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Nughedu San Nicolò che visiteremo con il suo centro ed i dintorni con i suoi siti archeologici


In questa tappa del nostro viaggio, da Ozieri ci recheremo a visitare il paese chiamato Nughedu San Nicolò del quale vedremo il centro ed i dintorni, con i suoi siti archeologici.

La Regione storica del Monteacuto, chiamata anche Logudoro Monteacuto

La Regione storica del MonteacutoIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa Regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Monteacuto comprende la piana di Chilivani e le propaggini dei monti del Goceano, di Alà dei Sardi e del limbara. Il nome deriva da quello del Castello giudicale edificato a Berchidda nel tredicesimo secolo. Il paesaggio del Monteacuto è caratterizzato dall’alternarsi di alture e zone pianeggianti. Oggi il Monteacuto si trova economicamente diviso in due zone, il cui confine è segnato dal fiume Coghinas. I comuni che fanno parte del Monteacuto orientale sono Alà dei Sardi, Berchidda, Buddusò, Monti, Oschiri e Padru. Quelli che fanno parte, invece, del Monteacuto occidentale sono Nughedu San Nicolò, Ozieri, Pattada e Tula. Nel Monteacuto si parla il logudorese, a ovest nell’arcaica variante settentrionale nuorese, mentre a est in quella comune. L’altopiano di Buddusò, a sud est, è la zona di convergenza tra queste due varianti linguistiche.

In viaggio verso Nughedu San Nicolò

Dal centro di Ozieri, prendiamo la SS132, che assume il nome prima di via Vittorio Veneto, e poi di via Roma, e la percorriamo per poco più di un chilometro verso sud. Dove la via SS132 sfocia sulla SS128bis, prendiamo quest’ultima strada verso sinistra, la seguiamo per 450 metri, poi svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la SP36 che, in circa quattro chilometri, ci porta al centro di Nughedu San Nicolò. Dal centro di Ozieri a quello di Nughedu San Nicolò abbiamo percorso 5,6 chilometri.

Il comune chiamato Nughedu di San Nicolò

Nughedu di San Nicolò: veduta dell’abitatoNughedu di San Nicolò-Stemma del comuneIl comune chiamato Nughedu di San Nicolò (nome in lingua sarda Nughedu, altezza metri 577 sul livello del mare, abitanti 763 al 31 dicembre 2021) si presenta adagiato in una lunga e stretta valle in cui scorre il rio Molinu. È inserito in un dolce territorio collinare, con alcune punte più significative. Il nome del paese deriva dal latino Nucetum, che indica il noceto, infatti sino agli inizi del ventesimo secolo vi erano numerosi alberi di noci che costeggiavano gli orti lungo il rio di lichitu, nella vallata appena fuori l’abitato. La seconda parte del nome si è resa necessaria per distinguere questo centro da un altro comune, situato nella Provincia di Oristano, che si chiama Nughedu Santa Vittoria.

La sua economia

Importanti per l’economia del paese sono la lavorazione artigianale del legno, quella della pelle, del ferro, ed anche la coltivazione di cereali, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, frutta, l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli, ed il comparto lattiero caseario.

Brevi cenni storici

Il territorio è abitato fino dalla preistoria, in epoca Neolitica, come indicano le sepolture a Domus de janas presenti nel territorio, e successivamente numerose tracce della loro esistenza sono lasciate dalle popolazioni dell’età nuragica. Nel periodo medioevale Nughedu San Nicolò entra a fare parte, prima del Giudicato di Torres, poi di quello di Arborea. Successivamente il paese viene controllato dal visconte di Narbona e, una volta passato sotto il dominio catalano aragonese, viene dato in feudo ai Centelles che, diviso il territorio in numerose contrade, assegnano Nughedu ad un amministratore di Ozieri. Passata sotto il dominio sabaudo, dal 1740 il paese viene concesso in feudo ai Pimentel, e successivamente ai Tellez Giron, che lo reggono fino al 1838, anno in cui, in seguito alla Carta reale, viene riscattato definitivamente dallo stato di vassallaggio. Nel 1848, abolite le province, il comune di Nughedu viene annesso alla divisione amministrativa di Nuoro, ma nel 1859 entra nella Provincia di Sassari, alla quale appartiene ancora oggi. Del comune di Nughedu nel 1863 viene cambiata la denominazione in Nughedu di San Nicolò, e, nel 1996 viene cambiata di nuovo la denominazione in quella di Nughedu San Nicolò.

Personaggi nati a Nughedu San Nicolò

Tra i personaggi nati a Nughedu San Nicolò, si ricorda lo scrittore Francesco Masala, detto Cicito, uno tra i maggiori esponenti della letteratura sarda del novecento.

Lo scrittore Francesco Cicito MasalaA Nughedu San Nicolò nasce nel 1916 Francesco Masala chiamato anche Frantziscu Masala in sardo o col diminutivo Ciccìttu nel Logudoro, uno tra i maggiori esponenti della letteratura sarda del novecento. Combattente valoroso e insegnante appassionato, è giornalista pubblicista e per cinquant’anni collabora a giornali e riviste con articoli di critica letteraria, artistica e teatrale. Nel 1951, vince il Premio Grazia Deledda per una raccolta di poesie inedite e, nel 1956, gli viene assegnato il Premio Chianciano per la raccolta Pane nero. Autore di diversi romanzi, tra i quali Quelli dalle labbra bianche del 1969 e Il parroco di Arasolè del 2001, è poeta bilingue e pubblica nel 1981 le Poesias in duas limbas. Muore a Cagliari novantenne nel 2007. Poeta dei vinti, forte sostenitore dell’esigenza di recuperare l’identità della Sardegna in via di dissoluzione, è tra i promotori della legge sul bilinguismo. Le sue ultime parole: Quando non ci sarò più voglio essere ricordato solamente per le mie poesie. Solo quelle restano....

Lettura di <em>Quelli dalle labbra bianche</em> di Francesco Masala Lettura di <em>Il parroco di Arasolè</em> di Francesco Masala

Per meglio conoscere Francesco Masala come autore, proponiamo la lettura di due dei suoi principali romanzi.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Nughedu San Nicolò

Ad aprile a Nughedu San Nicolò si svolge la manifestazione equestre delle Corse a pariglia, nella qualesu un percorso allestito tra la via Cagliari e piazza Marconi si sfidano i gruppi di cavalieri. Il culto di San Giovanni Battista è di importazione bizantina, ed il il 23 giugno vengono accesi i tradizionali falò all’aperto, detti i Fogarones di San Giovanni. Il giorno successivo, per la Festa di San Giovanni, nella ricorrenza della sua nascita, si svolge la Sagra enogastronomica de Sas panaffittas, piatto tipico della tradizione sarda a base di pane, per la cui preparazione si utilizza la spianata, che viene immersa a pezzi per pochi minuti nel brodo bollente di pecora o di manzo, dopodiche viene scolata e condita con un sugo di pomodoro e carne, formaggio fresco e stagionato. A inizio o metà agosto, si svolge la Sagra de Sos cicciones fattos in domo e su porcheddu arrustu, una Festa del palato con gnocchetti fatti in casa e porcetto arrosto.

Visita del centro di Nughedu San Nicolò

Entriamo in Nughedu San Nicolò da nord con la SP36, cha all’interno del centro abitato assume il nome di via Cagliari. Si tratta di un paese molto grazioso, nel quale l’originale struttura medievale è ben conservata. Nel centro storico si trovano strade strette, lungo le quali si allineano palazzi di fine ottocento ed inizio novecento, con eleganti decorazioni che incorniciano le porte e le finestre.

La chiesa di San Sebastiano

Entrati nell’abitato con la via Cagliari, prendiamo la prima a destra, poi a sinistra ci portiamo su via Piave, dove, subito dopo l’immissione da destra della via Sassari, si trova, sul lato destro della strada la chiesa di San Sebastiano. La chiesa è stata edificata del diciassettesimo secolo, ed ha l’interno con una sola navata coperta da una volta a botte, ed abbellita con austeri decori tardo gotici. La chiesa di San Sebastiano è stata chiusa ai fedeli nel 1800 e utilizzata come scuola, è stata successivamente riaperta al culto nel 1960.

La chiesa campestre di Sant’Antonio Abate

Nughedu di San Nicolò: chiesa campestre di Sant’Antonio AbateProseguendo lungo via Piave, al bivio prendiamo sulla destra la via Alfonso la Marmora, dalla quale, dopo meno di trecento metri, parte una sterrata sulla sinistra, che ci porta alla chiesa campestre di Sant’Antonio Abate costruito su un colle che sovrasta il paese. La sua costruzione risale al seicento, in stile tardo gotico, ma ha subito numerose variazioni strutturali nel corso dei secoli. La chiesa è caratterizzata da un’unica navata e da un piccolo campanile a vela, ed è significativa una croce bizantina scolpita sull’architrave del suo ingresso laterale. A Nughedu San Nicolò si svolge, la domenica successiva al ferragosto, la Festa di Sant’Antonio Abate. Questa Festa popolare in onore del Santo è, da sempre, l’evento più sentito dalla popolazione, ed in essa una processione composta da fedeli a cavallo ed a piedi accompagna il simulacro del Santo dalla chiesa parrocchiale di San Nicola, nella quale la statua è custodita, fino alla bella chiesa campestre che sovrasta il paese.

La centrale piazza Marconi con il Municipio di Nughedu San Nicolò e la fontana centrale

Proseguendo lungo via Piave, al bivio prendiamo, invece, sulla sinistra corso Umberto I, che ci porta al vero centro del paese, intorno a cui gravita il resto dell’abitato. Si tratta della centrale piazza Marconi, uno spazio quadrangolare che si trova tra corso Umberto I e la via Cagliari, progettato quale punto di aggregazione sociale, circondato da eleganti palazzine di inizio secolo che danno al paese un certo decoro.

Sul lato orientale della piazza Marconi, che rappresenta la prosecuzione della via Cagliari, al civico numero 2, si trova l’edificio che accoglie gli uffici e la sede del Municipio di Nughedu San Nicolò. Sul lato meridionale della piazza Marconi, si sviluppa la più piccola piazza del Popolo, chiamata la Piatta, nella quale si trova la caratteristica Fontana centrale una preziosa una fontana ottocentesca che risale al periodo romantico.

Nughedu di San Nicolò: la sede del Municipio Nughedu di San Nicolò: la fontana centrale

La chiesa parrocchiale di San Nicola

Prendendo la via Guglielmo Marconi, che costeggia il lato posteriore del palazzo del Municipio, una bella scalinata in salita ci conduce alla chiesa di San Nicola che è la chiesa parrocchiale di Nughedu San Nicolò. La chiesa è stata edificata, negli anni ’60 del novecento, sulle rovine dell’antica parrocchiale e degli oratori della Santa Croce e della Madonna del Rosario, che erano situati accanto alla parrochiale, e che sono stati abbattuti per la costruzione della nuova parrocchiale. La chiesa parrocchiale custodisce al suo interno un dipinto murale di Aligi Sassu.

Nughedu di San Nicolò: chiesa parrocchiale di San Nicola Nughedu di San Nicolò: chiesa parrocchiale di San Nicola spicca su tutto l’abitato

La Festa di San Nicola, che si dice abbia salvato il paese da un diluvio, si svolge ogni anno il giorno della ricorrenza della sua morte, ossia il 6 di dicembre.

Il Cimitero di Nughedu San Nicolò

Tornati indiatro da via Guglielmo Marconi, prendiamo a sinistra la via XX Settembre, e poi ancora a sinistra la via Margherita di Savoia, che ci porta fuori dall’abitato, e si immette sulla SP36. La strada provinciale costeggia l’abitato ad oriente, e, con un’ampia curva, ci porta all’ingresso del Cimitero di Nughedu San Nicolò

La chiesa campestre di San Pietro

Invece di immetterci sulla SP36, proseguiamo su via Margherita di Savoia, prendiamo la prima a sinistra e, poi, ancora a sinistra, ed arriviamo alla chiesa campestre di San Pietro. La chiesa, che si trova seminascosta dalla vegetazione sulla cima di un colle che sovrasta il paese, è stata costruita in stile gotico catalano, in pietra a vista, nel quattordicesimo secolo, ed è stata restaurata negli anni ’80 del novecento.

Il Campo da Calcio di Nughedu San Nicolò

Tornati indietro all’interno dell’abitato, prendiamo a sinistra la via Indipendenza, dalla quale ci portiamo sulla via Dante Alighieri, che ci porta all’estremo sud del paese. Percorsi quasi settecento metri sulla SP36, che esce dal paese verso sud, troviamo, alla destra della strada, il Campo da Calcio di Nughedu San Nicolò.

Visita dei dintorni di Nughedu San Nicolò

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Nughedu San Nicolò, sono stati portati alla luce i resti della necropoli ipogeiche di Sa Domo ’e Pudda, e di quella di S’Istria; dei Nuraghi Codinas, di Pianu e Padres, Elighe Dulche, Ivessa, Mannu, Sa Suarzola, San Pietro, Sas Coas, Sas Coas II, su Pedroso, tutti di tipologia indefinita.

La chiesa campestre dei Santi Cosma e Damiano

Dal centro di Nughedu San Nicolò usciamo verso sud sulla SP36, che ci ha già portato al Campo da Calcio. Percorsi poco più di un chilometro e mezzo sulla SP36 dopo il Campo da Calcio, prendiamo, seguendo le indicazioni, una deviazione sulla destra, che ci porta verso nord ovest. Più avanti, dopo poco più di un chilometro, troviamo un bivio nel quale, sempre seguendo le indicazioni, prendiamo a sinistra, seguiamo la strada per circa due chilometri ed arriviamo a un incrocio nel quale prendiamo a sinistra, e, dopo un chilometro o poco più, vediamo la chiesa, che si trova alla destra della strada. La chiesa campestre dei Santi Cosma e Damiano è situata in cima ad un’altura, costruita tra il dodicesimo e il tredicesimo secolo in stile tardo romanico. Si tratta di una chiesa ad una sola navata, ed è molto semplice. Presso questa chiesa, nella caratteristica e omonima località campestre, l’ultima domenica di settembre si svolge la Festa dei Santi Cosma e Damiano.

La necropoli ipogeica di Sa Domo ’e Pudda

Dal centro di Nughedu San Nicolò usciamo verso sud sulla SP36, che ci ha già portato al Campo da Calcio. Percorsi poco più di un chilometro e mezzo sulla SP36 dopo il Campo da Calcio, evitiamo la deviazione sulla destra, che ci ha portato alla chiesa campestre dei Santi Cosma e Damiano, e proseguiamo, invece, dritti. Dopo circa cinquecento metri, troviamo la deviazione a destra sulla SP113, che prendiamo seguendo le indicazioni per la chiesa campestre di Nostra Signora de su Canale. Percorsi ancora quattro chilometri e mezzo, troviamo sulla destra un recinto chiuso, con un cartello che ci indica la necropoli.

La Necropoli ipogeica di Sa Domo ’e Pudda ossia la Casa della Gallina, che si ritiene realizzata alla fine del IV millennio avanti Cristo, si trova su un affioramento trachitico di roccia affiorante, in una suggestiva area di sughere e massi erratici che si affaccia sulla valle del Goceano, si compone di due Domus de janas, ricavate a breve distanza l’una dall’altra ed accuratamente lavorate. La I tomba, la più famosa, riproduce l’ambiente domestico in cui doveva trovare riposo il defunto, con un ingresso che immette all’interno di una cella con le pareti perfettamente lavorate, nella quale si trova, in posizione decentrata, una colonna decorata con un capitello a rilievo piatto. Sulla parete di fondo e su quella laterale destra si aprono due portelli sopraelevati che conducono alle celle secondarie. La Tomba 2, con il portello d’ingresso decorato con una cornice, presenta un sistema di canalette che corrono intorno alla tomba allo scopo di incanalare le acque piovane per prevenire infiltrazioni all’interno.

La chiesa campestre di Nostra Signora de su Canale

Percorsi altri tre chilometri sulla SP113, troviamo alla sinistra della strada un cancello, solitamente chiuso, oltre la quale si trova una strada sterrata che, in cinquecento metri, porta alla chiesa campestre di Nostra Signora de su Canale da sempre considerata protettrice degli allevatori della zona. La chiesa, costruita negli anni venti per volontà di papa Pio nono, si trova in posizione dominante, sull’orlo di un precipizio, nella valle de su Canale, in una località che è stata abitata dagli albori dei tempi. Presso questa chiesa, l’ultima domenica di maggio, si svolge la Festa di Nostra Signora de su Canale, che, dopo le cerimonie religiose, culmina in un pranzo all’aperto, offerto a tutti i presenti.

I resti della necropoli ipogeica di S’Istria

Percorsi ancora cinquecento metri, arriviamo a un bivio, nel quale proseguiamo sulla sinistra, e, dopo circa un chilometro e mezzo, si trova alla destra della strada un muretto in massi di pietra, con un piccolo cancello rosso, solitamente sempre chiuso. Oltre il cancello, ci si può avventurare sulla collina, situata in località S’Istria, dove si trova la necropoli, ricavata all’interno di un costone roccioso trachitico. La Necropoli ipogeica di S’Istria è costituita da quattro Domus de janas. Di particolare interesse è la Domus delle Architetture, alla quale si accede attraverso una scala rimovibile. La tomba ha un ingresso a padiglione con un portello slargato, decorato con un motivo a cornice, che fa entrare in un anticella rettangolare, che ha le pareti laterali con una cornice piatta, e la parete di fondo dipinta in ocra rossa. Su tale parete si apre il portello d’accesso alla cella principale, decorata da una cornice a rilievo piatto. La presenza di un Dolmen, situato lungo il declivio, indicherebbe la sua realizzazione nella fase finale della Cultura di Ozieri, che è si sviluppata secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d’il 2800 avanti Cristo.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Ozieri ci recheremo a visitare Pattada nota come la città del coltello, che visiteremo con i suoi dintorni, tra i quali il lago di lerno.


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