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La penisola del Sinis con le sue coste, la spiaggia di quarzo di Is Arutas, il deserto, le oasi e le zone umideIn questa tappa del nostro viaggio, visiteremo l'affascinante Penisola di Sinis. La parte meridionale della costa, verso San Giovanni, è rocciosa, per poi diventare risalendo dapprima sabbiosa, con la splendida spiaggia di quarzo di Is Arutas. Quindi verso nord la costa viene caratterizzata da alte falesie fino alla sommità di Capo Mannu. La regione storica del Campidano di Oristano
La penisola del SinisVisitiamo, ora, l'area Marina Protetta dell'affascinante penisola di Sinis, con le sue coste e le sue spiagge. La frazione San Salvatore con il suo ipogeo e con la corsa degli scalzi Dal centro del comune di Cabras prendiamo la SP6 seguendo le indicazioni per Tharros. A una rotonda lasciamo sulla sinistra la deviazione sulla SP1 per Marina di Torre Grande, e proseguiamo sulla SP6, che, dopo circa sei chilometri, ci porta a un grande incrocio. Qui troviamo la deviazione sulla destra al bivio di San Salvatore, dove prendiamo la SP7, la strada provinciale che si sviluppa nell'entroterra, e che permette di attraversare tutta la penisola del Sinis, da sud a nord. Dopo circa cinquecento metri arriviamo nella frazione San Salvatore (altezza metri 6, distanza 8.2 chilometri, abitanti circa 2). Visita del centro dell'abitatoLa frazione è costituita dal villaggio di San Salvatore di Sinis, una borgata di origine medievale che, per gli abitanti di Cabras, è ben oltre che un semplice insieme di case, dato che tutto quì trasuda misticismo per chi aspetta la festa del Santo più venerato per gli abitanti, che poi è il Cristo Gesù nella figura del Santo Salvatore. Il paese deve il suo nome all'omonima chiesa situata nel suo centro, nel cui sotterraneo si trova un antico santuario pagano di origine nuragica, nel quale si svolgeva il culto delle acque, e che è stato ricostruito poi, dai Romani, nel sesto secolo. La piccola chiesa di San Salvatore
La suggestiva corsa degli scalzi
L'ipogeo di San Salvatore
Sicuramente di origine pagana, l'ipogeo è stato usato forse come catacombe, come carceri e come rifugio nei primi tempi del Cristianesimo. È forse nel quarto secolo che viene adibito a culto cristiano ed è probabile che il pozzo del nucleo centrale venisse usato come battistero. Lo stato attuale dell'ipogeo risale al periodo della dominazione romana, nel quarto secolo dopo Cristo, e vi si notano affreschi neri sul calcare bianco, a rappresentare scene di un ippodromo, disegni di scarsissima qualità di animali e altri invece di pregevole fattura, lettere dell'alfabeto greco, forse testimonianze di esercitazioni di scrittura, ed altre rappresentazioni di divinità legate al culto delle acque, ossia ad Afrodite, Eros, le Ninfe ed Ercole che strozza il leone Nemeo. Su una parete è presente una iscrizione in arabo, un'invocazione ad Allah, probabile resto di qualche assalto riuscito da parte di predoni Saraceni in epoca medievale. La frazione San Giovanni di Sinis con gli scavi archeologici di TharrosDopo la deviazione per San Salvatore, proseguiamo sulla SP6 che ci porta in meno di cinque chilometri alla frazione San Giovanni di Sinis (altezza metri 7, distanza 12.3 chilometri, abitanti circa 10). Visita del centro dell'abitatoRaggiunto l'abitato di San Giovanni di Sinis, arriviamo nella piccola piazza ove e presente un centro di informazioni turistiche, e il parcheggio nello sterrato. Ci possiamo recare a visitare, sul lato destro della costa, il paese chiamato San Giovanni di Sinis, e sul lato sinistro, che si affaccia sul golfo di Oristano, verso la punta del promontorio quasi in prossimità di Capo San Marco, gli scavi archeologici della città di Tharros. La chiesa di San Giovanni BattistaIl nome del paese deriva da quello della bellissima chiesa di San Giovanni Battista, che si trova in territorio di Cabras ma la cui giurisizione ecclesiastica è da sempre appartenuta alla parrocchia di Nurachi. Questa chiesa costituisce, insieme alla chiesa di San Saturnino a Cagliari, il principale esempio di architettura paleocristiana dell'Isola, risalente al periodo dell'occupazione bizantina. Eretta con un aspetto massiccio e rustico intorno al 470, caratterizzata da una pianta a croce greca e forse con funzione battisteriale, nell'undicesimo secolo subisce una profonda ristrutturazione, probabilmente ad opera dei monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia, che aggiungono, al transetto centrale su cui insiste la cupola, il corpo centrale a tre navate. Questo corpo centrale termina con la facciata, con un evidente lo stile bizantino, sulla quale si apre la porta d'ingresso, formata, sia negli stipiti che nell'architrave, da grossi conci in arenaria. Una piccola finestra ottagonale si apre nel muro mediano, in corrispondenza della navata centrale, e due bifore spartite da colonnine, si aprono nelle testate del transetto e dell'abside. La chiesa doveva essere sicuramente esposta alle scorrerie saracene, oltre che alle intemperie, tanto che un'ordinanza di Papa Vittore III, datata 29 agosto 1087, raccomandava ai vescovi la restaurazione delle chiese isolane rovinate. Nel 1826 incomincia a cadere in rovina, e per un decennio viene addirittura utilizzata come ricovero per bestiame, finché, nel 1838, un privato cittadino ne restaura la volta. Nel 1965 la Sovrintendenza provvede a risanare l'interno ma, per proteggere le parti esterne, le ricopre con lastroni e colate di cemento. A metà degli anni Novanta del Novecento, si rimuovono i lastroni e le colate di cemento, riparando a questo danno. Nel semplice e suggestivo interno della chiesa, è conservata una acquasantiera in stile barocco del sedicesimo secolo, che proviene dalla chiesa parrocchiale di Nurachi.
Il Mare Morto con la spiaggia di su Siccu conosciuta anche con il nome di spiaggia del Mare Morto
A nord della spiaggia si sviluppa l'ampio Stagno laguna di Mistras, che descriveremo in una prossima tappa del nostro viaggio, quando visiteremo la città di Oristano con i suoi dintorni. Interessante sotto l'aspetto faunistico e paesistico, intorno ad esso si trovano una dozzina di bellissimi nuraghi. Le ultime capanne dei pescatori del SinisRimangono lungo questa strada, sul suo lato sinistro, le ultime caratteristiche Capanne dei pescatori del Sinis, con telaio in legno ed il tetto realizzato con un'erba palustre, il Falasco, meglio noto col nome sardo di Sessini o Cruccuri. Con lo stelo dell'infiorescenza Su sessini si costruivano Is fassonis, le tradizionali barche dei pescatori del Sinis, mentre con la pianta venivano realizzati i tetti delle capanne dei pescatori. Ho incontrato un gruppo di bambini che vendevano conchiglie e stelle marine, e mi hanno accompagnato a visitare la capanna abitata da Luigi Garau, personaggio unico e fonte inesauribile di conoscenza del territorio, che serve tuttora alla famiglia come punto di appoggio per la pesca praticata da tre dei cinque figli del signor Garau. Ho fotografato una capanna nel 2001, poi un visitatore mi ha scritto che le ultime capanne dei pescatori sarebbero state abbattute, ma a quanto mi risulta ci sono ancora, anche se nell'ottobre del 2002 sono state incendiate le due in prossimità del Mare Morto. La notizia dell'abbattimento è da correlare forse a una ordinanza che imponeva la distruzione della capanna fotografata, ma il caso si è risolto positivamente dopo molte pressioni dell'opinione pubblica e diverse cause civili. Comunque anche nel Sinis molte cose stanno cambiando, ci sono progetti di edificazione sulle colline sovrastanti Is Arutas, speriamo che la speculazione edilizia non porti alla cementificazione di questo incredibile paesaggio, come è minacciato nella parte settentrionale del Sinis, per la sconfinata spiaggia e per la pineta di Is Arenas. La spiaggia di San GiovanniSuperata la chiesa, oltre le villette sulla della piccola frazione San Giovanni, che si trovano alla destra della strada, si sviluppa la spiaggia di San Giovanni.
La torre di San Giovanni di Sinis
I resti della città Fenicia, punica e successivamente romana di TharrosProseguendo fino verso l'estremo del promontorio, a piedi raggiungiamo gli scavi con I resti della città di Tharros.
Ciò che è possibile vedere oggi nell'area estratta dagli scavi, risale soprattutto al periodo della dominazione romana ed in quello della prima Cristianità. Tra le strutture più interessanti vi sono il Tophet, le terme, le fondamenta del tempio e una parte della città romana, con le case e con le botteghe artigiane. Attualmente, gli scavi vanno avanti, e continuano a portare alla luce maggiori notizie sul passato di questa città. Molti dei reperti rinvenuti durante gli scavi della città di Tharros sono conservati nell'Antiquarium Arborense, il museo archeologico di Oristano. Tra quelli che ho visitato è il più affascinante sito archeologico della Sardegna: molto ben conservata soprattutto la parte relativa alla città romana, gran parte della quale è ancora sepolta dalla sabbia e dal mare, bellissimo il panorama del mare di fronte ai resti della città. Qui, tra le rovine romane che la sera vengono illuminate offrendo uno spettacolo suggestivo, ho assistito qualche anno fa a un affascinante concerto dei Tazenda, che allora erano ancora uniti come gruppo musicale, con la favolosa voce di Andrea Parodi ed i canti dei Tenores, sotto il cielo stellato mentre dietro il palco al di là della laguna brillavano le luci della città di Oristano. I ruderi della chiesa paleocristiana di San Marco evangelista
Capo San Marco che costituisce il punto più a sud della penisola del Sinis con la torre Vecchia di Capo San MarcoLa punta estrema del promontorio è Capo San Marco, che rappresenta l'estremo sud della penisola del Sinis. Il mare attorno a Capo San Marco offre interessanti spunti, sia per gli amanti dello Snorkeling, ossia del nuota a pelo d'acqua muniti di boccaglio, sia per quelli delle immersioni in subacquea. Sul lato orientale del promontorio, a sud dell'insediamento di Tharros, si trova la torre Vecchia di Capo San Marco, realizzata in epoca spagnola, probabilmente nel 1577, come difesa dalle incursioni dei pirati saraceni. Realizzata in pietrame di calcare, sorge a cinque metri sul mare, e si raggiunge in circa mezz'ora a piedi dai parcheggi della spiaggia di San Giovanni. Il faro di Capo San MarcoSull'estremo sud del promontorio è presente il faro di Capo San Marco, costituito da una torre a pianta quadrata, che si eleva sui due piani di un edifico rettangolare. Il faro è abitato e segnala anche la presenza, nel mare ad ovest, dello Scoglio il Catalano, detto anche Isolotto Coscia di Donna, che costituisce un pericolo per la navigazione. Sotto il faro di Capo San Marco si trova l'insenatura chiamata La calettaArrivati al faro di Capo San Marco, dall'alto del promontorio La caletta di Cabras e perfettamente visibile, guardando verso est. La piccola cala e, infatti, situata nella parte orientale di Capo San Marco. Questa spiaggia rappresenta la linea di confine immaginaria, tra il mare calmo del Golfo di Oristano, e quello più vivace del mar di Sardegna.
La parte meridionale della penisola con le sue spiagge, e la spiaggia di quarzo di Is ArutasDa Capo San Marco risaliremo, verso nord, tutta la costiera fino a raggiungere Capo Mannu che si posiziona al suo estremo settentrionale. Iniziamo, ora, la visita della parte meridionale della penisola del Sinis. L'insediamento turistico di Funtana Meiga Dal borgo di San Giovanni di Sinis, ci dirigiamo verso Cabras, e, passate le ultime case dell'abitato, troviamo una deviazione a sinistra, cioè verso nord, che ci fa prendere la strada costiera, che sale per un breve tratto. Lasciamo la continuazione sterrata verso nord, e, con un ulteriore breve percorso in leggera discesa, arriviamo, a circa due chilometri e mezzo da San Giovanni di Sinis, all'insediamento turistico di Funtana Meiga. Ci si può arrivare più comodamente direttamente da Cabras, prendendo la SP6 in direzione di San Giovanni di Sinis, superando il grande incrocio con la deviazione per San Salvatore di Sinis. Dopo poco circa 2,7 chilometri, troviamo sulla destra una strada appositamente segnalata per Funtana Meiga e l'Oasi di Seu. Giriamo su questa strada sulla destra e procediamo dritti, dopo circa cinquecento metri troviamo una deviazione sulla destra per l'Oasi di Seu, dove invece proseguiamo dritti, sino ad arrivare, dopo altri cinquecento metri, all'area di sosta dell'insediamento turistico.
Noi però non amiamo molto questo insediamento turistico, perché ci sembra deturpi, con il suo insieme di villette, un tratto di costa che era, precedentemente, selvaggio ed affascinante. L'oasi naturalistica di Seu con la spiaggia di Seu e la spiaggia di Is Caogheddas
Tra le oasi che si trovano nella penisola del Sinis, la principale è l'Oasi Naturalistica di Seu, situata su un promontorio calcareo che si affaccia sul suo mare occidentale, caratterizzato da una falesia alta oltre quindici metri. L'Oasi di Seu, è stata istituita nel 1981 come Oasi del WWF, e negli anni 90 e diventata parco comunale del comune di Cabras. È caratterizzata da una natura importante sia sotto l'aspetto floristico che faunistico, per la presenza di diverse specie rare di uccelli che abitualmente frequentano la zona. La torre del Sevo o torre di cala Mosca
Visita dell'oasi di Seu con le sue spiaggePer arrivare a visitare l'Oasi di Seu, si può arrivare lungo il litorale proseguendo verso nord dalla spiaggia di Funtana Meiga, il ma il percorso va compiuto quasi interamente a piedi. Conviene decisamente arrivarci provenendo da Cabras verso San Giovanni di Sinis sulla SP6, superando il grande incrocio con la deviazione per San Salvatore di Sinis. Dopo poco circa 2,7 chilometri, alla deviazione appositamente segnalata per Funtana Meiga e l'Oasi di Seu, giriamo su questa strada sulla destra e procediamo dritti. Dopo circa cinquecento metri, al bivio, invece di proseguire dritti verso Funtana Meiga, prendiamo la deviazione sulla destra. Proseguiamo su questa deviazione per una lunga strada interna, ed infine, dopo circa un chilometro e mezzo, giriamo a sinistra in prossimità di un gruppo di alberi di eucalyptus e raggiungiamo l'Oasi di Seu. Qui, entrati nell'oasi, scendiamo sulla costa, prendendo la prima stradina a sinistra, che ci porta alla piccola Cala di Seu, con la spiaggia di Seu. Si trova alla fine del litorale che, partendo da San Giovanni di Sinis, passando per Funtana Meiga, arriva fino al promontorio che lo chiude a nord, sul quale si trova la torre aragonese.
Entrati nell'oasi, scendiamo sulla costa, e, prendendo la seconda stradina che si incontra a sinistra, si arriva alla bellissima spiaggia di Is Caogheddas, decisamente più ampia, che si affaccia sul lato settentrionale del promontorio sul quale si trova la torre aragonese.
La spiaggia di Maimoni, ossia del diavoloSuperata, sempre in direzione nord, la spiaggia Coagheddas, continuiamo fino al promontorio roccioso, oltre il quale inizia la successiva spiaggia, che è la spiaggia di Maimoni. Per arrivare a visitarla, ci si può arrivare lungo il litorale proseguendo verso nord dalla spiaggia di Is Caogheddas, ma il percorso va compiuto quasi interamente a piedi. Oppure ci si può arrivare continuando fino alla fine la strada che ci ha portato all'Oasi di Seu, che sbocca sul mare proprio davanti a questa spiaggia. Ma è più comodo arrivarci provenendo da Cabras verso San Giovanni di Sinis sulla SP6, superando il grande incrocio con la deviazione per San Salvatore di Sinis. Dopo poco circa 2,3 chilometri, prendiamo la deviazione appositamente segnalata per la spiaggia di Maimoni ed un agriturismo, percorrere tutta la stretta stradina sino ad arrivare, dopo 3,3 chilometri, alla spiaggia, separata dalla spiaggia de Is Concheddas dal promontorio, sul quale si trova la Scogliera di Maimoni. Sopravvivono, nel suo entroterra, le uniche Dune di sabbia quarzosa della penisola del Sinis, formate cioè da piccolissimi sassolini rotondeggianti di quarzo traslucido, di aspetto vetroso, levigati dall'azione del mare. Queste dune erano, un tempo, molto più diffuse, ma sono state completamente distrutte dalle cave di sabbia.
Le spiagge lungo la costiera tra Maimoni ed Is ArutasDalla spiaggia di Maimoni, prendendo la strada che segue il litorale verso nord, e percorrendola per circa un chilometro, arriviamo alla spiaggia di Sassiniviri. Ci si può anche arrivare più comodamente percorrendo tutta la stretta stradina verso la spiaggia di Maimoni, dopo circa 2,6 chilometri prendiamo a destra ai due bivi seguenti, ed arriviamo alla spiaggia, situata proprio alla destra della spiaggia di Maimoni.
Proseguendo lungo la strada che segue il litorale dalla spiaggia di Sassiniviri verso nord, e percorrendola per poco meno di un chilometro, arriviamo alla spiaggia di s'Archeddu 'e Sa Canna. A poche decine di metri dalla spiaggia, sorge il nuraghe di s'Archeddu 'e Sa Canna, e procedendo verso l'interno si possono ammirare i resti di altri quattro nuraghi che sorgono nelle vicinanze.
Proseguendo lungo la strada che segue il litorale dalla spiaggia di s'Archeddu 'e Sa Canna verso nord, più avanti, dopo poco meno di un chilometro, arriviamo alla spiaggia di Corrighias. È, comunque, più comodo arrivarci dalla strada che porta alla spiaggia di Is Arutas, che vedremo più avanti, ed, al bivio che a sinistra porta sulla SP59 verso il Campeggio di Is Arutas, prendendo questa strada. Procediamo dritti fiancheggiando il campeggio, poi, dopo meno di un chilometro, giriamo a sinistra e procediamo per circa cento metri, sino ai parcheggi della spiaggia.
Proseguendo lungo la strada che segue il litorale dalla spiaggia di Corrighias verso nord, più avanti, dopo poco più di un chilometro, arriviamo alla piccola spiaggia di su Crastu Biancu. È, comunque, più comodo arrivarci dalla strada che porta alla spiaggia di Is Arutas, che vedremo più avanti, ed, al bivio che a sinistra porta sulla SP59 verso il Campeggio di Is Arutas, prendendo questa strada. Procediamo dritti fiancheggiando il campeggio, dopo meno di un chilometro giriamo a sinistra, procediamo per quasi un chilumetro fiancheggiando la costa, ed infine giriamo subito a destra, e raggiungiamo la spiaggia. La spiaggia di su Crastu Biancu è situata in un'insenatura chiusa alle estremità da due promontori, quello a sud che la separa dalla spiaggia di Corrighias, e quello a nord, chiamato punta Is Arutas, dove si trova un'antica cava romana, che la separa dalla spiaggia omonima.
La splendida spiaggia di quarzo di Is Arutas Proseguendo lungo la strada che segue il litorale dalla spiaggia di Su Crastu Biancu verso nord, più avanti, dopo meno di un chilometro, raggiungiamo la spiaggia di Is Arutas, la più nota tra le spiagge raggiungibili con strade bianche che attraversano la zona desertica della penisola di Sinis. Ci possiamo arrivare più comodamente prendendo dal centro di Cabras la SP6, seguendo le indicazioni per Tharros. A una rotonda lasciamo sulla sinistra la deviazione sulla SP1 per Marina di Torre Grande, e proseguiamo sulla SP6, che, dopo circa sei chilometri, ci porta a un grande incrocio. Qui troviamo la deviazione sulla destra al bivio di San Salvatore, dove prendiamo la SP7, la strada provinciale che si sviluppa nell'entroterra e che permette di attraversare tutta la penisola del Sinis, da sud a nord. Dopo poco più di un chilometro e mezzo, seguendo le indicazioni, svoltiamo a sinistra sulla SP59, procediamo sempre dritti e, dopo circa cinque chilometri, al bivio che a sinistra porta al Campeggio di Is Arutas, prendiamo a destra in direzione della spiaggia, che raggiungiamo dopo un chilometro, percorriamo un breve sterrato ed arriviamo ai parcheggi della spiaggia di Is Arutas. Nei pressi della spiaggia di Is Arutas, in corrispondenza del suo estremo meridionale, si trova l'unica domus de Janas che è stata finora scoperta nella penisola del Sinis. La si raggiunge dalla strada che porta da Is Arutas alla spiaggia di su Crastu Biancu.
La spiaggia di Mari ErmiA nord della spiaggia di Is Arutas si trova la spiaggia di Mari Ermi, che è costituita da due spiegge diverse. La prima è la spiaggia di Mari Ermi vera e propria, che prosegue verso nord con la spiaggia di Portu Suedda. Noi le consideremo due spiagge separate, anche se con caratteristiche assai simili tra loro. Tra le due, si trova l'AgriCampeggio Tanca Is Muras. Proseguendo lungo la strada che segue il litorale dalla spiaggia di Is Arutas verso nord, più avanti, dopo circa cinquecento metri, arriviamo ai parcheggi della spiaggia di Mari Ermi.
Il litorale di Mari Ermi è molto ampio, orlato da suggestive formazioni dunali e bassa vegetazione, che lo separano dallo Stagno retrodunale di Mari Ermi, che si trova alle sue spalle. La spiaggia, infatti, si sviluppa tra il mare e lo stagno. Lo Stagno di Mari Ermi ha una superficie di venti ettari ed è ricco di vegetazione. La spiaggia di Portu SueddaLa spiaggia di Portu Suedda è raggiungibile direttamente dal litorale di Mari Ermi procedendo verso nord. Per raggiungere la spiaggia di Portu Suedda, da Oristano, percorrendo la SP6 e svoltando a destra sulla SP7 in direzione di San Salvatore, procediamo sempre dritti. Superiamo, dopo poco più di un chilometro e mezzo, il primo bivio sulla SP59 che porta a Is Arutas, e proseguiamo per circa tre chilometri e mezzo, fino ad arrivare al bivio segnalato per Portu Sedda e Putzu Idu. Giriamo, quindi, a sinistra e procediamo sempre dritti, per circa cinque chilometri e mezzo, sino alla spiaggia.
Alle spalle della spiaggia di Portu Suedda si trovano i due piccoli Stagni retrodunali di Portu Suedda, che occorre attraversare, con una passerella, per poter accedere alla spiaggia. La parte settentrionale della penisola con i suoi insediamenti, tra i quali Putzu IduEntriamo nell'area del comune di San Vero Milis. Nella parte superiore della penisola del Sinis sono localizzati diversi insediamenti turistici. Alle spalle di questi, sono presenti diversi Stagni retrodunali, tutte oasi naturalistiche molto importanti, zone umide salvaguardate a livello europeo, nelle quali è rilevante la presenza di fenicotteri rosa che sono divenuti ormai stanziali e che quindi si possono vedere tutto l'anno. L'equilibrio di queste zone umide sta però venendo meno a causa dell'eliminazione delle barriere dunali e soprattutto dopo che, nella realizzazione delle diverse nuove strade di collegamento, si sono ostruiti gli sbocchi a mare di molti stagni che quindi, non avendo più il frequente scambio di acque, al primo sole estivo vanno in secca. Le spiagge verso su TingiosuPassiamo il promontorio che chiude a nord la costiera che si sviluppa partendo dall'Oasi di Seu fino alla spiaggia di Portu Suedda, sul quale si trova la strettissima spiaggia di Su Bardoni.
Passato, quindi, Capo Sa Sturaggia, inziamo a percorrere un tratto di costa nel quale si apre Cala Sa Sturaggia e che ci porta verso la Scogliera di Su Tingiosu. Per arrivare alla cala da Oristano, prendiamo la strada per Portu Sedda e Putzu Idu e procediamo dritti. Giunti, dopo quattro chilometri e mezzo, alla rotonda di Portu Suedda, prendiamo la strada verso destra, ossia verso nord ovest, e procediamo dritti sino alla piccola spiaggia di Sa Sturaggia, posta prima della grande scogliera.
Le alte falesie di Su TingiosuLa strada costiera prosegue all'interno per immettersi poi sulla provinciale verso Putzu Idu, mentre lungo la costa iniziano le Falesie di Su Tingiosu, che è possibile raggiungere a piedi percorrendo la costa verso nord dopo la Cala Sa Sturaggia. La spiaggia sommersa è assente, in questo tratto settentrionale di costa, dove si trovano fondali rocciosi immediatamente adiacenti alla battigia. Le Alte falesie di Su Tingiosu sono una formazione calcarea di colore bianco, con un'altezza di oltre venticinque metri, che si affacciano su un mare di un colore turchese cangiante, con un fondale piuttosto profondo. Con le sue insenature, questo tratto di costa costituisce l'habitat ideale per varie specie di uccelli, e per questo è una delle mete preferite per gli appassionati di Bird watching. In queste alte falesie si riscontra la presenza di diverse sorgenti d'acqua dolce, che sgorgano dalla roccia con un continuo flusso fino al mare, lasciando i segni del suo passaggio lungo la roccia. Non sono presenti servizi in questo tratto di costa. Al largo di Capo Sa Sturaggia si trova l'isola di Mal di VentreDi fronte alla penisola di Sinis si vede la selvaggia e famosa Isola di Mal di Ventre, cinque miglia marine, ossia oltre nove chilometri, al largo di Capo Sa Sturaggia, cui si arriva, solitamente con barconi o gommoni, da diverse spiagge del Sinis, principalmente da quella di Putzu Idu. Non esistendo ne porto ne pontile sull'isola, il trasbordo sui barconi o gommoni avviene direttamente dall'acqua, per cui sembra di tornare indietro nel tempo, fino a un tipo di turismo databile alla metà del ventesimo secolo. In ogni caso, quando ci si reca sull'isola, è utile portare con se l'ombrellone, dato che l'isola è priva di vegetazione alta, oltre ad ampie riserve di acqua potabile che non presente nell'isola, cibo in quantità superiore al consumo prevedibile e indumenti per coprirsi, in quanto, se si alza il maestrale, non si può escludere un inatteso prolugamento del soggiorno. Si tratta di una piccola isola disabitata, con belle spiagge ed uno splendido mare, che visiteremo Nella prossima tappa del nostro viaggio. Il tratto di costa appartenente a Riola SardoRipresa verso nord la SP7, e non deviando per Mari Ermi, si prosegue e si entra in territorio del comune di Riola Sardo. Percorsi circa tre chilometri dopo la deviazione per Mari Ermi, la SP7 si immette sulla SP66 proveniente da Riola Sardo. La prendiamo verso sinistra, ossia verso ovest, e proseguiamo lungo la costa, per quasi due chilometri, in territorio di Riola Sardo. É un tratto di costa lungo il quale non solo presenti spiagge o insediamenti turistici, mentre all'interno, prima di raggiungere l'abitato di Riola Sardo, si trova tutta la parte settentrionale dello stagno di Cabras. Entriamo nella costa di San Vero MilisLa costa, poco più avanti, entra nel comune di San Vero Milis, e, dopo circa sei chilometri, arriviamo ad una deviazione sulla sinistra che ci porta al borgo turistico in località s'Arena Scoada. La spiaggia della frazione s'Arena ScoadaIl borgo turistico si trova nella frazione s'Arena Scoada (altezza metri 2, distanza 19.3 chilometri, abitanti circa 2), il cui nome deriva da un'errata interpretazione di quello originario, che era S’Aena Scoada, cioè l’Asina senza coda, ed è diventato S’Arena Scoada, ossia la Sabbia... Senza coda. La strada lascia, sulla sua destra, il grande Stagno di Sal 'e Porcus, che descriveremo nei dettagli più avanti. Qui, dopo il chilometro 13 della SP66, in prossimità della fermata dell'Arst sulla destra, sulla sinistra si trova una stradina sterrata che conduce alla spiaggia.
L'insediamento nella frazione Putzu Idu con la sua spiaggia Superata la punta s'Architeddu, raggiungiamo la frazione Putzu Idu (altezza metri 4, distanza 18.4 chilometri, abitanti circa 59), il più conosciuto insediamento turistico in comune di San Vero Milis, edificato in una insenatura sabbiosa lunga oltre due chilometri, chiamata Cala Salina. Ci si arriva proseguendo sulla SP66 per circa cinquecento metri, dove troviamo una deviazione sulla sinistra, verso nord ovest, o dopo altri 750 metri, dove ci si immette sulla SP10 che, a sinistra, porta all'abitato di Putzu Idu. A Putzu Idu si sarebbe arrivati più comodamente da Oristano, prendendo la SS292 Nord Occidentale Sarda verso nord e, dopo tredici chilometri e mezzo, qualche chilometro dopo Riola Sardo, arriviamo a un grande incrocio e prendiamo sulla sinistra la SP10 proveniente da San Vero Milis, che passa tra il grande Stagno di Sal 'e Porcus, che si trova alla sua sinistra, ed, alla destra, il più piccolo Stagno de Is BenaS. La SP10, in dieci chilometri e mezzo, ci porta all'abitato di Putzu Idu. Non appena terminano le poche case dell'insediamento turistico di Putzu Idu, sul lungomare, proprio dietro l'arenile, si trovano comodi posteggi.
Da Putzu Idu si parte, nelle giornate estive di mare calmo, generalmente con barconi o gommoni, per visitare la selvaggia e famosa Isola Mal di Ventre, con le sue spiaggette uniche e inimitabili. Vi sono diverse ditte che offrono il servizio, presenti nel lungomare con i loro gazebo. Non esistendo, a Putzu Idu, ne porto ne pontile, il trasbordo dalla spiaggia sui barconi o gommoni avviene direttamente dall'arenile. Lo stagno di Sa Salina MannaAlle spalle della spiaggia di Putzu Idu, si sviluppa il grande Stagno di Sa Salina Manna, ossia de La Grande Salina, un'area umida di importanza comunitaria, che costituisce l'habitat naturale di flora e fauna protetta. Lo stagno è frequentato abitualmente da diverse specie di volatili e altra fauna lagunare, e vede anche la presenza dei fenicotteri, ma solo fino a primavera, poi con il caldo estivo lo stagno va in secca, ed i fenicotteri sono costretti a spostarsi verso zone meglio protette. La realizzazione del lungomare tra Putzu Idu e Mandriola ha eliminato non solo le dune, che proteggevano le zone umide interne, ma anche lo sbocco sul mare dello stagno. Per consentire alle acque marine di continuare ad alimentarlo sono state realizzate tubature sotterranee, che però non vengono manutenute, e quindi tendono a ostruirsi. La torre delle SalineA est dello stagno, un poco all'interno rispetto alla costa, si trova la torre delle Saline, edificata in epoca spagnola, forse nel 1720. Ubicata ad un metro sul livello del mare, è raggiungibile con una passeggiata di circa quindici minuti da Putzu Idu. La torre, composta da materiale in arenaria calcarea, si trova attualmente allo stato di rudere, quasi abbattuta. L'insediamento della frazione Mandriola con la sua spiaggia Dall'abitato di Putzu Idu, prendiamo la SP10 che costituisce il suo lungomare, sul quale procediamo dritti, ed al termine del quale, sulla sinistra, troviamo l'indicazione per la frazione Mandriola (altezza metri 5, distanza 21.2 chilometri, abitanti circa 82). Giriamo e procediamo dritti per circa 750 metri, arrivando ai parcheggi. La spiaggia e alla nostra sinistra, oltre la schiera di villette che si affacciano sul lungomare. I due insediamenti di Putzu Idu e Mandriola sono collegati da un lungomare litoraneo.
Le piccole Cale lungo la costa verso Capo MannuArrivati a Mandriola, procediamo dritti per circa un chilometro, superando il centro abitato e percorrendo la strada sterrata costiera sino al suo termine, dove raggiungiamo la piccola Cala Sa Figu con la sua spiaggetta.
Dalla Cala Sa Figu, prendiamo un sentiero che costeggia il litorale verso nord, e, poco più avanti, troviamo sulla destra la bella Cala dei Tedeschi. L'insediamento turistico nella frazione Capo MannuProseguendo lungo la strada costiera oltre Mandriola raggiungiamo la frazione Capo Mannu (altezza metri 7, distanza 22.7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che costituisce il punto più a nord della penisola del Sinis. È una frazione molto nota agli amanti del Surf e del windsurf, essendo esposto a tutti i venti dei quadranti occidentali, e in particolar modo al maestrale. Durante le mareggiate è possibile osservare onde che arrivano fino ad alcuni metri di altezza. Su di esso vediamo il faro di Capo Mannu, attivato dalla Marina Militare nel 1960, e costituito da una torre quadrata alta undici metri, che si innesta in un fabbricato di servizio rettangolare ad un piano. A breve distanza dal faro, verso sud, si vede anche la torre Sa Mora, una torre costiera costruita in epoca spagnola, probabilmente nel 1639, per difendere la costa dalle incursioni dei pirati saraceni. Si trova 32 metri sul mare, realizzata con pietrame di arenaria calcarea, ha una volta a cupola ed una scala interna al muro, che comunica con il terrazzo. La torre di Capo MannuAll'estremo nord del promontorio di Capo Mannu, prima dell'insenatura nella quale si trova la spiaggia di Sa Mesa Longa, si trovano i resti della torre di Capo Mannu, edificata in epoca spagnola, probabilmente nel 1639, come difesa dalle incursioni dei pirati saraceni. Sorge a cinquanta metri sul mare, e si può raggiungere a piedi in mezz'ora sia dalla torre Sa Mora, sia dalla spiaggia di Sa Mesa Longa. È composta da arenaria calcarea e si trova allo stato di rudere. Sulla parte nord della penisola la spiaggia di Su PallosuDescriviamo, ora, la parte settentrionale della penisola, che va dal promontorio di Capo Mannu fino alla penisola di Su Pallosu, e poi proseguiamo lungo la costa orientale, con i suoi stagni e le altre zone umide. La spiaggia di Sa MesalongaDa Putzu Idu, imbocchiamo la SP10 e procediamo sempre dritti, fino a che la strada gira verso nord, fiancheggiando l'abitato di Mandriola, per portarci verso Su Pallosu e lo Stagno di Sale Porcus. Dopo circa trecento metri, arriviamo a un'incrocio che, sulla sinistra, in direzione ovest, ci porta verso la costa in direzione di Sa Mesa Longa, dove posteggiamo sullo sterrato presso le dune, e raggiungiamo a piedi la spiaggia di Sa Mesa Longa.
La frazione nella località su Pallosu con la sua importante colonia felina e con la sua spiaggiaProseguiamo sulla SP10 fino alla sua fine, in frazione su Pallosu, la punta estrema a nord della penisola del Sinis, non molto frequentata se non in alta stagione. In condizioni di mare buono, si possono godere le piccole piscine naturali, oltre alla bellezza delle dune di sabbia quasi a picco sul mare. Di fronte alla punta su Pallosu si trova l'Isola di Sa Tonnara, sede fino agli anni '40 del Novecento di alcuni edifici usati dalla tonnara. Si trovano ancora oggi visibili i resti dei muri. All'interno dell'isolotto è possibile vedere un pozzo di probabile realizzazione punica, riutilizzato sin ai tempi della tonnara. Arrivati in località Su Pallosu, alla destra della SP10 incontriamo l'area di sosta per la spiaggia di Su Pallosu, la spiaggia che si trova più a nord di tutta la penisola del Sinis.
Probabilmente l'attività della pesca al tonno ha, indirettamente, dato vita alla attuale Colonia felina di Su Pallosu, nella quale i gatti presenti, oltre cinquanta, possono scendere fino in spiaggia. Si tratta di una delle colonie feline più longeve e conosciute d'Italia, ed, in essa, la presenza dei gatti, con ogni probabilità, risale addirittura sin agli inizi del ventesimo secolo. Sono possibili visite turistiche guidate gratuite tutto l'anno, organizzate dall'Associazione Culturale Amici di Su Pallosu. Solo nell'ultimo anno, la colonia è stata visitata da oltre duemila persone, provenienti da tutta Europa. All'interno della vasta area della colonia felina, è presente anche una pianta molto rara, a rischio di estinzione, chiamata Helianthemum caput-Felis Boiss, ossia in termini semplici Eliantemo testa di micio, ed in lingua sarda Conch 'e Pisittu. L'insediamento turistico nella frazione Sa Marigosa con lo stagno di Pauli Marigosa Da su Pallosu, torniamo indietro con la SP10 ed arriviamo all'incrocio, che ci aveva portato, in direzione ovest, alla spiaggia di Sa Mesa Longa. Presa dall'altra parte, in direzione est, la strada ci porta all'insediamento turistico nella frazione Sa Marigosa (altezza metri 4, distanza 18.6 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Nel tratto tra su Pallosu e Sa Marigosa, si sviluppa lo Stagno di Pauli Marigosa, uno Stagno retrodunale caratterizzato dalla bella vegetazione, poco esteso, che non comunica col mare. In una foto vediamo, per l'elevata salinità e la limpidezza dovuta ad abbondanti piogge, le acque di un colore azzurro raramente osservabile nello stagno le cui acque sono generalmente marroni o rossicce a causa dell'eutrofizzazione. La spiaggia di Pauli MarigosaDi fronte all'abitato si trova l'estremo sud dell'ampia spiaggia di Pauli Marigosa, che prosegue verso nord ovest, e si sviluppa tra il mare e lo stagno retrostante.
L'insediamento turistico nella frazione Sa Rocca Tunda con la sua spiaggia Proseguendo lungo la strada che percorre in direzione est la parte settentrionale del promontorio del Sinis, arriviamo all'insediamentto turistico di Sa Rocca Tunda. Ci si può arrivare anche seguendo la SP10 proveniente da San Vero Milis, e, due chilometri prima di raggiungere Putzu Idu, prendendo verso destra, seguendo le indicazioni per Sa Rocca Tunda, la SP80, che porta proprio a questo insediamento turistico di Sa Rocca Tunda. Arrivati all'insediamento turistico nella frazione Sa Rocca Tunda (altezza metri 3, distanza 19.1 chilometri, abitanti circa 25), svoltiamo a destra sulla strada che costeggia il litorale, e poi svoltiamo a sinistra in una delle trasversali, che portano fino alla lunga spiaggia di Sa Rocca Tunda.
La scogliera di Scala 'e SaleProseguendo dalla spiaggia di Sa Rocca Tunda verso est, procediamo fino alla fine dell'abitato ed arriviamo dove la costiera si alza, per diventare la Scogliera di Scala 'e Sale. Accedere alla scogliera risulta difficoltoso oltre che pericoloso, è pertanto consigliato accedervi via mare, facendo attenzione al fondale caratterizzato dalla presenza di scogli. La Scogliera di Scala 'e Sale è caratterizzata da bellissime alte falesie dorate, alte quasi trenta metri, caratterizzate dalla presenza di diverse piccole cale, con acque cristalline, di un colore verde smeraldo e azzurro chiaro, e con un fondo prevalentemente ciottoloso, dovuto all'erosione delle falesie, misto a terricciò di colore dorato chiaro. La scogliera è scarsamente frequentata durante tutto l'anno, e su essa non sono presenti servizi di alcun tipo. La torre di Scala 'e SaleSu promontorio che chiude più a nord la Scogliera di Scala 'e Sale, si trova la torre di Scala 'e Sale o Di Scala de Sali, edificata in epoca spagnola, forse nel 1639, per difendere le coste dalle incursioni dei pirati saraceni. Sorge a 32 metri sul mare, ed è raggiungibile dalla spiaggia di Sa Rocca Tunda, con una passeggiata di circa venti minuti. Realizzata in arenaria calcarea, rimane della sua struttura una parte della cupola voltata a botte, che aveva un foro centrale d'areazione e di illuminazione. Lo stagno di Is BenasOltre la Costa di Scala 'e Sale, si trova un vasto promontorio, al di là del quale si sviluppa la grande pineta e la vastissima spiaggia di Is Arenas. La pineta si trova parzialmente in territorio di San Vero Milis, ma per la sua maggior parte si trova in territorio di Narbolia, e la abbiamo già visitata nella tappa che ci ha portato da Bosa a Oristano.
Frequentato abitualmente da diverse specie di volatili e altra fauna lagunare, vede anche la presenza dei fenicotteri, ma solo fino a primavera. Nello stagno, molto pescoso, è presente la importante Peschiera di Is Benas, nella quale sono utilizzati impianti fissi e vagantivi, per il prelievo di muggini, anguille, orate, saraghi, dentici, pagelli, granchi, gamberetti, ed altro. Lo stagno di Sal 'e Porcus
Lo stagno di Pauli MurtasAll'interno del Sinis, tra lo stagno di Cabras e quello di Sal 'e Porcus, si trova lo Stagno di Pauli Murtas, caratterizzato da una rigogliosa vegetazione palustre. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, decideremo di abbandonare la terra ferma ed affrontare una escursione indimenticabile in barca a vela all'Isola di Mal di Ventre. È facilmente raggiungibile in gommone o motoscafo prestando però molta attenzione alle condizioni del mare poiche è posizionata in una zona aperta alle correnti ed è quindi facile che le acque si agitino in poco tempo. Non disponendo di un mezzo proprio, si possono utilizzare i numerosi barconi che la collegano alla terra ferma. Questo servizio turistico è disponibile in diverse località della costa, soprattutto a Putzu Idu. | ||||||||||||||||||||||||||
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