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Morgongiori noto per la Sagra delle lorighittas da cui si accede al Monte Arci ed ai suoi numerosi siti archeologici

In questa tappa del nostro viaggio, da Siris ci recheremo a Morgongiori noto per la Sagra delle lorighittas che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni da cui si accede al Monte Arci con i suoi numerosi siti archeologici.

La Regione storica della Marmilla

Morgongiori-La MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baressa, Baradili, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo.

In viaggio verso Morgongiori

Da Siris prendiamo verso nord la via Nazonale che esce dall’abitato come la SP51, percorsi due chilometri ed ottocento metri la strada provinciale si immette sulla SS442 di Laconi e di Uras, la prendiamo verso destra ed in circa un chilometro entriamo in Morgongiori. Dal Municipio di Siris a quello di Morgongiori, seguendo questa strada, si percorrono 4.8 chilometri.

Sarebbe stato più comodo seguire un’altra strada, prendendo da Siris verso ovest la vie Nuova che esce dall’abitato come SP82, la quale dopo un chilometro ed ottocento metri, si immette sulla SS442 di Laconi e di Uras, la prendiamo sulla destra verso nord e dopo circa quattro chilometri arriviamo all’interno dell’abitato di Morgongiori. Dal Municipio di Siris a quello di Morgongiori, seguendo questa strada, si percorrono 6.2 chilometri.

Il comune chiamato Morgongiori

Morgongiori-Veduta dell’abitatoMorgongiori-Stemma del comuneIl comune di Morgongiori (nome in lingua sarda Margaxori, altezza metri 351 sul livello del mare, abitanti 660 al 31 dicembre 2021) è un paese che sorge sul versante meridionale del Monte Arci. Il territorio Comunale, esteso su entrambi i versanti del Monte Arci, nel quale ai precipizi del lato occidentale si contrappone il pianoro di Is Benas, movimentato da filoni di roccia dacitica, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate. Il simbolo di Morgongiori resta la cima rocciosa di Sa Trebina longa, con i suoi 812 metri di altitudine, dalla quale si può ammirare il panorama che nei giorni più limpidi permette di vedere anche il mare di Cagliari. Il territorio è interessante anche dal punto di vista archeologico, dato che il terreno ricco di ossidiana è stato sfruttato per l’estrazione di questo metallo sino dalla preistoria, come testimoniato dai resti di antiche officine.

Origine del nome

Il nome corrisponde all’appellativo campidanese Margangioni o Mragangiò, che indica un mucchio di pietre o una sassaia. Si tratta di un relitto sardiano o protosardo, probabilmente da confrontare con l’italiano Marga o Margone, che indica la marna ossia una roccia calcarea schistosa di argilla e dolomite, e forse da connettere con Maragoni  ossia fessura di roccia.

La sua economia

Morgongiori-La pasta tipica di Morgongiori chiamata Is lorighittasIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, frutteti e olivo. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, suini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da piccole aziende che operano nei comparti del tessile, dell’attività estrattiva e dell’edilizia. Interessante è l’artigianato locale, in particolare quello specializzato nella confezione di tessuti ossia arazzi e tappeti lavorati con telai orizzontali, con il tipico disegno variopinto ottenuto con la lavorazione A briabi e A lauru, e la cucina che produce esclusivamente nel suo territorio Is lorighittas. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. La fitta vegetazione di sughere, lecci, mirti e corbezzoli e il prezioso patrimonio archeologico, costituiscono una ragione sufficiente per attirare un discreto flusso turistico sul posto. Offre, inoltre, la possibilità di effettuare escursioni nei dintorni e di raggiungere interessanti mete dal punto di vista naturalistico, come le Trebine, picchi vulcanici che dominano il Monte Arci, e la piana di Oristano, con la vista dell’Arcuentu e dei boschi di Capudaquas, Solacera e landirucci. Nell’antichità era conosciuta per i ricchi giacimenti di ossidiana, l’oro nero, il vetro vulcanico dall’aspetto lucente e tagliente. Le strutture ricettive, tra cui un agriturismo, offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

Il territorio offre notevoli tracce delle varie civiltà che si sono succedute nel suo territorio e che hanno dato luogo a una straordinaria sintesi culturale. I numerosi siti archeologici e le officine per l’estrazione e la lavorazione dell’ossidiana, testimoniano la presenza dell’uomo nel territorio fin dai tempi più antichi. L’area viene abitata anche in epoca nuragica, come attestato dalla presenza nel territorio di alcuni Nuraghi. Dell’epoca romana, oltre a reperti venuti alla luce a Funtana Majori, di notevole interesse sono le tombe, di calcare bianco locale, di Sant’Arronti e di Is laccus. Nel Medioevo appartiene al Giudicato di Arborea, facendo parte della curatoria di Parte Montis. Morgongiori-Mogoro-Stemma della famiglia CarrozPer la storia di questo paese, si parte da quando Francesco Carroz, proveniente dalla Valenza con i figli, aveva fornito a Giacomo II il Giusto denari e cavalli armati per partecipare alla conquista catalano aragonese dell’Isola. Nel 1313 Francesco ottiene il titolo di ammiraglio, nel 1323 arma venti galee per conquistare la Sardegna per conto dell’infante Alfonso d’Aragona, e nel 1330 ottiene la giurisdizione di diversi feudi tra i quali quello di Quirra. Il figlio di Francesco, Berengario I, per un breve periodo occupa la Mamilla con le sue truppe e vorrebbe annetterlo al suo feudo di Quirra, ma il re Martino I d’Aragona, poco prima della morte, ne aveva incluso buona parte nel feudo concesso a Garcia lupo de Ferrero. Comunque anche dopo la morte del re e la successiva morte di Garcia lupo de Ferrero senza eredi, Berengario I continua ad occupare la Marmilla. Berengario I sposa in seconde nozze Gerardona de Ribelles, dalla quale nasce il figlio Berengario II. Il feudo di Quirra viene convertito nel 1363 in contea, e il sovrano Pietro IV il Cerimonioso nomina Berengario II Conte di Quirra. Berengario II lascia un’unica figlia legittima, Violante I, che trasferisce i diritti sui feudi al figlio Berengario III, il quale si sposa con Eleonora Manrique de lara, parente del re di Castiglia, che porta in dote altri feudi. Nel 1412, il nuovo re Ferdinando I d’Aragona costringe Berengario III a rendere i territori della Marmilla occupati, che vengono amministrati direttamente della Corona d’Aragona, e dal 1421 entrano a far parte del feudo concesso a Raimondo Guglielmo Moncada, al quale viene però confiscato dopo pochi decenni. A seguito di alterne vicende, la Marmilla viene acquistata all’asta da Pietro de Besalù, uno dei generi di Nicolò Carroz, Conte di Quirra e viceré di Sardegna, appartenente al ramo dei Carroz di Arborea. Pietro de Besalù però, non disponendo dell’intera somma riChiesta, la chiede in prestito al cagliaritano Simone Rubei, ed inizia a ripagarlo grazie alle rendite feudali. Nel 1459 però le rendite gli vengono sequestrate dal fisco in quanto moroso, e Pietro de Besalù si trova impossibilitato a rendere il prestito a Simone Rubei. Quest'ultimo nel 1464 minaccia di mettere all’asta i feudi per recuperare il suo credito, ma Pietro de Besalù viene salvato dall’intervento del suocero Nicolò Carroz, che, interessato ai territori confinanti con il suo feudo di Quirra, salda il debito con Simone Rubei. Alla morte nel 1469, Berengario III lascia un’unica figlia legittima minorenne, Violante II, che viene posta sotto la tutela di Nicolò, il quale la fa sposare con suo figlio Dalmazio Carroz, e Violante porta in dote il titolo comitale e tutti i territori infeudati. Alla morte di Nicolò Carroz, Pietro de Besalù si trova nuovamente nei guai, dato che Dalmazio, il nuovo Conte di Quirra, approfittando dello stato di tensione conseguente alla ribellione di Leonardo de Alagon, nel 1474 occupa militarmente tutta la Marmilla e gli ingiunge di saldare le somme dovute. Impossibilitato a pagare, nel 1477 Pietro de Besalù giunge ad un compromesso con Dalmazio Carroz, e la gran parte del territorio della Marmilla entra a far parte del grande feudo di Quirra. Violante II, nel frattempo rimasta vedova, raggiunge la maggiore età ed avanza le sue pretese per tornare in possesso dei suoi feudi. Nel 1504, con successiva conferma nel 1506, la Conte di Quirra viene elevata al rango di stato, con la concessione dell’Allòdio, che permette il trasferimento dei diritti sui feudi ai discendenti, anche per via femminile, senza la preventiva autorizzazione regia. Storia-Lettura di 'Il marchesato di Quirra. Secoli XIV-XIX'Nel 1604 i feudi di Quirra sono elevati da Contea a Marchesato, che sarà successivamente aggregato al Nules, un piccolo Marchesato nel regno di Valenza. Nel 1511, alla morte di Violante II, il feudo passa a suo nipote Guglielmo Raimondo Centelles. I primi riferimenti storici di Pompu risalgono all’anno 1576. Nel lungo periodo in cui il paese viene amministrato dai Centelles le condizioni di vita non sono delle migliori. I nuovi feudatari fanno amministrare la Marmilla da un Regidor e, pur non esasperando il carico fiscale, limitano notevolmente l’autonomia della comunità, modificando il sistema di individuazione del Majore che cessa di essere elettivo. L’ultimo dei Centelles muore nel 1676, quando il Marchesato viene concesso a Francesco Pasquale Borgia, ed i Borgia lo conservano per circa cinquant’anni, poi perdono il controllo del feudo in seguito ad a lunga lite con i Català, i quali, dopo numerose vicissitudini, entrano in possesso del feudo nel 1726, quando ormai il Regno di Sardegna è sotto la dinastia sabauda. Subito dopo i Català nel 1798 il territorio passa agli Osorio de la Cueva, famiglia di origine castigliana, ai quali il Marchesato viene riscattato nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Del comune di Morgongiori nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Morgongiori

Morgongiori-<em>Sfilata de</em>L’Gruppo Folk Santa SuiaA Morgongiori svolge le sue attività il Gruppo Folk Santa Suia, nelle cui esibizioni sia nel paese che in altre località dell’Isola è possibile ammirare il costume tradizionale del paese. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Morgongiori meritano di essere ricordate il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate caratterizzata dall’accensione dei falò la sera della vigilia, con fuochi propiziatori manifestazioni religiose con processione e spettacolo pirotecnico; i riti della Settimana Santa, dalla domenica delle Palme alla Pasqua di Resurrezione, che vedono il culmine delle suggestive manifestazioni nella rievocazione della deposizione dalla croce del Cristo, ossia nella cerimonia de Su Scravamentu, che consiste in una rappresentazione scenica antichissima in cui vari personaggi in costume ripeRcorrono con profonda devozione le vicende della passione del Cristo, con la funzione che ha inizio all’imbrunire e si conclude a tarda sera con una processione e fiaccolata che si snoda per le vie del paese; il 15 maggio, si celebra la Festa di Sant’Isidoro, il protettore degli agricoltori; il 22 luglio si effettua la Festa patronale di Santa Maria Maddalena; nei primi giorni di agosto, mese dedicato alla valorizzazione della gastronomia, si svolge la Sagra delle lorighittas, la pasta locale, con degustazioni per tutti della particolare pasta confezionata e cucinata dalle abili cuoche del paese, alle quali si accompagnano una rassegna folk e balli tradizionali in piazza; il 15 ottobre, la Festa di Santa Suia, ossia di Santa Sofia, per la quale i festeggiamenti si svolgono dal 14 al 16 del mese.

La Festa di Sant’Isidoro

Morgongiori-Festa di Sant’Isidoro: locandinaA Morgongiori ogni anno, il 15 maggio si celebra la Festa di Sant’Isidoro, il protettore dei contadini, perciò per antica consuetudine questi sono gli esclusivi promotori e finanziatori dei festeggiamenti. Infatti un apposito comitato di contadini Obrieri, al tempo del raccolto, passa nell’aia a raccogliere l’offerta in grano che ciascun Massaro mette da parte per festeggiare il Santo. Morgongiori-Festa di Sant’Isidoro: sfilataAlla processione del Santo partecipano i buoi, che vengono ornati da una splendida collana arabescata detta Gutturada, tessuta al telaio familiare e facente parte del corredo della sposa, che gelosamente custodita in un’apposita cassapanca di castagno, ne viene tolta per essere usata solamente in occasione degli sposalizi e della Festa del Santo contadino. Fornita per l’occasione da appositi campanacci e cinta al collo delle bestie, fa bella mostra di sé e costituisce l’orgoglio della tessitrice. In occasione della Sagra si svolgono anche le corse dei cavalli, montati ordinariamente dai ragazzi dai dodici ai quindici anni, A Sa nua, ossia senza sella e senza staffe. Il premio messo in palio consiste in una pezza di panno, di velluto o di broccato, da dividere in parti proporzionali ai primi tre cavalieri vincitori, ed in più viene assegnato al cavaliere arrivato primo un fazzoletto di seta pura. La pezza viene poi portata pomposamente alla processione. La sagra, oltre ai falò la sera della vigilia, prevede anche la sera spettacoli folkloristici.

La Sagra delle lorighittas

Morgongiori-Sagra delle lorighittas e Mostra del tappeto e dell’arazzo: locandinaMorgongiori è nota per la produzione delle Lorighittas, una pasta tipica preparata a mano attorcigliando tra le dita un doppio filo di pasta fino a creare una treccina chiusa a formare un anello, chiamata appunto in lingua sarda Loriga. Si tratta di un tipo di pasta territorialmente limitato nel solo comune di Morgongiori, un prodotto unico in assoluto. La pasta presenta forma simile ad un orecchino e consistenza dura al tatto. La peculiarità di questa produzione è sostanzialmente riconducibile alle modalità di manipolazione e lavorazione della pasta fresca, ed in particolare nella particolare manualità e bravura di persone che hanno acquistato esperienza nel tempo. Morgongiori-Sagra delle lorighittas e Mostra del tappeto e dell’arazzo: un piatto di lorighittas con pomodori e salsicciaL’intera lavorazione viene realizzata manualmente senza alcuna attrezzatura. Gli ingredienti utilizzati sono semola di grano duro di media grandezza, sale e acqua. A livello locale, la diffusione della conoscenza e dell’apprezzamento di questo prodotto di nicchia è affidata alla Sagra delle lorighittas e del Porchetto arrosto del Monte Arci, che si svolge ogni primo fine settimana di agosto, con due giornate dedicate interamente al culto del gusto e delle tradizioni gastronomiche ed artigianali. Questa sagra, nella quale i visitatori possono deliziarsi con la degustazioni degli orecchini di pasta e con le proposte culinarie, che sposano la tradizione delle Lorighittas con i sapori della Sardegna tra i quali quello del Porchetto arrosto. La Sagra è caratterizzata anche da incontri e si accompagna alla Mostra del tappeto e dell’arazzo, oltre ad una rassegna folk ed all’esecuzione da parte dei presenti di balli tradizionali in piazza. Ogni anno in occasione di questa manifestazione giungono turisti da tutte le parti della Sardegna.

Visita del centro di Morgongiori

Morgongiori-Entrata nell’abitato con il cartello che descrive il Tour dei NuraghiL’abitato, che segue i canoni classici di impianto rurale nonostante registri segni di espansione edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. All’interno del paese si conservano ancora antiche tipologie costruttive, quali edifici e case d’epoca. Molte sono costruite con massi di trachite e basalto nero, elementi cromatici, che rendono le strutture più particolari, e che rispecchiano l’agricoltura contadina. In alcuni portali sono ancora visibili dei fregi caratteristici, unici nel loro genere. Entriamo nel paese da sud con la SS442 di Laconi e di Uras che, arrivati al chilometro 36.2, fa incontrare il cartello segnaletico che indica le principali localtà del paese, passato il quale la strada entra nell’abitato con il nome di via Vittorio Emanuele III e subito, alla destra, si vede il cartello che descrive il Tour dei Nuraghi.

Il campo Comunale di pallavolo

Entriamo nell’abitato da sud con la via Vittorio Emanuele e, percorsi circa duecento metri, vediamo alla destra della strada il cancello di ingresso del Campo Comunale di pallavolo, con fondo in cemento, che non è dotato di tribune per gli spettatori.

Morgongiori-Campo Comunale di pallavolo: ingresso Morgongiori-Campo Comunale di pallavolo: il Campo da gioco

Il Municipio di Morgongiori

Morgongiori: il Municipio di MorgongioriDa dove avevamo preso, entrando nell’abitato, la via Vittorio Emanuele III, seguita questa strada per trecento metri, svoltiamo a sinistra nella via Santa Lucia, dopo duecento metri svoltiamo a destra nella via della Rinascita, lungo la quale, dopo centoventi metri, al civico numero 6, si vede alla sinistra della strada l’ingresso del grande edificio che ospita il Municipio di Morgongiori, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. Sono presenti al piano terra, l’Ufficio protocollo, l’Ufficio Rerlazioni con il Pubblico, l’Ufficio amministrativo, la Polizia locale, l’Ufficio tecnico, la Sala consiliare; e poi al primo piano l’ufficio del Sindaco, l’ufficio del Segretario Comunale, lo Sportello tributi, l’Ufficio servizi sociali, l’Ufficio servizi demografici che comprende anagrafe, leva ed elettorale, e l’Ufficio ragioneria.

La chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena

Morgongiori-La chiesa parrocchiale di Santa Maria MaddalenaDa dove avevamo preso, entrando nell’abitato, la via Vittorio Emanuele III, seguita questa strada per seicentocinquanta metri, svoltiamo a destra nella via della chiesa e, dopo una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada la facciata della chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena, che è la parrocchiale di Morgongiori. Tutto il centro storico sorge attorno alla chiesa di Santa Maria Maddalena, costruita, come testimonia una pietra scolpita in una delle cappelle laterali, nel 1673. Nel corso degli anni, mentre le sue dimensioni sono rimaste pressoché identiche a quelle originarie, le strutture architettoniche sono state oggetto di numerosi interventi. Il suo lato destro, sopraelevato di qualche metro, fungeva un tempo da campanile e mostrava tre finestrelle aperte da cui pendevano le campane. Vi si accedeva da una scaletta esterna di pietra rozza, priva di ringhiera. Oggi invece il vecchio campanile non esiste più e al suo posto troviamo il normale campanile moderno.

Morgongiori: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: veduta frontale Morgongiori: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: facciata Morgongiori: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: campanile

La struttura architettonica di questa chiesa presenta una pianta a croce latina con una splendida volta a botte. All’interno della chiesa si trovano numerose statue rappresen­tanti alcuni tra i Santi più cari alla popolazione, la cui importanza è più culturale e storica che artistica. Oltre che per ricchezza architettonica, la chiesa è importante come testimone storico, in quanto custodisce un importante archivio documentale su Morgongiori. All’interno della chiesa parrocchiale, un tempo si trovava una stanzetta mezza diroccata adibita alla raccolta delle ossa dei defunti, ed adiacente alla chiesa era ubicato l’antico Cimitero, disseminato di croci di legno e di qualche rara lapide marmorea.

Morgongiori: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: interno verso il presbiterio Morgongiori: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: il presbiterio Morgongiori: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: altare laterale Morgongiori: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: altare laterale Morgongiori: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: statua di Sant’Antonio Abate Morgongiori: chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena: statua di Sant’Isodoro Agricoltore

Ogni anno a Morgongiori, presso questa chiesa, il 22 luglio si effettua la Festa patronale di Santa Maria Maddalena, con la processione che accompagna il simulacro della Santa perle vie del paese. Per questa festa, alle manifestazioni religiose si accompagnano i balli ed i canti tradizionali con l’esibizione di gruppi musicali.

Morgongiori-Festa patronale di Santa Maria Maddalena: locandina Morgongiori-Festa patronale di Santa Maria Maddalena: simulacro della Santa Morgongiori-Festa patronale di Santa Maria Maddalena: processione

Il Monumento ai Caduti di Morgongiori nella prima e nella seconda guerra mondiale

Proprio di fronte alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, alla sinistra della via della chiesa, si apre la piazza dedicata a papa Giovanni XXIII, nella quale si trova il Monumento ai Caduti di Morgongiori nella prima e nella seconda guerra mondiale. Si tratta di un monumento a cippo realizzato tra il 1975 ed il 1999, costituito da un plinto in pietra con una lapide con tutti i nomi dei caduti, sormontato da scultura in bronzo dall’altezza di circa due metri e mezzo che rappresenta una allegoria del soldato come eroe antico.

Morgongiori-La piazza papa Giovanni XXIII con il Monumento ai Caduti Morgongiori: il Monumento ai Caduti di Morgongiori

Il vecchio Municipio di Morgongiori

Morgongiori: il vecchio Municipio di MorgongioriLungo la via della chiesa, passata la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena e la piazza papa Giovanni XXIII, proseguiamo per un altro centinaio di metri e vediamo, alla sinistra della strada partire la via Umberto I. Presa la via Umbersto I, alla destra al civico numero 1, si trova l’ingresso dell’edificio che ospitava il Vecchio Municipio di Morgongiori, che è stato utilizzato fino alla edificazione del nuovo Municipio nella via della Rinascita. L’edificio è stato edificato tra il 1920 ed il 1930, ed è un edificio a pianta quasi rettangolare, su due livelli fuori terra più sottotetto. La muratura portante è realizzata in pietra a vista. I solai di interpiano sono formati da travi e tavolato ligneo, ed è dotato di copertura a tre falde inclinate a padiglione con manto di tegole in laterizio.

Il vecchio Municipio ospita oggi il Museo Vivente dell’Arte Tessile

Morgongiori: il Museo vivente dell’Arte TessileL’edificio si affaccia, oltre che sulla via Umberto I, anche sulla prosecuzione della via della chiesa, dove alla sinistra, al civico numero 16, si trova l’ingresso che oggi ospita il Museo Vivente dell’Arte Tessile, nato con l’intento di recuperare un’attività che per secoli ha costituito una fondamentale base economica per i residenti. In questi luoghi sono infatti copiose le risorse animali e vegetali necessarie alla produzione tessile, mentre le donne si sono tramandate le tecniche di lavorazione, giungendo ad esiti di estrema raffinatezza. Le tecniche usate sono le stesse che nei secoli sono state tramandate da madre in figlia, con vari tipi di un particolare procedimento da cui si ottiene un certo tipo di disegno chiamata lavorazione A briabi e ancora una lavorazione più elaborata, detta A lauru, che dà la possibilità di riprodurre fedelmente i disegni variopinti presenti negli arazzi e nei tappeti più antichi. In questo allestimento è possibile individuare alcune caratteristiche comuni all’arte tessile morgongiorese nei secoli, soprattutto perché queste opere d’arte riassumono e raccontano la storia di un paese e dell’ambiente circostante. Infatti, alcuni motivi come quello floreale, la rappresentazione delle scene di caccia e degli animali che popolano il Monte Arci, sono gli elementi ricorrenti in tappeti ed arazzi.

Morgongiori-Museo vivente dell’Arte Tessile: esterno con l’ingresso Morgongiori-Museo vivente dell’Arte Tessile: interno Morgongiori-Museo vivente dell’Arte Tessile: interno Morgongiori-Museo vivente dell’Arte Tessile: interno Morgongiori-Museo vivente dell’Arte Tessile: interno

Alla Sagra delle lorighittas, che si svolge ogni primo fine settimana di agosto, si accompagna anche la Mostra del tappeto e dell’arazzo, che viene ospitata nel Museo Vivente dell’Arte Tessile, nel quale è possibile ammirare un patrimonio di tappeti, arazzi e bisacce antichi di valore inestimabile che la popolazione di Morgongiori e la parrocchia hanno generosamente dato in prestito per l’esposizione permanente.

Gli Impianti Sportivi comunali

Da dove avevamo preso, entrando nell’abitato, la via Vittorio Emanuele III, seguita questa strada per seicentocinquanta metri, svoltiamo questa volta a sinistra nella via Cesare Battisti e, dopo trecentucinquanta metri, vediamo alla destra della strada il cancello di ingresso che porta agli Impianti Sportivi comunali. All’interno di questo complesso sportivo si trova il Campo Comunale da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 850 spettatori. Vicino al Campo da Calcio, è presente un Campo da Calcetto, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune per un centinaio di spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline il calvetto, ossia il calcio a cinque.

Morgongiori: impianti Sportivi comunali: ingresso Morgongiori: impianti Sportivi comunali: il Campo da Calcio Morgongiori: impianti Sportivi comunali: il Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque

Il Cimitero Comunale di Morgongiori

Morgongiori-La deviazione di accesso al Cimitero Comunale di MorgongioriDal centro di Morgongiori prendiamo verso nord est la via Vittorio Emanuele III, la quale uscirà dall’abitato riprendendo il nome di SS442 di Laconi e di Uras e dirigendosi verso Ales. Dal punto dove la strada incontra a destra la via della chiesa ed a sinistra la via Cesare Battisti, prosegiamo lungo la via Vittorio Emanuele III e, percorsi poco più di trecento metri, subito prima del cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, prendiamo leggermente a sinistra la deviazione in salita che, in una cinquantina di metri, ci porta al cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Morgongiori. Questo Cimitero è stato costruito al di fuori dell’abitato, in base alle norme che lo disponevano per motivi di igiene pubblica, ed ha sostituito l’antico Cimitero di Morgongiori che era presente costruito a fianco del corpo della chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena.

Visita dei dintorni di Morgongiori

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Morgongiori si trovano le cime del Monte Arci. Sono stati, inoltre, portati alla luce i resti del menhir di Prabanta chiamato su Frucoi de luxia Arrabiosa; delle Domus de janas di su Forru, di quella di Prabanta chiamata su Forru de luxia Arrabiosa, e di Sa Forra’e su Stabi de luxia Arrabiosa; resti del Nuraghe semplice Domu ’e S’Orcu vicino al quale sono stati trovati reperti del periodo Neolitico legati allo sfruttamento dell’ossidiana; del Nuraghe complesso Pranu Pira; del Nuraghe complesso misto Truncu de Is Pillonis; e del Santuario nuragico di Sa Grutta de Is Caombus. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

Il massiccio vulcanico del Monte Arci

Morgongiori-Veduta del Monte ArciAl territorio del comune di Morgongiori appartiene la maggior parte del Monte Arci, con un’area di 3.228 ettari. Il Monte Arci è un massiccio isolato che si erge al centro della Sardegna nella piana di Uras, nella pianura del Campidano, ed i cui vertici sono rappresentati anche da altri monti, ossia dal Monte Arcuentu a ovest, dal Monte Ferru a nord, e dal Monte Gennargentu a est. Si tratta del secondo complesso montano dell’Oristanese, che raggiunge un’altitudine massima è di 812 metri. Si tratta di un territorio interessante dal punto di vista naturalistico, nel quale si segnalano tre torrioni basaltici di origine vulcanica a forma di tronco cono di Sa Trebina longa che raggiunge un’altezza di 812 metri e si erge dall’altopiano per circa trenta metri, Sa Trebina lada con un’altezza di 703 metri, e Su Corongiu de Sizoa di 463 metri. Le tre vette richiamano alla mente l’idea di un treppiede, e da qui è venuto il nome sardo delle due punte principali, appunto il nome di Sa Trebina. Si tratta di speroni rocciosi isolati, generati dalla lava di antichi condotti di alimentazione vulcanica, consolidatasi e portati alla luce a seguito dell’erosione del materiale più tenero depositato tutt’intorno. Tra le aspre pareti rocciose che lo circondano nelle quali il tempo e gli agenti atmosferici hanno scolpito forme suggestive, come la scultura naturale chiamata la Testa del Guerriero di Conca Mraxi. L’ossatura del Monte Arci è di trachite, mentre il mantello è formato da colate di lava basaltica. Nell’altopiano che si trova sulla sua sommità è spoglio, ma è ricco di boschi di leccio e di macchia nei costoni occidentali e settentrionali.

Morgongiori-Monte Arci: il parco del Monte Arci Morgongiori: il Monte Arci: Sa Trebina longa e Sa Trebina lada Morgongiori: il Monte Arci: la Testa del Guerriero di Conca Mraxi

Le superfici del Monte Arci sono suddivise fra tutti i comuni che gravitano alla sue fald, che sono Ales, Marrubiu, Masullas, Mogoro, Morgongiori, Oristano, Palmas Arborea, Pau, Santa Giusta, Siris, Usellus, Villaurbana e Villa Verde. Sul territorio sono presenti enormi distese di boschi con alberi secolari tipo querce ed elci, e nel sottobosco si può respirare l’aria fresca e profumata dalle varie erbe aromatiche. Quando la stagione lo permette si possono ammirare vari corsi d’acqua che dalla montagna scendono a valle. Il territorio di Monte Arci è ricco di una roccia di origine vulcanica chiamata Ossidiana, materiale che si presta facilmente alla lavorazione ottenendo vari oggetti.

Morgongiori-l’ossidiana del Monte Arci lavorata nel NeoliticoIl Monte Arci è stato importantissimo nella storia mineraria della Sardegna preistorica, per i suoi ricchi giacimenti di Ossidiana che viene spesso definita l’Oro nero della preistoria. Numerose sono le testimonianze connesse alle cave e ad antichissimi laboratori artigianali, nei quali il prezioso vetro vulcanico veniva lavorato per ricavarne punte di frecce, coltelli, asce, specchi ed altro. Le tracce più antiche risalgono almeno al 6mila avanti Cristo. L’ossidiana del Monte Arci è stata ritrovata in moltissimi siti in tutto il Mediterraneo, il che sta a testimoniare l’esportazione del materiale via mare, probabilmente dal vicino golfo di Oristano, dove recenti ricerche nella zona dello stagno di Marceddì sembrano aver confermato l’esistenza di un porto preistorico.

La chiesa campestre di Santa Suia o Assuina ossia la chiesa di campestre di Santa Sofia

Nel territorio di Morgongiori si trova la chiesa campestre di Santa Sofia, per raggiungere la quale dal centro di Morgongiori si prende verso sud ovest la SS442 di Laconi e di Uras che porta nell’abitato di Uras, e da questa strada al raccordo prendiamo verso destra la complanare est della SS131 di Carlo Felice. La seguiamo verso nord per quasi sei chilometri e, appena prima che sulla SS131 di Carlo Felice si veda l’uscita per Terralba, sulla Complanare subito dopo lo stabilimento della Calcestruzzi, prendiamo la deviazione a destra, dopo trecentocinquanta metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la Strada di bonifica numero 7, e dopo altri trecentocinquanta metri vediamo alla destra il sentiero che porta alla piccola chiesa campestre di Santa Sofia, che si trova su un piccolo pianoro prospiciente il Nuraghe Spinniau in territorio di Marrubiu, ad una quota di 87 metri di altezza, alle pendici sud occidentali del Monte Arci all’estremo occidentale del territorio di Morgongiori, al confine con quello orientale di Marrubiu e con quello settentrionale di Uras.

Morgongiori-La chiesa campestre di Santa SuiaLa chiesa campestre di Santa Suia o Santa Assuina, nome con il quale viene indicata localmente Santa Sofia, che secondo la tradizione si ritiene dovesse essere la parrocchiale dell’antico borgo medievale di Santa Suia che, si dice, invaso dai pirati saraceni nella prima metà del cinquecento e distrutto, sarebbe stato abbandonato dalla sua popolazione, che, in fuga, si sarebbe rifugiato proprio a Morgongiori. La struttura, con copertura a doppio spiovente, presenta un andamento longitudinale orientato sull’asse da sud est a nord ovest, con l’ingresso rivolto a nord ovest. Sul prospetto principale si incontra, sorretto da due pilastrini a base quadrata, un piccolo porticato che protegge il portone di ingresso alla chiesa. AI culmine degli spioventi si vede una croce in ferro e il campanile a vela a doppio spiovente, sormontato da una piccola croce in pietra bianca e privo di campane. Nella parete posteriore e ai lati della chiesa, sono presenti delle aperture quadrangolari che permettono alla luce naturale di illuminare l’interno. AI corpo principale è stato addossato un fabbricato moderno a pianta rettangolare allungata, utilizzato con i locali di servizio durante la Festa della Santa. L’edificio ha subito diversi interventi di restauro piuttosto invasivi, che ne compromettono la lettura dell’impianto originario, la cui datazione non appare facilmente deducibile, ma la chiesa dev'essere stata realizzata prima della data di abbandono definitivo dell’insediamento medievale.

Morgongiori: chiesa campestre di Santa Suia: veduta anteriore Morgongiori: chiesa campestre di Santa Suia: facciata Morgongiori: chiesa campestre di Santa Suia: veduta posteriore

Morgongiori-Santa Suina o Assuina o SuiaSanta Suina o Santa Suia, conosciuta anche come Santa Assuina, deformazione dialettale di Santa Sofia, martire venerata come Santa dalla chiesa cristiana insieme alle figlie Pistis, Elpis, Agape, nomi greci che tradotti sono il suo Sapienza, e quelli delle figlie Fede, Speranza, Carità. Di nobile e antica famiglia, Sofia, dopo la morte del marito Filandro, da lei convertito al cristianesimo, soccorre con i suoi beni i poveri e svolge opera di proselitismo a Roma, dove vive con le figlie di dodici, dieci e nove anni. Denunciata all’imperatore Adriano, perché con la sua predicazione aveva indotto alcune donne sposate a vivere castamente, confessa la sua fede cristiana e rifiutatasi di adorare gli idoli, egli le fa imprimere sulla fronte il marchio d’infamia e la fa fustigare. Sperando di costringerla a rinnegare Cristo, Adriano fa torturare e decapitare una dopo l’altra le sue figlie sotto gli occhi della madre, che ne raccoglie i corpi straziati e dona loro degna sepoltura in una collina, al di fuori della città. Tre giorni dopo, stremata dal dolore, la donna si accascia sulla tomba delle figlie e muore nel 122 dopo Cristo, durante il pontificato del papa San Sisto I. Annoverata con vari nomi tra i Santi martiri, viene festeggiata in varie località sarde, e portata in processione addobbata con palme e gigli.

Presso questa chiesa campestre, ogni anno il 15 ottobre si celebra la Festa di Santa Suia, ossia di Santa Sofia, per la quale i festeggiamenti si svolgono dal 14 al 16 del mese. I festeggiamenti incominciano il giorno 14 quando un cospicuo gruppo di fedeli trasporta in processione, attraverso impervi sentieri del Monte Arci, il simulacro della Santa dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena alla chiesa campestre a lei intitolata. Il percorso è di circa dodici chilometri, ma questo non spaventa i fedeli che accorrono ogni anno numerosi da molte parti dell’Isola. La sera del 14 sono previsti canti e balli tradizionali presso la piazza del paese. Il 15 è il giorno dedicato alla Festa in località Santa Suia dove al mattino viene celebrata la messa seguita da pranzi all’aperto, mentre la sera in paese è prevista l’esibizione di gruppi musicali. Il giorno 16 vede la conclusione dei festeggiamenti con la processione del rientro del simulacro nel paese nella chiesa parrocchiale di Morgongiori, e le manifestazioni folkloristiche e musicali.

Morgongiori-Festa campestre di Santa Suia: locandina Morgongiori-Festa campestre di Santa Suia: statua della Santa Morgongiori-Festa campestre di Santa Suia: partecipzione alla festa

Sa Grutta de Is Caombus con Sa Scaba de Cresia

Morgongiori-Resti della capanna chiamata Sa Dommu de Is CaombusDal Municipio di Morgongiori prendiamo verso ovest la via della Rinascita che, dopo un centinaio di metri, si immette sulla via Santa Lucia. La prendiamo verso destra e, dopo trecento metri, svoltiamo a sinistra e prendiamo la Strada Comunale Morgongiori Is Benas. Percorsi due chilometri e seicento metri, troviamo alla destra della strada un cancello passato il quale parte la strada che porta verso nord. Alla distanza di poco più di cinquecento metri, attraverso sentieri che salgono sulla montagna, si raggiunge la cosiddetta Sa Dommu de Is Caombus, la casa dei colombi, una capanna del primo periodo del ferro, con la struttura a tholos, del diametro di circa cinque metri, chiamata dalle persone del luogo Sa Funtana de su Prantu.

Vicino alla capanna si trova Sa Grutta de Is Caombus, la grotta dei colombi, una frattura di notevole entità della massa rocciosa, causata da forze deformanti, senza alcuno spostamento delle due parti in cui la roccia viene a dividersi, larga alla base poco più di un metro e mezzo, e lunga circa centocinquanta metri. La grotta è nota agli archeologi dalla metà del ventesimo secolo. I primi che ne hanno varcato l’ingresso e sono discesero nel dirupo, arrivati al fondo della spaccatura, sono rimasi stupefatti. Hanno infatti trovato, perfettamente conservata, una scalinata in pietra basaltica, squadrata e larga un metro, composta da tre rampe, due visibili la prima di 24 e la seconda di 22 gradini, mentre la terza era coperta da detriti, e le tre rampe sono intervallate da due pianerottoli. La gradinata si insinua lungo la spaccatura, In un sotterraneo ramificato in camminamenti stretti e tortuosi, come lo ha definito l’archeologo Giovanni Lilliu.

Morgongiori-Accesso a Sa Grutta de Is Caombus Morgongiori-Edificio preistorico davanti all’accesso a Sa Grutta de Is Caombus Morgongiori-Edificio preistorico davanti all’accesso a Sa Grutta de Is Caombus

È stata realizzata in piena Cultura di Monte Claro, nell’Eneolitico Recente, fase cronologica che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 2700 ed il 2400 avanti Cristo, e, secondo una datazione più tradizionale, tra il 2400 ed il 2100 avanti Cristo, e viene chiamata Sa Scaba de Cresia, ed è una scalinata sotterranea che conduce ad un pozzo sacro. Tutti gli scalini sono costituiti da due grossi blocchi di roccia basaltica squadrati e fatti a misura, che sono stati messi in opera inserendo, come chiave di volta tra di essi, un blocco a forma di cuneo. In alcuni sono stati ricavati incavi circolari, interpretabili come coppelle con funzione lustrale, su altri spiccano rilievi mammillari. L’originale accesso alla scalinata risulta occluso da un crollo e quindi per potervi accedere si deve passare da uno dei due passaggi naturali rimasti aperti.

Morgongiori: inizio di Sa Scraba de Cresia Morgongiori-Discasa lungo Sa Scraba de Cresia Morgongiori-Gradini di Sa Scraba de Cresia Morgongiori-Gradini di Sa Scraba de Cresia Morgongiori-Fine di Sa Scraba de Cresia verso il pozzo sacro Morgongiori-Fine di Sa Scraba de Cresia con il pozzo sacro

La necropoli del rio Mortu

Morgongiori-Le Domus de janas che costituiscono la necropli del rio MortuIl territorio del comune di Morgongiori è letteralmente circondato da diverse necropoli nelle queli sono presenti centinaia di Domus de janas. Passato il punto dove, dalla Strada Comunale Morgongiori Is Benas, si prende il sentiero che porta a Sa Grutta de Is Caombus con Sa Scaba de Cresia, la Strada Comunale prosegue dirigendosi prima verso ovest, e dopo un’ampia curva a destra si dirige più avanti verso nord. Percorso circa un chilometro e mezzo, si supera il ponte sopra il rio Mortu, che a sinistra arriva fino alla diga di Is Benas, una diga muraria a gravità ordinaria del rio Mortu. Percorsi ancora circa duecento metri dopo il ponte, si vedono alla sinistra della strada, sopra i rilievi calcarei, le Domus de janas che costituiscono la Necropoli del rio Mortu, molto numerose, che non sono state studiate e quindi il cui stato di conservazione è oggi poco conosciuto.

La Comunità terapeutica alle Sorgenti

Morgongiori-Sede della Comunità terapeutica alle SorgentiProseguiamo per trecento metri lungo la Strada Comunale Morgongiori Is Benas e prendiamo, seguendo le indicazioni, una deviazione a sinistra che in cinquecento metri porta all’ingresso del complesso che ospita la Comunità terapeutica alle Sorgenti, così chiamata perché è vicina alla sorgente di Is Benas. Oltre mille sono i giovani che in venticinque anni sono passati nella comunità per intraprendere il percorso terapeutico che li affrancasse dalla tossicodipendenza. Fondata nel 1988, è una struttura residenziale ospitata in un ampio edificio su due piani concesso dalla Diocesi di Ales e Terralba. Al piano terra si trovano la cucina, la dispensa, il refettorio, gli uffici, l’ufficio per i colloqui individuali, la sala convegni, il teatro, la cappella, i laboratori di ceramica, di rame, di falegnameria ed altro, i bagni e una palestra. Al primo piano si trovano l’infermeria, le camere ed i bagni degli operatori, la camere ed i bagni degli ospiti, la Biblioteca, la sala di comunità. Attorno alla struttura ci sono tre moduli di serra, le stalle per i bovini e i suini, un campo di calcio e un campo di basket e di pallavolo.

Nel parco naturale regionale del Monte Arci

Morgongiori-La pineta di Is BenasRitornati sulla Strada Comunale, proseguiamo attraversando la Pineta di Is Benas, nella quale è presente un’area attrezzata con numerosi tavoli, e due strutture coperte con camino, ottimo per organizzare un pranzo in compagnia.

Morgongiori-La cascata Spendula del rio SalonisSeguendo la Strada Comunale per trecentocinquanta metri prendiamo a destra, seguendo le indicazioni per il rio Salonis, la strada che, in settecentocinquanta metri, porta al parcheggio per la Cascata Spendula del rio Salonis. Dopo il parcheggio in asfalto, camminato per tre o quattrocento metri, sulla destra si può individuare un sentiero che scende obliquio nel sottobosco. Non è segnalato se non da un Omino, e l’ingresso del sentiero non è aperto come una qualsiasi deviazione ma chiuso da un filare di pietre scomposte, parzialmente interrate e facilmente superabili. La cascata Spendula, che consta di due bellissimi salti del rio Salonis, fra le rocce del Monte Arci, è una cascata effimera ma estremamente suggestiva, situata in un luogo dall’aspetto fatato con attorno maestosi alberi di leccio e imponenti rocce di basalto. Il torrente che alimenta la cascata va quasi in secca, nel giro di poche settimane dopo le piogge che lo alimentano.

Le Trebine del Monte Arci

Morgongiori-Lo sperone roccioso isolato chiamato Sa Trebina ladaDal parcheggio, torniamo sulla Strada Comunale che proseguiamo per cinquecento metri, poi la strada si immettesu una traversale dove svoltiamo a sinistra, dopo un chilometro e trecento metri arriviamo a un bivio dove svoltiamo a destra e, percorsi circa cinquecento metri, vediamo alla sinistra della strada lo sperone roccioso isolato chiamato Sa Trebina lada, che raggiunge un’altezza di 703 metri. E, percorso un altro centinaio di metri, si vede, sempre alla sinistra della strada, lo sperone roccioso isolato chiamato Sa Trebina longa, che raggiunge un’altezza di 812 metri e si erge dall’altopiano per circa trenta metri. Morgongiori-Lo sperone roccioso isolato chiamato Sa Trebina longaIl termine in lingua sarda Trebina, che significa treppiede, come ha scritto Alberto lamarmora, è stato dato ai due rilievi perché visti da lontano, dalla piana del Campidano, assieme all’altro spuntone di roccia Su Corongiu de Sizoa di 463 metri, formano un triangolo che ricorda appunto un treppiede. Queste due strutture vulcaniche di forma pressoché cilindrica, sono il risultato del riempimento e del successivo raffreddamento della lava all’interno di due camini vulcanici, ormai erosi e originariamente allineati lungo una direttrice da nord a sud, che rappresentano i centri di alimentazione di grandi colate basaltiche che caratterizzano l’altopiano alla sommità del rilievo e che cronologicamente rappresentano gli ultimi episodi eruttivi del Monte Arci. Oggi, oltre al particolare e documentato significato geologico, la loro importanza dal punto di vista naturalistico è dovuta anche al fatto che questi affioramenti rocciosi sono diventati luoghi di nidificazione di numerose specie di uccelli, nelle nicchie e negli anfratti delle loro pareti rocciose quasi verticali.

Il sito archeologico di Prabanta dedicato a luxia Arrabiosa

Morgongiori-l’area archeologica di PrabantaUn altro complesso archeologico presente nel territorio di Morgongiori è l’Area archeologica di Prabanta, situata al suo estremo orientale, ai piedi del versante sud del Monte Arci,su un’altura che domina l’alto corso del rio Mogoro, vicino al confine con il comune di Ales. Per raggiungerla, dal centro di Morgongiori prendiamo verso nord est la via Vittorio Emanuele III, la quale esce dall’abitato con il nome di SS442 di Laconi e di Uras, percorriamo circa cinque chilometri ed, entrati nel terrorio di Ales, al chilometro 30.9, svoltiamo a destra in una strada che seguiamo per poco più di un chilometro, fino a prendere sulla destra il sentiero che porta nel sito archeologico. Il complesso comprende un menhir e due piccole Domus de janas, è riportabile alla Cultura di Ozieri, nel Neolitico Finale, il periodo che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 ed il 2800 avanti Cristo. 

Morgongiori: il menhir noto come su Furconi de luxia ArrabiosaIl menhir, conosciuto con il nome di Su Furconi de luxia Arrabiosa, si erge isolato su un breve pianoro, ed intorno si notano altre lastre atterrate. Il menhir è di forma quadrangolare, assottigliato in alto in forma quasi conica, e misura tre metri e sessanta di altezza. Sulla facciata principale, rivolta ad est, sono scolpite dodici piccole coppelle o incavi, lungo una linea verticale longitudinale impostata alla mezzeria della pietra, ma dall’andamento discontinuo, quasi a zig zag,in cui si susseguono quattro segmenti spezzati costituiti ciascuno da tre coppelle. Gl incavi, circolari, hanno diametri che variano dai due ai tre centimetri, e sono profondi circa un centimetri e mezzo. Intorno all’area del menhir, e sul sentiero che risale verso il pianoro, si rinvengono numerosi frammenti di ossidiana.

Morgongiori-La Domus de janas nota come su Furru de luxia ArrabiosaLa prima Domus de janas, nota come Su Forru de luxia Arrabiosa, è situata circa cinquecento metri a nord rispetto al menhir. È costituita da tre celle dispostesu un asse longitudinale, ha l’ingresso rivolto a sud ovest, che immette nell’anticella con volta a forno. La cella principale misura due metri e venti per un metro e sessanta, ed ha un’altezza di un metro e settanta, mentre l’ultima cella era forse una nicchia sopraelevata. L’archeologo Cornelio Puxeddu vi ha rinvenuto numerosi strumenti di ossidiana, mentre all’esterno ha notato anche lo presenza di ceramica d’impasto. La seconda tomba, nota come Su Stabi de luxia Arrabiosa, è molto più semplice e di fattura meno accurata. È costituita da un unico ambiente dalla planlmetria irregolare.

La Leggenda di luxia Arrabiosa è stata ambientata nella località de Is Concas de Margini, situata vicino al confine con il comune di Ales. Luxia era una bella fanciulla che ogni giorno andava ad infornare il panesu una collina. Un bel giorno un fauno la vide e se ne innamorò pazzamente, tanto che per possederla le saltò sopra. Luxia così Chiese aiuto agli dei, col loro aiuto riuscì a togliersi di dosso il fauno, e a colpirlo inferocita con il forcone che, dopo aver ucciso il fauno, si conficco nel suolo. Luxia da quel giorno, per la sua rabbia, fu soprannominata appunto Luxia Arrabiosa.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Morgongiori ci recheremo ad Ales dove è nato Antonio Gramsci, che visiteremo con il suo centro dove si trovano la piazza a lui dedicata e la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, e con i suoi dintorni.


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