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Setzu il piccolo paese che si sviluppa sulle falde sud occidentali dell’altopiano della Giara


In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo nella visita della Regione storica della Marmilla e della giara, dove vivono ancora allo stato brado circa settecento cavallini, gli unici realmente selvatici rimasti in Europa. Vedremo il piccolo borgo di Setzu che si sviluppa sulle falde sud occidentali dell’altopiano della Giara, nella quale vivono indisturbati i cavallini selvatici della giara e dove sono stati rinvenuti i resti di un’antica città shardana.

La Regione storica della Marmilla

La MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla Settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baradili, Baressa, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla Meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo.

In viaggio verso Setzu

Arrivati da Barumini a Tuili, proseguiamo sulla SP5, la ex SP44, in direzione di Turri, la seguiamo per circa un chilometro e mezzo ed arriviamo a una deviazione sulla destra, che ha ancora il nome di SP5 ed è la ex SP45. La seguiamo per poco più di un chilometro ed arriviamo al piccolo borgo agricolo di Setzu. Dal Municipio di Tuili a quello di Setzu si percorrono 2.8 chilometri.

Il comune agricolo di Setzu

Setzu: veduta dell’abitatoSetzu-Stemma del comuneIl piccolo borgo agricolo di Setzu (altezza metri 206 sul livello del mare, abitanti 133 al 31 dicembre 2021) si estende nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna, a confine con quella di Nuoro, a nord dei colli Marmilla, tra i comuni di Genuri, Turri, Tuili, Genoni e Gesturi. È situato lungo le pendici dell’altopiano della Giara, e le sue case sono le tipiche abitazioni contadine del Campidano note appunto come case campidanesi, con il portale d’ingresso sul cortile, e di fronte l’abitazione composta da un vastissimo vano, chiamata Sa lolla, dalla quale si accede al resto dei vani. Lo si può raggiungere con la SS197 di San Gavino Monreale e del Flumini che dista cinque chilometri dall’abitato. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, dato che si raggiungono i 574 metri di quota. Insieme a Bidonì, las Plassas e Nureci, è uno dei comuni più piccoli della Sardegna per la superficie Comunale.

Origine del nome

Secondo qualche studioso, il nome del paese deriverebbe dal termine sardo Su Becciu, il Vecchio, che in forma contratta risulta essere S’Etzu, e che gli sarebbe stato probabilmente attribuito perché Setzu è il più antico tra i paesi vicini. È anche possibile che il nome possa derivare da quello del latifondista romano Setius, che sarebbe stato il proprietario del paese. Un’altra ipotesi lo farebbe risalire al termine sardo Setziu, essendo il paese seduto ai piedi della giara.

La sua economia

Si tratta di una piccola comunità collinare la cui economia è di tipo prevalentemente agricolo. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo e frutteti, e con l’allevamento di bovini, suini, equini e avicoli. Non vi è stato praticamente alcuno sviluppo industriale data l’esiguità numerica della popolazione, costituita soprattutto da anziani. Il terziario si compone di una modesta rete distributiva. La gastronomia locale è rinomata per le carni, i funghi, i formaggi e le lumache. Sebbene non figuri tra le mete turistiche più frequentate della zona, offre ai visitatori la possibilità di compiere escursioni sull’altopiano della Giara di Gesturi, da cui si può godere di un magnifico paesaggio. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

La presenza di torri nuragiche e Domus de janas, testimoniano che il territorio viene abitato fino dall’antichità. Probabilmente conosciuta anche da fenici e punici, in periodo medievale, nell’undicesimo secolo appartiene alla curatoria della Marmilla, nel Giudicato di Arborea. Con l’arrivo degli Aragonesi dal 1410 viene compresa nel Marchesato di Oristano, ed in seguito si ritrova inglobata nei possedimenti di diverse famiglie spagnole come i Carroz e i Centelles, famiglie che erano divenute in epoche diverse possessori della Conte di Quirra. Il paese durante l’ottocento diviene un centro fiorente, eletto a residenza dalle nobili famiglie della zona. Il comune di Setzu nel 1928 viene aggregato al comune di Tuili, dal quale nel 1958 viene nuovamente separato. Del comune di Setzu nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Setzu

Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Setzu si segnalano, a metà agosto, la Sagra della Fregola e De su Pani Indorau; a fine agosto, la Sagra di Sant’Ignazio da Laconi; tra fine agosto e l’inizio di settembre, la Festa dell’emigrante; il 6 novembre, la Festa di San Leonardo, che la Festa del Santo patrono del paese.

La Sagra della Fregola e de su Pani Indorau

Setzu: la Sagra della Fregola e de su Pani IndorauOrganizzata dal comune, a metà agosto a Setzu si svolge la Sagra della Fregola e De su Pani Indorau. Nel pomeriggio si svolgono diverse mostre, ed, a fine pomeriggio, a casa Deligia una dimostrazione della lavorazione di pane e fregola, in seguito degustazione di fregola e pani indorau, che è un pane bagnato nell’uovo e poi fritto. Vengono solitamente organizzati laboratori a cui è possibile prendere parte, insieme a mostre e convegni riguardanti la manifestazione. Segue una serata ricca di attività, con l’esibizione dei gruppi folk e dei gruppi musicali sardi.

La Sagra di Sant’Ignazio da Laconi

A Setzu a file agosto si svolge la Sagra di Sant’Ignazio da Laconi, con la caratteristica e antichissima questua di vino, pane, carne, dolci, ed altro. Prima a Setzu la questua aveva come obiettivo la raccolta di viveri, donati dalle famiglie e poi consegnati ai poveri della comunità. Il rito della questua adesso è rimasto, e la questua si svolge casa per casa, in corteo, accompagnati dal suono della fisarmonica e delle launeddas, con contorno di balli e canti sardi. Oggi, dopo essere state benedette dal parroco, le offerte vengono messe a disposizione dei partecipanti alla sagra.

Visita del centro di Setzu

L’abitato, interessato da crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Il centro ha conservato il suo impianto urbanistico tradizionale caratterizzato dalle tipiche abitazioni contadine del Campidano, con il portale d’ingresso sul cortile e di fronte l’abitazione con la Lolla.

La Biblioteca Comunale Marcello Marchesi

Setzu: la Biblioteca Comunale intestata a Marcello MarchesiEntriamo a Setzu da sud provenendo da Tuili con la SP5 che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via Cagliari. Passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, si percorre appena una cinquantina di metri e si prende a sinistra la via Antoni Tomasu, lungo la quale, percorsa un’altra cinquantina di metri, alla destra si vede il nuovo edificio nato per ospitare la Biblioteca Comunale Marcello Marchesi intestata allo scrittore, sceneggiatore e regista che, nato a Milano, ha passato gli anni più sereni della sua vita diviso tra Roma e Setzu, paese natale della seconda moglie, dove aveva acquistato un rudere per trasformarlo in una villa immersa nella tranquillità, e che, proprio durante un periodo di villeggiatura in Sardegna, nel 1978 è morto tragicamente all’età di 66 anni, sbalzato da una forte onda contro uno scoglio, mentre nuotava nel mare di San Giovanni del Sinis, in Sardegna.

La piazza Angelica

Setzu: la piazza AngelicaPassato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, si percorrono trecentocinquanta metri sulla via Cagliari, e si prende verso sinistra la via Marmilla. Questa strada, in poco più di una cinquantina di metri porta a vedere sulla destra la Piazza Angelica una bella piazza di verde pubblico, alberata e con anche un fondo piastrellato, nella quale tra l’altro sono presenti una fontana ed anche un parco giochi. recenti scavi nella piazza Angelica, al centro dell’abitato, hanno restituito una tomba romana con resti di una giovane donna e un ricco corredo funebre.

Lungo la via Monte Granatico l’ex Monte Granatico e l’antica casa Sitzia

Setzu: l’ex Monte GranaticoDalla via Marmilla, prendiamo a destra, prima di arrivare nella piazza Angelica, la via Monte Granatico. Lungo la via Monte Granatico, percorsa una trentina di metri, si vede sulla sinistra, al civico numero 1, l’edificio che ospita l’Ex Monte Granatico risalente al diciassettesimo secolo, un edificio che è sempre stato al centro delle attività della comunità setzese, sia in passato, come deposito del grano allo scopo di assicurare la provvista di grano e successivamente per provvedere la semente agli agricoltori poveri, sia in seguito come centro per le attività culturali del paese. L’edificio è stato, infatti, successivamente adibito a Biblioteca Comunale, prima del trasferimento di questa nei nuovi locali della via Antoni Tomasu.

Percorsa un’altra cinquantina di metri, alla sinistra della via Monte Granatico si vede l’edificio che ospita la Casa Sitzia del diciassettesimo secolo, che in antichità era il capanno degli attrezzi del locale feudatario, non distante dal suo palazzo che oggi non si vede più ma che tutti in paese ricordano ancora.

Il Centro Culturale Multimediale Filo di Memoria nella ex casa Deligia

Setzu: centro Culturale Multimediale <em>Filo di Memoria</em>Evitando la deviazione in via Marmilla, proseguiamo lungo la via Cagliari per una cinquantina di metri ed al civico numero 24, di fronte a dove parte a destra la via della chiesa, si vede, alla sinistra della strada, l’edificio che ospita la Ex casa Deligia. In questa antica casa campidanese ristrutturata nel cuore del centro di Setzu, dal 2011 si trova il Centro Culturale Multimediale Filo di Memoria. Nato per raccontare la storia che caratterizza il territorio Comunale e arricchirne il patrimonio culturale, il Centro è strutturato in tre ampie sale, due al piano terra e una al piano superiore, all’interno delle quali si snoda un affascinante percorso multimediale dedicato alle tematiche dell’archeologia preistorica arricchita da racconti mitici e fantastici che da sempre accompagnano la storia del popolo sardo.

Setzu: centro Culturale Multimediale <em>Filo di Memoria</em> Setzu: centro Culturale Multimediale <em>Filo di Memoria</em>

Il Municipio di Setzu

Setzu-Municipio di SetzuLungo la via Cagliari, di fonte al civico numero 24 dove si trova l’edificio che ospita la ex casa Deligia con il Centro Culturale Multimediale Filo di Memoria, parte verso destra la via della chiesa, che si dirige verso nord est. Presa la via della chiesa, dopo una cinquantina di metri, al civico numero 6, alla sinistra della strada, si trovano gli edifici che ospitano il Municipio di Setzu, nella quale si trovano la sua sede e gli uffici predisposti per offrire i loro servizi ai cittadino del piccolo borgo agricolo.

La chiesa parrocchiale di San Leonardo Confessore

Proseguendo, la via della chiesa ci porta in poche decine di metri di fronte alla chiesa di San Leonardo Confessore che è la parrocchiale di Setzu. Si tratta di un edificio a croce latina, con un’unica navata voltata a botte, e con annessa sacrestia. La chiesa attuale è frutto della radicale ricostruzione di un edificio preesistente, intrapresa intorno alla seconda metà dell’ottocento e conclusa nel 1872 dal capomastro Emanuele Sitzia. Attraverso una scalinata in pietra, realizzata in corrispondenza di via della chiesa, si raggiunge il piazzale sul quale si affaccia il prospetto principale, con una semplice facciata curvilinea, caratterizzato da un grande portale di ingresso, definito da una cornice in conci lapidei e sormontato da una ampia finestra di forma rettangolare. A ridosso della facciata, sul lato destro, si trova il campanile a vela, con doppia luce ad archetti a sesto acuto. Sul lato sinistro, si trova un secondo corpo di fabbrica, di costruzione più recente, con tetto piano e aperture su tutti i lati. L’interno della chiesa, a navata unica coperta da volta a botte, presenta due cappelle laterali ed ospita oggetti d’arte che raccontano la lunga storia dell’edificio, che è ricco di statue e dipinti di notevole interesse artistico e storico. Tra questi il pulpito ligneo del diciannovesimo secolo, alcune statue in legno riconducibili al sedicesimo e diciassettesimo secolo, e la vasca del fonte battesimale in marmo realizzato da Battista Spazzi nel 1788.

Setzu: chiesa parrocchiale di San Leonardo Confessore: scalinata di accesso Setzu: chiesa parrocchiale di San Leonardo Confessore Setzu: chiesa parrocchiale di San Leonardo Confessore: interno Setzu: chiesa parrocchiale di San Leonardo Confessore: interno Setzu: chiesa parrocchiale di San Leonardo Confessore: interno

Presso questa chiesa ed all’interno dell’abitato di Setzu, il 6 novembre si svolge la Festa di San Leonardo, che la Festa del Santo patrono del paese, con riti religiosi ed anche manifestazioni civili.

La chiesa di San Cristoforo con i resti del Cimitero Monumentale

Eravamo arrivati a dove dalla via Cagliari era partita verso destra la via della chiesa, proseguiamo ora lungo la via Cagliari, dopo una cinquantina di metri, prima di uscire dall’abitato, prendiamo, seguendo le indicazioni, verso sinistra la via San Cristoforo. La seguiamo per un centinaio di metri, e vediamo, alla sinistra della strada, il cancello in legno per l’accesso alla chiesa dedicata a San Cristoforo del diciassettesimo secolo, che è stata probabilmente la prima chiesa del paese.

Setzu: chiesa di San Cristoforo: cancello di ingresso Setzu: chiesa di San Cristoforo Setzu: chiesa di San Cristoforo: chiesa e il Cimitero Setzu-Resti del Cimitero Monumentale

A Setzu La Festa di San Cristoforo non si svolge più da molto, ma un tempo era celebrata il 25 luglio. Intorno alla chiesa si trovano i resti di quello che era il vecchio Cimitero Monumentale di Setzu, dato che la chiesa si trova all’interno dell’antico Cimitero. Questo farebbe risalire l’origine della chiesa a diversi secoli prima, ma non sono stati ritrovati documenti al riguardo.

Gli Impianti Sportivi di Setzu

Percorsa lungo la via San Cristoforo una cinquantina di metri dopo l’ingresso alla chiesa di San Cristoforo, si vede alla sinistra della strada l’ingresso degli Impianti Sportivi che comprendono una Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba, dotato di tribune in grado di ospitare 50 spettatori. Il campo si trova sul retro della piazza Angelica, più ad est, dopo gli impianti di verde pubblico.

Setzu: campo di calcetto di Setzu Setzu: campo di calcetto di Setzu

Visita dei dintorni di Setzu

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Setzu, sono stati portati alla luce i resti delle Domus de janas Sa Domu ’e S’Orcu, e Sa Grutta ’e Sa Perda; dei Nuraghi semplici Furconi Pardu, Nuracciassu, Suraxiu; ed anche dei Nuraghi complessi Bruncu Masonis, e Setzu. Il territorio di Setzu merita di essere visitato dato che comprende anche parte del territorio della Giara di Gesturi, nella quale è possibile osservare i cavallini selvatici al pascolo.

Il nuovo Cimitero di Setzu

Setzu-nuovo Cimitero di SetzuDopo aver visitato la chiesa di San Cristoforo con i resti del vecchio Cimitero Monumentale ed il Campo da Calcetto, la via San Cristoforo, percorsa per duecentocinquanta metri sbocca sulla Strada Comunale che collega Setzu con Baradili. A questo punto si poteva arrivare anche partendo dal Municipio di Setzu e ritornando dalla via della chiesa sulla via Cagliari, da qui prendendo la via Marmilla e, subito dopo la piazza Angelica, prendendo a sinistra, la via Baradili, che, in Duecentottanta metri, arriva a dove sbocca la via San Cristoforo. Percorrendo verso est la Strada Comunale che collega Setzu con Baradili, dopo quattrocento metri vedimo, alla sinistra della strada, il muro di cinta e l’ingresso del nuovo Cimitero di Setzu.

I resti del Nuraghe Setzu sepolto e non ancora scavato

Setzu-Resti del Nuraghe de Setzu fotografati dall’alto con un dronePassato il Cimitero, proseguiamo per un chilometro lungo la Strada Comunale che collega Setzu con Baradili, ed arriviamo all’incrocio con la Strada Comunale che collega Turri con Genuri. La prendiamo verso sinistra, ossia verso sud, e la seguiamo per un chilometro e settecento metri, il punto dove parte subito a sinistra la Strada Vicinale Cruxiu. Presa quest'ultima, dopo un chilometro e duecento metri si vede sulla destra l’altura sulla quale si trovano i resti del Nuraghe Setzu un Nuraghe complesso completamente sepolto, costruito in basalto, che sorge a 196 metri di altezza, nella area circostante del quale si sono trovati i resti di un piccolo paese di Età Imperiale romana. Si tratta di un Nuraghe complesso con un mastio e bastioni con quattro torri aggiunte, e di almeno tre delle sue torri residuano tracce. Questo è uno dei Nuraghi non ancora scavati fotografati da Ettore Tronci, che, attraverso le foto scattate dall’alto per mezzo di un drone, cerca di dimostrare la tesi di Sergio Frau, il quale, nel volume Le colonne d’Ercole, afferma come nel 1200 avanti Cristo uno Tsunami provocato dalla caduta di un asteroide nel Golfo degli Angeli avrebbe sommerso il Campidano avviando il declino della civiltà nuragica.

I resti del Nuraghe Bruncu Masonis

Dal Municipio del paese, tornati indietro con la via della chiesa, prendiamo verso sinistra la via Cagliari, che esce dall’abitato verso nord ovest con il nome di SP5 in direzione Genuri. Percorsa la SP5 per poco più di un chilometro, si vede alla sinistra un’altura alla sommità della quale si trova il Nuraghe Bruncu Masonis un Nuraghe complesso costruito in basalto situato a 248 metri di altezza, nei pressi di una necropoli romana. Si tratta di un Nuraghe complesso costituito da, probabilmente, due torri. Il sito è raggiungibile solo a piedi percorrendo circa cinquanta metri dalla strada.

La Domus de janas Sa Grutta ’e Sa Perda

All’età prenuragica, forse al Neolitico Recente, risalgono le Domus de janas di Sa Domu ’e S’Orcu e di Sa Grutta ’e Sa Perda individuate nel territorio di Setzu. Raggiunto il Nuraghe Bruncu Masonis, da esso è possibile vedere dall’alto la Domus de janas Sa Grutta ’e Sa Perda che è situata a circa trecento metri di distanza ed è raggiungibile mediante una stradella che attraversa il ruscello denominato rio Setzu. La Domus de janas presenta l’ingresso a bocca di forno, la sua principale caratteristica è di essere attraversata dal ruscello, e dal fatto che, d’inverno, al suo interno si formano numerose stalattiti.

La Domus de janas Sa Domu ’e S’Orcu

Setzu: la Domus de janas Sa Domu ’e S’OrcuUscendo da Setzu verso nord overst da via della chiesa, passata la chiesa parrocchiale arriviamo a dove la via della chiesa si immette sulla via Nuova Circonvallazione, che prendiamo verso sinistra, la seguiamo per quasi centocinquanta metri e, quando la via Nuova Circonvallazione volta a sinistra, prendiamo verso destra la strada che porta in direzione della Strada Vicinale Bacculioni. Percorsi novecentocinquanta metri, questa strada si immette sulla Strada Vicinale Bacculioni che prendiamo verso destra, in direzione dello stagno palude denominato Pauli Nurazzassu o Pauli Pintore. La seguiamo per trecentocinquanta metri, dove una sterrata sulla sinistra ci porta in meno di cinquecento metri alla Domus de janas Sa Domu ’e S’Orcu che è ben visibile anche dalla strada.

Setzu: la Domus de janas Sa Domu ’e S’Orcu Setzu: la Domus de janas Sa Domu ’e S’Orcu Setzu: la Domus de janas Sa Domu ’e S’Orcu Setzu: la Domus de janas Sa Domu ’e S’Orcu

Si tratta di una tomba realizzata all’interno di un unico blocco tondeggiante di pietra calcarea, che presenta anch’essa l’ingresso a bocca di forno, ed è composta da tre stanze. La tomba, piena di sculture e di coppelle votive, è stata individuata molti anni fa da Giovanni Lilliu ed è ritenuta risalente al Neolitico Recente.

I resti del Nuraghe Suraxiu

Setzu: il Nuraghe SuraxiuDa dove abbiamo trovato la sterrata che ci ha portati alla Domus de janas Sa Domu ’e S’Orcu, proseguiamo lungo la Strada Vicinale Bacculioni, lungo la quale, percorsi ancora circa duecento metri, di trova un sentiero alla sinistra della strada che porta nel luogo nel quale sono appena visibili i pochi resti del Nuraghe Suraxiu. Si trattava di un Nuraghe semplice, monotorre, costuito in basalto e situato a 412 metri di altezza. In corrispondenza di questo Nuraghe si è, in seguito, sviluppato un piccolo insediamento romano, nel quale sono state rinvenute abbondanti ceramiche.

L’altopiano della Giara di Gesturi dove vivono i famosi cavallini selvatici

La Strada Vicinale Bacculioni prosegue verso nord e, percorso un chilometro e duecento metri, ci porta a vedere sulla destra il Posto di Ristoro stagionale, che si trova ai limiti inferiore della parte del territorio della Giara di Gesturi appartenente al comune Setzu.

Setzu: l’altopiano della GiaraSetzu: l’altopiano della GiaraLa Giara di Gesturi nota anche come Sa Jara Manna, viene così chiamata perché la maggior parte del suo territorio di trova nel comune di Gesturi, ma dipende, dal punto di vista amministrativo, dai comuni di Gesturi, Tuili, Setzu e Genuri. Verso sud, meno importante, si erge quella che appare come la naturale prosecuzione di questa giara, ossia la Giara di Serri e, più ad ovest, la Giara di Siddi. Si tratta di un altopiano basaltico di origine vulcanica esteso circa 42 chilometri quadrati, che si erge fino a seicento metri sul mare, come un’isola rocciosa nel paesaggio ondulato, situato fra le regioni della Marmilla e del Sarcidano nella parte centro meridionale della Sardegna. La sommità dell’altopiano della Giara si dispone secondo una direzione che va da nord ovest a sud est, ha un aspetto quasi orizzontale, ed è costituito da un basamento di marne ed arenarie su cui poggiano diversi strati alternati di calcareniti ed arenarie sedimentatisi 20 milioni di anni fa, nel Miocene. Sopra questi strati di roccia si sono create, circa 2,7 milioni di anni orsono, due spaccature, dalle quali è fuoriuscita la lava basaltica che ha ricoperto l’intero tavolato. I due coni sono la Punta Zepparedda, alta 609 metri, e la Punta Zeppara Manna, di 580 metri, tra i quali si trova la Faglia di Sa Roja che percorre trasversalmente l’altopiano, creando un gradino di circa 30 metri. Chiaramente visibile dalle zone pianeggianti, la giara si presenta come una enorme fortezza naturale, fornita di bastioni dalle pareti scarpate ed anticamente inaccessibili, ricoperta dalla vegetazione tipica della macchia mediterranea, come sughere, roveri, eucaliptus, peri selvatici, rovi, cisti, lentischi, mirti, corbezzoli, eriche. È anche ricco di fauna selvatica, cinghiali, volpi, ricci, martore, lepri, anatre, beccacce, tordi, merli, colombacci, e rapaci come la poiana, il picchio, l’upupa e la ghiandaia. La giara è stata sede di insediamenti umani già dal Neolitico, come testimoniano le caratteristiche Domus de janas, grotte a più vani scavate nella roccia ed utilizzate come luoghi di sepoltura. Lungo il perimetro sommitale della giara, detto Sa Canoa ossia La Corona, si possono ancora osservare 24 Nuraghi mentre ben 50 si allineavano un tempo ai piedi dei bastioni stessi. Anche resti di ceramica, selce e ossidiana ritrovati sopra l’altopiano fanno supporre l’occupazione diffusa del territorio in questo periodo. Molti archeologi pensano che la giara sia stata utilizzata dai Sardi come ultimo baluardo di resistenza contro gli invasori Punici e poi Romani. Vi si trovano, inoltre, numerose pinnetas, le capanne dei pastori, costruzioni circolari in pietra con il tetto di frasche.

Setzu: i cavallini selvatici della giaraSulla Giara di Gesturi vivono ancora allo stato brado circa settecento Cavallini, chiamati Equus Caballus Jarae ed in lingua sarda Is Cuaddeddus. Sono gli unici cavalli realmente selvatici rimasti in Europa. Sono famosi per non essere tozzi come i pony, bensì snelli ed eleganti, ma piccoli, alti al garrese massimo 120 centimetri. Di colore bruno scuro, hanno una lunga criniera e simpatici occhi un poco a mandorla. Probabilmente sono quelli che rimangono di una antica razza che abitava un tempo tutta l’isola, tanto da far pensare che si tratti di una razza primitiva conservatasi quasi intatta da migliaia di anni. Non esistendo in Sardegna ritrovamenti fossili di equini, si pensa che il cavallino sia stato introdotto probabilmente nel periodo nuragico o nel periodo punico. Possiamo incontrarli in branco, visitando la giara, soprattutto ad abbeverarsi nelle depressioni nelle quali ristagna l’acqua piovana e l’acqua che sgorga dalle sorgenti naturali. Le piccole mandrie pascolano liberamente e si abbeverano nei numerosi specchi d’acqua, non distanti dai bovini, dalle capre e dai maiali lasciati al pascolo semibrado. I gruppi familiari sono composti da uno stallone e da un numero variabile di femmine, alle quali si accompagnano i puledri sino alla maturità sessuale, raggiunta la quale vengono allontanati dal gruppo dal maschio dominante. Pur vivendo allo stato brado, in massima parte sono di proprietà di allevatori di Gesturi, Tuili e Genoni, i quali provvedono a nutrirli e dissetarli durante i periodi siccità, ed altri appartengono all’Istituto per l’Incremento Ippico di Ozieri, impegnato da anni nella difesa della razza. fra aprile maggio, ed a metà settembre, si svolge, a Tuili ed a Genoni, la tradizionale esibizione dei cavallerizzi, chiamati in lingua sarda Is Insocadores, che prendono al laccio i giovani cavallini selvaggi, e quindi si effettua il rito millenario della loro marchiatura.

La cascata Sa Spendula della giara e le zone umide sulla Giara di Setzu

Setzu: la cascata Sa Spendula della giaraProseguendo più a nord dopo il Posto di Ristoro stagionale lungo la Strada Vicinale Bacculioni, si arriva in poche decine di metri alla Cascata Sa Spendula della giara situata a una distanza di 3.7 dal Municipio di Setzu. Spendula in sardo significa proprio cascata, perciò la cascata Sa Spendula sta ad indicare la cascata per antonomasia, ed ha lo stesso nome della cascata di Villacidro mirabilmente cantata da Gabriele D’annunzio. Quella che si incontra nll’area Comunale di Setzu è una piccola cascata naturale che raccoglie buona parte delle acque piovane di quella zona, e viene alimentata in primavera da tutte le acque dei numerosi stagni paludi della giara.

Setzu: lo stagno Paùli Nurazzassu chiamato anche Paùli PintoreDalla cascata Sa Spendula, più a nord rispetto ad essa, si trovano piccoli stagni, tra i quali il Paùli Minori, che si trova immerso in un bosco di querce da sughero. Proseguendo, invece, lungo la Strada Vicinale Bacculioni, che si dirige verso nord ovest, passato lo slargo sulla destra dove si trova il Punto di Informazione Turistica aperto stagionalmente, si raggiunge in qualche centinaio di metri lo stagno palude Paùli Nurazzassu chiamato anche Paùli Pintore uno dei più grandi della giara, di poco inferiore al Paùli Maiori di Tuili, che è lo specchio d’acqua più esteso dell’altopiano. Anche questo stagno è caratterizzato da acque relativamente profonde, che consentono la permanenza dell’acqua per tutto l’anno nelle sue zone centrali, diventando meta obbligata per i cavallini, che trovano solo qui ristoro dalla calura estiva.

I ruderi della chiesa di Santa Vittoria

Setzu-Resti della chiesa di Santa VittoriaLa cascata Sa Spendula della giara si trova nella località chiamata Santa Vittoria. Nella zona, procedendo verso est da dove si trova la cascata, una deviazione sulla destra non segnalata porta ai ruderi dell’antica chiesa di Santa Vittoria. Si è appreso che molti reperti di questa chiesa giacciono nel cortile di una chiesa di un paese vicino, frutto dell’asportazione fatta da un prete che gestiva le due parrocchie. Questo nome del paese, Santa Vittoria, si ritrova anche nel sito archeologico di Santa Vittoria di Serri, in quello di Santa Vittoria di Esterzili, e si ritiene che forse identificasse cittadine sacre e fortificate poste su altopiani inaccessibili, ultimi rifugi dell’antica religione, luoghi poi strappati con la violenza dai Cristiani ai sardi e ribattezzati appunto con il nome di Santa Vittoria.

Ritrovata le rovine di una città perduta rasa al suolo dai Romani e poi dimenticata nella foresta

Nel 2012 lo studioso Leonardo Melis ha rinvenuto i resti di una intera città del secondo millennio avanti Cristo sull’altopiano della Giara tra Setzu e Genoni, nella quale, secondo l’archeologia ufficiale, era stato scritto che non potevano esserci insediamenti. Proseguendo verso lo stagno Paùli Minori, si sale sull’altopiano vero e proprio, ed un sentiero porta verso le prime paludi e verso la foresta dell’interno. Lungo questo sentiero è stata rinvenuta una strada lastricata che si inoltra nella vegetazione, che ha fatto pensare a un collegamento con qualcosa di importante. Porta, infatti, verso un Centro religioso fortificato situato un poco più ad est rispetto alle rovine della chiesa di Santa Vittoria, che era stato abitato da coloro che non vollero accettare la nuova religione imposta con la forza delle armi dei soldati del papa e dei vescovi locali. La teoria di Leonardo Melis è, infatti, che i Sardi che non vollero uniformarsi alla nuova religione si andarono a isolare in luoghi inaccessibili, in città pienamente autosufficienti, dove furono però comunque raggiunti e distrutti. Leonardo Melis ha documentato nel 2012 nel suo volume Shardana. La Bibbia degli Urim la riscoperta di un’antica città scientificamente demolita e rasa al suolo, ora nascosta nel cuore delle foreste nella Giara di Setzu, la quale non ha ancora un nome preciso, ma si presenta come una città con statue ancora intatte, abitazioni, attrezzatura della vita quotidiana come macine, lavabi, pozzetti interni alle case per gli usi quotidiani dell’igiene e altro. Persino una casa nobiliare con piscina, ingressi monumentali, e strani monoliti. Alcuni dei monoliti ritrovati ricordano la Dea Ishtar ritratta alla maniera egizia, o una figura maschile con le braccia sollevate in modo di preghiera e ancora tracce dei genitali. Ed è stata rinvenuta anche una tavola circolare con delle sezioni, che ci portano a pensare a qualche calendario o calcolatore del tempo, o ancora quella strana forma, quella specie di sombrero che potrebbe essere una macina molto tecnologica. Tutti i manufatti sono eseguiti nel basalto nero e poroso tipico della giara.

Setzu: Leonardo Melis tra i resti della città perduta Setzu: i resti della città perduta Setzu: i resti della città perduta Setzu: i resti della città perduta Setzu: i resti della città perduta

Si tratta dei resti di un’antica città shardana, ove ancora si veneravano Dei antichi, un insediamento che sarebbe stato distrutto dai soldati di Costantino, nel momento in cui il cristianesimo iniziava ad essere la religione dell’impero. Per questo sarebbe sorta l’antica chiesa celebrativa di questa piccola crociata, ossia la chiesa di Santa Vittoria.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo nella visita della Regione storica della Marmilla e vedremo il borgo di Genuri che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trova il Nuraghe e l’insediamento nuragico di San Marco.


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