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Alà dei Sardi dove visiteremo il villaggio nuragico Sos Nurattolos e menhir e Dolmen di Pedra de lughia Rajosa


In questa tappa del nostro viaggio, ci recheremo ad Alà dei Sardi che visiteremo con il suo centro e con i suoi siti archeologici che si trovano nei suoi dintorni, tra i quali i resti del villaggio nuragico di Sos Nurattolos.

La Regione storica del Monteacuto, chiamata anche Logudoro Monteacuto

La Regione storica del MonteacutoIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa Regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Monteacuto comprende la piana di Chilivani e le propaggini dei monti del Goceano, di Alà dei Sardi e del limbara. Il nome deriva da quello del Castello giudicale edificato a Berchidda nel tredicesimo secolo. Il paesaggio del Monteacuto è caratterizzato dall’alternarsi di alture e zone pianeggianti. Oggi il Monteacuto si trova economicamente diviso in due zone, il cui confine è segnato dal fiume Coghinas. I comuni che fanno parte del Monteacuto orientale sono: Alà dei Sardi, Berchidda, Buddusò, Monti, Oschiri e Padru. Quelli che fanno parte, invece, del Monteacuto occidentale sono Nughedu San Nicolò, Ozieri, Pattada e Tula. Nel Monteacuto si parla il logudorese, a ovest nell’arcaica variante settentrionale nuorese, mentre a est in quella comune. L’altopiano di Buddusò, a sud est, è la zona di convergenza tra queste due varianti linguistiche.

In viaggio verso Alà dei Sardi

Monti: boschi lungo la SS389 di Buddusò e del Correboi verso Alà dei SardiProseguendo da Monti verso sud con la SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, entriamo nel comune di Alà dei Sardi dove incontriamo le sue prime frazioni, che descriveremo più avanti. Percorrendo da Monti una strada molto bella in mezzo ai boschi, entriamo nel comune di Alà dei Sardi con la SS389 di Buddusò e del Correboi. Da qui circa ventisei chilometri e mezzo sulla SS389 di Buddusò e del Correboi ci separano da Alà dei Sardi, dove, proseguendo verso sud, la SS389 di Buddusò e del Correboi ci porta ad entrare nell’abitato di Alà dei Sardi. Dal centro di Monti a quello di Alà dei Sardi abbiamo percorso 26.2 chilometri.

Il comune chiamato Alà dei Sardi

Alà dei Sardi: veduta dell’abitatoAlà dei Sardi-Stemma del comuneIl comune chiamato Alà dei Sardi (nome sardo Alà, altezza metri 700 sul livello del mare, abitanti 1.764 al 31 dicembre 2021) è situato nella parte centro orientale della Provincia di Olbia Tempio, ai confini con quella di Nuoro, ed appartiene alla regiose storica del Monte Acuto, si trova dunque nel Logudoro Orientale. Si estende alle pendici del monte punta di Senalonga sull’altopiano di Alà, ed è chiamato Dei sardi per distinguerlo da Ala in Provincia di Trento e Ala di Stura in Provincia di Torino. L’abitato è facilmente raggiungibile con la SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, che ne attraversa il territorio. Gli abitanti vivono per la maggior parte nel capoluogo Comunale, e solo il resto della popolazione si distribuisce nella località di Scala Pedrosa, nonche in un piccolo numero di case sparse. Il profilo geometrico del territorio, in cui i boschi di querce da sughero si mescolano ad enormi massi granitici, è irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate.

Origine del nome

Alà è un nome di origine paleosarda, il cui etimo non è a tutt’oggi ben chiaro. Alcuni studiosi ritengono che la sua denominazione, attestata attraverso le forme di Alà e di Elà, potrebbe derivare dal portoghese Alà, ossia , ad indicare che sull’altopiano si trovava una stazione romana, oppure da un derivato del basco Alba, ossi Pastura, in considerazione della forte propensione alla pastorizia delle campagne locali. Un’altra possibile etimologia è, secondo alcuni, il termine fenicio Ala, ossia Alto o Elevazione, per via della sua collocazione geografica. Ma il suo significato potrebbe anche derivare da Balare, ossia città dei Balari, con la perdita però della B iniziale, e va, infatti, notato che ancor oggi, nel dialetto alaese, si verifica la caduta della B iniziale rispetto alla parlata logudorese. Oppure potrebbe derivare dal popolo degli Iliensi, da cui Alaenses divenuta poi Alà, ipotesi però meno probabile dato che gli Iliensi non si trovavano in questa zona ma si trovavano presso Oliena. In ogni caso, sia i Balari che gli Iliensi erano gli antichi abitanti del territorio, e condividevano il fatto di non essere mai stati assoggettati dai dominatori Romani, tanto da meritare l’appellativo di Barbari.

La sua economia

Comune con un’economia fondata essenzialmente sull’agricoltura, l’attività agricola è caratterizzata dalla coltivazione di ortaggi, foraggi, uva e altra frutta, ed importante è anche l’allevamento soprattutto dei bovini, ed anche dei suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore industriale, poco sviluppato, è costituito da aziende di piccole dimensioni, che operano nei comparti estrattivo, metallurgico, edile, della produzione di sughero, e della produzione del miele. Il terziario si compone di una sufficiente rete commerciale. Il paese chiamato Alà è anche il regno del granito, con la sua estrazione e lavorazione, tanto che i maestri di muro in pietra da campo di Alà sono tra i più ricercati. Ed anche il settore della forestazione è molto importante per Alà, considerando che la metà del suo territorio Comunale è adibito a Demanio Forestale. Oggi l’economia è in forte crescita, basti pensare che Alà dei Sardi detiene il primato sardo della crescita del numero delle aziende, il che ha portato a livelli di disoccupazione prossimi allo zero e alla presenza stabile di oltre 150 extracomunitari, soprattutto rumeni, ma Alà ha un basso numero di laureati, forse il più basso in tutta la Sardegna. L’apparato ricettivo offre la possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

Il territorio nel quale sorge l’abitato di Alà dei Sardi è stato abitato sino dall’epoca preistorica, come è testimoniato dalla presenza di Nuraghi, pozzi sacri, Tombe di giganti, Dolmen, e dai resti di un Santuario nuragico molto antico. In periodo medievale, il territorio di Alà fa parte del Giudicato di Torres, nella Curatoria di lerron, paese che ormai non esiste più. Poi, con l’espansione sotto Mariano II del Giudicato d’Arborea, nel 1272 entra a far parte di questo Giudicato, e vi rimane fino alla firma della pace tra Mariano III d’Arborea e gli Aragona. Dopo la conquista definitiva della Sardegna da parte degli Aragonesi, nel 1420, il suo territorio entra a far parte della Conte di Olivà, ed appartiene come feudatari ai duchi di Gandia, fino alla fine della dominazione spagnola. L’abitato di Alà nesce nel periodo della dominazione spagnola, attorno al diciassettesimo secolo, grazie alla costruzione nel 1619 della chiesa di Santa Maria, che costituisce un punto di incontro per le famiglie di pastori che abitano sull’altopiano, ed è un centro di modeste proporzioni, tanto che nel 1688 si contano solo 188 abitanti. Sotto la dominazione dei Savoia, nel 1823, in questo centro, che nel frattempo è cresciuto, è di passaggio Alberto Ferrero della Marmora, che è confinato in Sardegna. Egli è diretto a Nuoro, e porta con se l’ordine del re di ricevere cavalli freschi, per proseguire il viaggio verso la Barbagia, ma il sindaco di Alà si rifiuta, annunciando una protesta presso il governo di Madrid, dato che crede di essere ancora sotto la dominazione spagnola, finita invece da più di un secolo e mezzo, ed Alberto Ferrero della Marmora è costretto a dormire all’addiaccio, in un angolo vicino alla via che oggi porta il suo nome. Nel periodo del governo piemontese, verso la fine dell’ottocento si sviluppa la produzione di carbone ad opera di carbonai di origine toscana, molti dei quali si stabiliscono ad Alà, ma, come conseguenza, si verifica il disboscamento di gran parte del territorio. Del comune, la cui precedente denominazione era Alà, nel 1863 viene cambiata la denominazione in Alà dei Sardi. Passata in periodo repubblicano, dopo un periodo di forte emigrazione, il paese riesce a rinascere grazie allo sviluppo turistico della Gallura. Il comune di Alà dei Sardi, nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene trasferito dalla Provincia di Sassari nella nuova Provincia di Olbia e Tempio Pausania, per poi tornare nel 2016, dopo l’abolizione di questa nuova provincia, nella Provincia di Sassari.

Le principali feste e sagre che si svolgono ad Alà dei Sardi

Alà dei Sardi-Gruppo Folk Santu FranziscuAd Alà dei Sardi è attivo, tra gli altri, il Gruppo Folk Santu Franziscu, che si esprime con canti e balli tradizionali, accompagnati in alternanza all’organetto a otto bassi e dai Tenores, che si è esibisce in numerose piazze della Sardegna e partecipa a varie rassegne folcloristiche sia nell’isola che nel resto della penisola. Tra le principali feste e sagre che si svolgono ad Alà dei Sardi, si segnalano il mercato del mercoledì, fonte di attrazione anche per i comuni vicini tra marzo ed aprile, si svolge il Trofeo Alasport, una corsa campestre estremamente importante, che si colloca al primo posto in Europa; ad aprile, si svolge il Rally Mondiale Sardinia: italia, durante il quale ogni anno si corrono, sugli sterrati di Alà dei Sardi, alcune tappe valide per il campionato mondiale di rally della FIA; il 13 giugno la Festa religiosa dedicata a Sant’Antonio da Padova; il 24 giugno la Festa di San Giovanni Battista, con i caratteristici foghilones; nei mesi di luglio e agosto, dal 2007 si organizza ogni anno l’Estate Alaese, una Rassegna internazionale del folklore che si svolge con eventi sportivi e musicali, unitamente a quella dei prodotti tipici locali dedicata a Tiu Baroreddu Manca, indimenticabile suonatore di organetto che ha tenuto vivo il folklore ad Alà per molti decenni il 28 agosto o in altra data l’ultima settimana di agosto si svolge la Festa patronale, dedicata a Sant’Agostino; il 29 agosto la Festa di San Sebastiano; il 30 agosto la Festa di Santa Rosa; il 4 di ottobre si festeggia San Francesco d’Assisi, nella chiesa campestre situata a un paio di chilometri dall’abitato.

Visita del centro di Alà dei Sardi

L’abitato non mostra segni di espansione edilizia, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico di montagna. Il paese è molto caratteristico, perché tutte le costruzioni, anche le più umili, sono realizzate con cubi di granito. Il suo centro storico risale al seicento, ed è composto da pallazzotti in granito, stretti e dalla forma allungata, nei quali l’unica concessione all’ornameno sembrano essere gli infissi e gli armoniosi balconi in ferro battuto. Entriamo in Alà dei Sardi da est, con la SS389 di Buddusò e del Correboi che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via Roma, chiamata anche la Carrera Manna, che lo attraversa in tutta la sua lunghezza, con vicoli stretti e contorti che in essa convergono.

Il Cimitero di Alà dei Sardi

Alà dei Sardi: Cimitero di Alà dei SardiPercorsi quattrocento metri dal cartello indicatore dell’abitato di Alà dei Sardi sulla SS389 di Buddusò e del Correboi, entriamo nel paese e, seguendo la via Roma, arriviamo in piazza del Popolo, dalla quale parte sulla sinistra la via Giuseppe Mazzini. Presa a sinistra questa strada e percorsa per duecento metri, fino alla sua fine, arriviamo, nella piazza del Cimitero, dove possiamo visitare il Cimitero di Alà dei Sardi.

La chiesa parrocchiale di Sant’Agostino

Alà dei Sardi: chiesa parrocchiale di Sant’AgostinoTornati alla piazza del Popolo, su di essa, ad angolo con la via Giuseppe Mazzini ed alla sinistra della via Roma, si affaccia la nuova chiesa di Sant’Agostino ossia di Santu Austinu che è la chiesa parrocchiale del paese. Si tratta di una costruzione recente sorta sui ruderi della chiesa di Santa Maria, la vecchia parrocchiale del 1619, quando Alà dei Sardi aveva per patrona la Madonna del Rosario, che, dopo il crollo di una buona parte dei tetto e la rovina di alcuni muri perimetrali, è stata demolita. La statua in legno della Madonna è rimasta nella nicchia pericolante, dopo il crollo del tetto e di alcuni muri perimetrali della vecchia parrocchiale, fino al 1880, è stata poi portata nella chiesa di San Giovanni Battista, per essere trasferita infine, nel 1961, nella nuova chiesa parrocchiale. Presso questa chiesa il 28 agosto o in altra data l’ultima settimana di agosto si svolge la Festa dedicata a Sant’Agostino, che è la Festa patronale di Alà dei Sardi.

Il Castello Corda Colonna

Alà dei Sardi-Resti del Castello Corda Colonna con l’affresco dell’ultima bardana del 1870 sulla parete esternaDi fronte alla chiesa parrocchiale prendiamo, la via Alfonso la Marmora, che si dirige verso destra, e, in un’ottantina di metri, ci porta in una piazzetta ad angolo con la via Tirso, sulla quale si affaccia, proprio di fronte, il Castello Corda Colonna edificato nella seconda metà dell’ottocento ed appartenente a una delle famiglie più benestanti del paese. Ultimamente è stato acquistato dal comune, che lo ha reatsurato da pochi anni, e vi ha realizzato un centro culturale.su una parete esterna del palazzo è stato dipinto un murale che ricorda l’ultima Bardana, quella del 1870, ossia il reato commesso da quaranta banditi, che sono scesi in paese ed hanno saccheggiato il suo unico negozio.

La Bardana era un reato diffuso in Sardegna nell’ottocento, che consisteva in una vera e propria cavalcata di decine di uomini armati che, di notte, convergevano su un villaggio, o un ricco stazzo, per saccheggiarlo facendo razzia di bestiame e beni, ed uccidendo chi si opponeva.

Su Puthu ’e Mesu ’Iddha ed il vecchio Municipio

Alà dei Sardi-Su Puthu ’e Mesu ’IddhaPresa la via Alfonso lamarmora, dopo una sessantina di metri, prendiamo verso sinistra la via dei Mille, che, in una quarantina di metri, sbocca sulla via Pigozzi. In via Pigozzi, di fronte al civico numero 20, in uno slargo che si trova all’angolo della via Pigozzi con la stretta strada che la collega con la via Santa Croce, si trova Su Puthu ’e Mesu ’Iddha ossia il pozzo al centro della città. È un pozzo molto caratteristico che viene fatto risalire al 1901, ha una forma cilindrica con la copertura a cupola, e sulla piccola cupola è sistemata una scultura in granito che raffigura la testa di un sacerdote, raffigurante probabilmente il volto del parroco del periodo nel quale è stato edificato, e che probabilmente apparteneva ad Antonio Mannu.

Passato lo slargo nel quale si trova il pozzo, passiamo un restringimento della strada, per poi proseguire lungo la via Pigozzi. Qui, passato il palazzo che si trova sull’angolo, si vede l’edificio che ospitava il Vecchio Municipio di Alà dei Sardi, costruito nella seconda metà del diciannovesimo secolo, con la facciata realizzata con lastroni di granito.

La Bicocca dei Dessena

Alà dei Sardi: la Bicocca dei DessenaProseguiamo lungo la via Pigozzi fino alla fine, dove sbocca sulla via Camillo Benso Conte di Cavour, che prendiamo verso sinistra, e che procede quasi parallela alla via Pigozzi, in senso inverso. La seguiamo per cento metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Francesco ledda, dopo una diecina di metri di nuovo a sinistra in via Vittorio Emanuele, dove si trova un edificio storico denominato la Bicocca dei Dessena. Si tratta di un’abitazione privata disabitata, costruita con il pregiato granito perlato, caratterizzato da un’architettura estremamente caratteristica, con l’andito esterno abbellito da un’aiuola rialzata. L’edificio è stato recentemente acquisito dall’amministrazione Comunale, essendo stato riconosciuto quale bene di interesse storico e quindi meritevole di tutela e di valorizzazione.

La chiesa di San Giovanni Battista

Torniamo indietro lungo la via Pigozzi, svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la via Umberto I, che un tempo veniva chiamata Sa Carrera Manna, che, in un centinaio di metri, sbocca sulla via Guglielmo Marconi, dalla quale si ritorna nella piazza del Popolo.

Alà dei Sardi: chiesa di San Giovanni BattistaPrendiamo la via Roma verso destra, ossia verso ovest, e, percorsa un settantina di metri, seguendo le indicazioni, prendiamo a destra la strada che ci porta, in una quarantina di metri, in piazza San Giovanni. Proprio di fronte, si trova la facciata della chiesa di San Giovanni Battista che è stata edificata certamente prima del 1830. Questa chiesa è importante per il paese, dato che ha ospitato per circa settant’anni, dal 1880 al 1961, anno della restaurazione della chiesa parrocchiale di Sant’Agostino, la statuetta in legno della Madonna del Rosario, che ha la sua dimora nella chiesa parrocchiale del paese. Presso questa chiesa, tre il 23 ed il 24 giugno, viene celebrata la Festa di San Giovanni Battista, con i caratteristici Sos Foghilones de Santu Juanne, intorno ai fuochi si canta e si balla, non disdegnando di assaggiare di tanto in tanto i dolci tipici dell’occasione, bagnati da un buon bicchiere di vino.

Il nuovo Municipio di Alà dei Sardi

Alà dei Sardi-Municipio di Alà dei SardiRitornati sulla via Roma, quasi di fronte alla strada che ci ha portati alla chiesa di San Giovanni Battista, poco più avannti all’altro lato della strada, ossia a sinistra, si trova una grande piazza alberata che fa angolo con la via repubblica. In questa piazza, al civico numero 74 della via Roma, è presente l’edificio che ospita la sede e gli uffici del Nuovo Municipio di Alà dei Sardi. Si tratta di un edificio moderno di scarso valore artistico.

Il pubblico lavatoio chiamato S’Abbadolzu e Sa Funtana de Serì

Proseguendo lungo la via Roma per una cinquantina di metri, prendiamo a sinistra la via Europa, e qui, dopo circa cento metri, possiamo visitare sulla destra della strada S’Abbadolzu il pubblico lavatoio realizzato negli anni fra la fine del diciannovesimo secolo e i primi del ventesimo. Questo lavatoio, essendo situato vicino alla via principale del paese, era la fonte pubblica per l’approvvigionamento idrico di tutta la popolazione di Alà dei Sardi.

Alà dei Sardi: il pubblico lavatoio chiamato S’Abbadolzu Alà dei Sardi: la Funtana de Serì

Proseguiamo lungo la via Roma, che porta alla periferia sud occidentale del paese. Percorsi ancora circa centocinaquanta metri, incontriamo, sulla sinistra, la via della fonte, e dopo un centinaio di metri, dove termina su via Risorgimento, all’interno di una piazzetta circolare seminterrata sulla sinistra, troviamo Sa Funtana de Serì ossia la fontana di Serì, realizzata in granito grigio. Si tratta di una bella costruzione, che presenta all’interno del frontone circolare in rilievo l’indicazione dell’anno di costruzione, ossia il 1901. Il frontone termina con un basamento appoggiato su due colonne laterali.

La chiesa di Sant’Antonio da Padova

Alà dei Sardi: chiesa di Sant’Antonio da PadovaRipresa la via Roma e proseguendo verso sud per duecentocinquanta metri dopo l’imbocco della via della fonte, troviamo a destra della strada la chiesa di Sant’Antonio da Padova detto anche di Sant’Antoneddhu che era una chiesa campestre non lontana dal paese, ma ormai è inglobata all’interno dell’centro abitato. È una chiesa assai recente, edificata nel 1931, e sembra che per la sua costruzione sia stato utilizzato il materiale recuperato dallo smantellamento della vecchia parrocchiale demolita nel 1928. Presso questa chiesa, ogni anno il 13 giugno si svolge la Festa dedicata a Sant’Antonio da Padova, una ricorrenza esclusivamente religiosa.

Il Campo Sportivo di Sas Seddas

Alà dei Sardi: Campo Sportivo di Sas SeddasDa qui, proseguendo altri duecento metri lungo la via Roma, arrivati ai limiti dell’abitato, prima che la strada esca dall’abitato con il nome di SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, troviamo alla sinistra della strada il Campo Sportivo di Alà dei Sardi, chiamato Campo Sportivo di Sas Seddas nel quale sono presenti anche le piste d’atletica leggera. Il Campo Sportivo è gestito dalla Società calcio Alà, che milita nel girone B del campionato di Terza Categoria, ed è in grado di ospitare 800 spettatori. Il Campo Sportivo si trova alla sinistra della SS389 di Buddusò e del Correboi che esce da Alà dei Sardi in direzione di Buddusò.

In questo Campo Sportivo, ogni anno si svolge tra marzo e aprile una delle più importanti manifestazioni di corsa campestre al mondo, il Trofeo Alasport, che, per la qualità degli atleti, tra i quali si trovano campioni olimpici, campioni mondiale e primatisti mondiali, ha superato la leggendaria Cinque Mulini e si colloca al primo posto in Europa.

Visita dei dintorni di Alà dei Sardi

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Alà dei Sardi, sono stati portati alla luce i resti del menhir e del Dolmen di Pedra de lughia Rajosa; del villaggio nuragico di Sos Nurattolos; delle Tombe di giganti Alteri, Mala Carruca, Padentes, S’Ena ’e su Barone, Sas Tumbas; dei Nuraghi semplici Alteri, Antoniarru, Boddò, Bostianu Beccu, Bucca ’e Mandra, lattari, Malcheddine; dei Nuraghi complessi Intro ’e Serra, Nuri; ed anche dei Nuraghi Fenidde, Marcheddine, monte Piri, Oisu, Poddialvu, su lattaridolzu, tutti di tipologia indefinita.

A nord est dell’abitato le piccole frazioni che si trovano lungo la strada che collega Alà dei Sardi con Monti

Usciamo da Alà dei Sardi in direzione di Monti sulla SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, la percorriamo, partendo dal Municipio, per sei chilometri e duecento metri, e troviamo, alla sinistra della strada, un cancello che ci fa imboccare la strada in leggera salita che porta alla piccola frazione Presinsainu (altezza metri 610, distanza 6.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti).

Percorso ancora un chilometro e duecento metri sulla SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, seguendo le indicazioni, prendiamo la strada verso destra che, in poco meno di un chilometro, ci porta alla frazione denominata Scala Pedrosa (altezza metri 589, distanza 8.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 10).

Ritornati sulla sulla SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, percorso poco più di un chilometri, prendiamo una sterrata sulla destra, la seguiamo per ottocento metri, poi prendiamo a destra e, in un centinaio di metri, arriviamo alla frazione denominata Filu e lepere (altezza metri 688, distanza 9.4 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti).

Ritornati sulla sulla SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, dopo cinquecento metri troviamo, sulla sinistra, una sterrata che conduce, in poco più di un centinaio di metri, alla frazione denominata Corrugunele (altezza metri 635, distanza 9.1 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), una piccola frazione del comune di Alà dei Sardi.

Vicino alla frazione Cantoniera Mazzinaiu troviamo la chiesa campestre di Santa Maria

Alà dei Sardi-Mazzinaiu: chiesa campestre di Santa MariaProseguendo con la SS389 di Buddusò e del Correboi da Alà dei Sardi in direzione di Monti, percorsi cinquecentocinquanta metri arriviamo alla frazione Cantoniera Mazzinaiu (altezza metri 618, distanza 9.6 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), una località nella quale si trovano, alla sinistra della strada, i ruderi della casa cantoniera. Subito prima di arrivare alla cantoniera, sempre alla sinistra della strada si trova la piccola chiesa di Santa Maria de Mazzinaiu edificata per interessamento dell’Opera Pontificia, e simile per stile ad altre presenti nella zona. Alla sinistra e alla destra della strada si trovano le abitazioni della piccola frazione.

La frazione Badde Suelzu con la chiesa campestre di San Giuseppe

Alà dei Sardi: badde Suelzu: chiesa campestre di San GiuseppePercorsi quattro chilometri e settecento metri dopo i ruderi della casa cantoniera, troviamo sulla sinistra le indicazioni per Badde Suelzu, che ci fanno prendere una deviazione. Percorsi circa cinque chilometri in direzione sud ovest, arriviamo alla frazione Badde Suelzu (altezza metri 550, distanza 19.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 23). In questa frazione è presente la piccola chiesa di San Giuseppe de Badde Suelzu anch’essa edificata per interessamento dell’Opera Pontificia, simile per stile ad altre presenti nella zona e recentemente restaurata nel 2007.

A sud est dell’abitato la frazione Sos Sonorcolos con la chiesa campestre di San Giovanni Battista

Usciamo da Alà dei Sardi in direzione di Monti sulla SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, la percorriamo, partendo dal Municipio, per poco meno di due chilometri, e prendiamo verso destra la deviazione sulla SP95 in direzione di Budoni, Siniscola, Posada e Torpè.

Alà dei Sardi-Sos Sonorcolos: chiesa campestre di San Giovanni BattistaSeguiamo questa strada per tre chilometri e ottocento metri, dove che prendiamo verso destra, in direzione sud, la deviazione per Sos Sonorcolos. Dopo meno di un chilometro arriviamo alla frazione Sos Sonorcolos (altezza metri 571, distanza 19.8 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). In questa piccola frazione si trova la chiesa di San Giovanni Battista ossia Santu Juanne de Sos Sonorcolos una chiesa campestre simile per stile ad altre presenti nella zona, anch’essa edificata per interessamento dell’Opera Pontificia.

Verso nord ovest ci recheremo a visitare la Tomba di giganti di Mala Carruca

Alà dei Sardi: la Tomba di giganti di MalacarrucaDal centro di Alà dei Sardi, prendiamo la via San Francesco, che esce dall’abitato in direzione nord ovest. Percorso circa un chilometro e trecento metri, arriviamo a un bivio, dove la via San Francesco continua a destra, mentre prendiamo la deviazione verso sinistra, e la seguiamo per un chilometro e duecento metri. Qui, prima che la strada termini, lasciamo la macchina, e continuamo a piedi un breve tratto di strada privata, ed arriviamo a trovare la Tomba di giganti di Mala Carruca detta anche Sa Pinnettedda. La tomba a presenta la stessa cista litica nel braccio destro dell’esedra, elemento quest’ultimo riconducibile ai rituali megalitici.

Nella Regione Norile si trova la chiesa campestre di San Francesco d’Assisi

Alà dei Sardi: chiesa campestre campestre di San Francesco d’Assisi nella Regione NorileUsciti da Alà dei Sardi con la via San Francesco, la seguiamo per un chilometro e mezzo, evitando la deviazione per la Tomba di giganti di Malacarruca, poi prendiamo la deviazione a sinistra che, in quattrocentocinquanta metri, ci porta al parco nel quale si trova la chiesa campestre di San Francesco d’Assisi situata nella Regione Norile, in aperta campagna, a un paio di chilometri dal paese. Per quanto riguarda la sua origine, si racconta di un contadino, Giovanni Piscera, detto Thiu Giuanne Colombo, che più di cent’anni fa si era coricato, quando viene investito da un bagliore e vede una figura semplice ed austera con indosso un saio, che lo conduce ad una fonte, dove si lavano le mani ed il viso, poi, in un vicino prato, il solenne personaggio con delle pietre forma un disegno rettangolare esclamando Io sono Francesco d’Assisi e qui secondo il tracciato, erigerai una chiesa in mio onore. I concittadini, con donazioni e con la prestazione di mano d’opera gratuita, fanno sì che, nel 1906, il suo sogno si realizzi. La struttura, immersa in un vasto ed attrezzatissimo parco, è stata recentemente restaurata ed è composta da un’unica aula, con doppio ingresso, la facciata è in granito a vista e su di essa è presente un campaniletto a vela. L’interno, coperto a capanna con assi di legno, è caratterizzato per il presbiterio decorato da vari affreschi, mentre il simulacro che viene portato in processione, si trova su un piedistallo.

Alà dei Sardi: la Festa campestre di San Francesco d’AssisiTutti gli anni, il 4 di ottobre, ad Alà dei Sardi si celebra la Festa di San Francesco d’Assisi. La novena ha inizio il 25 settembre, poi, la sera del 2 ottobre, la statua, accompagnata da vari gruppi folk e numerosi cavalieri, viene portata in processione dalla sua chiesa campestre alla chiesa parrocchiale, e vi fa rientro il 4, giorno dei festeggiamenti solenni. Qui si svolge una grande Festa campestre che prevede la macellazione, in appositi locali vicini alla chiesa campestre, di numerosi capi di bestiame ovino e bovino, che vengono cucinati in vari modi ed offerti in pasto agli oltre diecimila partecipanti alla festa. Segue la sfilata di cavalieri in costume. L’indomani, si svolgono le celebrazioni conclusive. La Festa è molto sentita dalla popolazione alaese e dai fedeli che vi accorrono numerosissimi da tutta l’isola e dal continente.

La Cappella e la statua della Madonna della Neve ossia de su Madonna de su Monte

Alà dei Sardi: il picco roccioso con la Cappella e la statua della Madonna della Neve ossia de su Madonna de su MontePassata la deviazione per la chiesa campestre di San Francesco d’Assisi, proseguiamo lungo la strada per ottocento metri, poi a un bivio prendiamo a sinistra. Proseguiamo lungo questa la strada asfaltata che sale sul monte Punta di Senalonga, seguendo alle varie deviazioni le indicazioni per il villaggio nuragico di Sos Nurattolos, e, dopo tre chilometri, all’interno di un vasto parco eolico, sulla destra si vede la località Su Crabione, dove si trova un picco roccioso sul quale è stata costruita la Cappella all’aperto dedicata della Madonna della Neve ossia a Su Madonna de su Monte e sulla sommità del picco è stata posta la Statua della Madonna a un’altitudine di circa 940 metri.

Il villaggio nuragico di Sos Nurattolos

A quasi quattro chilometri dopo la deviazione per la chiesa campestre di San Francesco, la strada asfaltata termina e, al bivio, prendiamo a destra. Saliamo per quasi tre chilometri e svoltiamo a destra, altri trecento metri, ancora a destra, e dopo 2,5 chilometri arriviamo al parcheggio di fronte ai resti del Villaggio nuragico di Sos Nurattolos che si trovano a quota 1.000 metri. Il villaggio, datato tra il 1600 e il 900 avanti Cristo, è stato scoperto negli anni ’60, e successivamente è stato restaurato.

Incontriamo dapprima un Recinto sacro circolare del diametro tra i dieci e gli undici metri, dentro il quale è presente l’edificio che ospita la Fonte sacra costruito all’esterno con grossi massi e con blocchi squadrati nelle strutture interne. L’edificio racchiude un atrio rettangolare, che conduce alla celletta nella quale è presente la fonte, con lungo le pareti della celletta panche in pietra, e al centro il pozzo rotondo con copertura a tholos che è rimasta intatta. Si tratta di un pozzo senza scalini, unico nel suo genere. Più avanti, arriviamo a un secondo recinto sacro ellittico del diametro di sedici per tredici metri, all’interno del quale c’è un piccolo Tempio a megaron che presenta sul retro il tipico prolungamento dei muri laterali. Nel recinto ellittico, vicino al tempio si trovano due ambienti circolari tra loro tangenti, realizzati uno all’interno dell’altro, che potrebbero forse simboleggiare la coppia divina del sole e della luna durante un’eclissi parziale di sole. A breve distanza, salendo, sulla sommità dell’altura, ad una quota più elevata, troviamo una grande Capanna comunitaria probabilmente una capanna delle riunioni, dotata di sedili alla base della parete. Proseguendo ancora più in alto, verso la sommità del monte Punta di Senalonga, di trovano i resti del Tempio ad antis di Sos Nurattolos, le cui strutture, completamente devastate dagli scavi clandestini, hanno restituito materiali ceramici soprattutto dai livelli di base del cortile e del vestibolo, presso le panchine sulle quali erano depositati come offerte.

Alà dei Sardi-Sos Nurattolos: la fonte sacra Alà dei Sardi-Sos Nurattolos: interno della fonte sacra Alà dei Sardi-Sos Nurattolos: il piccolo tempio a megaron Alà dei Sardi-Sos Nurattolos: la grande capanna comunitaria Alà dei Sardi-Sos Nurattolos: i resti del tempio ad antis

Ad ovest dell’abitato si trovavano i resti del menhir e del Dolmen di Pedra de lughia Rajosa

In alcune guide e in alcuni documenti, come quello del religioso, storico, archeologo, antropologo monsignor Giovanni Battista Demelas, si parla di un menhir, chiamata Menhir di Pedra de lughia Rajosa il cui nome deriva da quello di una strega gigantesca ed avara della quale parla tradizione popolare. Viene descritto come un masso di basalto di un colore tendente al rosso, alto 2.7 metri, che presenterebbe sul davanti due protuberanze rozzamente scolpite, che potrebbero raffigurare le mammelle, e sulla sinistra una massa sporgente che sembra essere un neonato tenuto in braccio durante l’allatamento. Il menhir, probabilmente, rappresentava un monumento commemorativo di qualche divinità pagana, si ipotizza Iside, che è stata la dea della fecondità e dell’amore. A pochi metri dal menhir erano poste tre pietre, di dimensioni simili tra loro, infisse nel terreno, e disposte a triangolo, che facevano da pilastri per un grosso masso basaltico, posto in posizione leggermente inclinata, sulla superficie del quale si notavano quattro coppelle di varie dimensioni. Apparentemente esso sembrerebbe un Dolmen, cioè una sepoltura megalitica preistorica, chiamato il Dolmen di Pedra de lughia Rajosa ma potrebbe trattarsi anche di un altare preistorico, simile forse a quello che si trova a monte d’Accodi presso Sassari, associato al menhir, che rappresenterebbe la divinità, in questo caso la Dea Madre. Questa statua ed il Dolmen si sarebbero potuti vedere ad occhio nudo, dato che si trovavano a quattrocento metri dalla chiesa di Sant’Antonio da Padova, in località Oriscudu. Attualmente, secondo i ricordi molte persone, il menhir si sarebbe dovuto trovare sulla punta di una collinetta di via Antonio Segni, ma purtroppo non se ne trova più alcuna traccia.

Verso ovest si trova anche il Nuraghe di Intro ’e Serra

Alà dei Sardi: il Nuraghe di Intro ’e SerraUscendo da Alà dei Sardi verso sud ovest con la SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi in direzione di Buddusò, lungo la strada, a circa un chilometro e settecento metri dall’abitato, seguendo le indicazioni che portano a riferimento l’edificio di una segheria, poi si svolta a destra in una stradina sterrata per circa novecento metri. Proseguendo a piedi si entra in una campagna di proprietà privata, si arriva a trovare il Nuraghe Intro ’e Serra. Sul punto più alto di una collinetta è situato il Nuraghe, ha diverse camere e una scala interna che porta alla camera superiore. È uno dei Nuraghi più intatti presenti nel territorio di Alà dei Sardi, in cui è possibile vedere la struttura come fosse dopoanni ancora intatta, purtroppo alcuni muri interni son franati ma è possibile vedere le camere, alle quali non è però possibile accedere. Dalla torre si ha una vista panoramica del paese e delle montagne. Del villaggio sottostante il Nuraghe non ci sono che pochi resti di capanne.

I diversi Nuraghi che si trovano verso sud dirigendosi verso la punta lathari

Dal centro dell’abitato, la via Roma ci porta verso lo stadio Sas Seddas, subito dopo prendiamo verso sinistra la via dello Sport, e, dopo una sessantina di metri, prendiamo a destra la strada che esce dall’abitato il direzione sud ovest. Percorso poco più di un chilometro, arriviamo a un’incrocio, dove prendiamo a sinistra, e, dopo poco più di un altro chilometro, si trova alla sinistra la sterrata che porta al Nuraghe Fenidde. Di questo Nuraghe non abbiamo attestazioni, sappiamo solo che si trova a sud ovest rispetto al Nuraghe Malcheddine o Marcheddine, che descriveremo più avanti, e ad ovest rispetto alla punta lattari.

Dal centro dell’abitato, la via Roma ci porta verso lo stadio Sas Seddas, subito prima prendiamo verso sinistra la via Emilio Lussu, che esce dal paese verso sud e si inoltra nei boschi. Seguiamo questa strada per cinquecentocinquanta metri, poi, prima del viadotto sopra la SP10m, prendiamo Leggermente a Sinistra la Strada per lathari, che porta in direzione della punta lathari, dell’altezza di 712 metri. Percorso un chilometro e duecento metri, troviamo sulla destra una sterrata, seguando la quale, in alcune centinaia di metri, arriviamo al Nuraghe semplice Malcheddine attestato da Torquato Taramelli, che nell’edizione archeologica della Carta d’Italia del 1931 ne indica il buono stato di conservazione, però non ci è possibile descriverlo. Il Nuraghe si trova a nord ovest rispetto alla punta lathari, e la breve distanza dal Nuraghe lattari ne suggerisce l’appartenenza alla stessa unità insediativa. Vicino ad esso si trova il Nuraghe Marcheddine di tipologia indefinita.

Percorsi circa cinquecentocinquanta metri verso sud lungo la strada per lathari, troviamo alla destra della strada la sterrata che ci porta, in meno di cento metri, al Nuraghe lattari o Lathari. Il Nuraghe è addossato alle emergenze granitiche della punta lathari affioranti, che ne costituiscono le fondamenta e condizionano il disegno della sua pianta. E attestata da Giovanni Spano, nel suo I Nuraghi della Sardegna del 1967, una frequentazione del sito in età romana imperiale, della quale sono indizi alcuni dei materiali in esso rinvenuti. Nell’edizione archeologica della Carta d’Italia del 1931, Torquato Taramelli trova il Nuraghe già in pessimo stato di conservazione.

Verso sud est si trova il Nuraghe Boddò

Alà dei Sardi: il Nuraghe BoddòIn via Emilio Lussu, centocinquanta metri prima del bivio prima del viadotto sopra la SP10m, prendiamo una deviazione sulla sinistra, che passa a sud dell’abitato. Percorsi ottocentocinquanta metri, prendiamo la strada a destra, e, dopo una sessantina di metri, di nuovo a destra sulla strada per Boddò. La seguiamo per un chilometro e mezzo, e troviamo, alle destra della strada, la sterrata che porta al Nuraghe semplice Boddò. Situato in posizione dominante sulla sommità del Monte su Annaiu, compreso tra due gradi emergenze granitiche affioranti. Si tratta di un Nuraghe monotorre, a pianta circolare, con filari ordinati di blocchi granitici abbastanza regolari. Dalla descrizione di Torquato Taramelli potrebbe trattarsi di un Nuraghe di tipo misto, che associa alla presenza di una camera coperta a falsa cupola, anche ambienti a corridoio. Posizionato all’interno di una proprietà privata, il sito è facilmente accessibile e, quindi, abbastanza fruibile.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, ci recheremo a Buddusò che visiteremo con il suo centro ed i suoi siti archeologici, tra i quali i principali sono l’area archeologica di Iselle ed il Nuraghe Loelle.


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