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Buddusò visita della città e dei suoi dintorni con l’area archeologica di Iselle e con il Nuraghe loelle


In questa tappa del nostro viaggio, ci recheremo a Buddusò che visiteremo con il suo centro ed i suoi siti archeologici, tra i quali i principali sono l’area archeologica di Iselle ed il Nuraghe Loelle.

La Regione storica del Monteacuto, chiamata anche Logudoro Monteacuto

La Regione storica del MonteacutoIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa Regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Monteacuto comprende la piana di Chilivani e le propaggini dei monti del Goceano, di Alà dei Sardi e del limbara. Il nome deriva da quello del Castello giudicale edificato a Berchidda nel tredicesimo secolo. Il paesaggio del Monteacuto è caratterizzato dall’alternarsi di alture e zone pianeggianti. Oggi il Monteacuto si trova economicamente diviso in due zone, il cui confine è segnato dal fiume Coghinas. I comuni che fanno parte del Monteacuto orientale sono: Alà dei Sardi, Berchidda, Buddusò, Monti, Oschiri e Padru. Quelli che fanno parte, invece, del Monteacuto occidentale sono Nughedu San Nicolò, Ozieri, Pattada e Tula. Nel Monteacuto si parla il logudorese, a ovest nell’arcaica variante settentrionale nuorese, mentre a est in quella comune. L’altopiano di Buddusò, a sud est, è la zona di convergenza tra queste due varianti linguistiche.

In viaggio verso Buddusò

Da Alà dei Sardi proseguiamo verso sud con la SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, che da Alà dei Sardi porta a Buddusò, una bella strada alberata che, superati i contrafforti dei monti di Alà, attraversa la campagna. Dopo poco più di sette chilometri, troviamo la deviazione per la località Santa Reparata, che desciveremo più avanti. Percorsi altri tre chilometri, arriviamo all’interno dell’abitato di Buddusò. Partiti dal Municipio di Alà dei Sardi, arriviamo a raggiungere il Municipio di Buddusò, dopo aver percorso 11.6 chilometri.

Il comune chiamato Buddusò

Buddusò: veduta dell’abitato Buddusò-Stemma del comuneIl comune chiamato Buddusò (nome in lingua sarda Uddusò, altezza metri 700 sul livello del mare, abitanti 3.622 al 31 dicembre 2021) è situata sull’omonimo altopiano granitico da cui nasce il fiume Tirso, sul Monte Acuto, nella parte sud orientale della Provincia di Sassari, ai confini con quella di Nuoro. La maggior parte degli abitanti vive nel capoluogo Comunale, ed il resto della popolazione si distribuisce in case sparse. Il territorio presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate. Buddusò è attraversata dalla SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, che collega Monti con Bitti e Nuoro, e dall’interno dell’abitato perte verso ovest la SS389 di Buddusò e del Correboidir, che conduce a Pattada.

Origine del nome

Il suo nome è attestato sino dal 1341, nelle forme Gluso, Guluço, Guloso e Gulluso, la cui origine non è chiara. Secondo alcune interpretazioni, la base del suo nome potrebbe avere origine dall’appellativo Gollei o Gullei, che indica un altopiano. Secondo altre interpretazioni, il nome potrebbe derivare da Udda, canale del fiume Tirso, o da Puddu, che indica il gallo. O dal fenicio Beth Dasib, ad indicare un luogo di erba. Il suo nome, infine, potrebbe derivare dall’appellativo Biddisò, che indica il passero.

La sua economia

Buddusò è, oggi, un grosso centro circondato da sughereti e famoso in tutto il mondo per il granito che ne costituisce una delle principali fonti di reddito, oltre che per la costruzione di cassapanche in legno. L’economia di Buddusò si fonda su tutti i settori produttivi. L’agricoltura produce cereali, ortaggi, foraggi, viti, ulivi e frutta, e si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da aziende che operano nell’estrazione del granito, nel settore lattiero caseario, alimentare, del vetro, dei laterizi, dei mobili, edile, della produzione e distribuzione di energia elettrica e della lavorazione del sughero. A livello artigianale si è mantenuta viva l’arte dell’intaglio, che trova nella cassapanca il suo prodotto tradizionale. Gli anni ’60 e ’70 del novecento hanno visto uno sviluppo economico del paese legato all’attività estrattiva del granito bianco e di un pregiatissimo sughero, oltre che al commercio della legna e del formaggio. Il terziario si compone di una buona rete distributiva oltre che dell’insieme dei servizi, che comprendono quello bancario. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno.

Brevi cenni storici

Le sue origini risalgono all’età preistorica, dato che nel suo territorio sono presenti numerose Domus de janas, che risalgono al periodo Neolitico, alla Civiltà di San Michele di Ozieri, e sono, inoltre, presenti numerosi Nuraghi, i resti di un villaggio nuragico, Dolmen e Tombe di giganti. Del periodo romano restano tracce di un piccolo centro denominato Caput Tyrsi, presso le sorgenti del Tirso, di cui non ci è rimasto pressoche nessuna testimonianza fisica, che avrebbe potuto costituire un punto di passaggio tra Olbia, Ozieri dove vi è traccia di un ponte romano, per arrivare a Forum Traiani, fino a Karalis. Dopo l’introduzione del cristianesimo, nell’alto Medioevo, e la sostituzione del dominio bizantino con quello dei Giudicati, le origini di Buddusò iniziano a comparire intorno al 1300, quando Buddusò fa parte nel Giudicato del Logudoro, nella Curatoria di lerron, fino all’occupazione da parte del Giudicato d’Arborea ed alla successiva conquista, nel quindicesimo secolo, da parte dagli Aragonesi. Dal quattrocento al seicento il dominio spagnolo della Sardegna è testimoniato, a Buddusò, dallo stile barocco nella chiesa di San Quirico e dai tanti termini linguistici spagnoleggianti, come Sa temporada, ossia la stagione, Averugar, ossia ispezionare, Sa mariposa, ossia la farfalla, ed altri. Tre secoli più tardi viene infeudata ai signori di Tellez-Giron di Monte Acuto. Nel 1720, con la pace dell’Aja, l’Austria cede la Sardegna, e quindi anche Buddusò, ai Savoia, e, nel 1839, Buddusò viene riscattata al demanio dello Stato, successivamente all’abolizione del regime feudale. Nell’ottocento, viene fondata una piccola frazione al confine con il territorio di Oschiri, chiamata Tandalò, che viene popolata da abitanti che vi vivono per alcuni mesi l’anno. Passato il periodo di dominazione dei Savoia ed entrata nel Regno d’Italia, successivamente entra nella Repubblica Italiana. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Tandalò si spopola completamente, ed ora rimangono solo i resti di alcune case e della vecchia Scuola elementare. Gli anni sessanta e settanta del novecento vedono uno sviluppo economico del paese legato all’attivatà estrattiva del granito e del sughero, oltre che al commercio della legna e del formaggio. Durante gli anni novanta e nei primi anni del duemila, questo benessere economico subisce un forte rallentamento, cosicche nel paese si ripresenta la piaga dell’emigrazione, fenomeno che colpisce più che in passato anche persone laureate. Con la legge regionale n.1 del 3 gennaio 1996, Buddusò subìsce lo scorporo del nuovo comune di Padru, che si trova a nord est a quasi quaranta chilometri di distanza. Del comune di Buddusò nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari nella nuova Provincia di Olbia e Tempio Pausania, per poi tornare nel 2016, dopo l’abolizione di questa nuova provincia, nella Provincia di Sassari.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Buddusò

Buddusò-Gruppo Folk Santa LuciaA Buddusò sono attivi, tra gli altri, il Gruppo Folk Sant’Ambrogio di Buddusò, il Gruppo Folk Santa Lucia, il Gruppo Folk Santa reparada, il Coro donu reale, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Buddusò, vanno citate l’ultima domenica di maggio la Festa di Nostra Signora del Buon Cammino, ossia Su Bonu Caminu, nella frazione Santa Reparata; la prima domenica di giugno la Festa di San Giuseppe, nell’antica frazione Tandalò; il 24 e 25 giugno la Festa di San Giovanni Battista, il cui culto è forse legato ai riti pagani del solstizio d’estate, per la quale ragazzi e ragazze per rafforzare l’amicizia si facevano compare o comare saltando tre volte un falò, la Festa è caratterizzata dalla messa solenne celebrata nella chiesa parrochiale di Santa Anastasia, processione e festeggiamenti nella piazza principale del paese, ed è da segnalare la tradizionale corsa di cavalli che si tiene in agro di Buddusò in prossimità del Nuraghe loelle; il 29 e 30 giugno la Festa di San Pietro, anch’essa con la messa solenne celebrata nella chiesa parrochiale di Santa Anastasia, processione e festeggiamenti nella piazza principale del paese; la prima decade di luglio il Simposio Internazionale di Scultura sul legno e granito; il primo lunedì di settembre la Festa di San reparata, nell’omonima frazione; cominciano la terza domenica di settembre i festeggiamenti patronali in onore dei Santi Ambrogio, Quirico e Anastasia, a ognuno dei quali il paese dedica un’intera giornata, con il 21 settembre la Festa di Sant’Ambrogio, il 22 settembre la Festa di San Quirico, ed il 23 settembre si Festa di Sant’Anastasia; la seconda domenica di ottobre la Festa della Madonna del Rosario.

Il Simposio Internazionale di Scultura

Dal 1984 ogni estate Buddusò ospita un importante Simposio Internazionale di Scultura ossia un Simposio Internazionale di Scultura su legno che si alterna di anno in anno con un Simposio Internazionale di Scultura su granito. voluto a partire dal 1984 dall’Amministrazione Comunale di Buddusò, con l’intento di incrementare la valorizzazione e la conoscenza di queste due risorse che sono alla base della sua economia, e organizzato dal Centro Culturale in ricordo di Mastro Mimmiu Solinas, artista e maestro nella lavorazione del legno, che aveva saputo rinnovare, grazie ad un profondo studio su esempi antichi, la tradizione della cassapanca intagliata.

Buddusò-Simposio Internazionale di Scultura: esposizione delle opere in legno nel MuseoBuddusò-Simposio Internazionale di Scultura: esposizione delle opere in granito fuori dal MuseoLo spettatore ha la possibilità di seguire l’intero ciclo della scultura, entrando direttamente nel mondo dell’arte secondo una modalità che supera il concetto tradizionale di mostra. Le opere realizzate per le diverse edizioni della manifestazione sono esposte nel Museo, con due zone espositive. Una interna che raccoglie sculture in legno, per lo più castagno sardo ed Iroko africano. L’altra all’aperto, nel parco intorno al Museo e nelle vie del paese, con l’esposizione di sculture in granito.

Visita del centro di Buddusò

La SS389 di Buddusò e del Correboi ci porta all’interno dell’abitato di Buddusò, che conserva numerosi edifici ottocenteschi in granito di tre o quattro piani, arricchiti da balconi in ferro battuto, che ne caratterizzano fortemente il paesaggio urbano. L’abitato, circondato da boschi e rocce, ha l’antico nucleo urbano caratterizzato da case e sculture in granito che, poste lungo le vie del centro, l’hanno trasformato negli anni in un prezioso Museo all’aperto.

Il nuovo Cimitero di Buddusò con la Domus de janas di Borucca

Buddusò-nuovo Cimitero di BuddusòArrivando da Alà dei Sardi a Buddusò con la SS389 di Buddusò e del Correboi, al chilometro 36.7 troviamo, alla destra della strada, l’ingresso del Nuovo Cimitero di Buddusò. Siamo circa un chilometro e duecento metri prima di arrivare all’abitato, nel punto dove la strada statale svolta a destra, mentre prosegue dritta la via Nazionale che porta in centro.

Buddusò-la Domus de janas di BoruccaSubito sul retro del recinto del Cimitero, in località Borucca, si trova uno spuntone granitico in cui è stata scavata la Domus de janas di Borucca. Si tratta di una sepoltura costituita da una grotticella artificiale scavata nel granito, costituita da tre ambienti in successione, un vestibolo a pianta rettangolare provvisto di coppella, dal quale attraverso un portello si accede alla cella a pianta semicircolare, dalla quale, attraverso un portello rettangolare, ci si immetteva nella nicchia, che oggi si posiziona al di là della spaccatura che divide l’ipogeo. Infatti, la nicchia risulta separata dal resto della tomba a causa del distaccamento e dell’inclinazione del blocco in cui è stato scavato l’ipogeo.

Nella periferia nord occidentale dell’abitato si trova la chiesa di Sant’Ambrogio Vescovo

Proseguendo verso sud con la SS389 di Buddusò e del Correboi, dopo un chilometro e duecento metri si arriva a un bivio, dove la strada statale prosegue verso destra con il nome di via della Circonvallazione nord, mentre, proseguendo dritti, si imbocca la via Nazionale, che si dirige verso sud est e porta nel centro dell’abitato.

Buddusò: chiesa di Sant’Ambrogio VescovoPercorsi quattrocentocinquanta metri sulla via della Circonvallazione nord, prendiamo sulla destra la via Sant’Ambrogio, che si trova un po fuori mano, nella periferia nord occidentale del paese, e ci porta, in centottanta metri, alla destra della strada, all’interno del Parco di Sant’Ambrogio, alla chiesa di Sant’Ambrogio Vescovo copatrono di Buddusò. Si tratta di un bell’edificio seicentesco restaurato nel 1862. Presso questa chiesa ed all’interno del suo parco, cominciano la terza domenica di settembre i festeggiamenti in onore di Sant’Ambrogio, al quali il paese dedica un’intera giornata, il 21 settembre, con la Festa di Sant’Ambrogio, preparata nei minimi dettagli dal comitato organizzatore, con il simulacro che sfila in processione nelle vie principali del paese, accompagnato da un’immensa folla, da gruppi folkloristici e da cavalli bardati fino alla sua chiesa.

Il veccchio Cimitero di Buddusò con la Cappella di San Sebastiano

Buddusò-Vecchio Cimitero di Buddusò

Presa al bivio la via Nazionale, proseguiamo per quattrocento metri in direzione sud est su questa strada, poi prendiamo, subito a sinistra, il viale del Cimitero, che si dirige verso nord, e, dopo cento metri, ci porta di fronte all’ingresso, alla destra della strada, l’ingresso del Vecchio Cimitero di Buddusò, che un tempo si trovava alla periferia dell’abitato, ma che l’espansione edilizia ha inglobato nella città. Potevamo arrivarci anche da nord, proseguendo, subito dopo il nuovo Cimitero, per trecento metri sulla SS389 di Buddusò e del Correboi in direzione dell’abitato, prendendo, poi, sulla sinistra il viale del Cimitero, che, in ottocento metri, ci porta a trovare, sulla sinistra della strada, l’ingresso del vecchio Cimitero.

All’interno del vecchio Cimitero di Buddusò si trova la Cappella di San Sebastiano Martire una piccola chiesa che è stata edificata intorno al 1600 come Cappella cimiteriale, e che ha dato il nome a tutta la zona circostante, che si chiama appunto località San Sebastiano.

Nella periferia nord orientale del paese si trova la Domus de janas di San Sebastiano

Prendiamo, alla destra del Cimitero, la via Sebastiano Satta, poi, dopo centosettanta metri, a destra via Cavour e, dopo un’ottantina di metri, a sinistra, la via Grazia Deledda, che, in centocinquanta metri, ci porta alla periferia orientale del paese, dove si conserva un ipogeo fra i tanti che, presumibilmente, erano presenti nella zona.

Buddusò-la Domus de janas di San SebastianoQui,su uno spuntone caratteristico scolpito dal tempo e dalle intemperie, è stata scavata la Domus de janas di San Sebastiano che prende il nome della località ove sorge. L’ipogeo, con pianta cruciforme, è formato da cinque ambienti. L’unico ingresso intatto è quello esterno, gli altri, quelli che mettono in comunicazione le celle, sono stati manomessi dal proprietario del fondo, che utilizzava il monumento per riporvi il foraggio per il bestiame. Comunque, dalla cella di ingresso di accedeva alla cella centrale, nella quale si aprivano sui tre lati gli ingressi delle altre celle. Si trova a poco distanza in linea d’aria dal più famoso e complesso ipogeo chiamato necropoli di ludurru, che descriveremo più avanti.

La chiesa di San Quirico

Percorsi circa centocinquanta metri verso sud est con la via Nazionale, arriviamo in piazza Commendator Fumu Mossa. Da qui parte, subito a sinistra, la via San Quirico, e, dopo poche decine di metri, svoltiamo leggermente a destra la via Daniele Manin, che in un’altra trentina di metri, ci porta alla bella chiesa di San Quirico copatrono di Buddusò, che è la più notevole chiesa di Buddusò dal punto di vista architettonico e artistico, molto più antica della chiesa parrocchiale. Piccola ma ben proporzionata, è stata edificata dal decano Pietro Sotgiu di Alghero nel 1651, come risulta dall’iscrizione sulla facciata, e restaurata nel 1852. Una curiosa leggenda narra che, durante un viaggio dalla Spagna alla Sardegna, la nave che trasportava il decano Pietro Sotgiu, si sarebbe imbattuta in una tempesta, che avrebbe fatto affondare la nave se il decano non si fosse rivolto a San Quirico, della quale era molto devoto, promettendogli di edificare una chiesa in suo onore se lo avesse salvato dalla tempesta. Il Santo avrebbe aiutato il decano, che però, scampato il pericolo, si sarebba dimenticato del voto. Ma San Quirico non avrebbe dimenticata la promessa, e, sotto forma di fanciullo, si sarebbe presentato a due muratori Pisani, dicendo loro di recarsi in Sardegna, a Buddusò, dove un aecano li aspettava per edificare una chiesa. Quando i muratori, dopo il lungo viaggio, si recano dal decano, l’uomo ricorda subito il voto fatto, e per scioglierlo fa iniziare subito i lavori per la realizzazione della chiesa. L’interno della chiesa, a una sola navata, conserva uno splendido altare ligneo del 1729 e affreschi del seicento e dell’ottocento che la Soprintendenza sta riportando alla luce, oltre a tre tele del pittore settecentesco napoletano Gerolamo Ruffino, che rappresentano Sant’Andrea, San Nicola e San Vincenzo. Significativa è la cupola, e una cinta a forma di chiostro, in cui è presente un edificio con archi, finestre, ed un dormitorio, non ultimato, che fa pensare che questi luoghi dovessero ospitare un ordine monastico.

Buddusò: chiesa di San Quirico: l’antica facciata Buddusò: chiesa di San Quirico: ingresso lungo la fiancata Buddusò: chiesa di San Quirico: l’altare Buddusò: chiesa di San Quirico-e tre tele del pittore settecentesco napoletano Gerolamo Ruffino che rappresentano Sant’Andrea, San Nicola e San Vincenzo

Buddusò-Festa di San Quirico: sfilata nelle vie del paesePresso questa chiesa, cominciano la terza domenica di settembre i festeggiamenti in onore di San Quirico, al quali il paese dedica un’intera giornata, il 22 settembre, con la Festa di San Quirico, ossia Sa Festa ’e Santu Chirigu, preparata nei minimi dettagli dal comitato organizzatore, con il simulacro che sfila in processione nelle vie principali del paese, accompagnato da un’immensa folla, da gruppi folkloristici e da cavalli bardati fino alla sua chiesa. In serata, sempre nella piazza, è prevista la Sagra del prosciutto accompagnata da salsicce alla brace, panadas e formaggio locale, seguita dalla tradizionale gara poetica tra gli improvvisatori. È una Festa comunitaria che da qualche decennio è divenuta un richiamo per i tanti emigrati.

Il Municipio di Buddusò

Buddusò: il palazzo MunicipaleRitornati indietro lungo la via San Quirico, passato l’incrocio con la via Nazionale, ritorniamo, sulla destra, alla piazza Commendator Fumu Mossa, dedicata ad Antonio Fumu Mossa, un cittadino di Buddusò che è stato un letterato, un poeta, ed anche un benefattore. Sul lato sinistro della piazza si trova il Palazzo Municipale che ospita la sede e gli uffici del comune di Buddusò. Si tratta di un palazzo della metà del novecento, abbastanza moderno, che però è di scarso interesse dal punto di vista artistico.

Di fronte al Municipio si trova la casa Protetta Maria Immacolata

Buddusò: il palazzo MunicipaleDi fronte al Municipio si trova la Casa Protetta Maria Immacolata una casa di riposo e assistenza alla persona, il cui ingresso principale si trova, però, al civico numero 1 della via Nazionale, e che ospita una Cappella per soddisfare le esigenze religiose dei suoi ospiti. La casa Protetta Maria Immacolata in Buddusò è gestita dalle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, che se ne occupano fin dal 1955, quando una coppia di benefattori facoltosi donarono i loro beni alla Congregazione per realizzare una struttura di accoglienza residenziale per persone anziane del luogo. Con gli anni, da semplice casa di accoglienza per anziani è diventata casa Protetta, quindi struttura in grado di ospitare persone prive o carenti di sostegno sociale e familiare, persona con disagi psicofisici, autosufficienti o parzialmente autosufficienti.

Una bella palazzina di fine ottocento

Da piazza Commendator Fumu Mossa, passato il palazzo Municipale, prendiamo a destra corso Vittorio Emanuele verso ovest, che, in poco meno di trecento metri, ci porta proprio al centro del paese, in piazza monumento, all’incrocio con il corso Umberto sulla destra, e la via Eleonora d’Arborea sulla sinistra. Ad angolo tra il corso Vittorio Emanuele e la piazza, sulla sinistra, si trova una bella Palazzina di fine ottocento di tre e quattro piani, costruita in uno stile tra il liberty e l’eclettico. Nella piazza monumento, di fronte a dove arriva il corso, si trova, addossato a un edificio, il Monumento ai Caduti Di Buddusò, con particolare riferimento a Francesco Fodde, medaglia d’oro.

Buddusò-Una bella palazzina di fine  ottocento Buddusò-Monumento ai Caduti di Buddusò

La chiesa parrocchiale di Santa Anastasia Martire

Dalla piazza monumento prendiamo, sulla sinistra, la prosecuzione del corso Vittorio Emanuele, ed, in un centinaio di metri, al civico numero 133, troviamo, alla sinistra della strada, la chiesa di Santa Anastasia Martire che è la chiesa parrocchiale dedicata alla patrona del paese. È stata edificata a partire dal 1836 con pietre di granito lavorate a scalpello e consacrata nel 1894, ed ha accanto un alto campanile. L’interno è arricchito da mosaici e belle statue. Nella chiesa sono conservati due dipinti del pittore settecentesco napoletano Gerolamo Ruffino, raffiguranti San Giovanni Battista e l’Immacolata Concezione. Il 23 settembre vi si svolge la Festa di Santa Anastasia con una processione a cavallo in occasione della Festa patronale.

Buddusò: chiesa parrocchiale di Santa Anastasia Martire Buddusò: chiesa parrocchiale di Santa Anastasia: interno Buddusò: chiesa parrocchiale di Santa Anastasia: altare laterale

Presso questa chiesa cominciano la terza domenica di settembre i festeggiamenti in onore di Santa Anastasia, al quale il paese dedica un’intera giornata, il 23 settembre, con la Festa di Santa Anastasia Martire, preparata nei minimi dettagli dal comitato organizzatore. Il giorno dedicato a Sant’Anastasia è il più eclatante, dato che arrivano tutti i sacerdoti dei paesi limitrofi per concelebrare la messa con il Vescovo di Ozieri. La lunga processione precede il simulacro nelle vie principali del paese, accompagnato da un’immensa folla, da gruppi folkloristici e da cavalli bardati fino alla sua chiesa.

Buddusò-Festa di Santa Anastasia Martire Buddusò-Festa di Santa Anastasia Martire

La fontana del 1894

Buddusò: la fontana del 1894Caratteristica tipica di Buddusò è il granito, che costituisce il materiale con il quale sono edificate le case, gli appartamenti, tratti stradali e fontane di quasi tutto il centro storico. Molto interessante da vedere è la Fontana del 1894 che viene chiamata anche Fontana Balostris per visitare la quale, proseguiamo lungo il corso Vittorio Emanuele II verso sud ovest per trecentocinquanta metri dopo la chiesa parrocchiale, ed arriviamo a uno spiazzo, sulla sinistra della strada, nel quale si trova la bella antica fontana.

La chiesa della Madonnina dove si celebra la Festa di San Cristoforo

Buddusò: la villa donedduProseguendo in direzione sud ovest su corso Vittorio Emanuele, dopo poco più di duecento metri prendiamo verso sinistra la SS389 di Buddusò e del Correboi, che esce dall’abitato in direzione di Bitti. Percorsa la strada statale per circa duecentocinquanta metri, in località la Madonnina di fronte all’Hotel La Madonnina, che si trova alla sinistra della strada, alla destra si trova la chiesa edificata intorno al 1970, chiesa dedicata a San Cristoforo. Preso questa chiesa, nel mese di luglio, si svolge la Festa di San Cristoforo, che prevede in mattinata la messa solenne, la processione e una benedizione particolare a tutti gli autotrasportatori, dei quali il Santo è il protettore. La Festa degli autotrasportatori è stata istituita di recente, e la sua origine è da ricercarsi nella trasformazione della economia del paese da agropastorale a semi industriale.

All’uscita verso Bitti si trova la villa doneddu realizzata in stile neogotico

Buddusò: la villa doneddu Procedendo in direzione sud est lungo la SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, percorsi circa seicentocinquanta metri, troviamo una traversa sulla destra, la prendiamo e, dopo una ventina di metri, troviamo alla destra della strada, il cancello di accesso alla Villa doneddu che però è chiuso, dato che la villa non è visitabile. Completamente immersa nel verde, costruita in granito, la villa doneddu riprende alcuni canoni medievali dello stile neogotico, come, ad esempio, la torre merlata del mastio e le finestre bifore al piano superiore.

Una deviazione in via Damiano chiesa dove si trova lo stabilimento della Sarda Formaggi

Ritornati in centro, dalla piazza Commendator Fumu Mossa, passato il palazzo Municipale, prendiamo a sinistra corso Vittorio Emanuele verso est, che seguiamo per centocinquanta metri, poi prendiamo a destra la via Damiano chiesa, che ci porta alla periferia orientale del paese. Percorsi duecento metri, alla destra della strada, al civico numero 20 della via Damiano chiesa, si trova quello che è stato lo stabilimento originale della Sarda Formaggi.

Buddusò-Sarda FormaggiLa Sarda Formaggi nasce nel 1963 grazie alla creatività e all’impegno dei suoi fondatori, i fratelli Nino, Pietro e Salvatore Mura, insieme al cugino Costantino Saba, ed oggi prosegue con le nuove generazioni. Solo due anni dopo, viene aperto il deposito nella frazione Burchio di Incisa Valdarno, in Toscana, destinato allora solo alla vendita diretta. La peculiarità della sua produzione in ambiente di montagna, unica in Sardegna, consente una maturazione dei formaggi lenta e naturale, conferendo loro profumi e sapori propri dei formaggi di montagna, ed ha visto il formaggio a cinque stelle diventare protagonista sulle tavole di tutto il mondo. Oggi il caseificio si trova a Buddusò, mentre gli uffici e la sede legale sono ad Olbia in via Trento 10, e ad Incisa Valdarno avviene la porzionatura, il confezionamento e la distribuzione in Italia e nel mondo.

Lo stadio Nicola Calvia di Buddusò

Buddusò: lo stadio Nicola Calvia di BuddusòPercorsi poco più di altri trecento metri lungo la via Damiano chiesa, vediamo alla sinistra della strada lo Stadio di Buddusò, che è stato inaugurato nel 1974 ed è intitolato a Nicola Calvia, personaggio di spicco nel panorama calcistico del paese negli anni settanta del novecento. Lo stadio ha la superficie in terra battuta, è in grado di ospitare 300 spettatori, ed è la sede della Polisportiva Buddusò, la cui squadra di calcio milita nel girone C della Prima Categoria.

Visita dei dintorni di Buddusò

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Buddusò, sono stati portati alla luce i resti della necropoli di ludurru; dei Dolmen di su laccu e quelli di Sos Monimentos; delle Tombe di giganti loelle e loelle II; dei Nuraghi semplici Binione, Eligannelle, Isarita, Iselle, Ruju, S’Orteri, Torroile; del Nuraghie complesso loelle; ed anche dei Nuraghi Curtu, Domighedda, Domo ’e Porcos, locorona, lorisca, ludurru, monte ladu, Nullu, Oddastra, Ololvica, Pedrosu, Pelcio, S’Abbila, Sa Menta, Sa Puzzonina, Sauccu, Scau, Teltoro, Ziu Caralu, tutti di tipologia indefinita.

Verso nord est troviamo la necropoli di ludurru

Buddusò: la necropoli di ludurruUscendo dll’abitato verso nord est in direzione di Alà dei Sardi con la SS389 di Buddusò e del Correboi, passato il nuovo Cimitero di Buddusò, percorriamo ancora meno di duecento metri, e prendiamo a destra la strada che porta verso la cava di marmo, e troviamo sulla destra della strada un grande affioramento granitico nel quale è scavata la Necropoli di ludurru che prende il nome dalla località in cui si trova. È costituita da sei Domus de janas scavate in un grande masso di granito, sulla cui sommità si trova un monolito scolpito a forma di parallelepipedo con un incavo sopra la base, probabilmente un altare. La prima tomba ha una tettoia sporgente dalla roccia, nel pavimento della cella d’ingresso ci sono canaline per il deflusso dell’acqua, sulle pareti sono scolpite cornici e presenta resti di pittura a righe verticali. Nella seconda tomba l’ingresso circolare da in una camera in origine divisa in due. La terza tomba, con l’atrio semidistrutto, ha due celle. La prima con due nicchie e nell’angolo di sinistra un sedile quadrato scolpito nella roccia e una grande coppella al centro del pavimento, dalla quale si passa alla seconda cella di forma quadrata.

Nella frazione Santa Reparata si trova la sua chiesa nella quale si svolge la Festa di Santa Reparata

Procedendo per circa due chilometri e mezzo sulla SS389 di Buddusò e del Correboi in direzione nord est, prendiamo una deviazione sulla sinistra e raggiungiamo la frazione Santa Reparata (altezza metri 620, distanza 4.1 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti).

Sulla destra, prima della fine della strada, si trova, il Parco di Santa Reparata, all’interno del quale si trova la chiesa di Santa Reparata che con il nome di Santa liberata è stata la chiesa parrocchiale del villaggio scomparso di Usuluvè. S’ignora quando ebbe inizio, a Buddusò, la venerazione di questa Santa, oggetto di tanta devozione sia da parte dei residenti che degli abitanti dei centri vicini. Originariamente la chiesa aveva una sola navata, in seguito, per poter ospitare la crescente affluenza dei fedeli la piccola chiesa nel 1913 è stata ampliata con l’aggiunta di una seconda navata, costituita da tre piccole cappelle, e nella terza Cappella è stato costruito un altare dedicato alla Madonna del Buon Cammino, con, nella nicchia sopra l’altare, il simulacro ligneo della Madonna. All’interno del parco, di fronte alla chiesa, si trova Sa Sogristantìa, composta di diversi vani, ampi e dotati di moderne attrezzature, fra le quali una capiente cella frigo dove conservare la carne, ed un’ampia cucina.

Buddusò: chiesa di Santa Reparata Buddusò: chiesa di Santa Reparata Buddusò: chiesa di Santa Reparata: giovani seduti intorno alla statua della Madonna con il bambino antistante la chiesa Buddusò: chiesa di Santa Reparata: Sa Subristantia

Buddusò-Festa di Santa Reparata: cena <em>De su brou ’e sas concas</em> nel boschetto antistante la chiesaPresso questa chiesa, la prima domenica e il primo lunedì di settembre si svolge la Festa di Santa Reparata, caratterizzata da manifestazioni religiose, folkloristiche e culturali, con canti, balli e festa, i cui festeggiamenti sono stati sempre curati da quattro Sogristantes, che durano in carica un anno e si curano tra l’altro dell’acquisto dei bovini da macellare per il pranzo. In passato la domenica, al mattino presto, sulle rive del fiume Mannu a un centinaio di metri, si macellavano i bovini, che potevano essere da sei a dieci, in mattinata venivano cucinate le interiora, servite a colazione ed a pranzo ai soli soci, ed al pomeriggio la carne, sistemata su carri trainati da buoi, veniva trasportata a Sa Sogristantìa. La preparazione del pranzo del lunedì iniziava dalla notte precedente, verso l’alba il lesso bolliva in diverse caldaie di rame stagnato, mentre una parte delle carni, infilzata in spiedi legno, arrostiva al fuoco, e, verso mezzogiorno, ai pellegrini sparsi nella campagna sotto l’ombra di secolari piante da sughero, venivano distribuiti in abbondanza minestra, lesso, pane e in tempi più antichi, anche il vino. Dopo pranzo si svolgevano le gare di Tiro al garretto, ossia i garretti dei bovini macellati erano infilzati in un lungo spiedo di legno che veniva conficcato nel terreno, sui garretti veniva attaccato un piccolo pezzo di carta rotondo che i tiratori dovevano centrare con la doppietta, e, chi vinceva, si portava a casa il garretto. Dopo aveva luogo la corsa dei cavalli, e, durante il resto della giornata, si ballava al suono della fisarmonica, o, prima della sua diffusione, i balli erano accompagnati dalla voce dei tenores. Col tempo l’afflusso dei devoti alla Festa è aumentato, tanto che oggi la manifestazione non ha più carattere locale ma regionale. Pullman e auto convergono da ogni parte della Sardegna, ed il comitato organizzatore offre una tipica minestra, carne lessa ed altre pietanze, vino e dolci. I capi bovini che si macellano per questa Festa sono più di sessanta, per un equivalente da cento a centoventi quintali di carne.

Sempre presso questa chiesa, l’ultima domenica di maggio si svolge la Festa di Nostra Signora de su Bonu Caminu, ossia Nostra Signora del Buoncammino, con processione e messa, seguite da un pranzo comunitario offerto dal comitato organizzatore a base di Pecora in cappotto, ossia bollito di pecora.

I resti del Nuraghe semplice Ruju

Buddusò: il Nuraghe Ruju o Nuraghe RuiuDal centro di Buddusò, prendiamo la via della Circonvallazione nord che ci porta sulla SS389 di Buddusò e del Correboidir, che esce dall’abitato verso ovest in direzione di Pattada. Percorso poco meno di un chilometro e mezzo su questa strada, troviamo una deviazione sulla destra che ci porta in direzione dell’antico villaggio di Tandalò. Proseguendo per circa un chilometro e mezzo su questa strada, troviamo una deviazione sulla sinistra che ci porta al Nuraghe Ruju. Si tratta di un Nuraghe monotorre con scala e nicchia d’andito, e con camera marginata da tre nicchie disposte a croce. Questo Nuraghe deve la sua notorietà al fatto che, nell’area occupata dal villaggio circostante, è stata rinvenuta, nel 1927, una eccezionale brocca Askoide in bronzo, ottenuta a fusione, con alla base dell’ansa una palmetta del tutto analoga a quelle delle Oinochòai in lamina bronzea diffuse in Etruria, a conferma di rapporti culturali e commerciali tra sardi ed Etruschi nel settimo secolo avanti Cristo.

Proseguendo ci recheremo verso Tandalò con la chiesa di San Giuseppe

Ripresa la strada che ci ha portato fin qui, proseguiamo fino ad arrivare, dopo dodici chilometri,su una strada sterrata in ottime condizioni in un paesaggio di rara bellezza caratterizzato da ricca vegetazione, alberi e rocce granitiche affioranti. Qui, quasi ai limiti settentrionali dell’area Comunale di Buddusò, si trovano i resti dell’antico villaggio di Tandalò con le sue casette diroccate in granito sul crinale della collina, un paese fantasma silenzioso e lontano da tutto. Durante l’ottocento, secondo il racconto di alcuni anziani, era stata fondata una piccola frazione chiamata Tandalò, popolata da una parte della popolazione, soprattutto da carbonai, che vi risiedeva per alcuni mesi l’anno. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Tandalò si è però completamente spopolato ed ora rimangono solo i resti di alcune case e della vecchia Scuola elementare.

Arrivati a Tandalò, si trova alla destra della strada la piccola chiesa di San Giuseppe che ne è stata la chiesa parrocchiale. La prima domenica di giugno nel borgo disabitato di Tandalò si celebra la Festa di San Giuseppe, per la quale, dopo le cerimonie religiose, viene offerto il pranzo ai numerosi pellegrini. Dopo aver passato la chiesa, si trovano, ancora alla destra della strada, i famosi Lecci di Tandalò. Si tratta di due maestosi esemplari, sicuramente tra i più imponenti di tutta la Sardegna.

Buddusò-Tandalò: chiesa di San Giuseppe Buddusò-Tandalò: i lecci di Tandalò

L’area archeologica con il Nuraghe semplice e la necropoli di Iselle

Buddusò: il Nuraghe di IselleProseguendo sulla SS389 di Buddusò e del Correboidir, dopo la deviazione che ci ha portati al Nuraghe Ruju ed a Tandalò, circa cinquecento metri più avanti, troviamo un’altra una deviazione, questa volta sulla sinistra, che, in altri cinquecento metri, ci porta sul colle di Iselle, sulla cui sommità si trova l’omonima area archeologica. L’area è costituita da un grande Nuraghe di Iselle monotorre, realizzato interamente in granito. L’ingresso porta in un ampio locale con una nicchia, ed alla sinistra della nicchia c’è una stretta apertura che da su una fessura nella quale, durante gli scavi del 1819, è stato trovato sepolto un uomo con un ampio corredo di oggetti di bronzo, tra i quali un idolo oggi perduto, che rappresentava un uomo con le corna, la coda ed un bastone forcuto. Una scala ad elica conduce al piano superiore, mentre di sotto sono presenti due grandi camere sotterranee.

A cento metri dal Nuraghe si trova la Necropoli di Iselle scavata nel granito. La necropoli, allo stato attuale delle conoscenze, è costituita da circa sedici ipogei a pianta pluricellulare. La I tomba si trova ad ovest rispetto al Nuraghe, è scavata su un grosso masso isolato, presenta un ingresso sopraelevato sul piano di calpestio, dal portello rettangolare si accede all’anticella a pianta trapezoidale, che presenta un focolare rituale di forma circolare e il soffitto spiovente verso l’esterno. Lo sviluppo della tomba si completa con altri due vani, il primo a pianta emisferica ad alcova si apre sulla parete laterale attraverso un portello quadrangolare sopraelevato, mentre il secondo vano sempre sopraelevato e sulla parete di fondo è una nicchia arcuata. La Tomba 2 si trova, invece, ad est rispetto al Nuraghe, ed è costituita da un ingresso a padiglione emisferico che immette in un’anticella a pianta sub trapezoidale, dalla parete di fondo si accede ad una seconda cella a pianta semicircolare, corredata da una nicchia arcuata, mentre una terza cella di forma irregolare e con una nicchia ellittica si apre sulla parete destra. Le altre tombe si trovano più a sud. Tra le tombe, si trova anche una Coppella nuragica, che potrebbe essere un altare preistorico.

Buddusò-Necropoli di Iselle: la I tomba Buddusò-Necropoli di Iselle: la tomba 2 Buddusò-Necropoli di Iselle: la coppella nuragica

I resti della Stazione Ferroviaria dismessa di Buddusò

Dal centro di Buddusò, prendiamo la via della Circonvallazione nord che ci porta sulla SS389 di Buddusò e del Correboidir, che esce dall’abitato verso ovest in direzione di Pattada. La seguiamo per poco più di dieci chilometri, ed arriviamo allo svincolo con la SS128bis, che prendiamo verso sud, e, dopo quattrocentocinquanta metri, prendiamo una deviazione che la costeggia sulla destra e, in un centinaui di metri, ci porta alla Ex Stazione Ferroviaria di Buddusò, della linea che collegava Tirso con Chilivani. La stazione era molto distante dall’abitato, massima distanza tra tutti i paesi collegati dalla linea. Il fabbricato viaggiatori, che in origine era una casa Cantoniera doppia, successivamente ampliata, presentava tre ingressi sulla facciata rivolta verso i binari. È ancora integro, benché mostri i segni del tempo. L’area ferroviaria presso il fabbricato viaggiatori sono attualmente inaccessibile, in quanto circondati da recinzione metallica.

Buddusò-Una colonna idraulica, con sullo sfondo il fabbricato viaggiatori della stazione di Buddusò Buddusò: Resti della Stazione Ferroviaria dismessa di Buddus&ograve

La strada dei Dolmen che ci porta al Dolmen di su laccu ed a quelli di Sos Monimentos

Buddusò-Dolmen di su laccuTornati a Buddusò, riprendiamo dal corso Vittorio Emanuele la SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi, che, verso sud est, ci porta in direzione di Bitti. Dopo quattro chilometri e mezzo, troviamo leggermente a destra una strada bianca che entra in un bosco di querce da sughero. La seguiamo per due chilometri e poi prendiamo il sentiero verso sinistra che, in circa duecento metri, ci porta al Dolmen di su laccu. Costruito prima del 3000 avanti Cristo, è formato da due lastroni infissi lateralmente nel terreno, che sfruttano, nel piano di appoggio, la roccia madre affiorante, quello di sinistra misura novanta centimetri di altezza e quasi due metri e mezzo di lunghezza, mentre quello di destra misura quasi un metro di altezza e poco più di un metro e mezzo di lunghezza. Il lastrone di copertura, che sfrutta come appoggio anche la roccia retrostante, è in posizione leggermente obliqua e misura due metri e trena di lunghezza e un metro e dieci di larghezza.

Buddusò-Dolmen di Sos MonimentosProseguiamo la strada bianca che ci ha portato vicino al Dolmen di su laccu per un chilometro e trecento metri, poi questa strada si immettesu una trasversale, che prendiamo verso sinistra, e seguiamo per ottocentocinquanta metri. Poi prendiamo verso sinistra il sentiero che, in poco più di una cinquantina di metri, ci porta al Dolmen di Sos Monimentos. Anche questo è datato prima del 3000 avanti Cristo, ed è anch’esso della forma più semplice, a pianta quasi circolare, con due lastre di sostegno. La camera è di un metro e ottanta per un metro, ed è circondata da un muretto a secco di granito. All’imboccatura della struttura si trovano due piastrini di forma rettangolare, alti circa sessanta centimetri, sui quali poggia la lastra di copertura approssimativamente circolare, che sfrutta la conformazione del terreno per assicurare l’equilibrio della costruzione.

Prima di arrivare al Dolmen, nei pressi, c’è un’area sacra con quello che probabilmente era un altro Dolmen chiamato solitamente Dolmen Sos Monimentos 2 molto malridotto e privo della lastra di copertura, un menhir ed altre strutture delle quali non è chiaro il significato.

I resti del Nuraghe complesso loelle ed altri resti nei dintorni

Buddusò: il Nuraghe loelle: veduta del NuragheProseguendo lungo la SS389 di Buddusò e del Correboi per Bitti, un chilometro e trecento metri più avanti svoltiamo a sinistra nelle strada che, in cinquecento metri, porta all’Aviosuperficie loelle. Si tratta di una strada bianca che conduce sull’Altopiano di Punta Ololvica, che descriveremo più avanti. All’imbocco della strada, sorge, sulla sinistra della strada, il Nuraghe loelle uno dei meglio conservati della zona, situato a sette94 metri di altitudine, addossato ad un affioramento di roccia granitica di cui sfrutta il sostegno. Si tratta di un imponente Nuraghe a pianta trilobata realizzato con grossi blocchi di granito che rappresenta l’incontro fra la tipologia a corridoio dei Protonuraghi e quella a tholos dei veri Nuraghi. Dall’ingresso si accede a un atrio a cielo aperto, sulla cui parete di destra c’è una nicchia, mentre a sinistra una scala portava al piano superiore. Dall’atrio si entra nella camera centrale del diametro di tre metri e mezzo, nella quale si aprono due nicchie. Di fronte alla torre principale c’è un bastione attraversato da corridoi collegati da scale, che percorre tutta la struttura. Alcuni gradini fanno saliresu una torretta d’avvistamento. Alla fine del corridoio si trova la seconda camera, con una scala che scende a due vani semiellittici realizzati su piani diversi. Dall’esterno, un secondo ingresso secondario porta alla terza camera, che è indipendente dal resto della struttura, parzialmente costruita, che sfrutta per la sua realizzazione un anfratto dell’affioramento roccioso. Si ritiene che questa camera. Probabilmente. venisse utilizzata dagli abitanti come ripostiglio per le derrate alimentari.

Intorno al Nuraghe si trovano i resti di un Villaggio nuragico Costituito da un vasto abitato composto da capanne circolari. All’altro lato della strada statale, sulla destra, a piccola distanza dal Nuraghe, sono presenti i resti di Due Tombe di giganti con ingresso orientato a sud est, costituiscono i sepolcri collettivi, e, semidistrutte, presentano la lunga camera di deposizione circondata dalle strutture del tumulo che le ricopriva, e da due bracci ai lati dell’ingresso che delimitano lo spazio semicircolare del’esedra. La struttura era a filari sovrapposti, e l’ingresso era sormontato da un concio con fregio a dentelli. È segnalata le presenza anche di un Dolmen, e si ha, inoltre, notizia dell’esistenza di un pozzo sacro del quale oggi non rimane traccia.

Buddusò: il Nuraghe loelle: capanna del villaggio nuragico intorno al Nuraghe Buddusò: il Nuraghe loelle: una delle due Tombe di giganti

L’altopiano di Punta Ololvica dal quale nasce il fiume Tirso ed il lago di Sos Canales sul fiume Tirso

Buddusò: la punta di OlolvicaRiprendiamo dal Nuraghe loelle, e proseguiamo sulla strada bianca che passa alla destra del Nuraghe, in meno di due chilometri arriviamo sull’Altopiano di Punta di Ololvica. È un altopiano granitico dal quale, in località Punta Sa Pianedda, nasce il fiume Tirso che, con i suoi 152 chilometri, rappresenta il fiume più lungo della Sardegna, che si dirige verso sud ovest attraversando tutto il Goceano, per poi piegare verso le province di Nuoro e Oristano. Sul posto si ricorda come l’altopiano fosse un tempo ricoperto da boschi di querce da sughero, mentre oggi è spoglio, devastato dagli incendi e utilizzato solo per il pascolo. Nel bosco rimasto vivono cinghiali, martore, lepri e sono presenti anche numerosi rapaci, alcuni dei quali ormai rari come il nibbio reale, l’aquila reale e il Falco Pellegrino.

Buddusò-lago artificiale di Sos CanalesIl fiume Tirso, nel territorio di Buddusò, alimenta la diga che forma il Lago di Sos Canales uno specchio d’acqua interamente circondato da boschi, che costituisce una rilevante unità paesaggistica e naturalistica per la convivenza di specie acquatiche e boschive, il cui invaso ha un volume utile pari a 3.580 metri cubi a scopo potabile. Il lago viene formato sul fiume Tirso dalla Diga di Sos Vaccos, realizzata nel 1956, una diga a gravità in calcestruzzo, con un altezza di quarantasette metri. Il lago è destinato a dissetare molti territori del Meilogu. Per raggiungere il lago, possiamo prendere la strada bianca alla destra della SS389 di Buddusò e del Correboi che ci ha portati al Nuraghe loelle, e seguirla per circa tre chilometri oppure proseguire per quattrocento metri sulla SS389 di Buddusò e del Correboi e prendere la strada bianca sulla destra, che ci porta la lago in circa un chilometro e mezzo; o seguire per due chilometri la SS389 di Buddusò e del Correboi, e prendere la strada bianca sulla destra, che si dirige verso sud ovest e porta al lago.

I resti del Nuraghe Torroile

Lungo quest'ultima strada, nelle campagne alla sua destra, si trovano i resti del Nuraghe Torroile un Nuraghe monotorre costruito in granito inglobando parte della roccia naturale, che si trova nel territorio Comunale di Buddusò nei pressi del lago artificiale di Sos Canales.

La frazione Cantoniera Sos Vaccos

Buddusò: i ruderi della casa Cantoniera Sos VaccesProseguiamo con la SS389 di Buddusò e del Correboi di Buddusò e del Correboi n direzione di Bitti, e, percorsi poco meno di tre chilometri dopo aver superato il Nuraghe loelle, arriviamo alla frazione Cantoniera Sos Vacces (altezza metri 778, distanza 8.5 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), una località che costituisce una frazione del comune di Buddusò. Qui si vedono, alla sinistra della strada statale, i ruderi di quella che era stata la casa cantoniera Sos Vacces sulla SS389 di Buddusò e del Correboi, che è ormai andata completamente distruttaanni.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Buddusò ci recheremo a Padru che era una sua frazione e che è divenuto comune autonomo, e che visiteremo con i siti archeologici ed i resti storici presenti nel suo territorio.


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