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Quartu Sant'Elena, la terza città della Sardegna per numero di abitanti, con le sue molte chiese e la sua costieraIn questa tappa del nostro viaggio, da Cagliari ci recheremo a visitare la Città di Quartu Sant'Elena che, per numero di abitanti, è la terza città della Sardegna, dopo Cagliari e Sassari, che vediamo con i resti dell'archeologia industriale, le sue molte chiese ed i suoi dintorni con la sua bella costiera meridionale. Il Campidano di Cagliari
In viaggio verso Quartu Sant'ElenaDal Municipio di Cagliari prendiamo la via Roma verso sud est, poi svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo il viale Armando Diaz, lo percorriamo per circa un chilometro e, passata la scalinata della Basilica di Bonaria, prendiamo a destra la via Sebastiano Caboto, dopo una settantina di metri ci immettiamo a sinistra sul viale Salvatore Ferrara, percorsi quattrocentocinquanta metri svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la via Emanuele Pessagno, che seguiamo per un chilometro e duecento metri. Continuiamo sull'Asse Mediano di Scorrimento, che percorre la periferia orientale della città lasciando alla sua destra lo stagno di Molentargius. Percorsi due chilometri e trecento metri, prendiamo l'uscita verso Quartu Sant'Elena, che ci porta in via Giuseppe Mercalli, dopo un chilometro e trecentocinquanta metri ci immettiamo sul viale Marconi, lo seguiamo per trecentocinquanta metri ed usciamo allo svincolo per Monserrato Quartucciu Selargius. Percorsi centottanta metri, alla rotonda che passa sotto la sopraelevata prendiamo la prima uscita verso destra, dopo una settantina di metri, prendiamo la deviazione per Quartu Sant'Elena. Continuiamo sulla via Guglielmo Marconi per circa due chilometri e mezzo, arrivati in piazza Azuni svoltiamo a destra e prendiamo la via Eligio Porcu, che ci porta nel centro dell'abitato. Dal Municipio di Cagliari a quello di Quartu Sant'Elena si percorrono 11.4 chilometri. La città di Quartu Sant'Elena che come numero di abitanti è la terza città della Sardegna
Origine del nomeIl nome deriva dal latino Quarto ab Urbe lapide, dato che la città sorge al quarto miglio della strada che collegava Cagliari a Palau, presso il quale si sarebbe trovata, presumibilmente, una Statio romana, che avrebbe costituito il primo nucleo di quello che sarebbe stato il successivo abitato. Fino a qualche anno fa, era ancora presente la pietra miliare romana che veniva chiamata Sa Perda Mulla. Nel 1327 due villaggi di nome Quarto, ossia Quarto Domino e Quarto Josso, vengono fusi, insieme al villaggio di Cepola, per formare il paese, il cui nome viene attestato, fino dall'anno 1341, come Pro rectore ecclesie de Elena diocesis calaritane. Nel 1826, con regio decreto, al nome della città venne aggiunto quello della Santa Patrona divenendo così Quarto Sant'Elena, ed infine, nel 1862, il nome della città passa da Quarto a Quartu, raggiungendo così l'attuale denominazione. La sua economiaOggi, e centro di fiorenti attività imprenditoriali, industriali, artigianali e commerciali, ed è anche un importante centro turistico balneare situato in un interessante ambiente naturalistico, noto anche per le specialità enogastronomiche. La sua economia si basa su tutti i settori produttivi. L’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta. Si allevano anche bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da numerose imprese che operano nei comparti dell'alimentare, significativo il lattiero caseario, tessile, della pesca, estrattivo, dell'abbigliamento e delle calzature, ed altro. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva e dell’insieme dei servizi. Ambita stazione balneare, Quartu è caratterizzata anche da un sgnificativo entroterra montano, comunque motivo di richiamo è anche la gastronomia, ed ottimo è il vino, dato che la città è nota per la produzione dei vini Doc Malvasia, Moscato e Nasco, esportati in tutto il mondo, che sono prodotti insieme ai liquori di mirto e di limone. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio è stato abitata sino dai tempi del Neolitico e del nuragico, come testimoniano i reperti archeologici ritrovati nelle vicinanze e nella fascia costiera confinante. Vi si installano i Fenici, e poi i Cartaginesi. i Romani vi ospitano schiavi che vengono fatti lavorare nelle vaste campagne e negli stagni di Quartu e del Molentargius, da cui incominciano l'estrazione del sale. Dopo la parentesi vandalica e la dominazione bizantina, nell’undicesimo secolo vengono compresi nel Giudicato di Càralis quattro i villaggi, Quarto Domino, Quarto Josso, Cepola e Quarto Suso o Quartutxo, dal quale prenderà il nome l'adiacente comune di Quartucciu. Nel 1070 il giudice Torchitorio I dona all'arcivescovo di Cagliari i villaggi di Quarto Josso e di Cepola, per assicurarsi la protezione della chiesa contro le invasioni saracene. Sconfitto il Giudicato, nel 1258 passa sotto l'amministrazione dei conti della Gherardesca, e poi del comune di Pisa. Nel 1323 viene conquistata dagli Aragonesi, nel 1353 viene occupata dalle armate giudicali di Mariano IV di Arborea, poi sconfitte poco dopo dalle forze aragonesi. Tra il quattordicesimo ed il quindicesimo secolo la città è bersaglio di frequenti e feroci attacchi Saraceni, che, insieme alle epidemie, alle carestie e alle invasione delle cavallette, contribuiscono all'indebolimento dell'economia del paese e ad una drastica riduzione degli abitanti. Nel 1426 viene trasformata in Baronia e venne concessa in Feudo da Alfonso il Magnanimo a Antonio de Sena, ma verso la fine del secolo rientra a far parte del patrimonio regio Aragonese. Una notte del 1520 viene invasa dai Saraceni, che sbarcano nei pressi del paese, ma la popolazione si arma e li sconfige. Nel 1652 viene colpita dall'epidemia di peste che decima la popolazione. Nel 1711 Quarto venne concessa da parte di Carlo sesto in feudo a Francesco Pes e ai suoi discendenti. Nel 1718 passa in mano ai Savoia, che riconfermano la Baronia in favore della famiglia Pes che la tiene fino al 1836. Nel 1793 Quartu viene occupata dai francesi, ma gli abitanti riescono a scacciare i francesi. Nel 1861 avviene l'unificazione italiana, e Quartu entra a far parte del nuovo regno. Nel 1826, con regio decreto, al nome della città venne aggiunto quello della Santa Patrona divenendo così Quarto Sant'Elena, ed infine, nel 1862, il nome della città passa da Quarto a Quartu, raggiungendo così l'attuale denominazione. Nel 2016 viene cambiata la Provincia alla quale appartiene, passando dalla Provincia di Cagliari alla città metropolitana di Cagliari. Nel 1959 Quartu Sant'Elena viene elevata al rango di cittàDopo la costituzione della Repubblica Italiana, Quartu Sant'Elena nel 1959 viene elevata da Giovanni Gronchi al rango di Città con Decreto del Presidente della Repubblica del 9 gennaio 1959. Le principali feste e sagre che si svolgono a Quartu Sant'ElenaA Quartu Sant'Elena sono attivi il Gruppo Folk Pro Loco di Quartu Sant'Elena, l'Associazione Cittá di Quarto 1928, il Gruppo Folk Su Dominu, l'Associazione Folk Culturale Su Idanu, l'Associazione Culturale Folk Froris de Beranu, e l'Associazione Culturale Onlus Sa Dom 'e Farra. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Quartu vanno citate, tra aprile e maggio, i caratteristici spettacoli allestiti nelle antiche Lollas; il 24 giugno presso la chiesa campestre di Sant'Andrea si svolgono i festeggiamenti religiosi della Sagra di San Giovanni Battista; l'11 luglio si svolge la Festa di San Benedetto; l'ultimo sabato e domenica di luglio, si svolgono i festeggiamenti civili della Sagra di San Giovanni Battista, i cui antichissimi riti sono molto antichi, dato che la Festa sembra fondare le sue radici in un'antica Festa punica; sempre nel mese di luglio, si svolge il festival internazionale di musica e danze popolari chiamato Sciampitta; l'8 settembre, la Festa di Santa Maria di Cepola; il 14 settembre, si festeggia la Patrona, che è Sant'Elena; il 26 ottobre si svolge la Festa di Santa Maria degli Angeli, presso la chiesa di Flumini; il 30 novembre si svolge la Festa di Sant'Andrea nell'omonima chiesa campestre. La Festa denominata Sciampitta
Visita del centro di Quartu Sant'ElenaL'abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l'andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Nel paese e nei dintorni sono presenti ben sette chiese parrocchiali, una chiesa parrocchiale greco ortodossa, ed una di culto cristiano evangelico pentecostale. Entriamo in Quartu da ovest con la via Guglielmo Marconi, dal cartello indicatore dell'abitato percorriamo circa un chilometro superando una rotonda, ed arriviamo nella piazza Domenico Alberto Azuni, da dove inizieremo la nostra visita dell'abitato. La chiesa di Sant'Agata con il suo convento e la croce goticaArrivati nella piazza Domenico Alberto Azuni, troviamo di fronte, sulla sinistra, la Chiesa di Sant'Agata. Edificata nell'undicesimo secolo, viene ricostruita tra il 1280 e il 1300, e viene successivamente modificata nel quattordicesimo secolo con l'aggiunta dell'abside quadrata, coperta con una volta a crociera. La chiesa è annessa all'antico Convento dei Frati Cappuccini, dedicato a San Francesco. Le prime notizie su questa chiesa risalgono al 1291, quando il papa concede l'indulgenza di quaranta giorni per chi visiti la chiesa nella festività di Santa Maria Vergine e Sant'Agata. Nel 1631 la chiesa passa ai Frati Cappuccini, che la intitolano a San Francesco. Nella seconda metà dell'ottocento, il convento viene ceduto al comune, che nel 1888 concede l'area alla società delle tranvie con facoltà di erigervi i fabbricati occorrenti al servizio della stazione. La chiesa ha una modesta facciata a capanna, nel cui centro si apre il portale rettangolare sovrastato da una lunetta a tutto sesto. L'interno è a una sola navata con la volta a botte. Dal lato sinistro si accede al convento mentre sulla destra si sviluppano la sacrestia e le tre cappelle. Il convento ha il lato meridionale chiuso quasi interamente dal muro della chiesa di Sant'Agata, e confina ad ovest con la via Brigata Sassari, sulla quale si apriva la porta originaria.
Passato il parco Giacomo Matteotti arriviamo alle antiche Fornaci di laterizi Maxia
La Basilica di Sant'Elena ImperatriceDalla piazza Azuni proseguiamo lungo la via Guglielmo Marconi e, dopo un centinaio di metri, arriviamo a vedere alla sinistra della strada la piazza Sant'Elena. Nella piazza si affaccia la Basilica di Sant'Elena Imperatrice che è la principale chiesa parrocchiale di Quartu Sant'Elena, dalla quale prende il suo nome la città. La chiesa ha ricevuto l'appellativo di Basilica, denominazione onorifica che il papa concede a edifici religiosi particolarmente adeguati al ruolo che ricoprono per importanza e valore artistico, quindi grandi e capaci di accogliere moltissime persone. Edificata in stile gotico catalano nel sedicesimo secolo, viene distrutta da un incendio nel 1775 e riedificata nel 1788. L'unica parte dell'antico edificio ancora oggi esistente è l'oratorio del Rosario, dei primi decenni del seicento ed utilizzato oggi come Museo parrocchiale, un ambiente, adiacente alla chiesa, a pianta quadrata, coperto da volta stellare. La chiesa, completamente affrescata, ha un impianto a croce latina, con tre navate divise da colonne di tipo dorico, di cui quella centrale, più vasta e luminosa molto più alta delle altre due, comunica con le due laterali tramite archi a tutto sesto impostati su robusti pilastri cruciformi. Le navate che racchiudono cinque cappelle per parte. All'interno, sono da vedere il fonte battesimale del 1735, il pregiato altare maggiore barocco in marmi policromi del 1741, il coro in legno del 1747, e le numerose sculture lignee del sedicesimo secolo, custodite nell'attuale sacrestia. Il 19 luglio 2007 alla chiesa è stato conferito il titolo di Basilica Minore. A Quartu Sant'Elena il 14 settembre, si festeggia la Patrona, che è Sant'Elena. Per la Festa di Sant'Elena Imperatrice si svolgono riti religiosi nella chiesa a lei dedicata, e manifestazioni civili in tutto il centro della città. L'antico MacelloPercorsa per circa duecento metri verso est con la via Guglielmo Marconi, arriviamo a un incrocio, nel quale arriva da destra la via Regina Margherita, e parte da sinistra la via Dante Alighieri. Prendiamo verso sinistra la via Dante Alighieri, la seguiamo per duecento metri, ad arriviamo al civico numero 68, alla destra della strada, poco prima dell'incrocio con la via Genova.
All'interno vi erano locali per il custode, per la dogana, per l'ufficio sanitario, per i bovini e per le sale della macellazione, davanti alle quali si trovava la pelandra, il locale in cui venivano conciate le pelli. Il mattatoio è stato recentemente restaurato, ed attualmente ospita l'Archivio Storico e della Biblioteca per i ragazzi. La chiesa parrocchiale greco ortodossa di San Giuda TaddeoPresa a destra la via cagliari, dopo una sessantina di metri, al civico numero 86, si trova l'ingresso della Chiesa parrocchiale greco ortodossa dedicata a San Giuda Taddeo. Fondatore e primo rettore è stato l'archimandrita Giorgio Gerace, che, spinto dal profondo rispetto e dall'amore filiale nei confronti del metropolita Gennadios, aveva donato all'arcidiocesi la chiesa e la casa parrocchiale. La chiesa presenta una volta a botte, ed è presente l'Iconostasi, ossia la parete divisoria decorata con icone che delimita lo spazio più sacro, detto presbiterio, a cui hanno accesso solo i religiosi e dove si celebra la messa, dallo spazio riservato ai fedeli laici che assistono alla messa, secondo lo stile bizantino. La chiesa Evangelica Pentecostale
La chiesa di San Benedetto
La casa Portas PerseuCaratteristiche di Quartu erano le case di Làdiri, ossia di mattoni di fango essicato al sole, che erano funzionali le loro strutture fondamentali, ossia il cortile con la cisterna, il pozzo, gli spazi per gli animali, Is magasinus che ospitavano le botti con gli attrezzi da lavoro, il forno per fare il pane, Sa pratza con fiori e alberi da frutta, su cui si affacciava la zona padronale, con Sa Lolla e le stanze, spesso riccamente decorate da pitture floreali. Molte delle antiche case di Quartu sono visitabili durante la manifestazione Monumenti aperti.
Il Cimitero Monumentale di Quartu Sant'Elena con la chiesa di San Pietro di Ponte
Il Municipio di Quartu Sant'Elena
Passato il Mercato civico arriviamo alla chiesa di Sant'Efisio
La via Martini termina sulla via Giuseppe Garibaldi, che prendiamo verso destra, e, dopo un trentina di metri, troviamo alla sinistra della strada la piccola piazza Sant'Efisio. La Chiesa di Sant'Efisio che si affaccia sull'omonima piazzetta, nelle vicinanze del Mercato civico, è stata costruita nel 1728 con il lascito testamentario della benefattrice Maria Piras, con dedica a Sant'Efisio e a San Sebastiano. realizzata in stile barocco, ha una facciata molto semplice, con un rosone che sovrasta il portone d'ingresso. L'interno si sviluppa con una sola navata, coperta da volta a botte, ed il presbiterio è sormontato da una cupola a base ottagonale, la cui cupola poggia su un tamburo quadrato. Molto interessante è l'affresco nella cappella a destra, raffigurante la Madonna del Fulmine. La sacrestia sorge a destra, ed al suo interno si può ammirare un dipinto raffigurante la benefattrice Maria Piras, vestita con l'abito tradizionale. Alcune delle statue presenti all'interno della chiesa di Sant'Efisio sono state realizzate da maestranze locali, altre da scultori napoletani. Il Museo Etnografico chiamato Sa Domu 'e FarraEvitando la deviazione lungo la via Martini, proseguiamo lungo la via Eligio Porcu, e troviamo quasi subito, alla sinistra della strada, il civico numero 143, dove si trova l'ingresso del Museo Etnografico Sa Domu 'e Farra ossia La casa della farina, così chiamato in ricordo della più pregiata e redditizia produzione sulla quale era basata l'economia di Quartu. Fondato da Giovanni Battista Musiu nel 1978, il Museo è situato in una grande, antica abitazione padronale campidanese, nella quale è conservato l'arredamento dei locali destinati all'abitazione del proprietario e del personale domestico. All'interno della casa era stato realizzato un Museo Etnografico, con tutti gli oggetti della vita di tutti i giorni, utilizzati fino agli anni '50. Nel 2008 il Museo è passato nelle mani della regione, ed è stato acquistato con una cifra simbolica dal comune, che aveval'intenzione di restaurarlo. Si doveva riaprire nel giro di poco tempo, ma ad oggi è ancora chiuso, e, per consentire la ristrutturzaione, sono stati spostati tutti gli oggetti in esso contenuti. Nel 2012 è stato riaperto per poco tempo, durante la manifestazione Monumenti Aperti, e si è notato come la ristrutturazione avesse cancellato l'impronta storica della casa, con impianti elettrici moderni, pavimentazioni in cotto per gli interni, intonaci a base di cementi, un moderno ascensore interno, e, soprattutto, si è notata la completa mancanza di tutte quelle suppellettili che negli anni avevano portato tanti turisti a visitarlo. Il Museo Etnografico chiamato Il Ciclo della VitaProseguendo per altri quattrocento metri lungo la via Eligio Porcu, troviamo, alla sinistra della strada, il civico numero 271, dove si trova l'ingresso del Museo Etnografico Il Ciclo della Vita. Aperto nel 1998 da Giovanni Battista Musiu, lo stesso che aveva fondato Sa Domu 'e Farra, il Museo ha sede in un'antica casa campidanese dell'ottocento. Dopo aver restaurato la casa, al suo interno è stato allestito un Museo che ospita circa 8.000 oggetti di uso quotidiano, legati alla tradizione sarda dal diciottesimo al ventesimo secolo. All'interno del Museo attraverso i vari oggetti è rappresentato appunto il ciclo della vita di una persona sarda vissuta tra quei secoli. Gli Impianti Sportivi dello Sporting San FrancescoLa via Eligio Porcu, dopo una trentina di metri, diventa la via San Francesco. Seguendo per cinquecento metri questa strada in direzione nord est, vediamo alla sinistra della strada il muro di cinta laterale del Cimitero, ed arriviamo al civico numero 42 della via San Francesco. Qui, alla destra della strada, si trovano gli Impianti Sportivi dello Sporting San Francesco nato nella seconda metà degli anni 1990. All'interno di questo impianto sono presenti tre Campi da calcio a sette, dei quali due possono essere trasformati in quattro Campi da calcio a cinque, ed un quinto Campo da calcio a cinque. Nel mese di aprile dell'anno 2009 è, inoltre, nato il Campo da Rapid Futbol, dove può praticarsi dal 2 contro 2 fino a un 3 contro 3, senza portiere. Il Velodromo comunale di Quartu Sant'ElenaProseguendo per altri trecentocinquanta metri lungo la via San Francesco sempre in direzione nord est, arriviamo a vedere sulla destra l'ingresso dell'impianto sportivo denominato Velodromo comunale nel quale è ospitato un Circuito Ciclistico, all'intero del quale si trova un Campo di calcio a undici in terra battuta, dotato di una tribuna in grado di accogliere 1.800 persone. È, inoltre, resente un Campo da Pallone Polifunzionale inserito in una struttura geodetica, per incontri di calcio e di calcio a cinque. Il Velodromo comunale situato in via San Francesco, ad oggi non viene più impiegato per il ciclismo, quanto piuttosto per il calcio o per il futball americano. Gli Impianti Sportivi in localtà Sa Forada ed il Pattinodromo comunaleRoprendiamo la via San francesco verso nord est e, dopo un'ottantina di metri, arriviamo all'incrocio con la via Guglielmo Marconi, che prendiamo verso destra. Percorsi trecento metri, svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la via Svizzera, dopo un'ottantina di metri prendiamo a destra la via Grecia, dopo un centinaio di metri prendiamo di nuovo a destra la via Svezia, che seguiamo per un centinaio di metri. Alla destra della strada si trova l'Impianto sportivo di Sa Forada nel quale sono presenti un Campo di calcio a undici in terra battuta ed un Campo di calcetto a cinque. L'impianto sportivo di Sa Forada è in condizioni pessime, le tribune in legno sono devastate, i bagni inagibili, il terreno di gioco è pieno di buche, ed i pali della recinzione oscillano pericolosamente. Dalla via lussemburgo, che si trova subito più avanti girando a sinistra, si accede al Pattinodromo comunale nel quale è presente una Pista da Pattinaggio. La chiesa parrocchiale di Sant'Antonio da Padova con il suo conventoTorniamo al Museo Etnografico chiamato Il Ciclo della Vita, proseguiamo lungo la via Eligio Porcu in direzione est e prendiamo la prima traversa a destra, che è la via Luigi Merello. Dopo quattrocento metri svoltiamo a sinistra, in via Sant'Antonio, e, dopo poco più di centocinquanta metri, vediamo alla destra della strada la Chiesa di Sant'Antonio da Padova edificata a partire dal 1898 su commissione dei Frati minori Francescani, sul luogo sul quale un tempo era presente una chiesa dedicata a San Gregorio Magno. La chiesa sorge alla destra del Convento, che era stato fondato nel 1897. A causa delle difficoltà economiche, i lavori per la sua costruzione procedono a rilento, tanto che questa termina solo nel 1904, quando viene edificato l'adiacente campanile. Lo stile con il quale l'edificio si presenta ai nostri occhi è una commistione tra gotico e neoclassico. Ha struttura a croce greca, al suo interno ospita sei cappelle di cui due più grandi delle altre, ed una interessante cupola a base ottagonale fa da copertura all'incrocio tra i due bracci. La facciata è stretta e alta, ed a conclusione si trova un timpano. Sul portale d'ingresso è presente una lunetta con ritratti Sant'Antonio e Gesù Bambino. I lavori di restauro effettuati tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, hanno adattato la chiesa alle esigenze emerse dal Concilio Vaticano II. Cinquant'anni più tardi, questa chiesa è divenuta la terza parrocchiale di Quartu Sant'Elena. Sul retro della chiesa, con ingresso in via principessa Jolanda, si trova il Campo da calcio dell'Impianto sportivo Antoniano un Campo Sportivo polivalente dotato di tribune in grado di ospitare 150 spettatori. Nel quartiere Pitz 'e Serra si sta edificando la chiesa parrocchiale di San Giovanni EvangelistaDalla chiesa di Sant'Antonio, proseguiamo in verso est lungo la via Sant'Antonio per un centinaio di metri, poi prendiamo a destra la via Vincenzo Gioberti, e, dopo centottanta metri, prendiamo a sinistra la via Piemonte, che dopo duecento metri diventa la via Pitz 'e Serra, e ci porta nella periferia ad est dell'abitato. Qui si sviluppa il nuovo quartiere di Pitz 'e Serra, grazie al quale, tra gli anni ottanta e gli anni novanta del novecento, Quartu ha subito una grandissima crescita demografica.
La chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di GesùDalla chiesa di Sant'Antonio, prendiamo in direzione inversa, ossia verso ovest, la via Sant'Antonio, la seguiamo per duecentocinquanta metri, poi proseguiamo nella piazza IV Novembre. Passata la piazza, prendiamo a sinistra la via Trieste, e poi subito a destra la via Mori, seguendo la quale, dopo trecento metri, prendiamo a sinistra, verso sud, la via Ada Negri. Seguendo per meno di duecento metri la via Ada Negri, vediamo sulla sinistra della strada la grande piazza del Sacro Cuore, nella quale si trova un'altra delle nuove chiese parrocchiali che sorgono all'interno dell'abitato. La Chiesa del Sacro Cuore di Gesù edificata nel 1954, è una chiesa molto moderna, con una struttura interna a tre navate. Dotata di ampie finestre, vanta all'interno una grande luminosità. È molto nota a Quartu Sant'Elana per le numerose attività ricreative organizzate nell'oratorio parrocchiale. Sul suo retro della chiesa parrocchiale, alla sinistra della via Ada Negri che costeggia la chiesa parrocchiale, si trovano gli Impianti Sportivi del Sacro Cuore ossia il Campo da calcetto a cinque dotato di tribune in grado di ospitare fino a 200 spettatori. Lo stadio Rosas FerriniProseguendo un'ottantina di metri lungo la via Ada Negri, prendiamo a destra, ossia verso ovest, la via Nicolò Tommaseo, dopo duecentocinquanta metri incrociamo la via Luciano Manara, che prendiamo verso sinistra, ossia in direzione sud. Percorsi Duecentocinquanata metri, vediamo alla sinistra della via Luciano Manara lo Stadio Rosas Ferrini. L'Associazione Giovanile Contardo Ferrini, intestata a un professore universitario poi divenuto Santo, è stata costituita nel 1916, e nel 1958 è stato realizzato il Campo Sportivo Rosas, il cui terreno è stato donato alla Parrocchia dagli eredi Vincenzo Rosas. L'impianto sportivo appartiene alla parrocchia di Sant'Elena, e comprende un Campo da calcio principale, dotato di tribune in grado di ospitare cinquemila spettatori, un Campo da calcio a nove, due Campi da calcio a sette in terra, un Campo di calcio a sette in erba, ed anche una Palestra nella quale si praticano pesistica, lotta, judo, karate. La Polisportiva Ferrini calcio nel 2015 ha festeggiato la vittoria nel girone A del campionato regionale di Promozione ed ha avuto accesso al campionato di Eccellenza. Il Santuario di Santa Maria di CepolaDalla via Luciano Manara, ritorniamo verso la via Nicolò Tommaseo, e prendiamo a sinistra, ossia verso ovest, la sua continuazione, che è la via Ugo Foscolo. Seguiamo la via Ugo Foscolo per centosettanta metri, poi prendiamo a destra, ossia verso nord, la via Gorizia, e, dopo quattrocentocinquanta metri, troviamo, sulla sinistra, la grande piazza Santa Maria. Nel quartiere di Santa Maria, dove un tempo sorgeva il villaggio di Cepola che rappresentava parte del primissimo impianto della città, si trova il Santuario di Santa Maria di Cepola che si raggiunge prendendo, dalla piazza Santa Maria, verso sud, la via Santa Maria e, dopo una settantina di metri, vediamo sulla sinistra il cancello che fa accedere al Santuario. Viene edificato all'inizio dell'undicesimo secolo in stile romanico gotico, probabilmente sui ruderi di una chiesa paleocristiana. Le prime notizie di questa chiesa risalgono al 1089, quando viene donata da Costantino, giudice di Cagliari, a Riccardo, un Abate di San Vittore. Nel corso dei secoli subisce numerosi restauri, resi necessari dell'incuria e dell'abbandono, che però rispettano poco lo stile originario. Probabilmente la chiesa viene in parte ricostruita nel dodicesimo secolo, ed è già dedicata alla Madonna, denominata La Iglesia de la Conception. Già dal 1341 la chiesa non è più di proprietà dei monaci Vittorini, quando l'edificio viene ampliato, ed a questo ampliamento risale l'attuale facciata, con, al centro, un campanile a vela. Ha un'unica navata, con copertura in legno a capanna realizzata in due momenti diversi. All'interno ci sono solo pochi arredi, sull'altare si innalza la tela dell'immagine dell'Immacolata, e la chiesa conserva un'immagine lignea di Santo Stefano, che è quanto rimane dell'antica piccola chiesa di Santo Stefano, che era edificata dove ora è presente la nuova chiesa parrocchiale omonima. Caratteristica di questa chiesa è il suo cortile, nel quale è ospitata un'esposizione di reperti ritrovati nei suoi dintorni, e una raccolta di oggetti risalenti agli anni del dopoguerra. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua di Maria Bambina raffigurata seduta circondata da Angeli che tengono una Corona,che viene conservata nella parrocchia del Sacro Cuore ed è stata realizzata in occasione della ripresa dei festeggiamenti nel 1982. Presso questa chiesa, l'8 settembre si svolge la Festa di Santa Maria di Cepola, i cui rituali religiosi hanno origini antiche e sono molto sentiti dalla popolazione. di particolare rilievo, è anche nel periodo pasquale la cerimonia di S'Incontru, nella quale due processioni, una proveniente dalla chiesa di Santa Maria e l'altra dalla vicina chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, si incontrano, riproponendo l'incontro tra Maria e Gesù Cristo. La chiesa parrocchiale di Santo Stefano ProtomartireDalla via Gorizia eravamo arrivati nella piazza Santa Maria. Da questa piazza, prendiamo verso ovest la via Gioacchino Rossini, la seguiamo per quattrocentocinquanta metri, poi prendiamo a destra la via Giovanni Pierluigi da Palestrina, e, dopo centocinquanta metri, vediamo alla sinistra della strada la piazza Santo Stefano. Alla sinistra della via Giovanni Pierluigi da Palestrina, nella piazza Santo Stefano, all'intero del Parco di Santo Stefano, si trova uno tra i monumenti di maggiore interesse di Quartu Sant’Elena, ossia la Chiesa di Santo Stefano Protomartire una delle nuove parrocchiali che è stata disegnata dall'architetto Francesco Berarducci di Roma negli anni sessanta del secolo scorso, ed inaugurata nel 2000. L’intitolazione a Santo Stefano è dovuta alla presenza, in loco, di una primitiva piccola chiesa dedicata a questo Santo. Il nuovo monumento è stato realizzato interamente in cemento armato, l’architettura risulta regolare, ed è significativa l’assoluta assenza di intonaco. Dal punto di vista ideologico la chiesa di Santo Stefano si basa sul concetto secondo il quale l’eucarestia sarebbe il centro di tutto, come durante i primi secoli del cristianesimo. La pianta della chiesa è circolare, ad Anfiteatro con tredici gradoni per un totale di 1350 posti a sedere, si ottiene cosi un gran numero di fedeli attorno all'altare in un raggio di sedici metri, favorendo la massima visibilità dell'altare, del celebrante e degli stessi fedeli tra loro. L'altare è un blocco quadrato di granito rosa che simboleggia l'universalità del messaggio cristiano. Nella chiesa mancano statue e banchi con inginocchiatoi. di straordinaria bellezza è anche la croce a stilo in argento di Franco Aspro, ed il tabernacolo opera di suor Agar loche. Nel 2015, durante una toccante cerimonia presieduta dal parroco di Santo Stefano Protomartire e animata da un coro particolarmente ispirato, il presbitero ortodosso ha consegnato alla parrocchia la reliquia del Santo contenuta in una teca d’argento. L'impianto sportivo Santo StefanoSul retro della chiesa, in via della Musica, si trova l'Impianto sportivo Santo Stefano nel quale sono presenti un Campo da calcio con fondo in terra, dotato di tribune in grado di ospitare 300 spettatori, ed un Campo da calcetto, ossia da calcio a cinque, in erba, con tribune che ospitano 90 spettatori. L'impianto sportivo di via S'Arrulloni
L'ex stadio comunale di Is ArenasPoco più avanti rispetto all'impianto sportivo, proseguendo per centottanta metri lungo la via S'Arrulloni, si trova sulla destra la strada che conduceva all'ingresso dell'Ex stadio comunale di Is Arenas. L'impianto era costituito da un Campo da calcio, circondato da una Pista da atletica nella quale svolgere corse su pista, salto in alto, salti in estensione, salto con l'asta, atletica leggera e lancio del peso. Il sogno dello stadio gioiellino è durato, però, solo sei mesi, neanche un campionato, dato che il 2 settembre del 2012 il Cagliari calcio vi ha giocato la prima partita a porte chiuse ed il 10 febbraio 2013 ha disputato l'ultima, davanti a 16.500 spettatori, il massimo della capienza. Quattro giorni dopo il presidente Massimo Cellino, il sindaco di Quartu e l'assessore allo Sport vengono arrestati con l'accusa di peculato e falso ideologico, ed a fine mese lo stadio viene dichiarato inagibile. Nel giugno dello stesso anno, in accordo con la regione, il Cagliari calcio ha deciso di abbandonare l'impianto per fare ritorno allo stadio Sant'Elia, dando inizio allo smantellamento della struttura, oggi non resta che da eliminare qualche maceria. L'impianto Calcistico Quartu 2000Dalla via S'Arrulloni, passato l'ex stadio comunale, prendiamo verso destra la via ludwig Van Beethoven, percorsa una settantina di metri svoltiamo a destra nella strada che costeggia lo stadio, dopo poco meno di trecento metri prendiamo a sinistra la strada che, in un centinaio di metri, ci porta in località Cora Cora all'Impianto Calcistico Quartu 2000. All'interno di questo impianto sono presenti un Campo da calcio con fondo in terra, dotato di tribune in grado di ospitare 200 spettatori, ed un Campo da calcetto, ossia da calcio a cinque, in erba, con tribune che ospitano 50 spettatori. Visita dei dintorni di Quartu Sant'ElenaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell'abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Quartu Sant'Elena, sono stati portati alla luce i resti della tomba di giganti Niu 'e Crobu; del protonuraghe S'Orixeddu; dei nuraghi semplici Angelu Nieddu, Anna, Biancu, Fois, luas, ludus, S'Aria, Sighientu, Sighientu de Basciu, Siliqua; dei nuraghi complessi Diana, Serra Paulis, su forti Becciu, Tuvu Mannu, Capitana; ed anche dei nuraghi Callitas, Cuccureddus, Cuile Callitas, de su lillu, Geremeas, Is Paras, Marapintau, Marcolinu, Medau Abruxau, Mela Murgia, Meris, monte Acutzu, Murtineddu, Niu 'e Crobu, Palisteri, Pusceddu, Santu lianu, S'Arcu de Sa Moddizzi, S'Arcu de Sa Scala, S'Arcu de Sa Spina, S'Orixeddu II, S'Orixeddu III, su Crabu, su Zinnibiri, Titionargiu, tutti di tipologia indefinita. Ai limiti dell'area comunale, a sud ovest, si trova lo stagno di Molentargius, che è condiviso con il comune di Cagliari, mentre ad est dell'abitato è presente il bacino artificiale del Simbirizzi. A sud si sviluppa l'ampia costiera di Quartu Sant'Elena. La diga e l'invaso artificiale evaporante di SimbirizziUsciamo dal centro di Quartu Sant'Elena in direzione nord est con la via Guglielmo Marconi, che seguiamo per quasi due chilometri e mezzo, poi prendiamo a destra la via Michele Uda che, in circa duecento metri, ci porta al canale di presa del bacino artificiale. Girando a destra, seguiamo all'indietro il lato sinistro del canale, dopo quattrocentocinquanta metri una sterrata ci fa passare sopra il canale, poi possiamo ridiscendere con la Strada comunale Pardinixeddu lungo il lato destro del canale, ed arriviamo di fronte alla Diga di Simbirizzi. Si tratta di uno sbarramento artificiale situato nell'omonima località, realizzata tra il 1951 e il 1958 con lo scopo di creare per l'approvigionamento idrico urbano dei comuni dell'hinterland. Si tratta di una diga di tipo murario a volta ad arco-gravità, che è stata realizzata ai margini di una conca naturale dando origine al bacino artificiale omonimo. Comprese le fondamenta ha un'altezza di 22 metri, e sviluppa un coronamento di 57 metri a 35 metri sul livello del mare.
Il Santuario di Nostra Signora del Buon Cammino vicino al bacino artificiale di SimbirizziUsciamo dal centro di Quartu Sant'Elena in direzione nord est con la via Guglielmo Marconi, che seguiamo per un chilometro e trecento metri, poi prendiamo a destra il corso Europa, dopo un chilometro e mezzo svoltiamo a destra e prendiamo la SP95, che assume il nome di Strada comunale Pitz 'e Serra. La seguiamo per un chilometro e trecento metri, poi prendiamo a sinistra la Strada comunale Buon Cammino, dopo quattrocento metri prendiamo al deviazione sulla sinistra che ci porta, in circa centocinquanta metri, al Santuario di Nostra Signora del Buon Cammino che sorgesu un'altura da cui domina la costa meridionale del bacino artificiale di Simbirizzi. È stato edificato nel quattordicesimo secolo, ma le colonne di età romana che si trovano al suo ingresso fanno pensare che esistesse già un luogo di culto probabilmente pagano. Oggi è considerato un Santuario, ma sappiamo che nel 1521 era la Chiesa di Santa Maria del villaggio medievale di Simbilis, vicino alla strada romana che passava verso il Sarrabus. Scomparso questo villaggio, verso il 1600, la chiesa viene intitolata alla Madonna Odigitria, cioè alla Madonna dell'Itria chiamata anche Madonna del Buoncammino, a protezione dei viandanti e dei pellegrini dato che in quei tempi le strade erano malsicure. La semplice facciata a capanna è conclusa da un campanile a vela, ed è preceduta da un piccolo loggiato a capriate, aggiunto posteriormente con l'intento di offrire riparo ai pellegrini in occasione delle feste patronali. L'interno, con una sola navata, è concluso da un'ampia abside semicircolare che accoglie il vecchio altare in pietra, nascosto da una recente mensa in granito, sulla quale è appoggiato un Polittico ligneo di undici riquadri nei quali sono raffigurati i Santi Cosimo e Damiano, gli evangelisti Marco, Matteo, luca e Giovanni, i Santi Sebastiano, lucia, Caterina e Rocco, mentre nel riquadro centrale è rappresentato uno sbarco di navi presumibilmente nel golfo di Cagliari. Il Polittico risulta dall'assemblaggio di varie parti, di cui la predella che copre la cornice inferiore, probabilmente proveniente dalla distrutta chiesa di Sant'Elia, risulta il pezzo più antico dato che risale al diciasettesimo secolo. Dalla stessa chiesa di Sant'Elia proviene anche il piccolo simulacro ligneo del Santo profeta, vestito di un saio marrone e recante il libro e la tradizionale spada fiammeggiante. Nella chiesa sono presenti anche i simulacri della Vergine patrona e di Santa Anastasia, del diciottesimo secolo. La chiesa viene aperta per i pellegrinaggi per le feste che in essa si celebrano, organizzati dalla chiesa parrocchiale di San Luca al Margine Rosso, dalla quale dipende, che si trova più a sud e che verrà descritta in una prossima tappa del nostro viaggio. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla piccola statua della Madonna presente al suo interno, attribuita a un artigiano locale settecentesco, e scolpita secondo la tradizione spagnola, ovvero scolpita solo nelle estremità del viso e dei piedi. Presso questa chiesa, una domenica della seconda quindicina di maggio si svolge la Festa della Vergine del Buoncammino, ed, essendo questa Madonna la protettrice dei bottai, il comitato è composto da coloro che in passato esercitavano tale professione. Il programma prevede le cerimonie religiose e la processione, ed al termine il comitato distribuisce Su Pan 'e Saba fattu e cottu, ovvero pane con il mosto, fatto e cotto al naturale. Sempre presso questa chiesa, la domenica dopo Pasqua si celebra la Festa di Santa Anastasia, a cui era dedicata una chiesa che era presente nei dintorni, più a sud, e che oggi è scomparsa. La Festa si svolge con lo stesso programma religioso, ed il rinfresco a base di dolci tipici viene offerto dal comitato composto esclusivamente da donne. Ancora, sempre presso questa chiesa, il giorno dell'Ascensione si celebra la Festa di Sant'Elia, la cui piccola chiesa si trova, ormai distrutta, sul capo di Sant'Elia, subito a sud di Cagliari. La Festa si svolge con il medesimo programma religioso, ed il rinfresco con dolci tradizionali viene offerto da un comitato composto da soli uomini. La frazione BroccaliProseguiamo per centocinquanta metri sulla Strada comunale di Pitz 'e Serra ed arriviamo a un bivio, al quale a destra parte la via Tibula, mentre a sinistra prosegue la SP95, con il nome di Strada comunale Sa Funtanella. Prendiamo quest'ultima e la seguiamo per seicentocinquanta metri, fino ad arrivare alla rotonda di Sa Funtanedda, alla quale prendiamo la quarta uscita, ossia a sinistra la SP15, che assume il nome di viale lungolago Simbirizzi, e che ci porta all'interno della frazione Broccali (altezza metri 22, distanza 5.9 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). La località Santu Frassori dove si trova la chiesa romanica di San ForzorioAlla rotonda di San Forzorio, la prima uscita è il viale Marco polo, che conduce in localtà Santa Anastasia. Tra la seconda uscita, che è la Strada comunale S'Ecca Sarrideli, e la terza uscita, che è una strada bianca ed assume il nome di Strada comunale San Forzorio, si sviluppano le abitazioni presenti nella località Santu Frassori, ossia San Forzorio. Presa la terza uscita, ossia la strada bianca chiamata Strada comunale San Forzorio, la seguiamo per ottocento metri, poi, svoltiamo in un'altra strada bianca a destra e, dopo una cinquantina di metri, ancora a destra, vediamo sulla destra la Chiesa romanica di San Forzorio. San Forzorio, a cui la chiesa è dedicata, risultato assente nei martirologi, e forse deriva dal nome della località Santu Frassori, che si può ricondurre all'attività delle confraternite dei Fossores, ossia degli scavatori che erano tenuti non solamente a seppellire i morti, ma anche a scavare gli ambienti e le tombe. Il Santo non viene festeggiato da più di cinquant'anni. La chiesa originale risale alla seconda metà del tredicesimo secolo, probabilmente costruita da maestranze locali in uno stile tardo romanico, che adoperano materiale di spoglio trovato nel luogo, la cui presenza è rivelata dal ritrovamento di tombe romane. Ha subito in seguito numerosi restauri, il primo nel 1599, quando l'arcivescovo di Cagliari, in visita pastorale, vede la chiesa semidistrutta ed incarica due obrieri del restauro, un secondo restauro nelle prima metà del diciottesimo secolo. Si hanno, inoltre, notizie relative alla profanazione francese del 1793, anno in cui i Francesi sbarcano al Margine Rosso per tentare di conquistare Cagliari, e, nel tragitto verso la città, pongoro sul simulacro del Santo il berretto frigio e la coccarda tricolore, simbolo della rivoluzione, e storpiano il nome del Santo in San Farsaire, ossia San Buffone. Il degrado progressivo dell'antico complesso porta alla sua sconsacrazione nei primi del 1900. La chiesa ha all'interno una sola navata con volta a botte, senza cappelle, chiusa ad oriente da un'abside semicircolare. La decorazione dell'interno riporta una cromia azzurra con stelle dorate e bande a motivi geometrici nella zona absidale, forse realizzata nel corso dell'ottocento. Gli unici arredi presenti sono un altare in muratura, un'acquasantiera, e, in una teca in legno e vetro di foggia novecentesca, il popolaresco simulacro ligneo di foggia settecentesca di un giovane, con in mano un libro e la palma del martirio. L'alzato è costituito da conci calcarei di media e grossa pezzatura, conservati soprattutto nella facciata caratterizzata da una luce semicircolare e dal campanile a vela. La chiesa è incorporata nel compendio di una grande fattoria di proprietà degli eredi della famiglia Perra, attuale proprietaria, che la hanno acquistata nel corso dell'ottocento. Non è più officiata da circa cinquanta anni, e soltanto gli anziani ricordano, con una punta di rimpianto, la Festa che si svolgeva nella sua piccola chiesa, circondata dal verde di una campagna fertile e ben coltivata, che era Sa Festa de Is Bagadius e de Is Isposus Storraus, ossia degli scapoli e dei promessi sposi abbandonati. Proseguendo raggiungiamo la località Sa Serra PedrosaProseguendo lungo la Strada comunale San Forzorio, questa, dopo centocinquanta metri, diventa la via Costantino Nivola, che conduce all'interno della località Sa Serra Perdosa (altezza metri 46, distanza 7.6 chilometri, circa non è disponibile il numero di abitanti). Passata la località S'Ecca S'Arrideli raggiungiamo le frazioni Sa Tanca e SeparassiuRitorniamo alla rotonda di San Forzorio, prendiamo la seconda uscita, che è la continuazione della SP95, ossia la Strada comunale S'Ecca Sarrideli. Questa strada, in tre chilometri, ci conduce nella località S'Ecca Sarrideli (altezza non disponibile, distanza 7.7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Proseguendo lungo la SP95, a tre chilometri e trecento metri dalla rotonda, la strada si immette in una trasversale, che è il viale della Autonomia regionale Sarda. Presa verso destra, questa strada ci porta in meno di un chilometro all'interno della frazione Sa Tanca (altezza metri 31, distanza 9.3 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Preso, invece, il viale della Autonomia regionale Sarda verso sinistra, si arriva in meno di un altro chilometro all'interno della frazione Separassiu (altezza metri 46, distanza 9.5 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). La costiera di Quartu Sant'ElenaLa costiera di Quartu Sant'Elena si sviluppa a sud dell'abitato, dalla spiaggia del Poetto di Quartu Sant'Elena fino alla Cala regina, con numerosi insediamenti turistici tra i quali Foxi, Sant'Andrea, Flumini, Capitana, fino a Terra Mala, che visiteremo in una prossima tappa del nostro viaggio, quando illustreremo la Costiera meridionale del Campidano di Cagliari. Dietro la spiaggia del Poetto di Quartu Sant'Elena si ammira l'ampio stagno di Quartu che fa parte della più vasta area stagnale che si articola in due grandi bacini idrici, rappresentati dallo stagno di Molentargius di Cagliari e dallo stagno di Quartu, e comprende anche le Saline del Poetto, che si collocano nel settore sud occidentale dello stagno di Quartu. Nello stagno si vedono, posate sull'acqua stagnante o in volo, intere famiglie di fenicotteri rosa. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare il paese di Quartucciu con il suo centro ed i suoi dintorni con la necropoli punico romana di Pill'e Matta e l'importante tomba di giganti di Is Concias detta anche Sa Dom 'e S'Orcu. | ||||
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