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Cabras con le scoperte archeologiche di Cuccuru Is Arrius e Conca Illonis ed i giganti di Mont'e PramaIn questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Campidano di Oristano e ci avvicineremo a Oristano recandoci a visitare Cabras, con il suo stagno e con la preparazione della bottarga di muggine. Parleremo inoltre delle statue di Mont'e Prama in corso di restauro e delle tavolette rinvenute con la scrittura shardana. La regione storica del Campidano di Oristano
In viaggio verso CabrasAvevamo raggiunto Nurachi da Riola Sardo con la SS292 Nord Occidentale Sarda. Da Nurachi possiamo proseguire verso sud est con la SS292 per poco più di cinque chilometri, ed arriviamo alla frazione Oristano Donigala Feneghedu. Qui, al bivio della Madonna del Rimedio, prendiamo verso destra la SP1 seguendo le indicazioni per Tharros, fino a raggiungere, dopo un chilometro ed ottocento metri, la frazione Cabras denominata Solanas. Da questa frazione, proseguiamo lungo la SP1 per un chilometro ed ottocento metri, arriviamo a una rotonda dove prendiamo la prima uscita che ci porta nella piazza dei martiri, dalla quale prendiamo la via Cagliari, che ci porta nel centro di Cabras. Dal Municipio di Nurachi a quello di Cabras si percorrono 9.2 chilometri. Raggiungere Cabras con un'altra strada direttamente da NurachiC'è un altro modo per raggiungere Cabras. Da Nurachi usciamo in direzione sud ovest con la SP8, dopo quattro chilometri arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la quarta uscita ed imbocchiamo la via Giovanni XXIII, la seguiamo per cinquecento metri, alla successiva rotonda prendiamo la prima uscita, imbocchiamo la via Giuseppe Garibaldi, che ci porta nel centro di Cabras. Dal Municipio di Nurachi a quello di Cabras, lungo questa strada si percorrono solo 5.4 chilometri. La frazione Cabras denominata Solanas
La nuova chiesa parrocchiale di San Pietro apostolo
L'antica chiesa di San Pietro apostolo
Di fronte all'antica chiesa si trova il vecchio Lavatoio pubblico
Il complesso sportivo di SolanasRitornati sulla via San Pietro, da dove abbiamo preso a destra la via Antonio Vivaldi per andare a visitare la chiesa parrocchiale, proseguiamo, invece, una diecina di metri, e prendiamo a sinistra la VIa dei Moti Solanesi 1789, Dopo un centinaio di metri, arriva dalla sinistra la via Marco Polo, e di fronte si trova l'ingresso del complesso sportivo di Solanas. All'interno di questo complesso, è presente un campo da calcio in terra, dotato alla sinistra di tribune il grado di ospitare 400 spettatori. Alla sua sinistra, dietro le tribune, è presente un campo da tennis. Cabras sorta sulla riva orientale dello stagno omonimo
Origine del nomeIl nome, attestato anche come Capras, riflette il termine latino Capra, o anche il sardo Crapa o Crawa, che stanno, probabilmente, ad indicare una località abbondante di capre. La sua economiaL'economia di Cabras si fonda su tutti i settori produttivi, con una forte concentrazione nelle attività legate alla pesca, alla piscicoltura e ai servizi ad esse connessi. Accanto a queste attività, il perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una importante fonte di sostentamento per la popolazione. Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutteti. Si pratica anche l’allevamento, in particolare quello di bovini e suini. L’industria è costituita da aziende che operano nei comparti dei materiali da costruzione, dell’edilizia, della meccanica, dei laterizi, della produzione alimentare, della lavorazione del legno e dei dispositivi medicali. Lo stagno di Cabras, il più grande stagno sardo di acqua dolce, l’oasi di Seu, la spiaggia di punta Is Arutas ed il significativo patrimonio archeologico, fanno registrare un consistente movimento di turisti. L’apparato ricettivo, comprendente numerosi agriturismi, offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Cabras è, inoltre, nota per la produzione della Bottarga di muggine, ossia della uova di questo pesce, che, pressate, salate e seccate, sono molto apprezzate come antipasto e come condimento. Brevi cenni storiciIl territorio circostante offre notevoli tracce delle varie civiltà che si sono succedute, con gli insediamenti neolitici di Cuccuru Is Arrius e Conca Illonis, e successivamente con i 75 nuraghi, di cui 47 monotorre e 28 di tipo complesso, dislocati sul crinale delle colline e in prossimità dei suoi stagni, compresi i resti di un nuraghe con un vasto villaggio, databile tra il quindicesimo ed il dodicesimo secolo avanti Cristo, ritrovati a Murru Mannu. Incerta la datazione delle imponenti statue di Monte Prama, rinvenute casualmente negli anni settanta e recentemente restaurate. Tra l'undicesimo ed il sesto secolo avanti Cristo sbarcano in Sardegna i Fenici, che, intorno all'ottavo secolo, fondano la città di Tharros, abitata ininterrotamente per tutto il periodo cartaginese e poi romano. Significativo anche il santuario ipogeico di San Salvatore, del sesto secolo dopo Cristo, mentre a Capo San Marco, a breve distanza dall’abitato, sorgeva Tharros, città prima Fenicia, poi punica, ed infine romana. I primi insediamenti documentati dell'attuale centro di Cabras risalgono all'undicesimo secolo, quando la città di Tharros si spopola definitivamente a causa delle incursioni dei Saraceni, ed i primi abitanti si stabiliscono intorno al castello, di cui oggi rimangono solo alcuni resti vicino alla chiesa parrocchiale. Durante il periodo giudicale, Cabras appartiene al giudicato di Arborea, nella curatoria del Campidano Maggiore, vicino alla domus de Rennu o Demestiga de Rennu, il castello edificato da Donna Nivata o Nibata, moglie del giudice Orzocco I di Arborea, lo stesso giudice cui venne attribuita la traslazione, nel 1070, della capitale giudicale da Tharros ad Oristano. L’aggregato rurale di Cabras è attestato dalla fine dell'undicesimo secolo con il nome di Masone de Capras, con il quale compare ancora, tra il dodicesimo ed il tredicesimo secolo, nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado. Sulle rive dello stagno di Cabras i giudici arborensi edificano una residenza e fortezza della quale rimangono, oggi, solo pochi ruderi, e il borgo guadagna una discreta importanza, poiche spesso la corte del giudicato d'Arborea risiede nel castello. Successivamente, in altre testimonianze e tra queste, alla firma del trattato di pace di Solarussa dell'11 gennaio 1388, tra Eleonora d'Arborea e Pietro IV d'Aragona, la villa di Cabras, rappresentata dal Majore e dai Jurados, è presente con la denominazione di villa de Capras. Dopo la caduta del giudicato, il paese passa sotto il dominio di numerosi feudatari, anche se spesso gli abitanti cercano di liberarsi dal vincolo feudale anche con rivolte. Nel 1410 entra nei possedimenti del marchesato di Oristano, prima sotto i Cubello e poi sotto gli Alagon. Infine, sconfitto nel 1478 dagli Aragonesi il marchesato, che era guidato da Leonardo Alagon, i suoi territori, ai quale appartiene anche la villa di Cabras, nel 1477 diviene feudo regio della Corona di Aragona, e passa poi sotto il dominio della Corona di Spagna. Oristano, nel 1479, diviene città regia, e tutti i tre campidani vengono posti sotto la sua giurisdizione. Nel 1509 l’abitato viene devastato dai pirati saraceni, e, nel 1637, viene occupato dalle truppe francesi dell’ammiraglio De Harcourt. Successivamente viene concesso in feudo ad Antioco Azor. La dominazione spagnola si potrae fino ai primi decenni del diciottesimo secolo, finche, nel 1713, con la pace di Utrecht, la Sardegna passa agli Asburgo d’Austria, ed infine, nel 1720, con la pace dell’Aja, viene definitivamente assegnata ai Savoia. Nella prima metà del diciannovesimo secolo il paese viene incluso nella provincia di Oristano come capoluogo di mandamento, sino al 1859, quando passa alla provincia di Cagliari. Nel 1928 lo storico comune di Solanas viene aggregato al comune di Cabras. Il comune di Cabras nel 1974, dopo la creazione della provincia di Oristano, viene trasferito dalla provincia di Cagliari, alla quale apparteneva, a quella di Oristano. feste e sagre
La Sagra della Bottarga
Visita del centro di CabrasL'abitato di Cabras è caratterizzato da l'andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Ci arriviamo da est provenendo dalla frazione Solanas con la SP4, che all'interno dell'abitato assume il nome di corso Umberto I, ed entriamo all'interno dell'abitato. Il cimitero di Cabras
La nuova chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù
Passata la chiesa parrocchiale, prendiamo la strada che la costeggia sul suo lato sinistro, che è la via Padova. La seguiamo e, dopo poche decine di metri, vediamo alla sua destra la Vecchia chiesa del Sacro Cuore di Gesù, caduta in disuso dopo la consacrazione della nuova chiesa, e da allora chiusa al culto. La bottarga di muggine prodotta presso la ditta Giovanni SpanuProseguendo verso sud ovest con la via Triestre, che prosegue sulla via Giosuè Carducci, percorsi circa cinquecento metri arriviamo al civico numero 20, ad angolo con la via Lombardia, doce si trova la sede della ditta Giovanni Spanu, molto apprezzata per la sua produzione di bottarga di muggine. Le foto che seguono descrivono tutte le fasi della preparazione della bottarga, e sono state scattate qualche anno fa presso la ditta Giovanni Spanu di Cabras. La ditta Giovanni Spanu, oltre alla produzione e commercializzazione della sua famosa bottarga, si occupa anche della commercializzazione di altri prodotti ittici, pescati nello stagno e nel mare di Cabras. Il Municipio di CabrasAll'incrocio dove avevamo preso a sinistra la via Trieste, proseguiamo invece dritti lungo il corso Umberto I, L'hotel villa CanuDalla piazza Eleonora d'Arborea, prendiamo di fronte al palazzo del Municipio, la via Tharros, che si dirige verso sud ovest. Seguita per duecento metri, prendiamo a destra la via Cavallotti, dopo una sessantina di metri arriviamo a un bivio, dove prendiamo a sinistra la via Firenze, e, dopo una tyrentina di metri, vediamo alla sinistra della strada, al civico numero 9, l'hotel villa Canu.
Dal Municipio ci recheremo a visitare il museo Civico archeologico Giovanni MarongiuPercorsi altri quattrocento metri lungo la via Tharros, la strada arriva a un ponte che passa sopra il Riu Ranui, il fiume che attraversa Cabras. Il lato sinistro del fiume porta sulla costa allo Scàiu, ossia all'approdo da cui salpano le barche da pesca nello stagno di Cabras, e dove si trova anche un punto di vendita del pesce fresco. Proseguendo la via Tharros per poco più di cento metri, alla destra della strada, al civico numero 121, si vede l'edificio nel quale è ospitato il museo Civico archeologico Giovanni Marongiu, inaugurato nel 1997, e dedicato all'esposizione di reperti archeologici provenienti dalla penisola del Sinis. Il museo è intitolato al professor Giovanni Marongiu, nato a Cabras, docente presso importanti istituti universitari, che è stato ministro per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno nell'ultimo governo Andreotti. L'esposizione si articola in diverse sezioni. Il periodo prenuragico e nuragico è documentato dai materiali recuperati con lo scavo del villaggio di Cuccuru Is Arrius, che ha restituito significative testimonianze a partire dal Neolitico medio. Il museo ospita, inoltre, numerosi materiali provenienti dal sito di Sa Osa, sede di un grande insediamento preistorico e nuragico, frequentato dall'Età del rame alla prima Età del Ferro. L'età storica è rappresentata da reperti provenienti dall'antica città di Tharros, costruita dai Fenici su un preesistente villaggio nuragico e ampliata in senso urbano in età punica e poi romana, ed i materiali fenicio punici esposti provengono dallo scavo del quartiere artigianale della città e dal Tophet, dal quale derivano le urne e le stele in esposizione. Dal 2008 è stata inaugurata la sala dedicata al relitto di età romana individuato nel braccio di mare compreso tra la costa del Sinis e l'isola di Mal di Ventre, una delle scoperte subacquee più significative effettuate nelle acque sarde. Negli ultimi tempi sono state portate in questo museo anche le statue restaurate di giganti di Mont'e Prama, ad eccezione di un reperto per ogni tipologia scultorea rinvenuta, che sono stati portati nel museo Nazionale archeologico di Cagliari. Due Djed egiziani scoperti in un angolo del museo Civico archeologico
gli impianti sportivi di via TharrosPercorsi altri trecento metri verso sud ovest lungo la via Tharros, arriviamo agli impianti sportivi di via Tharros. Nel complesso sportivo è presente un campo da calcio, del quale nel 2017 è stato inaugurato il manto in erba, con tribune il grado di ospitare 1200 spettatori. In esso si allenano e giocano le società sportive di calcio del paese. Le squadre di calcio di Cabras, attualmente, sono due, l'Atletico Cabras calcio, nata nel 2007 con la denominazione BDS Cabras, che milita nel campionato regionale di I Categoria, e la San Marco, squadra storica, fondata nel 1964, in vita fino al 1992, e ricostituita nel 2008, che milita nel campionato regionale di II Categoria. Nel complesso sportivo sono presenti anche un campo da calcetto, ossia di calcio a cinque, con manto in erba sintetica, con tribune in grado di ospitare 150 spettatori, e sono presenti tre campi da tennis, in grado di ospitare 200 spettatori. Presa la prima traversa verso destra, dopo cento metri si arriva al Palazzetto dello Sport di via Tharros, in grado di ospitare 120 spettatori, all'interno del quale si svolgono attività di basket, volley, ginnastica, ed altre. Dal Municipio ci recheremo a visitare la chiesa dello Spirito SantoDalla piazza Eleonora d'Arborea, dove si trova il Municipio, prendiamo, a destra della via Tharros, la via Alberto La Marmora o la via Risorgimento, che si dirigono verso nord ovest, e, dopo una sessantina di metri, troviamo sulla destra la piazza principe di Piemonte.
La chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria vergine AssuntaLa via Alberto La Marmora sbocca, dopo una diecina di metri, sulla via Regina Elena. La prendiamo verso sinistra, dopo una trentina di metri questa strada arriva a un bivio, dove proseguiamo verso destra sul Vico II Domenico Alberto Azuni, dal quale, dopo una ventina di metri, prendiamo a sinistra la via Roma, che si dirige verso ovest. Seguiamo la via Roma per poco più di duecento metri, e la strada ci conduce di fronte alla facciata della chiesa di Santa Maria vergine Assunta, che è la chiesa parrocchiale di Cabras. Viene chiamata anche Pieve di Santa Maria vergine Assunta, dove la Pieve è una chiesa rurale con annesso battistero, che, nell'Alto Medioevo, era al centro di una circoscrizione territoriale e dalla quale dipendevano altre chiese e cappelle prive di battistero, finche, dal Basso Medioevo, le due funzioni passano alla parrocchia. Questa chiesa risale alla fine del quindicesimo secolo, quando il paese di Cabras ha incrementato il numero di abitanti, e si rende necessario edificare una nuova chiesa. Per la sua costruzione vengono utilizzati numerosi ruderi del castello degli Arborea, che era stato edificato sulla riva orientale dello stagno di Mar 'e Pontis, e la chiesa viene dedicata a Santa Maria, dato che Eleonora d'Arborea aveva dedicato alla Madonna la cappella del castello, in nome della sua grande devozione per la vergine, come dimostrano le frequenti invocazioni presenti nel codice della Carta de Logu. L'edificio, in origine, aveva una sola navata con travature di legno e tegole, poi, intorno al 1650, viene costruita la volta a botte e, quasi un secolo dopo, il marchese d'Arcais fa costruire il Coro, le due cappelle più grandi, dette del RosariO e Di Sant’Anna, che attribuiscono alla navata unica la perfetta e caratteristica forma a croce latina, e fa innalzare la cupola alta venticinque metri. La chiesa conserva al suo interno un interessante corredo di argenti e stoffe di gran pregio, riferiti a varie epoche. Presso questa chiesa parrocchiale, ed anche in diverse strade all'interno dell'abitato, il 24 maggio si celebra la festa di Santa Maria Assunta, che è la patrona di Cabras, caratterizzata da cerimonie religiose e manifestazioni civili. La festa dura tre giorni, durante i quali non mancano balli in piazza, spettacoli vari e fuochi d'artificio. I pochi resti del castello di Cabras o castello di Mar 'e Pontis
La bella e grande piazza dello stagnoAlla sinistra della chiesa parrocchiale di Santa Maria vergine Assunta si trovano due torri, che sono depositi dell'ex acquedotto, e che, recentemente ristrutturati, sono diventati una Galleria multimediale dedicata alla Corsa degli Scalzi di San Salvatore, manifestazione religiosa che per tradizione si festeggia a Settembre. Al di là delle due torri, si trova la bellissima piazza dello stagno, la gigantesca piazza che dovrebbe avvicinare gli abitanti di Cabras allo stagno di Mar 'e Pontis, ossia allo stagno di Cabras, dato che si affaccia direttamente sullo stagno. È la piazza dove si svolgono la festa patronale e numerosi intrattenimento dal vivo all'aperto, e la si può raggiungere un centinaio dimetri più a sud dalla chiesa parrocchiale. Il ristorante Il CaminettoDalla chiesa parrocchiale di Santa Maria vergine Assunta, prendiamo all'indietro la via Roma, tornando in direzione della piazza Eleonora d'Arborea dove si trova il Municipio. La seguiamo per una cinquantiva di metri, poi prendiamo la prima traversa a sinistra, che è la via Armando Diaz, e, dopo una sessantina di metri, a destra la via Firenze. Percorso un centinaio di metri, al civico numero 9 della via Firenze, si trova il ristorante Il Caminetto.
Il Portale monumentale ed i giardini di Don Peppi
L'Azienda Vinicola Attilio ContiniGuardando il portale, alla destra, ai civici numeri 48 e 50 della via Genova, si trovano la sede dell'Azienda Vinicola Attilio Contini, con gli stabilimenti per la produzione della Vernaccia e di altri vini DOC.
Dal Municipio ci recheremo a visitare la chiesa di San Giuseppe
Il Portale monumentale ed i giardini di Donna Annetta
Il complesso sportivo Donna AnnettaProseguendo lungo il corso Europa per un centinaio di metri, prendiamo alla sinistra la via Giacomo Matteotti, la seguiamo per duecento metri, poi prendiamo a destra e troviamo, alla sinistra della strada, l'ingresso del complesso sportivo Donna Annetta. Nel complesso sportivo sono presenti un campo da basket, un campo da calcetto, ossia da calcio a cinque ed un campo da tennis. Ad ovest dell'abitato si sviluppa il grande stagno di CabrasAd ovest dell'abitato si sviluppa il grande Stagno di Cabras, che si estende per circa 2.288 ettari, e rappresenta uno degli ambienti palustri tra i più importanti della Sardegna e di tutta Europa. La sua profondità media è di quasi tre metri, e la sua forma allungata, grosso modo da nord a sud, dove è più largo, deriva dal fatto che lo stagno è nato in un'antica valle fluviale. Lo stagno riceve le acque del Riu Sa Praia, piccolo fiumiciattolo appartenente al comune di Riola Sardo. È sempre stato molto pescoso, vi abbondano anguille e muggini, su di esso si affaccia il paese chiamato Cabras, ed in esso sono presenti diverse peschiere. Per molti anni La pesca nella stagno di Cabras è stata ferma, dopo che nel 1999 si era verificata una tragica moria dei pesci a causa di un'alga che, prolificata in maniera abnorme, produceva una sostanza gelatinosa che si attaccava alle branchie dei pesci facendoli morire per asfissia. Il disastro ha avuto dimensioni tali che si ricorda come il fetore dei pesci in putrefazione, agevolato dal maestrale, si percepisse a trenta chilometri di distanza. In seguito la pesca è ripresa, ed i 320 pescatori che vi operano hanno ricominciato a catturare soprattutto i muggini, nome con il quale vengono indicati in Sardegna i cefali, oltre ad anguille, capitoni, branzini o spigole, mormore. Un piatto esclusivo della cucina di Cabras
Nei dintorni di Cabras seguendo il percorso delle zone umideVediamo ora che cosa si trova nel territorio intorno allo stagno ed al paese di Cabras, territorio che è attraversato da strade che costituiscono il cosiddetto Percorso delle zone umide. Il percorso delle zone umide con lo stagno e la torre di Pischeredda
Lo stagno di Mar 'e Pauli
Lo stagno di Pauli 'e SaliAccanto allo stagno di Mar 'e Pauli si trova lo Stagno di Pauli 'e Sali, anch'esso collegato con lo stagno di Cabras da un canale. Lo si può raggiungere uescendo da Cabras verso nord ovest con la SP58 e seguendola per due chilometri e mezzo, poi deviando a sinistra e seguendo le strade che portano allo stagno, oppure uscendo da Cabras con la prosecuzione della via Gallura, che sale verso nord ovest costeggiando lo stagno di Cabras, e ci porta alla base dello stagno di Pauli 'e Sali in quattro chilometri. In questo stagno si trovano i resti di un'antica peschiera, e vi abbiamo fotografato un airone cinerino ed anche i fenicotteri rosa. La torre di Su Pottu o del Porto chiamata anche torre di Cabras o di Mar'e PontisDa Cabras, partendo dagli impianti sportivi di via Tharros e proseguendo verso sud ovest con la via Tharros, che costeggia lo stagno con il nome di SP9. Dopo circa novecento metri, arriviamo al posteggio dove si può fermare la macchina, per recarci a visitare lo stagno di Cabras. Da qui, percorrendo la sterrata che costeggia lo stagno, in poco meno di cinquecento metri si arriva alla torre.
Il Canale Scolmatore o Canale di Pontis che porta alla Peschiera di PontisDal posteggio, percorrendo circa un chilometro e mezzo in direzione ovest lungo la SP9 si arriva all'estremo inferiore dello stagno di Cabras, dove si trova un Canale Scolmatore, ossia il Canale di Pontis, che collega lo stagno di Cabras con il mare, e sbocca in prossimità del porticciolo turistico di Marina di Torre Grande.
Al tempo del giudicato d'Arborea, lo stagno e le sue peschiere fanno parte del demanio, e tali continuano a restare sotto il dominio aragonese e nei primi secoli della dominazione spagnola, fino a che, nel 1652, il re Filippo IV non vende i diritti di pesca a Girolamo Vivaldi, ed in seguito, nel 1853, i loro successori, ossia i Pasqua Vivaldi, cedono gli stessi diritti alla famiglia Carta di Oristano. Dal 1982 lo stagno, acquisito dal demanio regionale, viene gestito da un consorzio di pescatori. La piccola chiesa di San Vincenzo
Come si raggiungono gli importanti siti archeologici situati nei dintorni di CabrasNei dintorni di Cabras sono stati individuati diversi siti archeologici, ai quali si devono scoperte in grado di modificare sostanzialmente la storia dell'archeologia, e che più avanti descriveremo in modo approfondito. Alla sinistra del ponte sul Canale di Pontis, all'interno del canale, si trova una piccola isola, raggiungibile solo via mare, all'interno della quale è stato individuato l'importante villaggio prenuragico di Cuccuru Is Arrius. Per raggiungere quest'isola mancano le indicazioni, ma, in ogni caso, non conviene recarci a visitarla dato che del sito archeologico non rimane più alcuna traccia. Dal ponte sul Canale di Pontis, proseguiamo verso ovest sulla SP6 per circa quattro chilometri, e troviamo al deviazione a destra sulla SP7, che si dirige verso nord e costeggia il lato occidentale dello stagno. Seguita per poco più di un chilometro e seicento metri, da questa strada parte a sinistra la SP59, che si dirige verso Is Arutas, della quale visiteremo nella prossima pagina la bellissima spiaggia di quarzo. Evitiamo questa deviazione e proseguiamo dritti, percorsi appena cinquecento metri troviamo una deviazione sulla destra in una strada sterrata conduce verso lo stagno, la quale ci condurrebbe al sito archeologico di Conca Illonis, per il quale mancano le indicazioni, ma che, in ogni caso, non conviene recarci a visitare dato che non rimane più alcuna traccia. Proseguendo verso nord lungo la SP7 per altri quasi tre chilometri e mezzo, possiamo recarci, alla sinistra della strada, agli scavi che hanno portato al rinvenimento degli ormai famosi giganti nell'area archeologica di Mont'e Prama. Il sito archeologico è attualmente in fase di scavo, e per questo non è visitabile. Le principali aree archeologiche nei dintorni di CabrasNei dintorni di Cabras sono stati portati alla luce i resti dei villaggi prenuragici di Cuccuru Is Arrius e di Conca Illonis; i resti di giganti di Mont'e Prama; delle tavolette in bronzo di Tzricotu; della tomba di giganti Sa Gora de Sa Scafa; dei nuraghi semplici Abba chene Sole, Antioco Crobis I, Antioco Crobis II, Baboe Cabitza, Barrisi II, Benas de Marchi, Cadaane II, Conc'Ailloni, Costa Randada, Costa Randada II, Covili Sa Serra su Sipiri, Crichidoreddu, Figus de Cara Pittiu, Maimoni, Maistu Andria, Muras, Ollastu, Paegrevas, Roia Sa Murta, s'Arrieddu, Sa Bingia, Sa Carroccia, Sa Gora de Sa Scafa, Sa Gora de Sa Scafa II, Sa Naedda, Sa Pedrera, Sa piscina, Sa piscina II, Sa Roia de Pusedda, Sa Roia Traversa I, Sa Roia Traversa II, Sa Roia Traversa III, Sa Tiria, Sa Tiria II, su Archeddu de su Cani Mau, su Archeddu su Procou, su Murru Mannu, su Pranu Nurachedus I, su Pranu Nurachedus II, su Pranu Nurachedus III, su Pranu Nurachedus IV, Suergiu, Zinnibiri, Ziricottu; dei nuraghi complessi Angios Corruda, Barrisi I, Barrisi III, Cadaane, Cannevadosu, Caombus, Crichidoris, Figus de Cara, Giovanni Nieddu, Isola Mal di Ventre, Leporada, Marghini Grutzu, Matta Tramontis, Molas, Monti Chibuddas, Monti Corrighias, Monti Prama, piscina Rubia, s'Archeddu 'e Sa Canna, s'Argaru, Sa Ruda, Santu Sadurru, Serra 'e Cresia, Sianeddu, Siau Mannu, su Nurasci, Zianeddu, Zianeddu II; del nuraghe s'Ungroni de Pontis, di tipologia indefinita; mentre nulla rimane dei nuraghi Grisanti, Matta 'e Canna, Monti de Mesu, Muru Zoppu, Nase Canna, Paegrevas II, che sono stati completamente distrutti. Il villaggio prenuragico di Cuccuru Is ArriusFino dalla torre aragonese di Su Pottu, possiamo vedere, quando il Lago è basso, l'area archeologica parzialmente sommersa dalle acque. Sopra un isolotto si trova, infatti, il villaggio prenuragico di Cuccuru Is Arrius, che è posizionato accanto alla riva sud dello stagno. Il sito non è visitabile se non per mezzo di un natante, ma non è fruibile dal pubblico. A Cuccuru Is Arrius sono stati trovati diversi reperti, molti dei quali sono visibili presso il museo Civico archeologico di Cabras, mentre altri, tra i quali alcune delle statuine della Dea Madre, sono esposte presso il museo archeologico Nazionale di Cagliari. Il ritrovamento del villaggioIl sito di Cuccuru Is Arrius si colloca lungo la sponda meridionale dello stagno di Cabras su una duna eolica oggi quasi del tutto asportata a seguito dell'escavazione del canale scolmatore. Il villaggio viene scoperto nel 1976, quando cominciano i lavori per la realizzazione del Canale Scolmatore, che funge da raccordo tra lo stagno di Cabras ed il golfo di Oristano. Struttura delle tombe del Neolitico medio
Le ceramiche rinvenute in queste tombe sono di tipo inornato, hanno pareti sottili, sono ben lisciate, e vanno dal rosso bruno al grigio. Sono state trovate anche punte di zagaglia in osso, elementi di collane, strumenti in selce e in ossidiana, accette levigate. Le capanne appartenenti al villaggio del Neolitico Recente e finaleL'habitat favorevole favorisce l’insediamento umano anche durante le successive fasi del Neolitico Recente, nel quale si sviluppa la Cultura di San Ciriaco, secondo la cronologia calibrata, tra il 4200 ed il 4000 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3400 ed il 3200 avanti Cristo, e del Neolitico finale, nel quale si sviluppa la Cultura di San Michele di Ozieri, secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d il 2800 avanti Cristo. I villaggi che si formano nel sito in questi periodi sono contraddistinti da strutture abitative parzialmente infossate nel terreno e delimitate e coperte con materiali vegetali. Sono, infatti, emersi i fondi capanne, parzialmente interrate, formate da pali ricoperti da erbe palustri ed argilla. La popolazione che viveva in questo villaggio praticava la caccia, e coltivava il grano duro, l'orzo, le lenticchie e le fave. I resti del tempio a pozzo dell'Età del Bronzo finale
Le successive frequentazioni in età romana
In Età Imperiale romana, nel settore sud orientale della collina, viene realizzata una vasta necropoli composta da cinquantacinque tombe. In esse il rito prevalente è quello dell’inumazione, mentre quello della cremazione è documentato soltanto in cinque casi. Per le inumazioni sono attestate tombe a fossa semplice, tombe a cassone con pareti e fondo rivestite da lastre di pietra o da laterizi, e tombe in anfora, mentre i resti delle cremazioni sono contenuti in urne fittili o in cassette di piombo. Il villaggio prenuragico di Conca IllonisAltre testimonianze di età preistorica sono state individuate nel territorio di Cabras nelle località di Conca Illonis. Più a nord rispetto al villaggio Cuccuru Is Arrius si trova, infatti, un altro villaggio della stessa epoca, il villaggio di Conca Illonis. Le capanne appartenenti al villaggio abitato fino all'Eneolitico recenteIl villaggio, realizzato attorno all'omonimo nuraghe, insieme all'insediamento di Cuccuru Is Arrius, si è rivelato, alla luce delle più recenti indagini, uno dei villaggi preistorici più vasti dell'Oristanese e tra i maggiori dell'intera Sardegna. Esso è ascrivibile alle stesse fasi cronologiche e culturali documentate a Cuccuru Is Arrius, ed anche alla Cultura di Monte Claro, nell'Eneolitico recente, che si sviluppa, secondo la cronologia calibrata, tra il 2700 ed il 2400 avanti Cristo, e, secondo una datazione più tradizionale, tra il 2400 ed il 2100 avanti Cristo. reperti rinvenuti nel villaggioNel villaggio di Conca Illonis sono stati trovati numerosi fittili votivi ed altri oggetti in ceramica e ossidiana. Riportiamo le imagini di una statuina acefala di un idolo femminile di probabile derivazione assira con le braccia incrociate e con una decorazione a S nella parte inferiore, ed un frammento di figura fittile femminile attribuita alla Cultura di Ozieri. Gi anni Atzori ha collaborato con l'amico l'archeologo Enrico Atzeni nel rinvenimento di alcuni preziosi reperti rinvenuti in buona parte nel Sinis, oggi esposti nei principali musei sardi, tra i quali l'idolo di Conca Illonis, pubblicato da Enrico Atzeni. Sono riportati, inoltre, due pissidi su peducci decorati. I giganti di Mont'e PramaNel 1974, in località Mont'e Prama, ossia sul monte delle palme nane, si p sempre ritenuto che, mentre sta arando, al contadino Sisinnio Poddi finisce, sotto la lama dell'aratro, la testa di pietra gigantesca di un arciere. Ma le cose non stanno così. Sulla carta d'identità dell'uomo che ha effettuato uno dei più clamorosi ritrovamenti dell'archeologia mediterranea ci sono le generalità di Battista Meli, contadino cabrarese classe 1947 che coltivava, a mezzadria, un campo sulla collina di Monte Prama. Sisinnio Poddi, il collega di Meli a cui per quarant'anni è stato attribuito il ritrovamento, arriva quando Battista aveva già ripulito dal fango la testa di pietra che s'era incastrata tra le lame del suo aratro, quando dall'orizzonte era sbucata l'auto di Sisinnio. Il breve discorso tra i due contadini avrebbe innescato una vicenda sul ritrovamento che è durata per quarant'anni.
La loro incerta datazioneIl mistero di giganti continua, fino a che non verrà fornita una loro datazione certa. Peccato che Lilliu e gli altri archeologi che hanno studiato queste statue le abbiano poi nascoste, per oltre trenta anni. L'arco di tempo nel quale si colloca la creazione di queste statue, alte tra i due metri ed i due e mezzo e che probabilmente erano dipinte, oscilla presumibilmente tra il decimo ed il settimo secolo avanti Cristo, che ne fanno, in ogni caso, Le più antiche statue a tutto tondo del bacino mediterraneo occidentale, antecedenti anche rispetto alla statuaria greca. I giganti di Mont'e Prama riprendono in dimensioni sovrumane i modelli di alcuni bronzetti dell'ultimo periodo, e, come nota Leonardo Melis, Sono identiche nell'abbigliamento, nei lineamenti e nell'acconciatura ai bronzetti di Abini-Serri e pongono tutti gli stessi problemi di datazione. Si tratta di un ritrovamento che riscrive la storia archeologica dell'intero Mediterraneo. Vuol dire che le città finora ritenute fenicio-puniche erano abitate precedentemente dalla stessa popolazione che aveva realizzato i bronzetti, quella che noi chiamiamogli Shardana. Che avevano realizzato in un primo tempo i Bronzetti di Uta, che raffigurano quGli Shardana di stanza in Egitto al tempo dei Faraoni, splendidamente raffigurati ad Abu Simbel, Medinet Habu, Luxor ecc. Poi sono partiti dopo la grande catastrofe del 1200 avanti Cristo, ma i loro eredi nell'isola, o loro stessi quando sono poi rientrati nell'isola, vi hanno realizzato, tra il decimo ed il settimo secolo avanti Cristo, i Bronzetti di Abini-Serri e queste gigantesche statue. Il modello Abini risulta essere più recente e rappresenta dei guerrieri con un vestiario e acconciature evolute, i capelli non sono corti, ma raccolti in lunghe trecce, l'elmo è sempre munito di corna, ma più lunghe che in passato, gli scudi risultano essere più elaborati, alcune armi, come il boomerang, non esistono più. Siamo nel periodo dell'arrivo dei Fenici, che conservavano la Cultura e le tradizioni degli Shardana, e quindi probabilmente erano, come sostiene Melis, loro stessigli Shardana che tornavano nella loro isola. Del resto, che i Fenici fossero in realtàgli Shardana di ritorno, lo attesta uno dei più grandi archeologi della storia: sir Leonard Wooley, lo scopritore di Ur, che sostiene L'espansione marinara dei Fenici fu dovuta all'installazione degli Asiani (così erano chiamati i Popoli del Mare) nei territori della fenicia stessa intorno al 1200 avanti Cristo, lo stesso periodo quindi dell'ultima invasione dei Popoli del Mare che ne avevano occupato i porti. Le statue furono spezzate e distrutte volutamente e sistematicamente dai cristiani dopo che, con Teodosio il Grande, l'impero da pagano era diventato cristiano. Teodosio emanò anche una legge, con la quale si ordinava la distruzione di tutti i templi pagani. Il professor Massimo Pittau, ordinario di Linguistica Sarda nella facoltà di Lettere dell'Università di Sassari, nel libro Il Sardus Pater, arriva alla conclusione che a due passi dalla spiaggia di Is Arutas ci fosse Un tempio che i nuragici avevano dedicato a Sardon, il figlio di Ercole che occupò l'isola, che allora i Greci chiamavano Ichnusa, e la ribattezzò con il suo nome. Le statue di giganti, sarebbero state sistemate all'interno del tempio per sorreggere le travi della copertura. Quale fosse la loro funzione lo dimostra l'altezza di due metri e mezzo e anche il fatto che fossero state realizzate con le mani sulla testa, cioè in posizione di sostegno. Il tempio del Sardus Pater, secondo Pittau, sarebbe stato realizzato dai nuragici per festeggiare la vittoria dell'esercito sardo sui Cartaginesi intorno al 440 avanti Cristo e sarebbe stato costruito dai capi delle tribù che vivevano intorno ai trentacinque nuraghi ritrovati nella penisola del Sinis. Non a caso l'archeologo Carlo Tronchetti ha individuato nella zona ben trentatre tombe: appartengono ai capi dei villaggi. Tra l'altro, in occasione della grande vittoria sui Cartaginesi, i nuragici avevano coniato una moneta, ritrovata di recente, dove era raffigurato il volto del Sardus Pater. Ma Abbiamo molti dubbi su questa ricostruzione: figuriamoci se delle statue in calcare fragilissimo potessero sostenere le travi di un tempio... Il loro restauro
La ripresa delle ricerche nel 2014Il 5 maggio 2014 è partito nell'area di Mont'e Prama un nuovo progetto di ricerca. Il piano si divide in due interventi distinti, il primo dei quali vede coinvolti le Università di Sassari che coordina i lavori, quella di Cagliari e la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, il comune di Cabras e carcere di Oristano con il coinvolgimento dei detenuti. Prevede la ricognizione del territorio, indagini geofisiche realizzate dall'Università di Cagliari anche grazie a un'apparecchitura unica al mondo costituita da Sedici georadar posizionati a una distanza di dodici centimetri l'uno dall'altro che vengono trascinati da un'auto a una velocità mai superiore ai venti chilometri orari. Questa strumentazione permette di esaminare il sottosuolo da una profondità che va dai cinquanta ai centottanta centimetri, e si è in grado di rilevare le anomalie nel sottosuolo. Nella zona di queste anomalie ne sono state rilevate ben 56mila, si tratta di pietre di dimensioni superiori a quelle che si dovrebbero trovare in quell'ambiente, con un diametro che supera i quindici centimetri e quindi devono essere elementi non naturali, anche perché spesso queste pietre sono posizionate in maniera geometrica. È qualcosa di assolutamente straordinario, forse si tratta di un santuario, ma forse è addirittura di più, ad esempio una metropoli, se si considerano le dimensioni delle città dell'epoca. Il secondo intervento, condotto dalla Soprintendenza, è un progetto di scavo sistematico finalizzato ad ampliare le aree dei vecchi scavi, concentrato inizialmente sulla zona della necropoli e poi esteso alle aree contigue. Parlare di scoperte forse è improprio, però, dai primi interventi qualcosa è già saltato fuori. Due conci in arenaria che, per le particolarità con cui sono stati lavorati, fanno pensare che appartenessero a una struttura imponente come un santuario. Ma è stata riportata alla luce anche una struttura circolare, delimitata da pietre, che potrebbe essere una capanna preistorica. Per ora si tratta di ipotesi, gli esperti sono impegnati nella prima campagna di scavi, e ad agosto è stato rinvenuto il busto di un arciere con tanto di faretra sulle spalle e uno spettacolare piede calzato, poi il basamento di una statua con i piedi ancora attaccati e un'altra testa. Il catalogo dei reperti restituiti dal sito si arricchisce ogni giorno che passa. Le tavolette in bronzo di Tzricotu
Lo studioso Gigi Sanna, a partire dal 1995, ha analizzato dei reperti in ceramica, in bronzo e in pietra rinvenuti in Sardegna che mostrano delle incisioni a sua opinione considerabili come scritte nuragiche risalenti alla seconda metà del II millennio avanti Cristo. I testi studiati appartengono a svariate tipologie alfabetiche, protosinaitica, ugaritica, gublitica, protocananaica e Fenicia. Lo studioso identifica gli autori con l'antico popolo degli Shardana, sostiene che essi parlassero una lingua indo-europea simile al latino e che utilizzassero codici di scrittura semitici, esibendo a sostegno delle sue tesi svariati documenti come il Sigillo di Sant'Imbenia rinvenuto vicino ad Alghero, le Tavolette di Tzricottu di Cabras, l'Anello sigillo di Su Pallosu rinvenuto a San Vero Milis, l'iscrizione rinvenuta su un'anfora nel sito di s'Arcu e Is Forros presso Villagrande Strisaili, il Coccio di pozzomaggiore documentato nel 2010 da Leonardo Melis. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, visiteremo la affascinante Penisola di Sinis. La parte meridionale della costa, verso San Giovanni, è rocciosa, per poi diventare risalendo dapprima sabbiosa, con la splendida spiaggia di quarzo di Is Arutas. Quindi verso nord la costa viene caratterizzata da alte falesie fino alla sommità di Capo Mannu. | ||||||
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