arborensi nel 1478 passa sotto il dominio aragonese, per essere incorporato nella signoria della Barbagia di Belvì. I diversi tentativi di affidare il villaggio a vari feudatari si concludono con la restituzione al fisco reale. Gli abitanti, infatti, si sono ribellati ripetutamente all’imposizione dei pesanti tributi feudali. Infine, nel 1507, i meanesi ottengono il privilegio di essere amministrati da un loro compaesano. Col passaggio del regno di Sardegna a casa Savoia il paese, che era riuscito a liberarsi dei feudatari spagnoli, conosce il giogo feudale entrando a far parte della Contea di Santa Sofia, assegnata in feudo a Salvatore Lostia che aveva ottenuto l’infeudazione dei redditi civili della Barbagia di Belvì. Rimane sotto la signoria dei Lostia fino al 1839, quando viene riscattato a seguito dell’abolizione del sistema feudale. In periodo sabaudo, con la costituzione del Regno d’Italia, nel 1862 viene cambiata la denominazione dello storico comune di Meana, che diventa Meana Sardo. In periodo repubblicano, del comune di Meana Sardo nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Meana Sardo

Durante le feste e sagre che si svolgono a Meana Sardo è possibile assistere alle esibizioni del Gruppo Folk Proloco di Meana Sardo, del Coro Polifonico Giovanni Pierluigi da Palestrina e del Coro Polifonico Mediana, ed, in occasione delle feste e ricorrenze, è anche possibile ammirare il bel costume tradizionale di Meana Sardo.

Meana Sardo-Sfilata del 'Gruppo Folk Proloco' di Meana Sardo Meana Sardo-Foto del 'Coro Polifonico Giovanni Pierluigi da Palestrina' di Meana Sardo Meana Sardo-Foto del 'Mediana' di Meana Sardo

Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Meana Sardo citiamo, il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, per la quale la sera della vigilia viene preparato Su fogadone, ossia del grande falò, che oggi rischiara la piazzetta antistante la chiesa di Sant’Antonio Abate; il 20 gennaio la Festa di San Sebastiano, per la quale i festeggiamenti iniziano la sera della vigilia con la preparazione de Su Fogu de Santu Trebestianu, ossia del grande falò, nei due rioni del centro storico; i festeggiamenti per il Carnevale; dopo i festeggiamenti della Settimana Santa, il lunedì di Pasqua si tiene la sagra denominata Pasquetta di Santu Lussulgiu presso la piccola chiesa campestre di San Lussorio; l’ultima domenica di giugno la Festa di San Giovanni Battista, per la quale in concomitanza con i festeggiamenti religiosi si svolge anche la Mostra regionale dei formaggi ovi-caprini della Sardegna; a fine luglio, la manifestazione Costuminis e Cuaddus, con la sfilata a cavallo e la serata folk internazionale; il 24 agosto la Festa di San Bartolomeo, che è il Santo patrono e che dura tre giorni, le cui celebrazioni religiose iniziano il giorno della vigilia con un ciclo di preghiere; dall’8 al 10 di settembre la Festa di San Salvatore; nel mese di ottobre, la manifestazione Cortes Apertas che è inserita nel circuito Autunno in Barbagia, e per l’occasione vengono aperti le cortes ossia i cortili delle case private, le domos antigas ossia le case antiche, e i magasinus che sono le cantine, con l’esposizione e la vendita di prodotti tipici sia alimentari che di artigianato.

Meana Sardo-Festeggiamenti per il Carnevale Meana Sardo-Festeggiamenti per la Settimana Santa Meana Sardo-Festa di San Giovanni Battista Meana Sardo-Manifestazione 'Costuminis e Cuaddus' Meana Sardo-Festa patronale di San Bartolomeo Meana Sardo-Festa di San Salvatore Meana Sardo-Autunno in Barbagia

La Festa di San Giovanni Battista con la mostra regionale dei formaggi ovi-caprini della Sardegna

L’ultimo sabato e l’ultima domenica di giugno si svolge la Festa di San Giovanni Battista. Il sabato si svolgono i vespri, poi la domenica le manifestazioni religiose, seguite dalla cena offerta dal comitato di San Giovanni e dai cantori del Coro Polifonico di Meana Sardo. Seguono balli in piazza con i gruppi folk. La Festa in onore del Santo comprende anche la Mostra regionale dei formaggi ovi-caprini della Sardegna, che è una Sagra del formaggio, che costituisce un’occasione per deliziarsi il palato con gli ottimi pecorino e caprino sardo.

Visita del centro di Meana Sardo

Meana Sardo-Giovani in costume tradizionale davanti a un portale del centro storicoEntriamo in Meana Sardo da nord ovest con la SS128 lungo la quale, subito dopo il chilometro 89.6, si arriva al cartello segnaletico che indica il paese, passato il quale, all’interno del centro abitato, la SS128 assume il nome di via Roma, nome che conserva durante tutto l’attraversamento fino ad uscire dal paese da sud est. Di notevole suggestione le vie del centro storico di Meana Sardo rivelano scorci di antiche strade. Il centro storico dell’abitato conserva elementi strutturali e architettonici di un tempo lontano ed alcuni splendidi esemplari sono ancora visibili in molte case private. Sono presenti antiche abitazioni costruite in pietra scistosa e abbellite da portali ad arco in stile campidanese, o dalle bellissime cornici del diciassettesimo e diciottesimo secolo in trachite e arenaria, di stile gotico-catalano, opera di artigiani locali chiamati picapedreris.

La palestra Comunale

Dopo aver incontrato le prime abitazioni, la via Roma, entrata nel paese in direzione sud est, compie una curva verso sud ovest. Percorsi circa settecentocinquanta metri, svoltiamo a destra nella via Gennargentu e, dopo un centinaio di metri, arriviamo al cancello di ingresso delle Scuole secondarie di Meana Sardo. All’inteno di questo complesso scolastico si trova la Palestra Comunale, senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare pallacanestro ed anche altre attività ginnico motorie.

Meana Sardo-Ingresso delle Scuole secondarie Meana Sardo-Palestra Comunale: esterno Meana Sardo-Palestra Comunale: interno

La chiesa del Santissimo Salvatore o di San Salvatore

Evitando la deviazione nella via Gennargentu, percorriamo un altro centinaio di metri lungo la via Roma e troviamo, sulla destra, la piazza San Salvatore, nella quale si affaccia la chiesa del Santissimo Salvatore o di San Salvatore, il lingua sarda Cresia de Santu Trabadore. La prima testimonianza di questa chiesa ci viene da una seduta parlamentare del 26 maggio 1484 svoltasi a Granada, in cui il braccio ecclesiastico dichiarava di esserne in possesso già da tempo. Questo documento e l’intitolazione a San Salvatore non escludono una origine medioevale della chiesa. Alcuni studi riferiscono di un’aula rettangolare con abside fondale semicircolare, il che potrebbe essere un ulteriore indizio di una predente datazione con riferimento a modelli romanici. L’aspetto, che ci hanno consegnato i resoconti e le foto storiche e per buona parte l’attualità, ci racconta di una chiesa che per tipologia è riconducibile nella sua semplicità ad una declinazione dei modelli iberici secondo i caratteri e le tecnologie dell’edilizia popolare di questa area geografica. In seguito la chiesa è stata più volte pesantemente rimaneggiata, subendo varie modifiche che ne hanno cambiato le caratteristiche originarie, tanto da non poter più risalire alla sua struttura originaria.

Meana Sardo-La chiesa di San Salvatore Meana Sardo-chiesa di San Salvatore: facciata

La chiesa sorge su uno sperone roccioso di tipo scistoso, di cui sono visibili gli affioramenti nel sagrato intorno alla chiesa sul muro che costeggia la vecchia via Nazionale. Il banco di roccia del sagrato è stato tagliato sul lato destro, tra il 1863 ed il 1879, per consentire la realizzazione della via Nazionale diventata poi la SS128. È stato in seguito tagliato anche sul lato sinistro, negli anni sessanta del novecento, per consentire l’accesso carrabile nel cortile sul lato sinistro della chiesa. Il modesto prospetto esterno presenta al centro il portone di ingresso in legno sormontato da un piccolo oculo circolare. Alla sommità del tetto a doppio spiovente, con copertura in tegole, spicca una campanile a vela, con una monofora a tutto sesto. L’interno presenta un ambiente unico di forma rettangolare, con copertura in incannicciato.

Meana Sardo-chiesa di San Salvatore: interno verso il presbiterio Meana Sardo-chiesa di San Salvatore: altare maggiore Meana Sardo-chiesa di San Salvatore: statua di Cristo sopra l’altare maggiore Meana Sardo-chiesa di San Salvatore: statua di Maria Immacolata Meana Sardo-chiesa di San Salvatore: statua di Sant’Antonio da Padova con il Bambino Meana Sardo-chiesa di San Salvatore: statua di Sant’Isidoro Meana Sardo-chiesa di San Salvatore: interno verso il portale di ingresso

La Festa di San Salvatore si svolge dall’8 al 10 del mese di settembre. In onore del Santo si organizza a Meana Sarda una Festa particolarmente ricca di manifestazioni, con la celebrazione della messa seguita dalla processione.

La chiesa di Sant’Antonio Abate con la festa di Sant’Antonio Abate

Percorsi ancora circa centosessanta metri sulla via Roma, prendiamo a destra la via Guglielmo Marconi, dopo una settantina di metri svoltiamo a destra in via Sant’Antonio, che, in novanta metri, ci porta nella piazza Sant’Antonio, nella quale si affaccia la chiesa di Sant’Antonio Abate, in lingua sarda Cresia de Sant’Antoni. Si tratta di una piccolissima chiesa situata nell’omonimo quartiere, che viene citata per la prima volta in documenti d’archivio del 1630. La chiesa è stata quasi completamente ricostruita nel 1962 su un precedente edificio, che costituiva la chiesa parrocchiale di Meana Sardo.

Meana Sardo-La chiesa di Sant’Antonio Abate Meana Sardo-chiesa di Sant’Antonio Abate: facciata

Le murature sono in cemento armato e pietrame misto, intonacate e tinteggiate di bianco e giallo. La facciata è in pietra a vista e sul prospetto si apre il portale d’ingresso con arcata a tutto sesto, sormontato da un oculo vetrato circolare, con una croce. Il tetto a doppio spiovente ha copertura in tegole. L’interno presenta una semplice pianta con un ambiente a navata unica con il presbiterio sopraelevato da un gradino, con le finestre laterali di forma ogivale.

Meana Sardo-chiesa di Sant’Antonio Abate: interno verso il presbiterio Meana Sardo-chiesa di Sant’Antonio Abate: altare maggiore Meana Sardo-chiesa di Sant’Antonio Abate: interno verso il portale di ingresso

La chiesa viene utilizzata assai di rado, quasi esclusivamente il 17 gennaio in occasione della Festa di Sant’Antonio Abate, quando il comitato organizza i festeggiamenti in onore del Santo con la preparazione la sera della vigilia de Su fogadone, ossia del grande falò, che oggi rischiara la piazzetta antistante la chiesa. Negli ultimi anni è l’unico che viene acceso, ma abitualmente si accendevano tanti fuochi, pressoché in ogni vicinato e le persone si spostavano di falò in falò per visitarli in un clima di festa. Segue la distribuzione dei dolci tipici meanesi, accompagnata dall’assaggio dei primi vini di stagione. Vengono anche offerte le Fà cun laldu, ossia le fave con lardo, cucinate attorno ai falò.

La chiesa di San Francesco Saverio

Dove il vico Sant’Antonio sbocca sul corso Giovanni Mura Agus, svoltiamo a destra e seguiamo il corso Giovanni Mura Agus verso ovest per una quarantina di metri, fino a che da sinistra sbocca la via Camillo Benso Conte di Cavour. Prendiamo questa strada e troviamo subito sulla destra la facciata della chiesa di San Francesco Saverio, in lingua sarda Cresia de Santu Franciscu. Questa chiesa è la più recente delle strutture di culto del paese, la sua costruzione risale infatti agli inizi del ventesimo secolo. È stato un mecenate meanese che ha voluto costruire, non molto distante dalla distrutta struttura originaria, l’attuale chiesa di San Francesco, edificata tra il 1692 e il 1706 a spese di benefattori privati. Per la sua costruzione sono stati utilizzati anche i materiali provenienti dall’antica chiesa dedicata a San Francesco, che è stata sconsacrata nel 1851, e che si trovava in stato di completo abbandono. Una lastra marmorea murata all’interno ci ricorda il nome del mecenate e la data della sua costruzione. La chiesa è stata in seguito ricostruita nel 1922.

Meana Sardo-La chiesa di San Francesco Saverio Meana Sardo-chiesa di San Francesco Saverio: facciata

L’edificio, inserito in una cortina di abitazioni, emerge per la pretenziosità formale della facciata esterna, con terminale piano ed elementi decorativi laterali, coronata da un piccolo campanile a vela in trachite posizionato al centro della facciata, forse recuperato dall’antica struttura. La facciata è intonacata e tinteggiata, sull’ingresso principale si apriva una finestra a mezza luna, ora obliterata. All’interno presenta una modesto impianto a navata unica, con il presbiterio sopraelevato da tre gradini. Le murature sono in cemento armato, intonacate e tinteggiate in policromia. La chiesa è pavimentata con lastre di marmo di Orosei nel presbiterio e mattonelle marmette nella navata, presenta coperture in legno e tegole curve. Nel 2008 sono stati aggiunti l’altare, la sede e l’ambone in marmo.

Meana Sardo-chiesa di San Francesco Saverio: Meana Sardo-chiesa di San Francesco Saverio: altare maggiore Meana Sardo-chiesa di San Francesco Saverio: statua di San Francesco Saverio Meana Sardo-chiesa di San Francesco Saverio: statua della Madonna col Bambino Meana Sardo-chiesa di San Francesco Saverio: interno verso il portale di ingresso

Il Cimitero Comunale di Meana Sardo

Dalla chiesa di Sant’Antonio Abate, invece di continuare sulla via Sant’Antonio, proseguiamo dritti, prendendo, di fronte alla chiesa, il vico Sant’Antonio. Dopo una cinquantina di metri la strada sbocca sul corso Giovanni Mura Agus, e svoltiamo a destra ossia verso ovest, lo seguiamo per centotrenta metri, arriviamo a una rotonda alla quale proseguiamo dritti sulla via Canonico S. Sanna. Dopo meno di duecento metri, troviamo, alla destra della strada, la deviazione che in un centinaio di metri porta all’ingresso del Cimitero Comunale di Meana Sardo. Il Cimitero si sviluppa poi alla destra della prolungazione della via Canonico S. Sanna, al di sopra di un rialzo del terreno.

Meana Sardo-Cimitero Comunale: cancello di ingresso Meana Sardo-Cimitero Comunale: veduta del Cimitero dalla via Canonico S. Sanna

Il nuovo Campo da Calcio di Meana Sardo

Proseguendo ancora sulla strada che ci ha portato al Cimitero, dopo cinquecento metri troviamo alla sinistra il nuovo Campo Sportivo di Meana Sardo, nel quale è presente il Nuovo Campo da Calcio, in lingua sarda chiamato Su Campu Nou, con fondo in erba naturale, e dotato di tribune per gli spettatori.

Meana Sardo-Nuovo Campo sportivo: cancello di ingresso Meana Sardo-Nuovo Campo sportivo: il campo da Calcio

A livello maschile la formazione dai colori sociali gialloverdi, il G.S. Meana Sardo, è stata in Prima Categoria per parecchi anni, ed attualmente milita in Seconda Categoria. A livello femminile è originaria del paese la calciatrice Daniela Mattana, che ha militato da giovanissima in Serie A con l’Atletico Oristano.

L’antico frantoio chiamato Sa Domu ’e Molinu

Dalla chiesa di Sant’Antonio Abate, invece di continuare sulla via Sant’Antonio, proseguiamo dritti, prendendo, di fronte alla chiesa, il vico Sant’Antonio. Dopo una cinquantina di metri la strada sbocca sul corso Giovanni Mura Agus e svoltiamo, questa volta, a sinistra ossia verso est. Subito alla sinistra della strada si trova l’antico frantoio chiamato Sa Domu ’e Molinu, che si compone di un edificio di circa duecentiventi metri quadrati, a unico piano, con corte aperta, la cui delimitazione è solo in parte leggibile, a causa di varie demolizioni di murature, eseguite negli ultimi decenni nell’area. Presenta un portale di accesso alla corte, realizzato in muratura di scisto e malta a base di terra, con conci in granito in chiave, nel quale è incisa la data di edificazione con le iniziali del proprietario, e all’imposta dell’arco a tutto sesto, mentre al suo interno si colloca un portone ligneo. L’edificio è interamente realizzato in muratura di pietra informe di scisto a vista, in parte altamente rivisitate durante gli ultimi restauri. Interessante al suo interno l’ambiente che conserva ancora la macina. Nel prospetto sud si possono osservare le bucature meno alterate, con piattabanda, in pietrame informe di granito. La malta adoperata è a base di terra argillosa, attualmente stuccata con malta a base di calce o bastarda. È interessante il pozzo di approvvigionamento d’acqua presente davati all’edificio.

Meana Sardo-L’antico frantoio chiamato Sa Domu ’e Molinu Meana Sardo-L’antico frantoio chiamato Sa Domu ’e Molinu Meana Sardo-Antico frantoio chiamato Sa Domu ’e Molinu: il pozzo di approvvigionamento dell’acqua

Il Municipio di Meana Sardo

Lungo il corso Giovanni Mura Agus, passato l’antico frantoio chiamato Sa Domu ’e Molinu, proseguiamo verso est per una cinquantina di metri, fino a trovare, alla destra del corso, uno slargo chiamato piazza 4 Novembre, già via del Municipio. Nella piazza 4 Novembre, al civico numero 1, si trova il palazzo che ospitava il Monte Granatico, ossia la banca del grano, di Meana Sardo, e che oggi ospita il Municipio di Meana Sardo. Meana Sardo-Il Municipio di Meana SardoL’edificio ha una pianta rettangolare di poco più di duevento metri quadrati, e si sviluppa su tre livelli, con sul cantonale una torretta dove c'è un grande orologio. Le murature sono interamente ricoperte da intonaci a base cementizia, con pittura superficiale, mentre i solai sono realizzati in cemento armato, come anche la copertura. Il prospetto principale è simmetrico, e presenta un’alternarsi di porte e finestre al piano terra, solo finestre nel primo livello, porta centrale con balcone e due finestre all’ultimo livello. Conserva solo in parte le finiture, dato che è stata modificata in particolare la fascia sulle finestre del secondo piano, fino a pochi anni fa simile alla finithra del piano terra. All’interno, al piano terra sono presenti due archi in mattoni e delle porte sormontate da piattebande, sempre in mattoni. Una grande scala centrale è realizzata in cemento armato, con pedate e alzate rivestite in marmo.

L’edificio ospita la sede dell’amministrazione Comunale, e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese, ossia gli uffici dell’Area Servizi Amministrativi e Affari Generali, che comprende la Segreteria Generale e Contratti, gli Affari Generali, i Servizi Demografici, l’Ufficio Protocollo, l’Ufficio Relazioni con il Pubblico, e lo Sportello Unico per le Attività Produttive; dell’Area Economico Finanziaria, che comprende il Commercio, il Servizio Programmazione Controllo di Gestione e Organizzazione, il Servizio Gestione Riscossione Entrate Tributarie e Patrimoniali ICI e IMU, il Servizio Contabilità Economato Patrimonio, ed il Servizio Risorse Umane e Trattamento Economico; dell’Area Tecnica, che comprende la Pianificazione Urbanistica, l’Edilizia Privata, le Opere Pubbliche, le Reti e gli Impianti Tecnologici; dell’Area Vigilanza; dell’Area Area Socio Assistenziale, che comprende i Servizi Sociali, e le Politiche Educative e Giovanili.

I pochi resti della chiesa di San Sebastiano e la festa di San Sebastiano

Meana Sardo-L’arcata di accesso, unico resto della chiesa di San SebastianoPassato davanti alla facciata del Municipio, prendiamo lungo il suo fianco sinistro la via Piave, che in una cinquantina di metri ci porta in piazza Francesco Fenu. In questa piazza, situata nel centro di Meana Sardo, si trovano i pochi resti della piccola chiesa di San Sebastiano costruita in segno di voto nel tempo del contagio della peste, che, fino al 1750, è stata un ospizio dei Padri Trinitari. Della struttura originaria, che si presentava con massicce muratura realizzate con pietrame scistoso e prive d’intonaco, oggi rimane solo l’arcata di accesso, delimitata da conci di trachite rossastra scanalati, sormontata da decorazioni con motivi di carattere naturalistico e popolare.

Ogni anno a Meana Sardo, il 20 gennaio si svolge la Festa di San Sebastiano, che un tempo si svolgeva di fronte alla chiesa omonima, ormai del tutto distrutta. Ed al giorno d’oggi i festeggiamenti iniziano la sera della vigilia con la preparazione de Su Fogu de Santu Trebestianu, ossia del grande falò, nei due rioni del centro storico, dopo di che si procede con l’accensione dei fuochi, e la distribuzione di dolci tipici e dei primi vini di stagione. Anche per questa festa, vengono offerte ai partecipanti le Fà cun laldu, ossia le fave con lardo, cucinate attorno ai falò.

Il Monumento ai Caduti

Meana Sardo-Il Monumento ai Caduti nelle due guerre mondiali e nelle guerre in Africa OrientalePassato il Municipio, proseguiamo lungo il corso Giovanni Mura Agus che, dopo una settantina di metri, sbocca sulla via Roma. Presa la via Roma verso sinistra ossia verso nord, dopo appena una diecina di metri alla sinistra parte la stretta via Cristoforo Colombo. Lungo la via Cristoforo Colombo, alla sinistra, si trova il Monumento ai Caduti nelle due guerre mondiali e nelle guerre in Africa Orientale. Su una base, elevata su due gradini, si trovano tre elementi in granito, due curvilinei ai lati e una piccola forma piramidale al centro. Su quest’ultima, a mezzo di lettere bronzee applicate, è iscritta la dedicazione, mentre sulla fronte degli elementi curvilinei si trovano a sinistra i nomi dei caduti nella Grande Guerra, ed a destra quelli dei caduti nella campagna d’Africa Orientale e nella seconda guerra mondiale.

La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo

Meana Sardo-La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo ApostoloPassato il Municipio, proseguiamo lungo il corso Giovanni Mura Agus che, dopo una settantina di metri, sbocca sulla via Roma. Presa la via Roma verso destra ossia verso sud, la seguiamo per una quarantina di metri, poi svoltiamo leggermente a destra nella via Trieste. Dopo una trentina di metri, troviamo alla sinistra della strada una scalinata che porta, su un piano rialzato, all’ingresso della chiesa di San Bartolomeo Apostolo, che è la chiesa parrocchiale di Meana Sardo. Questa chiesa viene citata per la prima volta in un documento datato 17 gennaio 1341 in documenti riguardanti il pagamento di decime ecclesiastiche, ma non è rimasto alcun elemento architettonico risalente al quattordicesimo secolo, per cui si può supporre che la attuale costruzione sia stata edificata nel corso del sedicesimo secolo, secondo linee gotico aragonesi e rinascimentali, su una struttura preesistente di cui non rimane nulla. Un’iscrizione sul timpano triangolare del portale d’ingresso permette di datare la costruzione al 1589. La larga facciata quadrangolare presenta al centro il portone, con colonnine scolpite, ed una finestra in stile gotico aragonese, con l’architrave decorato ed un timpano triangolare. Nella parte superiore si aprono una finestra con elementi decorativi simili a quelli del portone e due laterali poste in maniera simmetrica. Ha un bel portale. A destra della facciata si erge il campanile alto più di trenta metri, a base quadrata, i cui lavori di costruzione sono iniziati nel 1653. Sulla torre campanaria, alleggerita nella parte superiori da monofore ad arco a tutto sesto in cui sono poste le campane e conclusa nella parte sommitale da un’elegante cupola con croce, sono presenti bassorilievi d’arte popolaresca, che fanno riferimento alla cultura contadina.

Meana Sardo-chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: facciata Meana Sardo-chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: particolare della facciata Meana Sardo-chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: portale di ingresso Meana Sardo-chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: veduta del campanile dal proseguimento della via Trieste Meana Sardo-chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: la sommità del campanile

L’interno dell’edificio presenta una struttura a tre navate, con la navata principale scandita da robuste arcate a tutto sesto poggianti sul pilastri rettangolari, nella quale si aprono sette cappelle laterali ed un presbiterio quadrato con volta a botte, elevato rispetto al piano di calpestio della navata. Si ritrovano altari in marmo, e una balaustrata del medesimo materiale a delimitare il presbiterio e una cappella.

Meana Sardo-chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: interno verso il presbiterio Meana Sardo-chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: altare maggiore Meana Sardo-chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: statue sull’altare maggiore Meana Sardo-chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: acquasantiera Meana Sardo-chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: interno verso il portale di ingresso Meana Sardo-chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: il portale di ingresso

A Meana Sardo, il 24 agosto, si svolge la Festa di San Bartolomeo Apostolo. La Festa in onore del Santo patrono ha una durata di tre giorni, con le celebrazioni religiose che iniziano il giorno della vigilia con un ciclo di preghiere.

Il Campo Sportivo Polivalente

Passata la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo, procediamo in direzione sud sulla via Trieste, sopo circa centoventi metri svoltiamo leggermente a sinistra e prendamo la via Montebello. La seguiamo per circa centoventi metri e vediamo, alla sinistra della strada, il cancello di ingresso che porta al Campo Sportivo Polivalente di Meana Sardo. Comprende un Campo da Tennis e da Calcetto ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospitare 450 spettatori.

Meana Sardo-Campo Sportivo Polivalente: ingresso Meana Sardo-Campo Sportivo Polivalente: il campo da Tennis e da Calcetto ossia calcio a cinque

La Funtana Manna

Meana Sardo-Funtana Manna: l’accesso alla fontana che si vede alla destra in bassoArrivati con la via Roma fino a dove parte a destra la via Trieste, proseguiamo per una ventina di metri lungo la via Roma e prendiamo a sinistra la via Cagliari, che seguiamo per quattrocentocinquanta metri, fino alla fine, dove la strada termina di fronte al cartello che indica la Funtana Manna. Il complesso della Funtana Manna è costituito da due fontane, quella cinquecentesca aragonese, posizionata più in alto, a livello del piano di calpestio della strada e, la seconda ottocentesca, più in basso, collegata all’altra con una scala di venticinque gradini. Le facciate delle due fontane sono visibili alla destra della scalinata, e la prima fontana è appoggiata su un muro di contenimento lungo otto metri e alto tre metri, accostato sulla roccia.

La fontana aragonese, posizionata in alto, è stata costruita nel 1567 e inizialmente era l’unica fonte di acqua potabile del paese. Presenta un grande arco a sesto acuto, il quale in origine era aperto ma poi è stato chiuso, che alla base occupa circa un terzo della lunghezza del prospetto e, in chiave, raggiunge il punto più alto del prospetto, terminante con una cornice di coronamento scanalata. Accanto all’arco, alla sinistra, è presente l’incisione della corona di Aragona.

Meana Sardo-Funtana Manna: veduta delle due fontane Meana Sardo-Funtana Manna: la fontana cinquecentesca aragonese in alto

Ai piedi della preesistente fontana cinquecentesca aragonese, in basso, è posizionata la fontana ottocentesca, il cui accesso si trova al termine della scalinata. Su di essa un concio mostra la data di costruzione, ossia il 1893. Questa fontana è realizzata in muratura in pietrame intonacata, con conci di granito a vista per lesene, cornice, vaschette e panche stesso materiale per le canalizzazioni interne, ed è stata dotata di un nuovo serbatoio coperto da una volta a crociera. È una fontana antica dove un tempo gli abitanti si recavano con le brocche a prendere l’acqua.

Meana Sardo-Funtana Manna: la fontana ottocentesca in basso Meana Sardo-Funtana Manna: il concio con la data di edificazione della fontana ottocentesca

Visita dei dintorni di Meana Sardo

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Meana Sardo, sono stati portati alla luce i resti della Tomba di giganti di Maria Incantada; dei Nuraghi semplici Abruzzedu, Cercos, Era, Inzilicorru, Sa Sugalgia, Sant’Elias, e Zoli; ed anche dei Nuraghi complessi Mantuzzus, Maria Incantada, Nolza, su Nuraxi. Estremamente significativa è l’imponente reggia nuragica Nolza, un Nuraghe complesso del tipo quadrilobato con torre centrale, bastioni e quattro torri laterali.

La chiesa campestre di San Lussorio Martire

Dal Municipio di Meana Sardo svoltiamo a destra e prendiamo il corso Giovanni Mura Agus, dopo una sessantina di metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Roma che è la SS128 e si dirige verso nord in direzione di Atzara. Dopo quattrocentocinquanta metri prendiamo tutto a destra in via Gennargentu, che dopo una sessantina di metri continua sulla via Antonio Gramsci, percorsi centotrenta metri svoltiamo tutto a sinistra nella via Umberto I. La prendiamo verso sinistra, che esce dall’abitato in direzione est, e la seguiamo per novecento metri, poi, in corrispondenza di un abbeveratoio, svoltiamo a sinistra, dopo seicento metri di nuovo a sinistra, e seguiamo la strada per circa un chilometro.

Meana Sardo-La chiesa di San LussorioSulla sinistra una sterrata ci porta su una collina che domina il paese, sopra la quale si trova la chiesa campestre di Santu Lussulgiu, ossia di San Lussorio Martire. La chiesa viene citata per la prima volta in documenti d’archivio del 1630. Si tratta di una chiesa campestre di recente ricostruzione, che presenta una copertura a capanna. La facciata, molto semplice, è intonacata e tinteggiata di giallo, sulla porta d’ingresso si apre un punto luce circolare. L’impianto interno è a mono navata con un presbiterio semicircolare sopraelevato da due gradini. Dalla navata si accede a una piccola sacrestia. Le murature, in pietrame misto, sono intonacate e tinteggiate. Nell’altare in pietra è inserito il fregio circolare con lo stemma del giudicato di Arborea che era originariamente situato sopra il portale dell’antica chiesa di San Francesco, sconsacrata nel 1851 ed in stato di completo abbandono.

Meana Sardo-chiesa di San Lussorio: interno verso il presbiterio Meana Sardo-chiesa di San Lussorio: altare maggiore Meana Sardo-chiesa di San Lussorio: statua sopra l’altare maggiore Meana Sardo-chiesa di San Lussorio: fregio circolare nell’altare in pietra Meana Sardo-chiesa di San Lussorio: interno verso il portale di ingresso

Nella piccola chiesa di San Lussorio, il lunedì di Pasqua, viene organizzata una Sagra campestre denominata Pasquetta di Santu Lussulgiu, con la degustazione de Su Sucu, un piatto tipico meanese del periodo pasquale, e Su Pani ’e Saba, un dolce tipico anch’esso del periodo pasquale.

Resti del Nuraghe complesso di Maria Incantada

Meana Sardo-Resti del Nuraghe complesso di Maria IncantadaMaria Incantada la Jana e il gigante NolzaAlla distanza di meno di cinquecento metri dalla chiesa campestre di San Lussorio Martire in direzione nord ovest, in località su Acu ’e Sa Pira, si trovano i resti del Nuraghe di Maria Incantada, un Nuraghe complesso di definizione incerta edificato in materiale indeterminato a 654 metri di altezza, che è un altro notevole monumento protostorico di Meana. Secondo un’antica leggenda, all’interno di questo Nuraghe abitava una jana, ossia una fata innamorata, chiamata appunto Maria Incantada o Cantada, che tesseva su un telaio d’oro con fili d’oro e, con voce melodiosa, cantava per il suo innamorato Meana, tenuto prigioniero dal gigante Nolza che custodiva un grande tesoro nel suo Nuraghe.

Resti della Torre di giganti di Maria Incantada

A breve distanza dal Nuraghe si trovano i resti della Tomba di giganti di Maria Incantada, l’unica tomba dei giganti sinora conosciuta nel territorio di Meana Sardo, edificata a 659 metri di altezza anch’essa in materiale indeterminato. Purtroppo, questa sepoltura megalitica, di carattere collettivo e di genere monumentale, è stata devastata alla ricerca del tesoro Su Suddadu o S'Iscrusorgiu. Oggi si intravedono spezzoni della grossa muratura in schisto e un ammasso confuso di lastroni che quasi sicuramente coprivano o limitavano il vano tombale che, dalle traccia rimaste, si può presumere avesse una lunghezza di circa una decina di metri. Rimane in vista soltanto la lastra di fondo della galleria di incontro con la parete destra della quale, stanno ancora in posto tre pietre infitte verticalmente. La stessa sepoltura sarebbe da riportare al tempo del primo Bronzo.

L’imponente reggia nuragica Nolza di Meana Sardo

Dal Municipio di Meana Sardo svoltiamo a destra e prendiamo il corso Giovanni Mura Agus, dopo una sessantina di metri proseguiamo verso destra sulla via Roma che è la SS128 e si dirige verso sud in direzione di Laconi. Percorso un chilometro e duecento metri svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per l’area archeologica del Nuraghe Nolza, la seguiamo per quattro chilometri, poi, sempre seguendo le indicazioni, svoltiamo leggermente a sinistra, dopo un chilometro e mezzo svoltiamo a destra.

Meana Sardo-Ricostruzione dell’imponente reggia nuragica di NolzaMeana Sardo-Reggia nuragica di Nolza: planimetriaDopo ottocento metri troviamo, sulla destra, le deviazione che in trecentocinquanta metri, ci porta all’imponente Reggia Nuragica Nolza, che è un Nuraghe complesso, di forma quadrilobata, che, dal pianoro Su Planu, ad un’altitudine di 711 metri, ai margini sud-occidentali del parco del Gennargentu, domina tutto il territorio circostante. È possibile raggiungere questa area archeologica anche con la linea ferroviaria turistica del Trenino Verde, nel tratto che porta da Mandas a Sorgono, dato che la fermata dista appena trecento metri dal monumento. Si tratta di un Nuraghe di forma quadrilobata, e la struttura del Nuraghe è simile a quella del famoso su Nuraxi di Barumini, per questo viene indicato anch’esso con il nome di reggia nuragica. È costituito da un mastio centrale, alto oggi tredici metri, e quattro torri laterali collegate tra loro da bastioni rettilinei, che, a giudicare dal materiali di crollo, all’origine dovevano raggiungere almeno i sedici metri di altezza. Il Nuraghe Nolza, descritto dettagliatamente già nel 1842 dallo storico Vittorio Angius, viene studiato per la prima volta per merito di una intuizione dell’archeologo Giovanni Lilliu nel 1940 e da lui indagato dal 1988 quando hanno avuto inzio gli scavi che hanno confermato le convinzioni che quella collina distante dal paese circa otto chilometri nascondesse un grande monumento. Dagli scavi, proseguiti fino al 2001, sono emerse le mura della torre centrale di cui si conserva la cella voltata del piano superiore, delle quattro torri perimetrali e le colline murarie che le collegano, ed hanno messo in luce gli interni. Di particolare interesse l’ambiente in cima, tra mastio e cortina, una sorta di cortiletto privo della originaria copertura a tholos, pavimentato con un lastricato di pietre di scisto, sfoglie di sughero e argilla battuta, che presenta un bancone e un focolare in pietre di trachite. Sul cortiletto si apriva l’ingresso al primo piano della torre centrale. Da una scala è possibile accedere alla vetta del Nuraghe e osservare lo splendido paesaggio che circonda l’area archeologica. Fra i reperti ritrovati spiccano ceramiche del Bronzo medio e altri manufatti di uso quotidiano che arrivano sino al Bronzo Finale, ossia ciotole, tegami, macinelli in trachite e granito, pestelli ed elementi di falcetto in ossidiana, oltre a ossa animali.

Meana Sardo-L’imponente reggia nuragica di Nolza Meana Sardo-Reggia nuragica di Nolza: veduta dall’alto Meana Sardo-l’imponente reggia nuragica di Nolza: veduta d’insieme Meana Sardo-Reggia nuragica di Nolza: cortina rettilinea che collega due delle torri Meana Sardo-Reggia nuragica di Nolza: interno con i giochi di luce e ombre

Il Nuraghe è stato edificato in scisto locale, ed ancora oggi sono interamente in scisto la torre centrale e due delle torri laterali. In una fase successiva, le altre due torri sono probabilmente crollate e sono state ricostruite con grossi blocchi di porfido. Contemporaneamente, l’ingresso principale è stato spostato dal lato est al lato ovest, tra le due nuove torri. Nella seconda foto si vede la cortina rettilinea che raccorda due delle quattro torri che formano il bastione quadrilobato. Alla base della cortina è ben visibile l’ingresso al bastione. Curioso notare il ritocco triangolare nella parte inferiore dell’architrave quasi a volerne ampliare la luce. All’interno i giochi di luce e ombre tra i vani cupolati e le scale intermurarie sintetizzano mirabilmente l’incontro tra le conoscenze di natura tecnica e ingegneristica e la cura del particolare in chiave puramente artistica.

Meana Sardo-Reggia nuragica di Nolza: reperti rinvenuti al sui internoNella camera superiore della torre centrale e nel cortile interno, sono stati rinvenute in grande quantità ceramiche da mensa e da cucina, presumibilmente del dodicesimo secolo avanti Cristo. A ridosso delle mura sono stati rinvenuti oltre cento blocchi di trachite perfettamente lavorati, i quali in origine costituivano la parte alta del monumento. Le varie fasi sono state caratterizzate da ristrutturazioni e adattamenti, specie il mastio è stato interessato da un ampio restauro. La maestosa torre centrale domina un villaggio di capanne esteso intorno per due ettari e mezzo. Le ricerche, tuttora in corso, hanno accertato che il villaggio costituisce l’insediamento originario del complesso.

Meana Sardo-Reggia nuragica di Nolza: resti del villaggio nuragico Meana Sardo-Reggia nuragica di Nolza: resti del villaggio nuragico

La reggia nuragica Nolza è uno dei principali Nuraghi solari della Sardegna

Recenti studi archeoastronomia hanno messo in luce come i Nuraghi possiedano un chiaro significato astronomico. In particolare, lo studioso Mauro Peppino Zedda ha effettuato delle osservazioni presso numerosi complessi nuragici ed è giunto alla conclusione che la quasi totalità dei Nuraghi complessi hanno delle linee tangenti alle torri periferiche orientate verso uno dei punti dove sorgono o tramontano il sole e la luna nei solstizi e nei lunistizi. Tale significato astronomico emerge sia dalle caratteristiche della loro struttura architettonica, che dalla loro dislocazione sul territorio, ed, a seconda che siano allineati con il sorgere o il tramontare del sole o della luna, si possono distinguere i Nuraghi solari ed i Nuraghi lunari.

Il sole non sorge sempre nello stesso punto dell’orizzonte ma, nel corso dell’anno, il punto si sposta ogni giorno dalla posizione più meridionale, nel solstizio d’inverno oggi intorno al 21 dicembre, a quella più settentrionale, nel solstizio d’estate oggi intorno al 21 giugno, per poi ripercorrere il medesimo tragitto in senso inverso. A metà del percorso, il sole sorge quasi esattamente ad est, nei due equinozi, in primavera intorno al 21 marzo, e in autunno intorno al 23 settembre.

La reggia nuragica Nolza di Meana Sardo appartiene ai Nuraghi solari. Infatti, in questo Nuraghe, al solstizio d’inverno dalla torre sud est si vede il sole sorgere dietro la torre nord ovest, ed al solstizio d’estate lo si vede tramontare dietro la stessa torre. Tutto questo porta a pensare che i Nuraghi non fossero fortezze, l’ipotesi più probabile è che fossero una specie di santuari. Come rivela una sorta di tabù o timore reverenziale, che ancora oggi i Sardi nutrono nei loro confronti. Le campagne sarde sono piene di ovili, costruiti anche a ridosso dei Nuraghi stessi, ma mai ricavati all’interno di essi, come sarebbe stato più comodo.

Il campo sportivo di Meana Sardo

Evitata la deviazione per il Nuraghe Nolza, proseguiamo sulla SS128 per circa duecento metri e, alla destra della strada, vediamo il cancello che permette di accedere al Campo sportivo di Meana Sardo. All’interno di questo complesso sportivo è presente un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in drado di ospitare un centinaio di spettatori.

Meana Sardo-Campo sportivo: ingresso Meana Sardo-Campo sportivo: il campo da Calcio

La Stazione Ferroviaria di Meana Sardo

Evitata la deviazione per il Nuraghe Nolza, proseguiamo sulla SS128 per un altro chilometro e ottocento metri, poi prendiamo a destra una deviazione che, in circa duecente metri, ci porta alla Stazione Ferroviaria di Meana Sardo. L’impianto viene realizzato a fine ottocento per conto della Società Italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, concessionaria delle prime linee pubbliche a scartamento ridotto della Sardegna, tra cui quella che collega Isili con Sorgono. La stazione viene attivata l’1 aprile 1893, data di apertura al traffico del tronco ferroviario tra lo scalo e la stazione di Isili, la linea viene completata nei mesi successivi, ed i treni iniziano a viaggiare verso nord a partire dal 3 novembre di quello stesso anno, data in cui anche il tronco Meana Sardo-Sorgono viene attivato. Nel 1921 la concessione ferroviaria passa alla Ferrovie Complementari della Sardegna, che gestisce l’impianto sino al 1989, anno in cui la titolarità della struttura viene destinata alla gestione delle Ferrovie della Sardegna.

Meana Sardo-La Stazione Ferroviaria di Meana Sardo Meana Sardo-La Stazione Ferroviaria di Meana Sardo

Sotto la gestione delle Ferrovie della Sardegna la linea che collega Isili con Sorgono viene chiusa al traffico ordinario a partire dal 16 giugno 1997, venendo destinata all’esclusivo impiego turistico legato al progetto Trenino Verde. Da allora la stazione è inutilizzata e priva di traffico per buona parte dell’anno, fatto salvo il periodo estivo in cui viene attivato un servizio di treni turistici a calendario. La gestione della struttura è affidata dal 2010 all’ARST. Dall’agosto 2017 la stazione è temporaneamente chiusa al traffico per via dello stato in cui si trovano alcuni ponti nel tratto a nord di Laconi.

Lo scalo ferroviario di Ortuabis

Proseguendo verso sud con la SS128, dopo otto chilometri e seicento metri raggiungiamo lo Scalo ferroviario di Ortuabis, in passato attivo in particolare per il traffico passeggeri e merci legato alla miniera di Funtana Raminosa. Anche questo impianto viene realizzato a fine ottocento per conto della Società Italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, concessionaria delle prime linee pubbliche a scartamento ridotto della Sardegna, tra cui quella che collega Isili con Sorgono. Successivamente alla definizione del tracciato definitivo della linea, si decide di realizzare uno scalo per l’inoltro tramite ferrovia dei materiali estratti dalla miniera di rame di Funtana Raminosa in territorio di Gaoni, distante circa cinque chilometri dall’area scelta, ubicata nei pressi del valico di Ortuabis. Lo scalo viene attivato l’1 aprile 1893, data di apertura al traffico del tronco ferroviario tra lo scalo e la stazione di Isili. Data la sua posizione isolata, l’attività dello scalo va di pari passo con l’andamento della miniera, sia per quanto concerne il servizio viaggiatori che merci, in particolare all’epoca il minerale veniva trasportato alla stazione su strada per poi venire caricato sui treni diretti a Cagliari per l’imbarco. Nel 1921 la concessione ferroviaria passa alla Ferrovie Complementari della Sardegna, ma negli anni ottanta si registra la cessazione dell’attività nella miniera con le conseguenti ripercussioni sull’attività nell’impianto. Sempre in quel decennio, nel 1989, la concessione ferroviaria passa alla Ferrovie della Sardegna.

Meana Sardo-LLo scalo ferroviario di Ortuabis in una foto di fine ottocento Meana Sardo-Lo scalo ferroviario di Ortuabis oggi

Sotto la gestione delle Ferrovie della Sardegna la linea che collega Isili con Sorgono viene chiusa al traffico ordinario a partire dal 16 giugno 1997, venendo destinata all’esclusivo impiego turistico legato al progetto Trenino Verde. Stesso destino capita alla stazione di Ortuabis, che da allora è in disuso e priva di traffico per buona parte dell’anno, fatto salvo il periodo estivo. La gestione della struttura è affidata dal 2010 all’ARST. Dall’agosto 2017 la stazione è temporaneamente chiusa al traffico per via dello stato in cui si trovano alcuni ponti nel tratto a nord di Laconi.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa, riprenderemo da Sorgono il nostro viaggio verso nord, per tornare nella Barbagia di Ollolai, dove ci recheremo a visitare il paese chiamato Austis ed i suoi dintorni, con i siti archeologici e la bella roccia detta Sa Crabarissa.


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