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Quartu Sant’Elena, la terza città della Sardegna per numero di abitanti, con le sue molte Chiese ed i suoi dintorni


In questa tappa del nostro viaggio, da Cagliari ci recheremo a visitare la città di Quartu Sant’Elena che, per numero di abitanti, è la terza città della Sardegna, dopo Cagliari e Sassari, che vediamo con i resti dell’archeologia industriale e con le sue molte Chiese.

Il Campidano di Cagliari

Il Campidano di CagliariIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. Il Campidano di Cagliari comprende nella Provincia del Sud Sardegna i comuni di Decimoputzu, Monastir, Nuraminis, Samatzai, San Sperate, Villasor e Villaspeciosa. Comprende, inoltre, nella città metropolitana di Cagliari i comuni di Assemini, Cagliari, Capoterra, Decimomannu, Elmas, Maracalagonis, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai, Uta. I comuni di Samassi, Serramanna e Serrenti si trovano tra il Monreale ed il Campidano di Cagliari, i comuni di Pula, Villa San Pietro e Sarroch si trovano tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, così come Soleminis si trova tra il Campidano di Cagliari e il Parteòlla, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. Geograficamente rappresenta la parte più meridionale della pianura del Campidano, che ha come suo centro principale Cagliari, nonche Quartu Sant’Elena ed i comuni immediatamente a nord ovest del capoluogo sardo. Si affaccia sul mare e comprende la costa orientale del golfo di Cagliari, fino al paese chiamato Villasimius.

In viaggio verso Quartu Sant’Elena

Dal Municipio di Cagliari prendiamo la via Roma verso sud est, poi svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo il viale Armando Diaz, lo percorriamo per circa un chilometro e, passata la scalinata della Basilica di Bonaria, prendiamo a destra la via Sebastiano Caboto, dopo una settantina di metri ci immettiamo a sinistra sul viale Salvatore Ferrara, percorsi quattrocentocinquanta metri svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la via Emanuele Pessagno, che seguiamo per un chilometro e duecento metri. Continuiamo sull’Asse Mediano di Scorrimento, che percorre la periferia orientale della città lasciando alla sua destra lo stagno di Molentargius. Percorsi due chilometri e trecento metri, prendiamo l’uscita verso Quartu Sant’Elena, che ci porta in via Giuseppe Mercalli, dopo un chilometro e trecentocinquanta metri ci immettiamo sul viale Marconi, lo seguiamo per trecentocinquanta metri ed usciamo allo svincolo per Monserrato Quartucciu Selargius. Percorsi centottanta metri, alla rotonda che passa sotto la sopraelevata prendiamo la prima uscita verso destra, dopo una settantina di metri, prendiamo la deviazione per Quartu Sant’Elena. Continuiamo sulla via Guglielmo Marconi per circa due chilometri e mezzo, arrivati in piazza Azuni svoltiamo a destra e prendiamo la via Eligio Porcu, che ci porta nel centro dell’abitato. Dal Municipio di Cagliari a quello di Quartu Sant’Elena si percorrono 11.4 chilometri.

La città di Quartu Sant’Elena che come numero di abitanti è la terza città della Sardegna

Quartu Sant’Elena-Fenicotteri rosa con l’abitato sullo sfondoQuartu Sant’Elena-Stemma del comuneLa città di Quartu Sant’Elena (nome in lingua sarda Cuartu, altezza metri 6 sul livello del mare, abitanti 68.430 al 31 dicembre 2021) è la terza città della Sardegna dopo Cagliari e Sassari per numero di abitanti. Si trova poco all’interno della costa, nell’omonimo golfo. L’abitato è raggiungibile tramite la SS125 Orientale Sarda e la SS554 Cagliaritana, che ne attraversano il territorio. Il territorio comunale può essere classificato un territorio di pianura, e presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate. Comprende le aree speciali dello stagno di Molentargius, dello stagno di Quartu e dello stagno di Simbirizzi, e si può considerare composto da tre zone distinte, ossia il centro urbano, la zona costiera, e l’interno con la montagna.

Origine del nome

Il nome deriva dal latino Quarto ab Urbe lapide, dato che la città sorge al quarto miglio della strada che collegava Cagliari a Palau, presso il quale si sarebbe trovata, presumibilmente, una Statio romana, che avrebbe costituito il primo nucleo di quello che sarebbe stato il successivo abitato. Quartu Sant’Elena-Vecchia foto della pietra miliare romana che veniva chiamata Sa Perda MullaFino a qualche anno fa, all’interno dell’abitato nella piazza Giovanni Battista Dessì, nella quale nel periodo di inizio del secolo fine agli anni settanta del Novecento, si svolgeva il mercato, era ancora presente la pietra miliare romana che veniva chiamata Sa Perda Mulla. Nel 1327 due villaggi di nome Quarto, ossia Quarto Domino e Quarto Josso, vengono fusi, insieme al villaggio di Cepola, per formare il paese, il cui nome viene attestato, fino dall’anno 1341, come Pro rectore ecclesie de Elena diocesis calaritane. Nel 1826, con regio decreto, al nome della città venne aggiunto quello della Santa Patrona divenendo così Quarto Sant’Elena, ed infine, nel 1862, il nome della città passa da Quarto a Quartu, raggiungendo così l’attuale denominazione.

La sua economia

Oggi, e centro di fiorenti attività imprenditoriali, industriali, artigianali e commerciali, ed è anche un importante centro turistico balneare situato in un interessante ambiente naturalistico, noto anche per le specialità enogastronomiche. La sua economia si basa su tutti i settori produttivi. L’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta. Si allevano anche bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da numerose imprese che operano nei comparti dell’alimentare, significativo il lattiero caseario, tessile, della pesca, estrattivo, dell’abbigliamento e delle calzature, ed altro. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva e dell’insieme dei servizi. Ambita stazione balneare, Quartu è caratterizzata anche da un sgnificativo entroterra montano, comunque motivo di richiamo è anche la gastronomia, ed ottimo è il vino, dato che la città è nota per la produzione dei vini Doc Malvasia, Moscato e Nasco, esportati in tutto il mondo, che sono prodotti insieme ai liquori di mirto e di limone. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno.

Brevi cenni storici

Il territorio è stato abitata sino dai tempi del Neolitico e del nuragico, come testimoniano i reperti archeologici ritrovati nelle vicinanze e nella fascia costiera confinante. Vi si installano i Fenici, e poi i Cartaginesi. i Romani vi ospitano schiavi che vengono fatti lavorare nelle vaste campagne e negli stagni di Quartu e del Molentargius, da cui incominciano l’estrazione del sale. Dopo la parentesi vandalica e la dominazione bizantina, nell’undicesimo secolo vengono compresi nel Giudicato di Càralis quattro i villaggi, Quarto Domino, Quarto Josso, Cepola e Quarto Suso o Quartutxo, dal quale prenderà il nome l’adiacente comune di Quartucciu. Nel 1070 il giudice Torchitorio I dona all’arcivescovo di Cagliari i villaggi di Quarto Josso e di Cepola, per assicurarsi la protezione della Chiesa contro le invasioni saracene. Sconfitto il Giudicato, nel 1258 passa sotto l’amministrazione dei conti della Gherardesca, e poi del comune di Pisa. Nel 1323 viene conquistata dagli Aragonesi, nel 1353 viene occupata dalle armate giudicali di Mariano IV di Arborea, poi sconfitte poco dopo dalle forze aragonesi. Tra il quattordicesimo ed il quindicesimo secolo la città è bersaglio di frequenti e feroci attacchi Saraceni, che, insieme alle epidemie, alle carestie e alle invasione delle cavallette, contribuiscono all’indebolimento dell’economia del paese e ad una drastica riduzione degli abitanti. Nel 1426 viene trasformata in Baronia e venne concessa in Feudo da Alfonso il Magnanimo a Antonio de Sena, ma verso la fine del secolo rientra a far parte del patrimonio regio Aragonese. Una notte del 1520 viene invasa dai Saraceni, che sbarcano nei pressi del paese, ma la popolazione si arma e li sconfige. Nel 1652 viene colpita dall’epidemia di peste che decima la popolazione. Nel 1711 Quarto venne concessa da parte di Carlo VI in feudo a Francesco Pes e ai suoi discendenti. Nel 1718 passa in mano ai Savoia, che riconfermano la Baronia in favore della famiglia Pes che la tiene fino al 1836. Quartu Sant’Elena-Occupazione francese di Quarto nel 1826Nel 1793 i Francesi tentano l’occupazione di Cagliari ma vengono sconfitti presso Quarto. L’operazione viene lanciata dalla flotta francese nel Mediterraneo guidata dal contrammiraglio Laurent Truguet, su istruzioni della Convenzione Nazionale. Il governo aveva infatti dato l’ordine di invadere la Sardegna, strategicamente importante nel Mediterraneo, e tale campagna si prefiggeva essere breve e positiva per i Francesi. Ritardi nell’assembramento delle forze danno, per , il tempo ai Sardi per organizzare il loro esercito, e quando la flotta francese giunge al largo di Cagliari, i Sardi sono già pronti a dare battaglia. Il primo attacco viene disperso da una burrasca, ma il secondo si tiene il 22 gennaio 1793. Le truppe francesi riescono a sbarcare l’11 febbraio ma vengono sconfitte in uno scontro armato presso Quartu Sant’Elena. Nel 1861 avviene l’unificazione italiana, e Quarto entra a far parte del nuovo regno. Nel 1826, con regio decreto, al nome della città venne aggiunto quello della Santa Patrona divenendo così Quarto Sant’Elena, ed infine, nel 1862, il nome della città passa da Quarto a Quartu, raggiungendo così l’attuale denominazione. Nel 2016 viene cambiata la Provincia alla quale appartiene, passando dalla Provincia di Cagliari alla città metropolitana di Cagliari.

Nel 1959 Quartu Sant’Elena viene elevata al rango di città

Dopo la costituzione della repubblica Italiana, Quartu Sant’Elena nel 1959 viene elevata da Giovanni Gronchi al rango di città con Decreto del Presidente della repubblica del 9 gennaio 1959.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Quartu Sant’Elena

A Quartu Sant’Elena sono attivi il Gruppo Folk Pro Loco di Quartu Sant’Elena, che partecipa a numerose iniziative di tipo culturale come processioni religiose e civili, inaugurazioni e presentazioni, indossando gli splendidi abiti tradizionali ricostruiti con il massimo rigore dopo un’attenta ricerca storico stilistica; l’Associazione Folk Culturale Su Idanu, che con il suo gruppo Folk propone balli e canti,  ed organizza eventi e manifestazioni legate alle tradizioni e alla cultura sarda; l’Associazione Cittá di Quarto 1928, gruppo Folk legato alla tradizioni pi belle della cultura sarda e organizzatore della festa denominata Sciampitta; l’Associazione Culturale Folk Froris de Beranu, che si propone per processioni religiose recitando il rosario in lingua sarda, e si esibisce con i suoi balli nelle sagre, feste e festival. Sono, inoltre, attivi il Coro Polifonico Santo Stefano, che svolge il servizio ministeriale del canto nella liturgia; ed il Gruppo Vocale Cantigos, nato nel 1997, formato esclusivamente da voci femminili.

Quartu Sant’Elena-Sfilata di traccas i tradizionali carri a buoi riccamente decorati Quartu Sant’Elena-Sfilata del 'Gruppo Folk Pro loco' di Quartu Sant’Elena Quartu Sant’Elena-Sfilata della 'Associazione Folk su Idanu' di Quartu Sant’Elena Quartu Sant’Elena-Associazione 'Citt  di Quarto 1928' di Quartu Sant’Elena Quartu Sant’Elena-Associazione Culturale Folk 'Froris de Beranu' di Quartu Sant’Elena Quartu Sant’Elena-Il Coro Polifonico Santo Stefano di Quartu Sant’Elena Quartu Sant’Elena-Il Gruppo Vocale Cantigos di Quartu Sant’Elena

Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Quartu vanno citate a febbraio, le manifestazioni del Carnevale Quartese; la domenica dopo Pasqua, presso la Chiesa campestre di Nostra Signora del Buon Cammino si celebra la Festa di Santa Anastasia, a cui era dedicata una Chiesa che era presente nei dintorni, più a sud, e che oggi è scomparsa; tra aprile e maggio, i caratteristici spettacoli allestiti nelle antiche Lollas; il giorno dell’Ascensione, presso la Chiesa campestre di Nostra Signora del Buon Cammino si celebra la Festa di Sant’Elia, la cui piccola Chiesa si trova, ormai distrutta, sul capo di Sant’Elia, subito a sud di Cagliari; il 13 maggio, la Festa di San Giovanni Evangelista; il 21 maggio, dopo un triduo di preghiere, i festeggiamenti in onore di Sant’Elena Imperatrice; il 23 giugno, la Festa Patronale del Sacro Cuore, nella sua Chiesa parrocchiale; il 24 giugno presso la Chiesa campestre di Sant’Andrea nella frazione omonima si svolgono i festeggiamenti religiosi della Sagra di San Giovanni Battista; l’11 luglio si svolge la Festa di San Benedetto; una domenica della seconda quindicina di maggio nella sua Chiesa campestre si svolge la Festa della Vergine del Buoncammino; l’ultimo sabato e domenica di luglio, presso la Chiesa campestre di Sant’Andrea nella frazione omonima si svolgono i festeggiamenti civili della Sagra di San Giovanni Battista; sempre nel mese di luglio, si svolge il festival internazionale di musica e danze popolari chiamato Sciampitta; l’ultima domenica di agosto, si celebra la Festa di Sant’Efisio; l’8 settembre, la Festa di Santa Maria di Cepola; il 14 settembre, si festeggia la Patrona nella Festa Patronale di Sant’Elena Imperatrice; sempre a metà settembre, si svolge la Sagra dell’Uva; il 26 ottobre si svolge la Festa di Santa Maria degli Angeli, presso la Chiesa di Flumini; a metà novembre, la manifestazione Lollas-Case in festa, nata da un’idea dell’amministrazione Comunale quartese negli anni novanta durante la quale, per tre giorni, i visitatori possono immergersi nell’atmosfera itinerante del centro storico, nel quale le antiche case campidanesi aprono le loro porte, trasformandosi in suggestivi spazi per laboratori enogastronomici, degustazioni, reading e spettacoli; il 30 novembre si svolge la Festa di Sant’Andrea nell’omonima Chiesa campestre.

Quartu Sant’Elena-Il Carnevale Quartese Quartu Sant’Elena-Festa di San Giovanni Evangelista Quartu Sant’Elena-Festeggiamenti in onore di Sant’Elena Imperatrice Quartu Sant’Elena-Festa Patronale del Sacro Cuore Quartu Sant’Elena-Il festival internazionale di musica e danze popolari chiamato Sciampitta Quartu Sant’Elena-Festeggiamenti in onore di Sant’Elena Imperatrice Quartu Sant’Elena-Sagra dell’Uva Quartu Sant’Elena-La manifestazione Lollas-Case in festa

La Festa denominata Sciampitta

Quartu Sant’Elena-La manifestazione chiamata la Sciampitta, ossia la Festa Internazionale del FolkloreOgni anno, nel mese di luglio, l’Associazione Cittá di Quarto 1928 organizza la Sciampitta, che la Festa Internazionale del Folklore. Si tratta di una delle più famose manifestazioni di musica e danze popolari, che dal 1985 si svolge a Quartu Sant’Elena, la terza città della Sardegna, nella seconda decade di luglio. Suoni e colori da tutto il mondo hanno fatto diventare Sciampitta un appuntamento classico per l’estate quartese, infatti la città per cinque sere è animata da gruppi stranieri che arrrivano da tutto il Mondo.  Nelle prime edizioni la manifestazione si è svolta nello stadio di Is Arenas, poi fino al 2006 nella piazza Mercato, nel 2007 si è tenuta davanti alla Basilica di Sant’Elena, dal 2008 di nuovo nello stadio Is Arenas. Nelle ultime edizioni si è tenuta di nuovo nella piazza Mercato.

La sagra di San Giovanni Battista

Ogni anno l’ultimo sabato e domenica di luglio, presso la Chiesa di Sant’Andrea nella frazione omonima si svolgono i festeggiamenti civili della Sagra di San Giovanni Battista, i cui antichissimi riti sono molto antichi, dato che la sagra sembra fondare le sue radici in un’antica festa punica. L’Obriere nel mese di marzo sceglie sette ragazze vergini che verranno poi chiamate traccheras, per partecipare alla festa e divenire le vergini promesse a San Giovanni. Per questa Sagra, l’ultimo sabato di luglio l’Obriere, vestito con il tradizionale costume matrimoniale quartese, va con un calesse trainato da un cavallo a prendere le sette giovani nelle rispettive case. Ogni ragazza, dopo aver salutato i genitori e i parenti con una canzone sarda a versi con rime chiamata trallallera, andrà nella casa dell’Obriere e dovrà salutare come da tradizione l’Obriera sempre a canto di trallalera e gli consegnerà il gatò, dolce tradizionale sardo a base di mandorle e zucchero con forma di Chiesa o basilica, e tutti gli altri regali. A sua volta l’Obriera saluterà ogni tracchera con il trallalera. Quartu Sant’Elena-Sagra di San Giovanni Battista: la Tracca addobata a festa in modo da donargli la forma della prora di una barcaDopo che l’Obriere avrà preso tutte le tracchere si partirà con la tracca, il un carro agricolo appositamente addobato a festa in modo da donargli la forma della prora di una barca, verso la Chiesa campestre di Sant’Andrea, grandissimo amico e discepolo di San Giovanni, scortati da una lunga fila di calessi e carri, chiamati brechis, tutti trainati da cavalli. Chiude il corteo un camion che trasporta tutti i gatò, i regali fatti all’Obriera e la bandiera di San Giovanni. A volte viene portato fino alla Chiesa anche il cocchio trainato da buoi con all’interno il simulacro di San Giovanni. Il percorso fino alla Chiesa è sempre lo stesso da oltre quattrocento anni, partendo dalla casa dell’Obriere si raggiunge piazza 4 Novembre e da qui il percorso, uguale ogni anno, prosegue per via Fiume e via Leonardo da Vinci fino a giungere alla Chiesa di Sant’Andrea, dopo un percorso di circa otto chilometri. L’arrivo della tracca è solitamente accolto da uno spettacolo pirotecnico.

Visita del centro storico di Quartu Sant’Elena

L’abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Nel paese e nei dintorni sono presenti ben sette Chiese parrocchiali, una Chiesa parrocchiale greco ortodossa, ed una di culto cristiano evangelico pentecostale. Entriamo in Quartu Sant’Elena da ovest con la via Guglielmo Marconi, dal cartello indicatore dell’abitato percorriamo circa un chilometro superando una rotonda, ed arriviamo nella piazza Domenico Alberto Azuni, da dove inizieremo la nostra visita del centro storico dell’abitato.

La Chiesa di Sant’Agata con il suo convento e la croce gotica

Quartu Sant’Elena-La Chiesa e il convento di Sant’AgataArrivati nella piazza Domenico Alberto Azuni, troviamo di fronte, sulla sinistra, la Chiesa di Sant’Agata. Edificata nell’undicesimo secolo, ma in quella data esisteva già da molto tempo, come dimostrano gli scavi effettuati durante i recenti lavori di restauro. Ricostruita tra il 1280 e il 1300, viene successivamente modificata nel quattordicesimo secolo con l’aggiunta dell’abside quadrata, coperta con una volta a crociera. Le prime notizie su questa Chiesa risalgono al 1291, quando il papa concede l’indulgenza di quaranta giorni per chi visiti la Chiesa nella festività di Santa Maria Vergine e Sant’Agata. Nel 1631 la Chiesa passa ai Frati Cappuccini, che la intitolano a San Francesco, ed alla Chiesa annettono il convento dei Frati Cappuccini, dedicato a San Francesco. Nel 1866 l’intero complesso religioso viene ceduto al Comune, che nel 1888 concede l’area alla società delle tranvie con facoltà di erigervi i fabbricati occorrenti al servizio della stazione tanviaria. Il convento viene sottoposto a consistenti restauri e la Chiesa, che aveva ormai perso gran parte dei suoi arredi, finisce per essere sconsacrata nel 1902.

Quartu Sant’Elena-Convento di Sant’Agata: esterno Quartu Sant’Elena-Convento di Sant’Agata: interno

Nel 1926 monsignor Virgilio Angioni, a cui il Comune aveva concesso il convento per fondarvi l’opera del Buon Pastore, la ottiene come Cappella della sua casa di riposo, e così viene affidata alle cure delle Suore dell’Ordine. L’Istituto religioso ha lasciato il convento nel 1985 e la Chiesa continua ad essere officiata dal Clero di Sant’Elena. La Chiesa presenta una modesta facciata a capanna con portale rettangolare, lunettato e sovrastato da un oculo. La muratura è realizzata in pietrame e malta, il tetto rivestito di tegole presenta due livelli poiché è più alto nella parte che copre il presbiterio. Il prospetto sinistro è in parte nascosto dal corpo del convento, che vi si addossa inserendo un braccio del chiostro tra i contrafforti, per cui è visibile solo la parte superiore del muro, in pietra squadrata, qui però coronato da archetti per la maggior parte a sesto acuto ad una e a due ghiere, alcuni dei quali con l’andamento dell’intradosso seghettato. Il prospetto laterale destro presenta tre cappelle ricavate tra i contrafforti che sostengono la spinta della volta della navata, mentre il muro romanico che chiude il corpo centrale della Chiesa è realizzato in opera quadrata e coronato da una cimasa di archetti pensili a tutto sesto e a due ghiere. Nel prospetto posteriore sporge il corpo rettangolare dell’abside, anch’esso ornato da archetti pensili, con al centro una finestra in parte murata che era in origine una bifora gotica.

Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Agata: facciata Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Agata: prospetto laterale destro Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Agata: prospetto posteriore Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Agata: il corpo rettangolare dell’abside nel prospetto posteriore

L’interno è a una sola navata con la volta a botte. Dal lato sinistro si accede al convento mentre sulla destra si sviluppano la sacrestia e le tre cappelle. Al presbiterio, illuminato da un oculo situato nella parete destra e leggermente sopraelevato, si accede attraverso un arco a tutto sesto. La Chiesa custodisce attualmente soltanto alcuni dei suoi antichi arredi, poiché gli altri furono espropriati nel 1886. Il più importante tra essi è la pregevole pala ospitata nel presbiterio entro un classicheggiante altare ligneo del primi del seicento. Il dipinto, ad olio su tela, raffigura una Crocifissione ed è attribuito al pittore genovese Orazio De Ferrari.

Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Agata: interno verso il prebiterio Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Agata: l’altare maggiore Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Agata: la Crocifissione attribuita al pittore genovese Orazio De Ferrari Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Agata: interno verso il portale di ingresso

Il coro, con volta a botte, comunica con la retrostante abside tramite un arco a tutto sesto ed è collegato all’adiacente convento. L’antica Cappella presbiteriale, oggi adibita a sacrestia, è coperta a crociera con costoloni e chiavi di volta in aggetto di gusto gotico, nella quale gli archi, sottolineati da nervature, nascono da quattro mensole angolari, due delle quali ornate da una figura umana e due da una testa. La prima delle tre cappelle angolari è voltata a botte con arco d’ingresso a tutto sesto, le altre due sono voltate a crociera con arco d’ingresso a tutto sesto più basso del precedente.Quartu Sant’Elena: di fronte alla Chiesa di Sant’Agata si trova la croce gotica

Il convento ha il lato meridionale chiuso quasi interamente dal muro della Chiesa di Sant’Agata, e confina ad ovest con la via Brigata Sassari, sulla quale si apriva la porta originaria. Nel piazzale antistante la Chiesa, appoggiata su una colonna romanica precedente il periodo bizantino, c’è un’antica croce giurisdizionale, nota come Croce gotica che raffigura da un lato il Cristo e dall’altro la Madonna con i simboli dei quattro Evangelisti, e che viene innalzata dai Frati Cappuccini per segnare i termini della loro proprietà. La croce viene tolta dal suo sito nel 1868, con lo scioglimento dell’ordine, viene ritrovata nel 1892 durante alcuni lavori nella Chiesa di Sant’Agata, e viene, quindi, rimessa al suo posto originario.

Il parco Giacomo Matteotti

Quartu Sant’Elena-Il parco Giacomo MatteottiDalla piazza Domenico Alberto Azuni, prendiamo a sinistra la via Brigata Sassari, che costeggia la fronte della Chiesa ed il convento. alla destra della via Brigata Sassari, poco più avanti, si vede il Parco Giacomo Matteotti, chiamato anche giardinetti pubblici di via Brigata Sassari, costruito su quello che era l’orto del convento dei Frati Cappuccini, che possedevano l’adiacente convento e la Chiesa di Sant’Agata. Con la legge Siccardi i beni dei Cappuccini vengono espropriati dallo stato e ceduti al comune che, nel 1888, concede l’area dell’orto per trasformarlo in una stazione tranviaria. A Cagliari il primo servizio tranviario consiste in una linea che dalla stazione di Cagliari raggiunge Quartu Sant’Elena attraversando Pirri, Monserrato, Selargius e Quartucciu. L’impianto viene inaugurato il 2 settembre 1893 e la gestione è affidata alla Società Strade Ferrate del Campidano, fondata fra il 1892 e il 1893 da Luigi Merello, imprenditore ligure attivo principalmente nel settore dei molini, che aveva impiantato a Cagliari il Molino dell’Annunziata, e poi La Semolaria Italiana. Quartu Sant’ElenVecchia foto della stazione tranviariaLa Società dal 1911, passata ad Amsicora Capra della società Vinalcool che nel 1912 avrebbe lanciato la birra Ichnusa, diventerà Tramvie del Campidano, e dal 1913 Tramvie del Campidano e Poetto. Al Poetto il primo stabilimento balneare chiamato Padiglione dei Bagni viene costruito appena dopo la realizzazione della strada che da Cagliari portava al Poetto. La parte cagliaritana della spiaggia viene allargata nel 1913 grazie alla vendita, con l’avvallo della società Vinalcool, da parte del comune di Quartu al sindaco di Cagliari Ottone Bacaredda. Negli anni successivi la ferrovia cesserà le sue funzioni nel 1961, quando le sue strutture vengono demolite per realizzare il Parco Giacomo Matteotti.

Le antiche Fornaci Maxia

Quartu Sant’Elena-Le antiche Fornaci di laterizi MaxiaPercorriamo la via Brigata Sassari per quattrocento metri, poi prendiamo a destra la via Siena, alla cui destra si trovano gli edifici che ospitavano le antiche Fornaci Maxia, una importante fornace di laterizi. Vengono fatte costruire nel 1909 dal cavalier Felicino Maxia, che, avendo viaggiato per molti anni in Lombardia e Veneto, affida il progetto alla Meccanica Lombarda, una ditta che conosce molto bene, la quale si occupa anche di procurare i macchinari. La costruzione viene eseguita con ladiri, ossia con mattoni in fango. Negli anni cinquanta viene installato il forno semi automatico Hoffman. Successivamente, nel 1958, la fabbrica passa nelle mani di Mariuccina Maxia, la sua ultima proprietaria, che è la prima donna imprenditrice della Sardegna. La fabbrica chiude definitivamente i battenti nel 1977.

La Basilica di Sant’Elena Imperatrice

Dalla piazza Azuni proseguiamo lungo la via Guglielmo Marconi e, dopo un centinaio di metri, arriviamo a vedere alla sinistra della strada la piazza Sant’Elena. Nella piazza si affaccia la Basilica di Sant’Elena Imperatrice, madre dell’imperatore Costantino I, che è la principale Chiesa parrocchiale di Quartu Sant’Elena, dalla quale prende il suo nome la città. La pi antica Chiesa cittadina dedicata a Sant’Elena è stata costruita nell’abitato di Quarto Domino alla fine della prima met del dodicesimo secolo in stile romanico. La prina Chiesa era costituita da tre navate, la centrale larga il doppio rispetto alle laterali, collegate tramite una serie di archi a tutto sesto costruiti su colonne e capitelli di reimpiego. Quartu Sant’Elena-La seconda Chiesa in un dipinto conservato in sacrestiaTra il quattrocento e il cinquecento, l’antica Chiesa è stata demolita e la seconda Chiesa, pi grande della precedente, è atata realizzata in stile gotico sardo catalano.  Da documenti d’archivio risulta che la struttura, orientata a nord est come l’attuale, presentava un’unica navata e nove cappelle laterali. Il prospetto principale ospitava il portale archiacuto, compreso tra due contrafforti e concluso con un terminale piatto e merlato. A sinistra della facciata sorgeva il campanile ottagonale vantato dai cittadini poich unico nel suo genere in tutto il circondario di Cagliari. L’interno era costituito da una sola navata con la volta a crociera con un abside quadrato pi basso rispetto al resto della Chiesa. Nel 1590 la Chiesa è stata restaurata, e la copertura piramidale del campanile è stata rivestita con delle mattonelle nere. Nel 1775, un incendio distrugge quasi completamente questa seconda Chiesa, e nel 1804 si ricomincia a parlare della costruzione di una nuova Chiesa parrocchiale.

Quartu Sant’Elena-La Basilica di Sant’Elena ImperatriceI lavori iniziano nel 1809, per terminare nel 1818 all’interno della Chiesa, nel 1825 iniziano i lavori di rifacimento della facciata, finché nel 1828 la nuova Chiesa viene ufficialmente benedetta. della precedente Chiesa rimangono solo la torre campanaria e la Torre dell’orologio, parte dei contrafforti del primo tratto delle pareti della navata, le prime due cappelle, e l’Oratorio del Rosario, un ambiente adiacente alla Chiesa a pianta quadrata, coperto da volta stellare, utilizzato oggi come Museo parrocchiale. Nel 2000 il vescovo Ottorino Pietro Alberti presenta la domanda per l’elevazione della Chiesa alla dignit di basilica, denominazione onorifica che il papa concede a edifici religiosi particolarmente adeguati al ruolo che ricoprono per importanza e valore artistico, quindi grandi e capaci di accogliere moltissime persone, e con il decreto del 19 luglio 2007 la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti conferiscono alla Chiesa il titolo di Basilica pontificia minore. Oggi la facciata della Chiesa, in stile neoclassico, conclusa da un timpano triangolare e divisa in due da una cornice marcapiano. Nella parte inferiore si trova l’ingresso principale, sovrastato da dentelli classicisti e con porte lignee del 1826. Nella parte superiore è presente una finestra inserita nella lunetta centrale. Ai lati della facciata, tra gli antichi contrafforti gotico catalani, si trova a sinistra la torre campanaria che ospita tre campane, ed a destra la Torre dell’orologio che innalza una grande campana, sovrastata da una banderuola recante la data 1900. A sinistra della Basilica si trova l’ex Oratorio delle Anime, che è stato la Cappella dell’antico Cimitero fino al 1878, quando è stato definitivamente sostituito da quello Comunale sorto intorno alla Chiesa romanica di San Pietro.

Quartu Sant’Elena-Basilica di Sant’Elena Imperatrice: facciata Quartu Sant’Elena-Basilica di Sant’Elena Imperatrice: veduta della torre campanaria e della Torre dell’orologio Quartu Sant’Elena-Basilica di Sant’Elena Imperatrice: la torre campanaria

La Basilica una delle poche Chiese sarde completamente affrescate, ha un impianto a croce latina, con tre navate divise da colonne di tipo dorico, di cui quella centrale, pi vasta e luminosa molto pi alta delle altre due, comunica con le due laterali tramite archi a tutto sesto impostati su robusti pilastri cruciformi. Quartu Sant’Elena-Basilica di Sant’Elena Imperatrice: planimetria dell’internoAll’incrocio dell’aula col transetto rigonfia l’ariosa cupola ottagonale finestrata, conclusa da una lanterna e poggiata su un tamburo ugualmente ottagonale. Il presbiterio, sopraelevato di due gradini, domina la Chiesa. L’altare maggiore separa l’area presbiteriale dal coro retrostante. Sopra l’altare maggiore è presente una nicchia ospitante la statua della Santa Patrona prima custodita nella Cappella un tempo a lei dedicata ed oggi dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Sopra il tabernacolo realizzato in argento, troneggia il prezioso espositore in stile barocco del 1788 anch’esso realizzato in argento. La nuova mensa realizzata in marmo bianco e bronzo nel 1999 dall’architetto Francesco Virdis, ospita bassorilievi raffiguranti la vita della Patrona. A destra dell’altare è sistemato il Crocifisso ligneo risalente al diciassettesimo secolo. Dietro l’altare si trova il coro ligneo del 1747 intagliato per la Chiesa preesistente, che tra il 1829 e il 1836 è stato adeguato alle dimensioni della nuova Chiesa. Dal transetto destro, mediante una porta ai lati del presbiterio, si accede alla sacrestia. Tra la navata centrale e il transetto sinistro si trova il pulpito marmoreo in stile barocco ornato da volute, tralci, fiori, festoni di frutta, cherubini, e immagini di Sant’Elena.

Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: interno verso il presbiterio Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: altare centrale Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: statua di Sant’Elena sull’altare centrale Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: il pulpito barocco Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: interno verso il portale di ingresso Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: la volta affrescata

Nella navata sinistra sorgono tre cappelle. La prima dal 1859 chiamata la Cappella all’Assunta, che raffigurata, secondo la tradizione bizantina, addormentata, ed il letto ligneo, che accoglie il simulacro della Vergine Dormiente, laccato di bianco e riccamente ornato d’intagli dorati, tra cui particolarmente degno di nota il grazioso cestino colmo di fiori scolpito nella sponda a piedi. L’altare ligneo soprastante, con policromia che finge il marmo, presenta quattro nicchie un tempo ospitanti i simulacri dei Santi patroni dei committenti, ma in seguito la statua di San Luigi, distrutta dalle termiti nel 2001 stata sostituita nel 2004 da una di San Michele Arcangelo, il simulacro di Sant’Antonio è stato rimpiazzato dopo il 1903 con quella di Santa Greca, ed il simulacro dell’Assunta nel 1888 è stato sostituito con uno più recente. La seconda è la Cappella di San Giuseppe, e presenta un altare marmoreo, in stile neoclassico che sostituisce il precedente in legno, e che ospita nella nicchia centrale una pregevole statuina lignea del Santo risalente al settecento.

Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: Cappella di San Giuseppe

Più avanti, rientando alla sinistra della navata, si trova la terza che è la Cappella dell’Santissimo Sacramento, che sorge dove un tempo si trovava la Cappella della Vergine del Rosario e l’omonimo Oratorio, ed è l’unico ambiente rimasto della precedente Chiesa gotica. La Cappella del Santissimo Sacramento  è chiusa da una cancellata in ferro battuto, e ad essa si accede attraverso un arco acuto rimesso in luce dopo l’ultimo restauro, poggiato su colonne dalle quali partono i costoloni che disegnano la volta a crociera stellata della cappella. In questa Cappella è stata reimpiegata, come dossale dell’altare su cui è installato il nuovo tabernacolo, una preziosa struttura in marmi policromi proveniente dal Duomo di Cagliari, dove ospitava la cassa con le reliquie di sei Santi Martiri cagliaritani Fabrizio, Giovenale, Ilario, Martino, Ninfo e Siridonio. La Cappella ospita, inoltre, un crocifisso ligneo cinquecentesco, e sulla parete destra sono disposte le tavole del retablo di Sant’Elia, dipinte ad olio e tempera su sfondo oro, dal cagliaritano Antioco Mainas a metà del diciassettesimo secolo.

Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: Cappella del Santissimo Sacramento Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: tavole del retablo di Sant’Elia di Antioco Mainas nella Cappella del Santissimo Sacramento Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: il crocifisso ligneo nella Cappella del Santissimo Crocifisso

Anche nel transetto ai lati del presbitario si trovano altre due cappelle. Nel braccio sinistro del transetto si trova la Cappella del Santissimo Crocefisso, che nell’unica nicchia accoglie il Crocifisso ligneo del 1764. Ges raffigurato morente e nel suo viso si pu leggere tutta la sofferenza e l’agonia causata da tale supplizio.

Anche nella navata destra sorgono tre cappelle. La prima è la Cappella Battesimale, che ospita il fonte battesimale realizzato con marmi policromi nel 1735 il quale ha preso il posto del precedente realizzato nel 1650, e sopra il fonte si trova una piccola nicchia lignea che ospita la statuetta lignea raffigurante Ges Bambino del Sacro Cuore, vestito con un manto azzurro e seduto su una roccia che aderisce ad un tronco. La seconda cappella, che era dedicata sino al 1931 alla Madonna della Buona Sorte e della Buona Morte, è stata in seguito chiamata la Cappella di San Gabriele dell’Addolorata, il quale era nato ad Assisi nel 1838 e morto nel 1862, apparteneva all’ordine dei Passionisti ed è stato particolarmente devoto alla Madonna dei Sette Dolori. Per adornare l’altare della Cappella si commissionò una tela dipinta ad olio da Bacicia Scano, raffigurante la visione di San Gabriele, con in alto Ges Cristo circondato da angeli piangenti e ai piedi della croce la Madonna, avvolta in un manto azzurro, mentre in basso raffigurato San Gabriele, circondato da due angeli, che indica la scena e invita a riflettere sulla Passione. La terza cappella, dedicata un tempo a San Pietro, è dal 1930 la Cappella del Sacro Cuore di Gesù, la cui statua in legno policromato, ed ha l’altare ligneo pi antico della Chiesa, realizzato nel 1718 per la precedente seconda Chiesa. Nella nicchia superiore ospitato il piccolo simulacro di San Giovanni Battista.

Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: il fonte battesimale Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: la tela nella Cappella di San Gabriele dell’Addolorata Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: Cappella del Sacro Cuore di GesùQuartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice: Cappella del Rosario

Addossata alla parete del braccio destro del transetto si trova la Cappella del Rosario, che durante l’ultimo restauro ha ritrovato il colore azzurro del fondo e l’oro zecchino delle colonne. Le tavolette ovali, nelle quali sono raffigurati i quindici misteri del Rosario realizzate nel 1765 da Antiogo Casula, circondano l’unica nicchia che ospita la statua della Vergine del Rosario, realizzato nel 1753. Il transetto destro ospita, inoltre, un pregevole organo di scuola napoletana risalente al 1748.

Quartu Sant’Elena-Basilica di Sant’Elena Imperatrice: Oratorio di Bonaria nato come Oratorio delle Anime del PurgatorioAll’esterno della basilica, alla sinistra del campanile si trova l’ingresso dell’Oratorio di Bonaria, edificio nato come Oratorio delle Anime del Purgatorio, perch in una delle sue cappelle si ricav l’ossario dell’antico Cimitero quartese. L’edifico giunto a noi sostanzialmente inalterato nelle sue parti strutturali. Esternamente sono visibili solo la facciata e il lato sinistro, mentre il fianco destro poggia sull’adiacente parrocchiale di Sant Elena, ed il prospetto posteriore chiuso dal muro dell’antico Oratorio della Vergine del Rosario che è oggi la Cappella del Santissimo Crocefisso. La facciata presenta un terminale a doppia inflessione con un motivo adottato per la prima volta a Cagliari nelle Chiese di Santa Chiara e Santa restituta. Quartu Sant’Elena-Basilica di Sant’Elena Imperatrice: interno dell’Oratorio di BonariaLa cupola dell’edificio, coronata da una lanterna finestrata, ottagonale e impostata su tamburo, ugualmente ottagono, che accoglie quattro finestre esagonali, di cui una cieca. Il raccordo tra il quadrato di base e l’ottagono del tamburo risolto mediante i consueti pennacchi triangolari. Internamente l’edifico costituito da una sola navata breve e stretta, voltata a botte con copertura impostata sopra una cornice modanata percorsa da dentelli classici, che si risolve nelle mensole su cui grava l’arco di trionfo a tutto sesto. Quest ultimo poi sottolineato da una modanatura a toro che continua lungo gli spigoli dei piedritti, costituiti da due paraste gravanti su plinti. La stessa cornice circoscrive l’arco che immette nelle tre piccole cappelle affacciate a sinistra della navata.

Ogni anno a Quartu Sant’Elena il 14 settembre, presso questa Basilica si festeggia la Patrona che è Sant’Elena. Per la Festa patronale di Sant’Elena Imperatrice si svolgono riti religiosi nella Basilica a lei dedicata, ed anche manifestazioni civili in tutto il centro della città di Quartu Sant’Elena. Solitamente in concomitanza con questa Festa si svolge anche la Sagra dell’Uva.

Quartu Sant’Elena-Festa patronale di Sant’Elena Imperatrice: processione Quartu Sant’Elena-Sagra dell’Uva: sfilata per le strade del centro cittadino

Il Monumento ai Caduti

Nwll’piazza Sant’Elena, in un’aiuola spartitraffico posta di fronte alla facciata della basilica, si trova il Monumento ai Caduti di Quartu Sant Elena, la sua costruzione era stata programmata pochi anni dopo la fine della Grande Guerra, nel 1922. Il progetto iniziale prevedeva la realizzazione in blocchi di granito di un tronco di piramide e un grande viso simboleggiante l’Italia. alla base, i blocchi di marmo inciso avrebbero accolto i nomi dei caduti. Il monumento rimase coperto fino al 1937 in attesa dell’inaugurazione, che non avvenne mai. Ai quartesi il Monumento non piacque, e si opt per la sua demolizione, tanto che allo scoppio della seconda guerra mondiale Quartu non aveva ancora un suo monumento ai caduti. L’idea di un Monumento venne ripresa oltre vent’anni dopo, nel 1967, ma anche in questa occasione, a causa di un cambio del Consiglio Comunale, non si realizzò l’opera. Si provò con un terzo tentativo nel 1974, e la proposta di un monumento funebre all’interno dei giardini pubblici di Piazza Matteotti venne formulata e approvata. I lavori cominciano a prendere piede ma l’opera rimase incompleta e venne adibita ad altri utilizzi. Al quarto tentativo, a oltre settanta anni di distanza, finalmente Quartu pot avere il suo Monumento ai Caduti, realizzato dallo scultore Arnaldo Vascellari noto come Nanà, con il granito di Tempio e bronzo, ed è stato inaugurato nel 1993.

Quartu Sant’Elena-Il Monumento ai Caduti Quartu Sant’Elena-Monumento ai Caduti: veduta d’insieme Quartu Sant’Elena-Monumento ai Caduti: particolare di un soldato caduto

La scultura sorge nell’aiuola antistante la Basilica di Sant Elena e presenta, ai quattro lati della base, i nomi dei cittadini quartesi, militari e civili, caduti durante le due Guerre Mondiali. La scelta di inserire, dopo quasi 70 anni, i nomi dei caduti di entrambi i conflitti sembr la pi logica e il monumento, ancora oggi, presente con la sua storia travagliata nella principale piazza della terza citt pi popolosa della Sardegna.

L’antico Mattatoio Comunale

Percorsa per circa duecento metri verso est con la via Guglielmo Marconi, arriviamo a un incrocio, nel quale arriva da destra la via Regina Margherita, e parte da sinistra la via Dante Alighieri. Prendiamo verso sinistra la via Dante Alighieri, la seguiamo per duecento metri, ad arriviamo al civico numero 68, alla destra della strada, poco prima dell’incrocio con la via Genova.

Qui si trova l’Antico Mattatoio Comunale sorto in una vigna di quattromila metri quadrati del cavalier O. Melis. Il comune affida l’incarico per la sua costruzione nel 1889, ma il grande nubifragio abbattutosi su Quartu quell’anno ne rimanda l’attuazione, e porta alla riduzione della somma stanziata. Comunque, malgrado le restrizioni, l’edificio risulta elegante e funzionale, e rimane attivo dal 1901 al 1968. Nella facciata si può vedere il cancello d’ingresso, affiancato da finestre con arco a sesto acuto che arricchiscono l’edificio. Due grandi cancelli davano accesso ai carri, e nel piazzale vi era un pozzo. All’interno vi erano locali per il custode, per la dogana, per l’ufficio sanitario, per i bovini e per le sale della macellazione, davanti alle quali si trovava la pelandra, il locale in cui venivano conciate le pelli.

Quartu Sant’Elena-L’antico Mattatoio Comunale Quartu Sant’Elena-Interno dell’antico Mattatoio Comunale

L’antico Mattatoio Comunale è stato recentemente restaurato. Attualmente ospita l’Archivio Storico e della Biblioteca per i ragazzi, ed è una sede significativa dal punto di vista artistico e funzionale.

La Chiesa parrocchiale greco ortodossa di San Giuda Taddeo

Presa a destra la via cagliari, dopo una sessantina di metri, al civico numero 86, si trova l’ingresso della Chiesa parrocchiale greco ortodossa di San Giuda Taddeo. Fondatore e primo rettore è stato l’archimandrita Giorgio Gerace, che, spinto dal profondo rispetto e dall’amore filiale nei confronti del metropolita Gennadios, aveva donato all’arcidiocesi la Chiesa e la casa parrocchiale. La Chiesa presenta una volta a botte, ed è presente l’Iconostasi, ossia la parete divisoria decorata con icone che delimita lo spazio più sacro, detto presbiterio, a cui hanno accesso solo i religiosi e dove si celebra la messa, dallo spazio riservato ai fedeli laici che assistono alla messa, secondo lo stile bizantino.

Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale greco ortodossa di San Giuda Taddeo: ingresso Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale greco ortodossa di San Giuda Taddeo: interno

La Chiesa Evangelica Pentecostale

Proseguendo lungo la via Cagliari verso est, dopo circa cinquecento metri, al civico numero 265 della via Cagliari, vi è il portone che immette alla Chiesa Evangelica Pentecostale di Quartu Sant’Elena, che fa parte delle Assemblee di Dio in Italia. Gli Evangelici si impegnano a seguire l’insegnamento di tutto l’Evangelo con una vita di consacrazione a Dio, e non ammettono altri riti che quelli descritti nel Nuovo Testamento. Ripudiano ogni spirito settario e ogni polemica con qualsiasi organizzazione religiosa, ed hanno relazioni fraterne con tutti i Cristiani autentici.

Quartu Sant’Elena-Chiesa Evangelica Pentecostale: ingresso Quartu Sant’Elena-Chiesa Evangelica Pentecostale: interno durante una celebrazione religiosa

La Chiesa di San Benedetto

Da dove avevamo preso la via Dante Alighieri, proseguiamo, invece, dritti lungo la via Guglielo Marconi, e, alla destra della strada, subito prima del civico numero 288, si trova la piccola e semplice Chiesa di San Benedetto. L’edificio, costruito nel quattordicesimo secolo e certamente esistente dopo il 1325, si presenta oggi con impianto molto prossimo all’originale. Taluni influssi catalani sono riscontrabili nel gusto della disposizione a ventaglio dei conci delle porte di ingresso con arco a sesto acuto. Nel 1777 e nel 1847, quando era gi all’interno del centro abitato, e sicuramente fino al 1872, la Chiesa era officiata dai padri Cappuccini del vicino convento di San Francesco. Tuttavia gi dagli inizi del ventesimo secolo l’edificio era adibito a usi profani, dal 1910 al 1939 ad esempio venne utilizzato come aula scolastica. Caduto poi in disuso per qualche tempo, è stato poi restituito alla parrocchia di Sant Elena. Dopo i restauri del 1966, è stata nuovamente consacrata per officiare messa in occasione della festa del Santo.

Quartu Sant’Elena-La Chiesa di San Benedetto Quartu Sant’Elena-Chiesa di San Benedetto: facciata Quartu Sant’Elena-Chiesa di San Benedetto: esterno dell’abside

L’interno della Chiesa è realizzato secondo moduli tardo romanici già in collisione col gotico, propri di architetture religiose della fine del duecento o dei primi del trecento, presenta infatti una sola navata dalle proporzioni allungate, coperta da incannucciato su capriate e conclusa a sud est da un’abside semicircolare, il cui semicatino si risolve, all’esterno, in una copertura quasi piatta. L’abside riecheggia per modi e proporzioni quella della Chiesa quartese di Nostra Signora del Buoncammino. Gli arredi attualmente esistenti all’interno sono pochi e modesti, tra i quali si segnala una campana datata 1717, un pulpito ligneo del secolo scorso e due piccoli simulacri di San Benedetto e Santa Scolastica scolpiti da uno scultore sardo del settecento.

Quartu Sant’Elena-Chiesa di San Benedetto: interno verso il presbiterio Quartu Sant’Elena-Chiesa di San Benedetto: il presbiterio Quartu Sant’Elena-Chiesa di San Benedetto: interno verso il portale di ingresso

Non è facile notarla, data l’estrema modestia dell’edificio, ma, accanto al suo ingresso laterale sul fianco destro dell’edificio, è presente un pannello illustrativo nel quale si si trovano notizie sul monumento, che ne facilita l’individuazione. La Chiesa è aperta solamente nei mesi di ottobre e maggio, quando in essa si svolge la recita del Rosario. Ed apre, inoltre, l’11 luglio, quando si svolge la Festa di San Benedetto, che è il suo Santo titolare.

La casa Portas Perseu

Caratteristiche di Quartu erano le case di làdiri, ossia di mattoni di fango essicato al sole, che erano funzionali le loro strutture fondamentali, ossia il cortile con la cisterna, il pozzo, gli spazi per gli animali, Is magasinus che ospitavano le botti con gli attrezzi da lavoro, il forno per fare il pane, Sa pratza con fiori e alberi da frutta, su cui si affacciava la zona padronale, con Sa lolla e le stanze, spesso riccamente decorate da pitture floreali.

Quartu Sant’Elena-La casa Portas: il perseuMolte delle antiche case di Quartu sono visitabili durante la manifestazione Monumenti aperti. Possiamo vedere una tra le più belle case di làdiri, un centinaio di metri più avanti rispetto alla Chiesa di San Benedetto, al civico numero 518 della via Guglielmo Marconi, alla destra della strada. Si tratta della casa Portas Perseu, edificata agli inizi del Novecento da Giovanni Perra in quella che allora era la via Nazionale ed oggi è la via Guglielmo Marconi, realizzata su due case precedentemente esistenti. Ha una forma a palazzo, ma conserva sul retro il cortile e le stanze tipiche di tutte le case campidanesi. restaurata negli anni novanta del Novecento, e successivamente nella prima metà degli anni duemila, è oggi adibita a comunità di alloggio per anziani.

Il Cimitero Monumentale di Quartu Sant’Elena

Quartu Sant’Elena-Il Cimitero Monumentale di Quartu Sant’ElenaProseguendo lungo la via Guglielmo Marconi, dopo quattrocentocinquanta metri troviamo, alla destra della strada, l’ingresso del Cimitero Monumentale di Quartu Sant’Elena, che si trova alla periferia della città, nell’area terminale della via Guglielmo Marconi. L’antico Cimitero di Quartu sorgeva sul terreno adiacente all’Oratorio delle Anime della Basilica di Sant’Elena, fino a che, nel 1873, il comune decide di ampliarlo, utilizzando l’area intorno alla Chiesa di San Pietro di Ponte, dove oggi si trova. Nella parte più vecchia del Cimitero, spicca la presenza della Chiesa romanica di San Pietro di Ponte, e le lapidi in esso presenti vengono generalmente accompagnate da alcune rappresentazioni statuarie, che gli danno, appunto, la definizione di Monumentale.

Quartu Sant’Elena-La tomba di Andrea Parodi nel Cimitero di Quartu Sant’ElenaNel Cimitero è stato eretto un Memorial dedicato ad Andrea Parodi il famoso cantante nato a Porto Torres nel 1955 da padre savonese e madre sarda, che, nel 1988, ha costituito, insieme a Gino Marielli e Gigi Camedda, il gruppo dei Tazenda, caratterizzato dal costante riferimento alla musica tradizionale della cultura isolana ed alla lingua sarda. Il cantante, vissuto a lungo nella sua casa di Flumini di Quartu ed in essa morto nel 2006, a 51 anni a causa del cancro di cui soffriva da circa due anni, è sepolto nel Cimitero Monumentale di Quartu Sant’Elena.

All’interno del Cimitero si trova la Chiesa di San Pietro di Ponte

Nel Cimitero Monumentale si trova la Chiesa di San Pietro di Ponte. Questa Chiesa è dal 1876 all’interno dell’area cimiteriale, e deriva il suo nome da un ponte di epoca romana, oggi scomparso. realizzata in periodo bizantino, è stata ristrutturata dai monaci Vittorini all’inizio del dodicesimo secolo in stile tardo romanico, ed in parte in stile gotico. Attualmente è uno tra i monumenti di Quartu che meglio conservano il loro aspetto originale. La Chiesa è caratterizzata da pianta rettangolare, a navata unica con copertura in legno, ed è absidata. La facciata si conclude con un campanile a vela, oggi privo di campana. Il portale d’ingresso, un tempo sormontato da un architrave, oggi è a sesto acuto, ed i nidi che circondano il portale un tempo contenevano ceramiche decorate.

Quartu Sant’Elena-La Chiesa di San Pietro di Ponte Quartu Sant’Elena-Chiesa di San Pietro di Ponte: facciata Quartu Sant’Elena-Chiesa di San Pietro di Ponte: l’abside visto dall’esterno Quartu Sant’Elena-Chiesa di San Pietro di Ponte: interno

Il Municipio di Quartu Sant’Elena

Dalla via Guglielmo Marconi eravamo arrivati nella piazza Domenico Alberto Azuni. Da questa piazza, invece di proseguire dritti lungo la prosecuzione della via Gugliemo Marconi, procediamo verso destra con la via Eligio Porcu, la seguiamo per circa quattrocento metri, ed, alla sinistra della strada, al civico numero 141, vediamo il moderno edificio che ospita il Municipio di Quartu Sant’Elena, con la sua sede e tutti i suoi principali uffici che forniscono i loro servizi ai cittadini. Quartu Sant’Elena-Il moderno edificio che ospita il Municipio di Quartu Sant’ElenaSi tratta degli uffici del Segretario Generale; dell’Ufficio Legale, ed Unit Operativa di Staff; del Gabinetto, Attuazione Programma di Mandato, Politiche di Genere, Cultura, Tradizioni Popolari, Lingua Sarda, Pubblica Istruzione, e Sport; della Programmazione Economico Finanziaria, Controllo di Gestione, e Controllo Partecipate; dei Servizi Tecnologici; della Programmazione e Gestione delle Risorse Umane; degli Affari Generali, Organi Istituzionali, Servizi Demografici, ed URP; delle Politiche Sociali e Generazionali; delle Opere pubbliche, e Pianificazione Mobilit ; di Edilizia, Condono, e Violazioni Edilizie; di Ambiente, Protezione Civile e Transizione Ecologica; di Entrate, Patrimonio e Demanio, SIC-URTD e Innovazione, Provveditorato, ed Economato; di Pianificazione Urbanistica, Pianificazione Strategica, SUAPE, Fondi U.E., Paesaggio, Attivit produttive, Promozione del territo, e Turismo; di Polizia Municipale, e Mobilit e Traffico.

Sempre alla sinistra della via Eligio Porcu, prima di arrivare all’ingresso del Municipio, si trovano gli ampi parcheggi per autoveicoli in grado di ospitare le autovetture di quanti si rechino nei suoi uffici.

Il Mercato Civico in piazza Giovanni Battista Dessì

Quartu Sant’Elena-Il Mercato CivicoDal parcheggio accanto al Municipio, prendiamo, alla destra della via Eligio Porcu, la via Martini, e la seguiamo verso sud per circa centoventi metri. alla sinistra della via Martini, si vedeall’interno della piazza Giovanni Battista Dessi l’insieme degli edifici nei quali è ospitato il grande Mercato Civico di Quartu Sant’Elena. Dopo il 1945 la situazione igienica del precedente Mercato, situato tra la via 20 Settembre e la via Garibaldi, era divenuta precaria, dato che si vendeva all’aperto, senza alcun riparo per venditori, merci e acquirenti. Nel 1958 l’Amministrazione Comunale riusc a trovare il finanziamento per costruire una tettoia al di sopra delle postazioni di vendita, e di conseguenza venne asfaltata la via Lamarmora e pavimentata in cemento la piazza Giovanni Battista Dessì. Ma, a seguito di questi lavori, venne abbattuta anche la pietra miliare chiamata Sa Perda Mulla, che era considarata il simbolo di Quartu. Infine nel 1978, per consentire l’edificazione del nuovo mercato, vennero abbattute le case poste tra la piazza Giovanni Battista Dessì e la via Martini. Infine nel 1982 vennero appaltati i lavori per costruire finalmente il nuovo Mercato Civico, che iniziò a funzionare nel 1987.

L’Asilo Giovanni Battista Dessì

Quartu Sant’Elena-L’Asilo Giovanni Battista Dess Nella piazza, sul retro del Mercato Civico, si trova l’Asilo Giovanni Battista Dessì, fatto edificare nel 1923 da Donna Aurelia Dess Dedoni che, vedova e senza eredi, prese una decisione di vita destinata a incidere nei decenni a venire. Lasci la sua casa alla Chiesa affinch vi fosse costruito un asilo intitolato al figlio Giovanni Battista. La piazza e l’asilo avrebbero avuto il nome del figlio scomparso in guerra. Una scelta certamente nobile se si pensa che l’asilo ospit orfani, bisognosi e bambini. Aurelia Dess , per l’ideazione dell’Opera, si rivolse alla beata Suor Giuseppina Nicoli che giunse a Quartu per desiderio dell’Arcivescovo il 21 settembre 1920, accompagnata da alcune suore le quali furono accolte dal canonico Manis. L’accoglienza dei bimbi non fu che la prima delle iniziative progettate da Donna Aurelia, che diede cos inizio all’attivit dell’asilo.

La Chiesa di Sant’Efisio

La via Martini termina sulla via Giuseppe Garibaldi, che prendiamo verso destra, e, dopo un trentina di metri, troviamo alla sinistra della strada la piccola piazza Sant’Efisio. La Chiesa di Sant’Efisio che si affaccia sull’omonima piazzetta, nelle vicinanze del Mercato civico, è stata costruita nel 1728 con il lascito testamentario della benefattrice Maria Piras, con dedica a Sant’Efisio e a San Sebastiano. La Chiesa, dopo essere stata per tanti anni in stato di semi abbandono, stata restaurata grazie ai fondi messi a disposizione dal comune ed alle donazioni della nuova Confraternita di Sant’Efisio.

realizzata in stile barocco, ha una facciata conclusa da un campanile a vela a due archi, che è molto semplice come la maggior parte delle Chiese costruite in quel periodo. Il portone è quadrato ed è sovrastato da un rosone attraverso il quale la luce entra all’interno della Chiesa.

Quartu Sant’Elena-La Chiesa di Sant’Efisio Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Efisio: veduta da destra

L’interno si sviluppa con una sola navata, coperta da volta a botte scandita da tre sottarchi a tutto sesto. L’ultimo sottarco separa la navata dal presbiterio coperto da una cupola a base ottagonale. Nel presbiterio, dentro due nicchie, si trovano le statue dei Santi titolari della Chiesa. La cupola poggia su un tamburo quadrato che poggia ai quattro angoli su delle mensole a forma di teste umane, che si pensa raffigurassero la benefattrice quartese e suo marito. Successivamente tra i contrafforti è stata ricavata una cappella per lato. Nella volta della Cappella di destra presente un affresco che raffigura la Madonna del Fulmine.

Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Efisio: interno verso il presbiterio Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Efisio: il presbiserio Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Efisio: affresco raffigurante la Madonna del Fulmine

Quartu Sant’Elena-Chiesa di Sant’Efisio: il dipinto raffigurante la benefattrice Maria Piras vestita con l’abito tradizionaleSulla destra della Chiesa sorge la sacrestia voltata a botte, abbellita da un medaglione con i simboli dei Santi e con una spiga, che rappresenta la famiglia di Maria Piras, dato che Spiga era il cognome del marito. All’interno della sacrestia, inoltre, si trova un ritratto della benefatrice Maria Piras, vestita con un ricco abito tradizionale. Sulla sinistra delle Chiesa, invece, sorge la stanza della nuova confraternita di Sant’Efisio. Molte sono le statue che abbelliscono l’ambiente, alcune realizzate da maestranza locali, altre invece sono di scuola napoletana. Attualmente la Chiesa di Sant’Efisio viene aperta esclusivamente l’ultima domenica di agosto, nel giorno nel quale viene celebrato il Santo nella Festa di Sant’Efisio.

Il Museo Etnografico chiamato Sa Domu ’e Farra

Evitando la deviazione lungo la via Martini, proseguiamo lungo la via Eligio Porcu, e troviamo quasi subito, alla sinistra della strada, il civico numero 143, dove si trova l’ingresso del Museo Etnografico Sa Domu ’e Farra ossia La casa della farina, così chiamato in ricordo della più pregiata e redditizia produzione sulla quale era basata l’economia di Quartu. Fondato da Giovanni Battista Musiu nel 1978, il Museo è situato in una grande, antica abitazione padronale campidanese, nella quale è conservato l’arredamento dei locali destinati all’abitazione del proprietario e del personale domestico. All’interno della casa era stato realizzato un Museo Etnografico, con tutti gli oggetti della vita di tutti i giorni, utilizzati fino agli anni ’50. Nel 2008 il Museo è passato nelle mani della regione, ed è stato acquistato con una cifra simbolica dal comune, che aveval’intenzione di restaurarlo. Si doveva riaprire nel giro di poco tempo, ma ad oggi è ancora chiuso, e, per consentire la ristrutturzaione, sono stati spostati tutti gli oggetti in esso contenuti.

Quartu Sant’Elena-Sa Domu ’e Farra: esterno Quartu Sant’Elena-Sa Domu ’e Farra: interno Quartu Sant’Elena-Sa Domu ’e Farra: l’ascesore interno dopo la ristrutturazione

Nel 2012 è stato riaperto per poco tempo, durante la manifestazione Monumenti Aperti, e si è notato come la ristrutturazione avesse cancellato l’impronta storica della casa, con impianti elettrici moderni, pavimentazioni in cotto per gli interni, intonaci a base di cementi, un moderno ascensore interno, e, soprattutto, si è notata la completa mancanza di tutte quelle suppellettili che negli anni avevano portato tanti turisti a visitarlo.

Il Museo Etnografico chiamato Il Ciclo della Vita

Proseguendo per altri quattrocento metri lungo la via Eligio Porcu, troviamo, alla sinistra della strada, il civico numero 271, dove si trova l’ingresso del Museo Etnografico Il Ciclo della Vita. Aperto nel 1998 da Giovanni Battista Musiu, lo stesso che aveva fondato Sa Domu ’e Farra, il Museo ha sede in un’antica casa campidanese dell’ottocento. Dopo aver restaurato la casa, al suo interno è stato allestito un Museo che ospita circa 8.000 oggetti di uso quotidiano, legati alla tradizione sarda dal diciottesimo al ventesimo secolo. All’interno del Museo attraverso i vari oggetti è rappresentato appunto il ciclo della vita di una persona sarda vissuta tra quei secoli.

Quartu Sant’Elena-Ciclo della Vita: esterno Quartu Sant’Elena-Ciclo della Vita: interno

Visita di Quartu Sant’Elena al di fuori del suo centro storico

Vediamo ora che cosa si trova nell’abitato di Quartu Sant’Elena al di fuori del suo cento sorico.

Gli impianti sportivi dello Sporting San Francesco

La via Eligio Porcu, dopo una trentina di metri, diventa la via San Francesco. Seguendo per cinquecento metri questa strada in direzione nord est, vediamo alla sinistra della strada il muro di cinta laterale del Cimitero, ed arriviamo al civico numero 42 della via San Francesco. Qui, alla destra della strada, si trovano gli impianti sportivi dello Sporting San Francesco nato nella seconda metà degli anni 1990. All’interno di questo impianto sono presenti tre Campi da Calcio a sette, dei quali due possono essere trasformati in quattro Campi da Calcio a cinque, ed un quinto Campo da Calcio a cinque. Nel mese di aprile dell’anno 2009 è, inoltre, nato il Campo da Padel, costituito da un fondo sintetico appositamente progettato per il gioco, da barriere resistenti e leggere alte circa un metro e da paline metalliche a bombonera chiuse da una rete parapalloni, che conferiscono alla struttura la forma di un mini stadio.

Quartu Sant’Elena-Lo Sporting San Francesco: ingresso Quartu Sant’Elena-Lo Sporting San Francesco: campo di calcio a sette trasformabile in due campi da Calcio a cinque Quartu Sant’Elena-Lo Sporting San Francesco: ulteriore Campo da Calcio a sette Quartu Sant’Elena-Lo Sporting San Francesco: Campo da Padel

Il Velodromo Comunale di Quartu Sant’Elena

Proseguendo per altri trecentocinquanta metri lungo la via San Francesco sempre in direzione nord est, arriviamo a vedere sulla destra l’ingresso dell’impianto sportivo denominato Velodromo comunale nel quale è ospitato un Circuito Ciclistico, all’intero del quale si trova un Campo di calcio a undici in terra battuta, dotato di una tribuna in grado di accogliere 1.800 persone.

Quartu Sant’Elena-Velodromo Comunale: ingresso Quartu Sant’Elena-Velodromo Comunale: Circuito Ciclistico e Campo da Calcio Quartu Sant’Elena-Velodromo Comunale: Campo da Pallone polifunzionale in struttura geodetica

È, inoltre, presente un Campo da Pallone Polifunzionale inserito in una struttura geodetica, per incontri di calcio e di calcio a cinque. Il Velodromo Comunale situato in via San Francesco, ad oggi non viene più impiegato per il ciclismo, quanto piuttosto per il calcio o per il Futboll’americano.

Il Flamingo Skating Club

Dopo il Velodromo, percorsa un’ottantina di metri lungo la via San Francesco, svoltiamo a destra e, in una cinquantina di metri, vediamo sulla destra l’ingresso del Flamingo Skating Club dove, al civico numero 52 della via Guglielmo Marconi, si trova una struttura pressostatica all’interno della quale è presente una pista per la scuola e le esibizioni di Pattinaggio a rotelle. Entusiasmo, passione e affetto, per i propri pattinatori, costituiscono la ricetta vincente di un sodalizio nato solo 2007 grazie a Pierluca Tocco, già campione europeo e vice campione mondiale in questa disciplina. E così gli atleti di un tempo iscrivono i loro figli oppure diventano, essi stessi, allenatori.

Quartu Sant’Elena-Flamingo Skating Club: esterno Quartu Sant’Elena-Flamingo Skating Club: interno Quartu Sant’Elena-Flamingo Skating Club: scuola per i bambini

Gli impianti sportivi Antonianum

La via Eligio Porcu, dopo una trentina di metri, era diventata la via San Francesco. Seguendo per appena centosettanta metri questa strada in direzione nord est, svoltiamo a destra e prendiamo la via Carlo Fadda, poi dopo poco più di duecento metri svolta a sinistra nella via Monsignor Virgilio Angioni. Percorsi quattrocento metri, sulla destra al civico numero 46 si trova l’ingresso degli impianti sportivi dell’Antonianum Basket. L’Antonianum è nato a Quartu Sant’Elena nel 1984, per iniziativa di Padre Arcangelo, parroco della Chiesa di Sant’Antonio, e di un gruppo di parrocchiani. Il principale impianto sportivo è il Pala Antonianum, nel quale sono presenti un Campo da basket coperto, con fondo in legno parquet, dotato di tribune in grado di ospitare 350 spettatori; ed una Sala Attività, con fondo diverso dal precedente, senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come attività Ginnastica ed Attività ginnico motorie. All’interno è presente pure una Palestra di body building, anch’essa con fondo diverso dai precedenti e senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline Lotta, Judo, Karate, ed anche Pesistica.

Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Antonianum: ingresso Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Antonianum: Campo da basket coperto Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Antonianum: Sala Attivit Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Antonianum: Palestra di body building

All’esterno dell’Antoniano si trovano i Campi Sportivi Esterni dell’Antonianum Basket, dove si trovano due campi denominati Campo Esterno 1 e Campo Esterno 2, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, senza tribune per gli spettatori, nei quali praticare come disciplina la Pallacanestro. È presente anche un Campo da Calcetto, con fondo in erba sintetica, senza tribune per gli spettatori, nel quale praticare come disciplina il Calcio a cinque; e sono stati realizzati un paio di Campi da Padel, costituiti da un fondo sintetico appositamente progettato per il gioco, da barriere resistenti e leggere alte circa un metro e da paline metalliche a bombonera chiuse da una rete parapalloni, che conferiscono alla struttura la forma di un mini stadio.

Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Antonianum: Campo Esterno 1 Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Antonianum: Campo Esterno 2 Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Antonianum: Campo da Calcetto Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Antonianum: Campo da Padel

Sul retro dei campi sportivi esterni, è presente una struttura geodetica denominata il Pallone, con un campo da gioco dotato di fondo in legno ossia parquet, senza tribune in grado di ospitare gli spettatori, nel quale è possibile preticare cone disciplina la Pallacanestro.

Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Antonianum: esterno del Pallone Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Antonianum: interno del Pallone

Gli impianti sportivi in localtà Sa Forada

Passato l’Antonianum, proseguiamo verso nord est lungo la via Monsignor Virgilio Angioni che, dopo quasi duecento metri, termina e prosegue con il nome di via Svezia, alla sinistra della quale si trova l’ingresso di quelli che erano gli impianti sportivi di Sa Forada. All’interno di questo complesso sportivo sono presenti i resti di un Campo di calcio a undici in terra battuta, di un Campo di calcetto ossia da Calcio a cinque, e di un Campo da Tennis.

Quartu Sant’Elena-Impianto sportivo di Sa Forada: ingresso Quartu Sant’Elena-Impianto sportivo di Sa Forada: resti del Campo da Calcio Quartu Sant’Elena-Impianto sportivo di Sa Forada: resti del Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque Quartu Sant’Elena-Impianto sportivo di Sa Forada: resti del Campo da Tennis

L’impianto sportivo di Sa Forada è in condizioni pessime, le tribune in legno sono devastate, i bagni inagibili, il terreno di gioco è pieno di buche, ed i pali della recinzione oscillano pericolosamente.

Gli impianti sportivi in localtà Sa Forada ed il Pattinodromo Comunale

Al termine della via Monsignor Virgilio Angioni, prima che qusta strada diventi via Svezia, si sviluppa verso destra la via Lussemburgo, alla sinsitra della quale si trovani i diversi ingressi del Pattinodromo Comunale, All’interno di questa struttura sportivo è presente una Pista da Pattinaggio, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, senza tribune per gli spettatori, dove è possibile praticare come discipline Hockey e Pattinaggio a rotelle.

Quartu Sant’Elena-Il pattinodromo Comunale: ingresso Quartu Sant’Elena-Il pattinodromo Comunale: il pista da Pattinaggio

La Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova con il suo convento

Torniamo al Museo Etnografico chiamato Il Ciclo della Vita, proseguiamo lungo la via Eligio Porcu in direzione est e prendiamo la prima traversa a destra, che è la via luigi Merello. Dopo quattrocento metri svoltiamo a sinistra, in via Sant’Antonio, e, dopo poco più di centocinquanta metri, vediamo alla destra della strada la Chiesa di Sant’Antonio da Padova edificata a partire dal 1898 su commissione dei Frati minori Francescani, sul luogo sul quale un tempo era presente una Chiesa dedicata a San Gregorio Magno. La Chiesa sorge alla destra del convento, che era stato fondato nel 1897 dal padre Ferdinando Diotallevi. A causa delle difficoltà economiche, i lavori per la sua costruzione procedono a rilento, tanto che questa termina solo nel 1904, quando viene edificato l’adiacente campanile. Lo stile con il quale l’edificio si presenta ai nostri occhi è una commistione tra gotico e neoclassico. La facciata è stretta e alta, ed a conclusione si trova un timpano. Sul portale d’ingresso è presente una lunetta in cui è raffigurato Sant’Antonio col Bambin Gesù. Al di sopra del portale presente una bifora ad arco a sesto acuto, nella cui vetrata rappresentata la scena dell’Annunciazione, compresa tra due nicchie anch’esse ad arco a sesto acuto. La nicchia di sinistra contiene una statua di San Francesco, la nicchia destra contirne una statua di Santa Chiara. Il campanile, rivestito da una copertura piramidale, a pianta quadrata, e nella cella campanaria si aprono quattro ampie finestre ogivali. I lavori di restauro effettuati tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, hanno adattato la Chiesa alle esigenze emerse dal Concilio Vaticano II. Cinquant’anni più tardi, questa Chiesa è divenuta la terza parrocchiale di Quartu Sant’Elena.

Quartu Sant’Elena-La Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova: facciata Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova: il timpano sopra il portale Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova: ingresso dell’Oratorio Quartu Sant’Elena-Convento di Sant’Antonio da Padova

All’interno la Chiesa presenta una pianta a croce greca. L’incrocio dei bracci sovrastato da una cupola ottagonale, raccordata da pennacchi trigonali ai quattro pilastri che delimitano il quadilatero centrale, sul quale si affacciano due grandi cappelle, che costituiscono il transetto. A sinistra si trova la Cappella di San Francesco ed a destra la Cappella del Sacro Cuore di Ges . Tra i bracci della croce si aprono invece altri quattro piccoli ambienti, che ospitano altrettante Cappelle, collegati con l’unica navata tramite archi a tutto sesto e alle cappelle del transetto tramite archi a sesto acuto. Degna di nota la cappella della Vergine di Lourdes, in cui presente una ricostruzione della Grotta di Massabielle. La copertura dell’edificio a botte. Il presbiterio a forma quadrangolare e si conclude in un’abside semicircolare. Frontalmente al presbiterio, al di sopra dell’ingresso, si colloca una tribuna che si adagia su un arco ribassato.

Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova: interno verso il presbiterio Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova: il presbiterio Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova: statua di Sant’Antonio da Padova sopra l’altare Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova: la Cappella di San Francesco Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova: interno verso il portale di ingresso

Originariamente la Chiesa era dotata di un suo bell’altare neoclassico, forse qualitativamente non eccelso, ma sicuramente imponente per lo sviluppo fortemente verticale e ben inserito nell’ambiente presbiteriale. Questo primo altare è stato demolito negli anni sessanta del Novecento in concomitanza con i nuovi canoni liturgici post conciliari suggeriti dopo il Concilio Vaticano Il, e al suo posto è stato realizzato un nuovo altare reimpiegando i parapetti del pulpito, con un discutibile dossale ospitante il tabernacolo.

Quartu Sant’Elena-Altare con ciborio prima nella Chiesa di Santa Rosalia a Cagliari e oggi nella Chiesa di sant’Antonio a Quartu Sant’ElenaNel 2020, al posto di questo secondo altare, è stato posizionato l’Altare con ciborio proveniente dalla Chiesa di Santa Rosalia a Cagliari, poi scomparso per oltre cinquant’anni ed oggi nuovamente visibile nella Chiesa di Sant’Antonio a Quartu Sant’Elena. Si tratta dell’altare al di sotto del quale nella Chiesa di Santa Rosalia erano ospitate le reliquie di San Salvatore da Horta, che era stato smontato nel 1967 in adeguamento ai nuovi canoni post conciliari. Era stato realizzato nel 1931 dai fratelli Antonio e Andrea Usai, entrambi allievi di Giuseppe Sartorio di cui si sente l’influenza nella parte dell’apparato scultoreo dovuta piùprobabilmente ad Antonio Usai che al fratello, meno condizionato dalla figura del maestro, in particolare negli angeli e nel redentore sul timpano. Il nuovo altare si è inserito perfettamente nella Chiesa di Sant’Antonio, in un rapporto armonico persino superiore a quello che aveva con la Chiesa da cui proviene, e sembra quasi esser stato realizzato proprio per la sua collocazione attuale.

L’impianto Sportivo Antoniano

Sul retro della Chiesa, con ingresso in via Principessa Jolanda, si trova l’Impianto Sportivo Antoniano, che comprende un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 150 spettatori; ed un Campo Sportivo polivalente, senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline la Pallacanestro e la Pallavolo.

Quartu Sant’Elena-Impianto Sportivo Antoniano: ingresso Quartu Sant’Elena-Impianto Sportivo Antoniano: il campo da Calcio Quartu Sant’Elena-Impianto Sportivo Antoniano: il campo sportivo polivalente

Il nuovo quartiere Pitz ’e Serra

Dalla Chiesa di Sant’Antonio, proseguiamo in verso est lungo la via Sant’Antonio per un centinaio di metri, poi prendiamo a destra la via Vincenzo Gioberti, e, dopo centottanta metri, prendiamo a sinistra la via Piemonte, che dopo duecento metri diventa la via Pitz ’e Serra, e ci porta nella periferia orientale dell’abitato. Qui si sviluppa il nuovo quartiere di Pitz ’e Serra, grazie al quale, tra gli anni ottanta e gli anni novanta del Novecento, Quartu ha subito una grandissima crescita demografica.

Nel quartiere Pitz ’e Serra si sta edificando la Chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista

Quartu Sant’Elena-La Chiesa parrocchiale di San Giovanni EvangelistaPer soddisfare le esigenze degli abitanti di questo nuovo quartiere, percorsi cinquecento metri sulla via Pitz ’e Serra, vediamo, alla destra della strada, che è attualmente in costruzione la Chiesa di San Giovanni Evangelista una nuova parrocchiale di Quartu Sant’Elena. Il terreno dove costruire la Chiesa è stato concesso dal comune nel dicembre 1987, ed i lavori di costruzione sono incominciati nel 1992. La Chiesa si presenta come un imponente complesso, e la geometria della pianta prevede setti semicircolari, incastonati in una pianta quadrata. Le quattro torri a base quadrata ai vertici della pianta, delimitano l’intero complesso. Le celebrazioni religiose avvenivano nella Cripta della nuova Chiesa, alla quale si accedeva tramite una rampa di scale, dal giardino che circonda la Chiesa, ma dal 2021 si è effettuata l’apertura la culto della nuova Chiesa, nella quale si è effettuato il primo concerto, ed è stato benedetto il nuovo organo.

Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista: interno verso il presbitorio Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista: la cupola vista dall’interno Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista: l’organo sopra il portale di ingresso Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista: la statua di San Giovanni Evangelista

In seguito, è proseguita l’opera di restyling e completamento dell’edificio di culto, ed è stato dato il via libera al progetto di fattibilità definitivo del sagrato e degli accessi della Chiesa. Oggetto della progettazione sono stati gli accessi dell’edificio di culto compresa la grande scalinata d’ingresso.

La Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù

Quartu Sant’Elena-La Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di GesùDalla Chiesa di Sant’Antonio, prendiamo in direzione inversa, ossia verso ovest, la via Sant’Antonio, la seguiamo per duecentocinquanta metri, poi proseguiamo nella piazza 4 Novembre. Passata la piazza, prendiamo a sinistra la via Trieste, e poi subito a destra la via Mori, seguendo la quale, dopo trecento metri, prendiamo a sinistra, verso sud, la via Ada Negri. Seguendo per meno di duecento metri la via Ada Negri, vediamo sulla sinistra della strada la grande piazza del Sacro Cuore, nella quale si trova un’altra delle nuove Chiese parrocchiali che sorgono all’interno dell’abitato di Quartu Sant’Elena, ossia la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù. La nuova parrocchia dedicata al Sacro Cuore di Ges viene eretta canonicamente il 1 ottobre 1954 con decreto dell’allora vescovo di Cagliari Monsignor Paolo Botto. La parrocchia del Sacro Cuore viene riconosciuta agli effetti civili dal Presidente della repubblica Giovanni Gronchi il 22 febbraio 1957, e nel 1960 viene benedetta e posta in opera la prima pietra della nuova Chiesa parrocchiale. Nel 1963 viene inaugurato il campanile con la benedizione delle cinque campane dedicate al Sacro Cuore, alla Vergine Santissima, a Santa Rosa, a San Paolo e al Papa Giovanni XXIII, quale successore di Pietro, nel ricordo del Concilio Ecumenico Vaticano II. Il 13 febbraio del 1966 nella Chiesa, ultimata al rustico, viene officiata la Santa Messa per la prima volta con l’intenzione di accelerarne la conclusione dei lavori. L’entusiasmo dei circa 5000 parrocchiani permette il 27 ottobre del 1968 di vedere la Chiesa intonacata, verniciata, pianellata in marmo e decorosamente ornata. In tale data viene inaugurata con una solenne concelebrazione alla presenza di 25 sacerdoti, e finalmente il 23 novembre 1969, il vescovo di Cagliari Sebastiano Baggio, consacra la nuova Chiesa parrocchiale.

Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù: esterno Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù: interno verso il persbiterio Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù: il presbiterio Quartu Sant’Elena-Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù: statua del Sacro Cuore di Gesù

La Chiesa del Sacro Cuore di Gesù è una Chiesa molto moderna, con una struttura interna a tre navate, dotata di ampie finestre, e vanta all’interno una grande luminosità. È molto nota a Quartu Sant’Elena per le numerose attività ricreative organizzate nell’Oratorio parrocchiale.

Gli impianti sportivi del Sacro Cuore

Sul suo retro della Chiesa parrocchiale, alla sinistra della via Ada Negri che costeggia la Chiesa parrocchiale, si trovano gli impianti sportivi del Sacro Cuore ossia il Campo da Calcetto a cinque dotato di tribune in grado di ospitare fino a 200 spettatori.

Quartu Sant’Elena-impianti sportivi del Sacro Cuore: ingresso Quartu Sant’Elena-impianti sportivi del Sacro Cuore: il campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque

Lo stadio Rosas Ferrini

Proseguendo un’ottantina di metri lungo la via Ada Negri, prendiamo a destra, ossia verso ovest, la via Nicolò Tommaseo, dopo duecentocinquanta metri incrociamo la via Luciano Manara, che prendiamo verso sinistra, ossia in direzione sud. Percorsi duecentocinquanta metri, vediamo alla sinistra della via Luciano Manara l’ingresso dello Stadio Rosas Ferrini. L’Associazione Giovanile Contardo Ferrini, intestata al professore universitario e giurista venerato come beato dalla Chiesa cattolica, è stata costituita nel 1916, e nel 1958 è stato realizzato il Campo Sportivo Rosas, il cui terreno è stato donato alla parrocchia dagli eredi del medico e chirurgo Vincenzo Rosas. L’impianto sportivo appartiene alla parrocchia di Sant’Elena, e comprende un Campo da Calcio principale, dotato di tribune in grado di ospitare cinquemila spettatori, un Campo da Calcio a nove, due Campi da Calcio a sette in terra, un Campo di calcio a sette in erba, ed anche una Palestra nella quale si praticano pesistica, lotta, judo, karate.

Quartu Sant’Elena-Stadio Rosas Ferrini: ingresso Quartu Sant’Elena-Stadio Rosas Ferrini: Campo da Calcio principale Quartu Sant’Elena-Stadio Rosas Ferrini: Campo da Calcio a nove Quartu Sant’Elena-Stadio Rosas Ferrini: Campo da Calcio a sette in terra Quartu Sant’Elena-Stadio Rosas Ferrini: Campo da Calcio a sette in erba Quartu Sant’Elena-Stadio Rosas Ferrini: il palestra

La Polisportiva Ferrini calcio nel 2015 ha festeggiato la vittoria nel girone A del campionato regionale di Promozione ed ha avuto accesso al campionato di Eccellenza.

Gli impianti sportivi Sant’Elena

Passato l’ingresso dello Stadio Rosas Ferrini, proseguiamo verso sud lungo la via Luciana Manara. Percorsi circa centotrenta metri, incrociamo la via Pessina, che prendiamo verso sinistra e, dopo un centinaio di metri, vediamo alla sinistra della strada l’edificio che ospita gli impianti sportivi Sant’Elena, di proprietà della parrocchia Sant’Elena. Gli impianti comprendono una Palestra, dotata di tribune in grado di ospitare 450 spettatori, nella quale è presente un Campo da basket dove gioca la Ferrini Basket,  squadra militante nel campionato Serie C Maschile Sardegna.

Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Sant’Elena: esterno della palestra Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Sant’Elena: interno della palestra Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Sant’Elena: campo da basket esterno Quartu Sant’Elena-impianti sportivi Sant’Elena: i due campi da Padel

Al di fuori della palestra è presente un Campo da basket esterno, ed era presente anche un Campo da Calcetto che è stato dismesso, ed al cui posto sono stati realizzati due Campi da Padel, costituiti da un fondo sintetico appositamente progettato per il gioco, da barriere resistenti e leggere alte circa un metro e da paline metalliche a bombonera chiuse da una rete parapalloni, che conferiscono alla struttura la forma di un mini stadio.

Il Santuario di Santa Maria di Cepola

Quartu Sant’Elena-Il Santuario di Santa Maria di CepolaDalla via Luciano Manara, ritorniamo verso la via Nicolò Tommaseo, e prendiamo a sinistra, ossia verso ovest, la sua continuazione, che è la via Ugo Foscolo. Seguiamo la via Ugo Foscolo per centosettanta metri, poi prendiamo a destra, ossia verso nord, la via Gorizia, e, dopo quattrocentocinquanta metri, troviamo, sulla sinistra, la grande piazza Santa Maria. Nel quartiere di Santa Maria, dove un tempo sorgeva il villaggio di Cepola che rappresentava parte del primissimo impianto della città, si trova il Santuario di Santa Maria di Cepola che si raggiunge prendendo, dalla piazza Santa Maria, verso sud, la via Santa Maria e, dopo una settantina di metri, vediamo sulla sinistra il cancello che fa accedere al Santuario, che è stato edificato all’inizio dell’undicesimo secolo in stile romanico gotico, probabilmente sui ruderi di una Chiesa paleocristiana. Le prime notizie di questa Chiesa risalgono al 1089, quando viene donata da Costantino, giudice di Cagliari, a Riccardo, un Abate dell’Abazia di San Vittore da Marsiglia. Nel corso dei secoli subisce numerosi restauri, resi necessari dell’incuria e dell’abbandono, che però rispettano poco lo stile originario. Probabilmente la Chiesa viene in parte ricostruita nel dodicesimo secolo, ed è già dedicata alla Madonna, denominata La Iglesia de la Conception. Già dal 1341 la Chiesa non è più di proprietà dei monaci Vittorini, quando l’edificio viene ampliato, ed a questo ampliamento risale l’attuale facciata, l’unica ad essere interamente visibile dal cortile, realizzata in muratura a sacco coperta di intonaco e ha il terminale piatto coronato da merli dentati, secondo un uso gotico catalano. La sovrasta un semplice campanile a vela, a una sola luce dall’arco a tutto sesto, in asse con la finestrella rettangolare e la sottostante porta della stessa forma. Il fianco destro dell’edificio, inserito nel cortile di una delle case confinanti in parte in pietrame e malta come la facciata, in parte in bei conci regolari legati da poca malta, secondo una tecnica tipicamente romanica. Al centro della muratura visibile una centina ad arco a tutto sesto che incorniciava una porta attualmente murata. Del prospetto sinistro, quasi completamente nascosto dalla costruzione adiacente, visibile solo la parte alta, che presenta caratteristiche costruttive analoghe a quelle del prospetto destro. Entrambi i muri sono stati certamente sopraelevati rispetto a un primo impianto della Chiesa. Il corpo dell’abside inghiottito dalla casa retrostante e il paramento esterno non visibile perch mascherato da una tramezzatura.

Quartu Sant’Elena-Santuario di Santa Maria di Cepola: ingresso del cortile Quartu Sant’Elena-Santuario di Santa Maria di Cepola: merli sopre l’ingresso del cortile Quartu Sant’Elena-Santuario di Santa Maria di Cepola: facciata

Il Santuario ha un’unica navata, conclusa a oriente dall’abside semicircolare realizzata in opera quadrata anche nell’archivolto, oggi lievemente ogivale. L’abside, voltata a semicatino, presenta al centro una piccola monofora dall’arco a pieno centro e dalla strombatura verso l’interno. L’arco che la incornicia è impostato su due mensole, quella sinistra è costituita da listello e quarto di cerchio, l’altra è invece resa illeggibile dall’usura. Sull’alto dei muri laterali si aprono due semplici finestre rettangolari, simili a quella del prospetto principale. La copertura, in legname, risale a due periodi diversi, ben leggibili dalle differenze dell’intradosso. All’interno ci sono solo pochi arredi, un’antica acquasantiera ed un’altra seicentesca a forma di testa umana, sull’altare si innalza la tela dell’immagine dell’Immacolata, e la Chiesa conserva un’immagine lignea di Santo Stefano, che è quanto rimane dell’antica piccola Chiesa di Santo Stefano, che era edificata dove ora è presente la nuova Chiesa parrocchiale omonima.

Quartu Sant’Elena-Santuario di Santa Maria di Cepola: interno verso il presbiterio Quartu Sant’Elena-Santuario di Santa Maria di Cepola: il presbiterio Quartu Sant’Elena-Santuario di Santa Maria di Cepola: antica acquasantiera Quartu Sant’Elena-Santuario di Santa Maria di Cepola: acquasantiera seicentesca a forma di testa umana Quartu Sant’Elena-Santuario di Santa Maria di Cepola: tela con l’immagine dell’Immacolata Quartu Sant’Elena-Santuario di Santa Maria di Cepola: interno verso il portale d’ingresso

Caratteristica di questa Chiesa è il suo cortile, nel quale è ospitata un’esposizione di reperti ritrovati nei suoi dintorni, ed anche una raccolta di oggetti risalenti agli anni dell’ultimo dopoguerra.

Quartu Sant’Elena-Santuario di Santa Maria di Cepola: ruderi della Chiesa paleocristiana Quartu Sant’Elena-Santuario di Santa Maria di Cepola: raccolta di oggetti dell’ultimo dopoguerra

La Chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua di Maria Bambina raffigurata seduta circondata da Angeli che tengono una Corona,che viene conservata nella parrocchia del Sacro Cuore ed è stata realizzata in occasione della ripresa dei festeggiamenti nel 1982. Presso questa Chiesa, l’8 settembre si svolge la Festa di Santa Maria di Cepola, i cui rituali religiosi hanno origini antiche e sono molto sentiti dalla popolazione. Di particolare rilievo, è anche nel periodo pasquale la cerimonia di S’Incontru, nella quale due processioni, una proveniente dalla Chiesa di Santa Maria e l’altra dalla vicina Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, si incontrano, riproponendo l’incontro tra Maria e Gesù Cristo.

La Chiesa parrocchiale di Santo Stefano Protomartire

Quartu Sant’Elena-La Chiesa di Santo Stefano ProtomartireDalla via Gorizia eravamo arrivati nella piazza Santa Maria. Da questa piazza, prendiamo verso ovest la via Gioacchino Rossini, la seguiamo per quattrocentocinquanta metri, poi prendiamo a destra la via Giovanni Pierluigi da Palestrina, e, dopo centocinquanta metri, vediamo alla sinistra della strada la piazza Santo Stefano. Nella piazza Santo Stefano, all’intero del Parco di Santo Stefano alla sinistra della via Giovanni Pierluigi da Palestrina, si trova uno tra i monumenti di maggiore interesse di Quartu Sant Elena, che è la Chiesa di Santo Stefano Protomartire una delle nuove parrocchiali disegnata dall’architetto Francesco Berarducci di Roma negli anni sessanta del secolo scorso, ed inaugurata nel 2000. L’intitolazione a Santo Stefano è dovuta alla presenza, in loco, di una primitiva piccola Chiesa dedicata a questo Santo. Il nuovo monumento è stato realizzato interamente in cemento armato, l’architettura risulta regolare, ed è significativa l’assoluta assenza di intonaco.

Quartu Sant’Elena-Chiesa di Santo Stefano Protomartire: veduta d’insieme Quartu Sant’Elena-Chiesa di Santo Stefano Protomartire: l’ingresso visto da sinistra Quartu Sant’Elena-Chiesa di Santo Stefano Protomartire: l’ingresso visto da destra

Dal punto di vista ideologico la Chiesa di Santo Stefano si basa sul concetto secondo il quale l’eucarestia sarebbe il centro di tutto, come durante i primi secoli del Cristianesimo. La pianta della Chiesa è circolare, ad anfiteatro, con tredici gradoni per un totale di 1350 posti a sedere, si ottiene cosi un gran numero di fedeli attorno all’altare in un raggio di sedici metri, favorendo la massima visibilità dell’altare, del celebrante e degli stessi fedeli tra loro. L’altare è un blocco quadrato di granito rosa che simboleggia l’universalità del messaggio cristiano. Nella Chiesa mancano statue e banchi con inginocchiatoi. Di straordinaria bellezza è anche la croce a stilo in argento di Franco Aspro, ed il tabernacolo opera di suor Agar Loche.

Quartu Sant’Elena-Chiesa di Santo Stefano Protomartire: interno Quartu Sant’Elena-Chiesa di Santo Stefano Protomartire: il presbiterio Quartu Sant’Elena-Chiesa di Santo Stefano Protomartire: l’altare Quartu Sant’Elena-reliquia di Santo Stefano Protomartire

Nel 2015, durante una toccante cerimonia presieduta dal parroco di Santo Stefano Protomartire e animata da un coro particolarmente ispirato, il presbitero ortodosso ha consegnato alla parrocchia la reliquia del Santo, contenuta in una teca d’argento.

Gli Impianto Sportivo Santo Stefano

Subito dopo aver passato la Chiesa, alla destra della via della Musica si trovano gli Impianti Sportivo Santo Stefano, all’interno dei quali sono presenti un Campo da Calcio con fondo in terra, dotato di tribune in grado di ospitare 300 spettatori, un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a sette e calcio a cinque, in erba, con tribune che ospitano 90 spettatori, ed un Campo da bocce, con due piste per il gioco delle bocce.

Quartu Sant’Elena-Impianto sportivo Santo Stefano: ingresso Quartu Sant’Elena-Impianto sportivo Santo Stefano: Campo da Calcio Quartu Sant’Elena-Impianto sportivo Santo Stefano: Campo da Calcetto Quartu Sant’Elena-Impianto sportivo Santo Stefano: Campo da bocce

Il campo da Calcio di via S’Arrulloni chiamato Campo Sportivo Is Arenas

Procedendo verso sud per quattrocentocinquanta metri lungo la via della Musica, la strada diventa la via S’Arrulloni, che poco dopo svolta verso sinistra. Subito dopo la svolta, alla destra della strada si vede l’accesso al campo da Calcio di via S’Arrulloni chiamato Campo Sportivo Is Arenas. Il campo si trova alla sinistra della stradina di accesso, adiacente alla prosecuzione verso destra della via S’Arrulloni, ed è un campo con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori.

Quartu Sant’Elena-Impianto sportivo di via S’Arrulloni: ingresso Quartu Sant’Elena-Impianto sportivo di via S’Arrulloni: Campo da Calcio

L’impianto Calcistico Quartu 2000 in località Cora Cora

Percorsa appena poco più di una cinquantina di metri lungo la via S’Arrulloni, appena passato il Campo Sportivo Is Arenas, si trova alla destra della strada una sentiero che, seguendo le indicazioniper gli impianto sportivi Sa Cora. Il sentiero porta, in poco più di trecento metri, in località Cora Cora all’Impianto Calcistico Quartu 2000. All’interno di questo impianto sono presenti un Campo da Calcio con fondo in terra, dotato di tribune in grado di ospitare 200 spettatori, ed un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, in erba, con tribune che ospitano una cinquantina di spettatori.

Quartu Sant’Elena-Impianto Calcistico Quartu 2000: ingresso Quartu Sant’Elena-Impianto Calcistico Quartu 2000: Campo da Calcio Quartu Sant’Elena-Impianto Calcistico Quartu 2000: Campo da Calcetto ossia calcio a cinque

Gli impianti sportivi di Is Arenas

Passato l’ingresso del Campo Sportivo Is Arenas, dopo circa centocinquanta metri si vede, alla destra della strada, l’ingresso degli impianti sportivi di Is Arenas, nei quali si trovano una Pista da atletica leggera compresa di postazioni per il salto in lungo e salto triplo, due Campi da Tennis, e dietro di essi un Campo da pallacanestro ed un Campo da Calcetto.

Quartu Sant’Elena-impianti sportivi di Is Arenas: ingresso con veduta della Pista di atletica leggera Quartu Sant’Elena-impianti sportivi di Is Arenas: interno del PalaValery

Sul retro si trova il PalaValery, una tensostruttura costituita da un telaio portante in legno lamellare e copertura in cloruro di polivinile nella quale è presente una Palestra ospitante un campo da basket. A parte il PalaValery che è tuttora attivo, gli altri impianti iportivi sono oggetto di significativi interventi per il loro ripristino.

L’ex stadio Comunale di Is Arenas

Poco più avanti rispetto all’impianto sportivo, proseguendo per centottanta metri lungo la via S’Arrulloni, si trova sulla destra la strada che conduceva all’ingresso dell’Ex stadio Comunale di Is Arenas. L’impianto era costituito da un Campo da Calcio, circondato da una Pista da atletica nella quale svolgere corse su pista, salto in alto, salti in estensione, salto con l’asta, atletica leggera e lancio del peso. Il sogno dello stadio gioiellino è durato, però, solo sei mesi, neanche un campionato, dato che il 2 settembre del 2012 il Cagliari Calcio vi ha giocato la prima partita a porte chiuse ed il 10 febbraio 2013 ha disputato l’ultima, davanti a 16.500 spettatori, il massimo della capienza. Quattro giorni dopo il presidente Massimo Cellino, il sindaco di Quartu e l’assessore allo Sport vengono arrestati con l’accusa di peculato e falso ideologico, ed a fine mese lo stadio viene dichiarato inagibile.

Quartu Sant’Elena-Ex stadio Comunale di Is Arenas: ingresso Quartu Sant’Elena-Ex stadio Comunale di Is Arenas: l’ultima partita del 10 febbraio 2013 Quartu Sant’Elena-Ex stadio Comunale di Is Arenas: quello che resta ora dello stadio

Nel giugno dello stesso anno, in accordo con la regione, il Cagliari Calcio ha deciso di abbandonare l’impianto per fare ritorno allo stadio Sant’Elia, dando inizio allo smantellamento della struttura, oggi non resta che da eliminare qualche maceria.

Il Centro Sportivo di Ballo Moderno Black Stars

Dalla via S’Arrulloni, passato l’ex stadio Comunale, prendiamo verso destra la via Ludwig Van Beethoven, percorso poco più di un centinaio di metri si vede, alla sinistra della strada al civico numero 26, l’ingresso del Centro Sportivo di Ballo Moderno Black Stars. All’interno della struttura sono presenti due sale, la Sala A e la Sala B, che non sono dotate di tribune per gli spettatori, all’interno delle quali è possibile praticare come discipline Danza sportiva, Taekwondo, Judo, ed Attivit ginnico motorie.

Quartu Sant’Elena-Centro Sportivo di Ballo Moderno Black Stars: ingresso Quartu Sant’Elena-Centro Sportivo di Ballo Moderno Black Stars: la Sala A Quartu Sant’Elena-Centro Sportivo di Ballo Moderno Black Stars: la Sala B

Il centro è nato nel 1987 da un’idea del Maestro Pino Mereu, per divulgare in Sardegna prima solo col boogie woogie e il rock ’n’ roll, pian piano con tutti i balli dello Swing, che all’epoca erano ancora praticamente sconosciuti. Oggi la scuola ha una sua compagnia di ballerini, i Sardinian Swing Dancers che, oltre agli spettacoli in tutta l’isola, partecipano alle più importanti manifestazioni all’estero di Lindy Hop, Charleston e Jazz. 

Il Palazzetto dello sport noto come Pala Beethoven

Percorsi centocinquanta metri verso sud lungo la via Ludwig Van Beethoven, alla destra della strada si vede l’edificio che ospita il Palazzetto dello sport di Quartu Sant’Elena, noto come Pala Beethoven, che ospita un campo sportivo polivalente, con fondo in legno ossia parquet, dotato di tribune in grado di ospitare oltre un migliaio di spettattori, nel quale è possibile praticare come discipline Calcetto ossia calcio a 5, Pallacanestro, Pallavolo, Handball’ossia pallamano, e Sport per disabili.

Quartu Sant’Elena-Palazzetto dello sport noto come Pala Beethoven: esterno Quartu Sant’Elena-Palazzetto dello sport noto come Pala Beethoven: interno

Visita dei dintorni di Quartu Sant’Elena

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Quartu Sant’Elena, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti Niu ’e Crobu, e Su Crabu; dei Nuraghi complessi Diana, Ludus, Mela Murgia, Murtineddu, Palisteri, S’Arcu de Sa Spina, S’Orixeddu I, Serra Paulis, Sighientu, Su Forti Becciu, e Tuvu Mannu; dei Nuraghi semplici Angelu Nieddu, Biancu, Callitas, Cuccureddus, de Su Lillu, Fois, Luas, Marapintau, Marcolinu, Medau Abruxau, Meris, Monte Acutzu, Niu ’e Crobu, S’Arcu de Sa Moddizzi, S’Aria, S’Orixeddu II, S’Orixeddu III, Serra Paulis II, Sighientu de Basciu, Siliqua, Su Crabu, e Su Zinnibiri; dei Nuraghi Cuile Callitas, Geremeas, Pusceddu, S’Arcu de Sa Scala, Santu Lianu, e Titionargiu, tutti di tipologia indefinita; del Nuraghe Capitana, ormai del tutto scomparso; e degli insediamenti abitativi Apparassi, Basciu ’e Serra, Bivio Perdinas, Campu Tuvara, Cuccuru Fra Patteri, Foxi, Perdinas, e Terra Mala. Ai limiti dell’area Comunale, a sud ovest, si trova lo stagno di Molentargius, che è condiviso con il comune di Cagliari, mentre ad est dell’abitato è presente il bacino artificiale del Simbirizzi. A sud si sviluppa l’ampia costiera di Quartu Sant’Elena.

La diga e l’invaso artificiale evaporante di Simbirizzi

Usciamo dal centro di Quartu Sant’Elena in direzione nord est con la via Guglielmo Marconi, che seguiamo finché, a settecento metri dal Cimitero di Quartu Sant’Elena, arriviamo a uno svincolo, dove prendiamo a destra il viale Europa, dopo trecentocinquanta metri svoltiamo a sinistra nella Strada Comunale Pardinixeddu, che si sviluppa lungo il lato destro del canale di presa del bacino artificiale, ed arriviamo di fronte alla Diga di Simbirizzi. Si tratta di uno sbarramento artificiale situato nell’omonima località, realizzata tra il 1951 e il 1958 con lo scopo di creare per l’approvigionamento idrico urbano dei comuni dell’hinterland. Si tratta di una diga di tipo murario a volta ad arco-gravità, che è stata realizzata ai margini di una conca naturale dando origine al bacino artificiale omonimo. Comprese le fondamenta ha un’altezza di 22 metri, e sviluppa un coronamento di 57 metri a 35 metri sul livello del mare.

Quartu Sant’Elena-La diga di Simbirizzi Quartu Sant’Elena-La diga di Simbirizzi

Quartu Sant’Elena-Lago di SimbirizziLa diga ha creato l’Invaso artificiale evaporante di Simbirizzi realizzato con le acque che erano già presenti nella conca naturale, ed erano conosciute con il nome di stagno di Simbirizzi. alla quota di massimo invaso, il bacino artificiale generato dalla diga ha una superficie dello specchio liquido di 3.2 chilometri quadrati, mentre il suo volume totale è calcolato in circa 33 milioni di metri cubi d’acqua. L’impianto, di proprietà della regione Sardegna, fa parte del sistema idrico multisettoriale regionale, è gestito dall’Ente Acque della Sardegna, e viene utilizzato come riserva di acqua per irrigazione, data la sua residua salinità.

Il Santuario di Nostra Signora del Buon Cammino vicino al bacino artificiale di Simbirizzi

Quartu Sant’Elena-Il Santuario di Nostra Signora del Buon CamminoUsciamo dal centro di Quartu Sant’Elena in direzione nord est con la via Guglielmo Marconi, che seguiamo finché, a settecento metri dal Cimitero di Quartu Sant’Elena, arriviamo a uno svincolo, dove prendiamo a destra il viale Europa, dopo un chilometro e mezzo svoltiamo a sinistra e prendiamo la Strada Comunale Pitz ’e Serra. La seguiamo per un chilometro e trecento metri, poi prendiamo a sinistra la Strada Comunale Buon Cammino, dopo quattrocento metri prendiamo al deviazione sulla sinistra che ci porta, in circa centocinquanta metri, al Santuario di Nostra Signora del Buon Cammino che sorge su un’altura da cui domina la costa meridionale del bacino artificiale di Simbirizzi. È stato edificato nel quattordicesimo secolo, ma le colonne di età romana che si trovano al suo ingresso fanno pensare che esistesse già un luogo di culto probabilmente pagano. Oggi è considerato un Santuario, ma sappiamo che nel 1521 era la Chiesa di Santa Maria del villaggio medievale di Simbilis, vicino alla strada romana che passava verso il Sarrabus. Scomparso questo villaggio, verso il 1600, la Chiesa viene intitolata alla Madonna Odigitria, cioè alla Madonna dell’Itria chiamata anche Madonna del Buoncammino, a protezione dei viandanti e dei pellegrini dato che in quei tempi le strade erano malsicure. La semplice facciata a capanna è conclusa da un campanile a vela, ed è preceduta da un piccolo loggiato a capriate, aggiunto posteriormente con l’intento di offrire riparo ai pellegrini in occasione delle feste patronali.

Quartu Sant’Elena-Santuario di Nostra Signora del Buon Cammino: veduta da sinistra Quartu Sant’Elena-Santuario di Nostra Signora del Buon Cammino: facciata

L’interno, con una sola navata, è concluso da un’ampia abside semicircolare che accoglie il vecchio altare in pietra, nascosto da una recente mensa in granito, sulla quale è appoggiato un Polittico ligneo di undici riquadri nei quali sono raffigurati i Santi Cosimo e Damiano, gli evangelisti Marco, Matteo, Luca e Giovanni, i Santi Sebastiano, Lucia, Caterina e Rocco, mentre nel riquadro centrale è rappresentato uno sbarco di navi presumibilmente nel golfo di Cagliari. Il Polittico risulta dall’assemblaggio di varie parti, di cui la predella che copre la cornice inferiore, probabilmente proveniente dalla distrutta Chiesa di Sant’Elia, risulta il pezzo più antico dato che risale al diciasettesimo secolo. Dalla stessa Chiesa di Sant’Elia proviene anche il piccolo simulacro ligneo del Santo profeta, vestito di un saio marrone e recante il libro e la tradizionale spada fiammeggiante. Nella Chiesa sono presenti anche i simulacri della Vergine patrona e di Santa Anastasia, del diciottesimo secolo. La Chiesa viene aperta per i pellegrinaggi per le feste che in essa si celebrano, organizzati dalla Chiesa parrocchiale di San Luca al Margine Rosso, dalla quale dipende, che si trova più a sud e che verrà descritta in una prossima tappa del nostro viaggio. La Chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla piccola statua della Madonna presente al suo interno, attribuita a un artigiano locale settecentesco, e scolpita secondo la tradizione spagnola, ovvero scolpita solo nelle estremità del viso e dei piedi.

Quartu Sant’Elena-Santuario di Nostra Signora del Buon Cammino: interno verso il presbiterio Quartu Sant’Elena-Santuario di Nostra Signora del Buon Cammino: il polittico ligneo Quartu Sant’Elena-Santuario di Nostra Signora del Buon Cammino: interno verso il portale di ingresso

Quartu Sant’Elena-Festa della Vergine del Buocammino: la processionePresso questa Chiesa, una domenica della seconda quindicina di maggio si svolge la Festa della Vergine del Buoncammino, ed, essendo questa Madonna la protettrice dei bottai, il comitato è composto da coloro che in passato esercitavano tale professione. Il programma prevede le cerimonie religiose e la processione, ed al termine il comitato distribuisce Su Pan ’e Saba fattu e cottu, ovvero pane con il mosto, fatto e cotto al naturale. Sempre presso questa Chiesa, la domenica dopo Pasqua si celebra la Festa di Santa Anastasia, a cui era dedicata una Chiesa che era presente nei dintorni, più a sud, e che oggi è scomparsa. La Festa si svolge con lo stesso programma religioso, ed il rinfresco a base di dolci tipici viene offerto dal comitato composto esclusivamente da donne. Ancora, sempre presso questa Chiesa, il giorno dell’Ascensione si celebra la Festa di Sant’Elia, la cui piccola Chiesa si trova, ormai distrutta, sul capo di Sant’Elia, subito a sud di Cagliari. La Festa si svolge con il medesimo programma religioso, ed il rinfresco con dolci tradizionali viene offerto da un comitato composto da soli uomini.

La località Santu Frassori dove si trova la Chiesa romanica di San Forzorio

Quartu Sant’Elena-La Chiesa romanica di San ForzorioProseguiamo per centocinquanta metri sulla Strada Comunale di Pitz ’e Serra ed arriviamo a un bivio, al quale a destra parte la via Tibula, mentre a sinistra prosegue la SP95, con il nome di Strada Comunale Sa Funtanella. Prendiamo quest'ultima e la seguiamo per seicentocinquanta metri, fino ad arrivare alla rotonda di Sa Funtanedda, alla quale la prima uscita è il viale Marco Polo, che conduce in localtà Santa Anastasia, mentre tra la seconda uscita, che è la Strada Comunale S’Ecca Sarrideli, e la terza uscita, che è una strada bianca ed assume il nome di Strada Comunale San Forzorio, si sviluppano le abitazioni presenti nella località Santu Frassori, ossia San Forzorio. Presa la terza uscita, ossia la strada bianca chiamata Strada Comunale San Forzorio, la seguiamo per Ottocento metri, poi, svoltiamo in un’altra strada bianca a destra e, dopo una cinquantina di metri, ancora a destra, vediamo sulla destra la Chiesa romanica di San Forzorio. Il San Forzorio, a cui la Chiesa è dedicata, risultato assente nei martirologi, e forse deriva dal nome della località Santu Frassori, che si può ricondurre all’attività delle confraternite dei Fossores, ossia degli scavatori che erano tenuti non solamente a seppellire i morti, ma anche a scavare gli ambienti e le tombe. Il Santo non viene festeggiato da più di cinquant’anni. La Chiesa originale risale alla seconda metà del tredicesimo secolo, probabilmente costruita da maestranze locali in uno stile tardo romanico, che adoperano materiale di spoglio trovato nel luogo, la cui presenza è rivelata dal ritrovamento di tombe romane. Ha subito in seguito numerosi restauri, il primo nel 1599, quando l’arcivescovo di Cagliari, in visita pastorale, vede la Chiesa semidistrutta ed incarica due Obrieri del restauro, un secondo restauro nelle prima metà del diciottesimo secolo. Si hanno, inoltre, notizie relative alla profanazione francese del 1793, anno in cui i Francesi sbarcano al Margine Rosso per tentare di conquistare Cagliari, e, nel tragitto verso la città, pongono sul simulacro del Santo il berretto frigio e la coccarda tricolore, simbolo della rivoluzione, e storpiano il nome del Santo in San Farsaire, ossia San Buffone. Il degrado progressivo dell’antico complesso porta alla sua sconsacrazione nei primi del 1900.

Quartu Sant’Elena-Chiesa romanica di San Forzorio: veduta da sinistra Quartu Sant’Elena-Chiesa romanica di San Forzorio: facciata

La Chiesa ha all’interno una sola navata con volta a botte, senza cappelle, chiusa ad oriente da un’abside semicircolare. La decorazione dell’interno riporta sulla volta una cromia azzurra con stelle dorate e bande a motivi geometrici nella zona absidale, forse realizzata nel corso dell’ottocento. Gli unici arredi presenti sono un altare in muratura, un’acquasantiera, e, in una teca in legno e vetro di foggia novecentesca, il popolaresco simulacro ligneo di foggia settecentesca di un giovane, con in mano un libro e la palma del martirio. L’alzato è costituito da conci calcarei di media e grossa pezzatura, conservati soprattutto nella facciata caratterizzata da una luce semicircolare e dal campanile a vela.

Quartu Sant’Elena-Chiesa romanica di San Forzorio: altare Quartu Sant’Elena-Chiesa romanica di San Forzorio: la volta stellata Quartu Sant’Elena-Chiesa romanica di San Forzorio: simulacro del Santo

La Chiesa è incorporata nel compendio di una grande fattoria di proprietà degli eredi della famiglia Perra, attuale proprietaria, che la hanno acquistata nel corso dell’ottocento. Non è più officiata da circa cinquanta anni, e soltanto gli anziani ricordano, con una punta di rimpianto, la Festa che si svolgeva nella sua piccola Chiesa, circondata dal verde di una campagna fertile e ben coltivata, che era Sa Festa de Is Bagadius e de Is Isposus Storraus, ossia degli scapoli e dei promessi sposi abbandonati.

Lo Sporting Club Quartu Sant’Elena

Da dove, seguendo il corso Europa, avevamo incontrato la Strada Comunale Pardinixeddu, proseguiamo verso sud con il corso Europa e, dopo settecntocinquanta metri, svoltiamo a sinistra nella via Biora, percorso un centinaio di metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Tharros lungo la quale, dopo una settantina di metri, alla sinistra al civico numero 4 vediamo l’ingresso dello Sporting Club Quartu Sant’Elena, che ospita il Complesso Tennistico Santa Anastasia. Nel complesso sono presenti sei Campi da tennis, con tribune in grado di ospitare 150 spettatori, e due Campi da minitennis.

Quartu Sant’Elena-Sporting Club Quartu Sant’Elena: ingresso Quartu Sant’Elena-Sporting Club Quartu Sant’Elena: campo da tennis Quartu Sant’Elena-Sporting Club Quartu Sant’Elena: campo da minitennis

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare la costiera di Quartu Sant’Elena che si sviluppa a sud dell’abitato, dalla spiaggia del Poetto di Quartu Sant’Elena fino alla Cala regina, con numerosi insediamenti turistici tra i quali Foxi, Sant’Andrea, Flumini, Capitana, fino a Terra Mala.


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