Seulo che ha dato il nome alla Barbagia Inferiore e nei dintorni la gola di su Stampu ’e su Turrunu
In questa tappa del nostro viaggio, da Sadali ci recheremo a Seulo il paese che ha dato il suo nome alla Barbagia Inferiore chiamata apponto Barbagia di Seulo, che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni. La regione storica della Barbagia di SeuloLa Barbagia di Seulo (nome in lingua sarda Barbàgia ’e Seùlu), chiamata anche Barbagia Inferiore, è una regione storica della Sardegna centrale. Durante il periodo giudicale il suo territorio apparteneva al Giudicato di Càralis, per passare, dopo la sua estinzione, al Giudicato di Arborea. La regione si va a sviluppare inella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna con i comuni di Esterzili, Sadali, Seui e Seulo, e nella Provincia di Nuoro con il comune di Ussassai. Conosciuta fin dai tempi antichi per l’asprezza dei suoi territori e per l’abbondanza delle sue acque, è una delle zone della Sardegna interna la cui economia è quasi esclusivamente basata sulla pastorizia. In viaggio verso SeuloNella precedente tappa del nostro viaggio ci eravamo recati da Sadali a Seui, ora ci recheremo più a nord, a Seulo, che possiamo raggiungere sia da Seui che da Sadali. Da Seui percorriamo verso ovest otto chilometri e mezzo sulla SS198 di Seui e Lanusei, e prendiamo a destra la SP8 che si dirige verso nord e poi ad ovest, ed in quasi undici chilometri ci fa arrivare all’interno dell’abitato di Seulo. Dal Municipio di Seui a quello di Seulo si percorrono 19.2 chilometri. È più comodo arrivarci da Sadali, invece, da dove percorriamo verso nord est poco più di un chilometro sulla SS198 di Seui e Lanusei, poi prendiamo a sinistra la SP8 che si dirige verso nord e poi ad ovest, ed in quasi undici chilometri ci fa arrivare all’interno dell’abitato di Seulo. Dal Municipio di Sadali a quello di Seulo si percorrono in questo caso solo 12.3 chilometri. Il comune chiamato SeuloIl comune Seulo (pronumcia Seùlo, nome in lingua sarda Seulu, altezza metri 799 sul livello del mare, abitanti 795 al 31 dicembre 2021) è il settimo più alto della Sardegna, situato nella parte nord orientale della Provincia del Sud Sardegna, alle pendici del monte Perdedu della Barbagia Seulo. È il paese che conta il record mondiale di centenari, avendone avuti ben 23 dal 1866. Si tratta di un centro ad economia selvo pastorale che dà il nome alla Barbagia omonima. Seulo l’abitato è raggiungibile attraverso la SS198 di Seui e Lanusei, che dista undici chilometri. Il suo territorio si presenta Comunale, ricco di grotte ricche di stalattiti e stalagmiti nel quale abbondano sorgenti ricche di acqua, comprensivo dell’area speciale di Malacrel, in contestazione con il comune di Sadali, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 281 a un massimo di 1.334 metri sul livello del mare. Seulo è anche meta di passaggio del Trenino Verde. Si tratta di uno dei paesi dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondialeIl comune appartiene ad una delle zone blu dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale. Il termine Zone blu, in inglese Blue Zones, viene usato per identificare le aree demografiche o geografiche del mondo in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Il concetto è nato quando gli studiosi Gianni Pes e Michel Poulain hanno pubblicato su Experimental Gerontology il loro studio demografico sulla longevità umana, che identifica la Provincia di Nuoro, in Sardegna, come l’area con la maggiore concentrazione di centenari al mondo. Gli studiosi, per procedere nel lavoro, tracciavano sulla mappa delle serie di cerchi concentrici blu che indicavano le zone con la più alta longevità, da qui il termine Zona blu. I paesi appartenenti alle zone blu in Sardegna sono Arzana, Baunei, Fonni, Gavoi, Mamoiada, Oliena, Ollolai, Orgosolo, Ovodda, Perdasdefogu, Seulo, Talana, Tiana, Ulassai, Urzulei, Villagrande Strisaili. Origine del nomeIl nome è di oscura ignota, tuttavia gli studiosi sono concordi nel considerarlo parte dello strato linguistico protosardo. Secondo il linguista Massimo Pittau, studioso della lingua etrusca, della lingua sarda e protosarda, dalla circostanza che è esistita nel passato ed esiste tuttora la Barbagia di Seulo, si deve trarre la conclusione che evidentemente gli antichi Seulesi dovessero costituire una potente tribù della Sardegna montana, la qual cosa è quasi certamente confermata da una citazione del geografo greco alessandrino Tolomeo, il quale per la Sardegna centro meridionale, cita un popolo che chiama Sikoulénsioi o Sikylénsioi, che si ritiene possa corrispondere esattamente a quello odierno Siulesus o Seulesus. L’etnico Sikoulénsioi richiama immediatamente l’appellativo latino Sicùla, ossia pugnaletto, diminutivo di Sica, ossia pugnale. E, considerato che la Sica era ritenuta l’arma nazionale dei Traci, si può ritenere che la Sicùla fosse l’arma tribale dei Sikoulénsioi, il cui nome poteva significare armati di pugnaletto. E si intravede pure come il pugnaletto in questione fosse quello che è stato rinvenuto fra i bronzi nuragici e di cui risultano armati i personaggi maschili rappresentati da alcuni bronzetti. D’altronde si deve anche considerare che ancora adesso non è possibile trovare un uomo di campagna sardo, pastore o contadino, che non abbia in tasca il tradizionale coltello a serramanico, Sa leppa. E quindi, secondo questo autore, il nome del paese potrebbe derivare dall’etrusco, proprio come altri nomi di armi romane, e come parrebbe dimostrare il gentilizio etrusco Sicle. La sua economiaSi tratta di un comune di montagna la cui economia si fonda esclusivamente sulle attività agricole e zootecniche. Nell’economia locale, quindi, l’agricoltura conserva un ruolo di primaria importanza, si coltivano cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, ulivi e frutteti. Accanto al lavoro dei campi si pratica l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. Il settore industriale, tranne che per qualche piccola azienda che opera nel comparto edile, è del tutto irrilevante. E neanche il terziario assume dimensioni rilevanti. Non mancano le tradizioni artigiane, con la tessitura di tappeti e la lavorazione di coltelli. Seulo non è meta di significativo afflusso turistico, offre, comunque, a quanti vi si rechino la possibilità di effettuare delle piacevoli escursioni all’insegna delle incontaminate bellezze naturali. Di particolare attrazione sono i vicini monti Orru, Perdedu e Gastea, l’affascinante parco del Gennargentu, nonchché gli interessanti siti archeologici dei Nuraghi Pal ‘e Nuraghi, De Padente e Istria. La presenza del fiume Flumendosa, che segna il confine fra monte Perdedu e la catena montuosa del Gennargentu, ha creato un territorio ricco di cavità e gole come Su Stampu ’e su turrunu e la sorgente di Piscina ’e licona. L’apparato ricettivo, che comprende un agriturismo, offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Come in tutti i centri della Sardegna centrale, la cucina di Seulo si basa soprattutto su antiche ricette tramandate da generazioni, il classico Porceddu, maialetto da latte cucinato arrosto, con tutti i sottoprodotti del maiale, i classici dolci tipici come i Picchirittus ed i Pistoccus de nuxi, i formaggi con le eccellenze di Su callu ’e crabittu e Su ca su in filixi. Brevi cenni storiciIl suo territorio viene abitato sino dal periodo prenuragico e nuragico, come è attestato dalla presenza nel suo territorio di alcune domus de janas e di alcuni Nuraghi. Durante il Medioevo appartiene al Giudicato di Càralis e fa parte della curatoria di Seulo, diventandone importante centro e capoluogo. Nel 1258, alla caduta del Giudicato, passa per breve tempo al Giudicato di Gallura, ed in seguito sotto il diretto controllo della repubblica di Pisa. Conquistato dagli Aragonesi nel 1324, viene dato in feudo al conte di Quirra Berengario Carrozconte di Quirra. Nel 1604 viene incorporato nel Ducato di Mandas, feudo prima dei Maza e poi dei Tellez-Giron di Alcantara, ai quali è riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Fino al 1949 parte della sua popolazione attiva si dedica all’estrazione del granito, settore oggi del tutto abbandonato. Del comune di Seulo nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Nuoro nuovamente a quella di Cagliari. Nel 2016 viene cambiata la Provincia alla quale appartiene, passando dalla Provincia di Cagliari alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono a SeuloA Seulo sono attivi il gruppo folk dell’Associazione Culturale Sonusu e Arregodusu de Barbagia di Seulo nelle cui esibizioni nel paese e fuori è possibile ammirare il costume tradizionale del posto, ed il Coro Polifonico Perdedu che prende il nome dalla cima più alta presente nei territorio di Seulo, il monte Perdedu, vetta più alta e bene identitario della sua comunità. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Seulo si segnalano, il 16 e 17 gennaio la Festa di Sant’Antonio Abate, ed il 19 e 20 gennaio la Festa di San Sebastiano, con i fuochi a loro dedicati e con l’offerta di vino e dolci; ad aprile, la manifestazione S’Orrosa ’e Padenti; alla fine della terza settimana giugno, la Festa di Santa Barbara e San Giovanni, con una sagra; a fine giugno la Festa dei Santi Pietro e Paolo; a metà luglio, la Sagra su Ca su in Filixi dedicata al tradizionale formaggio di Seulo, un particolare formaggio cagliato su uno strato di felci; il 13 agosto, la manifestazione Andalas; il 14 agosto, Sa Passilada a Murigada; il 27 settembre, la Festa dei Santi Cosma e Damiano, con una sagra; l’8 dicembre, la Festa patronale in onore dell’Immacolata Concezione. La manifestazione S’Orrosa ’e PadentiSolitamente il terzo fine settimana di aprile Seulo ospita S’Orrosa ’e Padenti, Festa che si tiene in occasione della fioritura della peonia che copre i prati di Seulo, pianta chiamata S’Orrosa ’e Padenti, che è il fiore principe della Barbagia, e colora di rosa i campi, le foreste e i Nuraghi del territorio. Durante questa festa, vengono accompagnati i visitatori per i boschi per ammirare la fioritura degli alberi, e per le vie del centro storico dove è possibile degustare ed acquistare i prodotti tipici dell’enogastronomia locale ed i prodotti dell’artigianato. Non mancano iniziative collaterali, come esibizioni musicali ed in costume, e si può assistere allo spettacolo dei cori polifonici itineranti. Tra gli appuntamenti imperdibili, Sa Coia Antiga, la rievocazione del matrimonio tradizionale di Seulo. L’evento chiamato AndalasOgni anno a Seulo, il 13 agosto si svolge Andalas, in italiano Sentieri, il cui obiettivo è promuovere e tutelare uno degli ecosistemi più affascinanti e delicati dell’isola, che stupisce per la bellezza dei suoi paesaggi rimasti incontaminati dal contatto con l’uomo. L’evento prevede un’escursione guidata lungo i sentieri della Valle dell’Alto Flumendosa, seguita da un pranzo a base di prodotti tipici, all’ombra di castagni e lecci secolari. Iniziata nel 1995, l’escursione è cresciuta fino a diventare uno dei più importanti eventi della Barbagia, coinvolgendo fino a un migliaio di persone provenienti da tutta l’isola e non solo. Sa Passilada a MurigadaLa manifestazione Sa Passilada a Murigada fa riferimento a un’antica pratica, che rievoca quando i pastori accompagnavano gli animali al pascolo di notte. Per ricordare questa tradizione, l’EcoMuseo di Seulo organizza una passeggiata notturna sul monte Perdedu, dalle cui cime si può vedere un ampio panorama, che va dall’Ogliastra fino al Campidano ed all’Iglesiente, dal gennargetu fino al golfo di Oristano. Si osservano le stelle, mentre si degustano prodotti tipici e si ascolta musica dal vivo. Visita del centro di SeuloL’abitato, interessato da espansione edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico dei paesi di montagna. L’abitato gravita intorno alla cinquecentesca parrocchiale della Beata Vergine, mentre la più antica chiesa dei Santi Pietro e Paolo si trova nella parte alta. Il Cimitero Comunale di SeuloEntriamo a Seulo da est con la SP8 che all’interno dell’abitato assume il nome di via Roma. Dal cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, prendiamo la via Roma che attraversa tutto il paese dirigendosi verso sud ovest, la seguiamo per trecento metri, poi prendiamo tutto a destra verso nord est la via del Cimitero, che, dopo quattrocentocinquanta metri, ci porta di fronte all’ingresso del Cimitero Comunale di Seulo. La chiesa dei Santi Pietro e PaoloTorniamo sulla via Roma e, da dove avevamo preso a destra la via del Cimitero, proseguiamo verso sud ovest per una cinquantina di metri e svoltiamo leggermente a destra in via Ospitone, la seguiamo per duecento metri, poi prendiamo a destra la via San Pietro, dopo centocinquanta metri svoltiamo a destra per risalite la via San Paolo, e, in una trentina di metri, deviamo a montesu un terrazzamento, sul quale è stata costruita la chiesa dei Santi Pietro e Paolo ubicata sulla parte più alta del paese. La tipologia costruttiva potrebbe rimandare ad una datazione riconducibile al dodicesimo secolo, anche se manca una documentazione storica di riferimento attendibile. Le murature perimetrali sono in misto di pietra locale e frammenti di mattoni in cotto legati e intonaci con malte di calce miste a terra. La copertura presenta due falde spioventi costituita da elementi strutturali di sostegno in legno, e le travi di legno si appoggiano sui muri che, all’interno, scandiscono la navata formando ampi archi a tutto sesto. All’interno ha un impianto con una pianta rettangolare a navata unica, che è l’impianto di tutte le piccole Chiese campestri delle zone interne della Sardegna. recentemente su questa chiesa è stato realizzato un intervento di recupero, compresa la sistemazione dell’area circostante, che l’ha riportata all’antica bellezza. Ogni anno a fine giugno, presso questa chiesa e nel piazzale antistante, si svolge la Festa dei Santi Pietro e Paolo, con cerimonie religiose e manifestazioni civili. Al termine della via Ospitone si trova la chiesa parrocchiale della Beata Vergine MariaProseguiamo lungo la via Ospitone, e, a cinquecento metri da dove la avevamo imboccata, vediamo, alla sinistra della strada, la piazza della chiesa, una piazza alberata sulla quale, al civico numero 1, si affaccia la chiesa della Beata Vergine Maria che è la parrocchiale di Seulo. Si ritiene sia stata edificata in stile gotico aragonese nel cinquecento, ma pare sia stata costruita ampliando una chiesa più antica. L’impianto originario ha subito numerose modifiche nel corso dei secoli, la più significativa è quella effettuata tra il 1816 ed il 1826, quando è stato costruto il campanile a pianta quadrata, è stata rimaneggiata l’intera struttura allungando la chiesa, è stato aggiunto il presbiterio dotato di cupola e le due sagrestie laterali. La facciata rettangolare della chiesa si distingue per la cornice aggettante, con il portale a sesto acuto a tre sguanci, dotato di eccellenti affreschi, e per il rosone in vetri policromi, utili ad alleggerire il bianco del prospetto. Il campanile si presenta arricchito da una serie di piccole cornici aggettanti, con una cella campanaria che culmina con una elegante cupola. All’interno, la struttura è costituito da una pianta rettangolare con una sola navata, con cappelle laterali cieche, e la parte più antica dell’interno è la Cappella dedicata alla Vergine Assunta, forse un residuo della chiesa precedente. Nel 1975, in ottemperanza alle direttive del Concilio Vaticano II, è stato piazzato proprio al centro del presbiterio un altare costituito da una mensa marmorea retta da otto pilastri, poggiata su una base del medesimo materiale, mentre l’ambone è in legno, mentre la custodia dell’eucaristia è ancora conservata nel tabernacolo del vecchio altare storico. Ogni anno, presso questa chiesa l’8 dicembresi svolge la Festa patronale in onore dell’Immacolata Concezione, con processione per le strade dell’abitato, cerimonie religiose nella chiesa parrocchiale e diverse manifestazioni civili. Lungo la via Roma raggiungiamo la piazza Aldo Moro nella quale si trova il Monumento ai CadutiEvitando la deviazione in via Ospitone per visitare le due Chiese presenti all’interno dell’abitato, proseguiamo lungo la via Roma verso sud ovest, e, dopo poche decine di metri, si vede, alla sinistra della strada, la Piazza Aldo Moro. Si tratta di una piazza alberata con al centro i giardini nei quali nel 2000 è stato inaugurato il Monumento in memoria dei caduti in guerra fortemente voluto dal gruppo degli ex reduci e familiari di caduti nelle guerre mondiali che hanno raccolto la somma per realizzare il monumento che mancava. L’opera è costituita da un ceppo commemorativo costituito, da un blocco di marmo di Orosei che raffigura un fante che sorregge un commilitone morente, al lato del quale si trova un’alta stele con incisi i nomi dei caduti nei conflitti mondiali. Si consideri che nella sola Prima Guerra Mondiale i soldati che perirono in azioni militari furono trentatrè, mentre altri ventotto subirono mutilazioni gravi, ed un’altra decina di militi persero la vita nella seconda guerra mondiale, mentre altri perirono persino nella guerra di Crimea. Un contributo in termini di vite umane sicuramente elevato se rapportato al numero piuttosto contenuto della popolazione. La piazza del Popolo con il Municipio di SeuloProseguendo lungo la via Roma, subito dopo aver passata la piazza Aldo Moro, alla sinistra della strada si trova la caserma della Stazione dei Carabinieri di Seulo. Subito dopo la Stazione dei Carabinieri, sempre a sinistra si sviluppa una stretta via che sbocca nalla piazza del Popolo. E proprio di fronte a dove arriva questa stretta strada, al civico numero 3 della piazza del Popolo, si trova l’ingresso dell’edificio che ospita il Municipio di Seulo, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici che forniscono loro servizi agli abitanti del paese. Proseguendo lungo la via Roma il centro di accoglienza dell’EcoMuseo dell’Alto FlumendosaDa dove abbiamo incontrato a sinistra la via Sardegna, proseguiamo lungo la via Roma che curva a destra e si dirige verso nord ovest. Seguita per quasi duecento metri si vede alla destra della strada, al civico numero 91 della via Roma con ingresso nella traversa che si immette sulla via Concordia, il centro di accoglienza dei visitatori dell’EcoMuseo dell’Alto Flumendosa, la cui sede è al civico numero 60 della via della Libertà. Costituito nel 2002 quando Seulo ha dato i natali al primo EcoMuseo della Sardegna, è gestito dall’omonima società coperativa. Si tratta di una istituzione che beneficia di un contributo della regione Autonoma della Sardegna ed è impegnata in attività di tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, storico e artistico. L’istituzione è impegnata, dal 2007, nell’organizzazione di eventi e manifestazioni culturali, con l’obiettivo di favorire la permanenza nel territorio dei visitatori e di accrescere gli arrivi, favorendo quindi la conoscenza della varietà naturalistica e paesaggistica della Provincia di Cagliari e sviluppando la diffusione del turismo nelle aree interne. Il centro sportivo del paeseSubito di fronte, all’altro lato della strada parte a sinistra la via Cagliari, che in un centinaio di metri ci porta a vedere, alla sinistra della strada, il Centro sportivo realizzato all’interno dell’area scolastica del paese, di proprietà del comune di Seulo. All’interno di questo centro sportivo è presente il Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, dotato di tribune in grado di ospitare 200 spettatori, nel quale svolgere, come attività, calcio e calcetto ossia calcio a cinque, pallacanestro e Mini basket, pallavolo e Mini volley. Passato il Campo da Calcetto, alla sinistra della strada si trova la Palestra coperta, che non dispone di tribune, nella quale è possibile svolgere attività ginnico motorie, pallacanestro e Mini basket, pallavolo e Mini volley. Lungo la via Concordia passiamo i ruderi dell’antica chiesa di Sant’AntonioTornati indietro sulla via Roma, dopo aver passato la piazza Aldo Moro, di fronte alla caserma della Stazione dei Carabinieri di Seulo, dove parte alla sinistra la via Sardegna, prendiamo invece verso destra, in salita, la via Concordia, che si sviluppa parallela alla via Roma. Presa la via Concordia, dopo poco più di Duecentotrenta metri, si vedono alla sinistra della strada, proprio sul retro dell’edificio con la sede del Banco di Sardegna che si affaccia sulla parallela via Roma al civico numero 89, i pochi Ruderi dell’antica chiesa di Sant’Antonio. Proseguendo lungo la via Concordia si raggiunge la bella piazza GennerìaProseguendo lungo la via Concordia, dopo un’altra cinquantina di metri si arriva a vedere sulla destra, subito dopo l’angolo con la via Alessandro Manzoni, la Piazza Gennerìa La bella piazza nella quale si svolgono spettacoli, esibizioni dei gruppi folk e dei cori polifonici, ballo sardo in piazza, esposizioni ed altre esibizioni durante le manifestazioni che si svolgono nel centro storico di Seulo, come ad esempio quelle relative alla manifestazione S’Orrosa ’e Padenti durante la Festa in occasione della fioritura della peonia.. Visita dei dintorni di SeuloVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Seulo, sono stati portati alla luce i resti di diverse domus de janas, al cui interno furono rinvenute ossidiane lavorate e frammenti ceramici e abbondanti resti ossei degli individui che vi erano sepolti; delle Tombe di giganti di Taccu ’e Ticci I, e Taccu ’e Ticci II; dei Nuraghi semplici su Nuraxi ’e Paùli, e Nuraxeddu; e del nuraghe complesso di Taccu ’e Ticcu. La chiesa campestre di San Cosimo dedicata ai Santi Cosma e DamianoUsciamo dall’abitato verso nord con la SP8 in direzione di Gadoni, dopo poco più di un chilometro, seguendo le indicazioni, prendiamo a sinistra la strada bianca che, in quattrocento metri, ci porta di fronta alla piccola chiesa campestre di San Cosimo dedicata ai Santi Cosma e Damiano, visibilesu un ripiano nel fondovalle del rio Medaùs. La chiesa è stata probabilmente edificata nel sedicesimo secolo, e la sua struttura originaria era costituita da una piccola cappella, successivamente ampliata con l’aggiunta di un altro corpo. La parte più antica era originariamente coperta con volta a botte e ricoperta con manto di tegole curve, ed è stata demolita perchché pericolante e sostituita con una copertura a falde inclinate, con la struttura portante in legno, ed il manto di copertura in tegole curve. Oggi la chiesa ha la facciata quadrata, nella quale spiccano un rosone gotico ed un bel portale in stile tardogotico con arco a sesto acuto. L’edificio viene utilizzato esclusivamente quando si celebra la Festa dei Santi Cosma e Damiano, che si tiene l’ultimo fine settimana di settembre e dura tre giorni. I simulacri dei due Santi custoditi nella chiesa parrocchiale, che esistono da circa seicento anni e sono un interessante esempio di arte plastica di ambito popolare, vengono portati in processione nella chiesa campestre in cui erano originariamente custoditi. Durante i tre giorni di festa, oltre ai riti religiosi, si svolgono canti e balli in costume, e vengono offerti dolci e vino. Durante il periodo estivo il luogo sacro è meta di pellegrinaggio dei tanti che, devoti ai Santi fratelli, giungono qui a pregare, soggiornando negli Hùmbessias, i caratteristici locali che circondano la chiesa. Il campo Equestre renato CartaProseguendo per altri duecento metri lungo la SP8, si trova, alla destra, il sentiero che porta al Campo Equestre renato Carta dotato di fondo in terra, che non dispone di tribune, nel quale si svolgono i diversi sport equestri. La chiesa campestre di Santa BarbaraPercorsi ancora quasi duecento metri, la SP8 compie un’ampia curva a destra, e parte una deviazione a sinistra sulla strada che porta al Campo Sportivo ed a diversi siti che visiteremo. Al centro, tra le curva a destra della Strada provinciale e la deviazione a sinistra, in località Genna ’e Sa luna, si trova la piccola chiesa campestre di Santa Barbara dedicata a Santa Barbara e San Giovanni, costruita agli inizi del novecento. La facciata esterna, abbellita da una cornice in pietra, ospita il portone in legno con finto architrave in pietra sormontato da un rosone circolare. Presso questa chiesa, l’ultima domenica di giugno si svolge la Festa di Santa Barbara e San Giovanni. Le celebrazioni cominciano il pomeriggio della vigilia quando i Santi, in processione, vengono portati a spalla dalla chiesa parrocchiale del paese fino alla piccola chiesa campestre, seguiti con grande solennità da tutta la popolazione. Seguono le cerimonie religiose ed una Festa campestre, per la quale nel vicino Campo Sportivo iniziano le danze e il divertimento al calar della sera, e si saluta l’alba del lunedì successivo senza sosta. S’Arcu ’e su CuadduDalla SP8, presa a sinistra la strada che porta al Campo Sportivo ed a diversi siti che visiteremo, la seguiamo per poco più di duecento metri ed arriviamo a un bivio, dove prendiamo a destra, seguiamo questa strada per un paio di chilometri ed arriviamo a un altro bivio, dove prendiamo a sinistra e, in un paio di chilometri, si trova alla destra della strada, a una certa distanza, la formazione rocciosa chiamata S’Arcu ’e su Cuaddu. Si tratta di una affascinante formazione rocciosa sedimentaria, che il vento ha modellato con estro artistico e bizzarro. La formazione rocciosa nasconde tra i suoi terrazzi e balconate fiorite tanti segni geologici, perchché si tratta di un lembo di letto fluviale e palustre che la forza ercinica terrestre ha sollevato e riportato in questa zona del centro Sardegna, evidenti infatti sono i segni lasciati dall’attività dell’acqua. Nasconde poi segni del tempo, che con la complicità del vento si è qui sbizzarrito incidendo e modellando i contorni di questo morbido complesso geologico e grazie ad essi possiamo ora ammirare tra i suoi anfratti di arenaria rossa forme insolite e fantasiose. E nasconde anche segni dell’uomo, che ha voluto partecipare a questa scultura naturale apponendo il proprio autografo, dato che l’uomo neolitico ha scavato, sotto un Dolmen naturale visibile in cima alla formazione rocciosa, una domus ‘e Janas che per la sua singolare posizione diventa di estremo interesse archeologico, dato che forse si tratta di un altare neolitico dove venivano celebrati gli antichi riti degli antenati trapassati per accompagnarli nel mondo ultraterreno. Il Campo Sportivo ComunaleDalla SP8, presa a sinistra la strada che porta al Campo Sportivo ed a diversi siti che visiteremo, la seguiamo per poco più di duecento metri ed arriviamo a un bivio, dove prendiamo questa volta a sinistra, la strada che porta a Villanova Tulo, seguiamo questa strada per appena una cinquantina di metri, e troviamo a sinistra la deviazione per il Campo Sportivo Comunale di Seulo. All’interno di questo Campo Sportivo, si trova un Campo da Calcio, con fondo in terra, dotato di tribune in grado di ospitare 200 spettatori. La squadra di calcio locale è denominata Polisportiva Seulo 2010, e milita nel girone A sardo di Promozione. All’interno del Campo Sportivo, si trova anche un Campo da Tennis, con pavimentazione in materiali cementizi o asfaltoidi, che non è dotato di tribune per gli spettatori, nel quale praticare appunto come disciplina il tennis. I resti del nuraghe semplice su Nuraxi ’e PaùliSeguendo la strada che porta a Villanova Tulo, ad ottocento metri dal Campo Sportivo si vede, nella campagna alla sinistra della strada, il nuraghe Su Nuraxi ’e Paùli edificato a 736 metri di altezza. Si tratta di un nuraghe monotorre costruito in scisto locale, con all’interno una camera marginata da una nicchia e da un corridoio a gomito. Il nuraghe su Nuraxi ’e Paùli viene chiamato anche Su Nuraxi Mannu, cioè nuraghe grande, per differenziarlo da un altro ad esso vicino, a poco più di duecento metri di distanza, che è denominato invece su Nuraxeddu. Singolare è il paesaggio che si può ammirare da questo nuraghe, composto da una parte da boschi di roverella nelle immediate vicinanze su colline di altitudine media che degradano verticalmente sul rio Medaùs, dall’altra dalla veduta in primo piano dell’incombente monte Perdèdu. Possiede un’altra caratteristica ed è quella che, dalla sua torre, si possono scorgere almeno altri tre Nuraghi tanto da ipotizzare un sistema zonale di presidio. A poca distanza si trovano i resti del nuraghe semplice su NuraxedduIl nuraghe su Nuraxi ’e Paùli viene chiamato anche Su Nuraxi Mannu, per differenziarlo da un altro, anch’esso monotorre, denominato Su Nuraxeddu ubicato a poco più di duecento metri di distanza, in direzione sud est, che si trova attualmente all’interno di un ovile. Il nuraghe su Nuraxeddu è stato edificato a 696 metri di altezza, ed è costruito anch’esso in scisto locale, con all’interno una camera marginata da una nicchia e da un corridoio a gomito. La cultura popolare locale tramanda oralmente una leggenda, in base alla quale si riteneva che i due Nuraghi dovessero essere collegati tra loro mediante una galleria scavata nella dura roccia scistosa sottostante. Sull’altopiano di Taccu ’e Ticci si trovano i r resti del nuraghe complesso omonimoUsciamo da Seulo verso nord est con la SP8 un direzione di Sadali, lo seguiamo per quattro chilometri e duecento metri, e, in corrispondenza di un’ampia curva a sinistra, prendiamo la deviazione a destra in direzione dell’area archeologica. Dopo novecento metri evitiamo la deviazionesu una sterrata a sinistra per i pochi resti della minera di Ingurtipani e proseguiamo per un paio di chilometri, arrivando in un punto sull’Altopiano di Taccu ’e Ticci, alto oltre ottocento metri e ricco di testimonianze archeologiche di epoca neolitica, dove si trova un bivio, con una sterrata sulla destra, mentre la strada prosegue a sinistra. A circa quattrocento metri di distanza in direzione ovest da dove eravamo arrivati, si trovano i pochi resti del Nuraghe complesso di Taccu ’e Ticci che si trova ai margini occidentali dell’altopiano. È quello che rimane di un nuraghe edificato a 744 metri di altezza, che dominava la vallata, e giace oggi inglobato nella vegetazione del quale rimangono osservabili solo le antiche mura perimetrali costituite da grandi massi. Si trattava di un nuraghe complesso con un mastio e probabilmente tre torri aggiunte, costruito in pietra calcarea, che dista circa settento metri dal nuraghe Nuraxeddu posizionato più a nord ovest. Nelle vicinanze si trovano i pochi resti di un insediamento abitativo, un probabile villaggio di capanne, individuato dagli studiosi intorno all’area nuragica. I resti dele due Tombe di giganti di Taccu ’e TicciA circa seicentocinquanta metri di distanza in linea d’aria in direzione sud est dal punto dove eravamo arrivati, si trovano i resti della Tomba di giganti Taccu ’e Ticci I edificata a 789 metri di altezza, della quale sono stati effettuati scavi archeologici nel 2010 e 2011. realizzata con una tecnica costruttiva del tipo a filari, di essa è da notare l’allineamento verso sud ovest, non molto frequente nelle Tombe di giganti. Più a nord, a quattrocento metri di distanza, è la probabile ubicazione della seconda Tomba di giganti Taccu ’e Ticci II che è stata edificata a 799 metri di altezza, della quale sono state effettuate ricerche archeologiche nel 2014 ma la si è trovata troppo disturbata dai lavori agricoli. Più a sud i resti della necropoli a domus de janas chiamate Is Forreddusu in località Sa Perda ladasaA circa seicento metri a sud rispetto alla Tomba di giganti Taccu ’e Ticci I, in località Is Perdas ladasa, molto più a sud rispetto ai margini meridionali dell’altopiano di Taccu ’e Ticci, seguendo il sentiero che discende il ripido pendio, si raggiunge una zona ricca di ipogei. I più conosciuti sono quelli che costituiscono la Necropoli a domus de janas di Sa Perda ladasa, che è costituita da due domus de janas note anche con il nome di Is Forreddusu. Si tratta di due piccoli ambienti ipogei di diverse dimensioni, accessibili da una classica porta rettangolare. La tomba sul lato sinistro è quella di maggiori dimensioni, presenta un unico ambiente con uno spazio più grande nel fondo, e con due cellette laterali, quella a sinistra più grande e quella a destra più piccola ma meglio lavorata, che presenta una sorta di scalino. L’altra tomba, scavata sulla destra, ché molto più piccola, e dall’ingresso si arriva alla nicchia, che, viste le dimensioni, si ritiene potesse essere destinata ai bambini morti in tenera età. Nella foresta di Orrolì si trova la grotta carsica Sa ’Omu ’e JanasDal Municipio di Seulo prendiamo la via Roma verso nord est ed arriviamo sulla SP8 che porta a Sadali, dopo circa cinque chilometri svoltiamo a destra seguendo le indicazioni nella strada che in circa ottocento metri porta, all’interno del bosco di lecci, al parcheggio nella Foresta di Addolì al confine tra i territori di Seulo e Sadali. Qui si trova la grotta carsica chiamata Sa ’Omu ’e Janas che, per la bellezza delle sue stalattiti e stalagmiti e del suo percorso ampio ed orizzontale, ha da sempre suscitato grande interesse. Ha uno sviluppo di circa trecento metri ed è caratterizzata da tre rami o livelli. L’ingresso che avvia il visitatore sul ramo principale è costituto da un lungo salone che presenta una larghezza variabile tra isette ed i dodici metri e un altezza media di circa sette metri. È dotata di apposite strutture che garantiscono una facile e piacevole visibilità. I più famosi viaggiatori della Sardegna, dopo averla visitata, né hanno narrato le meraviglie nei loro dizionari o diari di viaggio, ossia Vittorio Angius, Alberto della Marmora, Pasquale Cugia, il giornalista lutero Vassanitz, e così via. È una grotta vissuta fin dall’antichità quando ancora l’uomo preistorico utilizzava questi spazi sotterranei come rifugio e come luogo di culto. In origine doveva essere di eccezionale bellezza finché non vennero asportate colonne di alabastro per ornare la parrocchia locale e alcune Chiese di Cagliari, tra le quali anche la cattedrale. La gola di su Stampu ’e su TurrunuDa qui, seguendo un sentiero, si raggiunge la Gola su Stampu ’e su Turrunu, immersa nella natura rigogliosa e incontaminata, che si trova ai limiti orientali dell’altopiano di Taccu ’e Ticci, a quasi un paio di chilometri di distanza in linea d’aria verso est dalla prima Tomba di giganti. Si può vedere il particolare tunnel carsico, un singolare inghiottitoio risorgente che riceve le acque del Riu ’e Spinedda. Il ruscello scompare in una cavità nel terreno, per ricomparire dopo due salti successivi, decine di metri più in basso, in una cavità a forma di grotta, con una bella cascata alta sedici metri che forma un laghetto ampio e trasparente, e poi prosegue la sua discesa verso valle. La cavità, che ha forma regolare e tondeggiante, avvolta da vegetazione rigogliosa e attorniata da pareti calcaree tappezzate di muschi ed erbe rampicanti, risulta composta da due ambienti sovrapposti ed è percorribile con scale. Il tutto costituisce un affascinante monumento naturale. Dalla gola di su Stampu ’e su Turrunu si può scendere, con un sentiero attrezzato, alla bella Grotta di Is Janas, che si trova all’interno del territorio Comunale di Sadali, vicino a quello di Seulo a nord, e quello di Seui ad est. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, inizieremo la visita della regione storica del Gerrei. Inizieremo tornando ad Orroli e recandoci a Escalaplano che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trovano il complesso archeologico di Is Clamoris e la necropoli ipogeica di Fossada. |