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Nulvi storico capoluogo dell’Anglona che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni


In questa tappa del nostro viaggio, dopo la deviazione a Chiaramonti, torneremo indietro fino a Martis, e da qui ci recheremo a Nulvi che è stato il capoluogo della Regione storica dell’Anglona, dove visiteremo l’abitato con i suoi dintorni.

La Regione storica dell’Anglona

L’AnglonaL’Anglona è la Regione storica della Sardegna che si affaccia sul golfo dell’Asinara, una ampia insenatura che si distende lungo il versante nord occidentale dell’Isola, delimitata a nord dal mare, a est dal fiume Coghinas, a sud dal monte Sassu e a ovest dal fiume Silis e dal monte Pilosu. Il suo territorio è prevalentemente collinare, composto da allipiani di natura vulcanica o calcarea, adagiatisu una base di tufo. Comprende una vasta Regione costituita dall’Anglona propriamente detta, distinta fra Bassa Valle del Coghinas o Anglona marittima, ed un paese, Tergu, appartenuto nel passato più lontano alla Regione di montes, ed Anglona interna. I comuni che fanno parte dell’Anglona marittima sono Castelsardo, Santa Maria Coghinas, Tergu, Valledoria; mentre quelli che fanno parte dell’Anglona interna sono Bulzi, Chiaramonti, Erula, laerru, Martis, Nulvi, Perfugas e Sedini. Grazie alla bonifica della bassa valle del Coghinas, effettuata tra il 1920 ed il 1930, che ha consentito di sfruttare meglio la piana del Coghinas, le coltivazione più diffuse sono quelle dei carciofi, soprallutto nella ricercata varietà denominata Spinoso sardo, e dei pomodori. Negli anni settanta del secolo scorso si è sviluppata, soprattutto nei comuni costieri, anche l’industria turistica.

In viaggio verso Nulvi

Tornati indietro fino a Martis, dopo aver effettuato la deviazione a Chiaramonti, da Martis prendiamo la SS127 Settentrionale Sarda verso ovest, che seguiamo per circa nove chilometri ed arriviamo a Nulvi. Lungo questa strada statale si incontrano alcune interessanti Chiese campestri. Dal Municipio di Martis a quello di Nulvi, evitando le deviazioni, si percorrono 10.4 chilometri.

La chiesa dello Spirito Santo

Lungo la SS127 Settentrionale Sardache collega Martis con Nulvi, di fronte alla pietra indicatrice del chilometro 92.7, prendiamo, alla sinistra della strada statale, una sterrata. La seguiamo per settecentocinquantametri, poi prendimo a sinistra e, dopo duecentocinquanta metri di nuovo a sinistra, e, dopo altri duecentocinquanta metri arriviamo in località Colondras.

Nulvi: chiesa dello Spirito SantoQui troviamo la chiesa dello Spirito Santo che è quanto rimane di un antico villaggio del Medio Evo successivamente estinto. In base a recenti studi, si ritiene che sia stata edificata in stile barocco prima del seicento, ricostruita nel 1830, ed è stata di recente completamente restaurata. La volta è stata ricostruita interamente con legno pregiato e cosìanche il pavimento, è stato ripristinato anche l’antico altare in pietra. La chiesa custodiva una antica tela raffigurante lo Spirito Santo anch’essa sottoposta ad una delicata operazione di restauro. Presso questa chiesa campestre, la domenica di Pentecoste, si svolge la Festa dello Spirito Santo, che era considerata anche la Festa de sos bajanos, ossia degli scapoli.

Il Santuario campestre di Nostra Signora del Monte Alma

Percorsi poco meno di quattrocento metri sulla SS127 Settentrionale Sarda verso Nulvi, incontriamo sulla destra la deviazione per il Monte Alma, una collina calcarea alta quasi cinquecento metri, che raggiungiamo dopo un paio di chilometri. Si tratta di un’altura che rimane in posizione superiore rispetto all’altro vicino monte chiamato S’Olzale, ovvero il monte seminato ad orzo.

Nulvi: chiesa di Nostra Signora del Monte AlmaLungo la strada che porta sul Monte Alma, percorsi un chilometro e cento metri, prendimo la deviazione verso destra, che, in poco più di settecento metri, ci porta al Santuario campestre di Nostra Signora del Monte Alma, edificato nel diciottesimo secolo su un antico tempio dedicato a Iside. La chiesa sorge accanto ai resti di una costruzione di età nuragica e ad un antico villaggio della stessa epoca, e la sua denominazione deriva probabilmente dal periodo spagnolo, in quanto il vocabolo Alma, ossia anima, non appartiene al patrimonio lessicale logudorese. L’unica testimonianza che abbiamo in relazione al passato di questa chiesa campestre è una relazione del Vescovo Filippo Campus del 1872 che segnala l’edificio con una sola Cappella con pietra sacra e pila. Nel 1975 la chiesa è stata, purtroppo, deturpata da un discutibile restauro, a seguito del quale un recente poco appropriato rivestimento in granito delle pareti perimetrali, ne nasconde le antiche forme. Da essa si gode tutto il panorama delle colline dell’Anglona, punteggiate qua e là da numerosi Nuraghi.

La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli che in essa si recano numerosi in pellegrinaggio per la presenza di sepolture o reliquie, dato che la tradizione vuole che in questo luogo si trovino ossa di martiri risalenti all’epoca dell’Imperatore Diocleziano, e dato che al suo interno si venerano una statua della Madonna di Castro e la statua di San Bacchisio. La seconda domenica di settembre, presso questa chiesa campestre, si svolge la Festa della Madonna di Monte Alma, che in passato chiudeva la stagione delle sagre e delle feste estive, e proprio alla Vergine di Monte Alma allevatori ed agricoltori rivolgevano le loro preghiere per l’imminente inizio della nuova annata agraria. Il rito prevede anche la processione con i cavalieri, e un’Ardia attorno alla chiesa.

I ruderi della chiesa di Santu Lussurgiu o di San Lussorio

Nulvi: i ruderi della chiesa di Santu Lussurgiu o di San LussorioCirca settecento metri più avanti sulla SS127, all’altezza della pietra indicatrice del chilometro 93.8, incontriamo sulla sinistra un’altra stradina che, in ottocentocinquanta metri, ci porta a raggiungere i ruderi della chiesa di Santu Lussurgiu ossia di San Lussorio situata su un terrazzo calcareo che sovrasta la valle di S’Ena Manna, ed è quanto rimane dell’estinto Villaggio di lexigannor. Si ritiene sia stata edificata in periodo medioevale, come starebbero ad attestare alcuni elementi di una porta laterale murata nel diciassettesimo o diciottesimo secolo, quando sarebbe stata ricostruita. La chiesa è stata utilizzata per le funzioni liturgiche fino agli anni cinquanta del novecento, poi è iniziato il suo lento degrado. Crollato interamente il tetto, rimangono le due grandi arcate a tutto sesto, che reggevano la volta della navata. I muri perimetrali, costituiti da conci lavorati di calcare bianco, e il piccolo campanile a vela, sono attualmente tenuti in piedi da intrusioni vegetali, che vengono a formare ormai un tutto unico con quello che resta dell’antico edificio.

Il comune chiamato Nulvi

Nulvi: veduta dell’abitatoNulvi-Stemma del comuneIl comune chiamato Nulvi (nome in lingua sarda Nuivi, altezza metri 478 sul livello del mare, abitanti 2.634 al 31 dicembre 2021) costituisce un antico ed importante centro ad economia agropastorale, che sorge nella parte centro occidentale del territorio della Provincia di Sassari, sull’altopiano dell’Anglona, nell’entroterra sardo, alle pendici del monte San Lorenzo, dl quale è possibile ammirare larga parte dell’Anglona. È servita dalla SS127 Settentrionale Sarda, il cui tracciato ne attraversa il territorio. Ha una propria Stazione Ferroviaria, capolinea della linea Sassari-Nulvi. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 168 a un massimo di 628 metri sul livello del mare.

Origine del nome

Il nome del paese, che si ritrova fino dal 1341, si presenta, nella dizione locale, come Nùivvi, il cui etimo è ancora oggi poco chiaro, di probabile origine protosarda.

La sua economia

Per quanto riguarda l’economia di Nulvi, l’agricoltura riveste un ruolo importante, e si basa sulla produzione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi e frutta. È praticato anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli, mentre l’industria è costituita da aziende che operano nei comparti alimentare, soprattutto lattiero caseario, ed in quello delli produzione e distribuzione di energia elettrica, ed edile. Lo splendido scenario paesaggistico in cui è collocata, l’ampia possibilità di visitare numerosi siti archeologici e di effettuare rilasSanti escursioni, la rende meta di un significativo afflusso turistico. È possibile, tra l’altro, effettuare un viaggio turistico a bordo del Trenino Verde, che, su tratte ormai recuperate solo a scopo turistico, come quella che collega Nulvi con Palau, porta a conoscere piccoli borghi dell’interno immersi in un paesaggio selvaggio. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno.

Brevi cenni storici

Le sue origini risalgono all’età preistorica, come dimostrano numerosi resti di epoca nuragica ed altri siti archeologici che, al di là delle dimesioni del territorio, sono quasi un centinaio, rinvenuti sul suo territorio. Subì la dominazione romana, periodo durante il quale ricoprì il ruolo di centro di un Castrum. Nel periodo della dominazione romana, ricopre il ruolo di centro di un Castrum. Secondo la più antica tradizione, la fondazione di Nulvi sarebbe avvenuta da parte di profughi provenienti da un abitato situato sul Monte San Lorenzo, dove sorgeva la chiesa omonima che poi è andata distrutta, anche se una tradizione locale la attribuisce  ad alcuni profughi provenienti dal vicino centro di Orria Manna, nei dintorni dell’attuale abitato di Chiaramonti, e la si può far risalire alla seconda decade del dodicesimo secolo. Nell’undicesimo secolo divenne parte della curatoria dell’Anglona, nel Giudicato di Logudoro, di cui costituisce per secoli il capoluogo. Le numerose Chiese situate nel suo territorio ci dimostrano che il fermento di attività continua fino all’insediamento monastico ed oltre. Nel 1259, con la fine del Giudicato di Torres, l’Anglona passa probabilmente sotto un breve dominio dei Malaspina, e un documento del 1282 attesta la sua vendita, da parte di Corrado Malaspina, a Brancaleone Doria. Da quel momento i Doria dominano l’Anglona. Nel 1323 inizia l’occupazione aragonese, re Pietro IV d’Aragona rileva dai Doria i diritti sulla metà di Alghero e su diverse curatorie tra cui quella di Anglona, lasciando loro in feudo Castel Genovese. Nel 1349 il governatore di Sardegna concede l’Anglona a Giovanni d’Arborea, il quale la occupa pur senza la ratifica regia, ma, nello stesso anno, viene imprigionato dal fratello, il giudice Mariano IV d’Arborea, e l’Anglona torna così in mano ai Doria. Quando nel 1376 Brancaleone Doria sposa Eleonora d’Arborea, unifica in forma personale i suoi possedimenti sardi con quelli giudicali arborensi. Il 1388 è l’anno della pace concordata tra aragonesi e il Giudicato di Arborea. Al governo dell’Arborea sale, nel 1409, Guglielmo visconte di Narbona, nipote francese di Eleonora, che nello stesso anno, viene sconfitto a Sanluri da Martino il Giovane, erede d’Aragona, e, dopo un decennio di resistenza, nel 1420 rinuncia ai propri diritti dinastici cedendoli al re d’Aragona. Quando la Sardegna passa sotto la dominazione aragonese, le curatorie del periodo giudicale cessano di esistere, e vengono sostituite dai possedimentii feudali. Nel 1421, Alfonso V d’Aragona infeuda l’Anglona a Bernardo de Centelles. Nel 1434 suo figlio Francesco Gilaberto de Centelles sconfigge Nicolò Doria annettendo la Baronia di Coghinas, e, due anni dopo, ottiene il titolo di Conte d’Oliva, una città vicina a Valencia. Nel 1448, quando si conclude la signoria dei Doria in Sardegna, Nulvi diviene il capoluogo dell’Anglona, e vi verranno edificati il carcere, il tribunale, il comando della tenenza. Nel corso del seicento si verificano numerose carestie e pestilenze, e la peste del 1652 causa a Nulvi la morte di ben 1643 persone, colpendo oltre il cinquanta per cento della sua popolazione. Le condizioni economiche e sociali favoriscono, quindi, la diffusione del banditismo, fenomeno destinato ad assumere proporzioni rilevanti nei secoli successivi. Ancora nel settecento la storia dell’Anglona si identifica con quella feudale degli Oliva, fino quando la Sardegna passa dalle mani spagnole a quelle austriache e poi, nel 1720, a quelle del governo sabaudo. Nel 1767 viene costituito il principato dell’Anglona, titolo unico per un feudo sardo, e Carlo Emanuele III nomina Maria Giuseppa Pimentel principessa di Anglona, duchessa di Monteacuto, Marchesa del Marghine e contessa di Osilo e Coghinas. L’Anglona rimane sotto i Pimentel, fino a quando, nel 1838, Carlo Alberto proclama l’abolizione delle giurisdizioni feudali, ed i Tellez Giron, eredi degli Oliva, cedono i propri diritti allo stato sabaudo, e l’Anglona viene riscattata al demanio dello Stato. Nulvi conserva la sua importanza di capoluogo dell’Anglona, tanto che nel 1883 vi viene istituita la Scuola Superiore di Agraria, la prima creata in Sardegna, rimasta in funzione per un decennio.

Le principali principali feste e sagre che si svolgono a Nulvi

Nulvi-Sfilata del 'Gruppo Folk Monte Alma' di NulviA Nulvi è attivo il Gruppo Folk Monte Alma, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località e, durante le sue esibizioni, è possibile ammirare il costume tradizionale del paese. Nelle feste e sagre che vi si svolgono, come i Riti della Settimana Santa e la Processsione dei Candelieri, Nulvi resta uno dei pochi paesi della Sardegna settentrionale in cui, ancora oggi, la popolazione sfila con il costume tradizionale. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Nulvi, si segnalano i riti della Settimana Santa; la domenica di Pentecoste, si svolge la Festa dello Spirito Santo nell’omonima chiesa campestre; il 24 giugno, la Festa in onore di San Giovanni Battista; il 2 luglio, le cerimonie religiose della Festa della Madonna del Rimedio; il 15 agosto, la Festa della Patrona Santa Maria Assunta, preceduta il giorno prima dalla discesa dei Candelieri lungo le vie del centro storico, come ex voto della popolazione per aver fatto cessare una delle tante pestilenza che nel Medio Evo imperversarono in tutta la Sardegna; la prima domenica di settembre, la Festa di Sant’Isidoro; la seconda domenica di settembre, la Festa della Madonna di Monte Alma presso l’omonima chiesa campestre; la terza domenica di settembre, la Festa di San Pasquale.

I riti della Settimana Santa a Nulvi

Nulvi-Riti della Settimana Santa: la processione di S’IncontruI riti della Settimana Santa sono organizzati dalla Confraternita della Santa Croce. Il Martedì Santo, all’imbrunire, una folla silenziosa si assiepa dinanzi alla chiesa dedicata alla Santa Croce, da dove cinque simulacri lignei, che richiamano i momenti salienti della Passione del Cristo, vengono condotti in processione attraverso le vie del paese. Il percorso vede i suoi momenti salienti nei giorni del Giovedì e del Venerdì Santo. Dopo una notte di veglia, all’alba del Venerdì Santo le donne rivivono, attraverso la processione de Sas Chircas Mudas, di chiesa in chiesa, la ricerca del figlio perduto, compiuta dalla Vergine e dalle altre donne. La sera del Venerdì Santo si svolge la cerimonia de S’Iscravamentu, nella quale due confratelli, in abiti dalle fogge orientali, fanno rivivere, attimo dopo attimo, la deposizione dalla croce. Il corpo del Cristo viene adagiato da mani pietosesu una antica lettiga, affinche possa essere accompagnato dai confratelli presso la chiesa della Santa Croce, dove lo attende l’altare maggiore ligneo, della fine del diciassettesimo secolo, che costituisce un vero e proprio sepolcro studiato appositamente per questo rito. Compiuti i riti del dolore, si rimane in silenzio fino alla Domenica di Pasqua, quando esplode l’allegria della popolazione, che si esprime attraverso gli spari a salve che salutano S’Incontru, ossia l’incontro del Cristo risorto con la sua madre.

La Sfilata dei Candelieri

Nulvi: la sfilata dei CandelieriIl 14 agosto a Nulvi si svolge l’Essida de Sos Candhaleris, ossia la Sfilata dei Candelieri, che, al pari di quelli di Sassari, Nurri e Ploaghe, vengono ricordati, nel Dizionario di Vittorio Angius e Goffredo casalis. L’origine di questa Festa si fa risalire all’undicesimo secolo, per onorare il voto alla Madonna, quando il paese è stato liberato da una grave epidemia di colera. È la Festa del paese, colorato dalle bandierine, e dai Candelieri, enormi strutture a forma di tabernacolo dipinte di giallo, verde e azzurro. Questi rappresentano rispettivamente le messi, per il Gremio, ovvero la corporaziona di arti e mestieri, degli agricoltori, chiamati Sos messaios; il cielo per il gremio degli artigiani, chiamati Sos Mastros; e il verde dei campi per quello dei pastori, chiamati Sos Pastores. I rappresentanti dei gremi prendono, nella chiesa ed oratorio di San Filippo, i Candelieri, ciascuno dei quali pesa oltre sei quintali, per trasportarli nella chiesa dell’Assunta. Durante la processione, ogni Candeliere è preceduto dall’Obriere, ossia dal presidente del Gremio, a cavallo. Dopo aver fatto il giro del paese, i Candelieri vengono sistemati all’interno della chiesa parrocchiale, con un ordine ben preciso. Gli agricoltori entrano per primi in chiesa e sistemano il Candeliere al centro, gli artigiani occupano il posto sulla destra della Madonna, ed i pastori lo sistemano alla sinistra. Ed i Candelieri fanno da corona al simulacro della Vergine dormiente, che viene sistemato al centro. Seguoni le cerimonie religiose, al termine delle qiali i Candelieri vengono riportati nella chiesa ed oratorio di San Filippo, che li ospiterà fino all’anno successivo.

Visita del centro di Nulvi

L’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si estende, tra vigneti e campi di grano, in dolce declivio ai piedi dell’altopiano calcareo di San Lorenzo. La SS127 Settentrionale Sardaproveniente da Martis, passata l’area industriale ed artigianale di Nulvi, entra in città da nord, ed all’interno dell’abitato prende il nome di corso Vittorio Emanuele.

Entrando in Nulvi troviamo il suo Campo da Calcio e le diverse strutture atletiche

Subito all’arrivo all’interno del paese, passata l’Area industriale ed artigianale di Nulvi, percorsi duecentocinquanta metri dal cartello segnaletico indicatore dell’abitato, troviamo sulla sinistra della strada il Campo da Calcio di Nulvi, dotato di tribune in grado di ospitare un migliaio di spettatori. Accanto al Campo da Calcio, è presente anche un Campo di tennis, un Campo da Calcetto, ossia di calcio a cinque con tribune in grado di ospitare 200 spettatori. Alla sua sinistra è presente una Palestra polivalente coperta in grado di ospitare 350 spettatori.

Nulvi: ingresso del Campo da Calcio di Nulvi Nulvi: Campo da Tennis Nulvi: Campo da Calcio a cinque Nulvi: la Palestra polivalente coperta

Poco più avanti arriviamo al sui Cimitero

Nulvi: Cimitero nuovo di NulviUna cinquantina di metri più avanti, prendiamo una traversa sempre sulla sinistra della strada, che, in un centinaio di metri, ci porta, quasi confinante con il Campo da Calcio, all’ingresso del Cimitero nuovo di Nulvi. Al centro del Cimitero si trova una piccola cappella, nella quale venivano officiate in passato le messe in ricordo dei defunti, prima che venisse realizzata la nuova cappella, posta alla destra dell’ingresso del Cimitero, che non ha nessun particolare pregio essendo stata costruita un cinquantina d’anni fa peraltro con del comune calcestruzzo, ed è da tempo pericolante e transennata a causa della caduta di calcinacci dalla copertura. All’interno dell’abitato si trovava anche l’Antico Cimitero di Nulvi, che però è stato ormai dismesso da tempo.

La chiesa di San Sebastiano con il complesso monasteriale di San Bonaventura

Dalla deviazione per il Cimitero, continuiamo lungo il corso Vittorio Emanuele verso sud per trecentocinquanta metri, poi prendiamo, sulla sinistra, la via Caserma, che, in un centinaio di metri, ci porta in piazza Caserma, dove si affaccia sulla sinistra la chiesa di San Sebastiano. La chiesa, con l’annesso Complesso monasteriale di San Bonaventura è stata edificata alla fine del cinquecento dai Frati Francescani, ed in essa hanno soggiornato a lungo i Frati Minori conventuali, che la abbandonano nel 1604 per trasferirsi nalla chiesa di Santa Tecla dei Miracoli. La facciata conserva ancora molte delle sue caratteristiche tardo rinascimentali, e particolarmente significative sono le tre grandi finestre sormontate da un elegante timpano. Sul lato sinistro, guardando la facciata della chiesa, svetta la bella torre campanaria, che separa la chiesa dal complesso monasteriale. Il complesso ospitava una Scuola di teologia, fra le più importanti della Sardegna, che era dotata di una ampia Biblioteca, e che ha cessato la sua attività nel 1866, quando i locali vengono confiscati, in seguito all’emanazione nel Regno di Sardegna delle cosidette Leggi Siccardi, che aboliscono i privilegi goduti fino ad allora dal clero cattolico, allineando la legislazione piemontese a quella degli altri stati europei. E le sue strutture vengono adibite nel 1870 ad ospitare la pretura e in seguito una caserma dei Carabinieri.

Nulvi: chiesa di San Sebastiano ed il complesso monasteriale di San Bonaventura Nulvi: chiesa di San Sebastiano: facciata Nulvi: chiesa di San Sebastiano: interno

La chiesa viene chiamata in lingua sarda Su Cunventu ’e Subra, ossia il Convento di sopra, per distinguerlo da Su Cunventu ’e ’Josso, che è costituito dalla chiesa di Santa Tecla, con la quale presenta notevoli analogie, come, ad esempio, i pregevoli altari lignei policromi di foggia tardo barocca.

La chiesa di San Giovanni Battista

Proseguendo lungo il corso Vittorio Emanuele verso sud per circa Duecentotrenta metri, prendiamo a destra la via Sassari, che, dopo una sessantina di metri, continua verso sinistra sulla via Rialtu.

Nulvi: chiesa di San Giovanni Battista citata come San Giovanni di NugulbiDopo una sttantina di metri, incrociamo sulla sinistra la via Carlo Campus, e, all’incrocio tra le due strade, arriviamo a vedere, di fronte a noi, la facciata della chiesa di San Giovanni Battista. Un tempo era una chiesa campestre, mentre ormai è inglobata nell’abitato. Si tratta di una chiesa di antiche origini, fondata attorno al 1100 e già citata come San Giovanni di Nugulbi, in documenti cassinesi del dodicesimo secolo. esternamente presenta una bella facciata in tufo bianco, con timpano ed un campanile a vela centrale. All’interno possiede una navata unica, con tre archi a volta ogivale che la suddividono in quattro campate, mentre una quinta campata è costituita dalla zona presbiteriale, separata dal resto della navata da un arco a tutto sesto. Nella parete di fondo si trova l’altare con la nicchia, dove è collocato la statua di San Giovanni Battista. In principio era un Monastero benedettino, ed in seguito, nel seicento, è stata ricostruita interamente dai Francescani che, quattro anni dopo, la hanno abbandonata in favore della chiesa e Convento di Santa Tecla. La chiesa è estremamente spoglia, ed è l’unica a non avere altari lignei. Dopo un adeguato restauro, di non molti anni fa, è stata riaperta al culto. Presso questa chiesa, ogni anno il 24 giugno si tiene la Festa in onore di San Giovanni Battista.

La chiesa parrocchiale della Vergine Assunta già chiesa di Santa Maria del Fiore

Evitata la deviazione in via Sassari, percorriamo ancora un’ottantina di metri verso sud lungo il corso Vittorio Emanuele, e, alla sinistra della strada, al civico numero 93 spicca, per antichità e ricchezza di ornamenti interni, la chiesa della Vergine Assunta che è la chiesa parrocchiale di Nulvi. Edificata nel 1300 con il nome di chiesa di Santa Maria del Fiore, forse un lasciato della presenza pisana nell’isola, già dal tredicesimo e fino al diciassettesimo secolo è stata la sede delle corporazioni del lavoro, e probabilmente ha avuto anche la funzione di oratorio. Divenuta parrocchiale nel 1605, con voto plebiscitario le è stato cambiaro il precedente nome in quello attuale, è stata poi rinnovata e ingrandita nel 1780, quando è stata eretta a chiesa collegiata, che è il nome che assume una chiesa di una certa importanza, che non è sede vescovile e perciò non ha il titolo di cattedrale, ma nella quale è tuttavia istituito un collegio o capitolo di canonici, con lo scopo di rendere più solenne il culto a Dio. L’interno è a tre navate, in ognuna delle quali vi sono cinque cappelle. Della vecchia piccola chiesa restano due leoni in marmo di stile gotico davanti all’altare, il battistero, le prime due cappelle laterali. Di rilevante interesse sono un’immagine della Madonna, risalente al tredicesimo secolo, e il pulpito in legno del settecento. Successivi sono l’artisticio altare maggiore, la bella fonte battesimale, la Cappella del Purgatorio e quella Eucaristica, realizzate nell’ottocento da Giuseppe Maria Sartorio. Sull’altare maggiore sono significative le scene che raccontano la passione di Cristo, Teatro ancora oggi degli antichi rituali della Settimana Santa. La chiesa all’esterno si presenta con una bella facciata barocca, ed il suo campanile ottagonale domina tutto l’abitato di Nulvi.

Nulvi: chiesa parrocchiale dell’Assunta Nulvi: chiesa parrocchiale dell’Assunta: facciata Nulvi: chiesa parrocchiale dell’Assunta: interno Nulvi: chiesa parrocchiale dell’Assunta: l’altare maggiore

La Festa dell’Assunta si tiene il 15 agosto, preceduta il giorno prima dalla discesa dei Candelieri lungo le vie del centro storico, come ex voto della popolazione per aver fatto cessare una delle tante pestilenza che nel Medio Evo imperversarono in tutta la Sardegna.

Il Museo Diocesano della Sacristia della Beata Vergine Maria Assunta

Nulvi-Museo Diocesano della Sacristia della Beata Vergine Maria Assunta: veste sacra per uso liturgico e devozionaleNella seicentesca chiesa del Rosario, al centro del paese, si trova il Museo Diocesano d’Arte Sacra chiamato anche Museo della Sacristia della Beata Vergine Maria Assunta che fa parte del Museo della diocesi di tempio: ampurias, dislocato sul territorio in diverse sedi, ossia Calangianus, Castelsardo, la Maddalena, Martis, Nulvi e Perfugas. Ospitato nella sacrestia e nell’antico Zimidoriu della chiesa, è dedicato alla ricchissima tradizione dei riti in onore dell’Assunta, ma documenta l’intera storia ecclesiastica di Nulvi, e presenta una vasta dotazione di opere d’arte adeguati alla liturgia, che si prestano ad una continua rotazione. Il pezzo forte è rappresentato dalle vesti sacre per uso liturgico e devozionale in tessuti preziosi, oro e argento.

La chiesa di Nostra Signora del Rosario

Subito più avanti, sempre sul corso Vittorio Emanuele, alla destra della chiesa parrrocchiale, separata da essa dalla stretta via San Filippo, si trova la chiesa di Nostra Signora del Rosario risalente al 1630, come testimonia l’architrave della porta laterale in cui è incisa la data di consacrazione. All’interno notevole l’Altare di Sos Paladinos, ossia del paladini. La chiesa, che per molto tempo era inagibile, dopo una lugo ristrutturazione è stata riaperta al pubblico nel 1997.

Nulvi: chiesa di Nostra Signora del Rosario Nulvi: chiesa di Nostra Signora del Rosario: l’altare di Sos Paladinos ossia del Paladini

L’edificio della Scuola Elementare ed il Municipio di Nulvi

Procedendo lungo corso Vittorio Emanuele verso sud, percorso un centinaio di metri troviamo alla destra della strada il grande edificio che ospita le Scuole Elementari di Nulvi, affacciate sui bei giardini comunali, che sono situati alla sinistra della strada. E, un altro centinaio di metri dopo, al civico numero 60 di corso Vittorio Emanuele, si trova, sulla destra della strada, in un bel palazzo ospita il Municipio di Nulvi, con la sua sede ed i suoi uffici.

Nulvi: il palazzo delle Scuole Elementari con sullo sfondo il Municipio e dall’altro lato della strada i giardini comunali Nulvi: il palazzo che ospita il Municipio di Nulvi

La fontana Rosa

Nulvi: la fontana Rosa di NulviTra le Scuole Elementari ed il Municipio, prendiamo a sinistra la stretta via che costeggia i giardini comunali, ossia il largo Alivia, ed in un’ottantina di metri questa strada sbocca sulla via Umberto I. Proprio di fronte, si trova la Fontana Rosa uno dei riconoscibili e noti simboli del paese, antica fonte pubblica e lavatoio, che in passato ha rappresentato un vero e proprio centro di aggregazione per la popolazione. Il monumento aveva visto la sua veste e il suo splendore invecchiare e affievolirsi con il passare del tempo, ma, dopo gli interventi effettuati dal comune, oggi la fonte è stata restituita ad antica vita e riportata alle origini.

L’oratorio di San Filippo Neri

Nulvi: l’oratorio di San Filippo NeriDa dove largo Aliva sbocca sulla via Umberto I, proprio di fronte alla fontana rosa, prendiamo questa strada verso sinistra, ossia in direzione nord ovest. Percorsa appena una ventina di metri, arriviamo a un bivio, dove la via Umberto I prosegue verso sinistra, per riportarci sul corso Vittorio Emanuele, proprio all’inizio dei giardini comunali, mentre prendiamo a destra la via Alfonso la Marmora, che si dirige verso nord. Percorsa per centottanta metri, svoltiamo a destra in via San Filippo, che ci porta in pochi metri di fronte alla chiesa ed oratorio di San Filippo Neri edificata nel 1645, che è stata la sede della Confraternita dei Filippini, che svolgevano attività legate alla sepoltura dei morti. Si tratta di una chiesa situata alle spalle della chiesa parrocchiale, verso est, che si può raggiungere anche dalla parrocchiale, prendendo alla sua destra, la stretta via San Filippo, che la costeggia e che ci porta proprio di fronte alla chiesa ed oratorio.

Nulvi: l’oratorio di San Filippo Neri: interno con esposti i tre CandelieriNella vita religiosa del paese ha una notevole importanza, in quanto al suo interno sono conservati i tre Candelieri, enormi strutture a forma di tabernacolo, quella di Sos Pastores, ossia dei pastori, di Sos messajos, ossia degli agricoltori, e di Sos Mastros, ossa degli artigiani, che vengono utilizzati per la grandiosa Processione dei Candelieri, che si svolge fra le vie del paese, il pomeriggio del 14 agosto, in segno di ex voto fatto per aver fatto cessare una pestilenza che nel dodicesimo secolo ha imperversato nel territorio di Nulvi ed in tutta la Sardegna.

L’oratorio della Santa Croce

Procedendo verso nord lungo la via Alfonso la Marmora per un centinaio di metri, incorciamo la via Grande, che prendiamo verso destra, e, in una settantina di metri, che ci porta a raggiungere la chiesa ed oratorio della Santa Croce costruito intorno alla fine del diciassettesimo secolo, a navata unica ma con cappelle laterali. È forse la chiesa che meglio ha conservato la sua forma originaria e i suoi arredi, anche grazie al fatto che la Confraternita che la presidia è ancora attiva e non ha mai interrotto la sua lunga storia di devozione. All’esterno tutto il corpo della chiesa si presenta intonacato e imbiancato. Sulla facciata il portale, con colonne, e sulla sommità un bel campanile a vela. Oltre alla semplicità dell’impostazione strutturale, l’aula liturgica è molto simile a quella della vicina chiesa di Nostra Signora del Rosario, e molto interessante è l’imponente altare ligneo al centro del presbiterio.

Nulvi: l’oratorio della Santa Croce sulla piazza antistante Nulvi: l’oratorio della Santa Croce: facciata

Nulvi: l’oratorio della Santa Croce-Simulacro del CristoÈ presente al suo interno un sepolcro, nel quale e viene conservato il Simulacro del Cristo, utilizzato per i vari riti della Settimana Santa, curati dalla Confraternita, da sempre custode degli antichi riti e canti religiosi ed esecutrice di tutte le manfestazioni legate alla Settimana Santa nulvese. La processione di Misteri, che parte dalla chiesa della Santa Croce, è un corteo silenzioso accompagnato solo dai canti dei confratelli, che porterà in processione le cinque stupende statue lignee che rappresentano i momenti più drammatici del supplizio di Cristo, con loro una portantina che raccoglie gli strumenti di tortura, e poi le statue dell’Addolorata, di Maria Maddalena e di San Giovanni.

L’antico Cimitero di Nulvi ed i ruderi della chiesa del Santissimo Salvatore

Nulvi: i pochi ruderi della chiesa del Santissimo SalvetoreProseguendo lungo la via Grande pee un’altra quarantina di metri, svoltiamo a sinistra nella via Talu Melis, e, dopo un centinaio di metri, proseguiamo lungo la via monte Fiore, che è fiancheggiata sulla destra da piccole abitazioni, una accanto all’altra, al di là delle quali si trovano i pochi resti dell’Antico Cimitero di Nulvi. Alla destra del quale, si trovano i pochi Ruderi della chiesa del Santissimo Salvatore della quale non rimane altro che un muro perimetrale, dato che gli archi, visibili sino a trent’anni fa, sono in seguito misteriosamente scomparsi.

Passati i pochi ruderi della chiesa di San Tommaso arriviamo al Museo Etnografico

Nulvi: i pochi ruderi della chiesa di San TommasoRitornati dalla via Grande indietro fino alla via Alfonso lamarmora, la riprendiamo verso destra, ossia in direzione nord, le seguiamo per una quarantina di metri, poi prendiamo verso sinistra la via Santa Croce, la seguiamo per una trentina di metri, e svoltiamo a destra in via San Tommaso, lungo la quale, alla sinistra della strada, si trovano i Ruderi dell’antica chiesa di San Tommaso. Di quella che fu la chiesa primaziale di Nulvi restano soltanto i quattro archi dell’originale navata centrale, sotto i quali ora passa l’omonima Via, che sono quanto resta della antica chiesa di probabile origine templare, edificata nel dodicesimo secolo, mentre il resto dell’edificio è inglobato nel tessuto urbano del paese.

Dopo la conquista spagnola, intorno al 1660, il lato adiacente il cortile viene adibito a deposito frumentario, in seguito, con l’avvento dei Savoia, viene trasformato in Monte Granatico. Nei suoi locali attualmente è ospitato il piccolo Museo Etnografico interessante da visitare in quanto al suo interno è custodita la memoria materiale dell’antico mondo agropastorale di Nulvi e, più in generale, dell’Anglona.

La chiesa di Santa Tecla con l’annesso complesso monastico

Ritorniamo a dove avevamo preso dal corso Vittorio Emanuele, a sinistra, la stretta via che costeggia i giardini comunali, ossia il largo Alivia, ed in un’ottantina di metri questa strada era sboccata sulla via Umberto I. La avevamo presa verso sinistra, e ci aveva portato verso nord, ora, invece, la prendiamo verso destra, ossia verso sud. Percorsa per centocinquanta metri, prendiamo la deviazione verso sinistra che, passata la linea ferroviaria, ci porta ad una grande piazza che assume il nome di largo Asilo.

Su questa piazza, sulla sinistra, si affaccia la chiesa di Santa Tecla dei Miracoli con l’annesso complesso monasteriale, che è stato recentemente restaurato. La chiesa, il cui impianto generale sorgeva ad un livello inferiore rispetto all’edificio attuale, insieme all’annesso Monastero, è sorta tra il 700 e l’ottocento ad opera dei Frati Antoniani, che, arrivati in Sardegna per sfuggire alle persecuzioni subite in oriente, occupano il Monastero fino al 1100 circa, quando vengono sostituiti dai Frati Benedettini. Ai Benedettini seguono i Frati Francescani che risiedevano nella chiesa di San Giovanni, che la hanno abbandonata per trasferirsi in questa, e che vi si insediarono nel 1605, ampliano il Monastero e fondano una Scuola Filosofica e Teologica, e che vi rimarranno fino al 1866. La chiesa conserva al suo interno pregevoli dipinti su tela. Sull’altare maggiore è presente una grande tela del pittore fiorentino Baccio Gorini, realizzata intorno al 1604, un’opera maestosa e di grande pregio, il Martirio di Santa Tecla, un piccolo gioiello del manierismo toscano trapiantato in Sardegna. La chiesa è famosa per il Miracolo della campana, che avrebbe richiamato qui, nel 1604, i monaci della chiesa di San Giovanni, suonando a lungo senza che nessuno la toccasse, per convincere i Frati a trasferirsi nel Convento di Santa Tecla, anche se qualche maligno afferma che siano stati gli stessi frati, di nascosto, a farle suonare per potersi trasferire nel nuovo Convento. É anche famosa per il Miracolo della Madonna col bambino, detta anche Madonna del Rimedio, un quadro di artista ignoto risalente al sedicesimo o diciassettesimo secolo, che avrebbe esaudito la preghiera dei fedeli facendo cessare la pestilenza del 1652. Presso questa chiesa si svolgono il 2 luglio le cerimonie religiose della Festa della Madonna del Rimedio. I suggestivi festeggiamenti a lei dedicati sono accompagnati da una processione in costume tradizionale per le vie del centro.

Nulvi: chiesa di Santa Tecla dei Miracoli con l’annesso complesso monasteriale Nulvi: chiesa di Santa Tecla dei Miracoli: facciata Nulvi: chiesa di Santa Tecla dei Miracoli: interno Nulvi: chiesa di Santa Tecla dei Miracoli-Miracolo di Santa Tecla di Baccio Gorini

Nulvi: chiesa di Santa Tecla dei Miracoli: la porta SantaLa grande importanza che ha avuto questa chiesa è dimostrata dalla presenza in essa una Porta Santa la cui origine sarebbe da ricondurre al primo impianto del Monastero, dato che sarebbe stata aperta dai monaci Benedettini dell’Abbazia di Vallombrosa. Queste Porte Sante, che erano pochissime in tutta la Sardegna, venivano aperte ogni sette anni e poi murate. Il rito dell’apertura della porta sacra si è tenuto fino al 1785, per essere in seguito ripristinato nel 1985. La chiesa viene chiamata in lingua sarda Su Cunventu ’e ’Josso, ossia il Convento di sotto, per distinguerlo da Su Cunventu ’e Subra, che è costituito dalla chiesa di San Sebastiano con il complesso monasteriale di San Bonaventura, con la quale presenta notevoli analogie, come, ad esempio, i pregevoli altari lignei policromi di foggia tardo barocca. L’ex Convento di Santa Tecla attualmente ospita la Biblioteca e le sedi alcune associazioni.

La Stazione Ferroviaria di Nulvi

Nulvi: la Stazione Ferroviaria di NulviRitornati indietro lungo largo Asilo in direzione di via via Napoli, svoltiamo a sinistra su via Tempio, che, in centoventi metri, ci porta alla Stazione Ferroviaria di Nulvi, che è stata realizzata come scalo intermedio della linea che da Sassari portava in origine a Tempio e Palau, e di cui oggi costituisce il capolinea per i treni passeggeri ordinari, mentre per quanto riguarda le relazioni tra Sassari e Tempio Pausania e tra Tempio Pausania e Palau Marina sono in servizio unicamente i convogli turistici del Trenino Verde. Dinanzi al fabbricato viaggiatori, a due piani, dei quali però solo quello inferiore è impiegato per il servizio ferroviario, sono presenti due binari utilizzati per il servizio viaggiatori, ognuno dotato di una propria banchina. Un terzo binario, tronco, termina dinanzi al magazzino merci della stazione. L’area sul retro del fabbricato viaggiatori è utilizzata per il parcheggio degli autobus del servizio sostitutivo sulle tratte stradali dell’ARST-Ferrovie di Sardegna.

Visita dei dintorni di Nulvi

Sono numerose le Chiese che sorgono nei dintorni dell’abitato, e le testimonianze del periodo nuragico. Nulvi è, infatti, il paese che in rapporto all’estensione del territorio può vantare il maggior numero di Nuraghi, circa un’ottantina, tra i quali alcuni di particolare interesse. Nei dintorni di Nulvi sono stati, infatti, portati alla luce i resti del tempio a pozzo Irru; della necropoli Orria; delle Tombe di giganti Orcu, e Orria; del Nuraghe semplice monte Giannas; del Nuraghe complesso Alvu; ed anche dei Nuraghi Antonuzzu, Ara, Badde Tuvudda, Baldosa, Baldosa II, Baldosa III, Boinalzu, Bolentari, campo Maiore, Cantaru Ciolzi, Chirispada, Cobelciada, Colondrasa, Columbos, Conca Niedda, Crabione, de Furcadittos, de Mariarmicu, Domo Barraghe, Ena longa, Figu Niedda, Figu Niedda II, Figu Pinta, Funtana loda, Gavineddu, Giuanne Elias, Giuanne Elias II, Irru, ladina, ledda, Monte Alma, Monte Elva, Monte Elva II, Monte Entosu, Monte Iscarpa, Monte su Furru, Mura Bianca, Muros, Orcu, Orria, Pala de Pontina, Pedra Fulcada, Pedra Ulpu, Pedrosa, Pedrosa II, Piana Ederas, Piano Pedrosu, Piantasi, Piantasi II, Piantasi III, Pittone, Preideru Matteu, Puju Nieddu, Ruspina, Ruspina II, Sa Marchesa, Sa Marchesa, Sa Raighina, San Lussorio, San Lussorio II, San Lussorio III, San Nicola, Santu Biglianu, Sas Seddas, S’Aspru, S’Elighe, S’Ena Manna, Spirito Santo, su Caschinalzu, su Gastaldu, su ludosu, su Nodu Biancu, Tana di Mazzone, Terri Ruiu, tutti di tipologia indefinita.

Il villaggio abbandonato di villafraca d’Eri con i ruderi della chiesa abbandonata di San Michele d’Eri

Dal Municipio di Nulvi usciamo verso nord est con la SS127 Settentrionale Sardain direzione di Martis, e, dopo un chilometro e quattrocento metri, prendiamo verso destra, ossia verso nord, la SP17 che muove in direzione di Tergu e Castelsardo. Percorsi tre chilometri e settecento metri, prendiamo a sinistra la SP29, che, seguita per circa tre chilometri e mezzo, ci porta nella località dove sorgeva il Villaggio abbandonato di villafranca d’Eri che si trovava a circa quattro chilometri in linea d’aria a nord ovest di Nulvi, e le sue pertinenze erano suddivise tra i territori comunali di Osilo, Tergu e Nulvi.

Nulvi: i pochi ruderi della chiesa abbandonata di San Michele d’EriNell’abitato esistevano la chiesa ormai scomparsa di San Gavino e la chiesa abbandonata di San Michele ridotta allo stato di rudere, che distavano tra loro poche centinaia di metri. Si ricorda una sommossa avvenuta tra il 1349 ed il 1351, conclusasi con il sequestro da parte delle truppe aragonesi, di quarantadue rasieri di frumento, confiscati ai ribelli di Villa Franca di Erizo. Si ritiene che tale rivolta possa essere stata la causa della scomparsa dell’insediamento, che pochissimi anni addietro, nel 1358, Jasper de Camplonch, avendolo visitato per la sua relazione statistico fiscale, rilevò come deserto.

I resti del Nuraghe complesso Alvu e poco distante quelli del Nuraghe Boinalzu

Proseguendo sulla SP17 che porta in direzione di Tergu e Castelsardo, a un chilometro e duecento metri dall’imbocco della SP29 prendiamo una strada sterrata verso destra, seguendo le indicazioni per l’Agriturismo Ruspina. Superato dopo poco più di un chilometro l’agriturismo, svoltiamo a sinistra, e, percorso ancora meno di un chilometro, vediamo sulla sinistra, dopo una casa rurale, l’area recintata che custodisce l’area archeologica, che si trova a 524 metri di altitudine.

Nulvi: il Nuraghe AlvuIl Nuraghe Alvu è un imponente Nuraghe complesso quadrilobato, caratterizzato dal bianco del materiale con cui è stato edificato, da cui prende il nome, dato che in certe varianti della lingua sarda il termine Alvu sta ad indicare il bianco, o anche dal latino Albus sempre ad indicare il colore bianco. È, infatti, interamente costruito in trachite e pietre di tufo bianco insolitamente squadrate. La sua principale caratteristica è la forma originale del corpo centrale, rinserrato fra quattro torri laterali. Esso in origine si trovava al centro di un villaggio nuragico di capanne. I reperti archeologici rinvenuti fra i resti delle capanne, come monete e utensili vari, attestano che il piccolo villaggio ha continuato ad essere abitato sino ai tempi storici.

Nulvi: il Nuraghe BoinalzuPoco distante sorgevano, fino a qualche decennio fa, delle Tombe a forma rettangolare, scavate nella roccia, le cui stele recavano incise figure stilizzate, rappresentazione presumibilmente di defunti, monumenti che venivano solitamente chiamati dal popolo Sas Tumbas de Sos Paladinos. Poco distante dal Nuraghe Alvu, circa trecento metri ad ovest rispetto ad esso, si trova un altro significativo Nuraghe, ossia il Nuraghe Boinalzu che è però di una tipologia non ben definita. La torre è rimasta in condizioni poco decenti, ma la sua camera a tholos, con nicchie, è in parte ben conservata, così come il passaggio di ingresso orientato verso sud.

I resti del Nuraghe Orcu nel quale è stato trovato un bronzetto raffigurante un uomo che cavalca un bue

Usciamo da Nulvi sulla SS127 Settentrionale Sardain direzione di Martis e, dopo un paio di chilometri, circa metà della strada tra la deviazione che ci ha portato alla chiesa dllo Spirito Santo e quella che ci ha portato a San Lussorio, troviamo una strada che si dirige a destra, ossia verso nord est, seguendo le indicazioni per il caseificio Sa Mura Bianca.

Nulvi: il Nuraghe S’Orcu: inconsueto bronzetto raffigurante un uomo che cavalca un bueLa seguiamo per circa tre chilometri e mezzo, poi svoltiamo a destra e, percorsi circa un chilometro e trecento metri, troviamo un sentiero sulla sinistra, che ci conduce, in una cinquantina di metri, a vedere il Nuraghe Orcu un Nuraghe di tipologia indefinita, probilmente un monotorre, che si è conservato fino ad oggi quasi integro. Vicino al Nuraghe Orcu, a poca distanza da esso, si trovano i pochi resti di quella che doveva essere la Tomba di giganti Orcu. Dal Nuraghe Orcu proviene un inconsueto bronzetto, raffigurante Un uomo che cavalca un bue, stando a cavallo in atteggiamento di orazione e offerta, che è attualmente conservato all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

I ruderi della chiesa abbandonata di Sant’Antonio Abate

Nulvi: i ruderi della chiesa abbandonata di Sant’Antonio AbateDalla fontana Rosa, presa verso nord la via Umberto I e, poi, al bivio verso destra la via Alfonso la Marmora, seguita per un centinaio di metri, incorciamo la via Grande, che prendiamo verso destra, e, in un centinaio di metri, svoltiamo a sinistra nella via Talu Melis, e, dopo una settantina di metri, arriviamo a un incrocio, che, sulla sinistra, ci porta nella via monte Fiore ed ai pochi resti dell’antico Cimitero di Nulvi, mentre verso destra parte la via Monsignor A. Fancellu. Tra le due strade, parte una strada di penetrazione agraria asfaltata, che seguiamo per settecentocinquanta metri, per poi prendiamo un cancello sulla destra, passato il quale si arriva ia pochi ruderi della chiesa abbandonata di Sant’Antonio Abate che si trova attualmente in stato di completo abbandono, dato che è annessa ad un’azienda agricola, dalla quale viene utilizzata come stalla. Proseguendo lungo la strada verso est, ed evitando diverse deviazioni, da qui è possibile raggiungere il tempio sacro a pozzo Irru con il Nuraghe ed il villaggio nuragico omonimi, che però raggiungeremo più avanti attraverso una strada molto più comoda.

Il tempio sacro a pozzo Irru con il Nuraghe ed il villaggio nuragico omonimi

È facile arrivarci dal paese prendendo la SS127 Settentrionale Sardain direzione di Martis ed, oltrepassato l’abitato, dopo poco meno di quattro chilometri troviamo il cartello sulla destra, che ci fa imboccare una strada di penetrazione agraria asfaltata, che seguiamo per settecento metri, poi prendiamo una deviazione sulla sinistra, ed, in circa cinquecento metri, arriviaamo a trovare l’area archelogica, ben segnalata e dotata di ampio parcheggio.

Il Tempio sacro a pozzo Irru portato alla luce poco tempo fa, costituisce un notevole esempio di pozzo sacro interamente costruito con conci di calcare bianco perfettamente squadrati. Si tratta di un classico tempio a pozzo realizzato con tecnica isodoma, caratterizzata, cioè, dall’utilizzo di grosse e medie pietre, ben lavorate, disposte in filari orizzontali, che vanno restringendosi dal basso verso l’alto. Ha una lunghezza complessiva di sedici metri, e si compone di tre parti. Il pozzo sacro vero e proprio è perfettamente circolare, ed al suo interno si conservava l’acqua sorgiva oggetto di venerazione. Vicino al pozzo si trovano due ambienti a pianta rettangolare, nei quali si presume si svolgessero le cerimonie sacre. Nel pavimento di questi due ambienti è ancora visibile la canaletta centrale di scolo, per il deflusso delle acque per il troppo pieno, che vengono scaricate al di fuori del monumento, in una vasca monolite in calcare, messa sotto l’uscita. recentemente è stato ripulito e reso fruibile il magnifico tesoro archeologico, dato che il sito dedicato al culto delle acque si trovava in stato di abbandono.

Nulvi-tempio sacro a pozzo di Irru Nulvi-tempio sacro a pozzo Irru Nulvi-tempio sacro a pozzo Irru

La struttura si trova su un leggero declivio in località Nuraghe Irru, e fa parte di un complesso più ampio, costituito appunto dal Nuraghe Irru un Nuraghe di tipologia indefinita, probabilmente a pianta complessa, edificato a 376 metri di altitudine, e da un villaggio nuragico di capanne. Rimasti interrati fino a pochi anni fa, questi ultimi resti non ancora fruibili dal pubblico. Sono presenti nei dintorni anche avanzi di fabbricati romani, realizzati successivamente.

I ruderi della chiesa abbandonata di San Nicola

Nulvi: i ruderi della chiesa abbandonata di San NicolaEvitando la deviazione per il tempio sacro, proseguiamo verso sud sulla SS127 Settentrionale Sardaper altri circa settecentocinquanta metri, e troviamo una deviazione sulla destra, in direzione sud. La seguiamo per circa seicento metri, poi svoltiamo a sinistra e, centoventi metri più avanti, ancora a sinistra. Dopo circa ottocento metri, arriviamo a un piccolo insediamento costituito da strutture produttive, dal quale, verso est, in trecento metri, si raggiungono i pochi ruderi che rimangon della chiesa abbandonata di San Nicola.

I resti del Nuraghe Orria con la Tomba di giganti e la necropoli omonimi

Proseguendo, invece, dall’insediamento verso sud, percorsi circa cinquecento metri, arriviamo nei pressi del monte Orria, dove si trovano i resti del Nuraghe Orria un Nuraghe di tipologia indefinita edificato a 380 metri di altitudine. Vicino al Nuraghe Oria, a poca distanza da esso, si trovano i pochi resti di quella che doveva essere la Tomba di giganti del monte Orria, e quelli di una vera e propria Necropoli costituita dalle sepolture ipogeiche del tipo a Domus de janas del monte Orria.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, partendo nell’Anglona marittima da Valledoria ci recheremo a visitare la caratteristica città di Castelsardo la più importante dell’Anglona marittima, con il suo bellissimo centro storico e le sue note spiagge.


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