Thiesi che visiteremo con le molte Chiese presenti nell’abitato ed i dintorni con i numerosi siti archeologici
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Meilogu recandoci a visitare Thiesi con le molte Chiese presenti nell’abitato e nei suoi dintorni e con i resti archeologici nei suoi dintorni. La regione storica del Meilogu, chiamata anche Mejlogu o Logudoro MeiloguIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. In particolare, il Meilogu ha il nome che deriva dal suo posizionamento in Mediu logu, vale a dire nel cuore del Giudicato. I comuni che fanno parte del Meilogu sono Ardara, Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cheremule, Cossoine, Giave, Ittireddu, Mara, Mores, Padria, Pozzomaggiore, Semestene, Siligo, Thiesi, Torralba. Il Meilogu è caratterizzato da un territorio prevalentemente pianeggiante, che produce cereali, verdure, ortaggi. Sono fiorenti gli allevamenti ovini, da cui deriva la ricca produzione casearia. Le numerose sorgenti e corsi d’acqua favoriscono questa ricchezza. In viaggio verso ThiesiDal centro di Borutta usciamo dall’abitato verso ovest con la SP30. Dopo le ultime case dell’abitato, percorsi 600 metri, troviamo una deviazione sulla sinistra sulla strada provinciale di Sorres, la evitiamo e proseguiamo sulla SP30 per circa 1,8 chilometri, dove questa strada provinciale sbocca sulla SS131bis proveniente da sud est. Percorsi 1,2 chilometri, entriamo nell’abitato, prendiamo sulla sinistra via Fratelli Chessa che, in trecento metri, ci porta al Municipio di Thiesi. Da Borutta a Thiesi abbiamo percorso, in tutto, circa quattro chilometri. Il comune chiamato ThiesiIl comune chiamato Thiesi (altezza metri 461 sul livello del mare, abitanti 2.796 al 31 dicembre 2021) è un centro collinare situato fra l’altopiano di Logudoro ed il Meilogu. Si tratta di un centro che viene considerato il capoluogo del Meilogu. Dal punto di vista economico, Thiesi è conosciuto soprattutto per la sua significativa produzione di formaggi e prodotti derivati. L’abitato viene attraversato da nord est fino a sud dalla SS131bis di Carlo Felice. Il territorio comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 204 a un massimo di 730 metri sul livello del mare. Origine del nomeLa sua denominazione è di etimo incerto, e potrebbe derivare dall’aggettivo sardo Tiesu, che significa Disteso o Esteso, mentre per Giovanni Spano potrebbe riferirsi al termine fenicio Bethiezi, che indica la Casa della mia fortezza. In antiche carte si è scoperto che il suo nome un tempo era Tiesi senza H. La lettera H è stata inserita nel poleonimo Thiesi verso il 1924, ma non era, comunque, del tutto ignorata nel periodo medioevale, dato che la troviamo, con la denominazione di Thiessi, in un atto del 1436, riguardante l’infeudazione da parte aragonese ai tre fratelli Manca, delle ville di Thiesi, Cheremule e Bessude. Nella lingua sarda la Th è una grafia antiquata, per rendere una pronuncia interdentale sorda. La sua economiaThiesi ha un’economia agropastorale, fondata soprattutto sull’agricoltura, con la produzione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta. Viene praticato anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. È presente anche una modesta attività industriale, caratterizzata da realtà produttive che operano nei comparti agro alimentare e lattiero caseario, con la produzione di formaggio, dato che nel paese opera una tra le maggiori industrie casearie italiane, oltre ad attività nel settore conciario, e nella produzione artigianale di articoli derivati dalla lavorazione di pelli, lana e legno e dalla tessitura. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva e dell’insieme dei servizi. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ed anche di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio è stato già abitato in età preistorica. Il borgo nasce nel corso del periodo medioevale e viene aggregato al Giudicato di Logudoro, fino a quando, nel 1225, con la decadenza del Giudicato, viene governata dai Doria e, in seguito, dai Malaspina, dai giudici d’Arborea, ed, infine, dagli Aragonesi, che affidano il feudo di montemaggiore, composto dai comuni di Thiesi, Bessude e Cheremule, i fratelli Giacomo, Giovanni e Andrea Manca, duchi dell’Asinara, la cui famiglia lo gestirà, con diversi passaggi, sino al suo scioglimento. La famiglia Manca costruisce già all’inizio del cinquecento la Chiesa parrocchiale di Santa Vittoria, a nord, e la casa ducale, a sud, controllando di fatto tutto il centro abitato. Passata sotto il dominio dei Savoia, sul finire del diciottesimo secolo prende parte, con molti altri comuni della zona, alla rivolta guidata da Giovanni Maria Angioy, contro il feudatario, e, durante un tumulto, il palazzo in cui risiedevano i feudatari viene abbattuto. Nel 1839, anno della definitiva abolizione del feudalesimo, viene riscattata dalla famiglia Manca al pubblico demanio. Alcuni dei principali personaggi nati o vissuti ad OzieriA Thieso è nato Andrea Ninniri, uno dei principali poeti estemporanei sardi, e vi ha trascorso la sua infanzia il pittore Aligi Sassu. Nel 1890 nasce a Thiesi Andrea Ninniri, uno dei principali poeti estemporanei sardi. Negli anni successivi alla fine della Prima Guerra Mondiale brilla fortemente sui palchi la stella di questo poeta. Andria Nìnniri è dotato di una forte carica personale positiva, di una innata simpatia da artista, e di una voce di buon timbro che lo fà amare immediatamente dal pubblico. Gli altri cantadores lo rispettano. Il suo migliore amico è l’ozierese tiu Antoni Cubeddu, e già questa era una garanzia di sicuro rispetto e ammirazione nelle piazze. Secondo Paolo Pillonca, biografo di questi oggi misconosciuti artisti della poesia improvvisata, nel 1928 Nìnniri e Cubeddu si recano a Milano per incidere un disco con le loro poesie. resta dunque una traccia della loro voce e della loro vena poetica. L’improvvisatore thiesino, che non perde mai durante la sua vita l’umiltà di chi sa di essere grande, muore nel suo paese natale il 3 aprile del 1969 a 79 anni. |
Significativa è stata l’opera del pittore Aligi Sassu nato da padre sardo nel 1912 a Milano. All’inizio del 1921 la famiglia si ritrasferisce in Sardegna, a Thiesi, dove il padre apre un negozio. In questo paese Aligi frequenta la Scuola elementare e conosce per la prima volta i cavalli, che diventeranno poi il suo marchio, ed i colori accesi della Sardegna che permeeranno la sua pittura. Dopo tre anni ritorna a Milano, dove lavora e si afferma come uno dei principali pittori del secolo. Si reca in Sardegna dove dedica diverse opere alla vita isolana, le celebri Tonnare. Pur lavorando lontano dall’isola conserva intatti la cultura ed i valori della Sardegna. muore a Pollença, nelle Baleari, il 17 luglio del 2000, all’età di 88 anni, proprio il giorno del suo compleanno. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a ThiesiA Thiesi svolgono la loro attività, tra le altre, l’Associazione Culturale e Folkloristica Nostra Signora de Seunis, il gruppo folk dell’Associazione Turistica Proloco di Thiesi, i Tenores di Thiesi, il tenore Cunsonu Santu Juanne di Thiesi, nelle cui esibizioni si possono ammirare i costumi tradizionali di Thiesi. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Thiesi vanno citate, il 16 gennaio si svolge la Festa di Sant’Antonio Abate; dal 20 al 24 giugno la Festa di San Giovanni, presso l’omonima Chiesa campestre; dal 7 al 9 settembre la Festa della Madonna di Seunis, presso l’omonimo Santuario; nel mese di settembre, dagli allevatori di Thiesi viene organizzata la Festa in onore di San Sebastiano; sempre nel mese di settembre la mostra Mercato dei Formaggi sardi; il 23 dicembre, si celebra la Festa della Patrona Santa Vittoria, ed altri festeggiamenti in onore della Santa si hanno l’8 e il 9 settembre con una Sagra in suo onore. La Festa di Sant’Antonio AbateA Thiesi il 16 gennaio si svolge la Festa di Sant’Antonio Abate, per la quale, dopo il vespro, alle nove di sera, si accende il grande falò nella piazza della Madonna di Seunis, intorno al quale si organizza un banchetto a base di carne arrosto. La Festa di San GiovanniLa Festa di San Giovanni, che per tradizione un tempo si svolgeva presso la Chiesa campestre di San Giovanni ma oggi si celebra nel piazzale del comune, è la seconda Festa in ordine di importanza del paese. La Festa viene celebrata dal 20 al 24 giugno, e interessa tutti i giovani del paese poiché è organizzata proprio da loro. Caratteristico di questa Festa è Su Fogarone de Santu Giuanne, un grande falò che viene acceso la sera del vespro, ed un tempo era abitudine saltarci sopra in coppia, per consolidare un’amicizia tra comari e compari. La mostra Mercato dei Formaggi sardiLa Pro Loco di Thiesi organizza tutti gli anni, nel mese di settembre, la Mostra Mercato dei Formaggi sardi. alla manifestazione aderiscono numerosi espositori, e la manifestazione vede la partecipazione di numerosi visitatori, che possono gustare ed acquistare i migliori formaggi della Sardegna. Visita del centro di ThiesiL’abitato, interessato da espansione edilizia, si estende lungo un pianoro circondato da colline boscose. Thiesi è caratterizzata dalla presenza, all’interno dell’abitato, di ben sette Chiese. L’impianto urbanistico del suo contro storico si è venuto a sviluppare in due zone distinte, la prima attorno alla Chiesa parrocchiale di Santa Vittoria, la seconda attorno alla seicentesca Chiesa di Sant’Antonio. La forma del paese ricorda, per la sua parte storica, quella di un triangolo, ai cui vertici si trovano a sud est la Chiesa di San Giovanni, a sud ovest il Santuario della Madonna di Seunis, ed a nord il convento con la Chiesa di San Sebastiano. E, secondo la leggenda, sarebbero stati questi Santi protettori ad impedire la penetrazione nell’abitato di Thiesi della peste e del colera, che sarebbero state propagate da due diavoli, mentre i paesi vicini ne furono tutti contagiati. Il Municipio di ThiesiArriviamo a Thiesi con la SS131bis che, in località Tanca Sa punta, arriva a un bivio dove, invece di procedere dritti, prendiamo verso sinistra, in direzione nord ovest, la prosecuzione della strada statale, che assume il nome di via Don Antonio Chesseddu. Percorsi seicento metri sulla via Don Antonio Chesseddu, prendiamo a sinistra la via Fratelli Chessa, che procede verso sud ed, in trecento metri, ci porta in piazza caduti di Guerra, nota anche come piazza del comune, sulla quale si affaccia, al civico numero 1, l’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Thiesi. L’antico edificio denominato Sa Turre de PalattuGuardando la facciata del Municipio, alla sua destra si trova il mercato, ed inizia la strada che porta verso via Amendola. Tra questa e l’inizio della via Giacomo Matteotti, si trova l’antico edificio denominato Sa Turre de Palattu ossia la Torre del palazzo, con le prigioni. Il piccolo complesso non è nato in un’unica fase ma è il risultato di una serie di interventi, a partire dall’inizio del cinquecento, quando la famiglia Manca costruisce la Chiesa di Santa Vittoria a nord, e la casa ducale a sud, interventi che proseguono fino al sedicesimo ed il diciassettesimo secolo. Il feudatario ha fatto costruire questa torre che, ostacolando il passaggio verso il paese, costringesse le persone in entrata e in uscita dal borgo a transitare davanti al palazzo ducale. I resti della Chiesa campestre di San Giovanni in Badde SerenaAl termine dell’edificio che accoglie il mercato, parte una ripida gradinata acciottolata in pietra, che porta veso sud, dove era l’antico ingresso del paese, e dove si trovano i resti della Chiesa campestre di San Giovanni o di Santu Juanne, che si trova nei pressi della Strada Vicinale di Badde Serena. Si tratta di una Chiesa antichissima, costruita interamente di pietra, che si trova in una vallata circondata da alberi. La parte anteriore della Chiesa ha, sul lato destro, una porta laterale con l’architrave decorato con motivi seicenteschi, mentre la facciata sembrerebbe settecentesca. L’interno è ad aula unica, con le tre campate. Sul lato esterno destro vi sono tre contrafforti alti è stretti, mentre gli altri due, che sono un po più larghi e più bassi, sembrerebbero più antichi. Le vasche, poste sul piazzale esterno, avevano una funzione sacra nel periodo dei festeggiamenti, ma erano usate nel resto dell’anno come abbeveratoi. Il Museo dedicato ad Aligi SassuGuardando il Municipio, prendiamo a destra la via Amendola, che prosegue sulla via Professor Ennrico Garau, nella quale si trova, sulla sinistra, la Scuola elementare del paese. Qui, nel 2010, è stata aperta la sede del Museo dedicato ad Aligi Sassu l’importante pittore di origine thiesina per parte di padre, che ha trascorso a Thiesi diversi anni dell’infanzia, ricevendo dai luoghi, dai paesaggi e dalle usanze di questo territorio impressioni e suggestioni che ne hanno segnato la vita e l’arte. Il Museo accoglie 120 opere grafiche, donate da Helenita Olivares Sassu e Vicente Sassu Urbina, vedova e figlio adottivo dell’artista, da Alfredo Paglione, suo cognato, e da Antonio Serra di Thiesi, suo parente ed amico. Le opere grafiche esposte sono state prodotte fra il 1929 e il 1995 con diverse tecniche, che vanno dall’acquaforte all’acquatinta, dalla puntasecca alla litografia. Oltre a queste, si possono ammirare I Moti Angioini e La Vita e la Natura, opere murali realizzate da Sassu a Thiesi negli anni ’60 del Novecento. Il primo murale ricorda il 1800, S’Annu de S’Attaccu, ossia l’anno dell’assalto delle truppe del signore del paese, il duca dell’Asinara, contro gli abitanti che si erano rifiutati di pagargli i tributi. Il Santuario dedicato alla Nostra Signora di SeunisProseguiamo lungo la via Professor Ennrico Garau fino quasi alla fine, e prendiamo a sinistra la via XX Settembre, che eguiamo fino alla fine, poi svoltiamo a destra ed arriviamo nella piazza della Madonna di Seunis, che si trova all’estrema periferia sud occidentale dell’abitato. Qui si trova il Santuario di Nostra Signora di Seunis che sorgesu uno spuntone di roccia che domina la valle del rio Molinu, che un tempo era un santurio campestre ed oggi si trova all’interno dell’abitato. La tradizione racconta di un contadino che, mentre ara la sua terra, sente improvvisamente l’aratro incepparsi, fruga con le mani la terra e, in una cassetta, trova il simulacro di una Madonna. Il contadino offre alla Madonna il proprio campetto, ed inizia, con l’aiuto della popolazione, a costruire il Santuario, che viene edificato quasi contemporaneamente alla Chiesa parrocchiale di Santa Vittoria. Si tratta di un tempio molto semplice, privo di campanile e costituito di tre navate interne. La Chiesa doveva essere, un tempo, più corta dell’attuale e senza cappelle, in tempi successivi sono state aggiunte due cappelle, una a destra e una a sinistra della campata, che precede il presbiterio. La Chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Madonna conservata al suo interno, che è continuamente venerata da tutti i fedeli del luogo e d’Italia che si recano a pregare, non solo quando avviene la Festa a settembre, ma durante tutto l’anno. La Festa più importante del paese è la Festa della Madonna di Seunis, che si festeggia dal 7 al 9 settembre, presso l’omonimo Santuario. La Festa è caratteristica ed è riconosciuta da tutti quanti i cittadini di Thiesi, perchché vede questi protagonisti vegliare sulla statua della Madonna, come sacrificio divino in cambio di grazie e per ringraziarla della sua benedizione quotidiana. Molto bella e suggestiva la processione che si svolge il 9 settembre, durante la quale il simulacro della Vergine viene portato per le vie del paese accompagnato da gruppi folk e dai cavalieri del Meilogu. Tutti gli abitanti del paese le sono molto devoti, e per l’occasione sono soliti rientrare a Thiesi quasi tutti i thiesini residenti all’estero. La Chiesa parrocchiale di Santa VittoriaDalla piazza caduti di Guerra prendiamo, di fronte al Municipio, la via Giacomo Matteotti che, in meno di duecento metri, ci porta nella piazza Santa Vittoria, che si trova alla sinistra della strada. Qui, al centro del paese, si trova la Chiesa di Santa Vittoria che è la Chiesa parrocchiale di Thiesi, eretta all’inizio del cinquecento in stile gotico aragonese, intorno alla quale si è sviluppato il primo impianto urbanistico del paese. Il nome Santa Vittoria starebbe a significare la vittoria ottenuta dagli Spagnoli sul popolo sardo, infatti, è stata la famiglia dei Manca, ottenuto dagli Spagnoli in feudo il territorio di Thiesi, ad ordinare la costruzione di questa Chiesa, come è testimoniato anche dalla rappresentazione dello stemma della famiglia sul capitello destro dell’arco di trionfo. Si presume che la Chiesa sia stata costruita in tre periodi differenti, ossia la navata centrale all’inizio del cinquecento, le cappelle laterali nel 1590, ed, infine, il campanile intorno al 1600, caratterizzato dalla parte bassa quadrata, e la parte alta ottagonale aggiunta negli anni successivi. La Chiesa è a navata unica, caratterizzata dalla facciata a capanna con portale gigliato, da un ricco rosone in alto e da un fregio situato sopra il portale. Si tratta della Chiesa principale della città, ma la più importante che desta ogni anno un folto numero di pellegrini che si recano a pregare, è quella dove risiede il Santuario della Madonna di Seunis. Infatti, sebbene la patrona di Thiesi sia Santa Vittoria, la Festa più importante del paese non è la Festa di Santa Vittoria, ma la Festa della Madonna di Seunis, della quale abbiamo già parlato. La Chiesa di Sant’Antonio da PadovaPassata la piazza Santa Vittoria, proseguiamo lungo la via Giacomo Matteotti, svoltiamo al termine a destra in via Guglielmo Marconi, poi subito a sinistra, e di nuovo a destra in via Roma. Dopo sessanta metri, svoltiamo a sinistra in una strada che ci porta sulla via Alfonso la Marmora, che prendiamo verso destra. Qui troviamo la Chiesa di Sant’Antonio di Padova realizzata intorno al 1650, fulcro attorno al quale si è sviluppato il secondo impianto urbanistico del paese. La Chiesa ha una sola navata senza le cappelle, ed è divisa in tre campate con volta a botte. La facciata è in pietra calcarea a vista, con conci regolari disposti su file parallele di altezza uguale, e nella parte centrale vi è la porta incorniciata da un leggero rilievo a sezione lineare. In alto la facciata si chiude con un timpano modanato, che sostiene al centro il campanile a vdella ecorato con cornici a dentelli. L’antica Chiesa è stata sconsacrata durante la Seconda Guerra Mondiale per ospitare le truppe, ed è stata successivamente riconsacrata al termine del conflitto. Tutti gli anni presso questa Chiesa si recita Sa Treighina di Sant’Antonio da Padova, una preghiera della durata di ben tredici giorni. Invece, la Festa civile non si celebra più da alcuni anni. L’Oratorio della Santa CroceRitorniamo indietro sulla via Roma, che percorre l’abitato verso nord est, e la seguiamo per circa duecento metri. Qui, troviamo alla destra della strada la facciata della Chiesa ed Oratorio della Santa Croce una Chiesa che è stata costruita dalla omonima Confraternita, costituita da ottanta persone, di cui era la sede, e che, fino a qualche tempo fa, svolgeva ancora alcuni dei riti della Settimana Santa. La Chiesa è ad aula unica, sulla quale aprivano due cappelle sul lato sinistro ed una Cappella sul lato destro. Negli anni trenta del Novecento, per allargare lo stretto vicolo che la costeggiava, le due cappelle di sinistra sono state ridotte, e negli anni settanta sono state del tutto eliminate. Durante quest’ultimo intervento, è stata ricostruita, in blocchetti di trachite rosa, tutta la parete sinistra ed il retro del presbiterio. Attualmente, quindi, l’edificio ha conservato l’aula con volta a botte, divisa in tre campate, che si conclude col presbiterio, anch’esso con volta a botte. La facciata è composta da conci regolari disposti a file di altezza più o meno uguali, con due lesene che ne segnalano la larghezza sino al tetto a due spioventi, che delimitano in alto la facciata a capanna. Al centro si trova una bella croce lobata, decorata con trecce e rosette, ed ai suoi lati sono posizionate due statue di oranti. La Chiesa di San Sebastiano con l’annesso convento dei Frati CapucciniProseguiamo lungo la via Roma sino alla fine, dove sbocca sulla SS131bis, che arriva con il nome di via Umberto I e prosegue come via De Martini Medaglia d’Oro. La seguiamo per circa 130 metri, e troviamo sulla destra della strada la Chiesa di San Sebastiano costruita tra il 1662 e il 1700 su iniziativa di una nobildonna di Thiesi e con il contributo di tutta la popolazione. Conserva al suo interno vari dipinti, statue e soprattutto, sull’altare maggiore, una statua di alabastro del Santo patrono, purtroppo in stato di abbandono. Sucessivamente, accanto alla Chiesa è stato costruito l’annesso convento dei Frati Capuccini che sono arrivati a Thiesi nel 1701 e vi hanno stabilito la propria dimora. L’edificio del convento, abbandonato nel 1866 a seguito delle leggi soppressive emanate dalla casa Savoia, ha avuto diversi utilizzi. È stato utilizzato come sede scolastica fino alla fine degli anni ’50 del Novecento, e, dagli anni ’80, dopo una ristrutturazione, è divenuto la sede di vari uffici pubblici. Ogni anno viene organizzata, solitamente nel mese di settembre, dagli allevatori di Thiesi la Festa in onore di San Sebastiano, con esibizioni in costume ed a cavallo. L’industria lattiero casearia dei Fratelli PinnaProsguiamo lungo la via De Martini Medaglia d’Oro per centottanta metri ed arriviamo a un bivio, dove prendiamo verso destra la SP23, che assume il nome di via Fratelli Chighine. La seguiamo per trecento metri, e vediamo, alla sinistra della strada, al civico numero 9, l’insieme degli edifici che ospitano l’industria lattiero casearia Fratelli Pinna. La Fratelli Pinna Industria Casearia affonda le sue radici nelle tradizioni dell’Isola, che ha da sempre nell’allevamento della pecora e nel settore caseario gli elementi centrali della sua economia. L’azienda nasce all’inizio del secolo scorso per l’intuizione dei fratelli Pinna, Giommaria e Francesco. Le generazioni successive traducono in una moderna struttura industriale i segreti di un’arte antica. Ogni giorno 45 camion refrigeranti raccolgono circa 260.000 litri di latte prodotto da 220.000 pecore allevate da più di 1.500 allevatori. La sede, di 30.000 metri quadri coperti, ospita 175 occupati, per produrre e vendere ogni anno oltre 100.000 quintali di formaggi e ricotte. La Fratelli Pinna, con il suo marchio Formaggi sardi nel mondo, ha lanciato una campagna pubblicitaria nazionale per promuovere il suo principale prodotto, ossia il Formaggio Brigante un formaggio di pecora fresco, pronto per essere gustato dopo soli dai 20 ai 25 giorni, che conserva un intenso profumo di latte, una consistenza morbida, un gusto dolce e raffinato, e rappresenta un equilibrio perfetto fra sapore e freschezza. La crosta è giallo tenue, con la caratteristica rigatura dei formaggi canestrati ed è trattata in superficie con un conservante che lo protegge dalla formazione della muffa. La pasta è di un bel color panna ed è morbida, con una leggera e appetitosa occhiatura. |
Il Cimitero di ThiesiTorniamo indietro lungo la via Medaglie d’Oro De Martini, riprendiamo la via Umberto I e giriamo subito a sinistra, verso est, sulla via Binza e S’Ena, che ci porta fuori dall’abitato e, dopo quattrocento metri, arriviamo a un bivio. Svoltiamo leggermente a sinistra e ci troviamo di fronte all’ingresso del Cimitero di Thiesi. Il Campo Sportivo di ThiesiSe, invece di svoltare leggermente a sinistra, al bivio svoltiamo a destra, arriviamo di fronte all’ingresso del Campo Sportivo di Thiesi. Visita dei dintorni di ThiesiVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Thiesi, sono stati portati alla luce i resti della necropoli di Mandra Antine; della Tomba di giganti di Baddju Pirastu; del Protonuraghe su Saccu; del Nuraghe complesso S’Ilvarezzu; ed anche dei Nuraghi Colte de Unari, Crastu de Giolzi, de Sa Mura, larista, monte Frimmaghe, monte Pizzinnu, Pabis, Possilva, Runaghe, Sa Caddina, S’Ena Manna, Tuccoresi, tutti di tipologia indefinita. I resti della Chiesa campestre di San QuiricoDal centro di Thiesi prendiamo la SS131bis verso sud est, e, dopo circa un paio di chilometri, prendiamo sulla destra la SP30 in direzione di Cheremule, dopo 650 metri prendiamo una deviazione sulla destra, e dopo circa quattrocento metri, troviamo un sentiero, sulla destra, che ci porta ai pochi ruderi della Chiesa campestre di San Quirico. Purtroppo della Chiesa rimangono solo pochi ruderi, rimane, infatti, una porzione di muro che, annessa ad un monastero, apparteneva all’antico villaggio di Sauren. Fino dall’undicesimo secolo, nel Condaghe di San Quirico di Saure, allegato al Condaghe di San Pietro di Silki, viene menzionato il piccolo centro di Thiesi, con il nome di Tigesi. La Chiesa di San Gavino Martire GuerrieroDal centro di Thiesi prendiamo, ora, invece la SS131bis verso nord ovest, e, dopo circa 5,2 chilometri, prendiamo una deviazione sulla destra, in direzione dell’agriturismo. Proseguiamo per poco più di un chilometro e mezzo, ed arriviamo all’altopiano sul quale si trova il complesso agricolo Sa Tanca de Santu Ainzu, formato da una villa padronale risalente alla fine del dell’ottocento, stalle e fienili, un piccolo caseificio e l’abitazione del pastore. Il tutto è sistemato a quadrilatero in modo da formare un piazzale centrale. Per raggiungere la Chiesa si prende a destra, prima del complesso agricolo, si supera il primo cancello di ferro, che immette sul lato della villa, e un secondo cancello che immette sull’ex giardino, posto sul retro della casa padronale, dove si trova la Chiesa campestre di San Gavino Martire Guerriero ossia Santu Bainzu. Si tratta di una piccola Chiesa romanica costruita prevalentemente in conci di pietra calcarea, che risale al 1100 o 1200, di piccole proporzioni, che si conserva ancora integra, pur se in stato di abbandono. Il Protonuraghe su Saccu detto anche Fronte ’e MolaRitornati sulla SS131bis, proseguiamo per 1,7 chilometri, ed arriviamo al bivio dove, prendendo a destra si prosegue con la strada statale, mentre a sinistra parte la SP50 in direzione di Romana. Proseguiamo verso destra sulla SS131bis per poco meno di due chilometri, poco dopo aver passato il cartello indicatore del chilometro 10, troviamo l’indicazione sulla sinistra per il Protonuraghe. Parcheggiato, entriamo nel cancello a sinistra, saliamo lungo il pendio dirigendoci verso il margine est dell’altopiano, situato all’estremità di un boschetto di cipressi. Il Protonuraghe su Saccu detto anche Fronte ’e Mola, edificato a 439 metri di altezza, non è visibile da lontano in quanto nascosto dalla vegetazione. È l’unico Nuraghe noto della Sardegna con pianta rettangolare. Costruito con grossi massi di calcare sbozzati, ha, infatti, un inconsueto impianto rettangolare fornito di corridoio centrale, con i muri a sezione tronco piramidale. L’ingresso porta ad un corridoio con quattro nicchie, due per lato, e con abside posteriore. Sul lato sinistro, nella prima nicchia, partiva la scala di collegamento con un ampio terrazzo al piano superiore, con la parte sinistra delimitata da un basso muretto appartenente forse a una capanna o ad un recinto sacro. Si tratta del più grande e meglio conservato monumento di questo tipo. Il sito è stato sicuramente frequentato, successivamente, in epoca punica, in quanto vi sono stati trovati reperti appartenenti a quel periodo. Le sue forti analogie con i Talaiot a pianta quadra delle Baleari sono per adesso un’ipotesi. I resti della Tomba di giganti di Baddju PirastuTornati indietro per poco meno di due chilometri, ritorniamo al bivio, dove prendiamo a destra la SP50 per Romana, la seguiamo per due chilometri e quattrocento metri, e, subito dopo il cartello indicatore della Sughereta su Padru, prendiamo una deviazione verso destra, che seguiamo per seicentocinquanta metri. Subito prima di una svolta a sinistra, prendiamo una sterrata sulla destra seguendo le indicazioni per Thiesi, la seguiamo per un centinaio di metri, e, sulla destra, si trovano i resti dell’interessante Tomba di giganti di Baddju Pirastu. È l’unica in Sardegna ad avere due camere sepolcrali parallele, dato che è caratterizzata eccezionalmente da un corridoio lungo ed uno corto affiancati e comunicanti. Alcuni studiosi ritengono che, oltre ai Nuraghi ed ai pozzi sacri, anche le Tombe di giganti siano frutto di un raffinato calcolo teso a determinare l’orientamento astronomico. La maggior parte delle Tombe di giganti hanno l’esedra orientata a sud est, cioè la direzione del sorgere del sole all’alba del solstizio d’inverno. Ci sono, poi, tombe che guardano verso est, in relazione al sorgere del sole nel periodo degli equinozi, e tre tombe sono orientate a sud verso la stella Aldebaran, della costellazione dei Toro. |
La Tomba di giganti di Baddju Pirastu di Thiesi è orientata verso est, con un azimut di 88°. Gli studiosi l. Marchisio, Alessandro Manara e Adriano Gaspani, dell’Istituto nazionale di Astrofisica dell’Osservatorio Astronomico di Brera, hanno ipotizzato un allineamento verso Aldebaran, la stella più luminosa della costellazione del Toro, e questo potrebbe essere una conferma per chi sostiene che l’arco dell’esedra delle tombe rappresentasse le corna taurine. I resti della necropoli di Mandra AntineRitornati sulla SP50 per Romana, proseguiamo per due chilometri e Novecento metri e troviamo un cartello indicatore, che ci fa prendere una deviazione sulla destra che, in circa un chilometro e cento metri, ci porta a una strada bianca che conduce alla Necropoli di Mandra Antine. La necropoli è costituita da quattro domus de janas. La più importante è la Tomba III, che è la cosiddetta Tomba Dipinta, chiusa da una recinzione che permette di vedere l’interno attraverso una cancellata, per cui se si vuole entrare è necessario chiedere le chiavi al Municipio di Thiesi. La tomba è composta da quattro vani disposti a T, ossia una piccola anticella ellittica, che conduce nell’ampia camera rettangolare, sulle cui pareti laterali si aprono gli ingressi di due vani ellittici. La camera maggiore è coperta da un tetto ed è caratterizzata dagli affreschi, che occupano tutte le sue pareti. In basso e in alto sono dipinte fasce color cinabro, nere, giallo oro e rosa. Due grandi coppie di corna su fondo oro sono dipinte sulla parete frontale. Il soffitto è dipinto in riquadri rettangolari, con fasce brune filettate in cinabro e giallo oro. Si tratta di un ipogeo unico in Sardegna, per le sue tracce di decorazione policroma. Sul pavimento, in posizione leggermente decentrata, è presente un focolare delimitato da quattro cerchi concentrici scolpiti con coppella centrale. La datazione della necropoli si fa risalire al Neolitico Finale, alla Cultura di Ozieri, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d’il 2800 avanti Cristo, oppure anche all’Eneolitico. Sul monte Majore con le sue grotte tra le quali la grotta di Sa CoronaRitornati sulla SP50, la seguiamo per poco meno di un chilometro e mezzo, poi troviamo una deviazione sulla destra, segnalata da un cartello indicatore, che ci fa prendere una strada che sguiamo, con curve e tornanti, per poco più di due chilometri e mezzo. Qui troviamo una specie di incorcio, dove prendiamo una deviazione sulla destra, che seguiamo per circa Ottocento metri. Un sentiero sulla sinistra ci porta alle pendici del Monte Majore dove si trovano le grotte, situate in una zona difficilmente raggiungibile, di proprietà Comunale. Alle pendici del monte Majore, oltre alla Grotta di Sa Corona, si aprono la Grotta di su Idighinzu e la Grotta di laccheddu e Code, che sono state frequentate fino dai tempi preistorici. La più importante è la Grotta di Sa Corona che si apresu un vasto altopiano a circa 550 metri di altezza, ed accedere è difficoltoso, dato che la bocca è nascosta tra i cespugli. Subito dopo l’ingresso, il suolo roccioso scende, e si apresu un immenso spazio sotterraneo, costituito da una vasta camera principale e da vari recessi minori. Nella camera di fondo sgorga una sorgente di acqua potabile e, lungo il percorso della diramazione, si aprono alcuni pozzetti, comunicanti con un fiume sotterraneo. Il sito è stato scoperto nel 1954, e nel 1977 è stata effettuata una prima raccolta di materiali. Gli scavi del 1980 hanno permesso di mettere in luce tre differenti livelli culturali, pertinenti allo stesso periodo del Neolitico. Alcuni reperti sono dello stesso tipo di quelli rinvenuti nella Grotta Verde ad Alghero e nella Grotta Filiestru a Mara, ossia ceramica caratterizzata dalla comparsa della tecnica di decorazione strumentale, che si affianca a quella cArdiale. Si trovano, poi, reperti di un secondo orizzonte culturale, che presenta forme e decorazioni del tutto nuove, con la scomparsa della decorazione CArdiali, delle colorazioni e delle decorazioni. È documentata anche l’industria litica, soprattutto in ossidiana, compaiono lame, punte di freccia, falcetti per tagliare il grano, bulini e raschiatoi per la macellazione. Sono state, inoltre, rinvenute alcuni macinelli, un’accetta in pietra levigata e alcuni frammenti di un anellone in pietra verde. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Meilogu recandoci a visitare Cheremule dove sono stati trovato i resti del cosiddetto uomo di Nur, per molto tempo ritenuti appartenenti a un ominide vissuto nel Paleolitico inferiore, circa 300mila anni or sono. |