Un sito di oltre 450 pagine che descrive tutta l’Isola e che pur non vendendo niente riceve da 600 a oltre 1400 visitatori ogni giorno

La mia SardegnaLa bandiera della Sardegna

Home page Guest book SOSTIENICI Mappa del sito


Pagina precedenteIndice precedenteVisita del sito istituzionale del comune

Pagina successiva

Cabras con le scoperte archeologiche di Cuccuru Is Arrius e Conca Illonis ed i giganti di Mont ’e Prama


In questa tappa del nostro viaggio, da Nurachi ci recheremo a visitare Cabras con il suo stagno e con la preparazione della bottarga di muggine. Parleremo inoltre delle statue di Mont ’e Prama in corso di restauro e delle tavolette rinvenute con la scrittura shardana.

La regione storica del Campidano di Oristano

Il Campidano di OristanoIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. In particolare, il Campidano di Oristano è una regione della Sardegna occidentale il cui territorio apparteneva anticamente al Giudicato d’Arborea. Si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano, e comprende i comuni di Arborea, Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Marrubiu, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Nicolò d’Arcidano, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Simaxis, Solarussa, Terralba, Tramatza, Uras, Villaurbana, Zeddiani e Zerfaliu. È un territorio caratterizzato dalla presenza di zone umide di altissimo interesse naturalistico, con specie faunistiche rare.

In viaggio verso Cabras

Avevamo raggiunto Nurachi da Riola Sardo con la SS292 Nord Occidentale Sarda. Da Nurachi possiamo proseguire verso sud est con la SS292 per poco più di cinque chilometri, ed arriviamo alla frazione Oristano Donigala Feneghedu. Qui, al bivio della Madonna del Rimedio, prendiamo verso destra la SP1 seguendo le indicazioni per Tharros, fino a raggiungere, dopo un chilometro ed ottocento metri, la frazione Cabras denominata Solanas. Da questa frazione, proseguiamo lungo la SP1 per un chilometro ed ottocento metri, arriviamo a una rotonda dove prendiamo la prima uscita che ci porta nella piazza dei Martiri, dalla quale prendiamo la via Cagliari, che ci porta nel centro di Cabras. Dal Municipio di Nurachi a quello di Cabras si percorrono 9.2 chilometri.

Raggiungere Cabras con un’altra strada direttamente da Nurachi

C'è un altro modo per raggiungere Cabras. Da Nurachi usciamo in direzione sud ovest con la SP8, dopo quattro chilometri arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la quarta uscita ed imbocchiamo la via Giovanni XXIII, la seguiamo per cinquecento metri, alla successiva rotonda prendiamo la prima uscita, imbocchiamo la via Giuseppe Garibaldi, che ci porta nel centro di Cabras. Dal Municipio di Nurachi a quello di Cabras, lungo questa strada si percorrono solo 5.4 chilometri.

La frazione Cabras denominata Solanas

Cabras-Solanas: ingresso nella frazioneLa frazione Solanas (altezza metri 8, distanza 2.16 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 1.068) è una grande frazione del comune di Cabras. Piccolo centro abitato di origine medievale, quando è chiamato Salanis, come la vicina Cabras fa parte del Giudicato di Arborea. All’inizio dell’undicesimo secolo, Gonario  Comita de Gunale, giudice di Arborea, viene chiamato De Salanis per indicare la sua provenienza da questo paese. Dopo la caduta del Giudicato di Arborea, passa sotto il dominio di diversi feudatari. Nel 1794 le comunità di Cabras e di Solanas stabiliscono, di comune accordo, davanti ad un notaio, di verificare i confini territoriali delle rispettive ville, ed infine, nel 1928, Solanas perde lo status di comune autonomo e viene unito a quello di Cabras, del quale diventa una frazione. Le principali attività economiche di Solanas sono legate all’agricoltura e all’allevamento.

La nuova chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo

Cabras-Solanas: chiesa parrocchiale di San Pietro ApostoloEntriamo in Solanas da est con la SP1 che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via San Pietro. Dal certello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, percorsa una settantina di metri, prendiamo a destra la via Antonio Vivaldi, e, dopo un centinaio di metri, vediamo alla sinistra della strada la facciata della Nuova chiesa di San Pietro Apostolo che è la parrocchiale di Solanas e si posiziona al civico numero 20 della via Antonio Vivaldi. La nuova chiesa è stata edificata nel ventesimo secolo. L’edificio si presenta scarno ed essenziale con pianta a croce latina ad una sola navata con due cappelle in corrispondenza del transetto, legate alla presenza delle due Confraternite, e sono la Cappella della Madonna del Rosario e la Cappella dello Spirito Santo. Presso di essa, ed all’interno del paese, ogni anno il 29 giugno si svolge la Festa di San Pietro Apostolo.

L’antica chiesa di San Pietro Apostolo

Cabras-Solanas: l’antica chiesa di San Pietro ApostoloPercorso un altro centinaio di metri lungo la via Antonio Vivaldi, prendiamo tutta a destra la via Regina Giovanna, che ci porta nella piazza San Pietro antistante la ex parrocchiale, che è l’Antica chiesa di San Pietro Apostolo. Secondo la tradizione questa chiesa, edificata in epoca medioevale, apparteneva in origine ad un convento benedettino. Riedificata all’inizio del sedicesimo secolo, caratterizzata da una semplice pianta longitudinale ad una sola navata, ed ampliata successivamente, nel corso del tempo, con la costruzione del coro e della sacrestia, e con l’allungamento anteriore della navata. Verso il settecento viene innalzato sulla destra del prospetto il campanile, alto circa diciotto metri. Infine, tra il 1850 e il 1912, vengono aggiunte, sulla destra e sulla sinistra, due nuove cappelle. La facciata esterna in pietra con terminale a doppio spiovente, accoglie al centro il portone ligneo con cornice in pietra sormontato da una lunetta semicircolare. Sul lato destro della chiesa si erge l’elegante campanile a canna quadrata, alleggerito nella parte superiore da strette monofore a tutto sesto, e conclusa da una raffinata cupola in maiolica colorata. Dopo essere per anni stata chiusa ai fedeli, oggi l’antica piccola chiesa, a seguito di interventi di restauro, viene, in alcune occasioni, nuovamente aperta alle celebrazioni religiose.

Di fronte all’antica chiesa si trova il vecchio lavatoio pubblico

Cabras-Solanas-Vecchio lavatoio pubblicoNella piazza San Pietro, antistante la chiesa di San Pietro vecchia, si trova il vecchio Lavatoio pubblico che si trova accanto alla grande torre piezometrica, la quale è stata edificata alla sua sinistra. Il lavatoio presenta una struttura a nove vasche, con i posti di lavoro completati da un piano inclinato in marmo, ancora in sito, ed è dotato di un funzionale incavo sottostante con spazi funzionali nei quali riporre le ceste dei panni, ricavati sotto le vasche. Tutta la struttura del lavatoio poggia su una base rialzata, la quale è accessibile attraverso una scala centrale, che è chiusa da un cancelletto in ferro.

Il complesso sportivo di Solanas

Ritornati sulla via San Pietro, da dove abbiamo preso a destra la via Antonio Vivaldi per andare a visitare la chiesa parrocchiale, proseguiamo, invece, una diecina di metri, e prendiamo a sinistra la VIa dei Moti Solanesi 1789, Dopo un centinaio di metri, arriva dalla sinistra la via Marco Polo, e di fronte si trova l’ingresso del Complesso Sportivo di Solanas. All’interno di questo complesso, è presente un Campo da Calcio in terra, dotato alla sinistra di tribune il grado di ospitare 400 spettatori. alla sua sinistra, dietro le tribune, è presente un Campo da Tennis.

Cabras-Solanas: ingresso del complesso sportivo Cabras-Solanas: Campo da Calcio

Il comune chiamato Cabras sorto sulla riva orientale dello stagno omonimo

Cabras: veduta dell’abitatoCabras-Stemma del comuneIl comune chiamato Cabras (nome in lingua sarda Crabas, altezza metri 6 sul livello del mare, abitanti 8.760 al 31 dicembre 2021) è un grosso borgo di pescatori sorto sulla riva orientale dello stagno di Cabras o Mari Pontis, il quale, con una estensione di venti chilometri quadrati, è uno degli stagni più vasti d’Europa. Il paese si può raggiungere mediante la SS292 Nord Occidentale Sarda, che passa a soli quattro chilometri dall abitato. Il territorio Comunale è classificato di pianura, e presenta un profilo geometrico ondulato, con variazioni altimetriche appena accennate. Di grande interesse sono le spiagge della penisola del Sinis, un litorale ancora per larghi tratti non costruito nel quale spiccano per bellezza le bianche distese di sabbia di Is Arutas.

Origine del nome

Il nome, attestato anche come Capras, riflette il termine latino Capra, o anche il sardo Crapa o Crawa, che stanno, probabilmente, ad indicare una località abbondante di capre.

La sua economia

L’economia di Cabras si fonda su tutti i settori produttivi, con una forte concentrazione nelle attività legate alla pesca, alla piscicoltura e ai servizi ad esse connessi. Accanto a queste attività, il perno dell economia locale è l agricoltura, che rappresenta una importante fonte di sostentamento per la popolazione. Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutteti. Si pratica anche l allevamento, in particolare quello di bovini e suini. L industria è costituita da aziende che operano nei comparti dei materiali da costruzione, dell edilizia, della meccanica, dei laterizi, della produzione alimentare, della lavorazione del legno e dei dispositivi medicali. Lo stagno di Cabras, il più grande stagno sardo di acqua dolce, l oasi di Seu, la spiaggia di Punta Is Arutas ed il significativo patrimonio archeologico, fanno registrare un consistente movimento di turisti. L apparato ricettivo, comprendente numerosi agriturismi, offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Cabras è, inoltre, nota per la produzione della Bottarga di muggine, ossia della uova di questo pesce, che, pressate, salate e seccate, sono molto apprezzate come antipasto e come condimento.

Brevi cenni storici

Il territorio circostante offre notevoli tracce delle varie civiltà che si sono succedute, con gli insediamenti neolitici di Cuccuru Is Arrius e Conca Illonis, e successivamente con i 75 Nuraghi, di cui 47 monotorre e 28 di tipo complesso, dislocati sul crinale delle colline e in prossimità dei suoi stagni, compresi i resti di un nuraghe con un vasto villaggio, databile tra il quindicesimo ed il dodicesimo secolo avanti Cristo, ritrovati a Murru Mannu. Incerta la datazione delle imponenti statue di Monte Prama, rinvenute casualmente negli anni settanta e recentemente restaurate. Tra l’undicesimo ed il sesto secolo avanti Cristo sbarcano in Sardegna i Fenici, che, intorno all’ottavo secolo, fondano la città di Tharros, abitata ininterrotamente per tutto il periodo cartaginese e poi romano. Significativo anche il Santuario ipogeico di San Salvatore, del sesto secolo dopo Cristo, mentre a capo San Marco, a breve distanza dall abitato, sorgeva Tharros, città prima fenicia, poi punica, ed infine romana. I primi insediamenti documentati dell’attuale centro di Cabras risalgono all’undicesimo secolo, quando la città di Tharros si spopola definitivamente a causa delle incursioni dei Saraceni, ed i primi abitanti si stabiliscono intorno al Castello, di cui oggi rimangono solo alcuni resti vicino alla chiesa parrocchiale. Durante il periodo giudicale, Cabras appartiene al Giudicato di Arborea, nella curatoria del Campidano Maggiore, vicino alla Domus de rennu o Demestiga de rennu, il Castello edificato da donna Nivata o Nibata, moglie del giudice Orzocco I di Arborea, lo stesso giudice cui venne attribuita la traslazione, nel 1070, della capitale giudicale da Tharros ad Oristano. L aggregato rurale di Cabras è attestato dalla fine dell’undicesimo secolo con il nome di Masone de Capras, con il quale compare ancora, tra il dodicesimo ed il tredicesimo secolo, nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado. Sulle rive dello stagno di Cabras i giudici arborensi edificano una residenza e fortezza della quale rimangono, oggi, solo pochi ruderi, e il borgo guadagna una discreta importanza, poiché spesso la corte del Giudicato d’Arborea risiede nel Castello. Successivamente, in altre testimonianze e tra queste, alla firma del trattato di pace di Solarussa dell’11 gennaio 1388, tra Eleonora d’Arborea e Pietro IV d’Aragona, la villa di Cabras, rappresentata dal Majore e dai Jurados, è presente con la denominazione di Villa de Capras. Dopo la caduta del Giudicato, il paese passa sotto il dominio di numerosi feudatari, anche se spesso gli abitanti cercano di liberarsi dal vincolo feudale anche con rivolte. Nel 1410 entra nei possedimenti del Marchesato di Oristano, prima sotto i Cubello e poi sotto gli Alagon. Infine, sconfitto nel 1478 dagli Aragonesi il Marchesato, che era guidato da Leonardo de Alagon, i suoi territori, ai quale appartiene anche la villa di Cabras, nel 1477 diviene feudo regio della Corona d’Aragona, e passa poi sotto il dominio della Corona di Spagna. Oristano, nel 1479, diviene città regia, e tutti i tre campidani vengono posti sotto la sua giurisdizione. Nel 1509 l abitato viene devastato dai pirati saraceni, e, nel 1637, viene occupato dalle truppe francesi dell ammiraglio De Harcourt. Successivamente viene concesso in feudo ad Antioco Azor. La dominazione spagnola si potrae fino ai primi decenni del diciottesimo secolo, finche, nel 1713, con la pace di Utrecht, la Sardegna passa agli Asburgo d Austria, ed infine, nel 1720, con la pace dell Aja, viene definitivamente assegnata ai Savoia. Nella prima metà del diciannovesimo secolo il paese viene incluso nella Provincia di Oristano come capoluogo di mandamento, sino al 1859, quando passa alla Provincia di Cagliari. Nel 1928 lo storico comune di Solanas viene aggregato al comune di Cabras. Il comune di Cabras nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale apparteneva, a quella di Oristano.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Cabras

Cabras-Sfilata del 'Gruppo Folk gli Scalzi' di CabrasCabras-Sfilata della 'Associazione Folklorica a Sa Crabarissa' di CabrasA Cabras sono attivi il Gruppo Folk Gli Scalzi di Cabras, e l’Associazione Culturale E Folklorica a Sa Crabarissa di Cabras, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località, nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale di Cabras con i giovani che percorrono le strade a piedi nudi. Svolgono inoltre le loro attività anche il Coro Polifonico Giovanni Pierluigi da Palestrina di Cabras, e l’Associazione Musicale Coro Popolare Santa Barbara Solanas. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Cabras vanno citate, il 24 maggio, la Festa di Santa Maria Assunta, che è la patrona di Cabras; il 13 giugno, la Festa di Sant’Antonio da Padova; il 29 giugno, la Festa di San Pietro Apostolo, che è il patrono della frazione Solanas; ad agosto, la Sagra della Bottarga; il 29 agosto, la Festa di San Giovanni nella frazione San Giovanni del Sinis; la prima domenica di Settembre, la Festa di San Salvatore nella frazione San Salvatore, con la Corsa degli Scalzi; la seconda domenica di novembre, la Festa di Sant’Isidoro; il 13 dicembre la Festa di Santa Lucia.

La Sagra della Bottarga

Cabras: locandina della Sagra della BottargaAd agosto a Cabras si svolge la Sagra della Bottarga, una manifestazione che valorizza la cultura, la storia e gli aspetti gastronomici di questo prelibato alimento, costituito da uova di muggine, pesce della famiglia dei cefali specie Mugil Cephalus, che vengono lavorate in modo da divenire il cosiddetto Caviale del Mediterraneo. La preparazione della bottarga avviene solo quando nei muggini sono contenute le uova, cioè da metà luglio a metà settembre, ed esse sono tanto preziose che i pescatori provvedono ad estrarle dai pesci, prima che questi vengano venduti. Le uova vengono tolte dopo aver praticato un’incisione nella zona del ventre, ripulite da eventuali vene o resti di sangue, e poi salate. Una volta tolta dal sale, la bottarga viene lavata e compressa tra due assi di legno o un peso, e, quando, risulta ben secca, appesa con dei giunchi. La bottarga stagionata è senza dubbio la più gustosa e la più riChiesta, e si distingue per il colore marron scuro, mentre quella recente ha una tonalità chiara ambrata. La squisitezza della bottarga doveva essere nota da qualche secolo, infatti, da ricerche effettuate nell’Archivio Storico, si è notato che, nel 1803 e nel 1804, costituiva un prodotto tipico che veniva offerto in regalo a persone ragguardevoli. La Sagra offre l’opportunità di degustare la bottarga con le molteplici portate di antipasti, primi e secondi piatti.

Visita del centro di Cabras

L’abitato di Cabras è caratterizzato da l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Ci arriviamo da est provenendo dalla frazione Solanas con la SP4, che all’interno dell’abitato assume il nome di corso Umberto I, ed entriamo all’interno dell’abitato.

Il Cimitero Comunale di Cabras

Cabras-Cimitero di CabrasArrivando nell’abitato di Cabras con la SP4, trovamo alla sinistra della strada la Azienda Vitivinicola Francesco Atzori, la quale produce tra l’altro la classica Vernaccia di Oristano Doc, il vino rosso Nieddera della Valle del Tirso, ed altri vini Doc. Passata questa azienda e percorsi ancora duecento metri in direzione del centro, vediamo, alla destra della strada, il muro di cinta con l’ingresso del Cimitero Comunale di Cabras, del quale si sta realizzando un nuovo parcheggio alla destra dell’attuale ingresso principale.

La nuova chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù

Cabras: la nuova chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di GesùPercorriamo il corso Umberto I verso il centro e, dopo un centinaio di metri, arriviamo a un incrocio, al quale prendiamo verso sinistra la via Trieste, la seguiamo per centocinquanta metri, e vediamo, alla destra della strada, la facciata della chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù che è una delle nuove parrocchiali di Cabras. Questa nuovo chiesa è stata costruita per sostituire quella vecchia, che era divenuta ormai troppo piccola per accogliere l’aumentato numero di fedeli dopo la sua nomina a parrocchiale, ed è stata consacrata nel 2007. La chiesa di Cabras dedicata al Sacro Cuore è un edificio dalle forme moderne, caratterizzato da una pianta con una sola navata. Cabras: la vecchia chiesa del Sacro Cuore di GesùL’edifico, preceduto da un’ampia scalinata, presenta, sul alto destro, un alto campanile a canna quadrata, con luci a tutto sesto e cupoletta con croce sul terminale.

Passata la chiesa parrocchiale, prendiamo la strada che la costeggia sul suo lato sinistro, che è la via Padova. La seguiamo e, dopo poche decine di metri, vediamo alla sua destra la Vecchia chiesa del Sacro Cuore di Gesù, che era la parrocchiale ma è caduta in disuso dopo la consacrazione della nuova chiesa, e da allora è stata chiusa al culto.

La bottarga di muggine prodotta presso la ditta Giovanni Spanu

Proseguendo verso sud ovest con la via Triestre, che prosegue sulla via Giosuè Carducci, percorsi circa cinquecento metri arriviamo al civico numero 20, ad angolo con la via Lombardia, doce si trova la sede della ditta Giovanni Spanu, molto apprezzata per la sua produzione di bottarga di muggine.

Cabras: la bottarga di muggineCabras-Marchio della ditta Giovanni SpanuDalle uova di muggine, salate, seccate al sole e pressate a panetti, si ottiene la famosa e pregiatissima Bottarga di muggine, molto più pregiata della Bottarga di tonno. La bottarga è tanto apprezzata da venire chiamata, dagli intenditori, il Caviale del Mediterraneo. Oggi, seguendo rigorosamente i metodi tradizionali, la ditta Giovanni Spanu propone un prodotto nel quale ha saputo tramandare le antiche pratiche di lavorazione, e la sua bottarga si è affermata sul mercato internazionale, apprezzata dagli intenditori e considerata una delle migliori e più ricercate.

Le foto che seguono descrivono tutte le fasi della preparazione della bottarga, e sono state scattate qualche anno fa presso la ditta Giovanni Spanu di Cabras.

Cabras-Salvatore Figus si accinge a sventrare il muggine mediante un coltello Cabras: incisione del ventre del muggine Cabras: lavatura dei pani di uova Cabras-Salatura della bottarga su entrambi i lati Cabras: la bottarga viene coperta di sale e lasciata riposare per un certo tempo (mantenuto rigorosamente segreto) Cabras-Stanza di stagionatura della bottarga Cabras: la bottarga infine viene confezionata sotto vuotoCabras: il presentazione della bottarga nei diversi tipi di confezione

La ditta Giovanni Spanu, oltre alla produzione e commercializzazione della sua famosa bottarga, si occupa anche della commercializzazione di altri prodotti ittici, pescati nello stagno e nel mare di Cabras.

Cabras-Fasi della vendita del pesce presso i magazzini della ditta Giovanni Spanu; sulla destra il titolare Spanu in persona qualche anno fa Cabras: il pesce scaricato da un peschereccio è giunto nei magazzini e viene subito messo sotto ghiaccio in cella frigo, oppure pesato e inoltrato ai venditori al dettaglio Cabras-Una cassa contenente dei magnifici muggini dello stagno di Cabras, pescati nella peschiera di Pontis Cabras: ingrosso del pesce Cabras: due polpi (octopus vulgaris) di dimensioni ragguardevoli Cabras-Confezioni di vongole veraci raccolte nel canale Scolmatore dello stagno di Cabras Cabras-Una confezione di granchi pescati nello stagno di Cabras con i bertavelli

Il Municipio di Cabras

Cabras-Municipio di CabrasAll’incrocio dove avevamo preso a sinistra la via Trieste, proseguiamo invece dritti lungo il corso Umberto I. Lo seguiamo per poco più di cinquecento metri, ed arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la prima uscita, verso destra. Arriviamo in piazza dei Martiri, passata la quale, al bivio, prendiamo la strada leggermente verso destra, che è la via Cagliari, ed, in un centinaio di metri, arriviamo in piazza Eleonora d’Arborea. Al centro della piazza è presente un’altra rotonda, e, sulla destra, al civico numero 1 della piazza Eleonora d’rborea, si vede il palazzo del Municipio di Cabras, che ospita la sua sede ed i suoi principali uffici.

L’Hotel Villa Canu

Dalla piazza Eleonora d’Arborea, prendiamo di fronte al palazzo del Municipio, la via Tharros, che si dirige verso sud ovest. Seguita per duecento metri, prendiamo a destra la via Cavallotti, dopo una sessantina di metri arriviamo a un bivio, dove prendiamo a sinistra la via Firenze, e, dopo una tyrentina di metri, vediamo alla sinistra della strada, al civico numero 9, l’Hotel villa Canu.

L’Hotel Villa Canu si trova nel centro dell’abitato di Cabras. Si tratta di un grazioso Hotel a conduzione familiare ricavato dalla ristrutturazione di una casa padronale del 1893, realizzata a scopo di sostegno per le attività agricole della famiglia Canu, che negli anni ha conservato molte delle sue parti originali ed è stata trasformata in albergo nei primi anni 2000. Oggi ospita ambienti comuni signorili ed intimi, e camere confortevoli nella loro semplicità. E’ garantita agli ospiti una speciale convenzione con il ristorante Il Caminetto dei Fratelli Canu.

Dal Municipio ci recheremo a visitare il Civico Museo Archeologico Giovanni Marongiu

Percorsi altri quattrocento metri lungo la via Tharros, la strada arriva a un ponte che passa sopra il rio Ranui, il fiume che attraversa Cabras. Il lato sinistro del fiume porta sulla costa allo Scàiu, ossia all’approdo da cui salpano le barche da pesca nello stagno di Cabras, e dove si trova anche un punto di vendita del pesce fresco. Proseguendo la via Tharros per poco più di cento metri, alla destra della strada, al civico numero 121, si vede l’edificio nel quale è ospitato il Civico Museo Archeologico Giovanni Marongiu inaugurato nel 1997, e dedicato all’esposizione di reperti archeologici provenienti dalla penisola del Sinis. Il Museo è intitolato al professor Giovanni Marongiu, nato a Cabras, docente presso importanti istituti universitari, che è stato ministro per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno nell’ultimo governo Andreotti.

Cabras-Museo Civiso archeologico Cabras-Museo Civiso archeologico Cabras-Museo Civiso archeologico

L’esposizione si articola in diverse sezioni. Il periodo prenuragico e nuragico è documentato dai materiali recuperati con lo scavo del villaggio di Cuccuru Is Arrius, che ha restituito significative testimonianze a partire dal Neolitico Medio. Il Museo ospita, inoltre, numerosi materiali provenienti dal sito di Sa Osa, sede di un grande insediamento preistorico e nuragico, frequentato dall’Età del rame alla prima Età del Ferro. L’età storica è rappresentata da reperti provenienti dall’antica città di Tharros, costruita dai Fenicisu un preesistente villaggio nuragico e ampliata in senso urbano in età punica e poi romana, ed i materiali fenicio punici esposti provengono dallo scavo del quartiere artigianale della città e dal Tophet, dal quale derivano le urne e le stele in esposizione. Dal 2008 è stata inaugurata la sala dedicata al relitto di età romana individuato nel braccio di mare compreso tra la costa del Sinis e l’isola di Mal di Ventre, una delle scoperte subacquee più significative effettuate nelle acque sarde. Negli ultimi tempi sono state portate in questo Museo anche le statue restaurate di giganti di Mont ’e Prama, ad eccezione di un reperto per ogni tipologia scultorea rinvenuta, che sono stati portati nel Museo Nazionale Archeologico di Cagliari.

Cabras-Museo Civiso archeologico Cabras-Museo Civiso archeologico Cabras-Museo Civiso archeologico Cabras-Museo Civiso archeologico Cabras-Museo Civiso archeologico

Due Djed egiziani scoperti in un angolo del Civico Museo Archeologico

Cabras-Museo Civiso archeologico: Leonardo Melis fotografato accanto al reperto rinvenuto nel MuseoNel 2012, nel suo volume Shardana. La Bibbia degli Urim, Leonardo Melis riporta la notizia del ritrovamento di due Djed egiziani, che rappresentavano un simbolo sacro importante, la spina dorsale di Osiride re dell’Oltretomba. Il primo, un gioiello, era stato rinvenuto nella città shardana di Solki e si trova nel Museo Nazionale Archeologico di Cagliari il secondo, gigantesco e in pietra, è stato scoperto da Leonardo Melis in un angolo del Civico Museo Archeologico di Cabras. Secondo Leonardo Melis sarà stato portato da coloro che frequentavano assiduamente l’Egitto per commercio e per pirateria, o anche semplicemente per svolgere il servizio militare fra le fila dei mercenari, tanto apprezzati dagli Egiziani, tanto da farne la Guardia reale del faraone, ossia dagli Shardana. Infatti Se, come affermato dall’archeologia ufficiale, le città della costa sarda furono fondate dai Fenici nel 800 avanti Cristo, come mai i reperti sono al cinquanta per cento bronzetti shardana, ed il resto gioielli e manufatti egizi?.

Gli impianti sportivi di via Tharros

Percorsi altri trecento metri verso sud ovest lungo la via Tharros, arriviamo agli impianti sportivi di via Tharros. Nel complesso sportivo è presente un Campo da Calcio, del quale nel 2017 è stato inaugurato il manto in erba, con tribune il grado di ospitare 1200 spettatori. In esso si allenano e giocano le società sportive di calcio del paese. Le squadre di calcio di Cabras, attualmente, sono due, l’Atletico Cabras calcio, nata nel 2007 con la denominazione BDS Cabras, che milita nel campionato regionale di I Categoria, e la San Marco, squadra storica, fondata nel 1964, in vita fino al 1992, e ricostituita nel 2008, che milita nel campionato regionale di II Categoria. Nel complesso sportivo sono presenti anche un Campo da Calcetto, ossia di calcio a cinque, con manto in erba sintetica, con tribune in grado di ospitare 150 spettatori, e sono presenti tre Campi da Tennis, in grado di ospitare 200 spettatori.

Cabras: impianti sportivi di via Tharros: ingresso Cabras: impianti sportivi di via Tharros: Campo da Calcio Cabras: impianti sportivi di via Tharros: Campo da Calcetto Cabras: impianti sportivi di via Tharros: Campo da Tennis Cabras: impianti sportivi di via Tharros: il palazzo dello Sport

Presa la prima traversa verso destra, dopo cento metri si arriva al Palazzetto dello Sport di via Tharros, in grado di ospitare 120 spettatori, all’interno del quale si svolgono attività di basket, volley, ginnastica, ed altre.

Dal Municipio ci recheremo a visitare la chiesa dello Spirito Santo

Cabras-Chiesa dello Spirito Santo chiamata anche Sa CresieddaDalla piazza Eleonora d’Arborea, dove si trova il Municipio, prendiamo, a destra della via Tharros, la via Alberto Ferrero della Marmora o la via Risorgimento, che si dirigono verso nord ovest, e, dopo una sessantina di metri, troviamo sulla destra la piazza principe di Piemonte. Nella piazza, sul suo lato destro, è presente la chiesa dello Spirito Santo chiamata anche Sa Cresiedda costruita al centro del paese nel 1601 in stile tardo gotico. Si tratta del più antico edificio sacro del paese, ed all’inizio del novecento, durante alcuni lavori, è stato rinvenuto un antico cippo con una dicitura in latino volgare, ossia Hinc est Masone de Capras. La chiesa è caratterizzata da una pianta rettangolare a navata unica, su cui si aprono le due cappelle laterali. Al suo interno sono conservati due altari del diciassettesimo secolo, un Cristo ligneo snodabile, ed un pulpito in legno policromo del diciottesimo secolo. Il prospetto esterno, a capanna, accoglie al centro il portale in legno, con cornice in pietra e lunetta semicircolare in vetro decorato, affiancato da due piccole nicchie che accolgono delle immagini sacre. Sul lato destro della chiesa è posto un bel campanile a vela, mentre alla sinistra si innalza una massiccia torre campanaria a pianta quadrata, conclusa nella parte superiore da una parte in pietra, e con una bellissima cupola in maiolica colorata.

La chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Vergine Assunta

La via Alberto Ferrero della Marmora sbocca, dopo una diecina di metri, sulla via Regina Elena. La prendiamo verso sinistra, dopo una trentina di metri questa strada arriva a un bivio, dove proseguiamo verso destra sul Vico II Domenico Alberto Azuni, dal quale, dopo una ventina di metri, prendiamo a sinistra la via Roma, che si dirige verso ovest. Seguiamo la via Roma per poco più di duecento metri, e la strada ci conduce di fronte alla facciata della chiesa di Santa Maria Vergine Assunta che è la chiesa parrocchiale di Cabras. Viene chiamata anche Pieve di Santa Maria Vergine Assunta dove la Pieve è una chiesa rurale con annesso battistero, che, nell’Alto Medioevo, era al centro di una circoscrizione territoriale e dalla quale dipendevano altre Chiese e cappelle prive di battistero, finche, dal Basso Medioevo, le due funzioni passano alla parrocchia. Questa chiesa risale alla fine del quindicesimo secolo, quando il paese di Cabras ha incrementato il numero di abitanti, e si rende necessario edificare una nuova chiesa. Per la sua costruzione vengono utilizzati numerosi ruderi del Castello degli Arborea, che era stato edificato sulla riva orientale dello stagno di Mar ’e Pontis, e la chiesa viene dedicata a Santa Maria, dato che Eleonora d’Arborea aveva dedicato alla Madonna la Cappella del Castello, in nome della sua grande devozione per la Vergine, come dimostrano le frequenti invocazioni presenti nel codice della Carta de logu. L’edificio, in origine, aveva una sola navata con travature di legno e tegole, poi, intorno al 1650, viene costruita la volta a botte e, quasi un secolo dopo, il marchese d’Arcais fa costruire il Coro, le due cappelle più grandi, dette Del RosariO e di Sant Anna, che attribuiscono alla navata unica la perfetta e caratteristica forma a croce latina, e fa innalzare la cupola alta venticinque metri. La chiesa conserva al suo interno un interessante corredo di argenti e stoffe di gran pregio, riferiti a varie epoche.

Cabras-Chiesa parrocchiale o Pieve di Santa Maria Vergine Assunta Cabras-Chiesa parrocchiale o Pieve di Santa Maria Vergine Assunta: facciata Cabras-Chiesa parrocchiale o Pieve di Santa Maria Vergine Assunta: interno

Presso questa chiesa parrocchiale, ed anche in diverse strade all’interno dell’abitato, il 24 maggio si celebra la Festa di Santa Maria Assunta, che è la patrona di Cabras, caratterizzata da cerimonie religiose e manifestazioni civili. La Festa dura tre giorni, durante i quali non mancano balli in piazza, spettacoli vari e fuochi d’artificio.

I pochi resti del Castello di Cabras o Castello di Mar ’e Pontis

Cabras: i pochi resti del Castello di Mar ’e Pontis o Castello di CabrasAlle spalle della chiesa di Santa Maria Assunta, rimangono i resti di un muraglione, che è tutto quello che rimane oggi del Castello di Cabras o Castello di Mar ’e Pontis. Per quanto riguarda la sua storia, sappiamo che, dopo il 1100, che è circa l’anno della morte del giudice Orzocco I di Arborea, viene edificato da donna Nivata o Nibata, la sua vedova, il Palazzo di Masone de Capras, del quale non restano più tracce, che nel 1130 diventa la Casa del regno, ossia la Demestiga de rennu o Domus de rennu, e che forse è stato il fondamento sul quale verrà, successivamente, edificato il Castello di Cabras, affacciato sulla riva orientale dello stagno di Mar ’e Pontis, che sarà la residenza estiva di tutti i sucessivi giudici d’Arborea, del quale non restano che i pochi resti precedentemente descritti. La tradizione, rinforzata da testimonianze storiche, ha sempre identificato questo Castello come la residenza estiva di Eleonora d’Arborea, e, proprio in questa fortezza, la giudicessa, dopo aver invocato la protezione della Vergine, avrebbe promulgato la famosa Carta de logu. Il Castello andrà rapidamente in rovina, a partire dal quindicesimo secolo, e numerosi suoi ruderi verranno utilizzati per costruire la Pieve di Santa Maria Vergine Assunta, che oggi sorge dove una volta si trovavano i magazzini del Castello. Ed infatti, nel corso degli scavi effettuati nell’aprile del 1908 per gettare le fondamenta della nuova facciata della chiesa, alla profondità di tre metri, vengono rinvenuti alcuni orci molto grandi, allineati e ripieni di terra, distanti cinque metri l uno dall’altro.

La bella e grande piazza dello stagno

alla sinistra della chiesa parrocchiale di Santa Maria Vergine Assunta si trovano due torri, che sono depositi dell’ex acquedotto, e che, recentemente ristrutturati, sono diventati una Galleria multimediale dedicata alla Corsa degli Scalzi di San Salvatore, manifestazione religiosa che per tradizione si festeggia a Settembre. Al di là delle due torri, si trova la bellissima Piazza dello stagno La gigantesca piazza che dovrebbe avvicinare gli abitanti di Cabras allo stagno di Mar ’e Pontis, ossia allo stagno di Cabras, dato che si affaccia direttamente sullo stagno. È la piazza dove si svolgono la Festa patronale e numerosi intrattenimento dal vivo all’aperto, e la si può raggiungere un centinaio dimetri più a sud dalla chiesa parrocchiale.

Cabras: la bella e grande piazza dello stagno Cabras: la bella e grande piazza dello stagno Cabras: la bella e grande piazza dello stagno

Il ristorante Il Caminetto consigliato dalla Guida Michelin

Dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Vergine Assunta, prendiamo all’indietro la via Roma, la seguiamo per una sessantina di metri, poi prendiamo la prima traversa a sinistra, che è la via Sardegna, e, dopo un’altra sessantina di metri, a destra la via Cesare Battisti. Percorso un centinaio di metri, ala sinistra della strada, civico numero 8 della via Cesare Battisti, si trova il ristorante Il Caminetto, consigliato dalla Guida Michelin.

Consigliato dalla MichelinCabras: il ristorante Il CaminettoIl ristorante Il Caminetto dei Fratelli Canu è un locale tipico nel quale, in un ambiente classico, ci si accomoda ai tavoli per gustare piatti tipici della tradizione marinara isolana, specializzato in pesce e frutti di mare. Sono inoltre disponibili primi e secondi di terra, antipasti sfiziosi e dolci sardi, ed un’ampia Cantina con i migliori vini sardi, compresi quelli locali come la vernaccia di Oristano. Il ristorante, che viene consigliato dalla Guida Michelin, offre fragranti piatti di pesce in un locale accogliente, che si trova a soli cento metri dall’Hotel Villa Canu, magnifico albergo del Sinis costruito su un’antica casa padronale. Situato in una zona famosa per l’allevamento ittico, non conviene ripartire da Cabras senza aver assaggiato la proverbiale bottarga di muggine, e soprattutto Sa Mrecca, o Sa Merca, un piatto tipico derivato direttamente dalla cucina fenicia, come il suo nome che in fenicio vuol dire cibo salato, costituito da muggine bollita in acqua salata, ed avvolto in un’erba palustre che, con la forte salatura, ne permette la conservazione fino anche a più di un paio di settimane.

Il portale monumentale ed i giardini di don Peppi

Cabras: il portale di don PeppiDa dove, dalla via Armando Diaz, avevamo preso a destra la via Firenze, prendiamo, invece, a sinistra la via Efisio Marini, che curva e si dirige verso nord. Percorsa per quasi centocinquanta metri, passiamo l’incrocio con la via Josto, e proseguiamo verso nord con la via Tuveri, la seguiamo per poco più di altri centocinquanta metri fino a che questa strada sbocca sulla via Genova. Cabras: i giardini di don PeppiProprio di fronte si vede il Portale di don Peppi ossia il monumentale portale settecentesco che dava accesso alla proprietà del nobile don Peppi Grisoni. Questo portale è abbastanza semplice, con la luce circondata da una cornice continua che, a metà altezza, taglia orizzontalmente i sostegni verticali. Al di sotto della cornice si trovano due specchi rettangolari, mentre a completare l’arco, rinforzato alla base da alcuni blocchi di basalto scuro, provvede un altro, robusto, cornicione modanato. Passato il portale, dove una volta si trovava la grande tenuta agricola di proprietà del nobile don Peppi Grisoni, sono oggi presenti i Giardinetti di don Peppi che sono dei giardini pubblici purtroppo assai poco curati, ossia che si trovano in uno stato di quasi totale abbandono.

L’azienda vinicola Attilio Contini

Guardando il portale, alla destra, ai civici numeri 48 e 50 della via Genova, si trovano la sede dell’Azienda Vinicola Attilio Contini, con gli stabilimenti per la produzione della Vernaccia e di altri vini Doc.

Cabras-Azienda Vinicola Attilio ContiniA Cabras si produce la famosa vernaccia locale, e vi si trova l’Azienda vinicola Attilio Contini fondata nel 1898 da Salvatore Contini, tra le più antiche e prestigiose case vinicole della Sardegna. L’esperienza e la forza delle generazioni Contini producono un ottimo vino, punta di diamante dell’azienda ovvero la Vernaccia, che ha ottenuto importanti riconoscimenti: medaglia d’oro all’Esposizione di Milano del 1912 e 1913 e primo vino sardo che aveva vinto i Tre Bicchieri del Gambero Rosso nel 1989. L’Azienda Vinicola produce vini Doc di Oristano come Vernaccia, Vernaccia Riserva, e Vernaccia Antico Gregori, vini Doc di Sardegna come Vermentino, e Cannonau, oltre al Nieddera dall’omonimo vitigno, ed ai vini Mamaioa, che sono vini naturali senza solfiti aggiunti.

Cabras: l’Azienda Vinicola Attilio Contini Cabras: l’Azienda Vinicola Attilio Contini Cabras: l’Azienda Vinicola Attilio Contini Cabras: l’Azienda Vinicola Attilio Contini

Dal Municipio ci recheremo a visitare la chiesa di San Giuseppe

Cabras-Chiesa di San GiuseppeDalla piazza Eleonora d’Arborea, prendiamo alla sinistra del palazzo del Municipio, la via Giuseppe Garibaldi. La seguiamo in direzione nord ovest per seicento metri, ed arriviamo a una rotonda, alla quale proseguiamo dritti lugo il corso Europa. Dopo una cinquantina di metri, si vede, alla sinistra della strada la chiesa di San Giuseppe un piccolo edificio sacro dalle linee moderne edificato nel 1988. La chiesa è caratterizzata da una pianta rettangolare ad una sola navata, ed ha un terminale piano. La modesta facciata esterna accoglie al centro il portone d’ingresso ad arco a tutto sesto, mentre sul lato destro è posto un semplice campanile a vela, con monofora e copertura a due falde.

Il portale monumentale ed i giardini di donna Annetta

Cabras: il portale di donna Annetta Proseguendo lungo il corso Europa per un’altra cinquantina di metri, si vede alla sinistra della strada il Portale di donna Annetta ossia il monumentale portale settecentesco che dava accesso alla proprietà della nobildonna donna Annetta Boi. Purtroppo il livello stradale è stato rialzato, e quindi non si p uò più apprezzare del tutto la monumentalità dell’opera. Il portale, restaurato agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso, è realizzato interamente in arenaria. Cabras: i giardini di donna AnnettaL’apertura ad arco è affiancata da due colonne, che non sono più quelle originali che sono state trafugate. Le quali poggiano su plinti decorati. All’interno del timpano che conclude il portale, vi sono tre aperture ad arco, reppresentanti del gusto degli anni di fine seicento, che nascondono la loggia superiore. Questa è accessibile per mezzo di una una scala, ricavata nel piedritto sinistro del portale. Passato il portale, dove una volta si trovava la grande tenuta agricola di proprietà della nobildonna donna Annetta Boi, sono oggi presenti i Giardinetti di donna Annetta che sono dei giardini pubblici assai ben curati.

Il complesso sportivo donna Annetta

Proseguendo lungo il corso Europa per un centinaio di metri, prendiamo alla sinistra la via Giacomo Matteotti, la seguiamo per duecento metri, poi prendiamo a destra e troviamo, alla sinistra della strada, l’ingresso del Complesso Sportivo donna Annetta. Nel complesso sportivo sono presenti un Campo da basket, un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque ed un Campo da Tennis.

Cabras-Complesso sportivo donna Annetta: ingresso e Campo da basket Cabras-Complesso sportivo donna Annetta: Campo da Calcetto Cabras-Complesso sportivo donna Annetta: Campo da Tennis

Ad ovest dell’abitato si sviluppa il grande stagno di Cabras

Ad ovest dell’abitato si sviluppa il grande stagno di Cabras che si estende per circa 2.288 ettari, e rappresenta uno degli ambienti palustri tra i più importanti della Sardegna e di tutta Europa. La sua profondità media è di quasi tre metri, e la sua forma allungata, grosso modo da nord a sud, dove è più largo, deriva dal fatto che lo stagno è nato in un’antica valle fluviale. Lo stagno riceve le acque del rio Sa Praia, piccolo fiumiciattolo appartenente al comune di Riola Sardo.

Lo stagno di Cabras: veduta dello stagno di Cabras Lo stagno di Cabras: veduta dello stagno di Cabras Lo stagno di Cabras: veduta dello stagno di Cabras

Lo stagno di Cabras: il paese chiamato Cabras visto dalla riva orientale dello stagnoLo stagno è sempre stato molto pescoso, vi abbondano anguille e muggini, su di esso si affaccia il paese chiamato Cabras, ed in esso sono presenti diverse peschiere. Per molti anni La pesca nella stagno di Cabras è stata ferma dopo che nel 1999 si era verificata una tragica moria dei pesci a causa di un’alga che, prolificata in maniera abnorme, produceva una sostanza gelatinosa che si attaccava alle branchie dei pesci facendoli morire per asfissia. Il disastro ha avuto dimensioni tali che si ricorda come il fetore dei pesci in putrefazione, agevolato dal maestrale, si percepisse a trenta chilometri di distanza. In seguito la pesca è ripresa, ed i 320 pescatori che vi operano hanno ricominciato a catturare soprattutto i muggini, nome con il quale vengono indicati in Sardegna i cefali, oltre ad anguille, capitoni, branzini o spigole, e mormore.

Un piatto esclusivo della cucina di Cabras

Lo stagno di Cabras-Una distesa di Sa Zibba sulle rive dello stagno di Cabras e la sua infiorescenzaLa cucina di Cabras: il piatto tredizionale chiamato Sa Mrecca, ossia la MercaDescriviamo, ora, un Piatto esclusivo della cucina di Cabras. Nello stagno si trova l’Obione, chiamato in sardo Sa zibba, un’erba palustre che viene utilizzata nella preparazione de Sa mrecca, la Merca, un piatto tipico derivato direttamente dalla cucina fenicia. Il patto è un modo per cucinate il muggine, che viene lessato in acqua con molto sale, e la quantità del sale varia a seconda del periodo per il quale si vuole che il pesce venga conservato. Viene, poi, avvolto nei rami di Sa zibba, quasi a formare un fagotto, fino a costituire una specie di fascina che viene aperta al momento della consumazione. Il che consente, a seconda della quantità di sale utilizzata, di conservare il pesce per giorni, settimane o addirittura per mesi.

Visita dei dintorni di Cabras seguendo il percorso delle zone umide

Vediamo ora che cosa si trova nel territorio intorno allo stagno ed al paese di Cabras, territorio che è attraversato da strade che costituiscono il cosiddetto Percorso delle zone umide.

Quattro VeleNel 2017 Legambiente attore protagonista dell’ambientalismo italiano, con le rilevazioni effettuate dalla sua Goletta Verde, e con la collaborazione del Touring Club Italiano, ha assegnato il riconoscimento di 4 Vele al comprensorio del Golfo di Oristano e dell’area Marina Protetta della penisola del Sinis. I parametri considerati per l’assegnazione delle vele sono la qualità delle acque di balneazione, efficacia della raccolta differenziata dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche, la presenza di aree pedonali, efficienza dei servizi, la valorizzazione del paesaggio e delle produzioni locali.

Il percorso delle zone umide con lo stagno e la Torre di Pischeredda

Lo stagno di Cabras-Ponticello di legno su un canale dello stagno, facente parte di un sentiero natura che percorre tutta la riva dello stagno di Cabras da Pischeredda fino a PontisIl territorio del comune di Cabras si estende fino alla penisola del Sinis, comprendendo le zone umide adiacenti allo stagno di Cabras. Scendendo verso sud lungo la costa dello stagno, si può seguire il Percorso delle zone umide che è costituito da strade che collegano tutta la zona che va dallo stagno di Pischeredda fino alla peschiera di Pontis, e permettono di vedere tutti gli altri stagni presenti nella zona. Nella parte alta dello stagno di Cabras, verso est, dove sbocca il canale chiamato Riu de Mar ’e Foghe, che proviene dalla bonifica dello stagno di Mare ’e Foghe, si trova la stagno di Pischeredda, che appartiene al territorio del comune di Nurachi. Nurachi-La torre PischereddaDi notevole interesse naturalistico è il Parco naturale di Pischeredda, che offre ai visitatori la possibilità di ammirare varie specie di uccelli tra cui fenicotteri, gallinelle d’acqua, rapaci e gabbiani, e che è stato inserito nella Convenzione di Ramsar come zona umida da salvaguardare. Nel punto di confluenza del Riu de Mare ’e Foghe con lo stagno di Cabras, è presente la Torre di Pischeredda, che un visitatore occasionale potrebbe pensare fosse una di quelle costruite a difesa contro le incursioni dei pirati saraceni, ma che non appartiene al sistema difensivo costiero, essendo stata costruita, in data imprecisata, come punto di osservazione per la sorveglianza del vicino stagno. All’interno di questo stagno si trova la piccola Peschiera di Pischeredda, realizzata al fine di consentire la pesca delle specie presenti in questo e negli altri impianti, ed anche delle carpe.

Lo stagno di Cabras-La peschiera di Pischeredda vista dalla riva orientale dello stagno Lo stagno di Cabras-La peschiera di Pischeredda vista dalla riva orientale dello stagno

Lo stagno di Mar ’e Pauli

Lo stagno di Cabras-Scorcio dello stagni di Cabras e delle pozze temporanee di Pauli ’e SaliA oriente rispetto allo stagno di Cabras si sviluppa lo stagno di Mar ’e Pauli, una zona umida situata in prossimità della costa occidentale della Sardegna, che è collegato con lo stagno di Cabras da un canale. Lo si può raggiungere uscendo da Cabras verso nord ovest con la SP58 e seguendola per quasi quattro chilometri, poi si trova la deviazione sulla sinistra che ci fa raggiungere lo stagno. Lo stagno di Cabras, con tutta l’area umida circostante, che appartiene amministrativamente al comune di Cabras, è frequentato da un grandissimo numero di uccelli, per cui la lipu, lega italiana per la protezione degli uccelli, vi ha aperto una stazione ornitologica, nella zona di Mari ’e Pauli, e vi effettua un periodico censimento.

Lo stagno di Pauli ’e Sali

Accanto allo stagno di Mar ’e Pauli si trova lo stagno di Pauli ’e Sali, anch’esso collegato con lo stagno di Cabras da un canale. Lo si può raggiungere uscendo da Cabras verso nord ovest con la SP58 e seguendola per due chilometri e mezzo, poi deviando a sinistra e seguendo le strade che portano allo stagno, oppure uscendo da Cabras con la prosecuzione della via Gallura, che sale verso nord ovest costeggiando lo stagno di Cabras, e ci porta alla base dello stagno di Pauli ’e Sali in quattro chilometri. In questo stagno si trovano i resti di un’antica peschiera, e vi abbiamo fotografato un airone cinerino ed anche i bellissimi fenicotteri rosa.

Lo stagno di Cabras-Un canale che collega lo stagno di Cabras allo stagno Pauli ’e Sali con i resti di una palificazione di un antica peschiera Lo stagno di Cabras-Lo stagno di Pauli ’e Sali Lo stagno di Cabras-Fra i consumatori carnivori tipici delle paludi troviamo il bellissimo airone cinerino sorpreso presso lo stagno Pauli ’e Sali Lo stagno di Cabras-Fenicotteri in una risaia fra lo stagno di Pauli ’e Sali e lo stagno di Cabras Lo stagno di Cabras-Fenicotteri alzatisi in volo

La Torre di su Pottu o del Porto chiamata anche Torre di Cabras o di Mar ’e Pontis

Lo stagno di Cabras: veduta della Torre di su Pottu o del Porto chiamata anche Torre di Cabras o di Mar ’e PontisDa Cabras, partendo dagli impianti sportivi di via Tharros e proseguendo verso sud ovest con la via Tharros, che costeggia lo stagno con il nome di SP9. Dopo circa novecento metri, arriviamo al posteggio dove si può fermare la macchina, per recarci a visitare lo stagno di Cabras. Da qui, percorrendo la sterrata che costeggia lo stagno, in poco meno di cinquecento metri si arriva alla torre. Lo stagno di Cabras, che ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita delle popolazioni della zona, era presieduta dalla Torre di su Pottu o Torre del Porto chiamata anche Torre di Cabras una torre costiera di epoca spagnola, costruita probabilmente nel 1577, al limite meridionale dello stagno di Cabras, lungo la strada che conduce a Tharros, a soli due metri sul mare, ed è attualmente in dotazione alla peschiera di Pontis che si trova subito più avanti. realizzata in arenaria calcarea, ha una forma tronco conica, con una volta a cupola ed una scala interna allo spessore del muro per l’accesso al terrazzo. Nell’ambiente si trova anche un caminetto cucinino. La scala esterna è stata realizzata successivamente. Era una Torre del tipo Sencillas, che rimaneva in contatto con le altre tramite segnali di fumo.

Il canale scolmatore o canale di Pontis che porta alla peschiera di Pontis

Dal posteggio, percorrendo circa un chilometro e mezzo in direzione ovest lungo la SP9 si arriva all’estremo inferiore dello stagno di Cabras, dove si trova un Canale scolmatore ossia il Canale di Pontis che collega lo stagno di Cabras con il mare, e sbocca in prossimità del porticciolo turistico di Marina di Torre Grande.

Lo stagno di Cabras: canale di Pontis Lo stagno di Cabras: canale di Pontis

Lo stagno di Cabras-Una vecchia foto degli antichi caseggiati della peschiera di Pontis prima del restauroAllo sbocco del canale nel mare, si trova la grande Peschiera di Pontis dove si trova l’Ittiturismo Sa Pischera e Mar ’e Pontis, che si raggiunge, a metà strada tra il posteggio ed il canale Scolmatore, prendendo verso sinistra una strada trasversale, che percorriamo per quattrocentocinquanta metri. La peschiera, che risale al quindicesimo secolo, è compresa all’interno di una fitta rete di canali che collegano lo stagno al mare, insieme alle altre dello stagno di Cabras, continua ad essere, come nel passato, una risorsa produttiva fondamentale per l’economia del paese. Si tratta di un aggregato architettonico modesto e semplice, che, recentemente ristrutturato, mantiene un’interessante tessitura muraria costituita essenzialmente di mattoni crudi e di arenarie grigie e gialle. Nel compendio ci sono l’antica casa padronale e l’officina dove una volta si lavorava il pesce, rinnovate parecchie volte in varie epoche. Attorno al palazzetto della amministrazione, Su Poatziu, vi sono diverse costruzioni di servizio come cucine, magazzini, depositi per barche e attrezzi.

Lo stagno di Cabras: canale Scolmatore dello stagno di Cabras che sbocca vicino al porticciolo turistico di Oristano Lo stagno di Cabras-Le nuovissime peschiere di Pontis sul canale Scolmatore in località Sa Mardini

Al tempo del Giudicato d’Arborea, lo stagno e le sue peschiere fanno parte del demanio, e tali continuano a restare sotto il dominio aragonese e nei primi secoli della dominazione spagnola, fino a che, nel 1652, il re Filippo IV non vende i diritti di pesca a Girolamo Vivaldi, ed in seguito, nel 1853, i loro successori, ossia i Pasqua Vivaldi, cedono gli stessi diritti alla famiglia Carta di Oristano. Dal 1982 lo stagno, acquisito dal demanio regionale, viene gestito da un consorzio di pescatori.

La piccola chiesa di San Vincenzo

Lo stagno di Cabras-La chiesa campestre di San VincenzoA pochi passi dalla peschiera di Pontis, esternamente alle strutture che ne costituiscono il compendio, si trova una piccola chiesa che probabilmente è stata edificata alla fine del sedicesimo, o forse nel diciassettesimo secolo, il che costituirebbe la prova di un insediamento successivo alla formazione della peschiera. Si tratta della piccola chiesa di San Vincenzo che viene chiamata in lingua sarda Sa Cresiedda de Santu Bissenti. Costruita interamente in mattoni crudi, la piccola chiesa campestre non è più, attualmente, aperta al culto. Accanto alla chiesa le altre strutture erano funzionali alla cattura dei pesci, alla custodia dell’attrezzatura, alla vendita del pescato, alla trasformazione della bottarga e all’affumicagione dei muggini, oltre che alla conservazione del sale. 

Come si raggiungono gli importanti siti archeologici situati nei dintorni di Cabras

Nei dintorni di Cabras sono stati individuati diversi siti archeologici, ai quali si devono scoperte in grado di modificare sostanzialmente la storia dell’archeologia, e che più avanti descriveremo in modo approfondito. alla sinistra del ponte sul canale di Pontis, all’interno del canale, si trova una piccola isola, raggiungibile solo via mare, all’interno della quale è stato individuato l’importante villaggio prenuragico di Cuccuru Is Arrius. Per raggiungere quest'isola mancano le indicazioni, ma, in ogni caso, non conviene recarci a visitarla dato che del sito archeologico non rimane più alcuna traccia. Dal ponte sul canale di Pontis, proseguiamo verso ovest sulla SP6 per circa quattro chilometri, e troviamo al deviazione a destra sulla SP7, che si dirige verso nord e costeggia il lato occidentale dello stagno. Seguita per poco più di un chilometro e seicento metri, da questa strada parte a sinistra la SP59, che si dirige verso Is Arutas, della quale visiteremo nella prossima pagina la bellissima spiaggia di quarzo. Evitiamo questa deviazione e proseguiamo dritti, percorsi appena cinquecento metri troviamo una deviazione sulla destra in una strada sterrata conduce verso lo stagno, la quale ci condurrebbe al sito archeologico di Conca Illonis, per il quale mancano le indicazioni, ma che, in ogni caso, non conviene recarci a visitare dato che non rimane più alcuna traccia. Proseguendo verso nord lungo la SP7 per altri quasi tre chilometri e mezzo, possiamo recarci, alla sinistra della strada, agli scavi che hanno portato al rinvenimento degli ormai famosi giganti nell’area archeologica di Mont ’e Prama. Il sito archeologico è attualmente in fase di scavo, e per questo non è visitabile.

Le principali aree archeologiche nei dintorni di Cabras

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Cabras, sono stati portati alla luce i resti dei villaggi prenuragici di Cuccuru Is Arrius e di Conca Illonis; i resti di giganti di Mont ’e Prama; delle tavolette in bronzo di Tzricotu; della Tomba di giganti Sa Gora de Sa Scafa; dei Nuraghi semplici Abba chene Sole, Antioco Crobis I, Antioco Crobis II, Baboe Cabitza, Barrisi II, Benas de Marchi, Cadaane II, Conc'Ailloni, Costa Randada, Costa Randada II, Covili Sa Serra su Sipiri, Crichidoreddu, Figus de Cara Pittiu, Maimoni, Maistu Andria, Muras, Ollastu, Paegrevas, Roia Sa Murta, S’Arrieddu, Sa Bingia, Sa Carroccia, Sa Gora de Sa Scafa, Sa Gora de Sa Scafa II, Sa Naedda, Sa Pedrera, Sa piscina, Sa piscina II, Sa Roia de Pusedda, Sa Roia Traversa I, Sa Roia Traversa II, Sa Roia Traversa III, Sa Tiria, Sa Tiria II, su Archeddu de su Cani Mau, su Archeddu su Procou, su Murru Mannu, Su Pranu Nurachedus I, Su Pranu Nurachedus II, Su Pranu Nurachedus III, Su Pranu Nurachedus IV, Suergiu, Zinnibiri, Ziricottu; dei Nuraghi complessi Angios Corruda, Barrisi I, Barrisi III, Cadaane, Cannevadosu, Caombus, Crichidoris, Figus de Cara, Giovanni Nieddu, isola Mal di Ventre, leporada, Marghini Grutzu, Matta Tramontis, Molas, Monti Chibuddas, Monti Corrighias, Monti Prama, piscina Rubia, S’Archeddu ’e Sa Canna, S’Argaru, Sa Ruda, Santu Sadurru, Serra ’e Cresia, Sianeddu, Siau Mannu, su Nurasci, Zianeddu, Zianeddu II; del nuraghe S’Ungroni de Pontis, di tipologia indefinita; mentre nulla rimane dei Nuraghi GriSanti, Matta ’e Canna, Monti de Mesu, Muru Zoppu, Nase Canna, Paegrevas II, che sono stati completamente distrutti. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

Il villaggio prenuragico di Cuccuru Is Arrius

Fino dalla torre aragonese di su Pottu, possiamo vedere, quando il lago è basso, l’area archeologica parzialmente sommersa dalle acque. Sopra un isolotto si trova, infatti, il Villaggio prenuragico di Cuccuru Is Arrius che è posizionato accanto alla riva sud dello stagno. Il sito non è visitabile se non per mezzo di un natante, ma non è fruibile dal pubblico. A Cuccuru Is Arrius sono stati trovati diversi reperti, molti dei quali sono visibili presso il Civico Museo Archeologico di Cabras, mentre altri, tra i quali alcune delle statuine della Dea Madre, sono esposte presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Il ritrovamento del villaggio

Il sito di Cuccuru Is Arrius si colloca lungo la sponda meridionale dello  stagno di Cabrassu una duna eolica oggi quasi del tutto asportata a seguito dell’escavazione del canale scolmatore. Il villaggio viene scoperto nel 1976, quando cominciano i lavori per la realizzazione del canale Scolmatore, che funge da raccordo tra lo stagno di Cabras ed il golfo di Oristano.

Struttura delle tombe del Neolitico Medio

Cabras-Cuccuru Is Arrius: disegno della tomba 387Le indagini archeologiche condotte tra il 1976 e il 1980 hanno documentato nel sito un’intensa frequentazione umana, a partire dal Neolitico Medio secondo la cronologia calibrata tra il 4700 ed il 4200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 4000 ed il 3400 avanti Cristo, periodo al quale risale la necropoli, che si attribuisce alla cultura Bonu Ighinu. La necropoli annessa a questo villaggio è composta dalle tombe ipogeiche più antiche mai rinvenute in Sardegna, ed è anche una tra le più importanti, soprattutto per i corredi ritrovati all’interno delle tombe. La necropoli è formata da diciannove tombe con ingresso a pozzetto e cella di sepoltura a forno, sono tombe di forma ellittica, e sono accessibili lateralmente tramite un pozzetto. estremamente significativa è la tomba 387. Cabras-Cuccuru Is Arrius: statuetta in calcarenite con copricapo della Dea MadreNelle tombe veniva deposto il corpo del defunto rannicchiato in posizione fetale.

Il rito della sepoltura ipogeica nel grembo della Madre Terra, ha lasciato, all’interno di queste tombe, vicino o nelle mani del defunto, diversi esemplari di rarissime e splendide Statuine antropomorfe della Dea Madre, in stile geometrico. Hanno la testa cilindrica, con folta capigliatura, l’arcata sopraccigliare disegna una T col naso triangolare, gli occhi semichiusi. Il corpo nudo e obeso ha tutti i particolari ben definiti, le mammelle, le grosse gambe, le braccia con le mani ben delineate, abbandonate sui fianchi. Alcune di queste statuette portano uno strano copricapo a tamburello cilindrico, con tre bande sfrangiate e traforate, che scendono sulle orecchie e sulla nuca. Le ceramiche rinvenute in queste tombe sono di tipo inornato, hanno pareti sottili, sono ben lisciate, e vanno dal rosso bruno al grigio. Sono state trovate anche punte di zagaglia in osso, elementi di collane, strumenti in selce e in ossidiana, accette levigate.

Cabras-Cuccuru Is Arrius: collana composta da elementi litici a rondelline rinvenuta nella tomba 385 Cabras-Cuccuru Is Arrius: collana composta da elementi di dentalium rinvenuta nella tomba 385 Cabras-Cuccuru Is Arrius: il peso da telaio con figura umana schematica

Le capanne appartenenti al villaggio del Neolitico recente e finale

L’habitat favorevole favorisce l insediamento umano anche durante le successive fasi del Neolitico recente, nel quale si sviluppa la facies culturale di San Ciriaco secondo la cronologia calibrata tra il 4200 ed il 4000 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3400 ed il 3200 avanti Cristo, e del Neolitico finale, nel quale si sviluppa la Cultura di San Michele di Ozieri, secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d’il 2800 avanti Cristo.

Cabras-Cuccuru Is Arrius: tazza carenata attribuita alla facies culturale di San Ciriaco Cabras-Cuccuru Is Arrius: vaso tripode attribuito alla Cultura di Ozieri Cabras-Cuccuru Is Arrius: il punte di freccia in ossidiana attribuite alla Cultura di Ozieri

I villaggi che si formano nel sito in questi periodi sono contraddistinti da strutture abitative parzialmente infossate nel terreno e delimitate e coperte con materiali vegetali. Sono, infatti, emersi i fondi capanne, parzialmente interrate, formate da pali ricoperti da erbe palustri ed argilla. La popolazione che viveva in questo villaggio praticava la caccia, e coltivava il grano duro, l’orzo, le lenticchie e le fave.

I resti del tempio a pozzo dell’Età del Bronzo finale

Cabras-Cuccuru Is Arrius: disegno del tempio a pozzoDopo un lungo periodo di apparente abbandono, l area di Cuccuru Is Arrius viene nuovamente occupata anche nei periodi successivi. Nell’Età del Bronzo finale, che viene considerata che si sarebbe sviluppata tra il 1150 e l’850 avanti Cristo, viene edificato un piccolo tempio a pozzo dedicato al culto delle acque, simbolo della vita e diella fertilità. Si tratta di un tempio di piccole dimensioni, ma realizzato con grande perizia, con un vestibolo, un vano scala e con la cella ipogeica a tholos. La cella circolare, che era coperta in origine a tholos, e il vano scala, che residua con sei gradini, presentano paramenti murari costruiti con massicci conci isodomi di arenaria, i quali sono perfettamente combacianti tra loro.

Le successive frequentazioni in età romana

Cabras-Cuccuru Is Arrius: monile in oro da Santuario romano presso il tempio a pozzoUna nuova fase di frequentazione si apre nel sesto secolo avanti Cristo e, senza soluzione di continuità, perdura fino ad età romana. In Età repubblicana romana, di fronte al pozzo nuragico, viene costruito un piccolo edificio di culto rettangolare dedicato ad una divinità salutifera e propiziatrice di abbondanti raccolti. All interno è presente un piccolo altare sacrificale, mentre all esterno è stata individuata un insieme di oggetti votivi, ossia numerose statuine fittili raffiguranti una divinità femminile velata, insieme a frammenti di lucerne e di bruciaprofumi con la forma di testa femminile. In Età Imperiale romana, nel settore sud orientale della collina, viene realizzata una vasta necropoli composta da cinquantacinque tombe. In esse il rito prevalente è quello dell inumazione, mentre quello della cremazione è documentato soltanto in cinque casi. Per le inumazioni sono attestate tombe a fossa semplice, tombe a cassone con pareti e fondo rivestite da lastre di pietra o da laterizi, e tombe in anfora, mentre i resti delle cremazioni sono contenuti in urne fittili o in cassette di piombo.

Il villaggio prenuragico di Conca Illonis

Altre testimonianze di età preistorica sono state individuate nel territorio di Cabras nelle località di Conca Illonis. Più a nord rispetto al villaggio Cuccuru Is Arrius si trova, infatti, un altro villaggio della stessa epoca, il Villaggio di Conca Illonis.

Le capanne appartenenti al villaggio abitato fino all’Eneolitico recente

Il villaggio, realizzato attorno all’omonimo nuraghe, insieme all’insediamento di Cuccuru Is Arrius, si è rivelato, alla luce delle più recenti indagini, uno dei villaggi preistorici più vasti dell’Oristanese e tra i maggiori dell’intera Sardegna. Esso è ascrivibile alle stesse fasi cronologiche e culturali documentate a Cuccuru Is Arrius, ed anche alla Cultura di Monte Claro, nell’Eneolitico recente, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 2700 ed il 2400 avanti Cristo, e, secondo una datazione più tradizionale, tra il 2400 ed il 2100 avanti Cristo.

reperti rinvenuti nel villaggio

Nel villaggio di Conca Illonis sono stati trovati numerosi fittili votivi ed altri oggetti in ceramica e ossidiana. Riportiamo le imagini di una statuina acefala di un idolo femminile di probabile derivazione assira con le braccia incrociate e con una decorazione a S nella parte inferiore, ed un frammento di figura fittile femminile attribuita alla Cultura di Ozieri. Gianni Atzori ha collaborato con l’amico l’archeologo Enrico Atzeni nel rinvenimento di alcuni preziosi reperti rinvenuti in buona parte nel Sinis, oggi esposti nei principali musei sardi, tra i quali l’idolo di Conca Illonis, pubblicato da Enrico Atzeni. Sono riportati, inoltre, due pissidi su peducci decorati.

Cabras-Conca Illonis: statuina acefala di un idolo femminile di probabile derivazione assira Cabras-Conca Illonis: frammento di figura fittile femminile attribuita alla Cultura di Ozieri Cabras-Conca Illonis: l’idolo di Conca Illonis pubblicato da Enrico Atzeni Cabras-Conca Illonis: il pisside Ssu peducci decorata Cabras-Conca Illonis: il pisside Ssu peducci decorata

Il rinvenimento dei giganti di Mont ’e Prama

Narbolia-La testa di Narbolia conservata nell’Antiquarium Arborense di OristanoNel 1974, in località Mont ’e Prama, ossia sul monte delle palme nane, si è sempre ritenuto che, mentre sta arando, al contadino Sisinnio Poddi finisce, sotto la lama dell’aratro, la Testa di pietra gigantesca di un arciere. Ma le cose non stanno così. Sulla carta d’identità dell’uomo che ha effettuato uno dei più clamorosi ritrovamenti dell’archeologia mediterranea ci sono le generalità di Battista Meli, contadino calabrese che coltivava, a mezzadria, un campo sulla collina di Monte Prama. Sisinnio Poddi, il collega di Meli a cui per quarant’anni è stato attribuito il ritrovamento, arriva quando Battista aveva già ripulito dal fango la testa di pietra che s ’era incastrata tra le lame del suo aratro, quando dall’orizzonte era sbucata l’auto di Sisinnio. Il breve discorso tra i due contadini avrebbe innescato una vicenda sul ritrovamento che è durata per quarant’anni. La testa di pietra finisce nelle mani dell’allora curatore dell’Antiquarium Arborense, lo studioso Peppetto Pau, il quale allerta la Soprintendenza ai Beni archeologici di Cagliari e Oristano.

Nel 1979 iniziano gli scavi per portare alla luce i Giganti di Mont ’e Prama. Racconta Giovanni Lilliu: C’è un episodio che mi mette ancora i brividi. Fu quando con Enrico Atzeni scoprimmo a Mont ’e Prama le grandiose statue nuragiche in arenaria ai bordi dello stagno di Cabras. C’era un sole bellissimo, poi il cielo improvvisamente si oscurò, venne la tempesta mentre le statue tornavano alla luce. Dio mio, gli dei nuragici si stanno risvegliando, pensai. Non lo dimenticherò mai. La loro scoperta non è mai stata molto pubblicizzata, forse perché mette in dubbio tante presunte certezze archeologiche, non esistono infatti altri esempi di statuaria del periodo shardana o fenicio. Durante la prima fase della scoperta dei giganti di Mont'e Prama, l’archeologo Giuseppe Atzori denuncia insistentemente alle autorità la mancata protezione del sito, nonostante si trovi in una zona archeologica già conclamata, dato che alcuni anni prima del ritrovamento di queste statue gigantesche, una testa affine a quella rinvenuta su Mont'e Prama, era stata rinvenuta a Narbolia.

Cabras: i giganti di Mont ’e Prama: testa di arciere con elmo cornuto Cabras: i giganti di Mont ’e Prama: torso di arciere Cabras: i giganti di Mont ’e Prama: torso di pugilatore che si copre la testa con lo scudo Cabras: i giganti di Mont ’e Prama: testa di pugilatore che si copre la testa con lo scudo Cabras: i giganti di Mont ’e Prama esposti al centro di restauri di li Punti

Le statue per trent’anni rimangono nascoste nei magazzini del Museo Archeologico di Cagliari. In questi oltre trent’anni dal ritrovamento pare siano stati pubblicati alcuni saggi, ma solo nel 2005 lo studioso Leonardo Melis nel volume Shardana: i principi di Dan documenta l’esistenza di circa 30 statue gigantesche alte due metri dimenticate nel Museo Archeologico di Cagliari, notizia che verrà ripresa nel Giornale di Sardegna il 22 giugno da Giandomenico Mele con un articolo nel quale parla del contadino che trovò le prime statue e riporta all’attenzione del grande pubblico il loro ritrovamento. Scoppia uno scandalo, il governatore della Sardegna renato Soru le fà togliere dallo scantinato e le manda a restaurare nel laboratorio di li Punti, presso Sassari.

La loro incerta datazione

Il mistero di giganti continua, fino a che non verrà fornita una loro datazione certa. Peccato che Giovanni Lilliu e gli altri archeologi che hanno studiato queste statue le abbiano poi nascoste, per oltre trenta anni. L’arco di tempo nel quale si colloca la creazione di queste statue, alte tra i due metri ed i due e mezzo e che probabilmente erano dipinte, oscilla presumibilmente tra il decimo ed il settimo secolo avanti Cristo, che ne fanno, in ogni caso, le più antiche statue a tutto tondo del bacino mediterraneo occidentale, antecedenti anche rispetto alla statuaria greca. I giganti di Mont ’e Prama riprendono in dimensioni sovrumane i modelli di alcuni bronzetti dell’ultimo periodo, e, come nota Leonardo Melis, sono identiche nell’abbigliamento, nei lineamenti e nell’acconciatura ai bronzetti di Abini-Serri, e pongono tutti gli stessi problemi di datazione. Si tratta di un ritrovamento che riscrive la storia archeologica dell’intero Mediterraneo. Vuol dire che le città finora ritenute fenicio-puniche erano abitate precedentemente dalla stessa popolazione che aveva realizzato i bronzetti, quella che noi chiamiamo gli Shardana. Che avevano realizzato in un primo tempo i Bronzetti di Uta, che raffigurano quegli Shardana di stanza in Egitto al tempo dei Faraoni, splendidamente raffigurati ad Abu Simbel, Medinet Habu, luxor ecc.

Uta-Bronzetti: capotribù con l’ampio mantello e un nodoso bastone Uta-Bronzetti: un guerriero con spada e arco Uta: bronzetti: un guerriero con spada e scudo rotondo Uta-Bronzetti: persona con una corda in mano, forse un fromboliere

Poi sono partiti dopo la grande catastrofe del 1200 avanti Cristo, ma i loro eredi nell’Isola, o loro stessi quando sono poi rientrati nell’Isola, vi hanno realizzato, tra il decimo ed il settimo secolo avanti Cristo, i Bronzetti di Abini-Serri e queste gigantesche statue. Il modello Abini risulta essere più recente e rappresenta dei guerrieri con un vestiario e acconciature evolute, i capelli non sono corti, ma raccolti in lunghe trecce, l’elmo è sempre munito di corna, ma più lunghe che in passato, gli scudi risultano essere più elaborati, alcune armi, come il boomerang, non esistono più.

Serri: bronzetti: capotribù con l’ampio mantello e un bastone Serri: bronzetti: un altro capotribù Serri: bronzetti: il personaggio seduto Serri: bronzetti: animale con arco Serri: bronzetti: madre che chiede alla divinità di guarire il figlio

Siamo nel periodo dell’arrivo dei Fenici, che conservavano la cultura e le tradizioni degli Shardana, e quindi probabilmente erano, come sostiene Melis, loro stessi gli Shardana che tornavano nella loro Isola. Del resto, che i Fenici fossero in realtà gli Shardana di ritorno, lo attesta uno dei più grandi archeologi della storia, ossia l’archeologo britannico Sir leonard Wooley, noto per aver scavato i resti della città mesopotamica di Ur, che sostiene che L’espansione marinara dei Fenici fu dovuta all’installazione degli Asiani (così erano chiamati i Popoli del Mare) nei territori della fenicia stessa intorno al 1200 avanti Cristo, lo stesso periodo quindi dell’ultima invasione dei Popoli del Mare che ne avevano occupato i porti. Le statue furono spezzate e distrutte volutamente e sistematicamente dai Cristiani dopo che, con Teodosio il Grande, l’impero da pagano era diventato cristiano. Teodosio emanò anche una legge, con la quale si ordinava la distruzione di tutti i templi pagani.

Il professor Massimo Pittau, ordinario di linguistica Sarda nella facoltà di lettere dell’Università di Sassari, nel libro Il Sardus Pater, arriva alla conclusione che a due passi dalla spiaggia di Is Arutas ci fosse un tempio che i Nuragici avevano dedicato a Sardon, il figlio di Ercole che occupò l’isola, che allora i Greci chiamavano Ichnusa, e la ribattezzò con il suo nome. Le statue di giganti, sarebbero state sistemate all’interno del tempio per sorreggere le travi della copertura. Quale fosse la loro funzione lo dimostra l’altezza di due metri e mezzo e anche il fatto che fossero state realizzate con le mani sulla testa, cioè in posizione di sostegno. Il tempio del Sardus Pater, secondo Pittau, sarebbe stato realizzato dai Nuragici per festeggiare la vittoria dell’esercito sardo sui Cartaginesi intorno al 440 avanti Cristo e sarebbe stato costruito dai capi delle tribù che vivevano intorno ai trentacinque Nuraghi ritrovati nella penisola del Sinis. Non a caso l’archeologo Carlo Tronchetti ha individuato nella zona ben trentatre tombe appartenenti probabilmente ai capi dei villaggi. Tra l’altro, in occasione della grande vittoria sui Cartaginesi, i Nuragici avevano coniato una moneta, ritrovata di recente, dove era raffigurato il volto del Sardus Pater. Ma abbiamo molti dubbi su questa ricostruzione: figuriamoci se delle statue in calcare fragilissimo potessero sostenere le travi di un tempio...

Il loro restauro

Lettura di 'Le sculture restaurate di Mont ’e Prama'Alcuni resti delle statue, portati al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, sono stati esposti al pubblico, gli altri sono stati restaurati a Li Punti, presso Sassari. Sui banchi di lavoro c’erano teste, archi, busti, scudi, gambe, piedi, modellini di nuraghe. I frammenti da ricomporre erano 4.880, per un totale di quasi dieci tonnellate di pietra. Sulla superficie di un frammento è stata trovata una traccia di colore. Le sculture di Mont ’e Prama non erano bianche, come la gente è ormai abituata a immaginarle, ma erano colorate di rosso e di nero. Spiega Roberto Nardi, direttore del Centro di Conservazione archeologica di Roma a cui sono stati affidati i lavori che La quantità di colore trovata fino a ora, però, non è sufficiente per fare una datazione. Si può però affermare che le sculture sono state dipinte. Una colorazione di quel genere non è casuale. Cosa che, invece, si può dire per le altre macchie scure trovate su diversi pezzi e che hanno avuto origine da un incendio.

La mostra <em>La pietra e gli Eroi: le sculture restaurate di Mont ’e Prama</em>A Li Punti, presso Sassari, dal 23 novembre al 30 dicembre 2011 è stata aperta al pubblico la mostra La pietra e gli Eroi - le sculture restaurate di Mont ’e Prama, nella quale sono state presentate al pubblico per la prima volta le sculture restaurate. Le sculture ricomposte sono risultate in totale trentotto, suddivise in cinque arcieri, quattro guerrieri, sedici pugilatori, tredici modelli di nuraghe. Sono state destinate al Museo Archeologico Comunale Giovanni Marongiu di Cabras, dove è stato esposto il complesso scultoreo originale di Mont ’e Prama; ed al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, nel quale sono stati esposti esemplari per ogni tipologia scultorea, ossia diverse statue e un modello di nuraghe, al fine di descrivere in successione cronologica, dalle dee madri di età neolitica, alle figure geometriche del periodo Eneolitico, ai bronzetti nuragici ed a queste statue, la rappresentazione della figura umana nelle diverse culture preistoriche sarde.

Cagliari-Museo Archeologico: statue di giganti di Mont ’e Prama Cagliari-Museo Archeologico: statue di giganti di Mont ’e Prama Cagliari-Museo Archeologico: statua di un gigante di Mont ’e Prama Cagliari-Museo Archeologico: statua di un gigante di Mont ’e Prama Cagliari-Museo Archeologico: statue di giganti di Mont ’e Prama Cagliari-Museo Archeologico: statua di un gigante di Mont ’e Prama Cagliari-Museo Archeologico: statua di un gigante di Mont ’e Prama Cagliari-Museo Archeologico: statua di un gigante di Mont ’e Prama Cagliari-Museo Archeologico: riproduzione di un nuraghe rinvenuta a Mont ’e Prama

La ripresa delle ricerche nel 2014

Il 5 maggio 2014 è partito nell’area di Mont ’e Prama un Nuovo progetto di ricerca. Il piano si divide in due interventi distinti, il primo dei quali vede coinvolti le Università di Sassari che coordina i lavori, quella di Cagliari e la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, il comune di Cabras e carcere di Oristano con il coinvolgimento dei detenuti. Prevede la ricognizione del territorio, indagini geofisiche realizzate dall’Università di Cagliari anche grazie a un’apparecchitura unica al mondo costituita da sedici georadar posizionati a una distanza di dodici centimetri l’uno dall’altro che vengono trascinati da un’auto a una velocità mai superiore ai venti chilometri orari. Questa strumentazione permette di esaminare il sottosuolo da una profondità che va dai cinquanta ai centottanta centimetri, e si è in grado di rilevare le anomalie nel sottosuolo. Nella zona di queste anomalie ne sono state rilevate ben 56mila, si tratta di pietre di dimensioni superiori a quelle che si dovrebbero trovare in quell’ambiente, con un diametro che supera i quindici centimetri e quindi devono essere elementi non naturali, anche perché spesso queste pietre sono posizionate in maniera geometrica. È qualcosa di assolutamente straordinario, forse si tratta di un Santuario, ma forse è addirittura di più, ad esempio una metropoli, se si considerano le dimensioni delle città dell’epoca. Il secondo intervento, condotto dalla Soprintendenza, è un progetto di scavo sistematico finalizzato ad ampliare le aree dei vecchi scavi, concentrato inizialmente sulla zona della necropoli e poi esteso alle aree contigue. Parlare di scoperte forse è improprio, però, dai primi interventi qualcosa è già saltato fuori. Due conci in arenaria che, per le particolarità con cui sono stati lavorati, fanno pensare che appartenessero a una struttura imponente come un Santuario. Ma è stata riportata alla luce anche una struttura circolare, delimitata da pietre, che potrebbe essere una capanna preistorica. Per ora si tratta di ipotesi, gli esperti sono impegnati nella prima campagna di scavi, e ad agosto è stato rinvenuto il busto di un arciere con tanto di faretra sulle spalle e uno spettacolare piede calzato, poi il basamento di una statua con i piedi ancora attaccati e un’altra testa. Il catalogo dei reperti restituiti dal sito si arricchisce ogni giorno che passa.

Le tavolette in bronzo di Tzricotu

Cabras-Tavoletta in bronzo di TzricotuL’appassionate storia della Tavoletta in bronzo del Sinis con la scrittura shardana nasce nel 1996, quando due studiosi oristanesi, Gianni Atzori e Gigi Sanna, mettono, nella prima pagina del loro storia della letteratura sarda chiamata Sardegna, lingua Comunicazione e letteratura, la foto di una misteriosa tavoletta che rappresenta il calco di un ritrovamento avvenuto a Tzricotu nel Sinis. Succesivamente Atzori e Sanna pubblicano un secondo libro, Omines dal Neolitico all’età Nuragica, interamente dedicato alla tavoletta in bronzo, che vengono accuratamente studiate e comparate con gli analoghi più noti ritrovamenti del mediterraneo. Conclusione dello studio comparato: la tavoletta è un sigillo reale di tipo funerario, databile tra il quattordicesimo e il dodicesimo secolo avanti Cristo. Ma il tutto deriva da una foto, dell’originale non c’è traccia. Però il 19 giugno 1998 un giovane agricoltore di Cabras, Andrea Porcu, consegna al professor Raimondo Zucca, curatore del Museo di Oristano, in originale la famosa tavoletta bronzea. Si tratta di una tavoletta in bronzo di ottima fattura e in ottimo stato di conservazione. La tavoletta è di 6.4 centimetri di altezza, 3.5 di larghezza e 0.9 di spessore. Il peso è di 118 grammi. Il ritrovamento è avvenuto in località Tzricottu, non lontano dal sito archeologico denominato Mont ’e Prama. La sua eccezionalità è data dal fatto che si tratta del primo ritrovamento in Sardegna, che connota una Scrittura cuneiforme. Invece che salutare con entusiasmo la consegna alla Soprintendenza di un reperto che rischiava di essere venduto nel mercato clandestino, si preferisce minimizzare la portata del ritrovamento o addirittura arrivare ad insinuare che sia stato artefatto. Ha, infatti, dichiarato il professor Raimondo Zucca, che deve formularsi ogni dubbio sull’origine e sulla cronologia dell’oggetto costituente un ’mostrum’ tipologico e caratterizzato da una differenza di patina tra il diritto (recante i segni) e il rovescio, così da autorizzare l’ipotesi di un intervento secondario per la realizzazione dei segni stessi. E così, le tavolette, come era avvenuto per i giganti di Mont ’e Prama, vengono tenute nascoste agli studiosi internazionali, per non compromettere la ricostruzione storica ufficiale di una Sardegna incapace di leggere e di scrivere.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, visiteremo la costiera di Cabras che si sviluppa nella parte meridionale della penisola del Sinis, con le frazioni costiere del comune di Cabras. La parte meridionale della costa, verso San Giovanni, è rocciosa, per poi diventare risalendo dapprima sabbiosa, con la splendida spiaggia di quarzo di Is Arutas. Quindi verso nord la costa viene caratterizzata da alte falesie che si prolungano fino alla sommità di Capo Mannu.


Pagina precedenteIndice precedenteSostieniciPagina successiva

Tutte le foto e riprese sono state effettuate a scopo amatoriale per uso personale senza fini di lucro. Alle nostre foto se ne aggiungono altre inviateci da amici ed alcune tratte da Internet. Alcune informazioni sulle descrizioni dei comuni sono tratte da italiapedia.it, informazioni sui siti archeologici da tharros.info e molte foto da donnanuragica.com, descrizoni e foto di Chiese da Chiesedisardegna.weebly.com, foto di impianti sportivi da sardegnasport.it, altre da siti differenti. È consentito scaricare testi, foto e riprese dell’autore per uso privato senza eliminare i riferimenti. Libri e filmati sono riprodotti per farli conoscere ma non è consentita la riproduzione delle foto di terzi, dei libri, dei filmati e di altro materiale non realizzato dall’autore. È vietato qualsiasi utilizzo commerciale del materiale in assenza di apposita autorizzazione.

  

© Claudio de Tisi 2002-2023 - Codice Fiscale DTSCLD44M23F132W