Orani, patria del pittore Mario Delitala e del famoso scultore Costantino Nivola, e gli importanti reperti nei dintorni
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo da Sarule lungo la SS128 che ci porterà ad Orani patria del pittore Mario Delitala e del famoso scultore Costantino Nivola, dove vedremo, tra l’altro, il Museo dedicato a quest’ultimo, e che visiteremo con le numerose Chiese che sorgono nell’abitato e nei suoi dintorni. La regione storica del Nuorese o Barbagia di Nuoro o Barbagia di BittiIl Nuorese (nome in nuorese Su Nugorèsu, in logudorese Su Nuorèsu), indicato da alcuni anche con il nome di Barbagia di Nuoro o Barbagia di Bitti, è una regione storica della Sardegna nord orientale. In periodo giudicale il suo territorio apparteneva per lo più al Giudicato di Torres, nella Curatoria di Dore-Orotelli. In realtà oggi per Nuorese si intende un territorio molto più ampio, che comprende anche parte dei territori che in periodo giudicale appartenevano alle curatore di Bitti e di Orosei-Galtellì, nel Giudicato di Gallura. I comuni che ne fanno parte sono Bitti, Lula, Nuoro, Onani, Oniferi, Orani, Orotelli, Orune, Osidda, Ottana, e, secondo molti, ed anche secondo noi, al Nuorese apparterrebbe anche il comune di Sarule. Secondo alcuni vi apparterrebbe anche il comune di Dorgali, che, a nostro avviso, appartiene invece alla Barbagia di Ollolai, dato che durante il periodo nel quale la Sardegna era sotto il controllo dell’impero Bizantino e nel primo periodo del Giudicato di Arborea ne costituiva uno sbocco al mare, andato perduto a seguito dell’espansione, promossa dai Pisani, verso sud del Giudicato di Gallura. Il Nuorese è costituito da luoghi, paesi, tradizioni, enogastronomia, artigianato artistico, musica e cultura, che si sviluppano nei paesaggi dei paesi del comprensorio barbaricino, richiamati nelle opere letterarie del Nobel per la letteratura Grazia Deledda. In viaggio verso OraniPrendiamo a Sarule a via Nazionale verso nord, che esce dall’abitato con il nome di SS128. Dopo poco meno di cinque chilometri arriviamo al centro agricolo di Orani, troviamo una rotonda, dove prendiamo la seconda uscita ed imbocchiamo il corso Garibaldi, che è il nome che assume all’interno dell’abitato la strada statale. Dal Municipio di Sarule a quello di Orani percorriamo esattamente 6 chilometri. Il paese chiamato Orani, patria di Mario Delitala e di Costantino NivolaIl comune chiamato Orani (nome in lingua sarda Orane, altezza metri 521 sul livello del mare, abitanti 2.706 al 31 dicembre 2021) è situata nella parte centrale della Provincia di Nuoro, ai confini con quella di Sassari, a nord della Barbagia Ollolai. Posta alle pendici del monte Gonare, è facilmente raggiungibile dalla SS128 Centrale Sarda, che ne attraversa il territorio Comunale. Il territorio di Orani si sviluppa molto verso ovest, quasi una ventina di chilometri, tra il territorio di Orotelli e quello di Ottana. Oltre alle otto Chiese presenti all’interno del centro abitato, contiamo nel suo territorio ben otto Chiese campestri e diversi ruderi di antiche Chiese, una delle quali è presente all’interno dell’abitato. Origine del nomeIl nome del paese è documentato fino dal periodo medioevale, a partire dal 1341, nella forma di Orane, che deriva, con molta probabilità, dal nome latino di persona Oranius. La sua economiaCentro collinare, ha un’economia che si è retta, fino a pochi anni fa, soprattutto grazie allo sfruttamento delle locali cave di talco, chiuse definitivamente nel 1978. Oggi si tratta di un centro agropastorale, con un’economia basata anchesu una discreta produzione industriale. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, ulivi, alberi da frutta, e con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da aziende che operano nei comparti alimentare, della fabbricazione di materie plastiche, della lavorazione del vetro, dei laterizi, metallurgico, di mobili, della produzione e distribuzione di energia elettrica ed edile. In questo secolo ha conosciuto un notevole benessere grazie anche allo sfruttamento delle miniere di talco e felspato, ormai abbandonate. Il terziario non ha dimensioni rilevanti. Le interessanti testimonianze dell’antichissimo passato sparse nel suo territorio, ricco inoltre di vegetazione tipicamente mediterranea, lo rendono meta di un discreto afflusso turistico. Brevi cenni storiciIl territorio nel quale sorge Orani è stato abitato fino dalla preistoria dai Sardi primitivi, e successivamente ha subiito la dominazione romana. É durante questo periodo che nasce Oddini e diviene un nucleo urbano di una relativa importanza. Si ritiene che l’attuale abitato di Orani derivi da quello romano di Oddini, la cui popolazione si sarebbe fusa, nel corso del periodo medioevale, con quelle di altri due villaggi, Sant’Andrea e San Sisto, oppure, secondo lo storico Vittorio Angius, con quella dei villaggi di Thiddorai ed Ilani, nelle cui aree sono state individuate rovine e recuperati anche reperti in bronzo. Il nuovo nucleo cresce e prende importanza sino a diventare capoluogo della curatoria di Dore, nel Giudicato del Logudoro. Nel corso dell’undicesimo secolo entra nelle mire espansionistiche degli Aragonesi, i quali, di lì a poco, la conquistano. Successivamente diviene sede del Marchesato, e viene ceduta in feudo alla signoria dei Fadriguez Fernandez, che la governano fino al 1839, quando, sotto la dominazione sabauda, viene decisa l’abolizione del sistema feudale. In periodo repubblicano, del comune di Orani nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Alcuni dei principali personaggi che sono nati a OraniA Orani nasce nell’ottocento il bandito Giuseppe Noli Coi. Vi nascono, inoltre, diversi artisti, tra i quali il pittore Mario Delitata e l’importante scultore Costantino Nivola, al quale è dedicato, all’interno del paese, un Museo che ne ospita le principali opere. Ad Orani, intorno al 1879, nasce Giuseppe Noli Coi bandito di medio calibro che si da alla macchia il 10 luglio del 1898, all’età di diciannove anni, dopo aver tentato di uccidere con due fucilate il compaesano Daniele Siotto. Diventa famoso più per i suoi proclami scritti che per le sue imprese criminali. Nel primo scrive: Vieto nel modo più assoluto di prendere in afito i terreni di Giovanna Piredda, sotto pena di persecuzione e proebisco a questo per la seconda volta di coltivare i terreni e prendere i fruti dei proprietari losta, soto pena di morte sicura, dove Giovanna Piredda è la madre di Daniele Siotto. In un altro scrive: Autorità deve metere subito enttro questo febbraio in libera ditenuta Maria Potedda per mancato omicidio Siotto Succu ed è completamente innocente, perché garantisco io, è prenderò provvedimenti nel caso in che lei non venga liberata. E, per mantenersi in latitanza, scrive: Faccio domanda di grazia per chiedere ai proprietari di bestiame la cessione di una pecora per uno e corrispondano a questo invito di si oppure di no e ringrazio e sono vostro servo. Durante la sua latitanza, Noli Coi collabora con altri banditi, Antonio Manconi, anche lui di Orani, e Paolo Solinas, di Sarule. La sua latitanza finisce il 12 maggio del 1899, quando viene arrestato dai carabineri, e verrà condannato a 21 anni e sette mesi di reclusione. Espiata per intero la pena, ridotta a sei mesi in virtù di un’indulto, Noli Coi ritorna ad Orani dove morirà di vecchiaia senza aver commesso mai più alcuna azione delittuosa. A Orani è nato anche il bandito Antonio Manconi, che inizia la sua latitanza dopo un delitto. Durante la sua latitanza diventa, con Paolo Solinas di Sarule, uno dei collaboratori di Giuseppe Noli Coi, con il quale partecipa a omicidi, estorsione aggravata e continuata, violenza privata ed altro. |
Nel 1887 a Orani nasce Mario Delitala che sia nella pittura che nella grafica ha una formazione autodidatta. A venti anni si trasferisce a Milano dove si impiega come ragioniere ed inizia a lavorare come grafico. Dopo quattro anni torna in Sardegna e, nel 1912, si trasferisce a Cagliari, dove si fa conoscere come illustratore. Nel’14 viene chiamato nel gruppo di artisti ai quali vengono affidate le decorazioni del palazzo Civico di Cagliari. Nelventi si trasferisce a Venezia, dove frequenta la Scuola libera del Nudo. Nel’24 vince il concorso per la decorazione dell’Aula Consiliare del Municipio di Nuoro, per la quale realizza quattro lunette: L’amore, La famiglia, La patria, La fede. Nel’26, realizza La cacciata dell’arrendadore, che ripropone un episodio del 6 gennaio 1772, quando il Consiglio Comunale di Nuoro e la popolazione, insofferenti per le imposizioni del marchese di Orani che risiedeva in Spagna, cacciò l’odiato esattore delle tasse, Le arrende, e proibì a lui ed al marchese il rientro in paese. Negli anni successivi decora l’aula magna dell’Università di Sassari, il duomo di Lanusei, l’aula magna del liceo Classico Azuni di Sassari. Nel’34 gli si affida la direzione dell’Istituto d’Arte per la Decorazione e l’Illustrazione del libro di Urbino, ed in questa veste si trasferisce prima a Perugia e poi a Pesaro. alla fine della Seconda Guerra Mondiale rientra in Sardegna, dove dirige l’Istituto d’Arte di Sassari. Nel’49 viene chiamato come preside dell’Istituto d’Arte di Palermo, dove rimarrà fino al’61. Settantenne torna definitivamente a Sassari e vi lavora per altri trent’anni, fino alla morte ultracentenario nel 1991. Le sue tele ed incisioni, animate da eroiche figure in costume a celebrare i valori della cultura isolana, vanno considerate tra i capolavori dell’arte sarda del novecento, soprattutto perché le capacità tecniche gli consentono di esprimersi sul grande formato. La sua opera è influenzata dagli intellettuali sardi che ha incontrato nella sua lunga vita, da Sebastiano Satta e Attilio Deffenu, a diversi artisti, come Francesco Ciusa, Carmelo Floris, Melkiorre e Federico Melis. |
Nel 1911 a Orani nasce Costantino Nivola detto Titinu e dal padre muratore apprende i primi rudimenti del mestiere. A 15 anni si trasferisce a Sassari, dove fa apprendistato presso Mario Delitala, suo concittadino, che sta decorando l’aula magna della Università di Sassari. Con una borsa di studio, a venti anni frequenta l’Istituto Superiore di Industrie Artistiche di Monza, dove ha come compagni di corso Giovanni Pintori e Salvatore Fancello, sardi come lui, e dove si diploma nel’36 come grafico pubblicitario. Assunto alla Olivetti, diviene direttore dell’ufficio grafico e realizza le decorazioni per il padiglione italiano all’Esposizione Universale di Parigi. Nel’38, per le persecuzioni antisemite, abbandona l’Italia e si rifugia a Parigi. Nel’40 si trasferisce nel Greenwich village di New York, e l’anno successivo diviene Art Director della rivista Interiors and Industrial Design. Nel’48 si stabilisce a East Hampton, long Island, dove inventa la tecnica della colata di cemento sulla sabbia modellata (sand casting). Torna in Sardegna per realizzare, per la rivista Fortune, alcuni disegni per la campagna antimalarica della Fondazione Rockefeller. Di nuovo negli Stati Uniti, insegna all’Università di Harvard, alla Columbia University, all’Università di Berkeley. Ottiene la medaglia d’argento e poi quella d’oro della Architectural league; il diploma della Municipal Art Society, la Fine Arts Medal dell’American Institute of Architets. Pur non avendo la cittadinanza americana, diviene membro dal’72 dell’American Academy and Institute of Arts and letters di New York. Nel’75 viene nominato membro onorario della Royal Academy of Fine Arts dell’Aja. Nel maggio del 1988 muore a long Island, qualche giorno prima di tornare in Sardegna per presenziare all’inaugurazione del palazzo del Consiglio regionale di Cagliari, per il quale ha realizzato le sculture. Per quanto riguarda la sua opera, simbolo dell’esperienza newyorkese degli anni ’40 e ’50 sono quadri come Times Square e New York, nei quali compaiono come protagonisti i cartelloni pubblicitari. Incontrato le Corbusier, inizia la pratica del graffitto, con la quale porterà la pittura all’interno dell’architettura e nella città. Importanti perché ne determinano la prima affermazione sono i Letti, le Spiagge e le Piscine in terracotta. Come sculture, tra le più celebri sono le Madri e le Vedove in marmo bianco di Carrara o in travertino. In Sardegna nel 1958 decora la facciata della chiesa Nostra Signora d’Itria, nel suo paese natale, con un grande graffito che raffigura la battaglia di Lepanto. Nel 1967 realizza, a Nuoro, la piazza Sebastiano Satta, dove posiziona otto massi scavati e modellati che ospitano delle statuine in bronzo che raffigurano scene della vita in Barbagia. Per saperne di più su questo grande artista possiamo leggere una ampia Biografia di Costantino Nivola scritta da Giuliana Altea ed illustrata con la riproduzione delle sue opere più significative. Riportiamo anche in versione integrale una raccolta di suoi ricordi che sono stati pubblicati con il titolo Memorie di Orani, ed un articolo del maggio 1988 scritto per la sua morte. |
Le principali feste e sagre che si svolgono ad OraniAd Orani sono attivi il Gruppo Folk di Orani, i tenores del gruppo Tenore di Orani, ed il Coro monte Gonare. Durante le loro manifestazioni è possibile ammirare uomini e donne abbigliati con il caratteristico costume tradizionale di Orani. Anche a Orani, come in gran parte della Sardegna, il 17 di gennaio si svolge la Festa dedicata a Sant’Antonio Abate, con la sera precedente l’accensione del grande falò; questa Festa apre i festeggiamenti del Carnevale, con le maschere chiamate Sos Bundos; il 22 giugno si svolge, presso l’omonima chiesa campestre, la Festa dello Spirito Santo; l’8 settembre la Festa in onore di Nostra Signora di Gonare, organizzata ad anni alterni con Sarule, che si tiene presso il Santuario sulla cima dell’omonimo monte; importante anche la Festa di San Daniele, che si celebra il 13 ottobre. Il Carnevale di Orani con Sos BundosIl Carnevale di Orani ha, probabilmente, origini più recenti rispetto agli altri più noti carnevali barbaricini. Protagonista del Carnevale sono le maschere chiamate Sos Bundos creature per metà umane e per metà bovine, ed il colore rosso della maschera che copriva loro il volto in origine veniva ottenuto proprio con il sangue di bue, mentre il forcone, Su Trivuthu, simboleggiava le loro origini contadine. Sos Bundos indossano, infatti, gli abiti tipici del contadino, ossia un cappotto largo e lungo, la camicia, i pantaloni di velluto e i gambali di cuoio. La maschera è in sughero tinto di rosso con lunghe corna, un grosso naso e baffi. Durante il rituale, Sos Bundos mimano il rito della semina, impugnando il forcone di legno, accompagnandosi con grida cupe, che, con i loro spaventosi muggiti, emulano i suoni del vento. Ancora oggi, in paese, in giornate particolarmente ventose si usa dire Parete chi vi suni sos bundos, ossia pare che fuori ci siano i demoni, accostando il personaggio del Bundu proprio al demonio. La Festa di San DanieleA Orani la Festa di San Daniele si celebra il 13 ottobre, con un comitato di giovani e meno giovani che organizzano tre giornate all’insegna delle tradizioni e del divertimento. Visita del centro di OraniEntriamo nel paese provenendo da sud con la SS128 che arriva da Sarule, e che, all’interno del centro abitato, assume il nome di cosro Giuseppe Garibaldi, fino a piazza Italia, da dove prosegue con il nome di corso Italia. L’abitato, adagiato sul fondo di un vallone ed interessato da una forte espansione edilizia, è circondato da vasti boschi di querce ed estesi tratti di macchia mediterranea. La piccola chiesa di San LorenzoArriviamo ad Orani provenendo da sud con la SS128 e, percorsi meno di trecento metri dal cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, troviamo, seguendo le indicazioni, una deviazione sulla destra che ci porterà a visitare il Museo dedicato a Costantino Nivola. Percorsi circa centoventi metri, arriviamo di fronte all’ingresso della piccola chiesa dedicata a San Lorenzo che si trova nella zona a sud est dell’abitato, sul declivio della collina che si affaccia sull’abitato denominata Su Cantaru, ossia La fontana, la quale per circa due secoli è appartenuta ai prorietari di tutti gli orti della collina, che sono stati in seguito, a poco a poco, espropriati dal comune, prima per costruire il lavatoio del paese, ed in seguito, in tempi più recenti, per costruire il Museo Nivola. Si tratta di una piccola chiesa a navata unica, con la facciata con tetto a cupola ed al centro il portale di ingresso. Il Museo dedicato a Costantino NivolaAl principale figlio di Orani, Costantino Nivola, architetto e scultore, è stato dedicato, nel 1995, il Museo Costantino Nivola che contiene numerose sue sculture realizzate in materiali diversi che documentano le tappe del suo percorso artistico. L’ingresso del Museo, che si sviluppa sul declivio della collina, si trova alla sinistra della chiesa di San Lorenzo, ed il Museo è stato realizzato all’interno dell’ex lavatoio del paese, che è stato a tale scopo appositamente restaurato. Se si visita Orani, è importante visitare questo Museo per conoscere la storia e le opere del maggior artista del novecento sardo, figura di rilievo nel contesto internazionale delle arti della metà del ventesimo secolo, con attenzione ad artisti e movimenti vicini a Nivola, la cui cerchia di amicizie includeva le Corbusier, Jackson Pollock, Saul Steinberg, Willem de Kooning, Alexander Calder e molti altri protagonisti del modernismo. A Cagliari, sotto i porticati del complesso edilizio del Consiglio regionale, nell’area esterna, denominata il Lago salato, sono state collocate alcune opere di Costantino Nivola, il grande scultore di Orani, del quale sono presenti anche alcuni graffiti realizzati su disegni di Salvatore Fancello, l’importante artista di Dorgali. La piccola chiesa di Santa MariaRitornati sulla SS128, la riprendiamo e la seguiamo per una quarantina di metri, fino ad arrivare a una rotonda. Qui, invece di prendere a destra la via Mario Delitala, ed a sinistra la prosecuzione della SS128 in corso Giuseppe Garibaldi, proseguiamo dritti in via Cesare Battisti, che fiancheggia sul suo lato sinistro la piccola chiesa di Santa Rita ed in una quarantina di metri ci porta al suo ingresso. Si tratta della chiesa più semplice presente all’interno del centro urbano, anch’essa a navata unica, con al centro della facciata il portale di ingresso sovrastato da un piccolo oculo, e con il tetto a cupola e, sulla sua sommità, un campanile a vela. La chiesa o oratorio di Nostra Signora del RosarioDalla piazza antistante la piccola chiesa di Santa Maria prendiamo, verso destra guardando la facciata della chiesa, la via Alfonso la Marmora, e la seguiamo per meno di centocinquanta metri, e troviamo alla sua destra la chiesa di Nostra Signora del Rosario che è stata adibita ad oratorio di Nostra Signora del Rosario dato che presso di essa ha sede la Confraternita che porta lo stesso nome, chiesa che è menzionata, insieme all’omonima Confraternita, per la prima volta nel 1684. Fu edificata probabilmente nel corso del seicento, quando anche in Sardegna si diffuse ampiamente il culto mariano. La chiesa ha una sola navata, coperta con una volta a botte rinforzata da archi traversi, con le cappelle laterali aperte tra i contrafforti dei fianchi. Un piccolo pulpito marmoreo è addossato all’ultimo pilastro a destra dell’altare. Sull’altare in marmo bianco, colonne tortili nere incorniciano le nicchie, nelle quali si trovano la statua lignea seicentesca della Madonna del Rosario, e quelle di due Santi Francescani. All’interno la chiesa conserva gli affreschi attribuiti a Pietro Antonio e Gregorio Are, i due pittori che hanno operato in una vasta area, che si estende dalle Barbagie sino all’Ogliastra, per più di quarant’anni, tra la quarta e l’ottava decade del quindicesimo secoloIII. Il primo intervento, limitato all’area presbiteriale, risale al 1738 ed è attribuibile a Pietro Antonio Are, mentre un secondo intervento, datato 1754, è stato condotto dal figlio Gregorio che ha dipinto la navata. I dipinti rappresentano le nozze di Cana, i Santi Caterina da Siena e Paolo Eremita, la battaglia di Lepanto e la Predica di San Domenico. La facciata della chiesa, spartita in due ordini da una cornice orizzontale, adotta lo schema catalano aragonese a terminale piatto, con merli che affiancano il campanile a vela, in asse con un oculo e con il portale, d’impronta tardo rinascimentale. Sul campanile a canna quadra svetta una cuspide piramidale che richiama quella dell’antica parrocchiale di Orani. La chiesa di Nostra Signora d’ItriaCome Gavoi, anche Orani conserva il culto della Madonna di Sa Itria, ossia di Odighitria, che sta ad indicare La Via, risale all’età bizantina ma l’intitolazione non è documentata in Sardegna prima del penultimo decennio del diciassettesimo secolo. Proseguiamo lungo la via Alfonso la Marmora per altri centocinquanta metri, prima che la strada si immetta sul corso Giuseppe Garibaldi, incontriamo sulla distra un piccolo piazzale sul quale si affaccia la chiesa di Nostra Signora d’Itria realizzata nel seicento in stile tardo gotico. In precedenza la chiesa oranese era dedicata a San Giuliano. L’aula ha una sola navata con volta a botte, e con nicchie laterali in cui sono collocate statue in legno e cartapesta. L’altare in marmo bianco con inserti rosa, conserva nella nicchia centrale la statua della Madonna d’Itria, realizzata secondo la tipica iconografia che la rappresenta con il bambino in braccio e ai lati i due pellegrini inginocchiati, un’opera di notevole fattura, che conserva ancora la decorazione originale databile alla seconda metà del seicento. Sulla volta a crociera sono presenti affreschi con figure di angeli e cherubini, forse eseguiti dal primo degli Are, e recenti restauri hanno messo in evidenza nuovi dipinti murali, sia sulle pareti del presbiterio e delle cappelle, sia sulle arcate della navata in cui appaiono raffigurate scene di vita evangelica, probabilmente più antichi. Sulla facciata, sormontata da timpano curvilineo, si trovano al centro il portale e, in asse con esso, un piccolo rosone. Significativa è sulla facciata la decorazione di un grande graffito, realizzato nel 1958 da Costantino Nivola, che raffigura la battaglia di Lepanto. Lungo la via Alfonso la Marmora, dove la strada corre di lato alla chiesa, e sul corso Giuseppe Garibaldi, sul quale la via Lamarmora si immette, abbiamo visto diversi manifesti con la riproduzione di foto che illustrano le diverse fasi della realizzazione della facciata della chiesa da parte di Costantino Nivola. Il nome d’Itria è la contrazione di Odigitria, parola che significa Mostra la Via. Veniva così chiamato il tempio che si trovava a Costantinopoli, eretto per custodire ed onorare un quadro che raffigurava la Madonna. Non si sa come la venerazione della Madonna d’Itria sia giunta in Italia, ma si ritiene che il suo culto possa essere legato a un quadro della Vergine dipinto da San Luca Evangelista. Il culto della Vergine d’Itria a Portoscuso sembra risalire al periodo dell’attività della tonnara, ed è attestato fino dal 1630, ed il sito attuale nel quale sorge la chiesa dovrebbe corrispondere a quello, dove, nel 1655, il marchese Vivaldi Pasqua fece costruire una piccola chiesa col medesimo titolo. Il quadro raffigurante la Madonna d’Itria, secondo una tradizione popolare, era stato portato nella chiesa dove, durante un’incursione saracena, venne colpito da alcuni proietili. Dopo molti anni, il proprietario della tonnara lo portò a Genova per farlo restaurare, ma da dove il quadro non fece più ritorno a Portoscuso, ed in sua sostituzione, vi venne portato il simulacro che riproduceva la Santa. |
In piazza Italia il convento dei Frati Minori Osservanti con il Municipio di Orani e la chiesa di San Giovanni BattistaDallo sbocco di via Alfonso la Marmora sul corso Giuseppe Garibaldi, prendiamo quest’ultimo che si muove verso ovest, per compiere, poi, un’ampia curva e procedere verso est. Percorsi circa quattrocentocinquanta metri, arriviamo a dove termina il corso Giuseppe Garibaldi ed inizia il corso Italia. Qui, alla sinistra del corso, si raggiungeva il convento e la chiesa di San Giovanni Battista, che erano costruitisu un’altura a ridosso di un crinale, che proprio per questo prendeva il nome di Sa costa e cumbentu, e per arrivarci bisognava addentrarsi nelle stradine del centro storico. In seguito, è stata realizzata una piazza sopraelevata chiamata Piazza Italia alla quale si accede da un’ampia gradinata, e nella quale si trovano i due edifici. Il convento dei Frati Francescani Minori Osservanti è stato costruito per ospitare questi religiosi, che erano arrivati ad Orani nel 1610, ed ad esso era annessa una chiesa. Successivamente, in sostituzione della chiesa più antica, è stata edificata la chiesa di San Giovanni Battista. Nel 1866, dopo la soppressione e l’incameramento degli Ordini religiosi, il convento è divenuto proprietà del comune, ed è stato adibito a svariati usi, prima casa Comunale, poi Scuola elementare, pretura e carcere mandamentale. Oggi in piazza Italia, al civico numero 1, all’interno dell’edificio che era stato l’antico convento, si trovano la sede e gli uffici del Municipio di Orani. La chiesa di San Giovanni Battista La cui costruzione, inziata verso la fine del seicento, è stata completata nei primi anni del settecento, rispecchia l’architettura tipica delle Chiese francescane. Presenta un unica navata centrale, con l’altare maggiore, e con tre cappelle laterali per parte, comunicanti tra loro. All’interno conserva un coro ligneo e un antico e pregevole organo datato al 1732, recentemente restaurati. L’esterno dell’edificio presenta un pronao, sul quale si aprono gli accessi alla chiesa e all’ex convento, e presenta un campanile tozzo ma inserito armoniosamente nel complesso. La chiesa, divenuta anch’essa di proprietà Comunale, è stata comunque concessa in uso alla comunità parocchiale, e dal 1870 al 1930, durante la costruzione della nuova parrocchia di Sant’Andrea, ha svolto la funzione di chiesa parrocchiale. La chiesa della Santa Croce, oratorio dell’omonima ConfraternitaDa piazza Italia prendiamo il corso Italia e lo seguiamo per appena una cinquantina di metri, poi prendiamo a destra per una sessantina di metri, fino a dove questa strada sbocca sulla via Sant’Andrea, che prendiamo verso destra e, in una diecina di metri, ci porta nella piazza Sant’Andrea, sulla quale si affaccia la chiesa della Santa Croce che è stata adibita ad oratorio della Santa Croce dato che presso di essa ha la sua sede la Confraternita che porta lo stesso nome. Dalla relazione della visita pastorale del 1835 si apprende che l’antica chiesa di Sant’Andrea Apostolo era ormai diroccata, e che fungeva da parrocchia la chiesa della Santa Croce, ad eccezione del Cimitero annesso all’antica parrocchiale che continuava a svolgere le sue funzioni sino al 1884. La chiesa parrocchiale di Sant’Andrea ApostoloRipresa la via Sant’Andrea verso est, dopo circa centoventi metri arriviamo in piazza ventesimo Settembre, sulla quale si affaccia la chiesa di Sant’Andrea Apostolo ossia la Cresia de Sant’Andria, che è la chiesa parrocchiale di Orani, una delle più tarde realizzazioni di forme neoclassiche in Sardegna in stile palladiano. Abbandonata sin dall’inizio dell’ottocento l’antica parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo, della quale rimangono i ruderi e il campanile di forme gotico catalane, venne avviata nel 1867 la costruzione della nuova chiesa, che è stata terminata, dopo varie interruzioni, solo nel 1930. L’architettura assai monumentale presenta un pronao tetrastilo, timpanato ed aggettante, retto da colonne tuscaniche. L’interno è ampio e luminoso, caratterizzato da una pianta a croce greca, ed all’incrocio dei bracci è impostata la cupola emisferica, con la terminazione a lanternino. Vi sono custodite importanti opere d’arte: la pala d’altare rappresentante la gloria di Sant’Andrea circondato da un tripudio di angeli realizzata da Mario Delitala, il pulpito seicentesco in marmo intarsiato, proveniente dall’antica parrocchiale, il pulpito ligneo che apparteneva alla chiesa del Rosario, ed anche un prezioso retablo Polittico datato alla fine del sedicesimo secolo. Il Pio Istituto di Ricovero dedicato a San GiuseppeDalla piazza ventesimo Settembre, prendiamo verso est la continuazione di via Sant’Andrea, che è la via Efisio Tola, che diventa, poi, la via San Giuseppe, che ci porta di fronte alla chiesa dedicata a San Giuseppe con accanto i resti di quello che era il Pio Istituto di Ricovero dedicato a San Giuseppe. Lo stadio di OraniRitorniamo sul corso Italia e lo seguiamo per seicento metri, fino all’uscita dall’abitato, dove troviamo una rotonda che, prendendo verso destra, ci porterebbe sulla circonvallazione di Orani e ci riporterebbe nell’abitato. Seguiamo, invece, il corso, prendiamo la prima a destra e, in circa duecento metri, arriviamo a visitare lo Stadio di Orani, che è un Campo da Calcio con 500 posti per il pubblico, e d’atletica leggera. L’antica chiesa di Sant’Andrea ApostoloTornati alla rotonda, prendiamo la circonvallazione di Orani e la seguiamo per novecento metri, poi proseguiamo su via Francesco Delitala, dopo trecento metri prendiamo verso destra la via Mario Delitala, dopo cento metri svoltiamo a sinistra, in via Mannu, ed, in cinquanta metri, troviamo, alla sinistra della strada, i resti dell’antica chiesa Sant’Andrea. Potevamo arrivarci anche quando siamo entrati in Orani con la SS128 e siamo arrivati alla rotonda, con alla sinistra il corso Giuseppe Garibaldi ed alla destra la via Mario Delitala, che, in poco più di cento metri, ci porta a trovare alla destra la via Mannu, che ci porta all’antica chiesa. Siamo alla periferia del paese, e,su un colle, troviamo le rovine dell’Antica chiesa di Sant’Andrea Apostolo edificata in stile gotico catalano, della quale l’ipotesi di datazione più convincente ascrive la fabbrica a un periodo compreso tra la fine del sedicesimo e gli inizi del diciassettesimo secolo. Questa chiesa, che è stata, fino ai primi dell’ottocento, la parrocchiale del paese, doveva avere pianta a croce greca, in accordo con la sua intitolazione a Sant’Andrea, e nei resti si individuano tracce di cappelle con volta sia a botte sia a crociera. realizzata con pietrame misto tenuto insieme da malta e ricoperto di intonaco, tranne stipiti e architravi delle porte laterali, in pietra vulcanica a vista, ha una facciata, originariamente a spioventi, in seguito modificata con una terminazione piatta e merlata, come era uso nell’isola nel diciassettesimo secolo. Al centro si apre il portale principale, sovrastato da un arco di scarico a sesto acuto, anch’esso modanato, all’interno del quale si trova un concio scolpito raffigurante la croce di Sant’Andrea. La chiesa dedicata a Sant’Andrea Apostolo versa in pessime condizioni di conservazione, che la rendono poco più di un rudere di difficile lettura. Completamente abbandonata a se stessa per lunghi anni, è stata oggetto solo di recente di un deciso intervento di recupero che ha interessato la torre campanaria, che è ora completamente ristrutturata. La parte meglio conservata dell’edificio è, quindi, il campanile a pianta quadrata, in conci di pietra vulcanica perfettamente squadrati, scandito in sei livelli da sottili cornici e terminante in una guglia a gattoni. Vicino alla vecchia parrocchiale diroccata di Sant’Andrea Apostolo, si trovava il Cimitero del paese, che ancora oggi viene chiamato Campusantu vezzu o Campusantu belzu, ossia vecchio Cimitero. Il Cimitero di OraniProseguendo dopo la vecchia parrocchiale lungo la via Mannu, usciamo dal paese e, in circa duecentocinquanta metri, arriviamo di fronte all’ingresso del nuovo Cimitero di Orani. Visita dei dintorni di OraniVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Orani, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti Gorae, Istelenneru, e Oddocaccaro; dei pozzi sacri Nurdole I, Nurdole II, e Sos Malavidos; del nuraghe semplice Attentu chiamato anche Athethu; e dei Nuraghi Bortaleo, Cavalicore, Creschentina, Giorgi Sale, Gorae, Ioanne Canu, Ispadula, Istellai, Istetta, losore, ludriscas, Lussurgiu, Monte Funtaneddas, Monte Nule, Naravile, Nieddu, Nuraches, Olalo, Orgomonte, Passarinos, S’Ae Pinta, S’Iscusorgiu, Sa Monza, Soriches, Sos Venales, su Ramenaiu, su Vrusciu, Urrana, Zommaria Corda, tutti di tipologia indefinita. La chiesa campestre di San PaoloDal Municipio di Orani prendiamo verso nord est il corso Italia lo seguiamo per poco più di centocinquanta metri e prendiamo a sinistra la via Nuoro, che ci porta fuori dall’abitato in direzione ovest. Seguiamo la via Nuoro per circa ottocento metri, poi prendiamo una deviazione sulla sinistra che, in duecentocinquanta metri, ci porta a uno spiazzo su un’altura, nel quale si trova la chiesa campestre di San Paolo. La chiesa ha una sola navata, il tetto a cupola e la facciata molto semplice con al centro il portone di ingresso. La chiesa campestre di San Francesco SaverioDal Municipio di Orani prendiamo il corso Italia, lo seguiamo per circa 1,3 chilometri, poi, seguendo le indicazioni per il Santuario di Nostra Signora di Gonare, prendiamo la strada a destra che ci porta fuori dall’abitato in direzione est. La seguiamo per 2,3 chilometri, prima della deviazione per il monte Gonare prendiamo una sterrata sulla destra, in leggera salita, che seguiamo per circa due chilometri e mezzo. La strada ci porta su un’altura, sui monti di Orani, dove si trova la chiesa campestre di San Francesco Saverio. Nella chiesa si svolge la Novena della Grazia, dal 4 al 12 marzo, per chiedere grazie e protezione attraverso l’intercessione del Santo patrono delle missioni, che, con la Madonna di Gonare, benedice i due paesi sottostanti Orani e Sarule, tenendo vivo lo spirito missionario. Il Santuario di Nostra Signora di Gonare che si trova in territorio di Sarule ma che si raggiunge da OraniDal Municipio di Orani prendiamo il corso Italia, lo seguiamo per circa 1,3 chilometri, poi, seguendo le indicazioni per il Santuario di Nostra Signora di Gonare, prendiamo la strada a destra che ci porta fuori dall’abitato in direzione est. La seguiamo per 2,3 chilometri, passata la sterrata sulla destra per la chiesa campestre di San Francesco Saverio, al bivio prendiamo verso destra seguendo le indicazioni e, dopo 3,2 chilometri, arriviamo alle Cumbessias, Da dove è possibile raggiungere, percorrendo un sentiero che attraversa il bosco, il Santuario di Nostra Signora di Gonare, che si trova in territorio di Sarule ma si raggiunge più facilmente da Orani. Sulla sommità del monte Gonare, a 1.083 metri d’altezza, si trova il Santuario di Nostra Signora di Gonare dal 1972 patrona di tutte le Barbagie. Si racconta che, all’inizio del dodicesimo secolo, il giudice Gonnario II di Torres, sorpreso da una tempesta al ritorno in nave da un pellegrinaggio in Terra Santa, abbia fatto alla Vergine il voto di innalzarle un tempio nella terra che gli fosse apparsa per prima. Giunto sull’isola, avrebbe visto il monte Gonare, e qui avrebbe fatto costruire il Santuario. Ricostruito nel 1618 in scisto scuro, nella tipica architettura rustica sarda, assume l’aspetto di una robusta fortezza, si possono ancora vedere parti dell’antica chiesa medievale. All’interno la chiesa si presenta con pianta a navata singola, semplice nelle linee con il presbiterio orientato verso levante. L’edificio è stato costruito su un basamento di roccia naturale, la struttura della chiesa ha un’aspetto tozzo, rustico e massiccio. Prima di raggiungere il Santuario abbiamo trovato le Cumbessias, le piccole case rustiche che vengono frequentate dai numerosi pellegrini che accorrono per la festa, in occasione delle celebrazioni che si svolgono la seconda domenica di settembr La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli al simulacro della Vergine raffigurata con le sembianze di una matrona romana, con in braccio il Bambino Gesù che regge con la mano sinistra una sfera e con il braccio destro cinge il collo della Madonna. La Festa della Madonna di Gonare si svolge ogni anno la seconda domenica di settembre, organizzata ad anni alterni dai comitati di Sarule e di Orani. La festa, che viene anche raccontata da Grazia Deledda in La via del male, vede i pellegrini raggiungere il Santuario anche a piedi. Inizia con la novena ed il decimo giorno, la domenica, dopo la messa prevede banchetti e balli sul piazzale del Santuario. |
I ruderi della chiesa campestre di San SebastianoDal Municipio di Orani prendiamo il corso Italia, lo seguiamo per circa 1,3 chilometri, poi, seguendo le indicazioni per il Santuario di Nostra Signora di Gonare, prendiamo la strada a destra che ci porta fuori dall’abitato in direzione est. La seguiamo per 2,3 chilometri, passata la sterrata sulla destra per la chiesa campestre di San Francesco Saverio, al bivio proseguiamo lungo la strada principale verso sinistra, dopo circa cinquecento metri prendiamo una deviazione sulla sinistra, che seguiamo per circa 1,2 chilometri, e ci porta a vedere sulla sinistra i Ruderi della chiesa campestre di San Sebastiano. La chiesa campestre dello Spirito Santo o S’Ispiridu SantuDal Municipio di Orani prendiamo il corso Italia e lo seguiamo per 1,4 chilometri, poi, passato il cartello segnaletico che indica l’uscita da Orani, prendiamo una strada sulla destra che, in 6,2 chilometri, ci porta alla chiesa campestre dello Spirito Santo o De S’Ispiridu Santu. La chiesa è stata recentemente restaurata, ed ha una bella facciata bianca, con una terminazione piatta e merlata, sovrastata da un bel campanile a vela. Al centro della facciata si trova il portale di ingresso, sovrastato da un loculo con un rosone, e tra i due si trova la dicitura VENI CREATOR SPIRITUS. Presso questa chiesa si svolge ogni anno, il 22 giugno, la Festa dello Spirito Santo, con la processione che parte dal paese e raggiunge la chiesa campestre, la sfilata a cavallo con la Pandela dello Spirito Santo, alla quale seguono i riti religiosi e le manifestazioni civili. Si tratta di una Festa religiosa in cui si preparano piatti tipici della zona. Lungo la strada per la chiesa dello Spirito Santo possiamo andare a visitare il nuraghe IstettaCome dicevamo, nei dintorni di Orani si trovano diversi Nuraghi e villaggi nuragici in rovina e numerosi luoghi di culto e sepoltura di età preistorica, tra i quali descriveremo il Nuraghe Istetta. Lungo la strada che ci ha portato alla chiesa dello Spirito Santo, circa ottocento metri prima di arrivare alla destinazione, si può prendere una sterrata sulla destra che porta, dopo un lungo percorso,su un’altura sulla quale si trovano i resti del nuraghe Istetta. Si tratta di un nuraghe di tipologia indefinita, probabilmente un nuraghe monotorre, che si conserva per una certa altezza sul livello del suolo. Le miniere di talco e feldspato di OraniUsciamo dal centro di Orani con il viale Sardegna, che è la continuazione verso est della via Alfonso la Marmora dopo l’incrocio con il corso Giuseppe Garibaldi, ed esce dall’abitato con il nome di SP39. Lo seguiamo per quasi due chilometri e mezzo, poi prendiamo una deviazione verso destra, dopo cento metri svoltiamo a sinistra, e, dopo altri cinquecento metri, raggiungiamo l’antica Miniera di talco di Orani che è stata importante per l’economia del paese, ma è stata in seguito abbandonata. Seguendo la SP39 per quasi due chilometri, prendiamo una nuova deviazione verso destra che, in un paio di chilometri, ci porta a raggiungere la Miniera di talco e feldspato che è tuttora attiva, con una coltivazione a gradoni orizzontali discendenti, coltivata a cielo aperto con esplosivo e con escavatore. Questa miniera di talco e feldspato da una grande risorsa economica al paese. La chiesa campestre di Nostra Signora di liscoiRiprendiamo la SP39 in direzione est e la seguiamo per poco più di cinque chilometri, fino ad arrivare al grande svincolo, dove la SP39 termina, e prendiamo verso destra la SS537 di Ghilarza in direzione di Orotelli. Percorsi solo trecento metri, vediamo sulla destra la chiesa campestre di Nostra Signora di liscoi che si trova vicina al monte Cuccureddu. Si tratta di una chiesa con il tetto a capanna più sviluppato sul lato destro, e con, altre al portale principale sulla facciata, anche un portale secondario, molto più bello, al centro del lato sinistro. Verso l’insediamento medioevale di Oddini o OlliniPassata la chiesa campestre di Nostra Signora di liscoi e percorso circa un chilometro e mezzo sulla SS537 di Ghilarza, passiamo il cartello indicatore del chilometro 8 e, subito più avanti, alla sinistra della strada la stabilimento industriale monte Nieddu. Prendiamo la deviazione verso sinistra, che ci porta in direzione di quello che era stato l’insediamento medioevale di Oddini che veniva chiamato chiamato anche Ollini in seguito abbandonato. Il sito nel quale si trovava l’insediamento dista circa sei chilometri in linea d’aria da Orotelli, che si trova ad est, è caratterizzato da un territorio collinare adibito prevalentemente a pascolo e delimitato ad oriente dall’altura rocciosa di Nidu ’e Crobu. L’area che ospitava l’insediamento si estende tra gli attuali territori di Orotelli ed Orani, che confina a sud, lo spazio è piuttosto ampio e comprende le Chiese di Sant’Elia Profeta e quella di San Giorgio Martire nel comune di Orani, probabilmente entrambe di origine altomedievale, e la bella chiesa romanica di San Pietro, sede del monastero di cui sono tuttora visibili i resti, nel comune di Orotelli. I resti del nuraghe semplice Attentu o AthethuDalla SS537 di Ghilarza, lungo la deviazione verso sinistra che porta in direzione di Oddini, percorriamo tre chilometri e circa trecento metri, poi troviamo le indicazioni per una deviazione verso destra in direzione delle Chiese campestri. Evitiamo questa deviazione e proseguiamo dritti per circa un chilometro, finché questa strada termina su una traversale che verso sinistra porta in direzione di Ottana, e verso destra in direzione di Iscra e della SS129. Svoltiamo a destra e, percorsi duecento metri, si vede alla destra della strada un’altura sulla quale si trovano i reti del Nuraghe Attentu o Athethu. Si tratta di un nuraghe semplice costruito in trachite a 191 metri di altezza, anche se Giovanni Lilliu nel 2005 lo aveva descritto indicandolo a 313 metri di altitudine. Il nuraghe ha una forma monotorre quasi perfetta, con la camere a tholos marginata da una nicchia conservata in ottime condizioni. Attorno al nuraghe rimangono tracce di un insediamento abitativo. Scavi archeologici di questo nuraghe sono stati effettuati da Maria Ausilia Fadda nel 2006. La chiesa di Sant’Elia Profeta dell’insediamento abbandonato di OddiniDalla SS537 di Ghilarza, lungo la deviazione verso sinistra che porta in direzione di Oddini, percorriamo tre chilometri e circa trecento metri poi, seguendo le indicazioni, prendiamo la deviazione verso destra e poi subito a sinistra. Da questo punto percorriamo poco più di un chilometro su una strada bianca, fino a trovare sulla sinistra della strada una cancello con l’indicazione, seguendo la quale si percorre un breve tratto e si arriva alla chiesa di Sant’Elia Profeta. Si tratta di una chiesa di origine altomedioevale, intorno alla quale si trovano i resti dell’antico abitato. La chiesa è realizzata in pietra, con tetto orizzontale, al centro della facciata si trova il portale di ingresso sovrastato da un piccolo loculo, e in alto un campanile a vela. La chiesa di San Giorgio Martire dell’insediamento abbandonato di OddiniPercorso un altro chilometro sulla strada che ci ha portato verso Oddini, poco prima della fine della strada, prima di una curva a destra, troviamo, alla sinistra della strada, la chiesa di San Giorgio Martire anch’essa di origine altomedioevale, che la tradizione riferisce fosse la parrocchiale di Oddini, le cui vestigia sono state localizzate dallo storico Vittorio Angius, che parlava comunque genericamente di resti di abitato. La chiesa è realizzata in pietra, con tetto a cupola, al centro della facciata si trova il portale di ingresso e in alto un campanile a vela. Si segnalano altri due edifici religiosi molto vicini alla zona, ossia i resti della chiesa di San Michele che si trova allo stato di rudere e che forse era il fulcro spirituale di un insediamento chiamato Miali, e doveva trovarsi nella zona la chiesa di Sant’Anastasia ormai scomparsa e ricordata dalla fontana chiamata appunto Funtana de Sant’Anastasia. La sorgente termale di OddineLa zona è sempre stata frequentata per la presenza di fonti d’acqua minerale, convogliata in epoca romana in uno stabilimento termale di acqua solforosa, i cui scarsi resti si individuano nel luogo denominato Bagni di Oddine, un poco più ad ovest di quello che doveva essere il villaggio medievale. Per raggiungerlo, presa la deviazione verso sinistra che porta in direzione di Oddini, percorsi tre chilometri e circa trecento metri, poi, al bivio, proseguiamo lungo la strada verso sinistra, la seguiamo per poco meno di tre chilometri e mezzo, poi troviamo sulla destra un cancello, passato il quale prendiamo una strada in salita a traffico limitato che, in trecentocinquanta metri, ci porta a destinazione. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Orani ci recheremo nel borgo agropastorale di Oniferi che visiteremo con i diversi siti archeologici che si trovano nei suoi dintorni. |