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Un viaggio in barca sull'isola di Mal di Ventre, nome improprio dato all'isola di Malu Entu, ossia del vento cattivoIn questa tappa del nostro viaggio, decideremo di abbandonare la terra ferma ed affrontare una escursione indimenticabile in barca a vela all'Isola di Mal di Ventre. È facilmente raggiungibile in gommone o motoscafo prestando però molta attenzione alle condizioni del mare poiche è posizionata in una zona aperta alle correnti ed è quindi facile che le acque si agitino in poco tempo. Non disponendo di un mezzo proprio, si possono utilizzare i numerosi barconi che la collegano alla terra ferma. Questo servizio turistico è disponibile in diverse località della costa, soprattutto a Putzu Idu. La regione storica del Campidano di Oristano
L'isola di Mal di Ventre
Le piccole spiagge e calette dell'Isola sono veri e propri paradisi naturali, sabbiose ed isolate, incontaminate ed ove è facile avvistare tortore, gabbiani e cormorani. Tutte le pittoresche calette dell'Isola sono facilmente raggiungibili in barca dalla terraferma. Breve storia dell'IsolaSi ritiene che quest'isola rappresenti l'ultimo residuo di un esteso affioramento granitico, che in tempi remotissimi fiancheggiava tutta la costa occidentale della Sardegna, differenziandosi dal tratto costiero antistante, che è costituito invece da roccia calcarea, e costituisce un ambiente particolare, caratterizzato da una distesa di prati con bassi cespugli che la ricopre, e naturalmente dalla estrema solitudine che vi regna. L'isola è stata frequentata già in epoca preistorica, quando si ritiene che le popolazioni si siano spinte sino all'isola per l'abbondanza di pesci. Di quel periodo rimane un nuraghe situato sulla spiaggia rivolta verso la Sardegna. Altri resti risalgono al periodo punico ed a quello della dominazione romana, come alcuni ruderi e resti di muraglioni, argini e pozzi per la raccolta delle acque. Nel periodo medioevale l'isola fu meta dei pirati saraceni, mentre l'unica presenza in tempi moderni è stata quella dei pastori che in inverno traghettavano sull'isola le loro greggi. Gli antichi vedevano in quest'isola la forma di una bisaccia, e per questo la soprannominavano Bertula, nome comparso in diverse mappe del passato. L'isola è ufficialmente disabitata, oggi sull'isola non sono presenti insediamenti umani, vi regna la solitudine e visitandola si provano sensazioni incredibili, al punto di aver fatto diventare l'isola di Mal di Ventre una delle principali mete di quanti vogliono trascorrere una giornata lontano del resto del mondo in una dimensione da favola. La proprietà dell'IsolaL'isola di Mal di Ventre è di proprietà privata, appartiene infatti ad un cittadino inglese, Rex Miller, che l'ha ereditada dal padre, che l'aveva acquistata nel 1962 da un precedente proprietario genovese. L'isola è peraltro in vendita, come ha dichiarato più volte il proprietario agli organi di stampa negli ultimi anni, ma l'alto prezzo, oscillante fra cinquecentomila ed i due milioni di euro, rende complesse le trattative, sia con gli enti pubblici, che per i soggetti privati. La sua condizione di proprietà privata, non riguarda, però, le spiagge e l'intera linea costiera, che appartengono al demanio naturale dello Stato, e sono quindi liberamente accessibili a tutti. Ed anche il faro situato al centro dell'Isola è pubblico, in quanto pertinenza del demanio marittimo. L'occupazione dell'Isola da parte degli indipendentisti Sardi
Come ci si reca sull'isolaÈ opportuno raggiungere l'isola d'estate, solo se il mare è calmo, con imbarcazione propria o con barconi o gommoni, da diverse spiagge del Sinis, principalmente da quella di Putzu Idu, ma anche da Mandriola, Su Pallosu e Marina di Torre Grande. In ogni caso, è consigliabile informarsi prima sulle caratteristiche dell'escursione, che dura tutto il giorno, con anche la possibilità di pranzo a bordo. Non esistendo ne porto ne pontile sull'isola, il trasbordo dai barconi o gommoni avviene direttamente in acqua, per cui sembra di tornare indietro nel tempo, fino a un tipo di turismo databile alla metà del ventesimo secolo. In ogni caso, quando ci si reca sull'isola, è utile portare con se l'ombrellone, dato che l'isola è priva di vegetazione alta, oltre ad ampie riserve di acqua potabile che non presente nell'isola, cibo in quantità superiore al consumo prevedibile e indumenti per coprirsi, in quanto, se si alza il maestrale, non si può escludere un inatteso prolugamento del soggiorno. Si raccomanda di non visitare l'isola in primavera, soprattutto tra marzo e maggio, nel periodo di nidificazione degli uccelli marini, e di non abbandonare, nella propria visita all'isola, alcun tipo di rifiuti, dato che in essa non è presente alcun servizio di puilizia. Solo lo sviluppo del progetto di realizzare un parco Marino e Terrestra Naturale, del tipo di quello dell'Isola Asinara, per tutta l'area comprende anche il lontano Scoglio il Catalano o Isolotto Coscia di Donna, posto più a sud di Mal di Ventre, oltre a tutta la costa e all'entroterra della penisola del Sinis, potrebbe aiutare a garantirne la sopravvivenza delle sue assolutamente uniche peculiarità ambientali. Partiamo da Oristano in barca a vela per raggiungere l'isola di Mal di VentreNel mio viaggio in Sardegna nell'agosto 2004, prima di arrivare a Oristano sono passato per Zeddiani dove mi ha ospitato una famiglia di amici. E con loro, con San dro, Graziella e il figlio Claudio, sono partito da Oristano per una gita di due giorni all'isola di Mal di Ventre. La barca con la quale ho effettuato il ViaggioLa barca è molto bella, è un Hunter 35.5 del 1998, un 12 metri con un pescaggio di 1,35 metri ed una larghezza di quasi quattro metri. Di costruzione americana, è tra le migliori barche sul mercato come qualità dei materiali, robustezza, velocità, spazi interni, ecc. Con sette comodi posti letto è accogliente anche per chi come me non aveva mai provato a passare la notte barca. Ha un motore da 30 hp, in grado di spingerla a una velocità di crociera di sei nodi ed una velocità massima di otto nodi, mentre a vela Claudio garantisce di averla portata, con un vento reale di 18 nodi, con randa e fiocco a 11,3 nodi, una buona velocità per una barca da crociera e non da regata. Il suo nome Zukabamba è una derivazione scherzosa dal sardo zucca bamba, che vuole dire zucca insipida, ma ha anche altri significati, che sono testa vuota, zucca vuota, e di conseguenza scemo e tutti i relativi sinonimi... Dal porto di Oristano passiamo accanto a capo San Marco e ci dirigiamo verso l'isolaUsciti dal porto di Oristano seguiamo la costa passando accanto a Capo San Marco sul cui promontorio spiccano il faro e la torre di San Giovanni. Da Capo San Marco iniziamo ad allontanarci dalla costa e puntiamo con un angolo di 330° direttamente verso l'isola. Visita dell'Isola di Mal di VentreLa costa orientale dell'Isola, che si rivolge verso la Sardegna, si presenta per lo più sabbiosa, con alcune piccole calette che facilitano l'approdo. Le spiagge sono caratterizzate da sabbia di granatura medio fine, mentre la sabbia di granulomeria più grossa, costituita da chicchi di riso come quella della spiaggia di Is Arutas, si trova nella spiaggia sommersa antistante, a una profondità intorno ai quindici metri. I fondali dell'Isola di Mal di Ventre, sono spesso contornati da grandi ammassi di blocchi granitici, e alternano tratti rocciosi ad altri sabbiosi. Lo sbarco sull'isolaL'isola di Mal di Ventre ci si presenta con una lunghezza di 2 chilometri e una larghezza di un chilometro, ed a causa del forte vento è decisamente piatta, al punto che la sua altezza massima sul livello del mare è di solo 18 metri. Passata una fila di scogli, proprio all'estremo nord dell'Isola, arriviamo sull'isola. Diamo fondo all'ancora vicino a un'altra barca e, messo in acqua il Tender, sbarchiamo a Cala dei Pastori, l'insenatura sabbiosa che costituisce il principale punto di attracco sull'isola, e che descriveremo più avanti. Attraversando l'interno dell'IsolaDal punto di sbarco Attraversiamo l'interno dell'Isola fino a portarci sulla costa occidentale, che si presenta relativamente alta e rocciosa e non offre approdi sicuri essendo esposta al vento di maestrale, che in questa parte dell'Isola soffia particolarmente intenso. L'isola ha un aspetto uniforme e si presenta con vegetazione, prati e la tipica macchia mediterranea costituita da bassi cespugli di cisto, lentisco, rosmarino, tamerici e palma nana, mentre nelle zone di acqua stagnante sono presenti una bassa vegetazione erbosa e tife. fra i cespugli si aggirano in gran numero i conigli selvatici, ma purtroppo ne abbiamo visti molti malati. Non abbiamo incontrato la volpe, anche se ne abbiamo fotografato una tana. Dal punto di vista naturalistico, l'isola rappresenta un importante ricovero sia per gli uccelli migratori terrestri come la tortora ed il Falco della Regina, sia per la nidificazione degli uccelli marini come il cormorano dal ciuffo, la berta maggiore e minore, il gabbiano reale, il raro gabbiano corso. Mi dicono viverci anche tartarughe, che si possono avvistare, se si è fortunati, all'alba. Scendendo lungo la costa del lato occidentale dell'IsolaUna passeggiata lungo la riva consente di scoprire angoli incantevoli, con piccole spiaggette dall'indescrivibile trasparenza e dal bellissimo colore delle acque. Il lato Occidentale dell'Isola è caratterizzato da una costa alta e scoscesa, con gli scogli di granito che ricordano quelli delle coste nord-orientali della Sardegna, con i fondali del mare che, intorno all'isola, si presentano rocciosi. La cala MaestraLa costa nord occidentale dell'Isola è incisa dall'ampia insenatura di Cala Maestra, un'ampia insenatura rocciosa che troviamo nel punto più a nord dell'Isola.
Nell'area interdetta alla balneazione ed alla navigazione
La cala di PonenteScendiamo lungo la costa occidentale, e raggiungiamo, quindi, la Cala di Ponente, sempre tra rocce intrusive granitiche su un mare di cristallo.
I Denti di Libecciò ed il relitto di una nave oneraria romana carica di lingotti di piomboA sud della cala di Ponente si trova una fila di scogli detti Denti di Libeccio, che spuntano dal mare, e sono noti per avere causato l'affondamento di diverse navi nell'antichità. Infatti, questi scogli sono disseminati dei resti di imbarcazioni romane e spagnole, come i cannoni della lunghezza di oltre quattro metri che si trovano ai piedi dello scoglio affiorante. Ma più significativa è la famosissima Nave romana della lunghezza di circa 36 metri, che trasportave quasi 2000 lingotti di piombo, e che è affondata tra l'80 e il 50 avanti Cristo a un miglio dalla costa, a una trentina di metri di profondità, durante una delle tante tempeste di maestrale che rendono questo tratto di mare un cimitero di navi. Risalendo la costa orientale dell'IsolaRiattraversata l'isola torniamo sul Versante orientale, più protetto e quindi con le acque più calme, si alternano tratti rocciosi e piccole cale sabbiose con acque limpide e trasparenti tutte caratterizzate da una sabbia quarzosa, simile a quella delle altre spiagge del Sinis. È infatti il lento disfacimento delle sue rocce ad alimentare le sabbie delle spiagge di quarzo del Sinis. Il fondale marino è quasi completamente roccioso, con grossi blocchi e massi arrotondati che contornano l'isola ed è ricco di numerose specie ittiche. La punta di Libecciò con la sua spiaggiaIl punto più meridionale dell'Isola è la punta di Libeccio, e da qui, risalendo la costa orientale, raggiungiamo la spiaggia della punta di Libeccio. Dalla spiaggia della punta di Libecciò si può vedere lo Scoglio il Catalano o Isolotto Coscia di Donna, posto sei miglia marine più a sud di Mal di Ventre, alla quale è congiunto da una dorsale sommersa. Si tratta di un isolotto di roccia vulcanica di circa 230 metri di diametro, alto 12 metri, e costituisce il limite sud occidentale dell'area Marina Protetta del SInis. La sua importanza naturalistica era stata segnalata già alla fine del diciottesimo secolo dal generale Alberto La Marmora, che ha anche testimoniato di avervi avvistato un folto gruppo di foche monache. La cala Valdaro con la sua spiaggia che costituisce un punto di sbarco sull'isolaDalla spiaggia della punta di Libeccio, risalendo la costa arriviamo alla Cala Valdaro, nella quale si trova una spiaggia sulla quale sono presenti i galleggianti che delimitano un corridoio di lanciò, che delimita lo specchio d'acqua riservato per l'atterraggio e la partenza delle unità da diporto a motore, a vela, a vela con motore ausiliario. Si tratta, infatti, della prima spiaggia, dove i gommoni o i barconi che fanno il giro dell'Isola arrivano da Torre Grande o da Putzu Idu e attraccano.
Le tre insenature che costituiscono la cala dei Pastori con le loro spiaggeProseguendo verso nord, arriviamo alla prima delle tre insenature che caratterizzano la costa della cosiddetta Cala dei Pastori. Si tratta Cala delle Tamerici, che è separata dalla Cala dei Pastori da un ampio promontorio e da scogli affioranti dal mare. Passata la Cala delle Tamerici, arriviamo alla Cala dei Pastori vera e propria, dove eravamo sbarcati con il nostro tender. Deve il suo nome al fatto che in passato, durante la primavera, vi sbarcavano i pastori del Sinis, che portavano sull'isola le proprie greggi. Infatti, alle spalle della spiaggia si possono ancora vedere alcune delle capanne un tempo usate dai pastori.
Più a nord si trova la terza insenatura, che viene chiamata anche Cala del Pontile, dato che in essa si trova il piccolo pontile di sbarco sull'isola.
Dalla Cala del Pontile parte l'unico sentiero che attraversa l'isola nel punto più largo, ed è possibile percorrerlo fino al faro e al lato nord dell'Isola. É la strada che abbiamo percorso, dopo essere sbarcati sulla spiaggia sella Cala dei Pastori, ed esserci portati lungo l'arenile alla Cala del Pontile. Il relitto di una nave a vaporeMolto al largo, ad est delle insenature che costituiscono la Cala dei Pastori, alla profondità di sedici metri, si trova il relitto di una piccola Nave a vapore. Lungo circa 25 metri e largo 4, è probabilmente ciò che resta di un'imbarcazione adibita al trasporto tra Oristano ed Alghero, ma non si conoscono ne la data, ne la causa dell'affondamento. In esso è stato fotografato un grongo, pesce oseeo simile alla murena, di ragguardevoli dimensioni, che si trovava all'interno dell'asse del timone. Resti del nuraghe di Mal di Ventre e la cala del nuraghe con la sua spiaggiaLungo la costa oltrepassiamo la Cala dei Pastori, e passiamo accanto ai resti del nuraghe dell'Isola di Mal di Ventre, costituito da due torri con le relative difese murarie, collegate tra loro. Vicino ad esso si trova la postazione occupata, per gran parte dell'anno, dagli indipendentisti Sardi. Di fronte ad essa si apre la Cala del nuraghe. La cala delle Saline con la sua spiaggia cche costituisce il secondo punto di approdo sull'isolaProseguendo verso nord, sul promontorio che chiude a nord la costa orientale, incontriamo un'altra incredibile roccia modellata dalle azioni erosive del vento e del mare, e che viene indicato con il nome di Scoglio del Carciofo. Passata una bella piccola insenatura, si arriva alla Cala delle Saline. Anche in questa insenatura si trovano i galleggianti che delimitano un corridoio di lanciò, che delimita lo specchio d'acqua riservato per l'atterraggio e la partenza delle unità da diporto a motore, a vela, a vela con motore ausiliario. Le Formiche di Maestrale ed il relitto del JoyceNella parte nord dell'Isola, si trovano gli scogli chiamati Formiche di Maestrale. A cinquanta metri da questi scogli, incastrato in uno dei numerosi canaloni di granito a nord dell'Isola, ad appena dieci metri di profondità, si trova il Relitto del Joyce, un mercantile di Cagliari, erroneamente ritenuto olandese forse a causa del nome, affondato nel 1973, che trasportava, tra le altre cose, un carico di sanitari, ed è, per questo, soprannominato anche Relitto dei Cessi, che durante una tempesta andò ad urtare contro gli scogli, affondando e portando con se tutto l'equipaggio. Ripartiamo dall'isola verso Mandriola per poi costeggiare il Sinis e rientrare a OristanoConclusa la vista all'isola Mal di Ventre, torniamo alla Cala dei Pastori, dove ritroviamo in nostro tender che ci permette di tornare sulla barca. Dopo due giorni, compresa una notte trascorsa in barca, siamo ripartiti dall'isola di Mal di Ventre e ci siamo diretti verso la costa. Abbiamo dato fondo all'ancora al largo di Mandriola. Dopo un bel bagno nelle sue acque abbiamo ripreso il viaggio passando di fronte a Putzu Idu, per poi costeggiare le alte falesie di Su Tingiosu. Durante il viaggio di ritorno, un'altra barca ci ha ingaggiato ed abbiamo affrontato la corsa, e qui devo dare atto a Claudio di aver fatto un'ottima gara, tanto che all'altezza di Tharros ha rinunciato e siamo rientrati soli e vincitori nel porto di Oristano. La prossima tappa del nostro viaggioSiamo arrivati alle porte di Oristano, la città che è stata capitale del giudicato d'Arborea e che visiteremo nella prossima tappa del nostro viaggio. Oristano è il capoluogo della provincia omonima. Ci recheremo poi a Marina di Torre Grande per vedere lo sbocco sul mare di Oristano e lo stagno di Mistas con le sue pescherie. | ||||||||
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