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Villanovafranca con la chiesa parrocchiale di San Lorenzo martire e nei dintorni il complesso nuragico su MulinuIn questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita dell'interno della Marmilla. Ci recheremo a Villanovafranca per visitare il centro abitato ed i suoi dintorni dove si trova l'importante complesso nuragico su Mulinu. La regione storica della Marmilla
Verso VillanovafrancaDa Villamar abbiamo effettuato una lunga deviazione verso ovest, che ci ha portato a visitare Pauli Arbarei, Siddi, Ussaramanna e Turri, e poi per visitare Lunamatrona, Villanovaforru, Collinas e Sardara. Rientrati a Villamar, riprendiamo la SS197 di San Gavino e del Flumini per proseguire il nostro viaggio verso nord. Dopo poco più di tre chilometri deviamo verso destra sulla SP5, che si chiamava fino a poco tempo fa SP36, e, percorsi tre chilometri su questa strada provinciale, raggiungiamo il centro agricolo Villanovafranca. Dal Municipio di Villamar a quello di Villanovafranca si percorrono 7.0 chilometri. Il centro agricolo di Villanovafranca
Origine del nomeSi ritiene che il nome sia composto da villa Nova, dato che si trattava di una villa formatasi per un preciso disegno politico di colonizzazione di un territorio che, precedentemente, aveva subito un processo di spopolamento, e dall'aggettivo Franca, ossia libera dal pagamento di tasse, sgravio che fungeva da incentivo per i nuovi coloni, e che, secondo qualche studioso, potrebbe rimandare alla franchigia, concessa alla località dal feudatario, a quelli che sarebbero andati a stabilirvisi. La sua economiaSi tratta di un comune collinare che basa la sua economia sulle tradizionali attività agricole. Nell’economia locale l’agricoltura conserva, infatti, un ruolo importante, e si producono cereali soprattutto grano duro, frumento, ortaggi, foraggi, agrumi e frutta. Sul territorio comunale sono particolarmente importanti le colture dell'olivo, della vite, del mandorlo e dello zafferano, un prodotto locale al quale è stato riconosciuto il marchio DOP. Rinomati i dolci prodotti con la pasta di mandorle. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Non sono presenti attività industriali, fatta eccezione per una piccola impresa edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete commerciale. Alla diffusione della cultura e dell’informazione provvede anche un'emittente radiotelevisiva locale. Pur non figurando tra le mete turistiche più celebrate della zona, è in grado di richiamare l’attenzione degli appassionati di archeologia, dato che degno di una visita è il sito nuragico di Su Molinu, che sorge a quasi 300 metri di altezza sulla vecchia strada per Villamar. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Ultimamente l'economia si sta diversificando interessando i settori agrituristico, bed & breakfast, valorizzazione prodotti locali e turismo culturale. Brevi cenni storiciIl paese vanta nel suo territorio la presenza di numerosi insediamenti e siti archeologici prevalentemente riferibili ai periodi proto nuragico e nuragico, come il nuraghe Sa Barracca de Is Dragonis, il nuraghe Tuppedili, ed il più importante è quello denominato Su Molinu, che si sviluppa attorno a una vera e propria fortezza, costruita con grandi blocchi di arenaria. Nel Medioevo la denominazione originaria era villa Nova Franca. Si ritiene che la villa sia sorta con i benefici delle concessioni di franchigia, fornita alla località dal feudatario a quelli che sarebbero andati a stabilirvisi, ma mancano documenti che chiariscano se la villa sia sorta con i questi benefici, oppure se sia nata in funzione rurale, ed abbia modificato la propria denominazione quando ha acquisito queste concessioni. L'abitato ha forse origine tardo medioevale, ma per alcuni l'esistenza della villa sarebbe attestata in un documento risalente al 20 luglio 1219, e vive un'importante stagione storica in epoca giudicale. Dal giudicato arborense, dopo un breve periodo sotto il dominio catalano aragonese, il territorio passa alla baronia di Las Plassas, per poi divenire nel 1697 feudo della famosa famiglia Zapata. Come le altre Ville infeudate della Sardegna, il primo embrione del Municipio di Villanovafranca sorsge nel 1771, quando nell'isola vengono istituiti i Consigli comunitativi, prima forma di rappresentanza municipale. Feudo dei Zapata, che la tengono fino all'indipendenza, quando a questi viene riscattato nel settembre 1839. Dopo aver fatto parte del Mandamento di Barumini, nella provincia di Isili e Diocesi di Oristano, nel 1848, in seguito alla fusione dei territori insullari del regno di Sardegna con quelli peninsullari, Villanovafranca viene riconosciuta come ente autonomo. La successiva Legge Rattazzi del 1859 dà un nuovo assetto territoriale al regno, e nel 1865 l'ente assume la struttura politico amministrativa propria del comune moderno. Del comune di Villanovafranca nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova provincia del Sud Sardegna. Personaggi nati a VillanovafrancaA Villanovafranca è nato Vincenzo Raimondo Porru, presbitero, filologo e linguista italiano, definito da Giovanni Siotto Pintor il Legislatore della lingua sarda.
Le principali feste e sagre che si svolgono a Villanovafranca
Visita del centro del paese
La chiesa di San Sebastiano martireArriviamo a Villanovafranca da ovest con la SP5, passato il cartello segnaletico che indica l'abitato, percorriamo centocinquanta metri, e, subito dopo aver passato il cartello indicatore del chilometro 3, prendiamo a sinistra la via Regina Elena, che si dirige verso nord e che ci porta in centro. Entrati nell'abitato con la via Regina Elena, percorriamo trecentocinquanta metri fino a che questa strada sbocca sulla via XX Settembre. La prendiamo verso destra, e vediamo subito, alla destra della strada, la facciata della piccola chiesa San Sebastiano martire, chiamata La Cresiedda, ossia la piccola chiesa. Edificata verso la fine del 1500, anche se non si hanno notizie precise al riguardo, è interessante sia per la semplicità delle linee architettoniche, che la singolare facciata in pietra lavorata, con motivi di finto marmo. La sua facciata è adornata da un portale d'ingresso in pietra calcarea del diciassettesimo secolo, con ai lati due colonne con capitelli corinzi, e un timpano spezzato che sovrasta l'architrave con nicchia a conchiglia e cariatidi laterali. Sulla sommità della facciata è presente un campanile a vela, con una campana del 1811. Presenta pianta a croce latina, al suo interno vi è una sola navata, ed un transetto nel quale si trovano le due cappelle laterali con altari in legno dedicati uno a Santa Lucia e l'altro all'Immacolata Concezione. L'altare maggiore è anch'esso in legno, con una nicchia centrale che ospita la statua del Santo alta un metro e venti centimetri, che rappresenta un giovane dal volto idealizzato, di autore sconosciuto ma sicuramente locale, databile al diciottesimo secolo. Altro particolare interessante dall'altare è il piccolo tabernacolo che si presenta come una struttura architettonica semi ottagonale in legno intagliato e dipinto, al cui centro si trova lo sportello dipinto con serrature cruciforme in argento, anche questo risalente al diciottesimo secolo. All'interno, nel braccio destro del tarnseto, conserva un prezioso organo, un vero gioiello dell'arte musicale della fine del 1700. Interessante è anche l'alzata di mobile con cassettiera in legno intagliato di pregevole fattura, conservata nella sacrestia vecchia, databile tra il diciassettesimo ed il diciottesimo secolo. A Villanovafranca il 20 gennaio si svolge la festa di San Sebastiano, con il falò la sera precedente, caratterizzata da cerimonie religiose e manifestazioni civili. Tra esse estremamente significativa è la Sagra della pecora, che si svolge in concomitanza della festa di San Sebastiano, caratterizzata dalla cena tipica con piatti a bese di carne di pecora, seguita da intrattenimento musicale. Il Municipio di Villanovafranca con la torre CivicaArrivati dalla via Regina Elena in via XX Settembre, la prendiamo verso sinistra e la seguiamo verso ovest per una sessantina di metri, fino a trovare, alla sinistra della strada, la centralissima piazza Risorgimento, sul lato orientale della quale, al civico numero 18, si trova l'edificio che ospita il Municipio di Villanovafranca, in un palazzo nel quale sono presenti la sede e gli uffici che forniscono i servizi comunali ai cittadini. Nella piazza, di fronte a questo edificio, si trova la torre Civica, ossia la torre comunale di Villanovafranca, sulla quale è presente una lapide affissa in occasione del primo Convegno Regionale sull'importanza della figura di Vincenzo Raimondo Porru nella cultura sarda. Il Civico museo archeologico Su MulinuSull'altro lato della piazza Risorgimento, al civico numero 6 che si trova sul suo lato occidentale, ospitato nell'edificio dell'ex Monte Granatico, struttura risalente all'800 ed oggi recuperata, si può visitare il Civico museo archeologico Su Mulinu, che espone circa cinquecento reperti relativi al periodo compreso fra l'età preistorica ed a quella altomedievale, provenienti dal territorio comunale. Il museo è diviso in due sezioni. Nella prima si trovano manufatti ceramici, metallici, vitrei e litici provenienti dal territorio comunale. Nella seconda sezione vengono presentati esclusivamente reperti provenienti dal nuraghe su Mulinu, con una sezione dedicata ai non vedenti, corredata da un piano tattile con le copie dei più significativi documenti esposti, da un plastico ricostruttivo e da un tabellone in braille contenente cenni storici sulla fortezza nuragica. un'ambientazione scenografica riproduce, inoltre, in scala reale, lo straordinario altare nuragico rinvenuto all'interno della fortezza. Il monumento ai Caduti di Villanovafranca nella prima e seconda guerra mondialeDi fronte all'ex Monte Granatico, al centro della piazza Risorgimento, si trova il monumento ai Caduti di Villanovafranca nella prima e seconda guerra mondiale. Realizzato fra il 1945 ed il 1960, è costituito da un alto plinto sormontato da una scultura in pietra che rappresenta la figura di soldato in combattimento. La chiesa parrocchiale di San Lorenzo martireDalla piazza Risorgimento, prendiamo la prosecuzione della via XX Settembre, che è la via Umberto I. Percorsa per duecento metri, questa strada incrocia la via Galileo Galilei, superiamo l'incrocio e proseguiamo per unaltro centinaio di metri, fino a che la via Umberto I sbocca sulla via San Lorenzo, che prendiamo verso destra e, dopo una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada la facciata della chiesa di San Lorenzo martire, che è la parrocchiale di Villanovafranca. Il primo impianto della chiesa risale al 1591, come attesta il concio centrale della volta gotico aragonese che riporta anche l'effige del Santo, ed al 1773 si fa risalire l'ampliamento. Realizzata in stile pisano, ha una facciata tripartita rivestita semplicemente da intonaci color crema. Ha un impianto a croce latina con navata unica, nei bracci del transetto vi sono gli altari dedicati a San Lorenzo e alla madonna del Rosario, e lungo la navata sono presenti quattro cappelle laterali dedicate a San Giuseppe, alla Madonna della Salute, a Santa Vitalia e al Sacro Cuore. Ha una interessante cupola ed è affiancata da un solido e massiccio campanile. L'interno si presenta in stile tardo rinascimentale, ed è ricco di marmi pregiati. Di particolare importanza è l'arredo marmoreo del 1789, opera raffinata di Giovanni Battista Spazzi, costituito dall'altare ammgiore, dalla balaustra, dal pulpito e dal fonte battesimale. Sull'altare maggiore, al centro, collocata in una nicchia, è presente una pregevole statua di San Lorenzo martire, con ai lati le statue dei Santi Pietro e Paolo. Nel transetto sono presenti un organo del diciannovesimo secolo ed un dipinto a olio su tela raffigurante la vergine, santi e Anime del Purgatorio attribuito a Giacomo Altomonte e risalente al 1722. A Villanovafranca, presso questa chiesa, il 10 agosto si celebra la festa di San Lorenzo, che è il patrono del paese. Si tratta di una festa religiosa, con diverse cerimonie, che sono seguite manifestazioni civili, con balli e spettacoli che si svolgono in piazza Aldo Moro. La cappella delle Anime e l'area dell'antico cimiteroAdiacente al lato sinistro della chiesa parrocchiale, si trova l'annesso oratorio delle Anime, che della chiesa riprende gli schemi stilistici, ed è sicuramente di fondazione più antica della chiesa. Riprendendo lo stile costruttivo di questo oratorio, verranno successivamente edificate anche le chiese di San Sebastiano e di San Francesco, si può quindi presumere che la fondazione dell'edificio sia riferibile alla seconda metà del sedicesimo secolo. L'oratorio presenta una pianta rettangolare con copertura voltata a botte e pavimentazione in cotto, al di sotto della quale sono presenti numerose sepolture. Le murature estemamente contraffortate, sono interamente ricoperte da diversi strati di intonaco e pitture, di cui ora non rimangono tracce visibili. Al centro dell'aula, in prossimità della parete opposta all'ingresso, è situato un piccolo altare in pietra lavorata. Nel corso dei secoli viene anche cambiata l'intitolazione, in quanto fonti orali affermano che prima era stata dedicato a Sant'Antonio, poi alle Anime del Purgatorio, quindi al Sacro Cuore di Gesù, ed ora viene conosciuto come S'Omu 'e s'Ossia. Prima della costruzione della chiesa parrocchiale, il complesso era cositutito dall'oratorio delle Anime, dall'adiacente casa canonica ora ridotta a un rudere, e da diversi fabbricati oggi scomparsi, che un tempo erano protetti da un'antica cinta, della quale ancora oggi rimane l'imponente ingresso costituito da arco a tutto sesto, che fronteggia l'antica parrocchiale. Successivamente la cinta viene aperta con un secondo arco, situato sul lato sinistro dell'oratorio, in modo da consentire ai fedeli di accedere all'Antico cimitero, che nel frattempo ere stato realizzato, e per questo motivo, dopo la costruzione della nuova parrocchiale, l'oratorio viene ridotto a semplice cappella cimiteriale. Ed oggi le aree di pertìnenza, pur non avendo alcuna funzione cimiteriale, mantengono una certa sacralità, dovuta alla presenza di numerose sepolture nel sottosuolo, e di una piccola cappella privata già della famiglia Santa Cruz, una delle più ricche e facoltose di Villanovafranca. La chiesa di San Francesco da PaolaDalla via Regina Elena eravamo arrivati in via XX Settembre che, presa verso destra, ci aveva portati alla chiesa di San Sebastiano. Passata questa chiesa, prendiamo a sinistra la via Alfonso Lamarmora, la seguiamo per centosettanta metri, poi svoltiamo a sinistra per rimanere sulla via Alfonso Lamarmora, dopo un centinaio di metri prendiamo a destra la via Antonio Gramsci, e in una cinquantina di metri vediamo, alla destra della strada, la facciata della chiesa di San Francesco da Paola. Passata la piazza Aldo Moro arriviamo al cimitero di VillanovafrancaPassata la chiesa di San Sebastiano, proseguiamo verso sud est con la via XX Settembre, e, sopo un'ottntina di metri, arriviamo a un bivio, dove prendiamo a destra ed arriviamo nella piazza dei martiri, dove, dopo un centinaio di metri, prendiamo a destra la via Regina Margherita, alla sinistra della quale si trova la grande piazza Aldo Moro, nella quale si svolgono le manifestazioni civili in occasione delle diverse feste e sagre che si tengono a Villanovafranca. Tornati nella piazza dei martiri, prendiamo verso sud est la via Isonso, che, dopo trecento metri, sbocca sulla SP5, seicento metri più ad est rispetto a dove avevamo incontato la via Regina Elena, che ci aveva portati in centro. Percorsi meno di duecento metri, vediamo alla destra della strada provinciale l'ingresso del cimitero di Villanovafranca. Ad esso potevamo arrivare anche, invece di deviare in piazze dei martiri, proseguendo sulla via XX Settembre, che ci avrebbe portati anch'essa sulla SP5. Il campo da Mini Pitch ed il campo sportivo polivalenteArrivati a Villanovafranca con la SP5, invece di prendere a destra la via Regina Elena, prendiamo a sinistra la via Giuseppe Verdi. Seguita per duecentocinquanta metri, vediamo alla destra della strada l'ingresso del campo da Mini Pitch di Villanovafranca, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Il progetto mini-pitch è nato con la finalità di promuovere l'attività sportiva attraverso l'utilizzo dei mini campi, ed in quello di Villanovafranca è possibile assistere a partite di Mini basket, di Mini volley e di calcetto ossia calcio a cinque. Seguita la via Giuseppe Verdi per altri centicinquanta metri, vediamo alla sinistra della strada l'ingresso del campo sportivo polivalente di Villanovafranca, un campo dotato di tribune in grado di ospitare 140 spettatori, nel quale si svolgono incontri di calcio, di calcetto ossia calcio a cinque, di pallavolo e di tennis. Visita dei dintorni di VillanovafrancaNei dintorni di Villanovafranca sono stati portati alla luce i resti del protonuraghe Trattasi; dei nuraghi semplici Bruncu Friarosu, Figu, Paberi, Tuppedili; dell'importante nuraghe complesso su Mulinu; ed anche del nuraghe Paberi II, di tipologia indefinita. La chiesa campestre di Nostra Signora della Salute
I ruderi della ex stazione ferroviaria di Villanovafranca
Raggiungiamo la località Molino Paderi con i resti dell'omonimo mulino
Il maneggio comunaleDal centro di Villanovafranca, presa la via Regina Elena verso sud, superiamo la SP5 e proseguiamo lungo la strada che è diventata la via Giuseppe Verdi, che è la vecchia strada per Villamar, passiamo il campo da Mini Pitch ed il campo sportivo polivalente. Percorso un chilometro e duecento metri sulla via Giuseppe Verdi, arriviamo in Località Pranu Scalitta, su un altopiano situato a 290 metri sul livello del mare, che permette grazie alla sua posizione di poter ammirare tutta la Marmilla, parte della Trexenta e del Medio Campidano. Qui vediamo alla sinistra della strada l'edificio del maneggio comunale di Villanovafranca, con spazi per le scuderie dei cavalli e per le diverse discipline legate all'ippica. I resti dell'importante nuraghe complesso su Mulinu
La torre verrà riutilizzata a scopo civile e funerario in età tardo punica, romana e altomedievale. Dopo l'ottavo secolo avanti Cristo prevale il carattere religioso del complesso, e la campagna di scavo del 1988 condotta dall'archeologo Ugas porta alla luce l'unico esempio di Altare preistorico in pietra che riproduce in tufo lo schema planimetrico del corpo centrale della fortezza. Sulla torre dell'altare è scolpito il crescente lunare, e la vasca presente nell'altare stesso forse conteneva la Dea Madre e consentiva la celebrazione di riti iniziatici. A poca distanza dall'altare è stato rinvenuto uno scolatoio. Da parte di alcuni si ritiene che l'altare potesse essere una vasca che raccoglieva il sangue dei sacrifici di animali, che venivano posti sopra una colonna, a sinistra dell'altare, dalla quale il sangue scolava nella vasca. Una ricostruzione dell'altare si trova esposta nel Civico museo archeologico Su Mulinu. Recentemente, comunque, alcuni studiosi ritengono che l'altare sia un falso, avendo dato sembianze immaginarie ad un monumento, invece, normalissimo per l'antichità sarda. Il Kartodromo comunale San LorenzoEvitando la deviazione verso la biglietteria del complesso nuragico, proseguiamo per un altro centinaio di metri lungo la via Giuseppe Verdi, e la strada termina di fronte all'ingresso del Kartodromo comunale San Lorenzo di Villanovafranca, gestito dalla Società Cooperativa Su Mulinu. L'intero complesso occupa un'area di circa cinque ettari, con una pista di 1.056 metri e larga mediamente otto metri lungo il percorso e dieci metri alla partenza, è dotata di box e officina, ed è dotato di tribune in grado di ospitare 120 spettatori. L'impianto può essere utilizzato oltre che per i kart, anche per auto, moto e per i più piccoli mini-kart e mini-Moto, in competizioni a livello nazionale, regionale e provinciale. Il kartodromo è l'unica struttura in Sardegna omologabile per gare internazionali. Sul colle Tuppedili si trovano i resti del nuraghe semplice Tuppedili
Finora il ritrovamento ha restituito un gran numero di suppellettili databili al periodo nuragico, ossia resti di ceramiche nuragiche greco orientali, fenice e coppe di produzione attica, ed anche suppellettili del periodo romano. Parte dei resti si trova esposta nel Civico museo archeologico Su Mulinu. Resti del nuraghe Paberi II chiamato anche nuraghe Sa Barraca de Is DragonisPercorsi due chilometri e ottocento metri sulla SP5, poco prima del cartello indicatore del chilometro 5, prendiamo la sterrata sulla sinistra, la seguiamo per un chilometro e trecento metri, e vediamo alla sinistra della strada, su un'altura, i pochi resti del nuraghe Paberi II, da alcuni chiamato nuraghe Sa Barraca de Is Dragonis, di tipologia indefinita, situato a un'altezza di 310 metri. Nel corso delle ricerche effettuate, all'interno dei resti di questo nuraghe sono state ritrovate brocche ed altre ceramiche. Parte di questi resti si trova esposta nel Civico museo archeologico Su Mulinu. Resti del nuraghe semplice Paberi IA circa settecento metri di distanza, in direzione ovest, si trovano anche i resti del nuraghe Paberi I, un nuraghe semplice, monotorre, edificato a 297 metri di altezza. Lo si può raggiungere uscendo dal centro dell'abitato di Villanovafranca in direzione nord est con la via del convento, seguendo questa strada fuori dall'abitato per quasi due chilometri e mezzo, fino a vedere, alla destra della strada, i resti del nuraghe. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita dell'interno della Marmilla. Ci recheremo a Las Plassas per visitare il centro abitato ed i suoi dintorni dove si trova il castello di Las Plassas ossia il castello della Marmilla o castello di Eleonora d'Arborea. | ||||
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