Aidomaggiore affacciato sul lago Omodeo con i suoi siti archeologici
In questa tappa del nostro viaggio, da Ghilarza ci recheremo ad Aidomaggiore che visiteremo con il suo centro nel quale si svolgono numerose feste e sgare e con i dintorni che si affacciano sul lago Omodeo, nei quali si trova anche il nuraghe Sa Jua con il fenomeno della luce dal finestrino di scarico. La regione storica del GuilcerIl Guilcer è un’area geografica situata al centro dell’isola ed è, da secoli, crocevia di attività e commerci, comprende un altopiano basaltico e la sottostante pianura dove scorre il fiume Tirso e si trova l’invaso artificiale del lago Omodeo. L’Unione dei comuni del Guilcier è stata istituita nel 2008 quando i Sindaci di Abbasanta, Aidomaggiore, Boroneddu, Ghilarza, Norbello, Paulilatino, Sedilo, Soddì, e Tadasuni, hanno sottoscritto l’Atto Costitutivo, convalidando la costituzione del nuovo ente. Prima di allora i comuni venivano considerati appartenenti alla regione storica del Barigadu. Il Guilcier raccoglie numerosi tesori archeologici, tra i quali ricordiamo per importanza il nuraghe Losa di Abbasanta, la chiesa di San Pietro di Zuri, la torre Aragonese a Ghilarza, il complesso archeologico di Santa Cristina a Paulilatino, la foresta pietrificata a Soddì e la chiesa dei templari a Norbello. In viaggio verso AidomaggioreDal centro di Ghilarza seguiamo le indicazioni per il lago Omodeo sulla SP15 e dopo trecento metri giriamo a destra sulla SS131dcn, ossia diramazione centrale nuorese, che seguiamo per quasi quattro chilometri e mezzo, fino all’uscita sulla SP89. Proseguiamo su quest’ultima per poco più di un chilometro, poi giriamo a destra sulla SP25 che, dopo tre chilometri, ci porta all’interno dell’abitato di Aidomaggiore. Dal Muncipio di Ghilarza a quello di Aidomaggiore si percorrono 10.9 chilometri. Il comune chiamato AidomaggioreIl comune di Aidomaggiore (nome in lingua sarda Bidumajore, altezza metri 250 sul livello del mare, abitanti 398 al 31 dicembre 2021) si trova sul declivio che unisce l’altopiano alla valle del lago Omodeo, nel suo punto più largo. Si tratta di un comune di collina di origine nuragica, che alle tradizionali attività agricole ha affiancato un modesto tessuto industriale. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, dato che si raggiungono i 386 metri di quota. È a prevalente economia agropastorale con una fertile vegetazione costituita, oltre che da pascoli, da querce da sughero, ulivi, vigne e alberi da frutta, ed è inoltre caratterizzato da reperti archeologici importantissimi per ogni epoca storica. Origine del nomeIl nome medioevale di Aidomaggiore era Aidu che indicava un varco o una entrata, come riportato nel trattato di pace tra Eleonora d’Arborea e Giovanni I d’Aragona nel 1388, nel quale viene indicato come Villa de Aidu, nome assegnato probabilmente perché era situato presso il principale guado del fiume Tirso. Durante la dominazione spagnola il nome di Aidu viene trasformato in Aido mayor, ossia ingresso maggiore, e viene in seguito italianizzato in Aidomaggiore. La sua economiaIl settore primario dell’economia locale è basato sul l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione locale, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo e agrumi. Si pratica anche l’allevamento di bovini, ovini, caprini, equini, suini e avicoli. Il settore seondario ossia quello industriale risulta ancora di dimensioni alquanto modeste; tuttavia si registrano aziende che operano nei comparti dei materiali da costruzione, della produzione alimentare, del legno e dell’edilizia. Il terziario non assume dimensioni rilevanti, dato che la rete distributiva di cui si compone assicura il soddisfacimento delle esigenze primarie della comunità, ma non sono forniti servizi più qualificati. L’artigianato locale comprende la produzione di tappeti, bertulas, coperte e arazzi ricche di disegni eleganti e armoniosi tramandati da madre a figlia, ed anche la produzione di canestri realizzati con giunco, canna, giovani germogli di olivastro e rametti di lentischio. La fitta vegetazione di sugherete, lecci, mirti e corbezzoli e il prezioso patrimonio archeologico, rappresentano una ragione sufficiente per attirare un discreto flusso turistico sul posto, che possono anche apprezzare le sue specialità gastronomiche, dato che produce formaggio, vino e dolci secondo ricette ultracentenarie. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area nella quale sorge l’abitato offre notevoli tracce delle varie civiltà che si sono succedute nel suo territorio e che hanno dato luogo a una straordinaria sintesi culturale, ossia reperti del periodo neolitico con i betili o lari e le domus de janas, le venticinque tombe dei giganti con i settantotto Nuraghi, alcuni dei quali nelle forme più arcaiche detti a corridoio, dell’epoca nuragica. Vengono rinvenute anche numerose tombe e iscrizioni di età romana. Nel medioevo appartiene al Giudicato di Arborea e fa parte della curatoria di Gilciber. Nel 1417 i territori della curatoria vengono dati in feudo a Giovanni Corbera che li vende nel 1426 al marchese di Oristano. Nel 1479 i suoi cittadini chiedono di rimanere sotto la protezione e l’amministrazione reale, e il territorio viene identificato con il nome di Parte Ocier real, divenendo più tardi un feudo regio, amministrato cioè direttamente da funzionari della Corona e non da feudatari. Viene riscattato al demanio nel 1839 per diventare un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Del comune di Aidomaggiore nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono ad AidomaggioreAd Aidomaggiore sono attivi il gruppo folk Sa Cointrotza di Aidomaggiore, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località; ed il coro Su Cuntzertu de Jdumajore, l’antico coro degli uomini formato da quattro cantori che eseguono gli inni sacri durante le celebrazioni religiose. Tra le principali feste e sagre che si svolgono ad Aidomaggiore, soprattutto di carattere religioso, si segnalano il 16 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate con i fuochi di Sant’Antonio nel cortile della chiesa di San Gavino; a febbraio, i festeggiamenti del Carnevale, che rievoca riti di tempi remoti con esibizione di balli tradizionali, quali la Sa Cointrozza, accompagnanti dal suono di fisarmonica, tamburo e triangolo; tra marzo ed aprile, i riti della Settimana Santa; il 14 maggio, la Festa di Santa Greca a seguito della novena che si svolge nella sua chiesa campestre; il 24 maggio, si celebra la Festa patronale in onore di Santa Maria delle Palme; sempre a maggio, la Festa di Sant’Isidoro patrono degli agricoltori che, vista la tradizione agropastorale del paese, è molto sentita dalla popolazione; verso fine maggio o inizio giugno, in collaborazione l’Organizzazione Assaggiatori di Vino, viene organizzata la rassegna de Su Inu Nou, durante la quale vengono premiati i migliori vini della precedente vendemmia; il 24 giugno, la Festa di San Giovanni; l’ultima domenica di agosto, si celebra la Festa grande di Santa Barbara a seguito della novena che si svolge nella sua chiesa campestre; l’8 settembre, la Festa di Santa Maria delle Grazie a seguito della novena che si svolge nella sua chiesa campestre. Il Carnevale di Aidomaggiore con le maschere a lenzolu ed il re ZorziAd Aidomaggiore sono significativi i Festeggiamenti del Carnevale, che si svolgono la domenica ed il martedì grasso, con l’offerta di vino, dolci e cibi particolari. Durante il Carnevale si svolgono i balli delle maschere tipiche, il cui scopo principale non è quello di sfoggiare costumi sfarzosi, ma di non farsi riconoscere, e per ottenere questo risultato ogni indumento è buono. Negli ultimi giorni di Carnevale invece, ci sono, per tradizione, dei costumi specifici. La domenica si indossano costumi sardi tradizionali con maschere a tema libero. Il lunedì ed il martedì grasso ci si veste con le cosiddette Maschere a lenzolu. Il lunedì il colore predominante è il bianco, ci si veste completamente con lenzuola bianche, appuntate e legate senza alcuna cucitura. Il martedì il colore predominante è il nero, in segno di lutto per la fine del Carnevale, e ci si maschera con abiti tradizionali da lutto o con altri abiti comunque neri. Il ballo tipico di Aidomaggiore è detto Sa Cointrotza, che le maschere ballano al suono dell’organetto diatonico nella piazza, mischiandosi alle altre maschere del paese. Per l’esecuzione è necessario un alto numero di ballerini e ballerine, in quanto consiste in una lunga ed intricata serpentina, guidata dal primo ballerino e conclusa dal ballerino di coda. Il termine Cointrotza deriva dall’unione delle parole Coa e Introtza, che significa coda Intrecciata. Il martedì grasso è dedicato a re Zorzi, il fecondatore, che è rappresentato da un fantoccio di dimensioni umane realizzato con vecchi indumenti imbottiti e con all’interno un contenitore, che può essere un bidone o una damigianetta, al quale sono collegati due tubi di gomma, uno in entrata nella bocca del fantoccio, ed uno in uscita nella zona inguinale. Il re Zorzi viene portato a spasso da ragazzi vestiti con l’abito femminile antico da lutto, che piangono per la sua prossima fine. Le persone che li incontrano, offrono da bere al fantoccio riempiendo dalla bocca il contenitore, e i ragazzi vestiti a lutto offrono da bere al pubblico spillando il vino dalla zona inguinale. A conclusione della serata, il re Zorzi viene processato per tutte le marachelle commesse durante il Carnevale, condannato a morte ed impiccato. Poi il suo corpo viene bruciato nella pubblica piazza, ed a fine serata si cantano Sas laudes de Carrasegare, le lodi del Carnevale, che riprendono la metrica e la melodia delle Laudes religiose. Il Mèrcuris de lissìu, ossia il mercoledì delle Ceneri, non si balla essendo ormai entrati nella Quaresima, ma gruppi di uomini, sempre vestiti con l’abito antico femminile a lutto e con il viso annerito dal sughero bruciato, vagano piangenti per il paese e si fermano nelle case per fare una questua degli ingredienti necessari a cucinare Sas Zippulas, ossia le frittate che verranno consumate la notte stessa per cena. I riti della Settimana Santa ad AidomaggioreCome in molte altre località della Sardegna, anche ad Aidomaggiore si celebrano ogni anno i Riti della Settimana Santa, organizzati e coordinati dai membri delle tre Confraternita del paese, quella del Santissimo Sacramento, della Santa Croce, e della Madonna del Rosario. All’imbrunire del Martedì Santo nelle vie del centro storico si snoda la via Crucis accompagnata dal coro Su Cuntzertu de Jdumajore, l’antico coro degli uomini formato da quattro cantori che eseguono gli inni sacri. Il Giovedì Santo, dopo la celebrazione della lavanda dei piedi, viene portata in processione l’antica statua dell’Ecce Homo. Il Venerdì Santo, dopo la processione col Cristo morto, viene celebrato il rito de S’Incravamentu, ossia dell’innalzamento della Croce. La sera sul tardi si svolge il rito de S’Iscravamentu, ossia della deposizione dalla croce, con la processione del Cristo morto, il tutto accompagnato dalle antiche e commoventi Laudes in sardo ed in latino, eseguite con grande perizia dal coro Su Cuntzertu. La Domenica di Pasqua viene rappresentato il tradizionale rito de S’Incontru tra la Madonna ed il Cristo risorto, accompagnato dal suono delle campane della chiesa parrocchiale in segno di gloria. La cerimonia dell’incontro fra le due statue viene preceduta, fatto forse unico in Sardegna, dall’incontro fra i ventiquattro confratelli, appartenenti alle tre Confraternite, che si scambiano, dopo un rituale che prevede tre inchini, un vicendevole abbraccio in segno di pace. La Festa di San GiovanniAd Aidomaggiore, ogni anno, il 24 giugno si svolge la Festa di San Giovanni, con la processione e le celebrazioni religiose. Per questa Festa la sera della vigilia si rinnova l’ancestrale rito de Sos fogulones de Santu Juanni, falò preparati con piccole fascine di piante secche, ed i presenti, seguendo la tradizione, saltano Sos fogulones. Inoltre si svolge il rito de S'abba muda, dell’acqua muta, per il quale le giovani si recano alle fontane per portare l’acqua con brocche in terracotta, senza proferir parola durante il tragitto, impresa difficile perché la gente lungo la strada fa di tutto per indurre le giovani a parlare. Intanto le persone che sostano intorno, intrecciando tra di loro il dito mignolo, diventano Comares e compares de frores. L’acqua, anticamente, veniva aspersa dopo la mezzanotte in tutti gli ambienti della casa per allontanare le negatività. Subito dopo i fuochi, la serata si conclude con la cena alla quale sono invitati tutti i partecipanti, nella quale si gusta buonissima carne di pecora con contorno di patate lesse e cipolla, queste ultime cotte nel brodo della carne, il tutto abbondantemente innaffiato da molto vino, bibite e... poca acqua. E quindi mangiando, bevendo e discorrendo, si arriva fino a tarda notte. Come da tradizione, vengono anche distribuite Sas pipias de Santu Juanni, piccole bambole di pasta realizzate dalle artigiane del paese. Visita del centro di AidomaggioreL’abitato, interessato da forte crescita edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Si tratta di un tipico borgo dell’entroterra sardo, e nel centro storico sono presenti numerose interessanti case d’epoca realizzate con conci di basalto. Arrivando da Ghilarza ad Aidomaggiore da sud con la SP25, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, la strada provinciale assume il nome di via Roma e percorre tutto il centro del paese. L’attuale Cimitero ComunalePresa la via Roma la seguiamo verso nord ovest e, percorsi circa centotrenta metri, vediamo alla sinistra della strada il muro di cinta dell’attuale Cimitero Comunale, con al centro della facciata il portale nel quale si trova il cancello di ingresso. L’attuale Cimitero Comunale è stato inaugurato nel 1870, dopo che fino a quella data i defunti venivano seppelliti nelle adiacenze della chesa di San Giorgio Martire, e rimarrà attivo fino al completamento del nuovo Cimitero in corso di ultimazione, che sorge fuori dal centro abitato in località Su Foghileddu. La Casa Serra ospita la sede dell’associazione Archeo AidoLungo la via Roma, passato il vecchio Cimitero Comunale, proseguiamo per un centinaio di metri, ed al civico numero 26 della via Roma, in quella che era chiamata la Casa Serra, dove è presente la sede del Centro di Documentazione archeologica, nel quale è ospitata l’associazione Archeo Aido, che promuove lo studio e lo sviluppo della conoscenza storica, archeologica, linguistica ed etnografica dei Beni Culturali Ambientali. All’esterno della Casa Serra è stato realizzato un giardino, che oggi ospita vari reperti archeologici quali menhir, betili aniconici, frammenti scolpiti, cippi funerari, che fino a qualche anno fa si potevano ammirare nel piazzale antistante la chiesa di San Gavino Martire. L’impianto di calcetto ossia calcio a cinqueSubito dopo aver passato il Centro di Documentazione archeologica, prendiamo a sinistra la via Cagliari che si dirige verso sud ovest e costeggia sulla sinistra i giardini pubblici. Percorsi poco più di centocinquanta metri, si vede alla sinistra della strada il cancello di ingresso del Campo da Calcetto ossia calcio a cinque, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare una novantina di spettatori. La chiesa parrocchiale di Santa Maria delle PalmePercorriamo lungo l’via Roma per centocinquanta metri, e troviamo, alla sinistra della strada, la piazza della parrocchia, nella quale sulla sinistra si affaccia la chiesa di Santa Maria delle Palme che è la chiesa parrocchiale di Aidomaggiore e presenta alcuni elementi dell’architettura tardo rinascimentale. Una tradizione orale ben radicata ricorda come inizialmente la parrocchia del paese fosse la chiesa dedicata a San Gavino, ma poi nel luogo dove sorge attualmente la chiesa di Santa Paria delle Palme e dove era presente un giardino di palme, la Madonna sarebbe apparsa ad una ragazza muta chiedendole di far costruire una chiesa in suo onore. La ragazza avrebbe cominciato a parlare, facendo conoscere a tutti il volere della Madonna, da qui la dedica della nuova chiesa alla Santa Maria delle Palme che è diventata anche la patrona del paese. La mancanza di documenti storici ci fa ritenere che ciò sia avvenuto probabilmente fra la fine del quattrocento e l’inizio del cinquecento. La parrocchiale presenta un impianto cinquecentesco ristrutturato nel diciottesimo secolo, con la facciata caratterizzata da quattro lesene: due alle estremità e due vicino alla porta. Questa è incorniciata dall’architrave e i piedritti in basalto nero scanalati. Sopra l’architrave c'è un’altra cornice in trachite rosa, più aggettante, sorretta alle estremità da due supporti. Al di sopra della porta c'è un grande rosone sempre in trachite rosa. La facciata culmina con il timpano delimitato nei tre lati da un forte cornicione. Nel 1911 è stato costruito l’attuale campanile a pianta quadrata, sulla destra della facciata, al posto di un precedente campanile a vela. La pianta è a croce latina, con una sola grande navata centrale della quale colpisce la notevole altezza, e con due cappelle nel transetto. La navata è delimitata da due cappelle a ciascuno dei due lati, che sono ottenute da pilastri a sezione cruciforme, terminanti con arco a tutto sesto. Le cappelle comunicano fra di loro e col transetto con aperture ancora ad arco a tutto sesto. La navata è conclusa dall’abside quadrata, nella cui parete esterna c'è una grande finestra rettangolare, con vetri istoriati rappresentanti la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli. L’altare è formato da due gradini, una colonna per parte con capitelli corinzi, concluso sopra da timpano triangolare, ed al centro c'è la nicchia con la statua seicentesca della Madonna delle Palme. La Vergine sostiene con la mano sinistra il Bambino senza vesti e benedicente con la mano destra e con la sinistra sorregge un globo, cioè il mondo, e nella mano destra porta la palma. Sul retro del presbiterio si trova la sacrestia che custodisce un pregevole coro ligneo seicentesco. Entrando nella chiesa, lungo la navata sinistra si vede prima l’altare di Santa Lucia, poi quello del Sacro Cuore, e si raggiunge quindi il transetto nel quale si trova la Cappella della Madonna del Rosario. Poi passato il persbiterio, si trova nel transetto a destra la Cappella delle Anime, e quindi lungo la navata dirigendosi verso il portale si vede l’altare di Sant’Antonio da Padova, mentre nella prima Cappella a destra c'è il fonte battesimale. Ogni anno ad Aidomaggiore il 24 maggio, si celebra la Festa patronale in onore di Santa Maria delle Palme. Il 23, giorno della vigilia, successivamente alla funzione religiosa del vespro, si esibiscono in piazza i cantatori a chitarra. Il giorno della Festa alle 11 circa il suono delle campane a Festa danno inizio alla processione per le vie del paese, alla quale segue la Santa messa. E la sera si allieta la serata con canti e balli tipici sardi fino a tarda notte. Vicino alla parrocchiale sorgeva la chiesa della Santa CroceOltre alla chiesa parrocchiale, nel paese era presente anche la chiesa della Santa Croce che sorgeva presso la parrocchiale, della quale non si ha memoria dell’ubicazione precisa. Probabilmente si trattava di una chiesa di dimensioni ridotte, cioè un oratorio sede della Confraternita della Santa Croce. Secondo l’esperto di storia locale Michele Cambedda doveva essere situata nel piazzale, tra la parrocchia e le vicinanze della Casa Mura. Nelle pareti della vecchia costruzione era inserita un’antica pietra di trachite rosa avente scolpita la stella di Davide, ora reinserita nel lato sud ovest della suddetta Casa Mura, nell’architrave della finestra, ma purtroppo spezzata. Tale stella farebbe pensare che la chiesa della Santa Croce avrebbe avuto origine dalla trasformazione di una sinagoga ebraica in luogo di culto cattolico, come si verificò in tanti luoghi in seguito all’ordine emanato nel 1492 dai cattolici Ferdinando II ed Isabella di Castiglia, sovrani di Spagna, di espulsione degli Ebrei dai loro regni se non avessero abbracciato la religione Cattolica. Il Municipio di AidomaggioreArrivati con la via Roma nella piazza della parrocchia, proprio di fronte alla chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Palme, sulla destra della piazza, al civico numero 6, si trova l’edificio che ospita la sede del Municipio di Aidomaggiore, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Gli uffici sono compresi nell’Area Amministrativa della quale fanno parte il Servizio di Segreteria, gli Affari Generali, il Servizio anagrafe, stato civile, leva ed elettorale, il Servizio Archivio e Protocollo, i Servizi Sociali, i servizi della Pubblica istruzione, e l’Ufficio relazioni con il Pubblico; poi nell’Area Servizi Finanziari e Tributi della quale fanno parte i Servizi Finanziari, l’Ufficio Tributi, e l’Economato; ed infine nell’Area Socio Culturale del quale fanno parte la Biblioteca, e la Cultura e Musei. Il nuovo Monumento ai CadutiIl vecchio monumento si trovava all’angolo alla sinistra della chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Palme, finché nel marzo del 2015 è stato inaugurato al suo posto il nuovo Monumento ai Caduti di tutte le guerre in ricordo dei morti in guerra di Aidomaggiore. La cerimonia si è svolta alla presenza delle massime autorità civili e militari della Provincia di Oristano. A fare gli onori di casa il sidaco di Aidomaggiore, davanti ai rappresentanti degli ex combattenti e a un picchetto d’onore dei Carabinieri di Ghilarza. La cerimonia di inaugurazione è stata preceduta da una messa solenne, officiata dal parroco di Aidomaggiore. La chiesa dedicata a San Gavino MartireArrivati con la via Roma nella piazza della parrocchia, da qui parte verso destra la via Umberto I ed a sinistra la continuazione verso nord ovest della via Roma, che è la stretta via Sanna. Dopo un centinaio di metri svoltiamo a destra nella via San Gavino, la seguiamo per centoquaranta metri, fino alla fine, e vediamo alla destra della strada la chiesa dedicata a San Gavino Martire di Porto Torres, che sopravvive nella periferia nord orientale del paese. La chiesa è antecedente al 1388, viene infatti citata nel trattato di pace fra Eleonora d’Arborea e Giovanni d’Aragona. L’edificio è costruito sopra un sito più elevato rispetto al territorio circostante. La sua impostazione è chiaramente romanica, con la parte absidale orientata verso est e la facciata verso ovest, ma ha subito nel tempo diversi rifacimenti. L’attribuzione romanica è stata avvalorata dalla scoperta di una piccola apertura, che nel passato era stata murata e intonacata, a più di due metri da terra, nella zona del presbiterio, fra la porta secondaria e l’apertura per entrare in sagrestia. La finestrella è delimitata ai lati da pietra di trachite rosa ben lavorata e la parte superiore è di pietra di basalto a forma d’arco ed ha la forma tipica dello stile romanico, ossia è allungata, stretta, a sezione trapezoidale, cioè più larga all’interno e più stretta all’esterno, quindi con ampia strombatura ai lati. È stata la chiesa parrocchiale del paese, dato che San Gavino è stato il patrono di Aidomaggiore fino alla fine del quattrocento o l’inizio del cinquecento, quando è stata edificata la chiesa di Santa Maria delle Palme. All’interno il tetto rifatto è formato da capriate, che sostengono la copertura in tavolato, ricoperto da tegole curve. Il pavimento è realizzato in cotto. Le pareti sono spoglie di ornamentazioni, ricoperte di ruvido intonaco. Nella parete di fondo, sul retro dell’altare, si aprono due finestre rettangolari, fra le quali è addossato un prezioso retablo settecentesco, che fino al 1965 si trovava nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. Nel centro del retablo c’è una apertura ad arco, che ora contiene una tela ad olio raffigurante San Gavino, vestito da centurione romano su un cavallo bianco, che sta per entrare a Porto Torres per predicarvi il Vangelo. Il quadro, dipinto dal pittore lello, al secolo Raffaele Fadda, nato e vissuto a Ghilarza nel ventesimo secolo. Nella parete destra è appesa la croce e le scale usate nella funzione della Deposizione del Cristo morto. Nella parte opposta c’è l’altare di Sant’Antonio Abate. In una Cappella laterale è stata fatta una nicchia per esporvi la statua dell’Ecce Homo una rara effigie del Cristo flagellato di straordinaria fattura artistica, con sulla testa capelli veri, probabilmente di Scuola napoletana che risale alla fine del cinquecento o ai primi del seicento. Le braccia e le giunture sono snodate, il che fa pensare che originariamente servisse per il rito de S’Iscravamentu. La chiesa di San Gavino è sede della Confraternita della Santa Croce, e fino al 1953 la statua era conservata in una cassapanca e veniva esposta, con uno speciale rituale eseguito da confratelli e prioresse, solo il Giovedì Santo e il venerdì mattina, per essere portato nella processione notturna del Giovedì Santo. Come acquasantiera è stata adottata un’urna cineraria di epoca romana. Nel piazzale antistante la chiesa dedicata a San Gavino si svolgono il 18 gennaio i Festeggiamenti di Sant’Antoni ’e su Fogu ossia di Sant’Antonio Abate. Il sabato precedente i membri delle tre Confraternite, quella del Rosario, quella del Santissimo Sacramento detta anche de Su Sennore, e quella della Santa Croce, si recano in campagna per abbattere dei tronchi d’albero cavi detti Sas Tuvas, ai quali il giorno della feste si da fuoco dall’interno, a ricordo della leggenda che narra la vicenda di Sant’Antonio che ruba di nascosto il fuoco dall’inferno per donarlo agli uomini. Nell’occasione si offrono ai partecipanti vino e dolci e si balla fino a tarda notte. Fino a quache anno fa, nel piazzale antistante la chiesa si potevano ammirare vari reperti archeologici quali menhir, betili aniconici, frammenti scolpiti, cippi funerari che ora sono stati trasferiti nel giardino del Centro di Documentazione archeologica, che si trova al civico numero 26 della via Roma. Dove si trova l’edificio scolastico un tempo sorgeva la chiesa di San Giorgio con l’antico CimiteroLungo la via Roma, una ventina di metri prina della piazza della parrocchia, parte a destra la via Corte Josso. Subito all’inizio della via Corte Josso, alla destra al civico numero 2, si trova l’edificio scolastico, che sorge dove un tempo sorgeva la chiesa di San Giorgio Martire oggi scomparsa, che era presente nel paese oltre alla chiesa parrocchiale, alla chiesa di San Gavino Martire ed alla chiesa della Santa Croce anche questa oggi scomparsa. Ancora oggi si conserva la memoria storica circa l’ubicazione della chiesa di San Giorgio, con il suo cortile, in cui si seppellivano i morti, come avveniva in tutte le Chiese del passato. All’interno si seppellivamo gli appartenenti al clero, le persone particolarmente benemerite verso la chiesa o che disponevano di un consistente patrimonio. Nelle adiacenze venivano tumulate le altre persone. Detta pratica è continuata, anche quando l’edificio è andato in rovina, fino al 1870, quando è stato costruito il Cimitero Comunale ancora in uso. La Biblioteca Comunale intestata ad Emilio LussuDalla via Roma prendiamo la via Corte Josso che si dirige verso nord est e, percorsi circa trecento metri, vediamo alla destra della strada, al civico numero 56 della via Corte Josso, l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale di Aidomaggiore, che è stata intestata allo scrittore, militare e politico sardo Emilio Lussu. La Biblioteca eroga servizi quali consultazioni in sede, prestiti a domicilio e interBibliotecari nazionali ed internazionali, consulenza e ricerche bibliografiche, consultazione e riproduzione di microfilm di manoscritti e periodici ed offre spazi attrezzati per la lettura e lo studio di propria documentazione. Passata la Biblioteca si raggiunge la funtana di Corte ’e JossoPassato l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale, proseguiamo lungo la via Corte Josso la quale di dirige verso nord ovest e, percorso quasi un altro centinaio di metri, vediamo alla destra della strada l’antica Funtana di Corte ’e Josso, realizzata tra il 1879 ed il 1887 e recentemente ristrutturata, che alimenta in serie il lavatoio, l’abbeveratoio ed i diversi orti adiacenti. Visita dei dintorni di AidomaggiorePer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Aidomaggiore sono stati portati alla luce numerosi resti archeologici, ossia i resti delle Tombe di giganti Benezziddo, Binza longa, Bolessene, Crobeccada, Erighighine I, Erighighine II, Frontelizzos, Iscrallotze, Maschiola, Massana Maiore, Mura Era, Ozzilo I, Ozzilo II, Padru Longu, Pedra Niedda, Perria I, Perria II, S’Aspru I, S’Aspru II, Sa Mura, Sa Mura ’e Iogu, Sa Serra ’e su Oe, Sa Tanca ’e S’Ozzastru I, Sa Tanca ’e S’Ozzastru II, Sa Tanca ’e S’Ozzastru III, Sa Tanca ’e su Crecu I, Sa Tanca ’e su Crecu II, Sa Tanca ’e su Crecu III, Santa Veliriga, Santu Pedru, Santu Pedru II, Santu Pedru III, Sedinas, Sorighina, Uras I, Uras II; dei Protonuraghi Arculentu, Arghentu, Bernardu Pala, Bolessene, Coronzu, Fenugu II, Frontelizzos, Mura Fratta, Ozzilo, Padru Longu, Riu, Sa Mura, Sedinas, su Monte, Toliana, Urigu; dei Nuraghi semplici Abbaeras, Attos, Benezziddo, Binza longa, Crabia, Cunzaos, Diego Puzone, Fenugu, Fenugu III, lobaos, lobaos II, Mascaliu, Mura Era II, Mura Fratta II, Mura Surzaga, Mura Ulmos, Nuratorzu, Pitzinnu, Portatzo, Putzola de Susu, S’Aspru, Sa Mura e su Crecu, Sa Tanca ’e S’Olia, Sa Tanca ’e Sas Bides, Sarolo, Sedinas II, su lisandru, Succhiau, Tenalighe, Terra Jana, Tilinchis, Tosinghene, Trailone, Trochesia, Tulinu, Uras, Urba ’e Oes, Zedde; dei Nuraghi complessi Erighighine, Funtana Menta, Maso ’e Maiore, Mura Era, Sa Jua, Sanilo. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. La chiesa campestre di Santa Barbara di NicomediaDal centro di Aidomaggiore seguiamo la via Roma verso sud, raggiungiamo l’attuale Cimitero Comunale e dopo centotrenta metri usciamo dall’abitato con la SP25. A circa un chilometro e quattrocento metri dal Cimitero si vede, alla sinistra della strada, il piccolo villaggo chiamato novenario di Santa Barbara, nome che gli deriva dal fatto che viene occupato dai fedeli per nove giorni ogni anno in occasione della Festa di Santa Barbara. Al suo interno si trova la chiesa campestre di Santa Barbara di Nicomedia, che era stata edificata dagli abitanti di Ruinas, una villa che si estendeva nelle vicinanze. La primitiva chiesa, precedente a quella distrutta nel 1954, era di probabile origine bizantina, poi durante il periodo aragonese e quando Ruinas era già disabitata, la chiesa che aveva una sola navata è stata ampliata e ristrutturata con archi a sostegno del tetto dando origine a tre cappelle per parte. In questa chiesa e nelle sue adiacenze, venivano seppelliti i morti. La chiesa era già considerata indecente nel settecento, finché nel 1952, su riChiesta della popolazione, si è pensato di consolidare le strutture maggiormente lesionate, facendo diventare le cappelle laterali non più utilizzabili dei Muristenes per accogliere i fedeli. Ma, abbandonata l’idea iniziale, la vecchia chiesa è stata del tutto demolita per il pessimo stato di conservazione delle strutture, e si è iniziata la nuova costruzione nel 1954, come indicato in un epigrafe in trachite murata sopra il portale della facciata. Nell’estate 1991 durante gli scavi per gettare le fondamenta del muro a secco che recinge il piazzale della chiesa, sono state trovate tre urne di ossa, delle quali le due più grandi con anche il coperchio in pietra, che ora si può vedere sul marciapiede a destra della chiesa. Le urne sono state in seguito riutilizzate come vasca per raccogliere l’acqua dei rubinetti del piazzale. Con grande devozione i fedeli accorrono numerosi nella sua chiesa campestre ben tre volte all’anno A maggio si celebra la novena, che un tempo era la più partecipata perchché ad agosto le donne dovevano preparare in casa per dare degna accoglienza agli ospiti. Questa novena inizia il venerdì dopo il 14 maggio, Festa di Santa Greca, e termina il sabato della settimana successiva, poi la domenica si svolge la prima festa. L’ultima domenica di agosto si celebra la Festa grande di Santa Barbara, che è la principale del paese. Comporta anche festeggiamenti civili oltre quelli religiosi. La novena inizia il venerdì dopo la Festa dell’Assunta, e termina il sabato della settimana successiva, poi la domenica si svolge la festa. Il 3 e 4 dicembre, si svolge la Festa liturgica religiosa di Santa Barbara. Si inizia con il vespro la vigilia, sul tardi si recita il rosario, l’indomani messa solenne. In questa celebrazione inizia il suo servizio il nuovo Procuratore, che resterà in carica fino alla Festa grande di agosto. Il nuovo Cimitero ComunaleDal centro di Aidomaggiore seguiamo la via Roma verso sud, raggiungiamo l’attuale Cimitero Comunale e, dopo una sessantina di metri, prendiamo verso destra la via Santa Barbara che si dirige verso sud ovest. Seguiamo questa strada che esce dall’abitato e, percorsi seicento metri, vediamo alla destra della strada il portale con il cancello di ingresso e poi il muro di cinta del nuovo Cimitero Comunale, in corso di ultimazione, che sorge fuori dal centro abitato in località Su Foghileddu. Il nuovo Cimitero è stato benedetto dal vescovo nel 2010, ma i lavori sono ancora in corso di svolgimento. I resti del nuraghe complesso Sa Jua ed il fenomeno della luce dal finestrino di scaricoArrivati con la via Roma nella piazza della parrocchia, da qui parte verso destra la via Umberto I ed a sinistra la continuazione verso nord ovest della via Roma, che è la stretta via Sanna. Dopo un centinaio di metri vediamo a destra partire la via San Gavino che porta alla chiesa omonima, superiamo la deviazione e proseguiamo dritti lungo la via Binzale che esce dall’abitato e, dopo settecentocinquanta metri, si immette sulla SP25. Prendiamo a sinistra la SP25 che si dirige verso sud, dopo cinquecento metri svoltiamo a destra allo svincolo e prendiamo la SP23 e dopo duecento metri, vediamo alla sinistra della strada, nella campagna il Nuraghe Sa Jua. È un nuraghe complesso del tipo denominato a tancato, ossia un’evoluzione del nuraghe monotorre, nel quale alla torre principale è stata aggiunta in un secondo tempo un’altra torre, raccordata alla torre originaria tramite due cortine murarie che racchiudono al loro interno un cortile, come il nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu. È stato costruito con blocchi di basalto disposti in filari regolari a 313 metri di altezza. La torre principale è dotata di accesso architravato, con finestra di scarico, dal quale si giunge al corridoio, lungo più di cinque metri, con una copertura gradonata, nel quale si apre a destra un piccolo vano, ed a sinistra la scala che porta al piano superiore. La camera principale presenta la tholos intatta, ed è dotata di tre vani disposti con schema cruciforme. della camera del piano superiore rimangono solo alcuni filari di pietre, e tre gradini che probabilmente portavano al terrazzo. La torre principale è collegata alla secondaria tramite un piccolo cortile. La torre secondaria, provvista di ingresso trapezoidale architravato, è oggi priva di copertura, ricoperta di arbusti e macerie. Il fenomeno della Luce dal finestrino di scarico si verifica nei Nuraghi nei quali il sole, all’alba del solstizio d’inverno, si allinea con il finestrino di scarico dell’architrave della porta d’ingresso del nuraghe, e genera, all’interno, un fascio luminoso che percorre la sala, e genera un’immagine luminosa posizionata al centro della sala o in una nicchia in essa presente. |
Il nuraghe Sa Jua di Aidomaggiore è molto conosciuto per il fenomeno che si verifica il giorno del solstizo d’invento, il 21 dicembre. In questo giorno, appena spunta il sole all’orizzonte, il fascio di luce proveniente dalla finestrella posta sull’architrave d’ingresso si proietta all’interno della camera, la quale viene illuminata. E, circa un’ora dopo, il fascio luminoso proveniente dalla finestrella va ad illuminare la nicchia centrale disposta alla base della camera. Presso questo nuraghe si verifica anche un altro fenomeno il giorno del solstizio d’estate, il 21 giugno. In questo giorno, quando il sole è allo zenit, il nuraghe non proietta alcuna ombra, e viene interamente illuminato dai raggi del sole. Il campo Comunale di calcioAll’altro lato della strada, ossia alla sua destra, si trova il cancello di ingresso che fa immettere al Campo Comunale da Calcio, un Campo da gioco con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado si ospitare una novantina di spettatori. La chiesa campestre di Santa Maria delle GrazieProseguiamo verso sud lungo la SP25 e, dopo un chilometro e mezzo, troviamo una deviazione sulla sinistra con le indicazione per la chiesa di Santa Maria, prendiamo questa deviazione e, in seicento cinquanta metri, raggiungiamo il piccolo villaggo chiamato novenario di Santa Maria, nome che gli deriva dal fatto che viene occupato dai fedeli per nove giorni ogni anno in occasione della Festa di Santa Maria delle Grazie. Al suo interno si trova la chiesa campestre di Santa Maria delle Grazie, che ancora oggi nei paesi del circondario è denominata Santa Maria de Orracu, ed anche le campagne adiacenti sono denominate Orracu. Nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado si parla del paese di Orogogo, oggi distrutto, che sorgeva vicino alla chiesa di Santa Maria, che poteva essere la chiesa parrocchiale di questo paese. La chiesa che era presente nel 1242 oggi non esiste più, mentre quella attuale è del diciassettesimo secolo, come testimonia la presenza del bellissimo altare in trachite rosa, che risulta appunto di tale epoca. Nel 1965 si è provveduto a un completo restauro, rifacendo la volta in calcestruzzo, è stato smantellato il vecchio pavimento in trachite rossa e sostituito con piastrelle a mosaico, e sono stati restituiti affreschi di notevole interesse storico e artistico. L’attuale chiesa è costituita da un unico vano di pianta rettangolare, con copertura a doppia falda in cemento armato. Il tetto è retto da tre archi a tutto sesto in trachite rossa, poggianti su lesene dello stesso materiale, molto sporgenti dai muri. L’aula non ha abside, due scalini la separano dal presbiterio. L’interno è illuminato da una sola apertura a forma di rosone, che orna la parete della facciata. Ogni anno l’8 settembre si svolge la Festa di Santa Maria delle Grazie. Il venerdì successivo alla Festa di Santa Barbara dell’ultima domenica di agosto, inizia la novena di Santa Maria. Tutte le sere si svolge la messa, la recita della preghiera che termina con il canto in lingua sarda de Sa laude, poi vengono offerti dolci e un buon bicchiere di vino. A termine, dopo il rosario in lingua sarda, al suono dell’organetto si svolgono balli fino alle prime luci dell’alba, quando il mercoledì ed il sabato c’è la veglia. La prima domenica della novena, preceduta da giovani a cavallo, la statua di Maria Bambina viene portata in processione alla chiesa campestre, mentre i fucilieri sparano a salve durante tutto il percorso. L’8 che è il giorno della festa, durante la messa il parroco comunica il nome del nuovo Procuratore e dei nuovi Obrieri che organizzeranno la Festa per l’anno successivo, poi balli in piazza fino all’ora della novena, che riprendono dopo il canto del rosario. Il sabato, ultimo giorno della novena, al rosario segue la processione con la statua che viene portata nei Muristenes accompagnata dalla musica dell’organetto e dal canto de Sa laude. Una volta terminata la funzione religiosa, si svolge Su prozettu, una vendita all’asta di prodotti tipici locali il cui ricavato verrà impiegato per apportare migliorie alla chiesa. In seguito balli e canti che durano fino alle prime luci dell’alba. La domenica pomeriggio, a novena terminata, la statua di Maria Bambina viene riportata in processione nella chiesa parrocchiale. L’altare preistorico in località RiuDal centro di Aidomaggiore prendiamo la via Corte Josso e dopo Duecentonovanta metri, poco prima di raggiungere la Biblioteca Comunale, svoltiamo a destra in una stratta strada che si immerge nella campagna. La seguiamo per corca milleDuecento metri e raggiungiamo la località Riu. Qui in località Riu, a poca distanza dal Protonuraghe Riu, si trova un sito archeologico che si ritiene comprendesse un Altare preistorico, del quale non conosciamo la localizzazione esatta. I professori Carlo Maxia e lello Fadda, ricercatori ed appassionati studiosi di preistoria sarda, hanno effettuato misurazioni geometriche su tre altari in Provincia di Oristano, e ne hanno ipotizzato l’orientamento solstiziale.. In particolare, hanno individuato, nel territorio di Aidomaggiore non lontano dal nuraghe Riu, l’altare preistorico che sembra rivolto verso l’alba al solstizio invernale, con un errore di circa tre gradi. La direzione dell’alba il giorno del solstizio d’inverno potrebbe essere ricollegata al culto religioso della resurrezione. La chiesa campestre di Santa GrecaDal centro di Aidomaggiore prendiamo la via Corte Josso e dopo una settantina di metri, svoltiamo a destra in via Mandas, la seguiamo per ottocento metri e raggiungiamo un bivio, dove prendiamo leggermente a sinistra, dopo Duecentoquaranta metri svoltiamo a destra nella strada che seguiamo per due chilometri e settecento metri, fino a vedere alla sinistra della strada il vialetto che porta alla chiesa campestre di Santa Greca, situata al centro di una fertile valle, che da una parte sfocia verso il lago Omodeo e dalla parte opposta è sovrastata da un costone di collina, completamente ricoperta da folta vegetazione boschiva. La sua impostazione con l’abside orientata ad est e la facciata ad ovest, la farebbe risalire allo stile romanico, nel primo periodo del secondo millennio dell’era cristiana. Secondo alcuni studiosi questa chiesa apparteneva alla villa medioevale di lokeri di cui si parla nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, ma che non appare più nel 1388 nell’elenco dei paesi che firmano la pace tra Eleonora d’Arborea e Giovanni d’Aragona, che probabilmente sorgeva attorno alla chiesa come testimoniano alcune tracce di fondamenta di costruzioni nel versante che dirada verso il lago Omodeo e cocci di vasellame. La chiesa viene riedificata, dopo un violento fulmine, benedetta e riaperta al culto nell’ottocento. Oggi la chiesa comprende un’unica navata, con l’interno scandito da quattro campate, ottenute da tre archi a tutto sesto realizzati in pietre di basalto nero. L’ultima campata serve per formare il presbiterio, senza abside, sollevato di uno scalino sul resto della navata. Nel lato sinistro si apre una porta che comunica con la sagrestia. Al centro dell’altare c'è una doppia nicchia che contiene le statue di Santa Greca e Santa Giusta. Un manoscritto nell’Archivio di Stato di Cagliari, per Aidomaggiore parla di una precedente chiesa campestre dedicata a Santa Giusta, la martire che aveva dato il nome alla città sede del vescovo che governava anche questa zona. Perché la chiesa, prima della sua successiva ricostruzione con dedica a Santa Greca, era dedicata a Santa Giusta, la cui Festa ricorreva il 14 maggio, ad Aidomaggiore la Festa di Santa Greca si svolge il 14 maggio, e non la sua ricorrenza che è l’ultima domenica di settembre. La novena inizia il giorno 5 del mese di maggio e termina il giorno 13 con la celebrazione del vespro, ed ogni giorno dopo la novena, e il giorno della Festa dopo la messa, c’è l’offerta nel piazzale della chiesa di dolci, bibite e buon vino alle persone che hanno partecipato.. Il giorno della Festa alla messa partecipano molte persone fra le quali anche una nutrita comitiva di pellegrini di Decimomannu, luogo del martirio e della tomba della Santa, paese con il quale si è stabilito una sorta di gemellaggio. Il lago OmodeoA sud della chiesa campestre di Santa Greca scorre la SS131dcn, ossia diramazione centrale nuorese, che all’altezza del chilometro 9, permette di raggiungere il Lago Omodeo, un bacino artificiale prodotto sul fiume Tirso dall’imponente Diga di Santa Chiara realizzata ad Ula Tirso. Fu voluta e progettata dall’ingegnere milanese Angelo Omodeo, autore della pianificazione dello sfruttamento idroelettrico dei corsi d’acqua dell’Isola, probabilmente il maggiore esperto di opere idrauliche tra le due guerre. È un’opera grandiosa ultimata nel 1924, un’opera d’ingegneria e di architettura insieme per la cui costruzione furono impiegati 16mila operai. La soluzione è in più punti sostenuta da contrafforti, per quel tempo del tutto innovativa, e conferisce allo sbarramento un ritmo ed una imponenza che ricorda gli antichi acquedotti romani. L’opera, realizzata in muratura di pietra di trachite, è alta 70 metri, lunga 260 metri e si sviluppa longitudinalmente con luci di 15 metri. Collocata a 61 metri sul mare, ha un salto d’acqua di 40 metri. Ai tempi della costruzione, la diga fu considerata un’opera ciclopica. Il lago Omodeo è il bacino artificiale più grande d’Europa, con un invaso di 792 milioni di metri cubi d’acqua, e coprendo una superficie di 29,37 chilometri quadrati. Dalla primavera inoltrata all’autunno, quando il livello del lago si abbassa, si possono vedere i Nuraghi sommersi. Sono i Nuraghi Pajolu, Biùgias Pilicas e Aurù, Songhe e Su Pranu, e verso est i Nuraghi Iscòva, Perdu Mannu e Bentòsu. Lungo l’antica riva sinistra del Tirso si possono vedere altri cinque Nuraghi e tre Tombe di giganti. Essi si presentano di colore uniforme con quello del terreno a causa del limo che si deposita con l’abbassamento del livello dell’acqua. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Aidomaggiore ci recheremo a Sedilo che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trovano la chiesa campestre di San Costantino intorno alla quale si corre la famosa Ardia ed anche l’importante nuraghe Iloi. |