Un sito di oltre 450 pagine che descrive tutta l'Isola e che ha ricevuto fino a oltre 900 visitatori in un solo giorno | |||||
![]() ![]() | |||||
![]() | ![]() | ![]() | ![]() | ||
Perfugas con il pozzo sacro Predio Canopoli e nei dintorni i ritrovamenti del Paleolitico Inferiore nel Rio AltanaIn questa tappa del nostro viaggio ci recheremo a visitare Perfugas dove vedremo il pozzo sacro Predio Canopoli, per recarci poi a visitare i suoi dintorni, tra i quali i famosi ritrovamenti del Paleolitico Inferiore nel greto del Rio Altana. La regione storica dell'Anglona
In viaggio verso PerfugasNell'ultima tappa eravamo arrrivati a visitare Bulzi seguendo la SS134. Ora da Bulzi proseguiamo lungo la via Nazionale sulla SS134 verso sud e dopo circa sei chilometri ci immettiamo sulla SS127 Settentrionale Sardache verso sinistra porta a Perfugas e verso destra a laerru e Martis. Prendiamo a sinistra em dopo quattro chilometri e mezzo, raggiungiamo il centro di Perfugas, nella quale entriamo da sud ovest lungo la via Giuseppe Mazzini. Lungo questa strada, dal Municipio di Bulzi a quello di Perfugas si percorrono 10.4 chilometri. Avremmo poturo arrivarci anche uscendo da Bulzi lungo via Roma ed imboccando la SS133, dopo poco più di un chilometro, a un bivio, prendiamo la deviazione sulla destra seguendo le indicazioni per il nuraghe s'Arula, proseguiamo lungo questa strada evitando la deviazione per il nuraghe, e, in quasi quattro chilometri, arriviamo a Perfugas, nella quale entriamo da nord ovest lungo la via Trieste. Lungo questa strada, dal Municipio di Bulzi a quello di Perfugas si percorrono 6.0 chilometri, ma è una strada più disagevole. Il comune chiamato Perfugas
Il comune chiamato Perfugas vanta un gran numero di supercentenari dato che i perfughesi presentano un indice di vecchiaia superiore alla media, e, come Erula, Tiana e Ovodda, è oggetto di numerosi studi per individuare la causa della insolita longevità dei suoi abitanti. Origine del nomeIl nome di Perfugas è attestato in documenti medievali sardi con le forme Perfuga e Perfuas. Poco chiara è l'etimologia del suo nome del paese, attestato, nei documenti medievali sardi, nelle forme Perfuga e Perfuas. Secondo alcuni studiosi esso deriva dal latino Perfugae e sta ad indicare i fuggiaschi, i profughi, gli immigrati, mentre altri lo ritengono un composto formato dal sardo Per(da), ossia pietra. La sua economiaPerfugas basa la sua economia sulle tradizionali attività agricole e zootecniche e su una modesta produzione industriale. L'economia di Perfugas è soprattutto di tipo agricolo, basata soprattutto sulla coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, viti, ulivi e frutta. Sviluppato è anche l'allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria, modestamente sviluppata, si compone di aziende che operano nei comparti lattiero: caseario, alimentare, dell’abbigliamento, della fabbricazione di mobili, edile e dell’energia elettrica. Il paese chiamato è ricca di servizi commerciali che ne fanno un punto di riferimento per tutte le località del territorio circostante. Il suo notevole patrimonio archeologico, accompagnato dalle bellezze naturalistiche che caratterizzano il suo territorio, costituiscono una forte attrattiva per numerosi visitatori. Le strutture ricettive offrono possibilità sia di ristorazione che di soggiorno. Brevi cenni storiciLa località nella quale si è successivamente sviluppato l'abitato di Perfugas è stata frequentata in età preistorica, come attestano i diversi reperti presenti all'interno dell'abitato e nel suo territorio. Nel periodo della dominazione romana, alcuni collocano in corrispondenza di Perfugas l'antico insediamento di Ericium, che probabilmente sorgeva in località monterenu, tra Perfugas e la sua frazione sa Contra. Dell'età romana rimangono i resti di un ponte a sette arcate, ed anche alcuni tratti di una strada lungo l'antico tracciato che univa le città di Tibula, situata probabilmente presso Santa Teresa di Gallura, Olbia, e Carales, ossia Cagliari. Nel periodo medioevale Perfugas appartiene al giudicato del Logudoro, nella Curatoria dell'Anglona. resta di quel periodo il ricordo del cosiddetto castello Rosso, che doveva essere una fortificazione realizzata in epoca tardo antica o alto medioevale, comunque non documentata nelle fonti medioevali. Nel 1259, con la fine del giudicato di Torres, l'Anglona passa ad un breve dominio dei Malaspina, e un documento del 1282 attesta la sua vendita, da parte di Corrado Malaspina, a Brancaleone Doria, e da quel momento i Doria dominano l'Anglona. Nel 1323 inizia l'occupazione aragonese, quando Pietro IV d'Aragona rileva dai Doria i diritti sulla metà di Alghero e su diverse curatorie tra cui quella di Anglona, lasciando loro in feudo Castel Genovese. Nel 1349 il governatore di Sardegna concede l'Anglona a Giovanni d'Arborea, il quale la occupa pur senza la ratifica regia, ma, nello stesso anno, viene imprigionato dal fratello, il giudice Mariano IV d'Arborea, e l'Anglona torna così in mano ai Doria. Quando nel 1376 Brancaleone Doria sposa Eleonora d'Arborea, unifica i suoi possedimenti sardi con quelli giudicali arborensi, e nel 1388 si ha la pace tra Aragonesi e il giudicato di Arborea. Al governo dell'Arborea sale, nel 1409, Guglielmo visconte di Narbona, nipote francese di Eleonora, che nello stesso anno, venne sconfitto a Sanluri da Martino il Giovane, erede d'Aragona, e, dopo un decennio di resistenza, nel 1420 rinuncia ai propri diritti dinastici cedendoli al re d'Aragona. Quando la Sardegna passa sotto la dominazione aragonese, le curatorie del periodo giudicale cessano di esistere, e vengono sostituite dai possedimentii feudali. Nel 1421, Alfonso V d'Aragona infeuda l'Anglona a Bernardo de Centelles. Nel 1434 suo figlio Francesco Gilaberto de Centelles sconfigge Nicolò Doria annettendo la Baronia di Coghinas, e, due anni dopo, ottiene il titolo di conte d'Oliva, una città vicina a Valencia. Nel corso del Seicento si verificano numerose carestie e pestilenze. Le condizioni economiche e sociali favoriscono, quindi, la diffusione del banditismo, fenomeno destinato ad assumere proporzioni rilevanti nei secoli successivi. Ancora nel Settecento la storia dell'Anglona si identifica con quella feudale degli Oliva, fino quando la Sardegna passa dalle mani spagnole a quelle austriache e poi, nel 1720, a quelle del governo sabaudo. Nel 1767 viene costituito il principato dell'Anglona, titolo unico per un feudo sardo, e Carlo Emanuele III nomina Maria Giuseppa Pimentel principessa di Anglona, duchessa di Monteacuto, marchesa del Marghine e contessa di Osilo e Coghinas. L'Anglona rimane sotto i Pimentel, fino a quando, nel 1838, Carlo Alberto proclama l'abolizione delle giurisdizioni feudali, ed i Tellez Giron, eredi degli Oliva, cedono i propri diritti allo stato sabaudo. Alcuni dei principali personaggi nati a PerfugasTra i personaggi che operano nel sedicesimo secolo a Perfugas, è significativo il pittore noto con il nome di Maestro di Perfugas.
sagre e feste che si tengono a Perfugas
Visita del centro di PerfugasL'abitato di Perfugas è circondato da colline ricche d'acqua. Arrivando a Perfugas da Bulzi, la SS127, entrando da sud nell'abitato, prende il nome di via Giuseppe Mazzini. Inizio della visita del paese dal Municipio di Perfugas
La cappella di Mater PurissimaSeguendo la via Giuseppe Mazzini, prendiamo l'ultima traversa verso sinistra prima di arrivare in piazza Mannu. L'oratorio della Santa CroceTornati alla piazza Mannu, dove avevamo trovato il Municipio, proseguiamo lungo la via Giuseppe Mazzini per meno di cento metri, e prendiamo sulla destra la centralissima via Giuseppe Garibaldi.
La Chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli con il Museo Diocesano di Arte SacraPercorsa per altri cento metri, quasi alla fine di via Garibaldi, prendiamo l'ultima deviazione sulla sinistra, che ci porta a svoltare a destra su via Poerio, dove troviamo sulla destra la Chiesa di Nostra Signora de sos Anghelos dedicata a Santa Maria degli Angeli che è la Chiesa parrocchiale intitolata alla patrona di Perfugas. Situata nel centro storico del paese, la Chiesa parrocchiale è stata edificata nel sedicesimo secolo. Significativi interventi architettonici sono stati compiuti nel diciottesimo secolo, quando è stato costruito il campanile, e nel diciannovesimo secolo, al quale risale il rifacimento della facciata in forme neoclassiche. La Chiesa è in stile gotico, con l'interno a tre navate. La fabbrica attuale, pur essendo il risultato di diversi interventi costruttivi, conserva la propria organicità inquadrandosi in forme marcatamente gotico aragonesi. Notevole è stata la scelta di ripristinare l'originaria copertura in conci basaltici ben squadrati, lungo tutto il prospetto principale. La facciata, impreziosita dall'uso della pietra a vista, è animata dal colore bianco dei blocchi calcarei squadrati della facciata a timpano, che si contrappone al colore scuro dei conci posti sul frontone, con la funzione di fascia di contorno. Il giorno 2 del mese di agosto, si svolge presso questa Chiesa la festa patronale di Santa Maria degli Angeli, una delle principali feste religiose di Perfugas, l'appuntamento più atteso dell'anno da parte dei perfughesi, ma anche di quanti, emigrati da anni, vi fanno ritorno proprio in coincidenza con il periodo della festa. La seconda domenica di settembre, a Perfugas si svolge la festa di Sant'Isidoro, il patrono dei lavoratori della terra, con la processione che parte dalla Chiesa parrocchiale e attraversa tutto il paese, accompagnata da gruppi folk, cavalieri e traccas, ossia carri agricoli addobbati. Nel Museo Diocesano di Arte Sacra si può vedere il grandioso retablo di San GiorgioAll'interno della Chiesa parrocchiale, nella cappella del retablo di San Giorgio, si trova una sezione del Museo Diocesano di Arte Sacra di Perfugas, che fa parte del Museo della diocesi di tempio ed Ampurias. Questo Museo è dislocato sul territorio in diverse sedi, ossia Calangianus, Castelsardo, la Maddalena, Martis, Nulvi e Perfugas.
Il pozzo sacro Predio CanopoliSe, invece di deviare per arrivare alla parrocchiale, proseguiamo lungo la via Giuseppe Garibaldi, dopo una trentina di metri, alla sua fine troviamo l'ingresso dell'area archeologica del pozzo sacro Predio Canopoli. Scoperto per caso nel 1923, durante lo scavo di un pozzo, il pozzo venne in parte scavato e successivamente reinterrato. Nel 1975 è iniziata la campagna di scavi che lo ha portato alla luce. È uno dei pozzi sacri più belli e importanti, interamente realizzato in calcare bianco con pietre tutte di uguali dimensioni e costruito con conci a T con bugne. Ha la classica forma a buco di serratura di tutti i principali pozzi sacri della Sardegna. L'atrio è largo due metri e lungo quasi tre metri, con al centro un altare con una coppella laterale e due sedili ai lati. Non è più presente quella che venne definita la mensa sacrificale, che si trovava al centro dell'atrio da quanto risulta da un disegno fatto al tempo della scoperta del pozzo da Torquato Taramelli, l'importante geologo nato a Bergamo nel 1845 e morto a Pavia nel 1922. Una stretta scala di otto gradini porta al pozzo interno profondo tre metri. Il pozzo è attualmente scoperchiato come quello del Santuario federale di Santa Vittoria a Serri, con il quale ha molte analogie. Si presume avesse una copertura a tholos e, secondo Giovanni Lilliu, possiamo stimare un'altezza originaria di quattro metri o quattro metri e mezzo. Nel pozzo sono stati rinvenuti alcuni importanti bronzetti, fra i quali è significativo quello che rappresenta un Toro, tra gli esemplari più raffinati della piccola lavorazione in bronzo, oggi conservato al Museo archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari. Intorno al pozzo si vedono i resti di un villaggio nuragico. Per analogia con il pozzo di Serri, si ritiene che nelle vicinanze potesse essere ubicato anche un nuraghe di tipo polilobato, probabilmente però abbandonato all'epoca della realizzazione del pozzo sacro. La Chiesa di Santa Maria della ConcezioneSvoltando alla fine di via Garibaldi a destra su via Vittorio Emanuele, dopo una cinquantina di metri prendiamo a sinistra la via Eleonora d'Arborea che, dopo un'ottantina di metri, sbocca su via Santa Maria. Seguendo quest'ultima verso sinistra, ossia verso est, arriviamo ai margini del centro abitato, nella sua periferia sud orientale, dove troviamo la Chiesa di Santa Maria della Concezione localmente chiamata Santa Maria de Foras, che in origine era la Chiesa parrocchiale dell'antico villaggio medioevale. Edificata in stile romanico, è stata consacrata il 26 aprile 1160, come si può rilevare dell'epigrafe nella struttura muraria dell'abside. La Chiesa è stata ricostruita nel 1997, rispettando l'antico stile architettonico. All'esterno, davanti all'ingresso principale, si trova un caratteristico arco dicromico costruito alternando conci di trachite rossa e calcare bianco, disposti a scacchiera. Il campo da calcio di Perfugas
Il Museo archeologico e PaleobotanicoProseguendo lungo via Nazario Sauro per un centinaio di metri, Vi è una sezione paleolitica, con manufatti litici che sono i più antichi rinvenuti in Sardegna, perché il territorio di Perfugas risulta essere quello più anticamente sede di stanziamenti umani. Si tratta di oltre seicento schegge in selce e quarzite lavorate databili oltre 120mila anni fa, ritrovate nel 1979 nel Greto del Rio Altana, tra Perfugas e laerru, ed i raschiatoi e i denticolati del Tayaziano, tra il 200mila ed il 120mila avanti Cristo, trovati nel sito di Sa Pedrosa-Il pantallinu, a Codrovulos. Il Museo conserva, inoltre, una statuetta della dea madre con bambino, datata 4000 avanti Cristo, e le ceramiche della cultura cosiddetta di Ozieri, tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo, che già dipingeva e decorava finemente i propri manufatti. Conserva anche alcuni reperti del periodo romano, costituiti da epigrafi e pietre miliari. Il Cimitero di PerfugasPrendendo la strada che fiancheggia sulla destra il Museo archeologico e Paleobotanico, possiamo arrivare all'ingresso del Cimitero di Perfugas che ci viene segnalato trovarsi, però, in stato di quasi completo abbandono. La piccola Chiesa di Santu Juanne ossia di San Giovanni BattistaSe, dal campo da calcio, torniamo indietro lungo la via Giuseppe Mazzini, arriviamo all'incrocio con via Garibaldi. Qui troviamo via Garibaldi sulla sinistra, ma prendiamo invece la sua continuazione sulla destra, che è la via Cavallotti.
Se, al termine di via Cavallotti, prendiamo la sua continuazione in direzione nord ovest, che è la via San Giorgio, e che, uscita dal centro abitato, ci porterà alla Chiesa di San Giorgio, che si posiziona al di fuori dell'abitato e che descriveremo più avanti. Nei dintorni di PerfugasVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell'abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Perfugas, sono stati portati alla luce i resti dell'insediamento protonuragico di Contra Aguda; della domus de janas di Concas; della necropoli di Niedda; della fonte sacra di Niedda; del pozzo sacro Predio Canopoli; della tomba di giganti Sas luzanas; ed anche dei nuraghi Alvu, Baddeseada, Bisagnu, Bureu, Campudulimu, Canu, Capitale, Casteddu Petrusu, Cavalzedda, Cazzampu, Concas, Contra de Sorighe, Corrumeana, Crabiles, Figughia, Frassina, la Radda, lepori, Longu, lucianeddi, Majore, Meju, Modditonalza, monte renu, monte renu II, Niedda I, Niedda II, Ozzastru, Padru, Paza, Pupuliosa, Ruju, Ruju Anzos, sa Pria, sa Rocchitta, sa Ruinosa, sa Ruinosa II, San Giorgio, Santa Vittoria, Sas luzanas, Savruezzu, Sessana, Sinnadolzu, Spirito Santo, su Crabione, Tettinosa, Tirocco, Tribidu, Urigu, tutti di tipologia indefinita. Verso nord ovest raggiungiamo la Chiesa campestre di San Giorgio
I resti del nuraghe San Giorgio
L'area archeologica di Contra AgudaNella valle di San Giorgio, ai confini tra il comune di Perfugas e quello di Bulzi, di trova l'area archeologica di Contra Aguda un sito di notevole importanza archeologica per la presenza di un esteso insediamento protonuragico, protetto da vincolo idrologico e paesaggistico. Accanto a questa area archeologica, nel corso del 2011, si è tentata l'installazione di un parco eolico, la cui costruzione è stata, però, bloccata dall'Amministrazione comunale, a seguito delle proteste della popolazione. Verso sud si trova la stazione ferroviaria di Perfugas
Verso sud ovest la foresta pietrificata di Iscia ed i ritrovamenti del Paleolitico Inferiore nel greto del Rio Altana
In diverse località tra Perfugas e laerru sono state rinvenute tracce delle culture del Paleolitico Inferiore. Tra Perfugas ed il vicino comune di laerru, in Località Battana, nel greto del basso corso del Rio Altana, nel 1979 sono stati rinvenuti alcuni Ciottoli levigati e strumenti in selce scheggiata che segnalano tracce di presenza umana in Sardegna nel Paleolitico Inferiore Arcaico, tra il 450mila ed il 200mila avanti Cristo. Si tratta di utensili lavorati secondo la tecnica detta Clactoniana, termine definito dal paleontologo francese Henri Breuil, sulla base degli studi effettuati sui materiali rinvenuti nel sito di Clacton-on: sea, nella contea dell'Essex, in Gran Bretagna, che è stato scavato tra il 1910 e il 1970. Ed inoltre, nel sito di Sa Pedrosa-Il pantallinu, in Località Codrovulos, sulla terrazza soprastante il Rio Altana, sono stati rinvenuti Raschiatoi e denticolati e sono state trovate anche le tracce del più antico laboratorio di manufatti in selce dell'Isola, del Paleolitico Inferiore Evoluto, tra il 200mila ed il 120mila avanti Cristo. Si tratta di manufatti lavorati secondo la tecnica detta Tayaziano, termine definito nel 1932 dal paleontologo francese Henry Breuil, sulla base degli studi effettuati nel sito di La Micoque, e prende il nome dalla città dove si trova questo sito, ossia Les Eyzies-de-Tayac, in Dordogna, in Francia.
La Chiesa diroccata di Santu Pedru Puligosu ossia di San Pietro
La Chiesa diroccata de su Spiritu Santu ossia Chiesa dello Spirito SantoSeguendo la SS127, a un novecento metri dal Municipio di Perfugas, prendiamo a sinistra la strada verso sud est, la seguiamo per un chilometro e settecento metri, poi svoltiamo a sinistra in una strada bianca.
Verso sud est raggiungiamo l'area archeologica di Niedda
Nell'area archeologica troviamo la necropoli di Niedda. Presa una deviazione a sinistra, le domus de janas Niedda I, II e III, che costituiscono un gruppo di tre domus appartenenti alla più vasta necropoli di grotticelle artificiali. La necropoli comprende anche, un poco più lontana, la domus de janas Niedda IV, caratterizzata da un lungo dromos ad andamento curvilineo e da un'apparente protome taurina ricavat, esternamente alla domus, nella sua sommità. Ancora più lontana, isolata, di trova la domus de janas Niedda V. Proseguendo, invece, dritti, arriviamo a un'altura sulla quale si trovano i resti del nuraghe Niedda I un nuraghe di tipologia indefinita che dovrebbe conservare ancora la tholos integra. A cento metri di distanza, verso nord, si trovano quelli del nuraghe Niedda II anch'esso di tipologia indefinita. Un viottolo ci porta anche alla fonte sacra di Niedda una singolare fonte con vasca di raccolta di forma naviforme, costruita con conci a T con bugne, come quelli presenti nel pozzo sacro Predio Canopoli sempre a Perfugas e nel pozzo sacro Irru a Nulvi. Resti del nuraghe Putzu Canu vicino all'agriturismo omonimo
Verso nord est passiamo la località monterenu e raggiungiamo la fermata ferroviaria di CoghinasDa via Giuseppe Mazzini a Perfugas prendiamo la SS127 Settentrionale Sardache esce dall'abitato verso nord est, dalla quale, dopo due chilometri e duecento metri, parte sulla destra la SP2. Arriviamo in Località monterenu, dove si trova, alla destra della strada statale, l'area industriale di Perfugas, e, subito più avanti, si vede, sulla sinistra, ciò che resta dei macchinari per la lavorazione del tabacco e del sorgo, e dei relativi casolari, che costituiscono significativi Monumenti di archeologia industriale della seconda metà dell'Ottocento.
La frazione Sas Contreddas dalla quale raggiungiamo la domus de janas di Concas o dell'ArieteProseguendo lungo la SS127 Settentrionale Sardache va verso est, la seguiamo per settecento metri, poi, seguendo le indicazioni, svoltiamo a destra sulla strada che, in ottocento metri, ci porta alla frazione Sas Contreddas (altezza metri 81, distanza 13.6 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 29). Duecento metri prima di arrivare alla frazione, subito dopo l'indicazione dell'arrivo a Sas Contreddas, prendiamo la deviazione sulla destra, dopo trecentocinquanta metri, al bivio, prendiamo a destra, e, dopo altri trecentocinquanta metri, a sinistra. Seguiamo la strada per circa altri Trecentocinquanta matri, e troviamo un sentiero ed un cancello sulla sinistra, passati i quali, percorsi quasi duecento metri, in Località Funtana Pulida, si raggiunge, immersa nella vegetazione, la domus de janas di Concas. Si tratta di una grotticella artificiale funeraria, che presenta davanti all'ingresso i resti di un piccolo corridoio dolmenico, si tratta, quindi, di una tomba ipogeico megalitica. Ma la sua particolarità maggiore consiste nel bassorilievo, scolpito in uno degli ambienti interni, che rappresenta, in un riquadro, una protome di ariete stilizzata. Per questo, viene a volte chiamata anche domus de janas dell'Ariete. La frazione sa Contra con la piccola Chiesa campestre di Sant'Antonio da Padova
La frazione littu EredeDalla Località sa Contra, procediamo in direzione sud est e, dopo duecentocinquanta metri, al bivio, svoltiamo a destra, poi, dopo una trentina di metri, di nuovo a destra. Seguiamo la strada per un chilometro e duecento metri, poi, dove la strada sbocca su una traversa, prendiamo a sinistra verso la Località littu Erede, e, dopo cinquecento metri, raggiungiamo la piccola frazione littu Erede (altezza metri 213, distanza 12.1 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Lungo la strada verso la frazione Sas Tanchittas si trovano i resti del nuraghe su Crabione
I resti del nuraghe Concas
Resti dei nuraghi Figughia e CavalzeddaProseguendo lungo la SP2, dopo altri circa ottocento metri, sempre sulla sinistra della strada, si trovano i resti del nuraghe Figughia di tipologia indefinita edificato a 171 metri di altezza, che dista seicento metri dal nuraghe Concas. All'altezza del nuraghe Figughia, un sentiero sulla destra della strada ci porta nella campagna, dove, molto più avanti, si vedono, su un'altura di 183 metri di altezza sulla destra, i resti del nuraghe Cavalzedda anch'esso di tipologia indefinita. Resti del nuraghe la Radda
Raggiungiamo la frazione Sas TanchittasProseguiamo ancora lungo la SP2, a poco più di quattro chilometri e mezzo da quando l'abbiamo imboccata arriviamo a un bivio, dove la strada provinciale prosegue sulla destra, mentre noi prendiamo a sinistra, seguendo le indicazioni, sulla strada secondaria che porta nella Località Sas Tranchittas, e che, dopo poco più di un chilometro, sbocca su una trasversale, dove prosegue verso destra. Noi, invece, prendiamo verso sinistra, e, in una cinquantina di metri, arriviamo alla frazione Sas Tanchittas (altezza metri 265, distanza 8.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 59). La frazione Falzittu con i resti del nuraghe Casteddu PetrosuTornati alla Località Sas Tranchittas, dove la strada secondaria sbocca sulla trasversale, proseguiamo verso destra, la seguiamo e, dopo circa ottocento metri, prendiamo una deviazione verso sinistra, e che, in una cinquantina di metri, ci porta alla più piccola frazione Falzittu (altezza metri 321, distanza 8.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 17). A metà della strada che, dalla Località Sas Tanchittas, Ci ha portati alla Località Falzittu, alla destra della strada, su un'altura immersi nella vegetazione, si trovano i pochi resti del nuraghe Casteddu Petrosu un nuraghe edificato a 293 metri di altezza, anch'esso di tipologia indefinita. La frazione lumbaldu con la piccola Chiesa campestre di Sant'Anna
La frazione Campudulimu con i resti del nuraghe Majore
Tra le frazioni Campudulimu e Modditonalza si trova la piccola Chiesa romanica di Santa Vittoria de su SassuDalla Località Campudulimo, prendiamo verso destra, in direzione ovest, la strada secondaria che porta in Località Modditonalza, e, lungo questa strada, percorsi ottocento metri da Campudulimu, si trova una deviazione sulla destra che, in circa un chilometro, ci porta sul limitare di un'altura, nel luogo di un probabile insediamento benedettino, dove sorge la piccola Chiesa romanica di Santa Vittoria de su Sassu. La Chiesa, che conserva nel nome del paese il nome dell'altopiano di SU Sassu, pur essendo situata nel territorio di Perfugas, appartiene alla parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, in Erula. Edificata nella metà del dodicesimo secolo, è stata ampliata e completata nel corso del tredicesimo. Alla primitiva fase costruttiva appartengono l'abside e la navata con copertura a capriate in legno, mentre alla seconda risalgono l'allungamento dell'aula verso occidente e la facciata, realizzata in conci di trachite bruna ben squadrati e sormontata da un massiccio campanile a vela. Nel 2011, durante un'operazione di catalogazione dei beni di pertinenza ecclesiastica all'interno della Chiesa, è stato effettuato un eccezionale ritrovamento, dato che, nascosto nella scatola che fungeva da base per la statua della Santa, sono stati portati alla luce due frammenti di un retablo, che raffigurano San Giorgio e Santa Lucia, attribuiti al Maestro di Castelsardo. A metà del mese di maggio si svolge la festa di Santa Vittoria, organizzata dai comitati delle le frazioni Campudulimu e Modditonalza, nella quale, al termine dei riti religiosi, nella piazzetta antistante l'edificio sacro, si svolge un pranzo, per il quale si macellano una trentina di pecore, e vengono offerte pietanze a base di prodotti tipici della zona. Poco lontano dalla Chiesa si trova il vecchio Cimitero, una fossa comune, divisa in due, chiamata Ciappittu, in cui si deponevano da una parte gli uomini e dall'altra le donne. I corpi venivano avvolti con un lenzuolo bianco, al posto della bara, trasportati a cavallo, in seguito col carro, e depositati nella fossa. Alla destra della Chiesa c'è il Cimitero nuovo, che è stato costruito all'inizio del 1900, nel quale si conserva ancora la prima lapide in marmo di Giommaria Filiziu, morto nel 1915. Tra la Chiesa ed il Cimitero c'è la casa dell'eremita, anch'essa in stile romanico, e dietro c'è il forno con alcune tegole medievali. La frazione Modditonalza con i resti del nuraghe ModditonalzaDalla Località Campudulimo, prendiamo verso destra, in direzione ovest, la strada secondaria che porta in Località Modditonalza, e, dopo circa un chilometro e trecento metri, raggiungiamo la frazione Modditonalza (altezza metri 204, distanza 6 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 43). All'interno dell'abitato di Modditonalza, alla destra della strada che ci ha portati ad essa, su un'altura si trovano i resti del nuraghe Modditonalza un nuraghe di tipologia indefinita, edificato a 238 metri di altezza. Usciti dall'abitato di Modditonalza lungo la prosecuzione della strada che ci ha portati ad essa, e che conduce verso Perfugas, percorsi due chilometri e seicento metri, troviamo una deviazione sulla sinistra seguendo le indicazioni per l'Agriturismo Putzu Canu, la seguiamo per seicentocinquanta metri, qui troviamo un cancello sulla sinistra, lo passiamo e, dopo circa trecento metri, arriviamo all'area archeologica di Niedda, che abbiamo già descritta in precedenza. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Perfugas ci recheremo a Erula uno dei comuni più giovani d'Italia, dove visiteremo il nuraghe di Ispiene dove fu rinvenuta la navicella bronzea con protome cervina. | |||||
![]() | ![]() | ![]() | ![]() | ||
© Claudio de Tisi 2002-2022 - Codice Fiscale DTSCLD44M23F132W | |||||