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Una deviazione verso est a Pompu nei cui dintorni si trovano i resti del Nuraghe complesso Santu Miali

In questa tappa del nostro viaggio, da Masullas faremo una deviazione verso est e ci recheremo a Pompu che visiteremo con il suo centro dove si trova il Sole di pietra di Pinuccio Sciola ed i dintorni nei quali si trovano i resti del Nuraghe complesso Santu Miali.

La Regione storica della Marmilla

La MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baressa, Baradili, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo.

Una deviazione al paese Pompu

Dal centro di Masullas prendiamo verso nord est la via Vittorio Emanuele II che esce dall’abitato come SP43 dirigendosi verso Simala, percorsi meno di cinquecento metri prendiamo la deviazione a sinistra sulla SP45 che si dirige verso nord e, in un paio di chilometri, porta all’interno dell’abitato di Pompu. Dal Municipio di Masulla a quello di Pompu si percorrono 3.1 chilometri.

Il comune chiamato Pompu

Pompu-Veduta dell’abitatoPompu-Stemma del comuneIl comune di Pompu (altezza metri 147 sul livello del mare, abitanti 215 al 31 dicembre 2021 è un piccolo paese che fino al 1970 è stato frazione Masullas. Il paese sorge nella zona sud-orientale della Provincia di Oristano, nella Regione dell’Alta Marmilla, con un’economia tipicamente agropastorale, con colture di cereali, vigneti e oliveti, affiancata dalle attività dell’artigianato tradizionale. Il territorio Comunale è situato nel cuore della Marmilla, nella valle del rio laccus, tra colline marnose, nelle quali spicca il regolare monte Frattu. Lungo il corso del rio laccus è presente una ricca vegetazione con roverelle, lecci, sughere, salici, pioppi, ontani e tamerici. Il suo profilo geometrico è ondulato, con variazioni altimetriche appena accennate, che vanno da un minimo di 108 a un massimo di 263 metri sul livello del mare, e offre un panorama di indiscutibile fascino.

Origine del nome

Il nome potrebbe derivare dal latino Pompa, che indica un corteo, in ricordo delle manifestazioni che si svolgevano un tempo vicino al piccolo Santuario dedicato a Santa Maria. Secondo il linguista Massimo Pittau il nome sarebbe, invece, probabilmente da connettere col nome di pianta sardiano o protosardo Pumpía, Pompía, Spompía che indica il cedro o il pompelmo. Il villaggio dunque molto probabilmente potrebbe aver derivato la sua denominazione dalla particolare presenza, in origine, della citata pianta nel sito in cui è sorto.

La sua economia

Pompu-Artigianato: arazzo di PompuIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, nella piana più fertile e ricca di acque, prevale la coltura con cereali e orti lungo le sponde dei fiumi mentre, sulle colline, si trovano vigne ed oliveti. Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, foraggi, vite, frutteti e olivo. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, suini e avicoli. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Anche l’artigianato riveste un ruolo molto importante nell’economia di Pompu, sono le donne che provvedono a tenere in vita questa attività, ed a Pompu è ancora diffusa l’arte della tessitura e quasi tutte le famiglie hanno in casa Su trobasciu, il telaio, col quale confezionano tappeti, arazzi, tende, bisacce, copri cassoni, coperte, sacchi per derrate, collari decorati per l’ornamento festivo dei buoi e dei cavalli. Il suggestivo panorama che si gode nei dintorni di Pompu, insieme al ricco patrimonio storico e culturale, rappresentano una ragione sufficiente per attirare sul posto un discreto flusso turistico. Il bene archeologico può diventare una fonte economica rilevante specialmente in piccoli centri, come quello di Pompu, dove essendo forte la disoccupazione e l’emigrazione, gli scavi e la valorizzazione di siti archeologici, possono diventare un’occasione per riqualificare aree apparentemente marginali. A Pompu le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

L’area nella quale sorge l’abitato viene abitata in epoca prenuragica, nuragica e romana, come attesta la presenza nel territorio di alcuni siti archeologici, tra cui Domus de janas e Nuraghi. Nel medioevo appartiene al Giudicato di Arborea, e fa parte della curatoria di Parte Montis. Storia-Stemma della famiglia CarrozPer la storia di questo paese, si parte da quando Francesco Carroz, proveniente dalla Valenza con i figli, aveva fornito a Giacomo II il Giusto denari e cavalli armati per partecipare alla conquista catalano aragonese dell’Isola. Nel 1313 Francesco ottiene il titolo di ammiraglio, nel 1323 arma venti galee per conquistare la Sardegna per conto dell’infante Alfonso d’Aragona, e nel 1330 ottiene la giurisdizione di diversi feudi tra i quali quello di Quirra. Il figlio di Francesco, Berengario I, per un breve periodo occupa la Mamilla con le sue truppe e vorrebbe annetterlo al suo feudo di Quirra, ma il re Martino I d’Aragona, poco prima della morte, ne aveva incluso buona parte nel feudo concesso a Garcia lupo de Ferrero. Comunque anche dopo la morte del re e la successiva morte di Garcia lupo de Ferrero senza eredi, Berengario I continua ad occupare la Marmilla. Berengario I sposa in seconde nozze Gerardona de Ribelles, dalla quale nasce il figlio Berengario II. Il feudo di Quirra viene convertito nel 1363 in contea, e il sovrano Pietro IV il Cerimonioso nomina Berengario II Conte di Quirra. Berengario II lascia un’unica figlia legittima, Violante I, che trasferisce i diritti sui feudi al figlio Berengario III, il quale si sposa con Eleonora Manrique de lara, parente del re di Castiglia, che porta in dote altri feudi. Nel 1412, il nuovo re Ferdinando I d’Aragona costringe Berengario III a rendere i territori della Marmilla occupati, che vengono amministrati direttamente della Corona d’Aragona, e dal 1421 entrano a far parte del feudo concesso a Raimondo Guglielmo Moncada, al quale viene però confiscato dopo pochi decenni. A seguito di alterne vicende, la Marmilla viene acquistata all’asta da Pietro de Besalù, uno dei generi di Nicolò Carroz, Conte di Quirra e viceré di Sardegna, appartenente al ramo dei Carroz di Arborea. Pietro de Besalù però, non disponendo dell’intera somma riChiesta, la chiede in prestito al cagliaritano Simone Rubei, ed inizia a ripagarlo grazie alle rendite feudali. Nel 1459 però le rendite gli vengono sequestrate dal fisco in quanto moroso, e Pietro de Besalù si trova impossibilitato a rendere il prestito a Simone Rubei. Quest'ultimo nel 1464 minaccia di mettere all’asta i feudi per recuperare il suo credito, ma Pietro de Besalù viene salvato dall’intervento del suocero Nicolò Carroz, che, interessato ai territori confinanti con il suo feudo di Quirra, salda il debito con Simone Rubei. Alla morte nel 1469, Berengario III lascia un’unica figlia legittima minorenne, Violante II, che viene posta sotto la tutela di Nicolò, il quale la fa sposare con suo figlio Dalmazio Carroz, e Violante porta in dote il titolo comitale e tutti i territori infeudati. Alla morte di Nicolò Carroz, Pietro de Besalù si trova nuovamente nei guai, dato che Dalmazio, il nuovo Conte di Quirra, approfittando dello stato di tensione conseguente alla ribellione di Leonardo de Alagon, nel 1474 occupa militarmente tutta la Marmilla e gli ingiunge di saldare le somme dovute. Impossibilitato a pagare, nel 1477 Pietro de Besalù giunge ad un compromesso con Dalmazio Carroz, e la gran parte del territorio della Marmilla entra a far parte del grande feudo di Quirra. Violante II, nel frattempo rimasta vedova, raggiunge la maggiore età ed avanza le sue pretese per tornare in possesso dei suoi feudi. Nel 1504, con successiva conferma nel 1506, la Conte di Quirra viene elevata al rango di stato, con la concessione dell’Allòdio, che permette il trasferimento dei diritti sui feudi ai discendenti, anche per via femminile, senza la preventiva autorizzazione regia. Storia-Lettura di 'Il marchesato di Quirra. Secoli XIV-XIX'Nel 1604 i feudi di Quirra sono elevati da Contea a Marchesato, che sarà successivamente aggregato al Nules, un piccolo Marchesato nel regno di Valenza. Nel 1511, alla morte di Violante II, il feudo passa a suo nipote Guglielmo Raimondo Centelles. I primi riferimenti storici di Pompu risalgono all’anno 1576. Nel lungo periodo in cui il paese viene amministrato dai Centelles le condizioni di vita non sono delle migliori. I nuovi feudatari fanno amministrare la Marmilla da un Regidor e, pur non esasperando il carico fiscale, limitano notevolmente l’autonomia della comunità, modificando il sistema di individuazione del Majore che cessa di essere elettivo. L’ultimo dei Centelles muore nel 1676, quando il Marchesato viene concesso a Francesco Pasquale Borgia, ed i Borgia lo conservano per circa cinquant’anni, poi perdono il controllo del feudo in seguito ad a lunga lite con i Català, i quali, dopo numerose vicissitudini, entrano in possesso del feudo nel 1726, quando ormai il Regno di Sardegna è sotto la dinastia sabauda. Subito dopo i Català nel 1798 il territorio passa agli Osorio de la Cueva, famiglia di origine castigliana, ai quali il Marchesato viene riscattato nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Nell’ottocento il paese di Pompu aveva un’economia ricca e vivace, infatti aveva quattro mulini situati lungo il fiume rio de Pompu. In varie case di Pompu esistono ancora oggi macine per la lavorazione del grano. In una vecchia abitazione si trova anche un antico frantoio per la lavorazione delle olive, risalente ai primi anni dell’ottocento. Nel 1927 il comune di Pompu viene accorpato per regio decreto con il comune di Siris al comune di Masullas, per recuperare la propria autonomia amministrativa nel 1961. Del comune di Pompu nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Pompu

Pompu: il costume tradizionale di PompuPompu-Esibizione nel costume tradizionale di PompuDate le dimensioni del borgo, a Pompu non sono presenti gruppi folk particolarmente significativi, comunque in occasione delle manifestazioni religiose i partecipanti spesso indossano il costume tradizionale del paese. Durante l’anno nella comunità di Pompu si svolgono diverse feste che rappresentano i momenti più importanti di aggregazione civile e religiosa. Di seguito elenchiamo le principali feste e sagre che si tengono a Pompu, tra le quali meritano di essere citate il 20 gennaio, la Festa patronale in onore di San Sebastiano con l’accensione del tradizionale falò in onore del Santo; a febbraio o marzo, i festeggiamenti per il Carnevale; il 25 aprile, la Festa di San Giorgio ossia Sa Festa dei massaius, la Festa dei contadini, per la quale il Santo viene portato in processione accompagnato da trattori addobbati con arazzi, tappeti, bisacce, trauzus de linna molto antichi e con a bordo figuranti in costume sardo; a inizio maggio, la manifestazione Fromentu, che è la Sagra del pane e del grano; l’8 settembre, la Festa di Santa Maria in occasione della quale oltre alle cerimonie religiose si svolge anche la rappresentazioni di gruppi folcloristici provenienti da tutta la Sardegna.

La manifestazione Fromentu che è la Sagra del pane e del grano

Pompu-Fromentu Sagra del pane e del grano: locandinaDiffusa è a Pompu la produzione di pane e dolci, e ancora oggi tante famiglie fanno il pane in casa. I principali pani sono Su Coccoi, che assume diverse forme come Sa Stella ed anche Su Coccoi de Is Isposusu ossia il pane della sposa, Sa lada e Su Civrasciu. Inoltre per la Festa di Santa Maria si fa Su Pai pintau, mentre per Pasqua si fa Su Coccoi cun S’ou, ossia il pane con l’uovo. Sempre nel forno a legna vengono cotti i dolci tipici del paese, e sono dolci di mandorle come Amarettus, Pabassini, Pai saba, Gueffus e Gattou. Per Pasqua vengono fatte Is Padruas, che sono delle formagelle. Ogni anno a Pompu a inizio maggio si tiene la manifestazione Fromentu che è La Sagra del pane e del grano, la quale permette di assistere di prima mano alle fasi della panificazione, dall’antica macinazione a pietra per realizzare le farine che sono fermentate con il lievito madre e lavorate per fare pani cotti ad arte nel tradizionale forno a legna. Si può vedere anche l’asinello che macina il grano per la farina.

Pompu-Fromentu Sagra del pane e del grano: Sa Stella Pompu-Fromentu Sagra del pane e del grano: su Coccoi de Is Isposusu Pompu-Fromentu Sagra del pane e del grano: su Coccoi cun S’ou ossia il pane con l’uovo

L’eccellenza di questo alimento identitario è dovuta al recupero dei grani autoctoni anticamente coltivati in Sardegna da cui si ottengono farine dalle diverse proprietà. Tutto il paese è coinvolto in questa festa, che diventa un rito collettivo. Durante la Sagra si può assistere alle fasi della lavorazione, dalla spiga al pane ed in programma anche degustazioni, laboratori, visite al Museo del Pane e una mostra sensoriale multimediale.

Visita del centro di Pompu

Pompu-La grande pietra scolpita che indica l’ingresso nell’abitato di PompuIl paese, situato nella valle del rio laccus, è caratterizzato da abitazioni con edifici bassi in pietra, strette viuzze, grandi portali d’ingresso e cortile interno. L’abitato ha conservato la sua impronta rurale, senza lasciarsi condizionare dal cambiamento dei tempi, come dimostra la mancanza di segni di espansione edilizia. Arrivando a Pompu con la SP45, a un chilometro e ottocento metri da dove la avevamo imboccata provenendo da Masullas con la SP43, arriviamo a uno svincolo con al centro un’aiuola sulla quale spicca la grande pietra scolpita che indica l’ingresso all’interno dell’abitato di Pompu. Allo svincolo si incontra un bivio, dove procede verso destra la strada provinciale, mentre a sinistra si imbocca la via Regina Elena, che attraverserà tutto l’abitato da sud verso nord.

Il Museo Etnografico la casa del Pane

Pompu: il Museo Etnografico la casa del PaneArrivati a Pompu e presa la via Regina Elena, percorsi circa trecento metri, si vede alla destra della strada, al civico numero19, l’edificio che ospita il Museo etnografico intitolato La casa del Pane, realizzato allo scopo di valorizzare la ricchezza del territorio e il mestiere del Fare il pane attraverso una esperienza multimediale e immersiva, che permette al visitatore di conoscere e amare tutte le fasi della tradizione del pane. Una vera e propria casa, viva e aperta al pubblico, che unisce le caratteristiche culturali e didattiche del Museo con quelle familiari e personalizzate tipiche della piccola comunità. Il percorso espositivo articolato lungo le stanze della casa, infatti, attraversa l’intero processo produttivo, dalla macinatura, alla setacciatura, panificazione, e conservazione, per giungere fino ad oggi e rilanciare la tradizione del fare il pane verso il futuro. Nella Casa Museo il primo livello del percorso è fruibile dai visitatori in maniera collettiva, e affidato a macro installazioni interattive che occupano il centro della scena ed introducono al tema generale a cui la stanza è dedicata. Un secondo livello, fruibile in maniera autonoma e personale grazie ad un apposito dispositivo tablet Touch screen, inserito in una bisaccia da contadino, che ogni visitatore riceve in dotazione all’ingresso della casa, è affidato ai singoli oggetti esposti lungo le pareti o appoggiati sui mobili.

Pompu: il Museo Etnografico la casa del Pane: esterno Pompu: il Museo Etnografico la casa del Pane: interno Pompu: il Museo Etnografico la casa del Pane: interno

La Casa del Pane di Pompu è anche uno spazio di ospitalità, dato che dispone di quattro camere con bagno ed una zona colazione che si inseriscono perfettamente nell’idea originaria di un Museo vivo e fruibile da tutti, oltre che occasione di ricaduta economica per il territorio.

La chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire

Pompu-La chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire vista dalla via Regina ElenaDi fronte al Museo Etnografico la casa del Pane, poco più avanti, si vede alla sinistra della strada la piazza della chiesa sulla quale, al civico numero 2, si affaccia la chiesa di San Sebastiano Martire, che è la parrocchiale di Pompu. Nel paese di Pompu esisteva un’altra chiesa, sempre dedicata a San Sebastiano Martire, che era stata costruita in pianura perché era troppo faticoso salire fino all’antica parrocchiale di Santa Maria, la quale è situata sulla collina. Risulta che nel 1761 esisteva, ed in essa si celebrava la messa soltanto il 20 gennaio, giorno della ricorrenza del Santo, nell’ottava settimana successiva e poi nel giorno dell’anniversario della consacrazione della chiesa. Essa assunse gradatamente le funzioni di chiesa parrocchiale finché nel 1865 è crollata dalle fondamenta. La statua del Santo è stata portata nella nicchia dell’altare maggiore della chiesa di Santa Maria, detronizzando la Santa. San Sebastiano è divenuto, quindi, il patrono di Pompu e addirittura il titolare della parrocchia insieme a San Demetrio.

Pompu: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: facciata Pompu: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: interno verso il presbiterio Pompu: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: veduta dell’interno Pompu: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: interno verso il portale di ingresso Pompu: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: statua di Santa Maria Pompu: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: status di San Sebastiano Pompu: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: antico fonte battesimale

La nuova chiesa parrocchiale consacrata a San Sebastiano, è una moderna costruzione che presenta un’architettura novecentesca realizzata in cemento e rivestita da blocchi di arenaria chiara. Rialendo la scalinata che conduce alla chiesa parrocchiale si può ammirare il porticato a colonne che si apre sulla facciata, tagli angolari finestrati e il campanile in stile postmoderno. Nella facciata della chiesa si apre un portico nel quale è custodito un antico fonte battesimale. L’interno è reso accogliente dai colori caldi del pavimento in cotto, della copertura in legno e della luce che filtra dalle vetrate colorate. In una Cappella sulla sinistra vi è custodita la seicentesca statua di Santa Maria, che raffigura la Madonna col bambino, seduta su una scranna. In questa statua il bambino Gesù ha il globo in mano e un piedino posato sul picco di una montagna rocciosa. E sopra due mensole, poste ai lati della chiesa, ci sono le settecentesche statue di San Sebastiano giovane, piccolo e bello, e di San Giorgio a cavallo che combatte col drago.

Pompu-Festa di San Sebastiano Martire: locandinaPompu-Festa di San Sebastiano Martire: il falò dedicato a San SebastianoA Pompu, presso questa chiesa, importanti sono le celebrazioni della Festa in onore di San Sebastiano, che si celebra tra il 19 gennaio, giorno della vigilia, ed il 20 che è il giorno della festa. I preparativi iniziano il 19, quando i giovani passano per le vie del paese chiedendo agli abitanti tronchi di legna per il falò del giorno successivo. La sera nella piazza Capitano Nicolò leo si provvede all’accensione del grande falò dedicato a San Sebastiano, seguita da intrattenimento musicale, e da dsitribuzione di carne arrosto e vino per tutti i partecipanti. Il giorno della festa, che è il 20, si porta la statua del Santo in processione per le vie del paese, e la processione viene seguita dalla celebrazione della messa solenne, durante la quale si procede alla benedizione ed alla distribuzione delle arance benedette.

Il Campo Sportivo polivalente

Sul retro della chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire, alla sua destra, si trova il Campo Sportivo polivalente, al quale si accede direttamente dalla piazza della chiesa. Questo Campo polivalente è dodato di tribune in grado di ospitare una cinquantina di spettatori, ed in esso è possibile praticare come discipline la pallavolo e la pallacanestro.

Pompu-Campo Sportivo polivalente: ingresso Pompu-Campo Sportivo polivalente: il Campo da gioco

La chiesa di Santa Maria

Pompu-La chiesa di Santa Maria vista dalla via Regina ElenaPassato il Museo Etnografico e la chiesa parrocchiale, proseguiamo lungo la via Regina Elena, che si dirige verso nord ovest, e dopo appena una cinquantina di metri si deve, alla sinistra della strada, la scalinata che porta all’antica chiesa di Santa Maria situata in collina, preceduta da un piazzale di discrete dimensioni econfinante sul retro con l’antico Cimitero ad essa annesso. L’antica chiesa, indicata di Santa Maria di Monserratocome la chiamano i vecchi registri della diocesi, esisteva quando ancora il paese non era nato. Essa infatti è stata costruita circa nel cinquecento, e da allora l’8 settembre, per festeggiare la ricorrenza della Santa, Tutti gli anni vi accorreva in processione un lungo corteo di popolo. Nel settecento viene rinnovata per opera dei curati del tempo, nel 1771 il reverendo Antonio Aleo fa rifare il tetto con legnami nuovi; nel 1785 il reverendo Orrù fa imbiancare a nuovo la chiesa, rinnovare la vetrata maggiore, costruire un tabernacolo di legno con dorature, una fonte battesimale in legno bianco con portine e ferrami, un nuovo messale. Nel 1788, con i ricavi della vendita di una casa in rovina, viene recintato il Cimitero e si provvide anche a ralizzare un bel portale per la chiesa. La chiesa di Santa Maria possiede un bel campanile a vela, mentre la scalinata in pietra per accedere alle campane non è più visibile dopo la ristrutturazione fatta negli anni ottanta del novecento. Da una relazione del 1761 fatta a monsignor Pilo risulta che nella chiesa esistevano statue di Santa Maria, di San Giorgio Martire e di San Sebastiano, che sono arrivate a noi e sono oggi conservate nella chiesa parrocchiale, ed altre delle quali si è persa ogni traccia.

Pompu: chiesa di Santa Maria: veduta dal basso con la scalinata Pompu: chiesa di Santa Maria: facciata Pompu: chiesa di Santa Maria: il campanile a vela prima e dopo Pompu: chiesa di Santa Maria: la scalinata vista dall’alto

In antichità, intorno ad una piccola chiesa dedicata a Santa Maria, si svolgevano manifestazioni religiose che attiravano molte persone provenienti da vicino e da lontano. In seguito, ai piedi della chiesa, ha cominciato a formarsi un gruppo di case con una piccola popolazione, e gli abitanti venivano considerati i custodi della chiesa, preparatori dell’annuale Pompa, ossia dell’annuale corteo. Essi furono chiamati Pompesi, ed il loro paese fu detto Pompu.

Pompu: chiesa di Santa Maria: impronte del pellegrino al lato dell’ingresso della chiesa Pompu: chiesa di Santa Maria: interno verso il presbiterio Pompu: chiesa di Santa Maria: il presbiterio

L’antico Cimitero annesso alla chiesa di Santa Maria, che cinge l’edificio per tre lati, contiene alcune tombe di semplice fattura, ma costituisce comunque un degno coronamenti di questa chiesa.

Pompu-Festa di Santa Maria: locandinaPompu-Festa di Santa Maria: processioneA Pompu l’8 settembre si celebra la Festa di Santa Maria per la quale il giorno della vigilia la Santa viene vestita con il velo, la corona e i tanti gioielli donati dai devoti, ed il giorno della Festa il simulacro di Santa Maria parte dalla sua chiesetta cinquecentesca e viene portato in processione per le vie del paese, accompagnato dai ragazzi vestiti in costume sardo e dai tanti devoti. Viene poi celebrata la messa solenne durante la quale vengono accesi fuochi d’artificio in onore della Madonna, ed il simulacro rimane esposto nella chiesa di San Sebastiano fino all’ultima domenica di ottobre, quando viene celebrato il rito de S'Inserru, che prevede che la Madonna, dopo la processione e la messa, venga riportata nella sua chiesa e messa in Su nicciu, nella sua nicchia, implorandola cantando Is Cogius e S'Arrosariu in lingua sarda. Oltre alle celebrazioni religiose, i festeggiamenti continuano con rappresentazioni di gruppi folcloristici provenienti da tutta la Sardegna.

Il Municipio di Pompu

Pompu: il Municipio di PompuPassato il punto dove parte a sinistra la scalinata che conduce alla chiesa di Santa Maria, proseguiamo lungo la via Regina Elena, che si dirige verso nord ovest, ed in una settantina di metri arriviamo nella piazza Cavour, nella quale proprio di fronte a dove arriva la via Regina Elena, al civico numero 1, si trova l’ingresso dell’edifico che ospita il Municipio di Pompu, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta dell’Ufficio del Segretario Comunale, dell’Ufficio Anagrafe e Stato Civile, dell’Ufficio Servizi Sociali, dell’Ufficio Tecnico, dell’Ufficio Amministrativo, dell’Ufficio Tributi, dell’Ufficio Ragioneria, dell’Ufficio di Polizia Municipale, dello Sportello unico per le attività produttive, dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico, dell’Ufficio della lingua Sarda, della Biblioteca Comunale, e del Piano locale Unitario dei Servizi alla Persona.

Il Sole di pietra di Pinuccio Sciola omaggio alla civiltà contadina

Pompu-La nuova piazza Is ArgiolasDalla piazza Cavour prendiamo, alla destra dell’edificio che ospita il Municipio, la via 4 Novembre che si dirige verso nord, la seguiamo per centottanta metri, poi svoltiamo a destra nella via Santu Miali. Seguiamo la via Santu Miali per altri centottanta metri e vediamo, alla destra della strada, la nuova piazza Is Argiolas, che sulla destra si sviluppa fino alla SP72, ossia la prosecuzione della SP45 che si dirige verso Curcuris. Nell’anno 2008, nell’ambito dell’intervento dei lavori di riqualificazione delle aree e svincoli di questa strada provinciale, si decide di sistemare nelle aiuole della piazza alcune sculture in pietra, ed in quell’occasione viene proposto il nominativo di Pinuccio Sciola, lo scultore di San Sperate autore di svariati monumenti che abbelliscono le piazze di numerosi centri dell’Isola. L’artista consiglia di sistemare al centro della piazza una scultura realizzata in basalto per omaggiare la civiltà contadina del piccolo borgo, un’opera che consiste in un Sole di pietra, come rappresentazione dell’elemento primo per la vita del pianeta, posizionato orizzontalmente all’interno di una fontana. Tutto attorno acqua che, a sua volta, rappresenta il sogno nei periodi di arsura durante la stagione del raccolto del grano. Inoltre, per rafforzare il simbolismo dell’intervento, viene posizionata accanto alla fontana un’altra scultura come monumento alla civiltà contadina, ossia un aratro di ferro, uno degli strumenti base per le coltivazioni e per riempire le aie.

Pompu: il Sole di pietra di Pinuccio Sciola Pompu: il Sole di pietra di Pinuccio Sciola

Il Campo Sportivo Comunale

Dalla piazza Cavour prendiamo, alla destra dell’edificio che ospita il Municipio, la via 4 Novembre che si dirige verso nord, la seguiamo per centottanta metri, poi la via 4 Novembre svolta leggermente a sinistra e diventa la via Giuseppe Ardu, dalla quale dopo centoventi metri, appena usciti dall’abitato ed arrivati in località Cuelis, parte sulla destra la strada che porta a vedere, a destra, il cancello di ingresso del Campo Sportivo Comunale, dotato di un fondo in terra battuta, e di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori.

Pompu-Campo Sportivo Comunale: ingresso Pompu-Campo Sportivo Comunale: il Campo da gioco

Visita dei dintorni di Pompu

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Pompu, sono stati portati alla luce i resti del Nuraghe complesso su Sensu che domina la sommità di una collina al confine con il territorio Comunale di Siris; i resti del Nuraghe complesso Santu Miali verso il territorio di Morgongiori, vicin al quale si trovano i resti della tomba romana di su laccu de su Meli; ed anche la località di Cucurru Domus, dove sono stati rinvenuti altri resti di epoca romana. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

Il Cimitero Comunale

Pompu: il Cimitero ComunaleDal Municipio di Pompu prendiamo verso sud la via Regina Elena e la seguiamo fino fuori dall’abitato, dove si immette sulla SP45 che si dirige verso l’incrocio con la SP43, la quale in direzione ovest porta fino all’interno dell’abitato di Masullas. Dall’uscita dall’abitato di Pompu, seguendo la SP45 per trecentocinquanta metri, vediamo alla destra della strada provinciale il muro di cinta, al centro del quale si vede il cancello si ingresso del Cimitero Comunale di Pompu, costruito fuori dal paese in base alle leggi che lo prescrivevano. Questo nuovo Cimitero Comunale ha sostituito l’antico Cimitero di Pompu, che era presente vicino alla chiesa di Santa Maria, e che cingeva l’edificio per tre lati. L’antico Cimitero, adiacente alla chiesa di Santa Maria, è stato in uso fino a una ventina di anni fa.

I resti del Nuraghe complesso Santu Miali

Pompu-Resti del Nuraghe complesso Santu MialiDal Municipio di Pompu prendiamo verso nord la via 4 Novembre, la seguiamo per centottanta metri, poi svoltiamo a destra nella via Santu Miali, la seguiamo per altri centottanta metri e vediamo, alla destra della strada, la nuova piazza Is Argiolas, dalla quale prendiamo sulla destra la SP72, ossia la prosecuzione della SP45 che si dirige verso Curcuris. Seguiamo la SP72 per circa un chilometro, poi seguendo le indicazioni per l’area archeologica di Santu Miali prendiamo a sinistra la strada e la seguiamo per circa quattrocento metri, fino a prendere il sentiero che porta all’importante Complesso megalitico nuragico di Santu Miali. Il complesso, edificato a 214 metri di altezza, si erge a dominio di tutta la zona circostante ed è uno splendido esempio di Nuraghe complesso costituito da una torre centrale e da un bastione quadrilobato con un cortile interno. Il materiale di costruzione è l’arenaria, che conferisce al Santu Miali il suo caratteristico colore giallo.

Pompu-Resti del Nuraghe complesso Santu Miali Pompu-Resti del Nuraghe complesso Santu Miali

Il paramento esterno della torre principale, di cui si scorge un solo filare riferibile alla camera del primo piano, è costituito in opera isodoma con blocchi di arenaria. All’interno, si individua a sud lo sbocco della scala d’andito. Questa, liberata dai crolli durante le ultime campagne di scavo, presenta sezione ogivale. Della camera del piano terra, liberata anch’essa in parte dei crolli, si contano sei filari di blocchi parallelepipedi. Le cortine murarie del bastione mostrano andamento rettilineo nei quadranti esposti ad est, a sud e ad ovest, e curvilineo in quello settentrionale. La cortina sud, restaurata in antico, è realizzata in opera isodoma, con blocchi lavorati, nei filari inferiori, mentre presenta grandi massi in arenaria nell’ultimo filare residuo. Le torri angolari, di cui a causa delle macerie non è possibile stabilire l’articolazione degli spazi interni, presentano profili di pianta circolari. La presenza di un bell’architrave in basalto nella cortina est del bastione, porta a ritenere che l’accesso al complesso avvenisse da questo lato. Attorno al Nuraghe si notano le tracce di un insediamento con una decina di capanne a pianta circolare, appartenenti al villaggio, e di due ulteriori strutture di forma identica ma di dimensioni notevoli, disposte sui lati nord ed est del Nuraghe. Tutti gli edifici sono circondati da un antemurale.

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Le sue mura hanno visto succedersi genti nuragiche, puniche, romane e altomedievali, rendendolo uno dei pochi siti sardi vissuti senza soluzione di continuità per più di quindici secoli. Il cortile, nei secoli successivi, diviene un’area sacra, come testimoniano i numerosi e sorprendenti ritrovamenti avvenuti durante gli scavi. Il Nuraghe Santu Miali è stato oggetto negli anni di numerose campagne di scavo, che hanno fatto luce sulla sua straordinaria longevità, soprattutto gli scavi archeologici effettuati dal 1998 al 2001 sotto la guida di Emerenziana Usai. Dopo alcuni anni di pausa, nel 2020 sono ripresi i lavori con lo scavo del cortile del Nuraghe complesso, dove già nelle precedenti campagne sono emerse le tracce del riutilizzo in epoca tardo romana del sito come Santuario all’aperto. È stato ritrovato tra l’altro un sorprendente deposito di lucerne tardo romane su cui si leggono simboli come la croce con la P, relativa al cristianesimo, e il simbolo della Menorah, che rimanda invece a riti giudaici, oltre ai più consueti miti pagani. Questi elementi sono il segno evidente di una forte contaminazione religiosa e di una sostanziale tolleranza che nel quarto secolo dopo Cristo caratterizzava la Sardegna di quel periodo.

Pompu-Resti del Nuraghe complesso Santu Miali: ripresa degli scavi nel cortile interno Pompu-Resti del Nuraghe complesso Santu Miali: contesto del quarto secolo dopo Cristo Pompu-Resti del Nuraghe complesso Santu Miali: lucerna con simboli ebraici

I resti della tomba romana di su laccu de su Meli

Pompu-Resti della tomba romana nota come su laccu de su MeliLa vitalità della zona è confermata anche dalla presenza di materiali databili all’età punica, ed anche di una tomba romana nota come Su laccu de su Meli, che si trova verso il territorio di Morgongiori nelle vicinanze del Nuraghe Santu Miali, un poco più a sud rispetto ad esso, dal quale dista circa duecento metri. Si tratta di una delle testimonianze storiche di maggior pregio presenti nella zona, ed è una tomba di epoca romana scavata nella roccia calcarea, lavorata in modo perfetto nel banco calcareo affiorante sul terreno. I resti di questa tomba romana ed i resti di abitati romani, confermano che a partire dal Terzo secolo avanti Cristo, ha cominciato a farsi sentire l’influenza espansionistica dei Romani.

I resti del Nuraghe complesso su Sensu

Siris-Nuraghe complesso su Sensu: planimetriaDal Municipio di Pompu prendiamo verso nord la via 4 Novembre, la seguiamo per un centinaio di metri poi svoltiamo a sinistra nella via Elia Murranca, dopo un altro centinaio di metri svoltiamo di nuovo a sinistra nella via Giuseppe Ardu, che dopo quasi duecento metri incrocia la strada Circonvallazione Ovest. Prendiamo la strada Circonvallazione Ovest verso sinistra e la seguiamo per circa centotrenta metri, poi svoltiamo a destra, dopo circa cinquecento metri prendiamo tutto a destra una strada in salita in cemento che seguiamo per circa settecento metri fino a vedere, alla destra, un’altura sulla quale, a circa cinquecento metri di distanza, si trovano i resti del Nuraghe su Sensu, che domina la sommità di una collina al confine con il territorio Comunale di Pompu. Si tratta di un Nuraghe complesso purtroppo parzialmente crollato, costruito in marna di calcare a 241 metri di altezza, che consiste in tre torri allineate da nord a sud, delle quali la torre in mezzo è quella più antica. Attorno ad esso si trovano i resti di un villaggio di capanne e ad un centinaio di metri di distanza dal corpo centrale è presente un antemurale. L’abitato doveva quindi essere abbastanza importante, come è possibile dedurre anche dalla grande quantità di oggetti in ossidiana ritrovati nei dintorni. Il Nuraghe si trova al confine tra il territorio Comunale di di Pompu e quello di Siris, e quindi è difficile da attribuire a un comune o l’altro, anche se di solito viene attribuito a Siris.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, ritorneremo a Masullas e da qui ci recheremo a Siris che visiteremo con la chiesa di San Vincenzo nei cui dintorni si trova il Nuraghe de Inus noto anche come Pranu Nuracci.


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