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Selegas con i resti del villaggio nuragico di TurrigaIn questa tappa del nostro viaggio, da Guamaggiore ci recheremo a Selegas che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove sono stati trovati i resti del villaggio nuragico di Turriga al cui interno è stata rinvenuta la celebre statuina di divinità femminile in marmo. La regione storica della Trexenta
In viaggio verso SelegasProseguendo da Guamaggiore verso est sulla SP37, dopo due chilometri e mezzo arriviamo all'interno dell'abitato di Selegas. Dal Municipio di Guamaggiore a quello di Selegas si percorrono 2,9 chilometri. Il paese chiamato Selegas
Origine del nomeIl toponimo, attestato nell'anno 1341 come de Selegas, non ha chiara origine. Premesso che la Trexentaera una zona totalmente occupata da latifondisti e coloni romani, questi diedero alla regione toponimi cerealicoli, e Selegas potrebbe derivare dalle probabili abbondanti coltivazioni di segale, del cui pane nero si nutriva la plebe di Roma, come potrebbe derivare dal romano Segetes, che significherebbe cereali vari come grano ed orzo, e, quindi, terra di Cerere, dea delle messi. Secondo il linguista Massimo Pittau è molto probabile che il toponimo Selegas sia da riportare al cognome latino Seneca, indicando il nome al plurale di probabili proprietari romani di una villa o tenuta ivi esistente. Secondo il Canonico Giovanni Spano, invece, potrebbe derivare dalla parola fenicia Selag, a indicare un luogo di pietra, considerata la posizione dell'abitato, che sorge su un banco di roccia viva ben visibile nella sua parte alta. Nella Numidia, secondo il citato autore, sarebbe esistito un Oppido di questo nome che aveva lo stesso significato. Secondo Giampaolo Nurra, Selegas potrebbe significare splendore. La sua economiaSi tratta di un comune collinare la cui economia è di tipo prevalentemente agricolo. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta; ed anche con l’allevamento di bovini, suini e ovini. Il settore secondario è costituito da piccole imprese che operano nei comparti metallurgico ed edile. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Selegas non costituisce meta di significativo richiamo turistico, pur offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali ed effettuare interessanti escursioni nei dintorni. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL'area nella quale sorge l'abitato è statafrequentata in epoca nuragica e romana,come testimoniato dalla presenza nel territorio di diverse testimonianze archeologiche. Le origini del paese risalgono, presumibilmente, al periodo medioevale. Nell’undicesimo secolo viene compresa nella curatoria della Trexenta, nel giudicato di Cagliari. Alla caduta del giudicato, nel 1258, passa per breve tempo al giudicato di Arborea, finché nel 1295 il giudice Mariano II lascia in eredità i territori dell'ex giudicato di Cagliari alla repubblica di Pisa, feudo dei Visconti. Nel 1324 il paese passa agli aragonesi insieme a tutti i centri delle ex curatorie di Trexenta e di Gippi. Nel 1421 il villaggio, con tutti gli altri paesi della ex curatoria della Trexenta, viene dato in amministrazione a Giacomo de Besora che nel 1434 ne ottiene la concessione feudale. Nel 1497 il paese è unito alla contea di Villasor, feudo di Giacomo de Alagón. Continua a far parte, sino al 1503, della diocesi di Dolia, le cui origini risalgono all'anno 1000. Nel 1594 la contea viene trasformata in marchesato. Nel 1703 il feudo viene donato da Artale de Alagón alla figlia Isabella, sposata con Giuseppe da Silva, divenendo feudo dei Da Silva Alagon. Da un documento inedito risalente al 1777, conservato nell'Archivio Arcivescovile di Cagliari, risulta che nella villa di Selegas vi erano tre chiese, una delle quali fondata ed eretta dagli eredi Marroccu, verosimilmente nel 1700. Rimane feudo dei Da Silva Alagon fino a quando viene riscattato nel 1839 con l'abolizione del sistema feudale. Nel 1868 al comune di Selegas viene aggregato il vicino storico comune di Seuni. Dal 1928 al comune di Selegas sono aggregati i comuni di Ortacesus e Guamaggiore, dal quale vengono nuovamente separati nel 1946. Resta nella provincia di Cagliari fino alla riforma del 2016, quando il paese viene aggregato alla nuova provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono Selegas
Visita del centro del paeseL'abitato di Selegas, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l'andamento altimetrico tipico delle località collinari. Arriviamo a Selegas provenendo da Guamaggiore con la SP37, che entra nell'abitato da ovest e, passato il cartello segnaletico che indica l'ingresso nel paese, assume il nome di via Roma. La palestra scolastica chiamata Palatenda di SelegasPassato il cartello segnaltico che indica l'ingresso nel paese, lungo la continuazione della SP37 che ha assunto il nome di via Roma, subito sulla destra si trova il cancello di ingresso della Scuola Media, presso la quale si trova la palestra scolastica chiamata il Palatenda di Selegas. Presso questa palestra, dotata di tribune in grado di ospitare una sessantina di spettatori, si svolgonodiverse attività sportive tra le quali la Ginnastica, la Pallacanestro e la Pallavolo. La chiesa di Sant'EliaDal cartello segnaletico che indica l'ingresso all'interno dell'abitato, proseguiamo verso est lungo la via Roma per trecentocinquanta metri, poi prendiamo a destra la via Sant'Elia e, dopo una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada la facciata della chiesa di Sant'Elia, ricostruita sulla distrutta chiesa di San Pietro apostolo nel 1810. Sui libri ci sono pochi cenni storici sulla sua costruzione, si pensa comunque che sia appartenuta ai Carmelitani scalzi, in quanto questo è l'unico ordine religioso che veneri questo Santo. Nel 2017, dopo otto anni di lavori di sistemazione e restauro dell'edificio di culto, la chiesa è stata riaperta al culto, e per la sua riapertura si è tenuta una grande festa con la processione per le vie del paese. La chiesa parrocchiale dei Santi Anna e Gioacchino
La chiesa, dedicata inizialmente a Sant'Anna ed in seguito anche a San Gioacchino, viene edificata nel dodicesimo o tredicesimo secolo in stile tardo gotico pisano, e la troviamo già descritta in documenti del Quattrocento e del Cinquecento. Il campanile è dotato di quattro campane, delle quali la più antica, risalente al 1608, porta incisa la scritta Seligas. Ha pianta a forma rettangolare e l'interno, arricchito dal marmo dell'altare e della balaustra, è composta da otto cappelle. A sinistra le cappelle dedicate a Gesù morto, la seconda cappella, la cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù e quella dedicata a Nostra Signora della salute. A destra le cappelle dedicate a Sant'Antioco, a Nostra Signora d'Itria, a Nostra Signora di Bonaria, e la cappella con il fonte battesimale. Accanto alla pila dell'acqua benedetta sono riposte le reliquie dei Santi martiri Virgilio e Serso, che sono stati uccisi sotto l'imperatore Flaviano il 23 gennaio 303 dopo Cristo, come risulta dalla rivelazione del 1623 del Gesuita padre venerando Francesco Ortolano. La patrona è celebrata, l'ulima domenica di luglio, nella festa di Sant'Anna, con una processione e manifestazioni che esprimono radicate usanze del paese, ossia lo sfoggio di abiti, musica e balli tradizionali e gare poetiche. La festa prevede una processione che si snoda per le vie del paese e che, caratteristica poco tradizionale, si ferma a commemorare la memoria dei caduti in guerra con l'esecuzione dell'Inno Nazionale. Una vera rarità, pur nell'assoluta osservanza del tipico percorso sacro tradizionale. La commistione tra tradizione originale sarda, con l'accompagnamento musicale di launeddas, pipiolu, organetto diatonico e triangolo, e con l'accompagnamento bandistico, ne fanno un momento particolarmente raro e originale. Vicino alla chiesa il museo e la grotta dedicata alla Madonna di Lourdes
L'oratorio della Confraternita della Madonna del RosarioDove la via della chiesa è arrivata nella piazza sulla quale si affaccia la chiesa parrocchiale dei Santi Anna e Gioacchino, all'angolo sulla destra si trova la piccola chiesa dedicata alla Madonna del Rosario, che era il cinquecentesco oratorio della Confraternita della Madonna del Rosario. L'antico e il nuovo Municipio di Selegas
La cappella dedicata alla Madonna di Fatima
gli impianti sportiviProseguendo verso nord lungo la via Umberto I, dopo meno di un centinaio di metri si arriva a un incrocio, dove si vede, alla destra della strada, il cancello di ingresso degli impianti sportivi si Selegas. All'interno di questo complesso sportivo, si trova un campo da calcio con fondo in terra battuta, dotato di tribune in gradi di ospitare 80 septtatori. Vicino al campo da calcio, sono presenti un campo da calcetto, ossia da calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, con tribune per 40 spettatori; un campo da tennis, con tribune in grado di ospitare 20 spettatori; ed un campo Polivalente, dove effettuare incontri di Pallavolo e Beach volley, anch'esso con tribune per 20 spettatori. La Piscina comunale di SelegasArrivando con la via Umberto I all'incrocio dove si vede, alla destra della strada, il cancello di ingresso degli impianti sportivi si Selegas, prendiamo a sinistra la via Antonio Meucci, che, dopo un'ottantina di metri, si immette sulla via Guglielmo Marconi. La seguiamo per duecento metri e vediamo, alla sinistra della strada, l'ingresso della Piscina comunale di Selegas, nella quale si svolge la disciplina del nuoto in tutti gli stili. La piscina non è dotata di tribune. Visita dei dintorni di SelegasNei dintorni di Selegas sono stati portati alla luce i resti dl villaggio nuragico di Turriga; ed inoltre i resti del nuraghe Bruncu Tratzu o Trazzu, un nuraghe semplice che potrebbe anche essere stato un nuraghe complesso; ed anche dei nuraghi Mulloni Mannu e Nuritzi, di tipologia indefinita. Il cimitero di Selegas
La chiesa campestre di Santa VitaliaDal centro prendiamo la via Umberto I che ci ha portato agli impianti sportivi di Selegas. Prendiamo la prosecuzione della via Umberto I che esce dall'abitato come Strada comunale da Salegas a Seuni, la seguiamo per duecento metri ed arriviamo a un bivio, dove la Strada comunale prosegue verso destra in direzione di Seuni, mentre prendiamo a sinistra la strada che, in altri duecentocinquanta metri, ci porta a vedere, alla sua sinistra, l'ingresso del parco comunale di Santa Vitalia, realizzato intorno alla chiesa campestre di Santa Vitalia, il cui rerto si affaccia sulla strada. La costruzione dell'antica chiesa di Santa Vida si fa risalire al quattordicesimo secolo, il piccolo tempio ha subito nel tempo tre restauri, il primo nel 1950, che ne ha stravolto le caratteristiche originali, mentre il secondo, è stato completato alla fine del 1985, il terzo è stato recentemente completato nel 2007. Di fronte all'ingresso della chiesa, si trovano le cumbessias di Santa Vitalia, dimore dei pellegrini che storicamente erano destinate ad ospitare questi ultimi convenuti per le cerimonie religiose. Presso questa chiesa campestre, il primo lunedì di ottobre si svolge la festa di Santa Vitalia, promossa dal Comitato costituito dal gruppo dei quarantenni del paese, il cui programma prevede la processione ed una serie di appuntamenti religiosi e civili all'insegna della tradizione. La frazione Seuni con la chiesa parrocchiale di Santa Vittoria
In onore della Santa, il terzo lunedì di maggio si tiene la festa patronale di Santa Vittoria, con la processione per le vie dell'abitato, seguita da cerimonie religiose e da diverse manifestazioni civili.
L'ex deposito munizioni di Pranu Seuni
I resti del nuraghe Bruncu Tratzu o Trazzu
I ruderi della chiesa di Nostra Signora d'Itria nell'insediamento medioevale di ArchuDa dove lungo la via Roma nel centro di Selegas avevamo incontrato sulla sinistra la via della chiesa, proseguiamo per poco più di cinquecento metri verso est con la via Roma, e vediamo sulla sinistra la piazza del Gesù. Proseguendo, la via Roma esce dall'abitato come SP37 e, dopo un chilometro e duecento metri, arriviamo a una rotonda dove la prima uscita ci porta sulla SS128 centrale Sarda, che si dirige verso sud. La seguiamo per tre chilometri e mezzo, ed arriviamo a un'altra rotonda, dove la prima uscita ci porta sulla SS547 di Guasila, che si dirige verso ovest.
In località Turriga tra Senorbì e Selegas è stata rinvenuta la Mater Mediterranea di SenorbìCirca un chilometro più a nord rispetto all'insediamento medioevale di Archu, si trova la località Turriga, tra Selegas e Senorbì, nella quale sono stati rinventi i probabili resti di due nuraghi, il Turriga A ed il Turriga B, e del villaggio nuragico di Turriga, realizzato nel periodo della Cultura di Ozieri, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d il 2800 avanti Cristo, e riutilizzato poi in epoca successiva.
Vicino a questa area sono impiantati vigneti della Cantina Argiolas, di Serdiana, che offre al modico prezzo medio di 50 o 60 euro, l'omonimo vino, il Turriga, che è diventato famoso i tutto il mondo. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Selegas ci recheremo a Suelli che visiteremo con il suo centro dove si trova la cattedrale di San Pietro ed i dintorni dove si tronao i resti dell'importante nuraghe Piscu. | ||||
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