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Senorbì con la necropoli di Monte luna e l’insediamento punico di Santu Teru


In questa tappa del nostro viaggio, da Barrali ci recheremo a Senorbì dove è nato lo scultore Giuseppe Antonio Lonis, con i dintorni dove in località Turriga è stata rinvenuta la Mater Mediterranea di Senorbì, con la necropoli di Monte luna, l’insediamento punico di Santu Teru e il villaggio nuragico dove è stato rinvenuto il famoso bronzetto chiamato Miles Cornutus.

La Regione storica della Trexenta

La TrexentaLa Trexenta è una Regione storica della Sardegna situata nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna. La Regione della Trexenta si trova interamente nella Provincia del Sud Sardegna ed i comuni che ne fanno parte sono Barrali, Gesico, Guamaggiore, Guasila, Mandas, Ortacesus, Pimentel, Sant’Andrea Frius, San Basilio, Selegas, Senorbì, Siurgus Donigala, Suelli. Il territorio è prevalentemente collinare nella parte orientale e più pianeggiante verso ovest. La zona della Trexenta è un susseguirsi di rigogliose campagne, dove i frutteti si alternano a vigne, oliveti e coltivazioni di cereali. Le sue condizioni climatiche, favorite anche dall’abbondanza d’acqua, determinano una rinomata produzione di vino, olio e grano.

In viaggio verso Senorbì

Usciamo da Barrali verso nord con la SP11 che, in un chilometro e mezzo, ci porta sulla SS128, con la quale proseguiamo verso nord est per cinque chilometri, arrivando poi all’interno dell’abitato di Senorbì. Dal Municipio di Barrali a quello di Senorbì si percorrono 7.6 chilometri.

Il comune chiamato Senorbì

Senorbì: veduta dell’abitatoSenorbì-Stemma del comuneIl comune di Senorbì (altezza metri 199 sul livello del mare, abitanti 4.729 al 31 dicembre 2021) si estende nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna, sui colli Trexenta di cui è il principale centro, situato in una zona storicamente tanto ricca da essere denominata dai Romani Il granaio di Roma per la sua importante produzione di frumento. L’abitato è facilmente raggiungibile tramite la SS128 Centrale Sarda e la SS547 di Guasila, che ne attraversano il territorio. La linea ferroviaria che collega Cagliari con Isili ha scali sul posto. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico ondulato, con variazioni altimetriche non molto accentuate.

Origine del nome

Tradizionalmente il nome Senorbì verrebbe da Sirboni, ossia i cinghiali che, secondo la leggenda, avrebbero popolato la zona prima dell insediamento dell uomo. L archeologo Giovanni Spano, nel secolo scorso, ritiene che il nome derivasse dalla voce fenicia Scen o Scin, che significava dente o cresta montuosa dentellata, ad indicare dove sarebbe sorto un Nuraghe. Un altra ipotesi, è che il nome deriverebbe dai Galli Senoni che avrebbero fondato il paese, che in latino suonerebbe Senonum urbs, ossia città dei Senoni, ma non risulta in nessun documento che i Galli Senoni siano mai venuti in Sardegna e di conseguenza non avrebbero mai potuto fondare Senorbì e imporgli il loro nome. È più verosimile l’ipotesi che fa derivare il nome dal latino Sinus arvalis, ad indicare un porto dei campi coltivati, che si riferirebbe al ruolo ricoperto come centro di raccolta delle derrate alimentari dei villaggi della Trexenta, da inviare a Cagliari e poi a Roma. Il linguista Massimo Pittau ritiene che, a causa del suo accento sull’ultima sillaba, il nome sia quasi certamente sardiano o protosardo, e lo fa derivare da quello della senape, la pianta chiamata in italiano dialettale Senapra, senavra, senavro, derivanti dal latino Sinapis o dal greco Sínapi, termini di origine ignota, e deriverebbe dalla particolare abbondanza della senape nel suo territorio, dato che in Sardegna sono presenti sia la senape nera, adoperata come condimento, sia la senape bianca, che viene usata nella medicina popolare.

La sua economia

Si tratta di un centro collinare che, accanto alle tradizionali attività agricole, ha sviluppato il tessuto industriale ed è divenuto un importante centro commerciale. Oggi è notevole per la sua economia la produzione agricola, in particolare quella vinicola. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta, ed anche con l allevamento di bovini, suini, ovini, equini e avicoli. Il settore secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, dell abbigliamento, della stampa, dei materiali da costruzione, metallurgico, della produzione e distribuzione di energia elettrica, edile e della consulenza informatica. Interessante è l artigianato, con la produzione di oggetti in legno e in ferro. Occupa inoltre da tempo un primissimo ruolo nel settore terziario, sia in virtù della presenza di due istituti di istruzione superiore, sia per via di vari uffici pubblici che a Senorbì hanno posto le loro basi. Meta ideale per coloro che amano la vita paesana, ma anche la cultura e le tradizioni, nonchché la storia e l artigianato. Gli amanti delle passeggiate hanno la possibilità di effettuare piacevoli escursioni lungo i numerosi sentieri incorniciati da lunghi filari di eucaliptus profumati, godendo a pieno del contatto con la natura. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno.

Brevi cenni storici

Il territorio di Senorbì viene abitato già in età prenuragica, come dimostrato dal ritrovamento della celebre Mater Mediterranea, idoletto cicladico del terzo millennio avanti Cristo rappresentante la dea madre, che testimonia anche gli scambi avvenuti con le civiltà protostoriche più evolute del periodo, come quella delle isole Cicladi. Durante il periodo nuragico il territorio viene abitato con continuità. Probabilmente furono numerosi i Nuraghi presenti nel territorio in quell’epoca. Un altro importantissimo reperto archeologico di età nuragica è stato il Miles Cornutus. I primi documenti in cui appare il nome di Senorbì risalgono al dodicesimo secolo. Durante il medioevo appartiene al Giudicato di Càralis e fa parte della curatoria della Trexenta. Nel 1258, alla caduta del Giudicato, il territorio passa per breve tempo al Giudicato di Arborea, finché nel 1295 il giudice Mariano II lascia in eredità i territori dell’ex Giudicato di Càralis alla repubblica di Pisa, feudo dei Visconti. Nel 1324 il paese passa agli Aragonesi, ma nel 1326, in seguito alla firma del secondo trattato di pace tra il regno d’Aragona e la repubblica di Pisa, il territorio della Trexenta con quello di Gippi, viene lasciato in feudo alla repubblica di Pisa, che continua ad amministrarlo almeno fino al 1365. Nei decenni successivi, i paesi della Trexenta, passati sotto il controllo aragonese, vivono la travagliata guerra tra Giudicato di Arborea e regno d’Aragona, fino al 1409, quando il Giudicato di Arborea viene sconfitto dagli Aragonesi nella battaglia di Sanluri. Nel 1421 Senorbì viene dato in amministrazione a Giacomo de Besora, che nel 1434 ne ottiene la concessione feudale. Nel 1497 il paese è unito alla Conte di Villasor, feudo di Giacomo de Alag n, Conte che nel 1594 è trasformata in Marchesato. Nel 1681 il paese viene duramente colpito dalla peste, che decima la popolazione anche dei paesi vicini. Nel 1703 il feudo viene donato da Artale de Alag n alla figlia Isabella, sposata con Giuseppe da Silva. Nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, il paese venne riscattato all’ultimo feudatario, Francesco Da Silva y Alagon Marchese della Santa Croce, per divenire un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Nel 1927 anche quelli che erano stati gli storici piccoli comuni di Arixi e di Sisini vengono aggregati al più grande comune di Senorbì, del quale diventano frazioni. Negli anni cinquanta e sessanta del novecento, Senorbì vede crescere la propria importanza grazie allo sviluppo dell’agricoltura e del settore terziario. resta nella Provincia di Cagliari fino alla riforma del 2016, quando il paese viene aggregato alla nuova Provincia del Sud Sardegna.

A Senorbì è nato lo scultore Giuseppe Antonio Lonis

A Senorbì nel 1720 nasce l’importante scultore Giuseppe Antonio Lonis che si dedica soprattutto alla realizzazione di statue in legno policromo a soggetto religioso.

SCultura di Giuseppe Antonio LonisA Senorbì, nasce nel 1720, lo scultore Giuseppe Antonio Lonis. Di famiglia umile, fino da giovane manifesta predisposizione presso la bottega dello zio Salvatore, scultore del legno. Tra il 1735 e il 1740 viene mandato a Napoli, alla Scuola dei grandi intagliatori, dove soggiorna per dieci anni. Tornato in Sardegna apre bottega a Cagliari, nel quartiere di Stampace, dove lavora i restanti 55 anni della vita trasmettendo le sue conoscenze a numerosi apprendisti, fino alla morte nel 1805. Famoso per le bizzarrie del carattere, si dedica soprattutto alla realizzazione di statue in legno policromo a soggetto religioso. Il suo stile evolve dal barocco napoletano, attraverso il realismo, fino al neoclassicismo. Tra le sue opere più suggestive sono conservate a Cagliari: San Saturno, Sant’Anna, Sant’Andrea e San Sebastiano, nella cattedrale; Sant’Efisio nella chiesa omonima; Santo Stefano nella chiesa del Carmine; San Raffaele e Tobiolo, e la Madonna del Carmine, nel Convento del Carmine; San Raffaele, il Crocifisso e l’Angelo, nella chiesa di San Mauro; la Madonna del Rimedio nella chiesa di San lucifero; Cristo alla Colonna, Cristo Crocifisso, Hecce Homo nella chiesa di San Michele; Cristo che cade dalla croce e Cristo crocifisso, nella chiesa ed oratorio del Santo Cristo. Inoltre San Pietro Pascasio nella parrocchiale di Quartucciu; Santa Barbara ed il Cristo Crocifisso nella parrocchiale di Senorbì.

SCultura di Giuseppe Antonio Lonis Guamaggiore: chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire: statua di San Sebastiano Sinnai: chiesa parrocchiale di Santa Barbara Vergine e Martire: simulacro della Santa di Giuseppe Antonio Lonis Villacidro-Museo parrocchiale di Santa Barbara: statua di San Raffaele Arcangelo Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: San Nicola di Bari

Le principali feste e sagre che si svolgono a Senorbì

Senorbì: il Gruppo Folk Santa Maria della NeveA Senorbì svolge la sua attività il Gruppo Folk Santa Maria della Neve della Pro Loco di Senorbì, nelle cui esibizioni che si svolgono nel paese ed in altre località dell’isola è possibile ammirare il costume tradizionale del posto. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Senorbì,vanno citate il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate con l’accensione e la benedizione del falò chiamato Su foghidoni e con la benedizione degli animali; a febbaio, il Carnevale senorbiese, che raggiunge il culmine l’ultima domenica di carnevale con la sfilata dei carri allegorici provenienti da tutti i paesi della Trexenta, con degustazioni delle fave bollite, zeppole e vernaccia mentre in piazza si balla fino a tarda sera; durante la Settimana Santa, il giorno di Pasqua è caratterizzato come in tutta la Sardegna dal tipico rito de S’Incontru.

Senorbì-manifesto per la Festa di Sant’Antonio Abate Senorbì: il falò chiamato su foghidoni di Sant’Antonio Abate Senorbì-manifesto del Carnevale di Senorbì Senorbì: il Carnevale di Senorbì Senorbì: il tipico rito de S’Incontru durante la Settimana Santa

Il 15 maggio, si svolge la Festa di Sant’Isidoro patrono dei contadini, invocato con fede perché vegli sui campi e per sua intercessione il raccolto sia buono, che viene ricordato con una messa solenne ed una processione che vede la partecipazione di tanti agricoltori con i loro trattori addobbati a festa; il 9 giugno, la Festa di San Salvatore da Horta; a fine giugno, Festa de su Prenimentu presso la Cantina Trexenta, in ricordo di quando per le feste la nonna preparava una specialità della cucina povera; a fine luglio, il Festival del Folklore, sul palco di piazza Italia si esibiscono numerosi gruppi folk provenienti da diversi paesi della Sardegna, da paesi europei e non, con canti, balli e abiti della tradizione.

Senorbì: la Festa di Sant’Isidoro Senorbì-manifesto della Festa de su Prenimentu Senorbì: la Festa de su Prenimentu Senorbì: lFestival del Folklore

L’1 agosto, la Festa di Sant’Antioco patrono, ed il 5 agosto, la Festa di Santa Maria della Neve, chiamata anche Di Santa Mariedda, nella chiesa campestre a lei dedicata; il 15 agosto, la Festa della Beata Vergine Assunta nella frazione Arixi; il 31 agosto, la Festa di San Raimondo Nonnato; l’ultima domenica di settembre, la Festa della Madonna della Salute nella frazione Sisini; la seconda domenica ottobre, la Festa di Santa Vitalia; il 4 dicembre, la Festa patronale di Santa Barbara nella chiesa parrocchiale; il 13 dicembre, la Festa di Santa Lucia nella frazione Arixi.

Is Cuaddus de Santa Vida

Senorbì: is Cuaddus de Santa VidaL’amore per i cavalli e la passione per la propria terra ha fatto nascere a Senorbì un nuovo modo di pensare e fare turismo, quello appunto legato all’ippica. Il territorio consente agli amanti di questo sport di fare numerose escursioni, sempre diverse e sempre suggestive alla scoperta della natura, dell’arte e della Cultura di cui Senorbì è ricca. Su questo tema l’Associazione Ippica Senorbiese organizza, nel giorno della Festa di Santa Vitalia un’interessante manifestazione, chiamata proprio Is Cuaddus de Santa Vida. Nelle campagne di Senorbì in quel giorno arrivano numerosi cavalieri provenienti da tutto il sud Sardegna che svolgono una manifestazione di regolarità e passeggiate a cavallo, e si sfidano al trotto percorrendo un tracciato che parte dalla periferia di Senorbì, attraversa le campagne, e si conclude con l’arrivo nella frazione Sisini, nell’ottocentesca villa Aresu.

Visita del centro di Senorbì

L’abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Numerose e ancora ben conservate sono le case rurali risalenti all’ottocento, strutturate e organizzate secondo le forme architettoniche tipiche delle case trexentesi. Arriviamo a Senorbì da sud ovest provenendo da Barrali con la SS128 Centrale Sarda, che, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, assume il nome di via Carlo Sanna.

Il Cimitero Nuovo ed in Cimitero Antico con la chiesa di Sant’Antioco

Arrivando a Senorbì con la SS128 Centrale Sarda, presa la sua prosecuzione nell’abitato che assume il nome di via Carlo Sanna, percorriamo trecento metri e prendiamo a sinistra una deviazione in una strada nuova, che, in centottanta metri, porta di fronte all’ingresso del Cimitero Nuovo di Senorbì.

Senorbì: ingresso del Cimitero Nuovo di Senorbì Senorbì: la nuova strada che porta dal Cimitero Nuovo al Cimitero Antico Senorbì: ingresso del Cimitero Antico di Senorbì

Lungo la strada che porta al Cimitero nuovo, subito prima di arrivare all’ingresso, alla destra parte una strada nuova in salita, che porta al Cimitero Antico. Ad esso si arriva anche proseguendo lungo la via Carlo Sanna, dopo aver passato la strada nuova, e, percorsi altri centocinquanta metri, prendendo a sinistra la via del Cimitero, che, percorsa in salita tra due file di alti alberi, in un centinaio di metri porta al suo ingresso.

La Cappella dedicata a Sant’Antioco Martire Sulcitano

Senorbì: la Cappella dedicata a Sant’Antioco Martire SulcitanoAlla periferia del paese, sul colle che oggi ospita il Cimitero Antico, un tempo era situato un Nuraghe, che è stato nel tempo demolito, per costruire quella che era la chiesa campestre dedicata a Sant’Antioco Martire Sulcitano. Una relazione vescovile 1597 riporta le pessime condizioni della chiesa campestre di Sant’Antioco, dato che i soci che se ne dovevano occupare non avevano restituito i soldi presi in prestito dalle entrate, le quali erano garantite grazie ad una dote di cinquanta pecore. L’edificio è stato in seguito, nell’ottocento, completamente ricostruito, ed è diventata la Cappella cimiteriale dell’attuale Cimitero Antico di Senorbì.

La chiesa parrocchiale di Santa Barbara Vergine e Martire

Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara Vergine e MartireProseguiamo lungo la via Carlo Sanna e, dopo una sessantina di metri, arriviamo a una rotonda, dove arriva da destra il viale Piemonte, che è la prosecuzione all’interno dell’abitato della SS547 di Guasila, che si dirige verso Sant’Andrea Frius. Passata la rotonda, proseguiamo verso in centro in direzione nord con la via Carlo Sanna, e, percorsi cinquecento metri, si apre alla destra della strada, ad angolo con la via Brigata Sassari, la piazza della chiesa. In questa piazza si affaccia la chiesa di Santa Barbara Vergine e Martire che è la parrocchiale di Senorbì. La chiesa originaria era stata edificata nel cinquecento, ma i senorbiesi, pensando che quella esistente fosse troppo piccola, decidono di costruirne una più grande in onore a Santa Barbara, che si riteneva avesse aveva liberato il popolo dalla peste. Viene quindi abbattuta la vecchia chiesa e se ne costruisce una nuova, più grande e più bella. Il corpo centrale a croce viene costruito dal 1640 al 1679. Il campanile, alto 23 metri, con la pianta quadrata e decorato da archetti e mascheroni zoomorfi, risale al 1685. Le prime due cappelle ai lati, le due cupolette, e il retro dell’altare con la quarta cupola, nel 1760. La facciata è della prima metà del 1800 in stile piemontese ed ha una curiosa forma di un cappello di carabiniere.

Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: frontale Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: facciata Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: campanile Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: interno Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: altare maggiore Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: il particolare dell’altare maggiore

La chiesa si presenta con una pianta a croce sulla quale insiste una sola navata voltata a botte, nella quale si affacciano anche le cappelle laterali. Il presbiterio, delimitato da un arco a tutto sesto e da un’elegante balaustra in marmo bianco, è sovrastato da una grande cupola centrale sotto alla quale è posto il regale altare maggiore in marmi policromi, riccamente decorato, che conserva, nel centro, una piccola edicola votiva ospitante la statua di Santa Barbara, intestataria della chiesa e Patrona di Senorbì. All’interno sono presenti altari intagliati, un crocifisso ligneo di Giuseppe Antonio Lonis collocato nel 1777 nella Cappella del transetto sinistro, e varie notevoli statue tra le quali le statue lignee di Giuseppe Antonio Lonis raffiguranti Santa Barbara, San Michele Arcangelo, San Raffaele Arcangelo, e la statua di San Domenico venerata come Sant’Antonio Abate. Alcuni ritengono che il volto del Cristo nel crocifisso ligneo potesse essere un autoritratto del famoso scultore settecentesco, uno dei maggiori artisti sardi dell’epoca, autore della maggior parte delle statue di Santi venerati nel centro sud della Sardegna.

Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: statua del Sacro cuore di Gesù Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: statua di Santa Maria della Neve nota come Santa Mariedda Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: altare in legno dorato del 1752 della terza Cappella a sinistra Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: crocifisso ligneo di Giuseppe Antonio Lonis Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: crocifisso ligneo di Giuseppe Antonio Lonis Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: crocifisso ligneo di Giuseppe Antonio Lonis Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: statua di San Domenico venerata come Sant’Antonio Abate di Giuseppe Antonio Lonis Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: statua di Santa Barbara di Giuseppe Antonio Lonis Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: statua della Vergine Assunta Senorbì: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: altare in legno dorato del 1755 della prima Cappella a destra

A Senorbì presso questa chiesa ogni anno, ad agosto, si svolgono i festeggiamenti in onore di Sant’Antioco e di Santa Maria della Neve. L’1 agosto si celebra la Festa di Sant’Antioco patrono, che è la Festa più grande di tutto l’anno, che è preceduta la sera del 31 luglio da una solenne processione, e che il giorno della Festa prevede riti religiosi solenni. Ad essa segue, il 5 agosto, la Festa di Santa Maria della Neve, chiamata anche Santa Mariedda, che ha inizio il 4 agosto con una suggestiva processione. I riti religiosi sono poi affiancati da un calendario di festeggiamenti civili che durano per diversi giorni, e che richiamano in paese migliaia di persone.

Senorbì-manifesto della Festa di Sant’Antioco e Santa Mariedda Senorbì: il preparazione della processione per la Festa di Sant’Antioco Senorbì: il processione per la Festa di Sant’Antioco Senorbì: il processione per la Festa di Santa Mariedda Senorbì-Fuochi d’artificio per la Festa di Santa Mariedda

Inoltre presso questa chiesa, il 4 dicembre, si svolge la Festa di Santa Barbara, che è la Festa patronale del paese, invocata dai senorbiesi contro tutte le avversità, che viene festeggiata con una processione e una messa solenne. Durante la giornata di Festa si possono ammirare ed acquistare prodotti agricoli e artigianali.

Il Monumento ai Caduti

Senorbì: la piazza della chiesa con il Monumento ai CadutiSenorbì: il Monumento ai Caduti Nella piazza della chiesa, proprio di fronte alla parrocchiale dedicata a Santa Barbara, si trova il Monumento ai Caduti Che è stato eretto nel 1926 in memoria dei 42 soldati senorbiesi che hanno perso la vita nella Prima Guerra Mondiale. Nella parte inferiore del monumento si possono notare quattro lastre di marmo, aggiunte in un secondo momento, in onore dei caduti della seconda guerra mondiale.su una lapide marmorea presente sul monumento sono incise le parole commemorative: Col pensiero ai fratelli oppressi con fede nei destini della patria, con ardimento emulando il valore degli avi impavidi nel furore delle aspre battaglie incontrarono la morte da prodi ora e sempre sia venerata la memoria degli eroi che col sacrificio della loro giovinezza, diedero all’Italia la vittoria.

La Stazione Ferroviaria principale

Senorbì: la Stazione Ferroviaria di Senorbì: esternoSenorbì: la Stazione Ferroviaria di Senorbì: internoLa linea ferroviaria che collega Cagliari con Isili ha scali sul posto. Arrivati con la via Carlo Sanna alla piazza della chiesa, prendiamo verso destra, ad angolo con essa, la via Brigata Sassari, che si dirige verso sud est. La seguiamo per quattrocento metri, ed arriviamo di fronte alla Stazione Ferroviaria principale di Senorbì, scalo attivo dal 1888, a cui poco più di un secolo dopo si è aggiunta la Fermata ferroviaria secondaria di Senorbì. La storia della stazione ha origine negli anni ottanta dell’ottocento, e coincide con la costruzione delle prime ferrovie a scartamento ridotto realizzate dalla Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna. La gestione della stazione passa nel 1921 alla Ferrovie Complementari della Sardegna, a cui seguono nel 1989 le Ferrovie della Sardegna, dal 2008 divenute ARST Gestione Ferrovie della Sardegna. Nel corso degli anni la stazione venne sottoposta a vari interventi, l’ultimo dei quali risale al 2010, anno in cui, in occasione della sostituzione dell’armamento lungo la linea, si giunge alla riconfigurazione della stazione a due binari. Sempre nel 2010, la stazione è passata sotto la gestione diretta dell’ARST. Dal comune partono treni aventi destinazione Monserrato, Mandas e Isili.

Il Municipio di Senorbì

Senorbì: il Municipio di SenorbìTorniamo alla piazza della chiesa, e proseguimo lungo la via Carlo Sanna che si dirige verso nord est. Percorsa una cinquantina di metri, prendiamo a destra la via Giuseppe Antonio Lonis, e, dopo un’altra cinquantina di metri, arriviamo a un bivio, dove prendiamo verso sinistra la prosecuzione della via Lonis. Proseguiamo per una sessantina di metri, e vediamo, alla destra della strada, al civico numero 34 di questa strada, subito prima dell’incrocio dove arriva da destra la via Roma, l’edificio che ospita il Municipio di Senorbì, con la sua sede e con gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti della cittadina.

Il Civico Museo Archeologico chiamato Sa Domu Nosta

Senorbì: Civico Museo Archeologico Sa Domu Nosta: ingressoPassato l’incrocio dove arriva da destra la via Roma, la strada si biforca, e prosegue leggermente verso destra con la via Giuseppe Antonio Lonis, mentre verso sinistra si prende la via Scaledda. Proprio all’inizio di questa strada, alla sinistra, al civico numero 1 della via Scaledda, si trova l’ingresso del Civico Museo Archeologico chiamato Sa Domu Nosta nel quale sono custoditi numerosi reperti archeologici. La costituzione del Museo risale ai primi anni ottanta del novecento, ed è stata sostenuta dal Soprintendente Archeologo Ferruccio Barrecca e da Antonio Maria Costa, direttore degli scavi di Monte luna, l’importante necropoli punico romana scoperta a pochi chilometri dall’attuale centro abitato. Il Museo aha sede in una casa padronale il cui impianto originario risale agli inizi dell’ottocento. L’edificio si sviluppa intorno a una corte chiusa, al cui interno è stato ricavato un pozzo. Nei primi anni del ventesimo secolo viene costruito il piano superiore, che attualmente ospita il Museo.

Senorbì: Civico Museo Archeologico Sa Domu Nosta: la corte interna Senorbì: Civico Museo Archeologico Sa Domu Nosta: esposizione interna Senorbì: Civico Museo Archeologico Sa Domu Nosta: esposizione interna Senorbì: Civico Museo Archeologico Sa Domu Nosta: esposizione interna Senorbì: Civico Museo Archeologico Sa Domu Nosta: esposizione interna

Nella prima sala del Museo sono esposti i reperti compresi in un arco temporale che va dal Neolitico Antico sino all età imperiale romana. La seconda e la terza sala sono invece caratterizzate dall esposizione di oggetti provenienti dalla necropoli di Monte luna, si tratta di anfore commerciali e domestiche, utilizzate per diversi scopi e destinazioni, di brocche, unguentari, lucerne, piatti, ciotole, monete, amuleti e monili. Inoltre, all’interno del Museo, si trovano spazi adibiti a mostre temporanee, uno spazio etno antropologico in linea con la cultura e la tradizione sarda, un deposito di materiali provenienti da vari scavi e di diversa tipologia, un laboratorio di restauro, una Biblioteca specializzata e una sala didattica al fine di promuovere e incentivare il turismo culturale e accrescere l interesse per la storia e l archeologia.

La chiesa di San Sebastiano Martire

Senorbì: chiesa di San Sebastiano MartirePassato l’incrocio con la via Roma, la strada biforca, e prosegue leggermente verso destra con la via Giuseppe Antonio Lonis, la seguiamo per duecento metri, poi svoltiamo a sinistra nella via Giuseppe Atzeni, lungo la quale, dopo una sessantina di metri, parte a destra il vico settimo Giuseppe Atzeni, che, in una cinquantina di metri, ci porta di fronte alla chiesa di San Sebastiano Martire. La chiesa viene eretta nei primi anni del diciassettesimo secolo proprio perché nel paese imperversava la peste, ed i senorbiesi hanno fatto un voto, promettendo di erigere una chiesa in onore del Santo che come altri era venerato e invocato appunto per sconfiggere la peste. Alla sua costruzione hanno partecipato, probabilmente, anche gli abitanti di Segolay, visto che la chiesa è sorta a metà strada tra i due paesi, come punto di incontro tra le due popolazioni. La chiesa non doveva essere molto grande, ma era restata comunque molto cara per secoli ai senorbiesi, che vi celebravano due feste ogni anno. In seguito della forte crisi che è imperversata a Senorbì nella seconda metà dell’ottocento, l’edificio decadde, finché, nel 1954, si è resa possibile la sua ricostruzione con le semplici forme odierne.

Senorbì: la Festa di San SalvatoreNella chiesa di San Sebastiano è conservata anche la statua di San Salvatore da Horta, un altro Santo guaritore come San sebastiano, dato che e il culto di questo Santo si è diffuso novant’anni fa, poi la vocazione è cresciuta in seguito a un caso di guarigione testimoniato oralmente dagli anziani del paese. A Senorbì ogni anno, il 9 giugno, si svolge la Festa di San Salvatore da Horta, per la quale si svolge una processione con la statua del Santo dalla chiesa di San Sebastiano alla chiesa parrocchiale, dove si tengono le celebrazioni religiose, ed al termine si svolge la processione di rientro alla sua Chesa e la benedizione con la reliquia del Santo.

La Palestra Comunale di via Tevere

Torniamo a quando eravamo arrivati alla piazza della chiesa, prendiamo a sinistra la via Campioni, la seguiamo per centocinquanta metri, poi prendiamo a destra la via Tevere e. Dopo altri centotrenta metri, vediamo, alla sinistra della strada, l’edificio che ospita la Palestra Comunale di via Tevere dotata di tribune in grado di ospitare più di un centinaio di spettatori, nella quale prativare diverse attività sportive, compresa la pallacanestro.

Senorbì: il Palestra Comunale di via Tevere: ingresso Senorbì: il Palestra Comunale di via Tevere: interno

In questa Palestra operano nel volley femminile la società Inside pallavolo Senorbì, che partecipa al campionato di Serie D, e la società Pallavolo Santa Barbara, che gioca in seconda divisione. Di recente fondazione è anche il Basket Senorbì, che prende a parte a diversi campionati master e delle varie categorie giovanili.

A nord dell’abitato si trova il Campo Sportivo Comunale

Torniamo alla piazza della chiesa, e proseguimo lungo la via Carlo Sanna che si dirige verso nord est, percorsa un’ottantina di metri si arriva al punto dove arriva da destra la via Coraddu, che è la continuazione verso ovest della via Roma, qui la via Carlo Sanna prosegue verso sinistra. Seguendo le indicazioni per Suelli, proseguiamo verso sinistra per rimanere sulla via Carlo Sanna e, dopo circa settecento metri, prendiamo a destra la via Vittoria Nenni. La seguiamo per quasi duecento metri e, passato l’incrocio con la via Emilio Lussu, vediamo alla sinistra della strada il cancello di ingresso del Campo Sportivo Comunale di Senorbì.

Senorbì: Campo Sportivo Comunale di via Vittoria Nenni: ingresso Senorbì: Campo Sportivo Comunale di via Vittoria Nenni: Campo da Calcio Senorbì: Campo Sportivo Comunale di via Vittoria Nenni: Campo da Calcetto ossia calcio a cinque

All’interno di questi Impianti Sportivi, si trova il Campo da Calcio Comunale Renato Sirigu, con fondo in erba, dotato di tribune in grado di ospitare 300 spettatori. In questo Campo da Calcio gioca le sue partite casalinghe la Polisportiva Senorbì calcio, fondata nel 1965, che disputa il campionato regionale di Seconda Categoria. Accanto al Campo da Calcio, è presente un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, dotato anch’esso con fondo in erba, con tribune per una sessantina di spettatori.

La Palestra Comunale di via Vittoria Nenni

In via Vittoria Nenni, poco più di un centinaio di metri più avanti rispetto al Campo Sportivo Comunale, è presente la Palestra Comunale di via Vittoria Nenni che non è dotata di tribune, nella quale prativare diverse attività sportive, compresa la pallacanestro.

Senorbì: il Palestra Comunale di via Vittoria Nenni: ingresso Senorbì: il Palestra Comunale di via Vittoria Nenni: interno

La Fermata ferroviaria secondaria

Senorbì: il piattaforma di accesso ai treni della Fermata Feroviaria secondaria di SenorbìPercorse poche decine di metri dall’ingresso della Palestra Comunale, la via Vittoria Nenni sbocca su una traversale, che prendiamo verso sinistra, costeggiando il muro di cinta della Palestra e del Campo Sportivo Comunale. Poco più avanti, alla destra di questa strada, si trova la piattaforma utilizzata per l’accesso ai treni della Fermata ferroviaria secondaria di Senorbì. Alla Stazione Ferroviaria principale, scalo attivo dal 1888, poco più di un secolo dopo si è aggiunta questa Fermata ferroviaria secondaria, situata sul retro del Campo Sportivo, per servire gli Impianti Sportivi e l’area dell’abitato vicina all’Istituto Tecnico Statale Luigi Einaudi.

A sud dell’abitato si trova l’importante ristorante Da Severino il Vecchio consigliato dalla Guida Michelin

Arrivati a Senorbì con la SS128 Centrale Sarda, abbiamo preso la sua prosecuzione nell’abitato che ha assuto il nome di via Carlo Sanna, e, dopo trecentocinquanta metri, siamo arrivati a una rotonda, dove è arrivata da destra il viale Piemonte, che è la prosecuzione all’interno dell’abitato della SS547 di Guasila. Ora prendiamo il viale Piemonte verso sud, che si dirige verso Sant’Andrea Frius, lo percorriamo per circa duecento metri, e vediamo, alla sinistra, un’ampia aiuola che costeggia il largo Abruzzi. Qui, al civico numero 2 del largo Abruzzi, ad angolo con il civico numero 23 della via Piemonte, è ospitato il ristorante Da Severino il Vecchio di Luciano, consigliato dalla Guida Michelin.

Consigliato dalla MichelinIl ristorante Da Severino il Vecchio di LucianoAll’interno dell’abitato di Senorbì, si trova l’importante ristorante Da Severino il Vecchio di Luciano, che è la nuova sede per questo storico ristorante consigliato dalla Guida Michelin 2023 che appartiene a Luciano Citarella il quale, nato come pizzaiolo e poi, dal settanta, si è interessato alla ristorazione. Dopo un incendio che nel 2005 aveva distrutto il precedente locale, egli ha dapprima aperto il nuovo locale Da Severino il Vecchio a Ortacesus, e lo ha in seguito traferito a Senorbì con il nome Da Severino il Vecchio di Luciano. L’ambiente è, ora, tra il classico e il moderno, con una cucina mediterranea e chiari spunti della tradizione regionale. Un’intera famiglia ruota intorno al successo di questo ristorante, che propone diversi piatti di carne, ma la sua brillante nomea è stata costruita intorno al pesce. Si tratta, infatti, di un locale specializzato nella cucina di pesce e frutti di mare, anche se il mare è lontano, che viene proposto in un ambiente semplice.

La Cantina della Trexenta

Percorso un altro centinaio di metri verso sud lungo il viale Piemonte, alla destra della strada, al civico numero 40, si trova l’ingresso degli edifici che ospitano la sede e lo stabilimento della Cantina della Trexenta.

La Cantina della TrexentaVini della Cantina della TrexentaLa Cantina della Trexenta è una cooperativa sorta nell’anno 1956 per iniziativa di 23 viticoltori provenienti da diversi comuni situati all’interno del comprensorio della Trexenta, una zona di dodici colline dove la coltura della vite ha origini antichissime. Produceva in prevalenza Monica e Nuragus, poi sono sorti vigneti di Vermentino e di Cannonau e più recentemente di Chardonnay, montepulciano e Carignano. Oggi le coltivazioni si estendono su una superficie di circa 350 ettari di vigneto, gestite con una professionalità consolidata tramandata da generazioni. La Cantina produce vini Doc di Sardegna (Cannonau, Cannonau Venere, Monica, Moscato Spumante, Vermentino Tanca Sa Contissa, Vermentino Venere) e vini Doc di Cagliari (Malvasia, Moscato Simieri, Nuragus).

Lo storico comune di Arixi che è diventato una frazione Senorbì

Senorbì: arixi: veduta della frazione Senorbì chiamata ArixiIl piccolo centro agricolo e pastorale della Trexenta chiamato Arixi (altezza metri 199, distanza 2.03 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 405) è una delle due frazioni del comune di Senorbì. Si tratta di un borgo che in periodo medievale era chiamato Arìxi Piccìa o Villa Arixi, che non era altro che dei piccoli agglomerati di case che sorgevano intorno alle due Chiese principali, la chiesa di Sant’Antonio e la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta. Il paese confinava, in quel periodo, con un altro centro chiamato Arìxi Magno, fondato attorno al colle sl quale sorgeva la piccola chiesa di Santa Lucia. Questo centro venne presto abbandonato e distrutto a causa della peste, ed i pochi abitanti si trasferirono nel paese vicino, che oggi è chiamato Arixi. Le terre che si sviluppano intorno all’abitato sono in gran parte argillose, coltivate con ogni genere di coltura, soprattutto vigneti. Il paese infatti vive di agricoltura, pastorizia e allevamenti di bestiame. In periodo medioevale appartiene al Giudicato di Càralis, facendo parte della curatoria della Trexenta. Nel 1258, alla caduta del Giudicato, il territorio passa per breve tempo al Giudicato di Arborea, finché nel 1295 il giudice Mariano II lascia in eredità alla repubblica di Pisa, feudo dei Visconti, i territori che erano appartenuti al Giudicato di Càralis. Nel 1324 il paese passa agli Aragonesi insieme a tutti i centri delle ex curatorie di Trexenta e di Gippi. Nel 1421 il villaggio, con tutti gli altri paesi che erano appartenuti alla curatoria della Trexenta, viene dato in amministrazione a Giacomo de Besora, che nel 1434 ne ottiene la concessione feudale. Nel 1497 il paese viene unito alla Conte di Villasor, feudo di Giacomo de Alagón, Conte che nel 1594 è trasformata in Marchesato. Nel 1703 il feudo viene donato da Artale de Alagón alla figlia Isabella, sposata con Giuseppe da Silva, ed ai Da Silva: alagon viene riscattato nel 1839 con l’abolizione del sistema feudale. Nel 1927, lo storico piccolo comune di Arixi viene soppresso, e viene aggregato al comune di Senorbì del quale diventa una frazione.

Arrivo nell’abitato

Dal centro di Senorbì usciamo verso est con la via Roma, che, fuori dall’abitato, diventa la SP23 che si dirige verso San Basilio. Percorso meno di un chilometro e mezzo raggiungiamo la frazione Arixi all’interno della quale la Strada provinciale assume il nome di via Nazionale, e, appena imboccata, fa passare sul ponte sopra il fiume di Arixi, che è il rio Santu Teru, per poi attraversare interamente l’abitato.

Entriamo con la via Nazionale, percorriamo verso est circa centottanta metri e vediamo, alla sinistra della strada, la piazza Municipio nella quale, al civico numero 1, si trova l’edificio che ospita la sede staccata del Municipio di Senorbì.

La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta

Dalla piazza Municipio, proseguiamo verso est lungo la via Nazionale per una quarantina di metri, poi prendiamo a destra la via della chiesa e, dopo una cinquantina di metri, dove arriva da destra la via Santa Lucia, al centro tra le due vie parte una strada pedonale che porta ad una spaziosa piazza, sulla quale si affaccia la chiesa della Beata Vergine Assunta che è la parrocchiale della frazione Arixi. La chiara facciata quadrangolare appare caratterizzata da un piatto terminale che presenta qualche lacerto di merlature e culmina centralmente con un ampio campanile a vela a tre luci a tutto sesto. Presenta un portale ligneo architravato, affiancato da semipilastrini e sormontato da decorazioni nonché da una modanata e aggettante cornice. Nella parte alta del prospetto si trova una finestra a vetri policromi. Dietro il campanile è visibile la bella cupola decorata.Situata nel centro storico del paese, questa chiesa può contenere circa 500 persone.

Senorbì: arixi: facciata della chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta Senorbì: arixi: interno della chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta

Ad Arixi ogni anno 15 agosto si svolge la Festa della Beata Vergine Assunta, che è la Festa dedicata alla Santa Patrona. I fedeli che assistono alla Santa messa, accompagnano poi il simulacro della Santa in processione. La sera numerosi intrattenimenti con spettacoli, balli e canti in piazza, degustazione di dolci sardi e piatti tipici locali, esposizione e vendita di artigianato.

La chiesa di Sant’Antonio

Passata la via della chiesa, torniamo sulla via Nazionale a la riprendiamo verso est, dove, dopo appena una ventina di metri, svoltiamo a sinistra nella via Sant’Antonio e la seguaimo verso nord per centotrenta metri, fino a vedere, alla destra della strada, un curato giardino nel quale si trova la chiesa di Sant’Antonio. In antichità intestata a San Benedetto, questa chiesa è situata nella parte storica del paese. Accanto al muro di cinta del giardino è stata collocata una nicchia con un’immagine del Santo. Questa piccola chiesa presenta una facciata esterna di forma quadrangolare accoglie un portone ligneo intarsiato e inserito in una cornice in pietra. Al di sopra è posta una piccola finestra rettangolare. Sul piatto terminale del prospetto si erge un grande campanile a vela con luce a sesto acuto, mentre il tetto a capanna ha copertura in tegole. All’interno ha una semplice pianta di forma rettangolare articolata in un’unica navata.

Senorbì: arixi: curato giardino con sul muro di cinta la nicchia con l’immagine del Santo della chiesa di Sant’Antonio Senorbì: arixi: facciata della chiesa di Sant’Antonio

La chiesa di San Sebastiano che è la Cappella del Cimitero di Arixi

Per raggiungere in Cimitero di Arixi, lungo la via Sant’Antonio, passato il giardino che accoglie la chiesa, proseguiamo verso nord per una sessantina di metri, ed arriviamo a un bivio, dove prendiamo verso destra, proseguiamo per un’ottantina di metri, e arriviamo a un altro bivio, dove prendiamo di nuovo a destra, ed imbocchiamo la strada in salita che, in un centinaio di metri, ci porta di fronte al suo muro di cinta ed al cancello di ingresso. All’interno del Cimitero si trova la chiesa di San Sebastiano che un tempo era una chiesa rurale fuori dall’abitato, ed è poi diventata la Cappella del Cimitero di Arixi.

Senorbì: arixi: veduta del Cimitero Senorbì: arixi: chiesa di San Sebastiano divenuta Cappella del Cimitero di Arixi

Il Campo Sportivo e il Campo da Tennis di Arixi

Torniamo sulla via Nazionale e, dove avevamo preso a sinistra la via Sant’Antonio, svoltiamo invece a destra nella via Argiolas, la prendiamo e, in meno di trecento metri, arriviamo a vedere, alla destra della strada, il cancello di ingresso del Campo Sportivo di Arixi. All’interno di questo complesso sportivo si trova il Campo da Calcio Comunale di Arixi, con fondo in terra, dotato di tribune in grado di ospitare quasi un centinaio di spettatori. Presso questo campo gioca le sue partite casalinghe la società Santa Lucia Arixi, rifondata nel 2017, che partecipa attualmente al campionato di Seconda Categoria della Federazione Italiana Gioco calcio.

Senorbì: arixi: ingresso del Campo Sportivo di Arixi Senorbì: arixi: Campo da Calcio nel Campo Sportivo di Arixi

All’altro lato della strada, alla sinistra, quasi di fronte all’ingresso del Campo Sportivo, si trova il cancello di ingresso del Campo da Tennis inserito nel complesso delle Scuole Elementari di Arixi, nel quale giocare a tennis, che non è dotato di tribune.

Senorbì: arixi: ingresso del Campo da Tennis di Arixi Senorbì: arixi: veduta del Campo da Tennis di Arixi

La chiesa campestre di Santa Lucia

Senorbì: arixi: chiesa campestre di Santa Lucia di Arixi MagnoNei dintorni dell’abitato della frazione Arixi, è possibile andare a visitare la chiesa di Santa Lucia, copatrona del paese. Per andare a visitarla, torniamo sulla SP23 che ci ha portato da Senorbì a questa frazione e, centottanta metri prima di arrivare al cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato della frazione, seguendo le indicazioni, svoltiamo in una strada bianca sulla sinistra, la seguiamo per cento metri e prendiamo una deviazione sulla destra, che, in trecento metri, ci porta sul colle sopra il quale si trova il Parco di Santa Lucia. All’interno del parco si trova la chiesa campestre di Santa Lucia con i muriestanes nei quali ospitare i pellegrini durante le festività. La piccola chiesa stata costruita nel 1121 da Mariano Mellu, era la chiesa dell’antico abitato di Arixi Magno, ed è stata di recente restaurata.

Senorbì: arixi: facciata della chiesa campestre di Santa Lucia Senorbì: arixi: retro ex facciata della chiesa campestre di Santa Lucia Senorbì: arixi: retro ex facciata della chiesa campestre di Santa Lucia

Presso questa chiesa, ogni anno il 13 dicembre si celebra la Festa di Santa Lucia, l’antico solstizio invernale che scopre il mondo attraverso la sua protezione della vista, che rientra nelle tradizioni di  Arixi  ma è molto sentita in tutto il sud dell’Isola. Senorbì: arixi: il processione per la Festa di Santa LuciaIn quel giorno una gran folla di fedeli che giungono dalle zone del Parteòlla, del Sarcidano, del Campidano e del Gerrei, anima di primo mattino le stradine risalenti il colle. Si recano anche a piedi nella piccola chiesa campestre, dove si raccolgono in preghiera, e dove viene celebrata la messa. Durante la giornata i visitatori amanti dell’artigianato locale, possono apprezzare i vari manufatti esposti nelle bancarelle intorno al sagrato. Nella piazza della chiesa, per pranzo, vengono arrostiti maialetti, agnelli, pesci e anguille, accompagnati da vino di produzione locale. La Festa è allietata da manifestazioni folkloristiche, spettacoli di vario tipo e degustazione di dolci tipici sardi. Inoltre l’11 dicembre a fine pomeriggio un carretto con l’immagine di Santa Lucia attraversa il paese per portare i doni ai bambini, agli anziani e agli ammalati, e la sera la Confraternita della Madonna del Rosario di Arixi, prepara una cena tradizionale a base di prodotti tipici locali.

I pochi ruderi della chiesa di San Saturno

Ad est della chiesa di Santa Lucia, a poco più di un centianio di metri di distanza, sotto un fico selvatico, permangono solo alcuni piccoli tratti murari che un tempo facevano parte della chiesa di San Saturno.

Lo storico comune di Sisini che è diventato una frazione Senorbì

Senorbì-Sisini: veduta dell’abitato della frazione Senorbì chiamata SisiniIl piccolo centro agricolo e pastorale della Trexenta chiamato Sisini (altezza metri 265, distanza 5.17 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 172) è una delle due frazioni del comune di Senorbì. L’economia della frazione Sisini si basa su agronomia e pastorizia. Nel secondo dopoguerra, l’Ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna, ha diviso la zona in poderi, assegnando gran parte del territorio ad un assegnatario e realizzando case coloniche attorno al paese. Il territorio nel quale sorge il paese era abitato già in periodo preistorico, come dimostra il fatto che un tempo, in tre sommità nei dintorni del paese, erano presenti tre Nuraghi. Uno era il Nuraxi Cuccuru ’e Cresia, posizionato sulla sommità lungo la SP29 dove si trovava l’antica parrocchia un poco a nord dell’attuale Cimitero, utilizzato nel corso del novecento come fondazione per il serbatoio per l’acqua potabile di Sisini, e di esso, ormai in massima parte distrutto, rimangono solo alcuni filari che lasciano intravedere almeno due torri; un altro era il Nuraghe Casaspu, posizionato all’interno di una fattoria lungo la strada che si muove dalla SP29 verso nord ovest un poco più avanti rispetto al Cimitero, anch’esso in massima parte distrutto; mentre il terzo era il Nuraghe Su Nuraxi, l’unico ancora coservato, che descriveremo più avanti. Nell’undicesimo secolo viene compreso nel Giudicato di Càralis e fa parte della curatoria di Siurgus. Durante l’epoca spagnola diviene un feudo degli Zatrillas, appartenente alla Conte di villaclara. In quei tempi il territorio di Sisini doveva essere molto esteso, ma dal 1583, a causa di una sentenza per una lite tra don Salvatore Satrillas, signore dell’Incontrada di Gerrei e di Sisini, e il signore di Seurgus e di Mandas, questo territorio è stato fortemente ridotto, ma la popolazione era rimasta ancora numerosa sino al 1648, quando è imperversata una forte epidemia che ha ridotto la popolazione. La Conte di Villaclara viene trasformata in Marchesato nel 1701. Con l’abolizione del regime feudale, viene riscattato ai Vivaldi Pasqua, ultimi feudatari, nel 1839. Nel 1927, lo storico piccolo comune di Sisine viene soppresso, e viene aggregato al comune di Senorbì del quale diventa una frazione.

Arrivo nell’abitato

Dal centro di Senorbì prendiamo la via Giuseppe Antonio Lonis che porta al Municipio, e da qui proseguiamo verso nord est per quattrocento metri, fino ad arrivare all’uscita dall’abitato dove arriva da destra la via Giovanni Maria Angioy. Passato l’incrocio e la linea ferrata, la strada che abbiamo seguito prosegue come Strada Comunale Senorbì Sisini, ed alla sua destra si sviluppa il Parco Santa Mariedda con la chiesa omonima. Proseguiamo con la Strada Comunale per quasi quattro chilometri, finché questa strada si immette sulla SP29 proveniente da Suelli, che prendiamo verso destra e che ci porta all’interno dell’abitato della frazione Sisini.

La chiesa parrocchiale della Madonna della Difesa

Senorbì-Sisini: veduta della chiesa parrocchiale della Madonna della DifesaLa SP29 proveniente da Suelli, entrando nel paese, assume il nome di via provinciale. Da dove la avevamp presa arrivando con la Strada provinciale, la seguiamo per circa centocinquanta metri, poi svoltiamo a destra in via Mesu Bidda, che seguiamo per cento metri, poi prendiamo a sinistra la via della chiesa che, in una settantina di metri, ci porta a vedere, sulla destra, la facciata della chiesa della Madonna della Difesa che è la parrocchiale della frazione Sisini. Si tratta di un edificio culto moderno, ricostruito nel 1936, perché la chiesa ha sostituito l’antica parrocchiale dedicata a San Pietro, che esisteva con questa dedica dal 1612 fino alla prima metà dell’ottocento. All’esterno della chiesa, l’ampia facciata presenta un piatto terminale sotto il quale si apre un’area timpanata con oculo posto centralmente, in asse con l’incorniciato portale. Affiancato da monofore, è sormontato da una lunetta dalla quale si dipartono decorative arcatelle che si concludono sulle angolari lesene.

Senorbì-Sisini: facciata della chiesa parrocchiale della Madonna della Difesa Senorbì-Sisini: interno della chiesa parrocchiale della Madonna della Difesa

Presso questa chiesa, ogni anno, l’ultima domenica di settembre gli abitanti di Sisini celebrano la Festa della Madonna della Salute, che è la Santa patrona della piccola frazione, con la celebrazione dei riti solenni e la processione del simulacro. Balli e canti della tradizione sarda animano la serata. In passato a Sisini era molto venerato anche San Sebastiano, infatti il 20 gennaio, nel giorno della Festa di San Sebastiano, venivano organizzati una processione, una messa solenne ed un falò in suo onore.

L’antica casa padronale chiamata villa Aresu

Senorbì-Sisini: l’antica casa padronale chiamata villa AresuTorniamo sulla via Mesu Bidda e proseguiamo verso sud costeggiando la bellissima casa padronale chiamata Villa Aresu il cui nome deriva da quello dell’abbiente famiglia senorbiese di cui è stata dimora. Per arrrivare al suo ingresso proseguiamo per una trentina di metri, dove la strada termina e prendiamo a sinistra la via Cuccurucciu, lungo la quale, alla sinistra, si trova appunto l’ingresso. La bellissima casa padronale è costituita da un vasto complesso in pietra formato da diversi edifici separati con una superficie coperta di 1400 metri quadrati, circondata da oltre 4000 metri quadrati di podere, suddivisa in vari ambienti, al cui centro è situato un grande cortile in selciato sul quale si affacciano i magazzini, dove si conservava il raccolto, un’officina ed una rimessa per le carrozze. Al piano terreno una grande sala, la cucina e altre tre stanze oltre a due camini. Al piano superiore, due monovani, ulteriori sei sale, infine una cucina. Sono presenti, oltre ad un fienile e ad un secondo cortile, anche sei stalle dove trovavano ricovero i numerosi cavalli dei quali la famiglia si serviva come valido aiuto nei lavori agricoli.

Senorbì-Sisini: l’antica casa padronale chiamata villa Aresu Senorbì-Sisini: l’antica casa padronale chiamata villa Aresu Senorbì-Sisini: l’antica casa padronale chiamata villa Aresu Senorbì-Sisini: l’antica casa padronale chiamata villa Aresu

La casa padronale che, per la sua valenza storica, costituisce un esemplare unico in Sardegna, è stata acquisita dall’amministrazione Comunale e ristrutturata negli anni Novanta, per essere poi inaugurata nel 2000 come spazio per mostre e manifestazioni culturali.

Il Cimitero di Sisini

Arrivati con la via provinciale, avevamo preso verso destra la via Mesu Bidda che ci aveva portati alla chiesa parrocchaile della Madonna della Difesa. Ora, invece, proseguiamo con la via provinciale, che compie un’ampia curva a sinistra e si dirige verso nord. La seguiamo per un centinaio di metri e troviamo, alla destra della SP29, che è il nome della via provinciale quando questa esce a nord dall’abitato, un’ampia area pedonale cintata, costruita intorno ad un pozzo, dotata di panchine per il riposo dei cittadini. L’area pedonale conduce all’ingresso del Cimitero di Sisine, il cui muro di cinta si sviluppa alla destra della SP29.

Senorbì-Sisini: l’ampia area pedonale che conduce all’ingresso del Cimitero di Sisini Senorbì-Sisini: muro di cinta del Cimitero di Sisini alla destra della via provinciale

Il Campo Sportivo di Sisini

Lungo la SP29, all’altezza di dove termina il muro di cinta del Cimitero, all’altro lato della strada, ossia alla sinistra, si trova il cancello di ingresso al Campo Sportivo di Sisini. Questo Campo Sportivo è costituito da un Campo da Calcio, con fondo in terra, non dotato di tribune per il pubblico.

Senorbì-Sisini: cancello di ingresso del Campo Sportivo Senorbì-Sisini: Campo da Calcio del Campo Sportivo

Visita dei dintorni di Senorbì e delle sue frazioni Arixi e Sisini

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Senorbì e delle sue frazioni Arixi e Sisini sono stati portati alla luce resti del Nuraghe complesso Simieri; del Nuraghe semplice su Nuraxi di Sisini; ed anche dei Nuraghi Cuccuru ’e Cresia, e Nuregumini, entrambi di tipologia non classificata.

Il Nuraghe su Nuraxi di Sisini

Senorbì-Sisini: planimetria del Nuraghe di SisiniIl volume Un singolare monumento ciclopico della trexenta: il Nuraghe 'Su Nuraxi' di SisiniIn territorio di Senorbì, a poche centinaia di metri a sud della frazione Sisini, sorge il Nuraghe su Nuraxi di Sisini. Il sito è di notevole interesse, data la sua particolare tipologia. Si tratta di un Nuraghe monotorre edificato a 256 metri di altezza, costruito in blocchi ben lavorati di marna calcarea. Nonostante i crolli subiti, ciò che balza subito agli occhi del visitatore è la particolare forma del Nuraghe che ricorda molto da vicino lo schema dei templi a pozzo. Esso è infatti caratterizzato da una torre circolare unita ad un bastione rettangolare, entrambi probabilmente costruiti in un’unica fase. Le dimensioni sono notevoli, l’asse maggiore è di oltre diciassette metri, la larghezza dodici metri, mentre il fronte dell’atrio di ingresso misura dieci metri, e l’altezza residua è di sei metri. La torre presenta tholos svettata e parecchio materiale di crollo sul suo fondo. Sul lato sud est di essa è presente quello che sembrerebbe essere un vano, forse di ingresso, ma nel piano terreno non sono visibili accessi alla struttura. Si può notare che dopo il crollo della cupola restano alti muri perimetrali formati da poderosi massi coperti di lichene rossiccio. Esso resta in vista degli altri Nuraghi della zona e sicuramente faceva parte dei sistemi di avvistamento e di difesa presenti anche sui monti incombenti di Siurgus e di San Basilio.

Senorbì-Sisini: il Nuraghe di Sisini Senorbì-Sisini: il Nuraghe di Sisini Senorbì-Sisini: il Nuraghe di Sisini Senorbì-Sisini: il Nuraghe di Sisini Senorbì-Sisini: il Nuraghe di Sisini Senorbì-Sisini: il Nuraghe di Sisini

Per raggiungere i resti di questo Nuraghe, dal centro di Sisini seguiamo la via Mesu Bidda fino dove la strada termina e prendiamo a destra la via Cuccurucciu, poi subito a sinistra la via Stella, che seguiamo per poco più di trecento metri, fino ad un incrocio, dove parte a destra un sentiero sterrato Questo sentiero va seguito per circa centocinquanta metri, e si trovano a poca distanza, sulla destra, i resti del Nuraghe.

I resti del Nuraghe complesso di Simieri

Veduta dall’alto del Nuraghe complesso di SimieriLa localtà Simieri, dove era situato l’Insediamento medioevale di Simieri, pur appartenendo al territorio di Suelli, è situata a nord ovest di Senorbì, fra la SP40 che porta a Selegas e la SS547 di Guasila che porta ad Ortacesus. Sulla collina di Simieri sorge l’omonimo Nuraghe Simieri per raggiungere il quale si deve uscire da nord ovest da Senorbì con la via Sardegna, che, fuori dall’abitato, assume il nome di SP40, la si percorre per poco più di cinquecento metri e si incrocia una strada secondaria che si prende verso sinistra, si segue per ottocento metri, finché la strada termina di fronte al Nuraghe. Di questo importante Nuraghe complesso, edificato a 193 metri di altezza, che in parte è ancora integro, restano vistosi resti della torre centrale, la cui cupola è però crollata, e la cui parte inferiore potrebbe essere sepolta dalla terra che il maestrale vi ha accumulato nel corso dei secoli, e che ha anche sepolto i resti del villaggio che esisteva intorno al Nuraghe.

La strada che porta al Nuraghe complesso di Simieri resti del Nuraghe complesso di Simieri resti del Nuraghe complesso di Simieri resti del Nuraghe complesso di Simieri

I resti dell’insediamento medioevale di Archu e della chiesa di Nostra Signora d’Itria

A nord ovest rispetto all’insediamento medioevale di Simieri sono presenti i resti dell’insediamento medievale di Archu, per raggiungere il quale, si esce dall’abitato di Senorbì verso ovest con la SS547 di Guasila che porta ad Ortacesus, la si segue per quasi ottocento metri dal cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, si supera la grande rotonda all’incrocio con la variante della SS128 Centrale Sarda.

Selegas-insediamento nedioevale di Archu: ruderi della chiesa della Madonna d’ItriaProseguiamo con la SS547 in direzione di Ortacesus per circa duecentocinquanta metri, quindi si abbandona la statale svoltando in una stradina sulla destra e si prosegue per circa ottocento metri, sino ad arrivare a vedere, sulla sinistra, i Ruderi della chiesa di Nostra Signora d’Itria che si ritiene si trovi però già in territorio di Selegas. Questa chiesa viene comunemente identificata in letteratura come chiesa di Santa Maria di Archu, dato che si ritiene fosse la chiesa dell’insediamento medioevale di Archu, che è stata donata ai monaci Vittorini della chiesa di San Saturno di Cagliari nel 1112, donazione successivamente confermata da Torchitorio II di Cagliari, giudice di Cagliari. L’Insediamento medievale di Archu sarebbe da localizzare in prossimità del confine tra i territori degli attuali comuni di Selegas, Senorbì e Ortacesus, e più precisamente in località Pauli Arco, quasi in prossimità della confluenza dei Torrenti rio Canali e rio Cixi, proprio ai piedi della collina su cui residuano i ruderi del Nuraghe Corru Cottu di Suelli.

In località Turriga tra Senorbì e Selegas è stata rinvenuta la Mater Mediterranea di Senorbì

Circa un chilometro più a nord rispetto all’insediamento medioevale di Archu, si trova la località Turriga, tra Selegas e Senorbì, nella quale sono stati rinventi i probabili resti di due Nuraghi, il Turriga A ed il Turriga B, e del Villaggio nuragico di Turriga, realizzato nel periodo della Cultura di Ozieri, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d’il 2800 avanti Cristo, e riutilizzato poi in epoca successiva.

Senorbì-Turriga: statua della dea MadreAl suo interno è stata ritrovata, nel 1935 un contadino che arava il suo campo in località Turriga tra Senorbì e Selegas trovò tra dei massi ad una profondità di un metro circa uno strano oggetto che gli fece pensare ad un piolo di pietra. Portò questo oggetto a casa ignaro ovviamente della scoperta che aveva fatto. Col tempo fu abbandonato su un muretto del cortile della casa e fu scoperto dal Dottor Massimo Coraddu, senorbiese e medico condotto, che ne intuì subito il grande valore archeologico e lo fece analizzare con cura. Assicurò così alla cultura sarda e di tutta l’area mediterranea un pezzo di indubbio valore, la celebre statuina di divinità femminile in marmo alta 42 centimetri, di schema geometrico cruciforme, impropriamente nota come la Mater Mediterranea di Senorbì che è possibile ammirare al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Abbiamo circa una trentina di esemplari di questo tipo, ma questa è la maggiore per dimensioni e la più curata nell’esecuzione dei particolari. Si tratta di una statuetta simile a quelle provenienti dalle isole Cicladi, dove fiorì una grande civiltà con al cento l’isola di Creta, e fa parte di quel gruppo di statuette marmoree note come Idoli delle isole, rinvenute in varie località del Mediterraneo.

I resti della necropoli punica e romana di Monte luna

Senorbì: accesso al parco archeologico di Monte lunaIl volume Santu Teru-Monte lunaDal centro di Senorbì prendiamo verso sud la via Piemonte, superiamo l’ingresso della Cantina della Trexenta e, una cinquantina di metri più avanti, svoltiamo a sinistra in una strada di penetrazione agraria che porta a Sant’Andrea Frius. Dopo un chilometro e quattrocento metri, passato un ponticello, arriviamo a un incrocio, e qui prendiamo leggermente a sinistra, procediamo per altri seicento metri, ed arriviamo, in località Santu Teru, a trovare sulla sinistra della strada la piazzuola di accesso al parco archeologico del Monte luna. All’interno di questo parco si trova la monumentale Necropoli punica di Monte luna il complesso funerario relativo all’antico insediamento punico di Santu Teru sito nelle vicinanze, del quale gli scavi archeologici condotti da Antonio Maria Costa, che hanno interessato la necropoli dal 1977 al 1982, hanno portato alla luce circa 120 tombe, di varia tipologia. La maggior parte delle tombe è della tipologia più antica, il Tipo a pozzo con camera ipogeica, aperta su un lato breve, che poteva contenere uno o due defunti. Accanto a questo tipo, è stata individuata una variante, costituita da un Pozzo semplice, mancante della camera ipogeica. In alcuni ipogei si conservano tracce di decorazioni eseguite con ocra rossa, raffiguranti festoni, bande, motivi geometrici e lineari. I corpi dei defunti venivano posti dentro bare o appoggiati su barelle di legno, a volte ornate con stucchi e borchie metalliche, avvolti in sudari di cui si sono ritrovate tracce. Queste tombe sono attribuite al quinto e al quarto secolo avanti Cristo. I secoli successivi sono stati caratterizzati dallo sviluppo delle tombe a Cella ipogeica e di quelle a Fossa terragna, queste ultime sono costituite da una semplice trincea aperta nel morbido terreno superficiale. Di particolare interesse è la sepoltura dei bambini, dentro anfore chiamate Enkytrismos sepolte in posizione non profonda, e le fosse contenenti vasi con i resti di incinerazione, ricoperte da un tumulo tronco piramidale. Dal terzo secolo si verifica un aumento delle cremazioni, fatto legato, più che ad una motivazione religiosa, alla situazione economica.

Senorbì-Necropoli punica di Monte luna Senorbì-Necropoli punica di Monte luna Senorbì-Necropoli punica di Monte luna

I corredi funerari sono costituiti da anfore e brocche di medie dimensioni e di varie forme, ossia brocchette piriformi, cilindriche e a corpo arrotondato, vasetti a beccuccio, coppe, piatti da pesce, unguentari, lucerne, bruciaprofumi. Di eccezionale importanza il vasellame, e di grossa rilevanza i gioielli in oro e argento, collane, bracciali, anelli, diademi, orecchini. Di particolare pregio artistico il gioiello recuperato in una tomba principesca, composto da una spessa maglia in oro, chiusa da due cilindri e con al centro un pendente a forma di ghirlanda decorata a granulazione. Notevole è il numero di amuleti realizzati nei materiali più vari, e l’artigianato in bronzo si segnala per la presenza di alcuni rasoi votivi, strigili, campanelli specchi e altri piccoli oggetti decorativi. I corredi funerari della necropoli sono oggi conservati ed esposti nel Museo Archeologico Sa Domu Nosta di Senorbì.

L’insediamento punico di Santu Teru

Senorbì: la collina di Santu TeruAll’altro lato della strada che ci ha portati in località Santu Teru, ossia alla destra, distante alcune decine di metri dalla necropoli punica, separata da una piccola valle, si sviluppa la collina di Santu Teru, sulla quale nel 1964, a seguito di una attenta prospezione da Antonio Maria Costa, sono stati individuati i resti della Acropoli punica circondata da una cinta muraria di forma treapezoidale. In seguito sono stati individuati, nel versante meridionale della collina, i resti dell’Insediamento punico di Santu Teru al quale la necropoli è da collegare. realizzato nel quinto secolo, si è sviluppato divenendo un fiorente centro di raccolta delle ricche risorse agricole della Trexenta, ed è stato abbandonato nel terzo secolo avanti Cristo. Nell’insediamento sono presenti modesti resti di abitazioni che hanno restituito reperti ceramici, ed il ritrovamento di numerose scorie metalliche e di fusione documentano con certezza la presenza di officine fusorie e di lavorazione dei metalli.

Nel villaggio nuragico di Santu Teru è stato rinvenuto il Miles Cornutus

Senorbì-Santu Teru: bronzetto del Miles CornutusQuesto insediamento punico è stato realizzato nel luogo che precedemente era stato frequentato già nel periodo del Bronzo, ed infatti vi sono stati trovati i resti del Villaggio nuragico di Santu Teru, all’interno del quale è stato rinvenuto, nel 1841, un famoso bronzetto di guerriero con un elmo provvisto di alte corna, chiamato il bronzetto del Miles Cornutus ossia del soldato con le corna, che è attualmente conservato nel Museo Nazionale Archeologico di Cagliari, e rappresenta quasi con certezza uno dei primissimi abitanti della zona. La statuetta forse era un ex voto lasciato come offerta in un luogo di culto di cui si è persa ogni traccia, e ci autorizza a pensare alle tante guerre che le tribù combatterono tra loro. L’insediamento nuragico di Santu Teru non è stato, però, ancora interessato da scavi sistematici.

Il Centro sportivo di Monte luna

Senorbì: indicazioni per il Centro sportivo di Monte lunaSenorbì: centro sportivo di Monte luna: ingressoPassata la piazzuola di accesso al parco archeologico del Monte luna, proseguiamo verso sud lungo la strada che ci ha portati qui da Senorbì, Percorsi trecentocinquanta metri, seguendo l’indicazione, svoltiamo a sinistra e, dopo altri trecentocinquanta metri, arriviamo al cancello di ingresso del Centro sportivo di Monte luna. All’interno di questo complesso, si trovano due Campi da Calcetto ossia da Calcio a cinque, dotati di fondo in erba sintetica, il primo dei quali è dotato di tribune per 90, ed il secondo per 80 spettatori; ed un Campo Polifunzionale all’aperto, anch’esso con fondo in erba sintetica, senza tribune, ènel quale praticare come discipline il tennis, il calcio ed il calcetto ossia calcio a cinque. È presente poi un Campo da Basket, senza tribune, nel quale praticare come disciplina la pallacanestro.

Senorbì: centro sportivo di Monte luna: il primo Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque Senorbì: centro sportivo di Monte luna: secondo Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque Senorbì: centro sportivo di Monte luna: campo Polifunzionale all’aperto Senorbì: centro sportivo di Monte luna: Campo da Basket

Sono presenti anche strutture sportive al coperto, ossia un Campo Polifunzionale al chiuso, nel quale praticare la calcetto ossia calcio a cinque, pallamano, pallacanestro, il tennis e la pallavolo; ed anche un Campo da Squash.

Senorbì: centro sportivo di Monte luna: esterno del campo Polifunzionale al chiuso Senorbì: centro sportivo di Monte luna: interno del campo Polifunzionale al chiuso Senorbì: centro sportivo di Monte luna: da Squash

Il Santuario di Santa Maria della Neve detta anche Santa Mariedda di Segolaj

Dal centro di Senorbì prendiamo la via Giuseppe Antonio Lonis che porta al Municipio, e da qui proseguiamo verso nord est per quattrocento metri, fino ad arrivare all’uscita dall’abitato dove arriva da destra la via Giovanni Maria Angioy. Passato l’incrocio e la linea ferrata, la strada che abbiamo seguito prosegue come Strada Comunale Senorbì Sisine, ed alla sua destra si sviluppa il Parco Santa Mariedda, realizzato dove un tempo sorgeva l’Insediamento medievale di Segolay o Segolaj. Abitato già in epoca nuragica e romana, la sua vita è documentata da numerose fonti medievali e moderne, finchché si spopola tra il 1556 e il 1584, quando i pochi abitanti superstiti si trasferirono a Senorbì. La ripartizione dei territori dei villaggi limitrofi del 1844 sancisce la divisione dell’antico territorio di Segolay fra i comuni di Senorbì, Suelli e Arixi, quest'ultimo poi assorbito nel comune di Senorbì del quale è diventato una frazione.

Senorbì-Santuario di Santa Maria della Neve volgarmente chiamata Santa Mariedda di SegolajAll’interno del parco si trova il Santuario di Santa Maria della Neve chiamata anche Santa Mariedda di Segolaj, nota nella zona come Santa Mariedda ossia della piccola Maria, che risale al dodicesimo secolo ed è documentato a partire dal 1215. Questo Santuario dalle spiccate fattezze medievali in principio era dedicato a San Nicola, patrono degli abitanti del villaggio scomparso di Segolaj, di cui era la chiesa parrocchiale, tanto che era conosciuta come San Nicola di Bari, ed ha poi cambiato intitolazione in periodo imprecisato. Di rilievo architettonico, mancano però informazioni sulla fabbrica romana dell’edificio, sembra che l’impianto antico avesse un’abside semicircolare con aula mononavata, nel soffito la copertura con capriate in legno. Nell ottocento in questa chiesa venivano sepolti i defunti, e nel 1910 ha assolto la funzione di lazzaretto, per affrontare un ondata di colera. La chiesa con il tempo ha subito varie opere di restauro e ricostruzione, è stato in particolare rifatto il soffitto, l’aula è stata ampliata sul lato sinistro, ossia verso nord, ed oggi presenta una semplice facciata sormontata da un grande campanile a vela, con la sua parte frontale che ingloba anche la facciata dell’originaria chiesa romanica. Due sono gli ingressi e sopra quello principale si distingue uno sproporzionato campanile a vela, con una minutissima campanella. All’interno il soffitto dell aula è incannucciato, tripartito da due arcate.

Senorbì-Santuario di Santa Mariedda: veduta d’insieme Senorbì-Santuario di Santa Mariedda: facciata Senorbì-Santuario di Santa Mariedda: interno

Tra gli arredi sono da segnalare il settecentesco tabernacolo ligneo e l acquasantiera in arenaria, con incisa la data del 1618, aggraziata da decorazioni floreali e da uno stemma a forma di scudo. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli a Santa Maria della Neve.

La devozione a Maria sotto il titolo della Neve è iniziato verso il quarto secolo, sotto il pontificato di papa liberio, quando, a quanto si racconta, a due coniugi di famiglia patrizia senza prole, Giovanni e Maria sul livello del mare, abitanti a Roma, la Madonna, una notte dei primi di agosto, si sarebbe manifestata chiedendo loro di far erigere un tempio nel luogo dove l’indomani fosse caduta la neve. Alla mattina la neve copriva il colle Esquilino. I coniugi sono andati dal papa per raccontargli la visione, ed il Santo Padre ha detto che anche lui era stato avvertito dalla Vergine medesima riguardo all’avvenimento. Così è stata costruita la basilica di Santa Maria Maggiore, in origine detta Santa Maria ad Nives, e da essa la devozione alla Madonna della Neve si è diffusa in tutto il mondo.

Senorbì-manifesto della Festa di Sant’Antioco e Santa MarieddaSenorbì: il processione della Festa di Sant’Antioco e Santa MarieddaA Senorbì, alla Festa di Sant’Antioco Patrono, segue, il 5 agosto, la Festa di Santa Maria della Neve, chiamata anche Santa Mariedda, una Festa che nel paese si tramanda nei secoli. Ha inizio il 4 agosto con una suggestiva processione, cui partecipano numerosi gruppi in costume, che, dopo aver percorso le vie del paese, al tramonto risale le stradine sterrate del colle, per concludersi nel santurio a lei dedicato. In un incantevole scenario naturalistico, immerso nel verde, la popolazione partecipa in modo sentito alle celebrazioni solenni, e venera la Santa con preghiere, riti e canti sacri. Al rientro nel paese viene offerto dal vicinato di Santa Mariedda ai fedeli Su cumbidu, termine che indica l’invito ed indica il pasto offerto. La giornata della Festa è allietata da balli, canti e spettacoli folkloristici.

La Cantina Nuovi Poderi della Società Agricola Sequi con due vini inseriti nella guida 5StarWines di Vinitaly

Proseguendo lungo la Strada Comunale Senorbì Sisine, ed alla sua destra per un chilometro e quattrocento metri, si vede alla destra della strada il cancello di ingreso che immette alle tenute della Cantina Nuovi Poderi della Società Agricola Sequi.

Il riconoscimento 5starwinesSenorbì-La Cantina Nuovi Poderi della Società Agricola SequiLa Cantina Nuovi Poderi è un azienda giovane, a gestione familiare, che nasce nel 2008 per amore della Sardegna, ricca di tradizioni, cultura, buon cibo e ottimo vino. I vigneti sono situati in una zona collinare, rinfrescati da una costante ventilazione da nord e da brezze marine provenienti da sud, produce vini di grande struttura e personalità ottenuti grazie alla cura e alla passione della famiglia proprietaria con un attenta cura nella coltivazione e moderne tecniche di vinificazione, coadiuvata da un enologo di grande esperienza e spiccata voglia di novità. I vitigni utilizzati quali il Vermentino, la Barbera sarda ed il Nasco, anche abbinati a vitigni internazionali come il Merlot e il Syrah, oltre il classico Cannonau, sono stati scelti con cura per riscoprire sapori ormai dimenticati e dar vita a blend di insolita ricercatezza. Tutte queste caratteristiche si ritrovano anche nei tratti schematici e lineari delle etichette, ispirate dai segni ritrovati sugli antichi documenti lapidei e di bronzo, che sono il sole, la luna, la dea madre, i triangoli e il simbolo a spirale della terra che sono un preciso richiamo all antica religione dell Isola, che considerava ogni suo prodotto, in particolare il vino, sacro e degno di essere offerto alle divinità. Il vinoVermentino di Sardegna Doc Istrale Black label 2021, ed il vino Isola Dei Nuraghi Igt Rosso Archeo 2020 della Cantina Nuovi Poderi della Società Agricola Sequi di Senorbì, sono stati inseriti nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Senorbì ci recheremo a visitare Sant’Andrea Frius che visiteremo con il suo centro dove si trova la chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Andrea Apostolo e con i suoi dintorni.


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