Siurgus Donigala con la processione dei ceri e nel cui territorio si trova parte del lago del Mulargia
In questa tappa del nostro viaggio, da Suelli ci recheremo a Siurgus Donigala caratterizzato dalla produzione della croce del pane e dalla processione dei ceri, con i dintorni nei quali si trova parte del lago di Mulargia. La regione storica della TrexentaLa Trexenta è una regione storica della Sardegna situata nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna. La regione della Trexenta si trova interamente nella Provincia del Sud Sardegna ed i comuni che ne fanno parte sono Barrali, Gesico, Guamaggiore, Guasila, Mandas, Ortacesus, Pimentel, Sant’Andrea Frius, San Basilio, Selegas, Senorbì, Siurgus Donigala, Suelli. Il territorio è prevalentemente collinare nella parte orientale e più pianeggiante verso ovest. La zona della Trexenta è un susseguirsi di rigogliose campagne, dove i frutteti si alternano a vigne, oliveti e coltivazioni di cereali. Le sue condizioni climatiche, favorite anche dall’abbondanza d’acqua, determinano una rinomata produzione di vino, olio e grano. In viaggio verso Siurgus DonigalaDa Suelli prendiamo la SP29 che verso est e, in un paio di chilometri, entriamo nella frazione Senorbì chiamata Sisini, dalla quale proseguiamo con la SP29 che si dirige verso nord e, dopo quasi sei chilomeri, entriamo nell’abitato di Sirgus donigala. Dal Municipio di Suelli a quello di Siurgus Donigala si percorrono 8.8 chilometri. Il comune chiamato Siusgus Donigala l’abitato di Siurgus Donigala (nome in lingua sarda Sriugus donigalla, altezza metri 452 sul livello del mare, abitanti 1.831 al 31 dicembre 2021) è posizionato al confine tra la Provincia del Sud Sardegna e quella di Nuoro, a nord est dei colli Trexenta, a ridosso del lago di Mulargia. L’abitato è raggiungibile tramite la SS128 Centrale Sarda, che dista sei chilometri di distanza. Agevole si presenta il collegamento con la rete ferroviaria, dato che la stazione di riferimento lungo la linea che collega Cagliari con Isili, che è la Stazione ferroviaria di Gesico-Siurgus Donigala, si trova anch’essa a soli sei chilometri di distanza. Il territorio comunale, comprendente l’area speciale del lago di Mulargia, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 223 a un massimo di 682 metri sul livello del mare. Il suo territorio, prevalentemente montuoso, è caratterizzato da fitta vegetazione mediterranea, costituita da lentischi, corbezzoli, roverelle, lecceti e quercie da sughero. Origine del nomeConsiderato che il patrono di questo villaggio è San Teodoro, assai importante nella Chiesa greco bizantina, sembra possibile che il nome Siurgus, ossia Seurgus, derivi dall’appellativo greco bizantino Theourgós che indica un sacerdote o un prete, riferito al Santo patrono. Più precisamente c’è da pensare che, siccome sono esistiti parecchi Santi che avevano questo nome, con l’apposizione di Theourgós si volesse indicare un San Teodoro prete, differente da qualche altro che invece era San Teodoro Vescovo oppure Abate, monaco, o altro. La seconda parte del nome, donigala, riflette la voce sarda medievale Donnicalia, dal sardo Donnu, derivante dal latino Dominus, termine che disegnava un’insieme economico dipendente direttamente dal signore, e che è passato in seguito ad indicare ville rurali. La sua economiaSi tratta di un comune collinare, di origine incerta, che alle tradizionali attività agricole ha affiancato modeste iniziative industriali. Il settore primario si basa soprattutto sulla produzione di uva, cereali e sughero, ed è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta. Ed anche con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, tra cui il lattiero caseario, ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Siurgus Donigala non costituisce meta di significativo richiamo turistico, pur offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali ed effettuare interessanti escursioni nei dintorni. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area viene abitata fino dall’epoca nuragica, come attestata tra l’altro dal Nuraghe visibile all’interno dell’abitato. Presumibilmente non mancano insediamenti umani anche nel corso della dominazione fenicia, punica e successivamente in età romana. L’abitato di Siurgus, di origine incerta, nell’undicesimo secolo viene compreso nel Giudicato di Càralis e fa parte della curatoria di Siurgus, della quale proprio Siurgus è capoluogo prima di Mandas. Nel 1258, alla caduta del Giudicato, il centro segue la sorte della curatoria di appartenenza, e vengono annessi al Giudicato di Arborea, al quale rimane sino alla fine del tredicesimo secolo, per poi passare sotto il diretto controllo dei conti della Gherardesca e poi al comune di Pisa, quindi agli Aragonesi, che ne costituiscono un feudo che passa di proprietà di diversi feudatari, per venire poi incorporato nel 1604 nel Ducato di Mandas, appartenente prima ai Maza e poi ai Tellez-Giron. A questi ultimi viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Fino al 1927, oltre al comune di Siurgus, un poco più a nord era presente il comune di donigala, ed i due comuni avevano due amministrazioni autonome e separate, due Chiese parrocchiali e due cimiteri. Il 23 gennaio 1927 viene firmata l’unificazione tra i due enti a firma del podestà Biddau e del segretario Aristide Loi, ed al comune unificato viene assegnato il nome di littoria. Tale nome viene contestato dalla prefettura e, con un ricorso che viene vinto, si stabilisce di mantenere i due nomi, unificandoli, il 29 luglio del 1927, in quello di Siurgus Donigala, con apposita firma del re Vittorio Emanuele III, del presidente del Consiglio Mussolini e dal Guardasigilli Rocco. resta nella Provincia di Cagliari fino alla riforma del 2016, quando il paese viene aggregato alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono a Siurgus DonigalaA Siurgus Donigala svolgono le loro attività il Gruppo Folk Sa Roda, il Gruppo Folk Sa Spiga ed il Gruppo Folk Pro Loco di Siurgus Donigala, nelle cui esibizioni nel paese e in altre località dell’Isola è possibile ammirare il costume tradizionale del posto. Ed a Siurgus Donigala svolge la propria attività anche la Corale di Siurgus Donigala, un ensemble vocale composto da sole voci femminili, che costituiscono un’associazione culturale nata con lo scopo di divulgare e promuovere la musica, con una particolare attenzione verso la cultura e le tradizioni del paese. Il comune di Siurgus Donigala è un centro derivante dall’unione nel 1927 del comune di Siurgus e di quello di Donigala. Sebbene ora si tratti di un unico comune, la popolazione dei rispettivi centri ha conservato quelle che sono le proprie tradizioni, da qui la celebrazione di due feste patronali, San Teodoro patrono di Siurgus, e Santa Maria patrona di donigala. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Siurgus Donigala vanno citate, il 17 gennaio la Festa di Sant’Antonio Abate Con il rito del rogo, per il quale i ceppi, una volta accesi, diventano il punto di aggregazione della popolazione, che trascorre la notte a bere ed a degustare i buoni prodotti tipici; il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano; le manifestazioni del Carnevale con la sfilata per le vie del paese di carri e maschere, e con zeppolata e favata finale; a fine aprile, la Sagra del Pane, che prevede il confezionamento e la mostra del pane tradizionale, con degustazione e convegno; a fine maggio, la Festa di Santa Susanna, nell’omonima Chiesa campestre; a luglio, la manifestazione culturale Luglio Siurgus donigalese, manifestazione con spettacoli folcloristici, rappresentazione teatrali, cinema all’aperto, mostre, degustazione di prodotti locali, ed altro; i primi di agosto, la Sagra della pecora; il 20 agosto, si celebra la Festa patronale di San Teodoro Martire, il primo patrono del paese; sempre ad agosto, si svolge la Sagra della pecora; l’8 settembre, la Festa di Santa Maria, il secondo patrono del paese; la seconda settimana di ottobre, la Sagra della Madonna dei sette dolori, per la quale viene esibita in processione la croce del pane confezionata per l’occasione; in occasione di questa sagra, si svolge anche Sa Festa de in Bagadius, la Festa degli scapoli. Sa Festa de Is BagadiusA Siurgus a ottobre si celebra una antichissima Festa la cui origine si perde nella notte dei tempi, ossia la Festa de Is Bagadius, organizzata da un comitato di giovani non sposati, che prevede un banchetto comunitario, a base di arrosti, pani decorati, maccheroni al ragù. Un tempo questa Festa durava otto giorni, dal secondo martedì fino al terzo lunedì di ottobre. Con essa si celebrava la Bayanìa, l’età nella quale i giovani erano maturi per il matrimonio. La domenica aveva luogo la benedizione della Croce del pane e una processione dedicata alla Vergine Addolorata alla quale partecipava tutta la popolazione. La croce portata in processione era rivestita di pane lavorato a coccois, pesava tra i venti ed i trenta chili, e il suo rituale prevedeva un meticoloso rispetto delle posizioni assunte da ciascuna figura. Per la costruzione della croce, che viene prodotta ancora oggi, si utilizza una base di legno a forma di croce, anche se gli anziani ricordano che anticamente era fatta di canne fresche. Al centro della croce viene posizionato un pane di forma circolare, S’Anguli, il pane più grosso, vocabolo che deriva dall’arabo magrebino angul, termine che sta ad indicare una schiacciata di pane con uno o più uova sode nel mezzo. Vicino ad esso sono collocati sei Pillonis, ossia uccelli, tre bianchi e tre gialli. I bracci della croce vengono decorati con otto Crabiolus, otto Cuaddus, quattro Pipias ossia bamboline, quattro Arregulas a forma di croce greca di probabile origine bizantina, e nove Coccois de pizzus ossia pani ricamati. Finita la festa, un tempo il pane benedetto veniva suddiviso tra tutte le famiglie che lo tenevano quale rimedio contro le malattie e le disgrazie. La Festa aveva anche una sua parte laica, che aveva inizio il martedì notte con la confezione del pane nella casa del primo Obriere, che nella sua lolla accoglieva i giovani, e nella quale si svolgevano i balli negli intervalli della lavorazione del pane. Il giovedì mattina gli Obrieri si recavano in montagna a portare in paese una vacca chiamata Sa bacca de Is Bagadius, la quale veniva accolta all’ingresso del paese dalle Bagadias, le ragazze nubili, che la infioravano e le mettevano al collo una campanella tenuta da un collare lavorato artisticamente. La vacca veniva portata in corteo e condotta nel cortile della casa del primo Obriere dove restava fino al sabato, quando veniva sacrificata per il grande pranzo che si svolgeva la domenica e al quale partecipava un rappresentante di ogni famiglia. La Festa riprendeva il sabato e proseguiva fino al lunedì notte, giorno in cui si svolgeva un ultimo pranzo tra gli Obrieri e quelli che erano incaricati di organizzare la Festa l’anno successivo, e si ballava accompagnati dalle launeddas. Questa Festa con forte connotazione pagana, è stata abolita dalla Chiesa nel 1952. Visita del centro di Siusgus DonigalaL’abitato di Siurgus Dorigala, interessato da crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Arriviamo a Siurgus Donigala da sud con la SP29 che, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, assume il nome di via Roma. Passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, lungo la via Roma, sulla destra della strada, si trova il Grande masso scolpito che indica che si sta entrando all’interno di Siurgus Donigala il cui nome è riportato sul masso. Il Cimitero di SiurgusPercorso appena un centinaio di metri dal cartello segnaletico lungo la via Roma verso nord, svoltiamo a destra e prendiamo il viale del Cimitero. Si tratta di un lungo viale alberato che, in duecento metri, ci porta davanti a muro di cinta, al centro del quale si trova il cancello di ingresso del Cimitero di Siurgus che è uno dei due cimiteri presenti nel paese. Sul retro del Vecchio Cimitero, al quale conduce il cancello di ingresso, ed alla sua destra, è stata realizzata la struttura del Nuovo Cimitero di Siurgus, con esso comunicante. La casa del Pane chiamata Sa Domu de su paniProseguendo lungo la via Roma verso nord, dopo duecentocinquanta metri si arriva a un bivio, con a destra la prosecuzione della via Roma con le indicazioni per il lago Mulargia, mentre a sinistra parte la via San Teodoro, seuendo le indicazioni per la Chiesa di San Teodoro e per il Nuraghe su Nuraxi. Presa verso sinistra la via San Teodoro, si vede subito alla destra della strada un ampio cortile, passato il quale si affaccia l’antico edificio che ospita La casa del Pane chiamata Sa Domu de su pani. Si tratta di una casa padronale in stile campidanese restaurata per valorizzare il centro storico del paese, ed ora adibita a Museo. Al suo interno si trova un forno, e proprio grazie a questa sua particolarità è stata utilizzata più volte per la lavorazione del pane. Proprio qui viene realizzata la Croce del pane, la splendida scultura che viene realizzata ancora oggi per essere esposta nel corso di diverse manifestazioni folcloristiche, e che un tempo veniva confezionata in occasione di Sa Festa de Is Bagadius, celebrata nel mese di ottobre a Siurgus Donigala, nel corso della quale un gruppo di giovani scapoli organizzava un solenne banchetto con malloreddusu campidanesi, arrosti e formaggi. La Festa in forma ridotta viene organizzata ancora oggi con un banchetto comunitario. La Chiesa parrocchiale dedicata a San Teodoro MartirePercorsi centoventi metri lungo la via San Teodoro, dove parte a destra la via del Nuraghe, ad angolo tra le due strade, si trova la Chiesa parrocchiale dedicata a San Teodoro Martire che un tempo era la parrocchiale dell’antico comune di Siurgus ed oggi è la prima delle due parrocchiali di Siurgus Donigala. La tradizione popolare racconta che nel territorio ci fosse un insediamento di monaci, ai quali si deve il culto di questo Santo. La Chiesa, edificata tra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo in stile gotico catalano su un preesistente edificio bizantino, è rivolta ad oriente, rispettando le antiche regole che volevano le Chiese orientate verso Gerusalemme così che, entrando da ovest, simbolo del buio e del peccato, e procedendo attraverso la navata verso l’altare maggiore, l’uomo si avvicina alla luce della verità. L’edificio presenta un prospetto caratterizzato da un liscio paramento e da un piatto terminale, arricchito da discontinue merlature. In asse con un ligneo portale incorniciato, nella parte superiore della facciata, si trova un oculo, che risulta chiuso da un inferriata e delimitato da una cornice in pietra, internamente lobata ed esternamente ottagonale. Il campanile a pianta quadrata, si trova alla sinistra dell’edificio. La pianta del fabbricato ha una singola navata, con volta a sesto acuto e archi trasversali che danno accesso a sei cappelle laterali, tre per parte. La navata è separata con una balaustra in marmo dal presbiterio, caratterizzato da una volta a crociera a costolonatura con gemma pendula e da un altare policromo risalente al diciottesimo secolo. Nel basamento del campanile, all’interno, è ricavato il battistero, mentre il pulpito in marmo è di fattura recente. La Festa patronale di San Teodoro Martire, il primo Santo patrono del paese, fino agli anni venti del secolo scorso cadeva nella seconda domenica di giugno, ma in seguito è stata spostata al 20 di agosto dal sacerdote del tempo, Predi Fonnesu, per questioni di raccolta di fondi per i festeggiamenti. Il programma religioso prevede una novena dall’11 al 19 agosto, quando nel pomeriggio si celebra la Santa messa seguita da una processione per le vie del paese. Poi il 20 mattina si celebra la Santa messa solenne, seguita dalla processione solenne ed il serata l’ultima Santa messa. Il programma civile prevede esibizioni poetiche, spettacoli etnici ed altre manifestazioni, per quattro giorni tra il 19 ed il 22 agosto. Il Nuraghe complesso su NuraxiDalla via San Teodoro, passata la Chiesa parrocchiale di San Teodoro Martire, prendiamo verso destra la via del Nuraghe, e, dopo una cinquantina di metri, si vedono alla destra della strada i resti del Nuraghe complesso su Nuraxi un tempo più conosciuto col nome di Nuraghe Cocconi, che si trova a breve distanza dalla Chiesa parrocchiale. Edificato a 458 metri di altezza, si tratta di un Nuraghe complesso che non è segnato sulla mappa dell’IGM, che si presenta come fosse un Nuraghe semplice, ma del quale, alla torre centrale o mastio, si ritiene che in origine fosse affiancata un’altra torre secondaria. Gli scavi archeologici di questo Nuraghe sono stati effettuati tra il 1983 ed il 1984. La particolarità di questo monumento, nel cui mastio è stato recentemente messo in luce un complesso sepolcrale bizantino di un certo interesse artistico, è l’uso sacro a cui evidentemente nei tempi non si è mai sottratto. Tant’è vero che un altro dei nomi conosciuti di questo edificio è stato per tanto tempo Nuraghe Sa parrocchia. È evidente che dopo la destinazione di vedetta e difesa, il monumento avesse anche un uso sacro come protezione delle tombe nuragiche, uso che evidentemente è rimasto nel tempo. La Chiesa sconsacrata di San FrancescoDopo la deviazione per la Chiesa parrocchiale di San Teodoro Martire ed il Nuraghe su Nuraxi, ritorniamo sulla via Roma e, da dove avevamo trovato la via San Teodoro, proseguiamo verso nord per quasi un centinaio di metri e, dove parte a destra la via Meridiana, si vede l’edificio che ospitava la Chiesa di San Francesco di Siurgus. Una volta sconsacrata, questa Chiesa è diventata la sede del Monte Granatico, divenuto poi Cassa Comunale di Credito Agrario, ed attualmente è la sede locale del Banco di Sardegna. I resti dell’antico Cimitero di SiurgusDalla via Roma, arrivati di fronte alla Chiesa sconscrata di San Francesco, prendiamo a destra la via Meridiana, la seguiamo per centotrenta metri, ed arriviamo dove questa strada si immette sulla via San Francesco. La prendiamo verso sinistra e, dopo centosettanta metri, troviamo sulla sinistra la via Mezzogiorno. Tra la via San Francesco e la via Mezzogiorno, in un ampio piano rialzato, si trovano i resti dell’Antico Cimitero di Simius con quello che rimane del suo caratteristico portale di ingresso. Nel Cimitero, l’unica lapide rimasta fino ad ora è quella dei coniugi Boi-Fadda, defunti all’inizio del 1900. Il Teatro Comunale di Siurgus DonigalaProseguendo lungo la via Roma, la strada lascia quello che era l’abitato dell’antica Siurgus per portarsi all’interno dell’abitato dell’antica donigala. Tra i due antichi comuni si è sviluppato il nuovo abitato di collegamento, lungo il quale si trovano alla sinistra il Teatro Comunale ed il Municipio, ed alla destra il complesso sportivo che descriveremo più avanti. Percorsi verso nord lungo la via Roma per quattrocento metri da dove avevamo presa la via Meridiana, arriviamo dove parte a sinistra la via Giovanni XXIII, ed alla destra di questa strada si apre la piazza ventesimo nono luglio 1927, intestata alla data di creazione del comune di Siurgus Donigala. Su questa piazza si affaccia l’edificio che ospita il Teatro Comunale di Siurgus Donigala, il cui ingresso è localizzato al Civico 151 della via Roma, all’interno del quale si svolgono eventi teatrali e musicali. Il Municipio di Siurgus DonigalaDalla via Roma, presa verso sinistra la via Giovanni XXIII, la seguiamo per un centinaio di metri, e svoltiamo a destra nella via Kennedy. Lungo questa strada, sulla sinistra, al civico numero 1, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Siurgus Donigala, all’interno del quale sono presenti la sua sede e gli uffici dell’area Amministrativa della quale fanno parte gli Affari Generali, il Commercio e Attività Produttive, i Servizi Demografici, i Servizi Elettorali, i Servizi alla Persona, la Polizia locale e Sicurezza Pubblica con la Tutela della Salute; dell’area Finanziaria con il Servizio Ragioneria, le Entrate e recupero Crediti; dell’area Tecnica con le Urbanizzazioni Primarie e Secondarie, la Pianificazione e Gestione del Territorio, l’Ambiente e Gestione Sicurezza. Il Cimitero di donigalaRiprendiamo verso nord la via Roma che ci porta all’interno di quello che era l’abitato dell’antica donigala. Dalla deviazione a sinistra nella via Giovanni XXIII, percorriamo quattrocento metri e poi svoltiamo a sinistra nella via Cagliari, che uscirà dall’abitato con il nome di SP31 che si dirige verso Mandas. Seguiamo la via cagliari per altri quattrocento metri e vediamo, alla sinistra di questa strada, l’ingresso del Cimitero di donigala. Sul retro del Vecchio Cimitero, al quale conduce il cancello di ingresso, è stata realizzata la struttura del Nuovo Cimitero di donigala, con esso comunicante. La Chiesa di San SebastianoPassata la deviazione nella via Cagliari, proseguiamo verso nord lungo la via Roma per circa centosettanta metri, poi svoltiamo a sinistra nella via Santa Maria. Seguiamo la via Santa Maria per centocinquanta metri, ed arriviamo a un bivio dove a destra paorsegue la via Santa Maria, mentre lrendiamo a sinistra la via Sarrasi e, dopo un’altra cinquantia di metri, vediamo, alla sinistra della strada, il cancello di ingresso del cortile che porta alla Chiesa di San Sebastiano. L’esterno di questa Chiesa presenta un terminale caratterizzato da piatte cornici modanate, poste su differenti livelli, e culmina centralmente un semplice campanile, in asse con il quale si apre uno dei tre ingressi alla Chiesa. L’interno della Chiesa è spartito da pilastri in due navate, ed è contraddistinto da una copertura in legno. A Siurgus Donigala, il 20 gennaio di ogni anno, si svolge la Festa di San Sebastiano, una Festa religiosa e civile, per la quale si provvede al taglio della legna in campagna ed al falò nel paese la sera precedente, con il rito del rogo, per il quale i ceppi, una volta accesi, diventano il punto di aggregazione per la popolazione, che trascorre la notte a bere ed a degustare i buoni prodotti tipic del paesei. La seconda Chiesa parrocchiale di Santa MariaDa dove, dalla via Roma, abbiamo preso verso sinistra la via Santa Maria, seguiamo questa strada per centocinquanta metri, poi al bivio svoltiamo a destra nella prosecuzione della via Santa Maria che, in circa duecento metri, ci porta al piazzale sul quale si affaccia la Chiesa parrocchiale di Santa Maria dedicata a Santa Maria di Montserrat, che un tempo era la parrocchiale dell’antico comune di donigala ed oggi è la seconda delle due parrocchiali di Siurgus Donigala. Questa Chiesa è un edificio con forme gotiche costruito probabilmente sull’anteriore impianto di una Chiesa paleocristiana o bizantina. La Chiesa è stata ricostruita intorno al 1550, con le due antiche cappelle laterali in stile gotico aragonese, ed è caratterizzata da crociere nervate attigue all’abside, tre finestre, un portale ogivale decorato con capitelli di buona fattura artistica coronato da merlature aragonesi. È dotata di una torre campanaria di poco posteriore all’edificio principale, dato che la lunetta posta sulla sommità dell’ogiva contiene l’epigrafe attestante l’ultimazione dei lavori nel 1642, durante il regno di Filippo IV di Spagna, sotto il pontificato di papa Urbano ottavo, mentre era canonico a donigala Luxorio Roger. La Chiesa di Santa Maria è anch’essa rivolta ad oriente, rispettando le antiche regole che volevano le Chiese orientate verso Gerusalemme così che, entrando da ovest, simbolo del buio e del peccato, e procedendo attraverso la navata verso l’altare maggiore, l’uomo si avvicina alla luce della verità. Ha l’interno a navata unica con volta a botte e cappelle laterali ed è decorata con numerosi affreschi di pregevole fattura. interessanti sono l’altare ligneo in stile barocco, ed il coro, sempre in legno, risalente al diciottesimo secolo. Ogni anno l’8 settembre, presso questa Chiesa, si tiene la Festa di Santa Maria, nella quale i fedeli di Siurgus Donigala rinnovano il voto alla Madonna con la tradizionale processione De Is cerus, di antichi ceri votivi portati a spalla dai giovani del borgo, che viene aperta da un cero alto due metri e mezzo, per la quale sfilano anche i suonatori di launeddas, ed al rito religioso seguono gli appuntamenti civili con gare poetiche e spettacoli musicali. Questa Festa è conosciuta in tutta la Sardegna per la processione con i secolari ceri, che richiama un gran numero di fedeli in pellegrinaggio, provenienti da molti paesi della Sardegna, ed in particolare da Nurri e Dolianova. Per quanto riguarda la provenienza da Nurri, la leggenda tramanda che la Chiesa sarebbe stata edificata nel luogo in cui si sarebbe fermato un carro che trasportava le spoglie di una giovane di Dolianova chiamata Maria, promessa sposa ad un ragazzo di Nurri, morta il giorno delle nozze. In un biglietto che aveva lasciato scritto, la giovane chiedeva di essere messa su un carro a buoi e dove questi si fossero fermati, di erigere una Chiesa in onore della Madonna. I buoi si sarebbaro fermati a metà strada e, nonostante ogni tentativo di spostarli, non si sarebbero mossi dal punto, nel quale in seguito sarebbe sorta la Chiesa. La processione è anche un omaggio di ringraziamento della cittadinanza di Dolianova, alla quale il comune di donigala, prima dell’unificazione con Siurgus, ha donato le campane che abbelliscono il duomo del paese del Parteolla. Nella Chiesa di Santa Maria sono custoditi una ventina di ceri, alcuni risalenti al sedicesimo secolo, uno o due forse sono di Nurri. I ceri di Nurri che venivano portati a donigala anticamente erano tre, ogni cero apparteneva a uno stesso parentado, e la persona che lo portava in processione doveva custodirlo in casa per tutto l’anno, per cederlo alla scadenza a un’altra persona della famiglia, e solo raramente il cero veniva ceduto a persone non del parentado. In realtà, l’antichissima tradizione dei ceri di donigala è da riferirsi ad ex voto sorti probabilmente alla fine della grande peste del 1348, come è provato della presenza dei fedeli di Dolianova, che partecipano alla solenne processione con un loro cero votivo. Comunque, i ceri di Santa Maria sono un’esclusiva di donigala, la cui processione costituisce uno dei momenti religiosi più importanti. La festività è una delle più conosciute dell’intera isola e i ceri sono il simbolo e il sinonimo di donigala e di Santa Maria di Monserrat. Per questa particolarità unica, a Cagliari, durante la festività di Sant’Efisio, alla delegazione di questo paese viene riservato l’onore di precedere in processione immediatamente il Santo. Gli impianti sportiviPercorrendo verso nord la via Roma, la strada che lascia quello che era l’abitato dell’antica Siurgus per portarsi all’interno dell’abitato dell’antica donigala, una quarantina di metri prima di dove parte a sinistra la via Giovanni XXIII per il Teatro Civico ed il Municipio, seguendo le indicazioni per gli impianti sportivi prendiamo a destra la via Aldo Moro che, in poco più di un centinaio di metri, sbocca sulla via Piemonte. Svoltiamo a sinistra nella via Piemonte, dopo una trentina di metri svoltiamo a destra nella via Borgo San Dalmazzo che, dopo circa centocinquanta metri, continua sulla via Marco Polo, in località su Padenti, e vediamo subito sulla destra uno dei cancelli di ingresso settentrionali del complesso degli impianti sportivi di Siurgus Donigala, del quale altri ingressi si trovano lungo la sua area perimetrale, e soprattutto quello meridionale si trova nella via dello Sport. All’interno di questi impianti si trova un Campo da Calcio, denominato Stadio Comunale Anselmo Perra, con fondo in erba, dotato di tribune in grado di ospitare 300 spettatori; ed intorno al campo è presente una Pista di atletica, nella quale si possono praticare come discipline Corse su pista, salto in alto, Salti in estensione, salto con l’asta, lancio del disco, lancio del peso, lancio del martello e lancio del giavellotto. Nel Campo da Calcio gioca le sue partite casalinghe la squadra Andromeda, che partecipa al campionato di calcio di Promozione, nel Girone A della Sardegna. All’interno di questi impianti sportivi, oltre al Campo da Calcio con pista di atletica, sono presenti: ad ovest, un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospiatare 250 spettatori; ad est di questo un Campo da Tennis, dotato di tribune per 250 spettatori; a nord rispetto ad esso, un secondo Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, senza tribune; alla sua sinistra, un Campo polivalente coperto, con tribune per 110 spettatori, nella quale si possono praticare come discipline Handball’ossia pallamano, pallacanestro, pallavolo, tennis, calcio, calcetto ossia calcio a 5. Sono, inoltre, presenti un Campo da beach volley, non dotato di tribune, nel quale praticare come discipline pallavolo e Beach volley; ed anche Campi da bocce, anch’essi senza tribune. La pista da pattinaggioDalla via Roma, presa la via Aldo Moro, in poco più di un centinaio di metri, questa strada sbocca sulla via Piemonte, sulla quale svoltiamo a sinistra, e, dopo una trentina di metri, svoltiamo a destra nella via Borgo San Dalmazzo. Dopo aver seguito per una sessantina di metri la via Borgo San Dalmazzo, prendiamo a sinistra la via Olympia, lungo la quale, dopo una cinquantina di metri, parte a destra la via Gennargentu. Tra la prosecuzione della via Olympia e la via Gennargentu, si trova la Pista di pattinaggio di Siurgus Donigala, immersa nel verde, che non è dotata di tribune. Visita dei dintorni di Siurgus DonigalaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Siurgus Donigala, sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi complessi Cuccuru de lossara, Planu Furonis, su Nuraxi che si trova all’interno dell’abitato e che abbiamo già descritto; dei Nuraghi semplici Bauorroli, Ega, Pascasi, Tanca Manno; e dei Nuraghi Corte Carroccia, Erri, monte Fruccas, Planu Furonis II, Planu lazanau, tutti di tipologia indefinita. La Chiesa campestre di Santa SusannaDal centro di Siurgus Donigala, prendiamo la strada per i resti dell’antico Cimitero di Siurgus, passato il quale proseguiamo lungo la via San Francesco, che si dirige verso est ed esce dall’abitato come Strada Comunale di Goni. A circa un chilometro dai resti del Cimitero, la strada si immettesu una traversa, che a destra si dirige verso Goni e San Basilio, ed a sinistra verso il lago di Mulargia. Presa verso destra, dopo un chilometro e mezzo troviamo la deviazione sulla destra con le indicazioni per la Fonte di Perdas Arbas La seguiamo e, in duecento metri, arriviamo davanti alla fonte. Prima di raggiungere la fonte, un sentiero sulla destra porta, in qualche centinaio di metri, alla Chiesa campestre di Santa Susanna ricostruita a un paio di chilometri dal paese sui ruderi dell’antica Chiesa omonima. Da tempo immemorabile e fino al metà del secolo scorso, si teneva a Siurgus la Festa campestre, organizzata da un comitato di sole donne, che si svolgeva nella prima decade di agosto, quando il simulacro veniva portato in processione dalla parrocchia di San Teodoro alla località campestre di Santa Susanna. La piccola Chiesa non era stata mai portata a termine e non aveva mai avuto un tetto, tanto che durante la messa il simulacro della Santa veniva appoggiato su un tavolo. Finite le cerimonie religiose la gente si radunava nelle locande che vendevano solo vino e nei prati circostanti, dove in genere si consumava il pranzo portato da casa. La Festa ha conosciuto, però, alcuni problemi di ordine pubblico, ed alla fine dopo la seconda guerra mondiale è stata cancellata. Ricostruita la Chiesa campestre, oggi la Festa campestre di Santa Susanna si svolge a fine maggio, e si tratta di una Sagra campestre per la quale si parte in macchina fino a Perdas Abras, da dove ci si dirige in processione a piedi per raggiungere la Chiesa campestre, con la celebrazione della messa, ed a seguire si tiene un festoso rinfresco nel piazzale davanti alla Chiesa di Santa Susanna. Il lago di MulargiaNon lontano da Siurgus Donigala possiamo andare a visitare il lago del Mulargia, che ricade nei territori dei comuni di Orroli, Goni, Nurri e Siurgus Donigala. Per arrivarci, dalla via Roma dove si incrocia la via Giovanni XXIII, proseguiano verso nord per circa Duecentocinqunata metri, poi svoltiamo a destra e prendiamo la via Cristoforo Colombo, dopo duecento metri svoltiamo leggermente a sinistra nella via Tirso, la seguiamo per altri duecento metri e proseguiamo dritti sulla via Temo, percorsi centocinquanta metri svoltiamo a destra e prendiamo la via Lago Mulargia. Seguiamo questa strada per circa seicento metri ed arriviamo a un bivio, dove svoltiamo a sinistra e, in sei chilometri, raggiungiamo l’area di parcheggio per il lago, mentre se svoltiamo a destra ci dirigiamo verso la diga che origina il lago, che dista poco più di dodici chilometri. In territorio di Siurgis donigala si trova la costa meridionale ed occidentale del lago sul rio Mulargia, e si trova anche la diga che lo ha prodotto, che è la diga di Monte su rei. Il Lago del Mulargia è un lago artificiale creato tra il 1951 e il 1958 a seguito della costruzione di una diga posta lungo il corso del rio Mulargia, per alimentare gli acquedotti di Cagliari e di altri ventinove centri sardi. Si tratta di uno specchio d’acqua che si trova a 258 metri sul livello del mare, in un ambiente naturale incontaminato circondato da rigogliosi colli verdeggianti che degradano verso le sue coste frastagliate. Al suo interno è ornato da molti isolotti che gli fanno assumere l’effetto cromatico di un’enorme macchia azzurra immersa nel verde. Sul lago è possibile praticare il canottaggio. Di grande interesse l’escursione su battello stile Mississippi, con le partenze previste sia da Siurgus Donigala che da Orroli. La diga di Monte su rei che genera il lago del MulargiaLa Diga di Monte su rei è uno sbarramento artificiale situato nell’omonima località, situata parte in territorio di Orroli e parte in quello di Siurgus Donigala, realizzata tra il 1951 e il 1958, e collaudata nel 2007. Può essere classificata come diga muraria a volta ad arco-gravità, ed, interrompendo il corso del rio Mulargia, dà origine al lago di Mulargia. Comprese le fondamenta ha un’altezza di 99 metri e sviluppa un coronamento di 272 metri a 260 metri sul livello del mare. alla quota di massimo invaso, prevista a quota 259 il bacino generato dalla diga ha una superficie dello specchio liquido di circa 12,45 chilometri quadrati, mentre il suo volume totale è calcolato in 347 milioni di metri cubi. La superficie del bacino imbrifero direttamente sotteso è di circa 172 chilometri quadrati. Anche questo impianto è di proprietà della regione Sardegna, fa parte del sistema idrico multisettoriale regionale ed è gestito dall’Ente acque della Sardegna. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Suelli ci recheremo a Gesico una delle dodici città delle lumache italiane, che visiteremo con il suo centro nel quale si trova tra l’altro la Chiesa di Sant’Amatore, ed i suoi dintorni con la necropoli di Muttas Nieddas. |