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Turri con il parco degli Ulivi secolari ed i dintorni con i nuraghi Cabonu Mannu, Sirissi e su SenzuIn questa tappa del nostro viaggio, da Ussaramanna ci recheremo a vistitare Turri, che vedremo con il parco degli Ulivi secolari ed i dintorni nei quali si trova il nuraghe Serissi. La regione storica della Marmilla
In viaggio verso TurriDal centro di Ussaramanna usciamo verso nord con la SP46 che esce dalla provincia del Sud Sardegna e conduce in direzione di Baradili nella provincia di Oristano. Dopo meno di un chilometro, arrivati al primo svincolo, prendiamo verso destra la SP44, che, in meno di un chilometro, ci porta all'interno del borgo agricolo di Turri. Dal Municipio di Ussaramanna a quello di Turri si percorrono 2.2 chilometri. Il paese chiamato di Turri
Origine del nomeIl nome dell'abitato corrisponde in lingua sarda alla parola torre. La sua economiaSi tratta di un comune collinare la cui economia è di tipo prevalentemente agricolo, dato che la popolazione si dedica da sempre all'agricoltura ed alla pastorizia. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, legumi, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta, soprattutto mandorle ed il suo rinomato zafferano, dato che Turri è al secondo posto in Italia per la sua produzione. Presente anche l'allevamento di bovini, suini, ovini e avicoli. Il settore economico secondario è costituito da piccole imprese che operano nei comparti dei mobili, metallurgico, edile. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. È presente anche un gran numero di artigiani che crea opere in legno e pietra, coltelli, cestini e ricami. La bella posizione nel territorio della Marmilla fa di essa una località con notevoli potenzialità turistiche. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Rinomata è anche la sua gastronomia, che annovera tra le specialità i carciofi in verde, un contorno perfetto o una gustosa alternativa ad un secondo piatto. Brevi cenni storiciAttorno al centro abitato si distende un territorio abitato sin dalla preistoria come testimoniato dai numerosi nuraghi della zona. Il borgo nasce in epoca romana come Pagus, ossia circoscrizione territoriale rurale. Il periodo bizantino è l'epoca a cui risalgono le festività dei santi di provenienza orientale che ancora oggi vengono festeggiati a Turri, ossia Santa Maria Maddalena, la Madonna d'Itria e Sant'Elia. Dall’undicesimo secolo viene compreso nella curatoria della Marmilla, nel giudicato di Arborea. Nel 1410 passa sotto il dominio catalano aragonese, e fa parte del marchesato di Oristano, per poi passare al marchesato di Quirra. Nel 1718, con con la pace che pone fine alla guerra di successsione spagnola, la Sardegna, col trattato di Londra, viene assegnata ai Savoia, per cui il duca Vittorio Amedeo diviene re di Sardegna. Turri viene riscattato e diviene libero dai vincoli feudali nel 1836. Il comune di Turri nel 1928 viene aggregato al comune di Tuili, dal quale nel 1946 viene nuovamente separato. Del comune di Turri nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono a Turri
La Sagra della Mietitura e Trebbiatura del Grano
La Sagra del Melone con la Mostra degli SpaventapasseriLa coltivazione del melone in asciutto è tipica di Turri e di altri paesi della Marmilla, e questo melone, coltivato con metodi naturali, acquista un aroma ed un gusto particolari, di elevato valore gastronomico. Si tratta di una varietà di melone tardivo, che si conserva bene a lungo per tutto l'inverno. La prima domenica di settembre si svolge a Turri la Sagra del Melone coltivato in asciutto. In occasione di questa Sagra viene organizzata anche la Mostra degli Spaventapasseri, ossia di Is Mustaionis, dato che negli orti di melone ogni anno vengono ancora oggi collocati numerosi spaventapasseri, che svolgono con successo la loro tradizionale opera di guardiani. Ogni produttore presenta al concorso un proprio spaventapasseri, costruito con paglia e fieno e vestito con abiti usati, secondo la tradizione sarda. Tutti gli spaventapasseri, il giorno della sagra, rimangono esposti in piazza Pertini dall'alba al tramonto, a disposizione dei turisti che accorrono ogni anno sempre più numerosi per farsi fotografare simpaticamente abbracciati con gli spaventapasseri. La Sagra dello Zafferano
Visita del centro del paese
Il corso Vittorio EmanueleArriviamo a Turri da sud ovest con la SP44. Passato il cartello segnaletico che indica l'ingresso nell'abitato, la strada provinciale assume il nome di corso Vittorio Emanuele. È la strada principale del paese, realizzata alla fine dell'Ottocento, che lo divide in due parti, attraversando tutto l'abitato da sud est a nord ovest, dall'ingresso arrivando dalla SP46, passando accanto alla piazza dei martiri che è la piazza principale, fino all'uscita verso Tuili e Setzu. La chiesa parrocchiale di San SebastianoPercorsi quattrocento metri lungo il corso Vittorio Emanuele, prendiamo verso sinistra il Vico I Vittorio Emanuele, che, dopo una cinquantina di metri, sbocca sulla via Vincenzo Cabras. La seguiamo per una cinquantina di metri, e vediamo alla destra la facciata della chiesa di San Sebastiano, che è la parrocchiale di Turri, una costruzione tardo gotica di impronta aragonese che risale al primo ventennio del Seicento. La facciata, sormontata da un campanile a vela bifora con luci ogivali, è costruita con conci squadrati in trachite, che, malgrado sia del Seicento, la fa collocare di diritto fra le chiese romaniche della Sardegna. L'interno è a navata unica con quattro cappelle laterali. Inizialmente esisteva solo la cappella del Rosario, poi, in epoche successive, sono state aggiunte, nell'ordine, nel Settecento la cappella del Sacro Cuore, cinquant'anni dopo la cappella di Nostra Signora d'Itria, e nel 1924 la cappella di Sant'Isidoro. Pregevole è l’Altare Maggiore, opera magnifica con il trono di San Sebastiano ed un'ottima varietà di marmi, realizzato nel 1786 dal marmista cagliaritano Giovanni Battista Spazzi, che aveva già realizzato nel 1783 il fonte Battesimale. Importanti sono, inoltre, due paliotti di marmo intarsiato a colori vivaci con disegni di rami piegati a cerchio, ornati di grandi foglie, con medaglione centrale, realizzati nel 1725 da mastro Pietro Putzu di Cagliari. Uno, dedicato a San Sebastiano, è collocato nella cappella del Carmine, mentre l’altro, con medaglione raffigurante la Madonna, si trova nella cappella del Rosario. Degno di nota è inoltre il pulpito in legno, realizzato dall’artista Battista Medinas di Cagliari nel 1788, un piccolo gioiello, che da solo merita una visita. Tra le principali feste che si svolgono a Turri va citata, il 20 gennaio, la festa di San Sebastiano, che è la festa patronale di Turri, con le cerimonie religiose, la processione per le strade del paese, e diverse manifestazioni civili, tra le quali significativa è la sera precedente l'accensione del falò dedicato al Santo. Un'altra importante festa che si svolge a Turri è, il 22 luglio, la festa di Santa Maria Maddalena, che dura tra giorni, con la celebrazione di messe e con la processione per le strade del paese, su un carro trainato da buoi. Si svolgono anche numerose manifestazioni civili. L'edificio che ospitava il Monte Granatico e poi il vecchio MunicipioDi fronte alla chiesa si affaccia un edificio della seconda metà dell'Ottocento, che esternamente presenta un pregevole aspetto signorile con decorazioni palladiane sopra l'architrave delle finestre, in grado di denotare l'appartenenza dell'autore alla scuola classicheggiante formatasi in Sardegna in epoca sabauda. Lo stabile è stato sede, al piano superiore, per un centinaio d'anni, dell'Amministrazione comunale di Turri, ed è stato edificato sopra quello che era stato il Monte Granatico o monte Frumentario, ossia dell'antica Banca del grano, un istituto per il prestito del grano agli agricoltori con l'obbligo della restituzione dopo il raccolto. La facciata dell'edificio si sviluppa lungo la via Vincenzo Cabras, mentre il lato nord si affaccia sulla sinistra, lungo la via Dante Alighieri, dove accanto ad esso si trova quello che resta dell'ex Monte Granatico, ossia la facciata con l'interessante campana civica, sopra la porta d'ingresso, ove è curioso notare la presenza di una piccola apertura rotonda, appositamente lasciata perché i gatti potessero entrare liberamente nel magazzino allo scopo di eliminare i topi, sempre comunque presenti nel deposito di granaglie. La casa museo dell'Arte ContadinaPassata la chiesa parrocchiale di San Sebastiano, proseguiamo lungo la via Vincenzo Cabras per un centinaio di metri, ed arriviamo nella piazzetta situata nel vicinato, ossia nel quartiere, Bixianu de Santa Maria. Qui, al civico numero 8 della via Vincenzo Cabras, alla sinistra della strada, si trova una bella casa campidanese a corte con portale ottocentesco, che è la sede della casa museo dell'Arte Contadina, nella quale è possibile ammirare alcuni ambienti in cui si svolgevano le attività contadine e gli attrezzi utilizzati nel lavoro e nella vita quotidiana dei secoli scorsi. Il Colle di Santa Maria ed i nuovi impianti sportivi di TurriProseguendo, la via Vincenzo Cabras in una trentina di metri va ad immettersi sul corso Vittorio Emanuele, che seguiamo per centoventi metri, poi prendiamo a sinistra la via Santa Maria. Dopo una trentina di metri, alla sinistra della via Santa Maria parte una strada bianca che, in poco più di un centinaio di metri, porta sul Colle di Santa Maria, un alto colle alberato sulla sommità del quale si trovano i resti dell'ex Acquedotto di Turri, che sorge sul Colle di Santa Maria. Seguendo la via Santa Maria per una sessantina di metri, alla sinistra della strada si trova un'altra strada bianca che conduce all'ingresso dei nuovi impianti sportivi, ossia di un campo da calcetto, ossia da calcio a cinque, con fondo in erba, non dotato di tribune. La piazza dei martiriPassata la chiesa parrocchiale di San Sebastiano, proseguiamo lungo la via Vincenzo Cabras per una trentina di metri, poi prendiamo a destra la via Dante Alighieri, che in un'altra trentina di metri, arriva ad incrociare il corso Vittorio Emanuele, circa cento metri più avanti da dove lo avevamo lasciato per prendere a sinistra il Vico I Vittorio Emanuele. Qui, la continuazione della via Dante Alighieri verso sud, alla sinistra del corso Vittorio Emanuele, porta alla piazza dei martiri, una bella piazza, la più importante del paese, situata nel vicinato, ossia nel quartiere, Bixianu Funtà Noba. Il monumento ai Caduti della prima e della seconda guerra mondiale
La biblioteca casa OrtensiaAl civico numero 22 della piazza dei martiri, si trova la biblioteca casa Ortensia, che è la biblioteca comunale di Turri ed è stata dedicata nel 2013 alla memoria dell'Insegnante Ortensia De Montis. Su Ponti 'e s'Arrieddu
L'antico cimitero di Sant'Elia chiamato su Campusantu BecciuDalla piazza dei martiri, prendiamo verso sud la via dei martiri, che, dopo una quarantina di metri, incrocia la via San Daniele. Prendiamo la via San Daniele verso sinistra e, dopo un'ottantina di metri, proseguiamo lungo la via Sant'Elia, che si dirige verso nord. questa strada passa accanto al muro di cinta del vecchio cimitero di Sant'Elia, e, dopo un'ottantina di metri, si trova, alla destra della strada, il suo ingresso. Il cimitero di Sant'Elia, chiamato Su Campusantu Becciu, si trova alla periferia est del paese, ed è stato dichiarato cimitero Monumentale nel 2004, dopo oltre 50 anni dall'ultima sepoltura, avvenuta nel settembre del 1950. Si tratta di un piccolo cimitero, che era contiguo alla chiesa di Sant'Elia, l'antichissima chiesa parrocchiale di Turri, sorta in epoca bizantina, della quale oggi non rimane quasi alcuna traccia, solo una grossa pietra scavata, ritenuta l'antico fonte Battesimale, ed anche, forse, la pavimentazione, ricoperta da uno strato di terra, resto delle sue macerie. La particolarità del cimitero, nel quale i monumenti funebri sono opera di artigiani locali, risiede nella suddivisione dello spazio cimiteriale in tre settori. Il primo era riservato inizialmente alla sepoltura dei non battezzati e successivamente venne esteso a tutti i bambini; il secondo, che occupa la maggiore estensione, accoglieva le sepolture dei battezzati; il terzo, ove sorgeva la piccola chiesa, rimaneva privo di sepolture, con un piccolo spazio, terra non benedetta, riservato ai miscredenti, ma mai occupato da tombe. Proseguendo, passato il cimitero la via Sant'Elia va ad immettersi, dopo un centinaio di metri, da sud sul corso Vittorio Emanuele, subito dove a nord parte dal corso la via Santa Maria. Il Corso, poi, uscirà dall'abitato come SP44, la strada provinciale che condurrà in direzione di Tuili. Nella periferia del paese si trova il nuovo parco degli Ulivi secolariNella zona chiamata Molinu, all'uscita dal paese in direzione di Tuili, si trova la più grande concentrazione di ulivi secolari di tutta la Sardegna. Per la valorizzazione turistica del sito è stato realizzato il nuovo parco degli Ulivi secolari, che prevede un museo storico, dei percorsi guidati ed un centro di accoglienza. L'ingresso al parco si trova alla destra della strada provinciale, passato l'ultimo edificio dell'abitato che è una ditta di produzione di infissi, subito prima del cartello indicatore che indica l'uscita dall'abitato. La tradizione racconta che sarebbero stati i Pisani ad accordare, ai Sardi che avessero innestato gli olivastri, la proprietà degli ulivi che si fossero sviluppati dall'innesto. L'età degli alberi sarebbe quindi di circa nove secoli. All'interno del parco sono presenti circa duecento piante, racchiuse in poco più di due ettari di terreno, con numerosi tronchi che raggiungono circonferenze fino a cinque metri. Caratteristica storica di questi alberi è che non appartengono al proprietario del terreno, sono invece posseduti da altri proprietari, per cui, al fine di evitare confusioni ed appropriazioni indebite, gli alberi vengono da sempre marcati con le iniziali del nome dell'effettivo proprietario. Il parco comunale di Turri
Il Municipio di Turri
Visita dei dintorni di TurriNei dintorni di Turri sono stati portati alla luce i resti dei nuraghi semplici Saduru e Sirissi; ed inoltre dei nuraghi complessi Cabonu Mannu e su Senzu. Oggi un solo nuraghe semplice, quasi completamente distrutto, quello situato in località Planu Saduru, è interamente in territorio di Turri, mentre il nuraghe semplice Sirissi ed i nuraghi complessi Cabonu Mannu e su Senzu si trovano ai confini tra i territorio di Turri e quello di Ussaramanna. Nessuno di questi nuraghi è stato fatto oggetto di scavi, se si eccettuano quelli abusivi dei tombaroli. Il cimitero di TurriDal centro di Turri prendiamo il corso Vittorio Emanuele, che esce da Turri verso est con il nome di SP44. Percorsi trecentocinquanta metri dal cartello segnaletico che indica l'ingresso nell'abitato provenendo da Tuili, di trova, alla sinistra della strada provinciale, il muro di cinta e l'ingresso del cimitero di Turri, il cimitero nuovo, costruito dopo la dismissione del cimitero di Sant'Elia, ossia del Campusantu Becciu, che si trovava all'interno del paese in via Sant'Elia. Resti del nuraghe semplice Saduru
Il vecchio campo sportivo di Turri
Resti del nuraghe complesso Cabonu Mannu
Questo è uno dei nuraghi non ancora scavati fotografati da Ettore Tronci, che, attraverso le foto scattate dall'alto per mezzo di un drone, cerca di dimostrare la tesi di Sergio Frau, il quale, nel volume Le colonne d'Ercole, afferma come nel 1200 avanti Cristo uno Tsunami provocato dalla caduta di un asteroide nel Golfo degli Angeli avrebbe sommerso il Campidano avviando il declino della civiltà nuragica. Resti del nuraghe semplice Sirissi
Resti del nuraghe complesso su Senzu
Anche questo è uno dei nuraghi non ancora scavati fotografati da Ettore Tronci, che, attraverso le foto scattate dall'alto per mezzo di un drone, cerca di dimostrare la tesi di Sergio Frau, il quale, nel volume Le colonne d'Ercole, afferma come nel 1200 avanti Cristo uno Tsunami provocato dalla caduta di un asteroide nel Golfo degli Angeli avrebbe sommerso il Campidano avviando il declino della civiltà nuragica. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Marmilla. Da Villamar effettueremo una deviazione verso Lunamatrona, che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trovano diversi siti archeologici tra i quali la tomba di giganti su Cuaddu de Nixias. | ||||
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