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Olzai, patria del Maestro di Olzai, dove ha vissuto ed operato anche il pittore Carmelo Floris


In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo da Ollolai e ci recheremo a Olzai dove è vissuto ed ha operato il pittore Carmelo Floris, e dove concluderemo la nostra visita della Barbagia di Ollolai.

La Regione storica della Barbagia di Ollolai

La Regione storica della Barbagia di OllolaiLa Barbagia di Ollolai (nome in lingua sarda Barbàgia ’e Ollolai), chiamata anche Barbagia Superiore, è una Regione storica della Sardegna centrale. Durante il periodo giudicale ha fatto parte del Giudicato d’Arborea, nellla Curatoria della Barbagia di Ollolai, è stata poi degli Aragonesi, quindi del Ducato di Mandas. Ne fanno parte i comuni: Austis, Fonni, Dorgali, Gavoi, lodine, Mamoiada, Oliena, Ollolai, Olzai, Orgosolo, Ovodda, Teti e Tiana. Secondo molti, ed anche secondo noi, alla Barbagia di Ollolai apparterrebbe anche il comune di Dorgali, che durante il periodo nel quale la Sardegna era sotto il controllo dell’impero Bizantino e nel primo periodo del Giudicato di Arborea ne costituiva uno sbocco al mare, che è andato perduto a seguito dell’espansione, promossa dai Pisani, verso sud del Giudicato di Gallura. Secondo alcuni, alla Barbagia di Ollolai apparterebbero anche i comuni di Orani e Sarule, che noi attribuiamo, invece, al Nuorese, noto anche come Barbagia di Nuoro o Barbagia di Bitti.

In viaggio verso Olzai

Usciamo da Gavoi sulla SS128 verso nord, in direzione di Sarule, che visiteremo nella prossima tappa. Dopo otto chilometri, deviamo a sinistra sulla SP4 che, dopo sette chilometri, ci porta a Olzai. Dal Municipio di Gavoi a quello di Olzai abbiamo percorso 16,2 chilometri. Ci potevamo arrivare anche da Ollolai invece che da Gavoi, percorrendo 15,7 chilometri.

Avremmo potuto arrivarci anche da sud, con la SP4 da Teti, dove eravamo arrivati da Austis, costeggiando il lago di Cucchinadorza. Dal Municipio di Teti a quello di Olzai si percorrono 15,8 chilometri.

Il paese chiamato Olzai

Olzai: veduta dell’abitatoOlzai-Stemma del comuneIl comune chiamato Olzai (nome in lingua sarda Ortzai, altezza metri 474 sul livello del mare, abitanti 770 al 31 dicembre 2021) è situato nella parte centrale della Provincia di Nuoro, ai confini con quella di Oristano, che si sviluppa ad ovest, e si trova sui monti della Barbagia Ollolai. Olzai è stato edificato in una vallata suggestiva, sviluppato lungo le rive del rio Bisine, che attraversa tutto l’abitato, e mantiene intatte le sue antiche caratteristiche, con i vicoli lastricati, fiancheggiati da piccole costruzioni in granito. Il territorio Comunale, comprensivo del lago di Benzone che è diviso con il comune di Austis, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, nel quale si raggiungono i 931 metri di quota.

Origine del nome

Il nome del paese, attestato fino dal 1341 nelle forme Olsay ed Olzay, è di origine oscura, ma può essere, tuttavia, attribuito allo strato linguistico protosardo. Il suo nome, invece, secondo il teologo e linguista Giovanni Spano, potrebbe derivare dalla voce fenicia Hol o Hoel, che indica il territorio, ossia la dimora del mio pellegrino; oppure, secondo Francesco Corona, da Iolai, il popolo della Sardegna, che sembra essere stata una delle tribù indigene o native dell’Isola.

La sua economia

Olzai è caratterizzato da un’economia di tipo prettamente agricolo. L’agricoltura conserva, infatti, un ruolo importante nell’economia locale, dato che si producono cereali, ortaggi, foraggi, olive, uva e altra frutta. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è scarsamente sviluppata e modesta è anche la presenza del terziario.

Brevi cenni storici

Il territorio dove sorge Olzai viene abitato in periodo preistorico dai Sardi primitivi. In epoca medievale il villaggio appartiene al Giudicato d’Arborea, nella curatoria di Ollolai. Successivamente, nel 1478, viene conquistato dagli Aragonesi, con la vittoria della battaglia di Macomer. Incorporata nel Ducato di Mandas, viene ceduta in feudo a Maza nel 1604 e ai Tellez Giron d’Alcantara nel 1765. Successivamente, durante la dominazione sabauda, nel 1839, anno dell’abolizione del sistema feudale, venne riscattata al demanio dello stato. In periodo repubblicano, del comune di Olzai nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro.

Le principali personaggi nati o vissuti a Olzai

A Olzai è nato un artista anonimo del quattrocento che viene comunemente chiamato il Maestro di Olzai, probabilmente identificato con Antonio Cavaro. Iinoltre qui è vissuto ed ha operato a inizio novecento il pittore Carmelo Floris di Bono.

Il Maestro di Olzai: retablo della Pestilenza, nella chiesa di Santa Barbara a OlzaiViene chiamato il Maestro d’Olzai un artista anonimo del quindicesimo secolo, che viene da alcuni identificato con Antonio Cavaro, probabilmente primo esponente della famosa famiglia cagliaritana di pittori che ebbe bottega nel quartiere di Stampace, chiamati la Scuola di Stampace. L’artista, che operava già dalla metà del quindicesimo secolo, rivela un gusto catalano-Valenzano, con spunti fiamminghi e italianismi non disgiunti da una certa ingenuità espressiva. È l’autore, tra l’altro, del Retablo della Pestilenza, della chiesa di Santa Barbara di Olzai, probabilmente eseguito come ex-Voto in occasione dell’epidemia di peste del 1477.

Carmelo FlorisBiografia di Carmelo FlorisIl pittore Carmelo Floris nasce a Bono nel 1891. Il padre muore prematuramente e Carmelo si trasferisce con la madre ad Olzai, nell’antica casa appartenuta a don Sebastiano Melis, detto Su Fidecummissu, che aveva il diritto di extraterritorialità per alcuni privilegi ecclesiastici degli antenati. In questa casa ereditata dalla madre, Carmelo trascorrerà tutta la vita. Completati gli studi classici a Nuoro, si iscrive alla libera Accademia del Nudo a Roma, dove diviene amico del pittore e ceramista Melkiorre Melis. Volontario nella Brigata Sassari nella Prima Guerra Mondiale, rinsalda l’amicizia con Attilio Deffenu, che l’aveva voluto collaboratore della rivista Sardegna pubblicata a Milano. Decorato con la medaglia d’argento, al rientro è tra i fondatori del Partito Sardo d’Azione. Nel 1921 espone alla Biennale d’Arte di Roma. Nel’26 viene chiamato da Francesco Ciusa ad insegnare alla Scuola d’Arte di Oristano. Nel’38 si trasferisce a Parigi dove incontra Emilio Lussu. Ma al rientro, nel’39, il governo fascista gli toglie la decorazione e lo condanna per attività sovversiva al confino, fino all’amnistia del’42. Torna ad Olzai, da dove non si sposta che per partecipare ad alcune mostre, e nel’54 lavora con Ciusa Romagna alla via Crucis per la cattedrale di Nuoro. Muore ad Olzai nel 1960. Nel periodo giovanile la sua pittura è dominata da suggestioni moderniste, poi, tra gli anni venti e ’30, si dedica al paesaggio: campagna, piccoli centri, Chiese campestri, scene di vita quotidiana e di vita popolare, balli, costumi, processioni. Si dedica, quindi, ai ritratti considerati tra i più belli della pittura sarda e più in generale dell’intera pittura del novecento. Significative anche le sue xilografie ed acquaforti che lo fanno rientrare tra i maestri sardi dell’incisione in bianco e nero. Per saperne di più possiamo leggere una ampia Biografia di Carmelo Floris scritta da Marzia Marino ed illustrata con la riproduzione delle sue opere più significative.

Carmelo Floris: Ritratto di Giuseppe Murgia, olio su tela del 1926 Carmelo Floris: Ragazza con cappello, olio su tela del 1932 Carmelo Floris: Fanciulla di Ollolai, olio su tela del 1933 Carmelo Floris: Vendemmia, olio su tela del 1933 Carmelo Floris: donna di Ollolai, olio su tela del 1951

Le principali feste e sagre che si svolgono a Olzai

Olzai: costume femminile di OlzaiA Olzai sono attivi il Gruppo Folk Olzai, i tenores del gruppo Tenores di Olzai, ed il Coro Polifonico di Olzai. Durante le loro manifestazioni è possibile ammirare il caratteristico costume tradizionale femminile, dato che Olzai nel 2013, grazie all’attento lavoro di ricostruzione avviato dalla Proloco Bisine, ha riscoperto il suo antico costume femminile, che era caduto in disuso prima del novecento. A Olzai tra il 31 dicembre e l’1 gennaio si svolge la Festa di fine e inizio anno, denominata Terra Ruvia; come in quasi tutti i paesi della Sardegna, il 17 gennaio anche a Olzai si svolge la Festa di Sant’Antonio Abate, tradizionale Festa preceduta la sera del 16 dai tradizionali falò in piazza, durante la quale attorno al fuoco si degustano i dolci tipici del paese; il 22 gennaio si svolge presso l’omonima chiesa la Festa di Sant’Anastasio; significativi sono i festeggiamenti del Carnevale; l’1 del mese di maggio si svolge una Sagra campestre; la seconda domenica di maggio si svolge la Festa dell’Angelo nell’omonima piccola chiesa campestre; la terza domenica di maggio la Festa di Sant’Isidoro; il 25 giugno si svolge la Festa patronale di San Giovanni Battista; il 26 agosto la Festa di Santa Barbara, che viene considerata la Festa più importante del paese.

Il Carnevale di Olzai con Sos Maimones, Sos Murronarzos e Sos Intintos

Olzai: carnevale di OlzaiIl Carnevale di Olzai, come quello di molti altri centri della Barbagia, è molto caratteristico. Per il carnevalle sfilano Sos Intintos vestiti di nero e travestiti da vedove a lutto per la morte del Carnevale, sfilano il mercoledì delle Ceneri, hanno il viso tinto di nerofumo, con indosso elementi del tradizionale abito femminile, Su Zippone, ossia il corpetto, e S’Antalera, un grembiule. Con essi sfilano Sos Murronarzos vestiti di orbace, con maschere di legno e campanacci, che usano imbrattarsi il viso col sughero bruciato, ma che originariamente lo coprivano con veri musi di maiale o cinghiale, oggi sostituiti da maschere lignee, e sfilano sempre in coppia. Sfilano assieme ad essi anche Sos Maimones maschere mezzo uomo e mezzo fantoccio dalle fattezze femminili, con quattro braccia, quattro gambe e due teste. Sono maschere particolarmente allegre ed esplicite che personificano la fertilità umana. La loro sfilata è, comunque, una processione cupa, a tratti funebre, che attraversa tutto il paese, e legato a una scala assicurata al basto di un asino portano Su Mammuzzone un fantoccio chiamato anche Zuanne Martis Sero o Ziu Baga Biu, che la sera viene bruciato. Il Carnevale di Olzai ha la particolarità di proseguire oltre la tradizionale data di chiusura delle manifestazioni carnascialesche. I festeggiamenti non si concludono il martedì grasso, ma raggiungono il culmine il mercoledì delle Ceneri e la domenica successiva, chiamata la domenica della Pentolaccia. Dalla domenica di Carnevale fino al mercoledì delle Ceneri e poi anche la domenica della Pentolaccia, le strade del paese vengono percorse da vivaci sfilate di maschere.

Visita del centro di Olzai

Entriamo in Olzai in arrivo da Gavoi o da Ollolai provenendo da nord con la SP4. L’abitato, circondato da folti boschi, è caratterizzato da strette viuzze e vecchie case in granito, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico dei paesi collinari.

Olzai: case in granito all’interno dell’abitato Olzai: case in granito all’interno dell’abitato Olzai: case in granito all’interno dell’abitato

La bella piazza tra la via Taloro e la via Guglielmo Marconi

Entriamo nell’abitato con la SP4 e, dopo aver percorso cinquecento metri dal cartello indicatore di Olzai, prendiamo a sinistra la via Taloro, che seguiamo per duecentocinquanta metri, e ci porta in un’ampia piazza. Qui prendiamo a sinistra la via Guglielmo Marconi, lungo la quale scorre all’interno del paese il rio Bisine, proveniente da est dove si trova, a circa seicento metri dall’abitato, Su Mulinu Vezzu, che descriveremo più avanti.

Olzai: la piazza tra via Taloro e via Guglielmo Marconi Olzai-Rio Bisine che scorre nel centro lungo la via Guglielmo Marconi Olzai-Rio Bisine che scorre nel centro lungo la via Guglielmo Marconi

Il Municipio di Olzai

Olzai-Municipio di OlzaiPrendiamo la via Guglielmo Marconi e la seguiamo verso est per poco più di cento metri, poi prendiamo a sinistra la via Umberto I, e, dopo una trentina di metri, prendiamo di nuovo a sinistra il corso Vittorio Emanuele. Lungo questa strada, dopo una sessantina di metri, al civico numero 23 del corso Vittorio Emanuele, sulla destra della strada, si trova l’edificio nel quale hanno la propria sede e si trovano gli uffici del Municipio di Olzai, che forniscono i loro servizi ai cattadini.

La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista

Proseguendo ancora una quarantina di metri lungo il corso Vittorio Emanuele, troviamo sulla sinistra della strada una piazza sulla quale si affaccia la chiesa di San Giovanni Battista che è la chiesa parrocchiale di Olzai, edificata nel cinquecento durante la dominazione aragonese e dedicata al Santo patrono del paese. La chiesa è stata eretta come oratorio dedicato al Salvatore, poi, dal diciassettesimo secolo, diviene chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni, prendendo il posto della chiesa di Santa Barbara che era stata la precedente parrocchiale. La chiesa è a tre navate divise da archi a tutto sesto, appoggiati su capitelli a tronco di piramide rovesciata e sorretti da pilastri cruciformi realizzati in muratura di blocchi di trachite. La navata centrale è coperta con volta a botte in mattoni rossi a vista, che nel 1874 hanno sostituito l’antica copertura lignea. Dopo l’arco trionfale, ne presbiterio sopraelevato con volta a crociera si trova l’altare maggiore in marmo del 1896, dietro al quale è custodito il coro ligneo del diciottesimo secolo. Lungo i fianchi delle navate laterali, coperte con volte a vela, sempre in mattoni rossi, si trovano quattro cappelle per lato. Nella prima Cappella a sinistra si trova la fonte battesimale del 1937, segue la Cappella Dormitio Mariae, quella dedicata a Sant’Antonio Abate in cui è presente anche la statua di Santa Rita. Nella zona presbiteriale vi è la Cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù con anche la statua di San Francesco. Il primo altare della navata destra in legno del diciottesimo secolo è dedicato a San Giuseppe, segue la Cappella della Vergine, e la Cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova con altare in marmo di Francia del 1700, nella quale si trova in una piccola nicchia la statua di Santa Monica, ed infine vi è la Cappella dedicata alla Vergine del Carmelo in cui c'è anche la statua dell’Immacolata. All’esterno la chiesa ha una facciata semplice, intonacata, ravvivata da cornici terminali con raccordi laterali in trachite rossa, e con un rosone centrale anch’esso in trachite. Il portale d’ingresso è inserito in un motivo ornamentale di due colonne, con capitelli decorati a foglie d’acanto, sul quale si trova un timpano triangolare, ornato da una cornice con al centro un’edicola in cui si trova una piccola statua di San Giovanni Battista.

Olzai: chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista Olzai: chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: facciata Olzai: chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: interno Olzai: chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: l’altare maggiore Olzai: chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: coro ligneo dietro l’altare maggiore Olzai: chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: la Cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova Olzai: chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: la nicchia con la statua di Santa Monica

Presso questa chiesa il 25 giugno si svolge la Festa patronale di San Giovanni Battista, con riti religiosi, una processione accompagnata dai cavalieri, e diverse manifestazioni civili.

La chiesa di Santa Barbara

Ritornati sulla via Guglielmo Marconi, le seguiamo verso est per poco meno di trecento metri, mentre sale nella parte alta del paese, con diversi tornanti. Quando la strada assume il nome di via Cimitero, dopo un centinaio di metri prendiamo verso sinistra, seguendo le indicazioni, la via Santa Croce che, in un centinaio di metri, ci porta di fronte alla chiesa di Santa Barbara che si affaccia su una piccola piazza dalla quale si vede tutto il paese. Edificata nel quattordicesimo-quindicesimo secolo e più volte rimaneggiata, costituiva la parrocchia di Olzai, e nel suo cortile venivano seppelliti i defunti. Questo fino al 1738, quando è stata trasformata in oratorio per i confratelli della Santa Croce. L’ingresso principale è costituito da un portale, contornato da un ventaglio di conci di trachite di dimensioni diverse, e gli stipiti costituiti da piccole colonne addossate e scanalate, che sorreggono capitelli a forma di piccole torri, con cui si vuole fare riferimento alla Santa alla quale la chiesa è dedicata, dato che Santa Barbara è stata rinchiusa in una torre in quanto cristiana.

Olzai: salendo verso la chiesa di Santa Barbara Olzai: chiesa di Santa Barbara: facciata Olzai: chiesa di Santa Barbara

Il Maestro di Olzai: retablo della Pestilenza, nella chiesa di Santa Barbara a OlzaiLa chiesa è a tre navate, quella centrale ha copertura a botte, mentre quelle laterali hanno copertura in legno. Nelle navate laterali sono presenti una Cappella per lato, a sinistra c'è la Cappella del 1893 con cupola, in cui sono custodite due statue della Madonna con Bambino, ed a destra la Cappella con volta a botte, nella quale si trova la settecentesca statua lignea di Gesù Cristo deposto, usata il Venerdì Santo per la cerimonia de S’Iscravamentu. All’interno della chiesa, sull’altare maggiore, si può ammirare il Retablo della Pestilenza un interessante Polittico a otto scomparti probabilmente eseguito come ex-Voto in occasione dell’epidemia di peste del 1477, attribuito a un autore anonimo detto il Maestro di Olzai, comunemente identificato con Antonio Cavaro e considerato dagli studiosi uno dei maggiori esponenti dell’arte antica in Sardegna.

A Olzai il 26 agosto si svolge la Festa di Santa Barbara, che viene considerata la Festa più importante del paese. Nonostantela ricorrenza di Santa Barbara sia celebrata il 4 del mese di dicembre, a Olzai la si celebra, ormai anni, in agosto, quando il lavoro dei campi è terminato e i contadini si possono permettere una pausa. Le celebrazioni iniziano nove giorni prima con la novena dedicata alla Santa, mentre la mattina del 26 il suo simulacro viene portato in processione per le vie del paese. Terminati i riti religiosi, si svolgono le corse dei cavalli.

Il Museo dedicato all’opera di Carmelo Floris

Ritornati sulla via Cimitero, dopo quattrocento metri proseguiamo sulla via Sant’Anastasio, lungo la quale, dopo una trentina di metri, alla sinistra della strada al civico numero 30, si trova il Museo dedicato all’opera di Carmelo Floris. Il pittore Carmelo Floris ha trascorso tutta la sua vita a Olzai, e, nella casa in cui ha abitato, che rappresenta l’ambiente nel quale è vissuto l’artista, gli è stato dedicato l’importante Museo, che è oggi anche un luogo per attività culturali, mostre e dibattiti. Nel settecento l’edificio, situato nello storico rione S’Umbrosu, apparteneva al nobile don Sebastiano Melis, e successivamente, ereditata dalla madre dell’artista, l’abitazione era famosa per la sua ospitalità: La mia casa ha quattro porte e sono sempre aperte, soleva ripetere Carmelo Floris. La casa di Carmelo Floris è stata acquistata nel 1999, dal comune di Olzai, dalla vedova dell’artista, per creare un Museo intitolato all’insigne pittore ed incisore, e, dopo i restauri, il Museo è stato inaugurato nel dicembre 2003, e accoglie oggi alcune opere significative dell’artista, arredi originali, documenti e immagini fotografiche del pittore e della sua famiglia.

Olzai: salendo verso il Museo dedicato a Carmelo Floris Olzai- ’edificio che ospita il Museo dedicato a Carmelo Floris

La chiesa di Sant’Anastasio

Olzai: chiesa di Sant’AnastasioProseguendo per circa duecento metri lungo la via Sant’Anastasio, troviamo sulla sinistra della strada una piazzetta sopraelevata a cui si accede da due scalini laterali, che portano alla chiesa di Sant’Anastasio costruita nel cinquecento in stile gotico aragonese. La chiesa ha all’interno un’unica navata coperta con travi in legno, con quattro archi a tutto sesto ad ogiva in trachite, che si poggiano su pilastri in muratura. Alla navata segue il presbiterio coperto con volta a crociera gemmata, che conserva al suo interno dove è custodito il Retablo della Sacra Famiglia di recente restaurato recuperando un tipico esempio della pittura sarda del cinquecento. All’esterno la facciata, molto semplice, ha un profilo a capanna, e spiccano alcuni motivi decorativi in trachite rossa come l’arco che incornicia il portale centrale in legno, sopra il quale si apre una piccola finestra.

A Olzai il 22 gennaio si svolge, presso l’omonima chiesa, la Festa di Sant’Anastasio, caratterizzata da diversi riti religiosi, la messa solenne e la processione.

Il Campo da Calcio di Olzai

Proseguendo, la via Sant’Anastasio ci porta sulla via Taloro, che è il nome che assume la SP4 che esce verso sud ovest dall’abitato in direzione di Teti. Seguiamo la via Taloro per circa trecento metri in direzione sud ovest, poi prendiamo, seguendo le indicazioni, una deviazione sulla destra che, in un centinaio di metri, ci porta al Campo da Calcio di Olzai.

Il Cimitero di Olzai

Ritornati sulla via Taloro, la seguiamo per altri duecentocinquanta metri in direzione sud ovest, e troviamo, alla destra della strada, l’ingresso del Cimitero di Olzai.

Visita dei dintorni di Olzai

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Olzai, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti Sedile, e di quella di S’Ena de Sa Vacca; del Nuraghe semplice su Puddu; ed anche dei Nuraghi Comiddo, di lenuie, Erchiles, Erchiles II, ludurioe, Oritti, Portoni, Sos Pranos, tutti di tipologia indefinita. Nei dintorni di Olzai si trova, inoltre, il mulino vecchio, ossia su Mulinu Vezzu, la chiesa campestre di Sant’Angelo dedicata all’Arcangelo Gabriele, ed i resti del Castello medioevale sul monte Gulana.

Su Mulinu Vezzu

Olzai: su Mulinu VezzuDal centro di Olzai ci portiamo in via Cimitero, che esce dall’abitato verso est portandoci nella parte alta del paese. La seguiamo per seicentocinquanta metri, e vediamo, alla sinistra della strada, il settecentesco Mulino ad acqua detto Su Mulinu Vezzu. È strettamente legato all’economia del paese, che veniva considerato il granaio della Sardegna. Perfettamente restaurato, aveva ripreso l’antica funzionalità ed era stato messo a disposizione di quanti volevano utilizzarlo per macinare il grano, con la grande pietra azionata dall’acqua. Il mulino è oggi visitabile prenotando tramite info@grazia-deledda.com

La chiesa campestre di Sant’Angelo dedicata all’Arcangelo Gabriele

Olzai: chiesa campestre di Sant’Angelo dedicata all’Arcangelo GabrieleDal centro di Olzai prendiamo la via Sant’Anastasio verso ovest, proseguiamo a destra sulla via Taloro, dalla quale prendiamo a sinistra la via P. Meloni Satta, che ci porta ad uscire ad ovest dall’abitato con la SP36 in direzione di Sedilo, che porta in una Regione collinosa presso il confine con Ottana. Seguiamo la SP36 per 3,1 chilometri, poi, seguendo le indicazioni, prendiamo a destra la strada che porta verso la chiesa campestre de S’Anzelu ossia la chiesa campestre di Sant’Angelo dedicata all’Arcangelo Gabriele che raggiungiamo dopo circa cinquecento metri. Presso questa chiesa campestre, la seconda domenica di maggio si svolge la Festa dell’Angelo, con riti religiosi tra i quali la processione con il carro a buoi che parte dal paese verso la chiesa campestre, e manifestazioni civili.

La Tomba di giganti di S’Ena de Sa Vacca

Olzai-Dolmen o la Tomba di giganti chiamata S’Ena ’e Sa VaccaSeguiamo la SP36 per tredici chilometri e mezzo dopo la deviazione per la chiesa campestre di Sant’Angelo, e troviamo alla sinistra della strada, un poco distante da essa, un resto archeologico detto S’Ena de Sa Vacca, caratterizzato dalla forma allungata e dalla pianta ad U. È stato ritenuto per molto tempo un Dolmen, mentre oggi si ritiene si tratti della Tomba di giganti di S’Ena de Sa Vacca; oppure potrebbe essere un momento di passaggio dalla struttura a Dolmen a quella delle Tombe di giganti. L’esterno del monumento è lungo cinque metri e largo poco più di tre, ma di essa rimane visibile soltanto un filare di blocchi sbozzati. Davanti alla tomba sono presenti i resti dell’esedra, del diametro di quattro metri, della quale rimangono solo tre blocchi dell’ala sinistra e un masso dell’ala destra. Da un piccolo ingresso delimitato da due blocchi, si accede alla camera funeraria, lunga tre metri ed ottocento, e larga poco meno di un metro, con un’altezza di circa un metro. Le pareti della camera funeraria sono costituite da un basamento, sul quale sono appoggiati massi disposti a filari, sui quali si appoggia una copertura a piattabanda. È costituita da un unico grande lastrone poligonale lungo tre metri, largo due metri e mezzo, e dello spessore di trentacinque centimetri, privo di qualsiasi rifinitura. È proprio questo lastrone, che ha fatto ritenere il monumento un Dolmen allungato del tipo Allée couverte. Ma la constatazione che il lastrone è sorretto da una struttura a filari, e la presenza dell’esedra, porta a considerarlo una Tomba di giganti. Si ritiene che la Tomba di giganti abbia subito il danneggiamento della copertura originaria, e che questa sia stata sostituita utilizzando come copertura il lastrone di un Dolmen, presente forse a poca distanza.

I resti del Nuraghe semplice su Puddu

Proseguendo altri centocinquanta metri sulla SP36, passato un cancello prendiamo una sterrata sulla sinistra che ci porta in direzione dei resti del Nuraghe Su Puddu un Nuraghe semplice, monotorre, edificato a 296 metri di altezza. Si ritiene che la Tomba di giganti che abbiamo appena visto, fosse relativa a questo insediamento nuragico.

I ruderi di un Castello medioevale sul monte Gulana

Dal centro di Olzai prendiamo verso sud la SP4 in direzione di Teti, e la seguiamo per circa quattro chilometri. Qui, vicino al paese, vediamo sulla destra della strada il monte Gulana, alto 649 metri, sul quale è stato costituito un parco Comunale che si estende per 264 ettari. Al suo interno si trovano le rovine di un Castello medioevale, presumibilmente costruito in epoca bizantina. Lo studioso Giovanni Spano parla di un Castello edificato come base da un certo Gulana, capo dei predoni, ma più verosimile è la versione che lo indica come roccaforte in difesa dalle incursioni delle popolazioni dell’interno.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo da Gavoi lungo la SS128 che ci farà entrare nel Nuorese, dove ci recheremo a visitare Sarule il paese dove è nato il famoso scrittore e poeta Salvatore detto Badore Sini.


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