Arborea edificata nel 1928 con il nome di Mussolinia di Sardegna al centro della bonifica della piana di Terralba
In questa tappa del nostro viaggio, da Marrubiu ci recheremo ad Arborea edificata nel 1928 con il nome di Mussolinia di Sardegna al centro della bonifica della piana di Terralba, che visiteremo con nel suo centro e nei suoi dintorni tutto quanto resta della lunga storia della sua costruzione. La regione storica del Campidano di OristanoIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. In particolare, il Campidano di Oristano è una regione della Sardegna occidentale il cui territorio apparteneva anticamente al Giudicato d’Arborea. Si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano, e comprende i comuni di Arborea, Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Marrubiu, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Nicolò d’Arcidano, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Simaxis, Solarussa, Terralba, Tramatza, Uras, Villaurbana, Zeddiani e Zerfaliu. È un territorio caratterizzato dalla presenza di zone umide di altissimo interesse naturalistico, con specie faunistiche rare. In viaggio verso ArboreaDa Marrubiu prendiamo la via Napoli, dopo duecentotrenta metri svoltiamo a sinistra nella via Tevere, dopo quattrocento metri svoltiamo a sinistra nella via Oristano che esce dall’abitato come SP61 e che ci porta dopo poco più di due chilometri e mezzo all’interno della frazione Terralba chiamata Tanca marchese, qui svoltimo a destra sulla SP49 o Strada Dodicesima Est, dopo due chilometri e mezzo arriviamo a una rotonda dove prendiamo la prima uscita rimanendo sulla SP49 o Strada rettilineo Sud che si dirige verso nord, dopo settecentocinquanta metri arriviamo a un’altra rotonda dove prendiamo la seconda uscita continuando verso nord sulla SP49, e in paio di chilometri arriviamo all’interno dell’abitato di Arborea. Dal Municipio di Marrubiu a quello di Arborea si percorrono 8.5 chilometri. Il comune chiamato ArboreaIl comune di Arborea (altezza metri 7 sul livello del mare, abitanti 3.758 al 31 dicembre 2021) è un centro rivierasco, di probabile origine romana, che alle tradizionali attività agricole ha affiancato un discreto tessuto industriale. Si tratta di un comune dotato di un moderno sistema di aziende agro-zootecniche, di industrie di trasformazione a carattere cooperativo, di un avanzato sistema di servizi associati e di una diversificata gamma di attività che ne fanno una delle aree più progredite della Sardegna. Il territorio comunale, classificato di pianura, comprendente le aree speciali dello stagno Corru de S’Ittiri e dello stagno S’Ena Arrubia che è una riserva di pesca, presenta un profilo geometrico regolare, con variazioni altimetriche quasi irrilevanti. Le sue terre estremamente fertili producono ottimi frutti ed ortaggi, favoriti da un’agricoltura tecnicamente avanzata. Origine del nomeIl nome di questo comune, Mussolinia di Sardegna, usato dal 1930 al 1944 era in onore di Benito Mussolini. Il successivo nome di Arborea assegnatogli dal 1944 deriva da quello della regione storica dell’Arborea, che nel basso medioevo corrispondeva al Giudicato omonimo, il più glorioso dei Giudicati sardi, quello che più a lungo tenne alto il vessillo della indipendenza e che aveva come capitale Oristano. è molto probabile che questo nome derivi da Arbarèi, che era il nome di una porzione della Marmilla che comprendeva i villaggi di Pauli Arbarei e Mara Arbarei o Villamar. E questo nome è stato accostato al latino arbor che indica l’albero, come dimostra il fatto che lo stemma del Giudicato contiene appunto la figura di un albero. La sua economiaPer quanto riguarda il settore economico primario, l’agricoltura rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e significativa è la produzione agricola, in particolar modo di latte a lunga conservazione in uno stabilimento per il confezionamento in brik, mentre altre importanti produzioni sono quelle ortofrutticole, si coltivano infatti cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo e frutteti. Si pratica anche l’allevamento di bovini, soprattutto l’allevamento di baliotti frisoni, di ovini, caprini, equini, suini e avicoli. Per il settore secondario, l’industria è costituita da aziende che operano nei comparti alimentare, della pesca, dei materiali da costruzione, industria metallurgica e meccanica, della fabbricazione di macchine per l’agricoltura, dei gioielli e della lavorazione del legno. Per il settore terziario è presente una sufficiente rete commerciale, che riesce a soddisfare le esigenze primarie della popolazione. Il bel paesaggio pianeggiante e rigoglioso degli stagni e dei vigneti intorno all’abitato attira un discreto flusso turistico sul posto. Delicatissimo è, infatti, il paesaggio degli stagni che tra cisti, tamerici ed eucalipti, ospita colonie di fenicotteri rosa, aironi folaghe e anatre. Motivo di richiamo sono anche i distretti vinicoli che, con i loro vitigni importanti e innovativi, offrono la possibilità di degustare pregiati vini sardi Doc. Le strutture ricettive, tra cui un agriturismo, offrono ampia possibilità di ristorazione e di soggiorno. Brevi cenni storiciIl suo territorio è abitato già in epoca romana, ma successivamente, diventata paludosa la zona, il borgo viene abbandonato. L’area era poi in parte cospicua ricoperta di diecine di stagni, uno dei quali, il Sassu, si estendeva per oltre duemila ettari. Durante il regime fascista viene completata la bonifica della piana di Terralba, già avviata in età giolittiana. Un evento che cambia il paesaggio dell’intera piana di Terralba, e che dà una svolta definitiva alla vita dei suoi abitanti, è la grande bonifica, che si articola in due periodi, il primo tra il 1895 e il 1918, nel quale si effettua la progettazione dell’opera, mentre il secondo, tra il 1919 ed il 1920, coicide con la sua realizzazione ad opera della Società Bonifiche Sarde, che trasforma l’acquitrinosa piana di Terralba in ventimila ettari di terreno coltivabile, pur non essendo ancora del tutto risolto il problema della malaria. L’area Comunale, per esigenze di trasformazione agraria, viene articolato in corti coloniche, dato che già a metà degli anni venti del Novecento Giulio Dolcetta aveva incaricato Ottavio Gervaso, allievo di Arrigo Serpieri, di sovrintendere alla creazione di un’azienda modello sui terreni di Tanca marchese, che oggi appartiene al territorio comunale di Terralba. L’azienda sperimentale di Tanca marchese, amministrata da una direzione rigida, severa e parsimoniosa, si è posto come centro operativo e modello colturale di una colonizzazione che avrebbe presto investito l’intera piana di Terralba. Tra il 1922 e il 1926, oltre a quella di Tanca marchese, vengono costituite altre cinque vaste aziende agricole, ciascuna di otto o Novecento ettari, e sono le aziende di linnas, Pompongias, Alabirdis, S’Ungroni e Torrevecchia, dotate tutte di casa di agenzia, edifici colonici, stalle a doppio ordine di poste, scuderia, ovile, porcile, Cantina, granaio, concimaie, ricovero per le macchine, cabina elettrica di trasformazione e officina. Tra il 1927 e il 1928 cominciano ad arrivare i primi coloni a popolare le case, coltivare i poderi, allevare gli animali. Nel corso degli anni ne arrivano molti altri, pochi sardi, molti veneti. Sulla base di un accordo tra il prefetto di Rovigo e Giulio Dolcetta, nel quadro delle politiche agricole e demografiche del fascismo, ai braccianti, ai contadini, ai disoccupati del Polesine viene proposto di diventare coloni e mezzadri nell’area di bonificazione della piana di Terralba. Nel 1928, il centro di servizio dell’azienda in località Alabirdis viene ribattezzato come Villaggio Mussolini, inaugurato dal re Vittorio Emanuele III, nel quale l’abitato è concepito come centro urbano di tale bonifica, in una zona fino ad allora semideserta e malarica, poi bonificata. La bonifica proseguirà per molti anni con imponenti lavori di drenaggio, colmata, canalizzazione e sollevamento di acque. In seguito, nel 1930, il Villaggio Mussolini viene rinominato Mussolinia di Sardegna ed eretto a comune indipendente assegnandole dei territori che precedentemente appartenevano in parte al comune di Oristano, ed in parte a quello di Terralba. È stato il primo dei dodici comuni realizzati durante l’era fascista, voluto esplicitamente da Benito Mussolini, e dopo Arborea in Sardegna sono seguite poi altre inaugurazioni, quella di Carbonia e quella di Fertilia. Il comune si trova nel comprensorio di bonifica del Campidano e di Arborea, nel quale l’acqua di irrigazione proviene con un canale lungo circa sessanta chilometri dalla diga di Santa Vittoria sul Tirso, presso Olliastra, edificata su progetto redatto da Siemens, poi rivisto dall’ingegnere Velio Princivalle, realizzata tra il 1929 ed il 1930, e collaudata nel 1931. Del comune di Mussolinia di Sardegna nel 1944, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, viene cambiata la denominazione in Arborea, ma si deve attendere il secondo dopoguerra perchché il progetto di bonifica della piana di Terralba venga completato, quando la malaria, secolare piaga dell’area, viene debellata grazie all’opera della Fondazione Rockefeller che finanziò una vasta opera di bonifica tramite l’agente DDT. Del comune di Arborea nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Ad Arborea, una volta chiamata Mussolinia, si conserva il ricordo del tempo passato, ed ancora oggi il vecchio nome di Mussolinia, abbondantemente utilizzato per promuovere i prodotti locali, porta ad Arborea numerosi nostalgici di passaggio. Principali personaggi legati alla storia di ArboreaLa nascita di Arborea è legata a diversi presonaggi, che vanno dal deputato Felice Porcella all’ingegnere Giulio Dolcetta. A Terralba nel 1860 nasce Felice Porcella, conosciuto ed apprezzato civilista che, dopo aver aderito al Partito Socialista, viene eletto sindaco di Terralba nel 1895, e realizza grandi opere di risanamento sociale, strade campestri, acquedotto e lavatoio pubblico, fontanelle ed il caseggiato scolastico. Diventa deputato nelle elezioni del 1913 e rimane in carica sino al 1919. Molto duro e determinato, è lo scontro politico con Enrico Carboni Boy, espressione della destra moderata e conservatrice isolana. Assieme a riformisti come Angelo Omodeo e Giovanni Pierazzuoli, è l’ideatore del grande progetto della bonifica della piana di Terralba, viene da lui infatti la proposta di legge sulla bonifica, colonizzazione e miglioramenti agrari e industriali del Campidano di Oristano. Grazie all’intervento di grandi gruppi finanziari del nord Italia come Bastogi e Banca Commerciale Italiana, agevoL’opera di bonifica, che vivrà il suo massimo splendore con la creazione del Villaggio Mussolinia, inaugurato nel 1928 dal Ministro delle Comunicazioni, Costanzo Ciano. La grande bonifica, precede la comparsa del Fascismo, che anzi, inizialmente la vede con grande diffidenza, proprio perchché non porta il suo marchio, salvo poi ascriverla a suo merito con la solenne visita, sette anni dopo, esattamente il 9 giugno 1935, da parte di Benito Mussolini. muore settantunenne nel 1931. |
A Castelfranco Veneto nel 1880 nasce Giulio Dolcetta che, laureato in ingegneria, dopo aver lavorato alle Ferrovie dello Stato e alla Pirelli ed essere impegnato al fronte come volontario nella Grande Guerra, nel 1912 viene nominato direttore della Società Elettroligure di la Spezia, società dell’area Comit. Nell’aprile 1917 viene inviato in Sardegna con il compito di dirigere e promuovere tutte le attività industriali a partecipazione Comitàed, in poco tempo, costruisce un sistema di accordi e alleanze che consente la realizzazione di un piano di ammodernamento dell’economia in Sardegna. Il piano prevede la costruzione di laghi artificiali e di centrali idroelettriche, la distribuzione dell’energia elettrica prodotta, l’esecuzione di bonifiche idrauliche ed agrarie, la costruzione sui terreni bonificati di grandi aziende agrarie condotte con i più moderni ed efficienti criteri organizzativi, tecnici e agronomici. Per tale piano, la Comitàmette a punto un gruppo industriale costituito da Società Elettrica Sarda, Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso, Società Bonifiche Sarde, Società Sarda Ammonia e Prodotti Nitrici, Società Sarda Costruzioni, e Società anonima Fabbrica Cementi Portland, e che controlla la Società per le Ferrovie Complementari della Sardegna. Dal 1918 Dolcetta costuituisce la Società Bonifiche Sarde, con lo scopo di realizzare la bonifica idraulica ed agraria dei terreni in Sardegna, e ne rimane presidente fino al 1932 quando, seguito dello scontro con Alberto Beneduce, presidente della Sociatà Elettrica Sarda, si dimette e l’anno successivo lascia la Sardegna. muore sessantatreenne nel 1943. |
Le principali feste e sagre che si svolgono ad ArboreaData la sua recente edificazione, ad Arborea non sono presenti gruppi o associazioni folcloristiche. Tra le principali feste e sagre che si svolgono ad Arborea meritano di essere citate l’ultimo fine settimana di aprile o il primo di maggio, la Fiera dell’Agricoltura, all’interno della quale si svolge la Sagra delle fragole, iniziativa ideata dall’Ersat negli anni ottanta del secolo scorso che richiama nella cittadina della bonifica il pubblico delle grandi occasioni; in occasione del Corpus Domini, l’Infiorata che consiste in una cerimonia religiosa con addobbi floreali nelle vie adiacenti la Chiesa parrocchiale, dove migliaia di fiori formano dei tappeti policromi da alcuni dei quali emergono immagini sacre; il 25 aprile, si celebra la Festa di San Marco Evangelista nella frazione Primo Centro Sassu; il 26 luglio, la Festa patronale in onore del Cristo redentore; l’ultimo fine settimana di luglio, la Festa delle etnie, una rassegna gastronomica che presenta i piatti tipici delle diverse etnie locali, all’interno della quale si svolge anche la Sagra delle angurie; il 15 agosto, la Festa in onore della Beata Vergine Assunta, nelle frazioni di Secondo Centro Sassu e di luri; verso la fine del mese di settembre, la Sagra della polenta che è molto sentita dalla numerosa comunità locale di origine veneta e friulana, e che infatti viene celebrata principalmente dai discendenti dei coloni dal nord Italia. Il comune di Arborea è gemellato con diversi comuni, realtà con le quali i legami e gli interscambi si ampliano e consolidano attraverso scambi, visite reciproche, partecipazione ad eventi culturali, economici, di costume ed eno-gastronomici, che hanno sempre avuto la polenta ad uso alimentare come elemento che ha saldato l’essere di diverse etnie. Visita del centro di ArboreaL’abitato mostra segni di una forte crescita edilizia, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico delle località di pianura. Arriviamo ad Arborea da sud con la SP69 e, ad un chilometro e seicento metri dalla rotonda dove la SP49 o Strada Dodicesima Est aveva portato a destra verso nord sulla prosecuzione della SP49 o Strada rettilineo Sud, incrociamo la Strada Sedicesima. Passato l’incrocio subito alla sinistra della strada si vede il cartello che indica i gemellaggi di Arborea con Sermoneta in Provincia di latina, Mortegliano in Provincia di Udine, Zevio in Provincia di Verona, Villorba in Provincia di Treviso. Dall’incrocio con la Strada Sedicesima, percorsi quattrocento metri incrociamo la Strada Diciassettesima e, subito dopo, vediamo il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, passato il quale la SP49 entra nel paese assumendo il nome di corso Roma. I diversi criteri urbanistici ed architettonici utilizzati nella realizzazione di ArboreaLa realizzazione di Mussolinia si impone come vistosa eccezione, rispetto alla regola urbanistica ed architettonica di tutte le altre realizzate durante l’era fascista, per la varietà inconsueta dei linguaggi architettonici nel nucleo abitato. A Mussolinia, dal 1928 sino al 1935, nella pur scarna planimetria della cittadina e nelle sue immediate adiacenze, si sovrappongono diversi stili architettonici, innanzitutto il connubio di stili neoromanico e neogotico di Giovanni Giuseppe Enrico Bianchi. Giovanni Giuseppe Enrico Bianchi nasce nel 1885 ad Erba in Provincia di Como. Diplomatosi architetto, si iscrive all’albo degli ingegneri e architetti. Nel 1911 parte per il Brasile, si stabilisce nella colonia italiana di San Paolo e viene assunto alla direzione delle Opere pubbliche, dove si conservano ancor oggi piante e progetti da lui elaborati. Ritornato in Italia, nel 1925 progetta la Chiesa del Santissimo redentore di Mussolinia oggi Arborea, che viene costruita nel 1928. Avendo rifiutato di iscriversi al partito fascista, nel 1933 decide di ritomare in Brasile, dove l’atmosfera della colonia italiana di San Paolo si presenta, però, ugualmente così gravosa da impedirgli ogni possibilità di ambientazione. Nelle nuove opere intraprese, cerca di valorizzare gli elementi strutturali di abolire ogni decorazione applicata, di adattare gli edifici all’ambiente naturale circostante. Giovanni Giuseppe Enrico Bianchi muore cinquasettennte suicida a San Paolo nel novembre 1942. |
Accanto allo stile di Giovanni Giuseppe Enrico Bianchi, si sviluppa l’eclettismo multiforme di Carlo Avanzini. Il suo contributo si configura in modi formali suggeriti da un eclettismo ancora legato a gusti umbertini, ancnhe se si avverte, a volte, una certa sobrietà di sapore funzionalistico. A lui si devono tutti i principali edifici del centro di Mussolinia, che presentano un’architettura dai caratteri vagamente montani e pittoreschi, in una zona completamente piatta come quella derivante dalla bonifica di Sassu. Carlo Avanzini nasce nel 1882 a Gargnano del Garda. Laureato in ingegneria, si distingue durante la Grande Guerra. Dopo la Grande Guerra lavora nello studio romano di Gino Coppedé. Collaboratore e cognato di Giulio Dolcetta, nel 1921 viene nominato direttore generale della Società Sarda Costruzioni, costituita per la realizzazione delle opere stradali ed edilizie della bonifica di Terralba. Molti dei palazzi pubblici del paese sardo vengono realizzati tra il 1928 ed il 1929, poco dopo la nascita della cittadina, dalla Società Sarda Costruzioni su suo progetto, ed altri vengono realizzati sotto la sua direzione. Infatti Carlo Avanzini cura i progetti e realizza gli edifici pubblici della prima fase del villaggio nella zona centrale della bonifica, Alabirdis, la cui struttura ricalcava perfettamente quella dei luoghi di provenienza degli immigrati. Nel 1927 collabora al progetto del Padiglione Sardo per la Fiera di Milano, firmato ufficialmente da Dionigi e Flavio Scano e realizzato dalla Società Sarda Costruzioni, che ostenta un pittoresco recupero eclettico del romanico isolano. Una lapide, murata all’interno dell’Ospedale di Arborea, da lui progettato e in seguito a lui intitolato, gli riconosce, piuttosto sbrigativamente, la paternità di «...tutti gli edifizi di Mussolinia». Affermazione che si legge uguale nel necrologio redatto, a due anni dalla sua morte, da Giulio Dolcetta «Brigata Mussolina, 15 agosto 1934, Carlo Avanzini: Presente!». Infatti il 5 agosto 1932 il cinquantenne ingegnere Carlo Avanzini, già minato nel fisico dai postumi di un incidente aereo, non regge a un semplice intervento chirurgico. |
Ed allo stile di Carlo Avanzini segue il funzionalismo, diviso tra barocchismi e macchinismo futurista di Flavio Scano, a cui si deve ad Arborea la progettazione nel 1930 della Idrovora di luri, e tra il 1931 ed il 1934 quello della Idrovora di Sassu. Flavio Scano nasce a Cagliari nel 1896. Frequenta la Facoltà di Ingegneria dal 1913 al 1915. Volontario durante la Grande Guerra, viene gravemente ferito in uno scontro presso il Passo del Tonale. Nel 1918, congedato come grande invalido, riprende gli studi a Roma, presso la regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, dove si laurea nel 1922, e l’anno seguente aderisce al Partito Fascista, fra i primi a Cagliari. È attivo soprattutto negli anni venti e trenta del Novecento, quando, anche grazie all’adesione al Fascismo, viene incaricato di progettare, oltre a molte residenze private, numerosi edifici e monumenti per il regime, soprattutto a Cagliari e ad Arborea, dove il suo stile interpreta nelle nuove opere edificate i gusti architettonici tipici del regime fascista. Egli progetta inoltre, con suo padre Dionigi, il padiglione sardo per la fiera di Milano del 1927 realizzato dalla Società Sarda Costruzioni, al quale collabora anche Carlo Avanzini, nel quale ostenta un pittoresco recupero eclettico del romanico isolano. Nel 1935 Mussolini lo nomina vicepresidente della Camera di Commercio di Cagliari. L’ingegnere Flavio Scano muore cinquantaseienne nel 1952 a causa di complicazioni delle sue ferite. |
Sarà la scomparsa prematura di Carlo Avanzini, a chiudere la fase iniziale del processo di sviluppo urbanistico ed architettonico di Mussolinia. Nel 1933, dopo la morte di Avanzini e in seguito ad un cambio ai vertici della società ed al trasferimento all’IRI della direzione delle opere di bonifica integrale, viene chiamato a dare il proprio contributo l’ingegnere romano Giovan Battista Ceas, di formazione razionalista con uno stile solare e mediterraneo. A lui si devono la Casa del Balilla e la Casa del Fascio, e, poco dopo, la Caserma della Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale, però meno interessante. Giovanni Battista Ceas nasce a Roma nel 1893. Laureato in architettura, docente di Arredamento all’Università di Napoli, fondatore dello studio Stuard a Trieste con Gustavo Pulitzer Finali, col quale realizza gli arredi di alcuni transatlantici, frequentatore e studioso dell’architettura di Capri. Dopo la morte di Carlo Avanzini, inizia ad affermarsi a Mussolinia qualche preoccupazione di carattere razionalista, nel senso ideologico che il termine assume in quegli anni. E così l’architetto romano Giovanni Battista Ceas nel febbraio del 1934 presenta alla Società Bonifiche Sarde i progetti della nuova sede della Casa del Fascio e della Casa del Balilla, e nel 1935 quello della Caserma della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Un anno dopo i tre edifici finiti sorgeranno lungo il viale del littorio, retta arteria urbana che si incrocia ortogonale al rettifilo della via Roma, opportunamente distanti qualche centinaio di metri dalla piazza Vittorio Emanuele III, a creare una sorta di nuovo polo urbano. Con Ceas arriva a Mussolinia il razionalismo italiano, con tutte le sue componenti culturali ed ideologiche, bene in grado tuttavia di offrire almeno due esempi di architettura qualitativamente insuperati nel contesto isolano e sicuramente in grado di reggere bene il confronto con altre, coeve opere della penisola. L’architetto Giovanni Battista Ceas muore ottantaduenne nel 1975. |
Nel febbraio del 1944 la città cambia il proprio nome in Arborea, dal nome dell’antico giudicato. Negli anni sessanta del Novecento risalgono nuove costruzioni ideate dall’ingegnere dalmata Nino Cerlienco, anch’egli di formazione razionalista ma con uno stile finale postbellico. Tra le sue opere si può segnalare la tarda Casa del Cooperatore, inaugurata ormai nel 1960, che presenta un linguaggio semplice, ma ormai superato, basato sull’uso della trachite locale e sulla dispersione di frammenti di basalto scuro nel corpo di una muratura pesante. Nino Cerlienco nasce nel 1895 in Dalmazia a Sebenico, da una famiglia che si chiamava originariamente Crljenko. Laureatosi in ingegneria, vive a lungo ad Arborea, e qui realizza costruzioni che presentano un linguaggio semplice, ma ormai superato, basato sull’uso della trachite locale e sulla dispersione di frammenti di basalto scuro nel corpo di una muratura pesante. Egli è solito essere fedele ad uno stile più funzionale che decorativo, per non compromettere lo stile predominante ad Arborea, che è quello dell’ingegnere Carlo Avanzini. A lui si devono tra l’altro il Monumento ai Caduti, posizionato come basamento della statua della Vergine collocata nella piazza principale di Arborea di fronte alla Chiesa, la casa del Cooperatore lungo il Corso Italia, dirimpetto alla sede della Società Bonifiche Sarde, la torretta di avvistamento nascosta nella pineta della Marina di Arborea che costituisce un ultimo, austero segnale del razionalismo nelle terre bonificate. L’ingegnere Nino Cirlienco muore sessantaquattrenne nel 1959. |
In corso Roma si trova la Trattoria Margherita alla quale la Guida Michelin ha attribuito il Bib GourmandDall’incrocio della SP49 con la Strada Diciassettesima dove si trova il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, passato il quale la strada provinciale entra nel paese assumendo il nome di corso Roma, lo seguiamo verso nord per quattrocentocinquanta metri e vediamo, alla destra della strada, al civico numero 31 del corso Roma, l’ingresso della Trattoria Margherita, uno dei sei ristoranti sardi ai quali la Guida Michelin ha attribuito il riconoscimento Bib Gourmand. In centro paese, una struttura famigliare molto graziosa e accogliente a gestione diretta, la Trattoria Margherita, che viene consigliata dalla Guida Michelin ed indicata come Bib Gourmand per il suo ottimo rapporto tra la qualità ed il prezzo. Secondo il titolare Giacomo Cossu questo locale è dedicato alla memoria delle sue nonne, entrambe chiamate Margherita, appunto. Ed il locale è dedicato a loro, al loro amore per la cucina e alla loro bravura, ognuna col proprio stile, derivante dal bagaglio tradizionale e culturale che possedeva. Una forte, decisa e ricca di profumi, come la sua terra dato che era Bosa; l’altra più semplice e accomodante, ma altrettanto generosa, come il Campidano dove era nata. Ognuna geniale nella propria semplicità e nella capacità di rendere squisito ogni piatto solitamente preparato con materie prime piuttosto semplici, ma allo stesso tempo saporite e genuine. Le accomunava più di tutte la stagionalità degli ingredienti. Le proposte della Trattoria Margherita sono prevalentemente tradizionali con tocchi mediterranei e una scelta di materie prime decisamente interessante. Ampia è anche la selezione enologica, sopratutto regionale. |
La Caserma della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale progettata da Giovanni Battista CeasPoco più avanti, al civico numero 23 del corso Roma, si trova l’ingresso dell’edificio costruito nel 1935 ad opera del Servizio lavori della Società Bonifiche Sarde, progettato dall’architetto Giovanni Battista Ceas, che era la Caserma della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Questa caserma completava il trittico delle opere istituzionali edificate ad uso delle organizzazioni del regime, la casa del Fascio per il partito, la Casa dei Balilla la gioventù del littorio, ed appunto la Caserma della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, anch’essa realizzata secondo un linguaggio razionalista. Rispetto alle altre due opere dell’architetto Giovanni Battista Ceas, la caserma è meno interessante e non presenta soluzioni particolarmente originali, compreso l’elemento saliente della sala semicircolare, che è stata successivamente rimaneggiata, la quale ospitava le adunate del corpo militare, ed è posta all’estremità del braccio più corto del fabbricato, il cui ingresso principale si apre appunto nell’attuale Corso Roma. I locali della caserma oggi ospitano la Biblioteca Comunale, con i suoi dodicimila volumi a catalogo. La sede della Società Bonifiche Sarde progettato da Carlo AvanziniSeguendo verso nord il corso Roma, arriviamo subito a un incrocio, dove proviene da destra la via Sardegna, mentre parte a sinistra il corso Italia, già corso del littorio. Preso verso sinistra il corso Italia, dopo una cinquantina di metri si vede, alla destra della strada al civico numero 2, l’edificio che era la sede della Società Bonifiche Sarde, un edificio di notevole pregio architettonico realizzato nel 1930 su progetto dell’ingegnere Carlo Avanzini. Per alcuni motivi questo palazzo sembra simile alla Villa del Direttore della Società che vedremo più avanti. Il grande fabbricato della sede della Società Bonifiche Sarde nasce dall’unione di tre corpi diversi, secondo il modello a due ali con loggia, del cinquecento veneto, e col caratteristico bugnato che si contrappone all’intonaco liscio del piano superiore. Un fregio di gusto modernista corre tutto intorno all’edificio, ed è ancora un gusto veneziano a caratterizzare la balaustra che separa i corpi laterali. L’eclettismo domina nella decorazione di tutto il palazzo, con elementi bizantini, medievali, decò, conservati e valorizzati intelligentemente in occasione del recente restauro. La nascita di Arborea è strettamente collegata alla grandiosa operazione di bonifica delle paludi ed è uno dei progetti predisposti prima della grande guerra, cominciato almeno dal 1911 nei propositi di Felice Porcella, deputato di Terralba, e realizzata dalla Società Bonifiche Sarde, nata nel 1918 su iniziativa dell’ingegnere Giulio Dolcetta e con l’iniziativa finanziaria della Banca Commerciale del gruppo Bastogi. E per finanziare le proprie attività, nel 1919 la Società emette azioni per le quali affida il compito di disegnare le cedole al cagliaritano Filippo Figari, allora trentaquattrenne, che diventerà come pittore uno dei massimi artisti sardi del Novecento. La prova di ornamentazione grafìca è importante sia per il precoce carattere déco che l’artista imprime allo stile sardo, sia perché avvia un rapporto con il direttore generale della Società Elettrica Sarda e delle Imprese Elettriche e Idrauliche del Tirso, l’ingegnere Giulio Dolcetta, che darà in futuro ben altri frutti. La Casa del Cooperatore progettato da Nino CerliencoLungo il Corso Italia, dirimpetto alla sede della Società Bonifiche Sarde, si trova la Casa del Cooperatore, costruita successivamente su progetto dell’ingegnere di origine dalmata Nino Cerlienco, che presenta un linguaggio semplice, ma ormai superato, basato sull’uso della trachite locale e sulla dispersione di frammenti di basalto scuro nel corpo di una muratura pesante. La pianta a T, le superfici e l’uso del bugnato nei rivestimenti esterni, tradiscono il tentativo interessante, e non semplice, operato da Nino Cerlienco di far convivere lo stile dell’ingegnere Carlo Avanzini con il razionalismo dell’architetto Giovanni Battista Ceas. Preoccupazione che si ritrova anche nella citazione eclettica del basamento della statua della Vergine, collocata nella piazza principale di Arborea di fronte alla Chiesa. L’inter per la costruzione dell’edificio è stato avviato nel 1959, quando l’Ente per la Trasformazione Fondiaria e Agraria in Sardegna ha presentato istanza di costruzione della Casa del Cooperatore, un fabbricato ideato per ospitare la sede degli uffici della Cooperativa Assegnatari Arborea e costruito su due piani, che viene inaugurato nel 1960. Oggi, ristrutturata, sarà la sede di un centro dal quale potere attingere informazioni sul territorio e definirne le caratteristiche, arrivando infine a tracciare gli aspetti tipici e gli attrattori turistici. Quello che era stato il Mulino di Arborea progettato da Flavio Scano che oggi ospita il Museo della Bonifica di ArboreaLungo il corso Italia, centocinquanta metri più avanti, sempre alla destra della strada appena passata la via Guglielmo Marconi, al civico numero 24, in una palazzina che apparteneva allo storico Mulino di Arborea, è presente il Museo della Bonifica di Arborea, chiamato anche MUBA, che raccoglie, espone e valorizza materiali e documenti riguardanti la storia della bonifica ed ha l’obiettivo di diffondere la conoscenza e lo studio della storia di questo territorio. La sede dello storico mulino è una struttura dalle forme sinuose, progettato dll’ingegnere Flavio Scano e realizzato tra il 1029 ed il 1931 dalla Società Sarda di Costruzione adottando strutture a telaio in calcestruzzo. Molto particolare la facciata di questo edificio, con la pietra a vista e l’intonaco liscio, nella quale si possono osservare le decorazioni geometriche, tra decò e futurismo, che ne ornano la parte inferiore. Il mulino è stato recentemente restaurato ed adeguato alle attuali norme di legge. Nel mulino è oggi ospitato il Museo della Bonifica di Arborea, che si compone di due sezioni. La Sezione Storica, situata al piano terra, è composta da due sale, la prima sala è dedicata alle architetture della città e agli architetti che le hanno realizzate, mentre la seconda sala, dedicata al territorio, illustra le fasi di realizzazione della Bonifica, con le biografie dei suoi artefici. La Sezione Archeologica, situata al secondo piano, è anch’essa suddivisa in due sale, la prima sala accoglie una selezione di materiali provenienti dalle ricerche nel pozzo sacro nuragico di Orri, frequentato anche nelle epoche successive, mentre la seconda sala chiamata Antiquarium espone una selezione dei materiali frutto delle scoperte casuali effettuate nel corso delle operazioni di trasformazione fondiaria, intorno agli trenta del Novecento, nel territorio di Arborea, in particolare nelle località S’Ungroni. Era il 1868 quando alcuni pastori hanno scorto dei ruderi nel territorio intorno ad Arborea, e gli stessi, pensando di trovarvi qualche tesoro nascosto, hanno iniziato a scavare e ciò che hanno trovarono sono alcune sepolture. Ci vollero altri 64 anni affinché in quella zona riprendessero gli scavi archeologici. Tutti i corredi funebri di S’Ungroni sono oggi esposti nel Museo. Una delle personalità di spicco degli scavi, che hanno portato alla luce diversi oggetti preziosi, è stato l’archeologo Antonio Taramelli, che nel 1932, in seguito al ritrovamento di diversi reperti, aveva ipotizzato un luogo di raccolta di tutti questi materiali, in modo da poter trasmettere queste informazioni a tutti coloro che verranno. Davanti al Museo Comunale nel 2009 è stata eretta una lapide triangolare che commemora l’incredibile vicenda dei venti bambini di Bullenhuser Damm, fino a qualche anno fa poco conosciuta in Italia, che rappresenta una delle più terribili manifestazioni dell’insensatezza della politica nazista di eliminazione del popolo ebraico. Venti bambini presi in ogni parte d’Europa, di età compresa tra i 5 e i 12 anni, accomunati solo dal fatto di essere ebrei, compiono un viaggio terrificante. La prima tappa è Auschwitz Birkenau, dove tutti saranno deportati, e dove i loro destini si incrociano nella terribile selezione operata dal dottor Josef Mengele, secondo il quale l’angelo della morte ha bisogno di dieci maschi e dieci femmine. Ed i venti bambini saranno tutti assassinati nel 1945. L’antico Silos di Arborea progettato da Flavio Scano che ospiterà un Centro per il libroIl Museo si trova sul corso Italia subito dopo la via Guglielmo Marconi, lungo la quale si trovano due altri edifici storici di Arborea. Lungo la via Guglielmo Marconi, alla sinistra subito dopo l’edificio che ospita il Museo, si trova l’edificio che un tempo ospitava il Silos di Arborea, per la raccolta e conservazione dei cereali. Il silos, progettato dall’ingegnere Flavio Scano, è stato realizzato tra il 1029 ed il 1931 dalla Società Sarda di Costruzione adottando strutture a telaio in calcestruzzo. Negli anni di attività, nel periodo della raccolta, si potevano ammirare lunghe code formate dagli agricoltori dei vari poderi locali, che portavano a far macinare il grano e il mais. Il silos, alto 35 metri, poteva contenere fino a 25mila quintali di frumento, il quale poi veniva passato al mulino per la trasformazione in farina. Silos e mulino sono stati dismessi alla fine degli anni ottanta del secolo scorso. Oggi, quello che era il mulino è stato interamente restaurato e ospita il Museo della Bonifica di Arborea, al suo interno si possono ancora oggi ammirare alcune delle vecchie attrezzature per la macinazione del grano. Per quanto riguarda il silos, al momento sono in atto i lavori di ristrutturazione, e l’edificio diventerà un Centro per il libro, che ospiterà anche la biblioteca Comunale, con grandi spazi dedicati alla lettura, agli incontri culturali e tanto altro. L’antico Enopolio di Arborea che oggi ospita un centro commercialeLungo la via Guglielmo Marconi, alla destra di fronte al silos, si trova l’edificio che ospitava l’Enopolio di Arborea, costruito nel 1931 dalla Società Sarda di Costruzione e realizzato adottando una struttura portante costituita da telaio in cemento armato e muri di tamponamento rivestiti con placcaggio a opus incertum in conci di basalto irregolari separati da larghi giunti di malta. Il telaio di pilastri e cordoli in cemento armato è denunciato all’esterno e sottende le grandi finestre a centina ribassata, dotate di mostre realizzate in mattoni rossi di laterizio. Elementi decorativi costituiti da fascia a motivi triangolari policromi lungo il coronamento e a strisce bicrome verticali in corrispondenza della finestre. La copertura è in parte piana e in parte con tetto a doppia falda e struttura portante in legno. Gli interni sono caratterizzati da un doppio volume diviso da un soppalco che collegaa le varie zone della fabbrica. Si dice che questo Enopolio sia stato il primo a commercializzare il vino imbottigliato in Sardegna, e i suoi vini andavano dal Nuragus, al Trebbiano, alla Malvasia e al Sangiovese. Dismesso negli anni ottanta del secolo scorso e per decenni lasciato in decadenza fino agli anni duemila, quando è stato restaurato e riportato al suo antico splendore, ospitando al suo interno il centro commerciale le Botti, che ospita diversi negozi, tra cui un supermercato e un’edicola. Lo storico mulino di Arborea, con il silos retrostante, l’enopolio, ed il mercato Civico sito all’inizio della via Sardegna, sono gli unici edifici di archeologia industriale ancora visibili all’interno del centro abitato. La Casa del Balilla progettata da Giovanni Battista CeasQuella che un tempo era chiamata Mussolinia di Sardegna, come è ben comprensibile, presenta ancora oggi evidenti tracce di architettura del periodo fascista. Evitiamo la deviazione nella via Guglielmo Marconi e torniamo sul corso Italia, lungo il quale, dopo il Museo, poco più avanti appena passata la via Camillo Barany, al civico numero 28 del corso Italia, si trova la Casa del Balilla, composta da un blocco unico rossastro realizzato tra il 1934 ed il 1935 su progetto dall’architetto Giovanni Battista Ceas, che si era ispirato allo stile architettonico più ricercato durante il periodo fascista ossia al razionalismo, ed all’approccio moderno nel progetto di architettura si affianca l’utilizzo del calcestruzzo armato. La facciata ancora presenta in basso il grande ingresso, con le finestre a nastro e il rivestimento con mattoni a vista. In alto invece, si trovano le sei finestre circolari, ospitate in una solida muratura bianca e liscia. Di grande valore le soluzioni pratiche ideate da Giovanni Battista Ceas, come l’uso degli oblò laterali, apribili a compasso, il vetrocemento nella parete occidentale più corta per dare luminosità all’ambiente della palestra con il pavimento di sughero, ed alla tribuna. All’interno si può notare il rapporto asimmetrico fra piano terra e primo piano, ancora un volta sottolineato rispettivamente dalla diversità di rivestimento. Molto particolare l’atrio esterno, formato da un compluvium a forma di cerchio, corrispondente all’impluvium. La Casa del Balilla è stata costruita dal regime fascista per l’educazione della Gioventù, ed era qui che i balilla, nome dato ai ragazzi tra gli 8 e i 14 anni, organizzati in formazioni a carattere paramilitare, si allenavano. La Casa Balilla era parte integrante per l’educazione dei ragazzi, dato che si tratta di una struttura eccezionale per l’epoca, frutto del grande interesse del regime per l’educazione della gioventù, e che ospitava nei due piani palestra, spogliatoi ed uffici, e si collega a due ali in cemento armato che nel retro inquadrano una vasta piscina all’aperto, una piscina per bambini, ed un Campo Sportivo. La Casa del Balilla è divenuta poi la Casa della GIL, ossia della Gioventù Italiana del littorio. L’edificio è stato alterato alla fine degli anni sessanta del Novecento, con pesanti interventi che hanno compromesso l’unità della progettazione, soprattutto negli interni, cancellando in particolare una vasca circolare, delimitata da una serie di pilastri a mattoni sfalsati dentro l’atrio che conduceva alla piscina. Un restauro ha il compito di ripristinare le caratteristiche dell’edificio. La Casa del Fascio progettata da Giovanni Battista Ceasalla sinistra della Casa del Balilla, al civico numero 32 del corso Italia, sorge la Casa del Fascio, che era la sede locale del Partito Nazionale Fascista, realizzata nel febbraio del 1934 per opera del Servizio lavori della Società Bonifiche Sarde, progettata anch’essa dall’architetto Giovanni Battista Ceas, secondo uno stile che è stato definito in vari modi, ossia macchinistico futurista, funzionalista, razionalista, che sono gli stili che caratterizzarono il ventennio fascista, ed all’approccio moderno nel progetto di architettura si affianca l’utilizzo del calcestruzzo armato. Quel periodo era profondamente segnato da concetti che legavano tra loro cultura, ideologia, arte e architettonica. La costruzione è posta su due piani e completata nel fianco sinistro dalla alta torre littoria, a pianta quadrata, oriantata ad ovest e conclusa da un arco a tutto sesto. La scala esterna, che rompe volutamente l’equilibrio della struttura, risponde all’esigenza di recuperare adattabilità all’interno. Sobrietà mediterranea, gusto per le simmetrie, pulizia ed equilibrio ne facevano un piccolo gioiello dell’archittetura voluta dal regime per la vita di partito. L’edificio a pianta rettangolare, ha il piano terra leggermente rialzato che rientra, permettendo l’apertura di un portico con pilastri di mattoni a vista. Anche qui l’uso del mattone a vista e dell’intonaco chiaro differenzia le parti dal punto di vista cromatico, mettendosi in evidenza come motivo architettonico ricorrente nel progettista, che ha disegnato forme decise e pulite, per il binomio cromatico di arancio e bianco, che prevede la vicinanza del mattone a vista con l’intonaco chiaro. Un fatto curioso è che, chiedendo alle persone del posto, l’edificio non viene ricordato tanto per essere stata la sede del partito fascista locale, ma per essere stato il luogo dove ogni settimane e per decenni le persone si sono riunite al piano superiore per ballare il liscio, come da tradizione romagnola e veneta. L’importanza storica della Casa del Fascio di Arborea è tale che nel 1935 diviene il simbolo assoluto delle città di fondazione fascista, e quella che era stata la Casa del Fascio oggi ospita il Circolo Ricreativo dell’Enal. Gli impianti sportivi dell’ex Gioventù Italiana del littorioSul retro della Casa del Balilla, sono ancora oggi utilizzati alcuni di quelli che erano gli impianti sportivi dell’ex Gioventù Italiana del littorio. Ad essi si può accedere dalla via Camillo Barany, e comprendono un Campo da Calcetto, con fondo in erba artificiale, dotato di tribune in grado di ospitare una quarantina di spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline il calcio, il calcio a sette ed il calcio a cinque. Ed intorno al campo è presente una Pista di atletica leggera, sulla quale è possibile praticare competizioni di atletica leggera e di corse su pista. Il Bocciodromo ComunalePoco più avanti rispetto alla Casa del Fascio, al civico numero 34 del corso Italia, si trova l’edificio che ospita il Bocciodromo Comunale, gestito dall’Associazione Sportiva Dilettantistica denominata Circolo Ricreativo Arborea. All’interno del bocciodromo, oltre una sala con tavoli per il gioco di boccette, sono presenti quattro piste per il gioco delle bocce, con tribune in grado di ospitare una cinquantina di spettatori. La Palestra Comunale e i campi sportivi all’aperto delle Scuole MediePassata la Casa del fascio, dalla via Italia parte a destra verso nord la via Brigata Sassari, lungo la quale dopo un’ottantina di metri, alla sinistra al civico numero 1, si trova l’ingresso delle Scuole Medie di Arborea. All’interno di questo complesso scolastico, è presente la Palestra Comunale delle Scuole Medie, senza tribune per gli spettatori, nella quale si possono praticare come discipline ,e attività ginnico motorie, la ginnastica, la pallacanestro ed il mini basket, la pallavolo, ed altre attività diverse. Proseguendo verso nord lungo la via Brigata Sassari, dopo una sessantina di metri parte verso sinistra la via Guglielmo Oberdan. La prendiamo e, percorsa una cinquantina di metri, si vede alla sinistra della via Guglielmo Oberdan, si trova il cancello di ingresso dei Campi sportivi all’aperto delle Scuole Medie, nel quali sono presenti un Campo da basket, senza tribune per gli spettatori, nel quale praticare come disciplina la pallacanestro; un Campo da Tennis, senza tribune per gli spettatori; ed un Campo da pallamano, anch’esso senza tribune per gli spettatori, nel quale praticare l’handball’ossia la pallamano. La Casa del Fattore di AlabirdisProseguendo verso nord lungo la via Brigata Sassari, dopo una sessantina di metri parte verso sinistra la via Guglielmo Oberdan. La prendiamo e, percorsa una cinquantina di metri, si vede proprio di fronte al cancello di ingresso dei Campi sportivi all’aperto delle Scuole Medie, alla destra della strada al civico numero 12 della via Guglielmo Oberdan, l’edificio che un tempo ospitava la Casa del Fattore, uno degli edifici più significativi edificato dalla Società Sarda di Costruzione all’inizio della costruzione dell’abitato, al tempo della prima bonifica della piana di Terralba. Quando sono nate le prime abitazioni per ospitare i numerosi coloni provenienti dal nord Italia ed è stata costruita la fattoria di Alabirdis, per ospitare il fattore è stato edificato questo edificio. La bonifica, cominciata in epoca giolittiana, termina nel 1928 e la fattoria che si è estesa è divenuto un borgo chiamato Villaggio Mussolini, trasformato poi nel comune di Mussolinia di Sardegna nel 1930, e divenuto infine nel dopoguerra il comune di Arborea. Ma la Casa del Fattore di Alabirdis rimane ancora oggi a ricordare quegli anni, dopo che il comune di Arborea ha provveduto al suo recupero. Il Mercato Civico di Arborea progettato da Carlo AvanziniDal corso Roma eravamo arrivati a un incrocio, dove proviene da destra la via Sardegna mentre parte a sinistra il corso Italia, già corso del littorio. Dopo aver visto tutti gli edifici che si trovano nel corso Italia, prendiamo ora verso destra la via Sardegna lungo la quale, dopo appena una trentina di metri, si vede alla destra della strada, al civico numero 2, l’edificio che ospita il Mercato Civico di Arborea. Il Mercato Civico è stato progettato dall’ingegnere Carlo Avanzini ed edificato dalla Società Sarda di Costruzione, di cui era il direttore, tra la fine degli anni venti e inizio degli anni trenta del Novecento adottando strutture a telaio in calcestruzzo. Dentro il mercato si poteva acquistare qualsiasi genere alimentare prodotto con le materie prime rigorosamente a chilometro zero, dalle carni, ai cereali, al latte e formaggi, alle verdure. Il mercato Civico è aperto e attivo tutt'ora. Il Mercato Civico sito all’inizio della via Sardegna, con lo storico mulino di Arborea, il silos retrostante, e l’enopolio, che abbiamo già visitati, sono gli unici edifici di archeologia industriale ancora visibili all’interno del centro abitato. Lungo la via Sardegna dopo la prima Casa del Fascio raggiungiamo l’ex Ospedale Carlo AvanziniPassato il Mercato Civico, proseguiamo per una cinquantina di metri lungo la via Sardegna, e di fronte alla stazione dei Carabinieri che si affaccia alla destra della strada, vediamo alla sinistra, al civico numero 11, l’edificio che ha ospitato la prima Casa del Fascio di Mussolinia, prima che sia avvenuta l’edificazione della Casa del Fascio progettata da Giovanni Battista Ceas ed edificata al civico numero 32 del corso Italia. Nella prima Casa del fascio è oggi ospitata un’abitazione privata. Una ventina di metri più avanti lungo la via Sardegna, prendiamo a destra la via lazio lungo la quale, dopo una quarantina di metri, alla sinistra della strada al civico numero 1, si trova l’ingresso die quello che è stato l’Ospedale Carlo Avanzini, uno dei più belli e caratteristici edifici del paese. L’Ospedale è stato costruito nel 1929 ai tempi della fondazione di Arborea dall’Ingegnere che porta il suo nome, Carlo Avanzini, il quale ha dato vita ad altri edifici all’allora Mussolinia come la scuola elementare, il palazzo del Municipio e tante altre opere, ma che è morto appena cinquantenne nel 1932. L’Ospedale aveva 28 posti letto e i degenti erano assistiti dalle suore della compagnia Figlie della carità di San Vincenzo dè Paoli. All’epoca, a parte gli operai infortunati durante i lavori per la costruzione del villaggio, vi erano tanti malati di malaria, e l’Ospedale è risultato una struttura vitale per i gli abitanti del villaggio, che in quel tempo combattevano contro la malaria. Il dottor Paolo Ferraris, direttore dell’Ospedale, andava in groppa al cavallo per tutto il territorio dell’allora Mussolinia, a visitare i tanti ammalati di quel tempo. Più avanti negli anni l’Ospedale è stato dimesso ma è restato la sede del medico condotto, e dopo tanti anni di decadenza adesso ha ritrovato il suo splendore con i lavori di restauro. Oggi è sede di un rinomato centro sociale e ricreativo per giovani ed anziani, fortemente voluto dal comune di Arborea, e vi si può ammirare il rigoglioso giardino e, nella parte retrostante, un orto curatissimo. Il Municipio di Arborea progettato da Carlo Avanzini ed il monumento a Giulio DolcettaDal corso Italia e dalla via Sardegna, torniamo indietro fino a tornare sul corso Roma. Subito alla sinistra del corso Roma, si trova il viale Angelo Omodeo, una strada pedonale ad esso parallela. Percorsi circa centoventi metri, alla sinistra della strada al civico numero 5 del viale Angelo Omodeo, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Arborea, edificato nel 1931 in stile tardo liberty su progetto dell’ingegnere Carlo Avanzini, e realizzato con murature portanti e orizzontamenti in calcestruzzo armato. Alle note eclettiche neorinascimentali, si aggiungono alcune Libertà di composizione. Il retro dell’edificio ricorda vagamente lo schema applicato nel cinquecentesco palazzo della Farnesina. All’interno di gran pregio è l’aula consiliare, in legno massello con un grande dipinto del pittore Antonio Corriga, di Atzara. Nel Municipio si trova la sua sede e si trovano gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese, e che sono distinti in uffici dell’Area Amministrativa, dell’Area Tecnica, dell’Area Finanziaria, dell’Area Vigilanza, e dello Sportello Unico per le Attività Produttive. Lungo il viale Omodeo, a fianco al Municipio alla sua sinistra, si apre la piccola piazza Giulio Dolcetta, nella quale si trova il monumento a Giulio Dolcetta, ideatore e realizzatore della bonifica e della messa a coltura della piana di Terralba, con 18mila ettari strappati alla palude dalla diga del Tirso, imbrigliando il corso d’acqua il cui straripare ne faceva una palude, per conto della Comit, che ne aveva acquisito il possesso. La Villa del Direttore della Società Bonifiche Sarde progettata da Carlo AvanziniAppena una quarantina di metri dopo il Municipio, sempre alla sinistra del viale Angelo Omodeo si trova la Villa del Direttore della Società Bonifiche Sarde, una bellissima costruzione costruita in stile neogotico e liberty nel 1930 su progetto dell’ingegnere Carlo Avanzini e realizzato con murature portanti e orizzontamenti in calcestruzzo armato, nella quale abitava appunto il direttore della Società che si era occupato del risanamento di Arborea. La Villa del Direttore trova posto tra il Municipio e la Villa del Presidente. Il suo disegno si presenta con una svelta pianta a croce greca, inserita all’interno di un quadrato. Il tetto a padiglione, con falde che sporgono con evidenza, sostenute con robuste mensole in legno. Si può osservare il fregio che corre lungo il perimetro, nella parte alta dell’edificio, con festoni, nastri, putti ed altri elementi di gusto ancora liberty. Davvero curioso è il prònao, che evidenzia l’ingresso della struttura, con le sue agili colonne a semicerchio, e con l’intreccio nuovamente eclettico di forme e stili. La Villa del Presidente della Società Bonifiche Sarde progettata da Carlo AvanziniPercorsa un’altra ventina di metri, il viale Angelo Omodeo termina di fronte al cancello di ingresso del magnifico parco al centro del quale si trova, nascosta all’occhio indiscreto, la Villa del Presidente della Società Bonifiche Sarde, una bellissima costruzione costruita nel 1930 su progetto dell’ingegnere Carlo Avanzini e realizzato con murature portanti e orizzontamenti in calcestruzzo armato, nella quale abitava appunto il presidente della Società che si era occupato del risanamento di Arborea. Da qui è possibile ammirare un bel panorama e scorgere tutte le auto che da Oristano arrivano ad Arborea, lungo la strada che porta in questo luogo, scelta questa in parte strategica, per controllare meglio il territorio. Intorno alla casa si estende uno splendo parco. Può definirsi eclettica, essendo caratterizzata da numerosi elementi neorinascimentali della tradizione romana e veneta. Evidente lo stile veneziano nell’elegante elemento centrale della facciata, costruito dalla successione di cinque monofore consecutive. Nel complesso si presenta come una costruzione imponente, con diversi elementi che la rendono eterogenea, ed apparentemente sviluppa in simmetria lo schema della altre case di abitazione, con un senso monumentale davvero notevole. Commissionata da Giulio Dolcetta per farne la residenza della sua famiglia ad Arborea, la villa non è stata mai goduta appieno dal suo proprietario. Fino alla sua costruzione, Giulio Dolcetta risiedeva con la famiglia nel quartiere Castello di Cagliari, da dove faceva la continua spola con le terre della Società interessate dai lavori di bonifica. La sua permanenza in bonifica sarebbe stata però estremamente effimera, dato che, scaricato dai suoi azionisti e ormai accerchiato dai notabili locali, che avevano trovato sponda nel Credito Italiano per ostacolarlo nei suoi progetti, egli ha dato le dimissioni dal suo ufficio nel 1933. Nel 2018 la Banca di Arborea ha comprato la storica Villa del Presidente, notizia che è stata comunicata alla regione dal liquidatore della Società Bonifiche Sarde. La piazza Santa Maria AusiliatriceDal corso Italia, subito dopo aver incontrato il viale Angelo Omodeo, prendiamo a sinistra il corso Roma, e percorsi circa centoventi metri, vediamo alla destra della strada la piazza Santa Maria Ausiliatrice, che si trova proprio di fronte a dove sul viale Angelo Omodeo si affaccia il Municipio di Arborea. Si tratta di una grande piazza alberata, con giardini, intorno alla quale è significativa la presenza di numerosi edifici privi di un vero disegno urbanistico, edificati intorno alla Chiesa dedicata al redentore, che occupa il lato breve della piazza a destra, mentre tutte le altre costruzioni si collocano perpendicolarmente, sul lato settentrionale e sul lato meridionale della piazza. Di fronte alla Chiesa, al lato breve della piazza a sinistra, sono presenti e già citati il Municipio, con la Villa del Direttore, e la Villa del Presidente. Tutti questi edifici presentano un’architettura dai caratteri vagamente montani e pittoreschi, in una zona che è però completamente piatta dato che è stata realizzata dopo la bonifica di Sassu. Al centro della piazza si trova un monumento che è stato inaugurato nel 1955, quando si è suddivisa in due parti quella che era la vecchia piazza Vittorio Emanuele III, intitolando la parte a ridosso del palazzo municipale al nome del primo presidente della Società Bonifiche Sarde, l’ingegnere Giulio Dolcetta, ed invece a Maria Ausiliatrice, compatrona della comunità arborense la restante parte, abbellita dei giardini, situata tra il Municipio e la Chiesa. Attorno al basamento del Monumento in onore dei caduti in guerra della cittadina della bonifica sono collocate quattro lapidi, con incisi i nomi dei cittadini di Arborea, eroicamente immolatisi in guerra. A disegnare il monumento, dandogli forma e dimensioni adeguate, è stato l’ingegnere Nino Cerlienco, un tecnico di origini dalmate vissuto a lungo ad Arborea, solito essere fedele ad uno stile più funzionale che decorativo, per non compromettere quello predominante dell’ingegnere Carlo Avanzini. Il monumento è sovrastato della Statua di Santa Maria Ausiliatrice, patrona dei Salesiani, che ad Arborea hanno amministrato la parrocchia fin dall’inizio. La magnifica statua dell’Ausiliatrice, in marmo di Carrara, alta più di due metri, è opera dello scultore Nicola Arrighini, nato a Pietrasanta in Provincia di lucca, del quale alcune opere abbelliscono ancora oggi diverse Chiese d’Italia, fra le tante quelle di San Giovanni Rotondo con la statua di San Pio. La Chiesa parrocchiale del Cristo redentore progettata da Giovanni Giuseppe Enrico BianchiLa piazza si affaccia sul corso Roma, e al centro del suo lato breve di destra si trova la Chiesa del Cristo redentore, che è la parrocchiale di Arborea, il più noto fra gli edifici storici di Arborea. Viene realizzata a partire dal 1927,su un progetto del 1925 dell’architetto Giovanni Giuseppe Enrico Bianchi di Erba in Provincia di Como, quindi appena gli ideatori di ciò che veniva chiamato Villaggio Mussolini, si installano nella zona. Nel complesso la struttura progettata da Bianchi è un connubio di stili neoromaruco e neogotico. Ed anche l’Oratorio venne costruito in concomitanza con l’edificazione della Chiesa. Questa costruzione è la più famosa di Arborea, si trova proprio di fronte alla Piazza Maria Ausiliatrice e all’edificio del comune. Dal 1936 venne affidata ai Padri Salesiani, che per tanti anni sono stati un punto di riferimento per tutta la comunità della zona, avendo anche una scuola media e un ginnasio molto quotati. Molto particolare è la facciata, che da l’impressione di essere parte a sché dell’intero edificio, ed è suddivisa in due parti dalla diversa modalità di apparecchio murario, infatti al di sopra di una fascia basamentale in blocchi squadrati si trova una muratura ad opera incerta. La facciata sembra quasi staccarsi dal resto dell’edificio, per la vivacità dell’aspetto, ed anche per la copertura e le decorazioni la caratterizzano, come ad esempio l’ampio mosaico soprastante il portale di ingresso. Il campanile, posto sul lato sinistro, caratterizza fortemente il prospetto che si chiude con due spioventi asimmetrici. Il campanile è sorretto da archi a sesto acuto e a tutto sesto, anch’esso è interamente decorato con opere moderne. Al suo interno esiste ancora il primo deposito d’acqua potabile, risalente al primo insediamento di Arborea. Particolare la scritta sul campanile ex limo resurgo, ossia risorgo dal fango, che costituisce un richiamo alle origini del borgo. All’interno la Chiesa è a navata unica, con copertura a capriate, e con quattro cappelle laterali, scandita in quattro campate da pilastri, con archi a sesto acuto e a tutto sesto che sorreggono la copertura, decorati vistosamente con motivi di gusto modernista di sapore celtico-medievale. La zona del presbiterio è un semplice spazio rettangolare, sollevato rispetto al pavimento dell’aula e introdotto da un arco a tutto sesto. Una grande nicchia posta al di sopra dell’ingresso principale ospita un organo a canne. Le pareti sono rivestite di marmo di colore chiaro per un’altezza di circa due metri al di sopra del quale sono intonacate e decorate, negli elementi salienti, con disegni geometrici. La luce naturale penetra lateralmente da una serie di finestre ad arco ogivale e da finestre circolari ubicate al di sopra delle prime, e dal rosone circolare presente nella facciata. Caratteristici e pregevolissimi sono i candelabri portalampada ed il lampadario centrale, in ferro battuto, disegnati, come la Chiesa, dall’architetto Giovanni Bianchi. Di grande intersse la pala d’altare dipinta tra il 1929 ed il 1930 dal pittore cagliaritano Filippo Figari, uno dei massimi artisti sardi del Novecento, che rappresenta Cristo nell’episodio della Moltiplicazione dei pani, attorniato da contadini polesani e sardi nei loro costumi caratteristici. È l’opera sacra più riuscita dell’artista, equilibrata nella composizione e nel valori di luce, precisa nella definizione ritrattistica dei personaggi, intensa ed emozionata. In una nicchia a fianco al portone d’ingresso è presente un’icona della Vergine Maria salvata dai valorosi fanti della Divisione Pasubio combattenti in Russia e mandata in Patria dal Maggiore Tucci, disperso nel 1942. Ogni anno ad Arborea, il 26 luglio o la domenica più vicina si svolge la Festa patronale in onore del Cristo redentore. La Festa inizia con la benedizione dei trattori, alla quale segue la maestosa processione per le vie del paese della statua del Cristo redentore, accompagnata da trattori storici e moderni decorati per l’occasione che I trattori chiudono il corteo. Si tiene poi la messa solenne accompaganta dai cori di Arborea e dalla composizione di un quadro floreale da parte del gruppo dell’Infiorata. A fine celebrazioni, vengono premiati i trattori più belli presenti alla sfilata. Accanto a queste, che sono le principali cerimonie religiose, se ne tangono altre. Si svolgono anche numerose manifestazioni civili, che iniziano i tre fine settimana precedenti il giorno della festa, e si concludono con uno spettacolo pirotecnico. Sul lato settentrionale della piazza la Casa degli impiegati e le Scuole Elementari progettati da Carlo AvanziniArrivati con il corso Roma in piazza Santa Maria Ausiliatrice, sul lato settentrionale della piazza, alla sinistra delle Scuole Elementari, si affaccia la Casa degli Impiegati, realizzata nel 1929 su progetto dei tecnci della Società Sarda di Costruzione guidata dall’ingegnere Carlo Avanzini. La Casa era originariamente una abitazione bifamiliare adibita ad ospitare gli impiegati della Società Bonifiche Sarde, progettata con uno stile vagamente tirolese montanaro per l’esterno, anche se solo al piano inferiore, in pietra, come anche tante altre costruzioni dell’odierna Arborea. È il bugnato l’elemento caratteristico più evidente dell’esterno, anche se solo al pianterreno. La parte alta dell’edificio è invece in intonaco liscio. Comincia a intravedersi qualche elemento della successiva semplificazione razionalista dello stile architettonico delle costruzioni di Arborea. Sempre sul lato settentrionale della piazza, alla destra della Casa degli impiegati, si affaccia l’edificio che ospita le Scuole Elementari, realizzato nel 1928 come una delle prime istituzioni fondamentali del paese su progetto dell’ingegnere Carlo Avanzini dalla Società Sarda di Costruzione, e realizzato con murature portanti e orizzontamenti in calcestruzzo armato. Il fabbricato è austero, addirittura severo, ed è caratterizzato da un aspetto rigidamente simmetrico, dall’impronta neorinascimentale. Il rivestimento esterno, detto bugnato, di pietra sporgente, caratterizza la facciata. Non mancano però le decorazioni che danno un tocco fantasioso all’insieme. Dal 1928, quindi, i bambini delle famiglie dei coloni hanno potuto usufruire di spazi adeguati per imparare a leggere, scrivere, far di conto e diventare buoni cittadini. Nel 2000 la Scuola Elementare è entrata a far parte dell’Istituto Comprensivo di Arborea e, dal 2013, dell’Istituto Comprensivo di Marrubiu, insieme agli altri due ordini di scuola. Il Dopolavoro di Arborea progettato da Carlo AvanziniAll’estrema sinistra del lato breve orientale della piazza Santa Maria Ausiliatrice, alla sinistra della Chiesa parrocchiale del Cristo redentore, si affaccia l’edificio del Dopolavoro di Arborea, progettato nel 1928 dall’ingegnere Carlo Avanzini, ed edificato dalla Società Sarda di Costruzione. Ha un’imponente facciata in mattoni riprodotta in due colori, stesso stile con la caratteristica bicromia utilizzato per la facciata del Cimitero Comunale. La facciata riconduce, inoltre, allo stile medioevale, nella variante lombarda. All’epoca, il Dopolavoro veniva usato per le attività ricreative e culturali dei mezzadri, che in esso si svagano dopo dure giornate nei campi, e degli impiegati del posto alla fine dell’orario di lavoro. Nel 1948, in quanto non più consono alle attività ricreative e vista la sua vicinanza alla Chiesa, è stato ceduto dalla Società Bonifiche Sarde alla parrocchia, e dopo la sua ristrutturazione e inaugurazione, dal 1949 è stato usato come cinema e teatro. Al presente è utilizzato ancora come teatro e come sala convegni. Sul lato meridionale della piazza il Palazzo dei negozi e l’Albergo con la locanda del Gallo Bianco progettati da Carlo AvanziniArrivati con il corso Roma in piazza Santa Maria Ausiliatrice, sul lato meridionale della piazza, alla sinistra della locanda del Gallo Bianco, si affaccia il Palazzo dei negozi, realizzato nel 1929 su progetto dell’ingegnere Carlo Avanzini dalla Società Sarda di Costruzione, che costituisce il primo complesso commerciale costruito nell’allora Mussolinia, e che comprendeva anche un emporio alimentari. L’aspetto di questi edifici è omogeneo a quello della Casa degli impiegati, collocata sul lato opposto della piazza, ed anche in questa struttura si può ammirare lo stile tirolese montanaro, come quello di tante altre strutture dell’allora Mussolinia. Sempre sul lato meridionale della piazza, alla destra del Palazzo dei negozi, si affaccia L’Albergo con la locanda del Gallo Bianco, anch’esso realizzato nel 1929 su progetto dell’ingegnere Carlo Avanzini dalla Società Sarda di Costruzione, che si sviluppa fino alla via Don Govanni Bosco, lungo la quale era presente anche una pompa di benzina. L’edificio costruito, che si trova di fronte alle Scuole Elementari, collocata sul lato opposto, presenta alcune differenze rispetto al progetto originale, soprattutto nel corpo centrale che viene rialzato, ed anche in questa struttura si può ammirare lo stile tirolese montanaro, come quello di tante altre strutture dell’allora Mussolinia. La storica locanda del Gallo Bianco ha iniziato l’attività nel 1929 gestita dal livornese Giannetto Gorini. I clienti erano vari, dagli ingegneri della Società Bonifiche Sarde, al Principe Umberto, fino al Capo del Governo Benito Mussolini. Nel 1936 Giannetto Gorini cede la gestione della locanda a Luigi Baggiani, che lo tiene sino al 1941, quando diventa gestore Giuseppe Petruzzi. La locanda è attiva ancora oggi gestita dai suoi discendenti, Franca figlia di Giuseppe, e Vito nipote di Giuseppe. Gli impianti sportivi dei Salesiani di Don BoscoAll’estrema destra del lato breve orientale della piazza Santa Maria Ausiliatrice, alla destra della Chiesa parrocchiale del Cristo redentore, si affaccia l’edificio che ospitala sede dei Salesiani di Don Bosco. Era il 1936, l’anno in cui il regime fascista toccava il suo apice di consensi e, lontano dai grandi fatti che toccavano il vecchio continente ormai alle porte di un nuovo conflitto mondiale, in Sardegna sbarcano da Roma due volenterosi sacerdoti. Arrivano nel neonato comune di Mussolinia di Sardegna. Si chiamano don Luigi Valle e don Luigi Ripoli. Sono loro i primi Salesiani di Don Bosco che vengono mandati nell’epico cantiere sociale, urbano ed economico, quale era allora la bonifica, ed è iniziato qui il cammino di Don Bosco in questo angolo di Sardegna dura ancora oggi. Presso la sede dei Salesiani di Don Bosco, si trovano gli impianti sportivi dei Salesiani di Don Bosco, che comprendono un campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 200 spettatori, nel quale gioca la squadra sportiva dilettantistica Giunco Calcio, società calcistica fondata nel 2001, il cui colore sociale è il nero; ed anche un campo da pallavolo, dotato di tribune per 90 spettatori, nel quale gioca la squadra del Circolo Ricreativo Pallavolo Arborea. Gli impianti sportivi dei Salesiani di Don Bosco comprendono anche un campo da Tennis, senza tribune per gli spettatori; ed un campo polivalente, anch’esso senza tribune per gli spettatori, nel quale tra le altre discipline è possibile praticare la pallacanestro. Il Campo Sportivo Comunale di Arborea intestato a Gino NeriAll’estrema sinistra del lato breve orientale della piazza Santa Maria Ausiliatrice si affaccia l’edificio del Dopolavoro di Arborea, davanti al quale prendiamo verso sinistra la via Sant’Anna e, dopo una cinquantina di metri, si vede alla destra della strada il cancello di ingresso del Campo Sportivo Comunale di Arborea intestato a Gino Neri, all’interno del quale si trova il campo Comunale da Calcio, con fondo in erba naturale, dotato di tribune in grado di ospitare circa cinquecento spettatori. Nel campo da Calcio Gino Neri gioca le sue partite casalinghe la squadra di calcio dell’Unione Sportiva Dilettantesca Arborea 1933, militante nel girone A sardo di promozione, nata nel 1933, i cui colori sociali sono il giallo e l’azzurro. Visita dei dintorni di ArboreaPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Arborea, sono stati portati alla luce i resti del pozzo nuragico di Orrì, con l’insediamento abitativo circostante; ed anche i resti del Nuraghe Sassu, che è di una tipologia indefinita. Vicino all’abitato di Arborea sono state edificate diverse frazioni, e si trova la laguna di S’Ena Arrubia, ed anche la costiera con la sua spiaggia. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Dalle iniziali aziende agricole create negli anni trenta del Novecento sono nate quelle che oggi si presentano come frazioni del comune di Arborea, e sono S’Ungroni, il Primo Centro Sassu, il Secondo Centro Sassu, Pompongias, Torrevecchia, linnas, luri; ed inoltre il Terzo Centro Sassu che è frazione Marrubiu, e Tanca marchese che è frazione Terralba. Il Cimitero ComunaleDal Municipio di Arborea, prendiamo verso nord il corso Roma che, dopo circa cinquecento metri, all’incrocio con la Strada 20, passato il cartello segnaletico che indica l’abitato, esce dal paese come SP49 e si dirige verso Santa Giusta. All’incrocio prendiamo verso destra la Strada 20 Est e la seguiamo per circa centocinquanta metri, fino a vedere alla sinistra della strada il muro di cinta con il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Arborea. Il Cimitero è stato edificato dalla Società Sarda di Costruzione su progetto dell’ingegnere Carlo Avanzini, il cui linguaggio architettonico è stato utilizzato nel recinto del Cimitero con fasce bicrome e torricini con tetti a spiovente di gusto storicista. Il Cimitero ha, infatti, un’imponente facciata in mattoni riprodotta in due colori, stesso stile con la caratteristica bicromia utilizzato per la facciata del Dopolavoro Comunale di Arborea. frazioni e strutture economiche a nord di ArboreaDa Arborea ci rechiamo ora a visitare la parte settentrionale della zona della bonifica di Arborea. A nord di Arborea si trovano lungo la costa diversi complessi turistici, ed anche tre frazioni, borgate agricole realizzate dalla Società Bonifiche Sarde i cui terreni aziendali, ad elevata vocazione agricola, ed in particolare zootecnica ed orticola, sono ubicati nell’alveo prosciugato e bonificato negli anni tra il 1930 ed il 1950 dello stagno di Sassu. L’Horse Country resort con i suoi impianti sportivi ed il Palacavallo
Da dove avevamo preso la deviazione sulla Strada 20 Est per il Cimitero Comunale, proseguiamo verso nord con la SP49 e, dopo un chilometro e settecento metri, incrociamo la Strada 24. Prendiamo a sinistra la Strada 24 Ovest che, in tre chilometri e mezzo, porta sulla costa vicino alla quale si trova l’Horse Country resort, che era una volta detto Ala Birdi, un centro turistico molto noto soprattutto agli appassionati di ippica di Arborea, un complesso turistico e congressuale affacciato direttamente sul mare con una spiaggia larga e lunga circa dieci chilometri, immersa in una splendida pineta di oltre quattrocento ettari. All’interno del villaggio, è presente il complesso degli impianti sportivi dell’Horse Country, nei quali si trovano un campo da Tennis; un campo da Calcetto, nel quale è possibile praticare come discipline il calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, e turismo equestre; una piscina all’aperto; ed è presente anche un maneggio, nel quale è possibile praticare ippica, e sport equestri. A pochi passi dal resort, l’Horse Country dispone di uno dei più grandi maneggi al coperto d’Europa, il Palacavallo, ideale per allenamenti tecnici e sport equestri durante tutto l’anno. Si tratta di un maneggio al chiuso, dotato di tribune in grado di ospitare 1300 spettatori; e sono presenti anche due maneggi all’aperto, un campo di pratica ed un campo di gara. La frazione S’Ungroni con la sua Casa del Fatore e con la pineta di BaranyDall’incrocio della via SP49 con la Strada 24, proseguiamo verso nord con la SP49 e, percorsi duecentocinquanta metri, troviamo a sinistra la deviazione che, in circa duecento metri, ci fa imboccare la Strada 25 Ovest che porta all’interno dell’abitato della frazione S’Ungroni (altezza metri 6 sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 2.69 chilometri, abitanti circa 39). All’interno della frazione molto significativa e di interesse storico è la Casa del Fattore della borgata S’Ungroni, uno degli edifici più significativi edificato all’inizio della costruzione dell’abitato, al tempo della prima bonifica della piana di Terralba. Quando sono nate le prime abitazioni per ospitare i numerosi coloni provenienti dal nord Italia ed è stata costruita la fattoria di S’Ungroni, per ospitare il fattore è stato edificato dalla Società Sarda di Costruzione questo edificio. Oltre che ad ovest, la frazione si sviluppa anche alla destra della SP49, tra la Strada 24 Est e la Strada 25 Est, dove si sviluppa la bella pineta di Barany, dedicata a Camillo Hindard Barany, nato a Paullo in Provincia di Milano nel 1889, figlio di piccoli proprietari terrieri ungheresi di religione ebraica, che nel 1930 si trasferisce in Sardegna, dove intraprende la professione di agronomo per conto della Società Bonifiche Sarde, partecipando alla fondazione della città di Mussolinia. Partito nel 1935 per la guerra d’Etiopia arruolato nelle Camicie Nere, viene colpito ad un braccio durante la battaglia di Amba Aradam, ma torna al fronte con il braccio ingessato e, durante un attacco abissino, viene ferito mortalmente presso il villaggio di Taga-Taga. «Assurto fra gli eroi il 12 febbraio 1936 XIV, all’Amba Aradam», almeno così stava scritto nella stele commissionata allo scultore Federico Papi, inaugurata nel marzo 1938. La stele versa in pessimo stato e al visitatore che dovesse scorgerla accidentalmente tra un pino e l’altro, subito balza all’occhio che parte di quei versi sono stati volutamente occultati, con l’intento di omettere i passaggi più indifendibili di una vita, seppur ricca di eventi, che mal si conciliava col nuovo sentire democratico dell’Italia repubblicana. I ritrovamenti archeologici nei dintorni di S’UngroniNei dintorni della frazione S’Ungroni sono stati scoperti casualmente nel 1868 i resti di una necropoli romana, rinvenuti da pastori della Barbagia, probabilmente di Tonara, i quali, avendo osservato dei ruderi sopra terra, si erano dati a praticare scavi illeciti con la speranza di trovare beni preziosi. Ad emergere sono stati, piuttosto, alcuni sotterranei che appartenevano a sepolture delle famiglie dei Gordiani e dei Filippi, e che custodivano monete e stoviglie di vario formato, vasi di terracotta, lampade ed altro. La necropoli è stata descritta nel 1932 dall’archeologo Antonio Taramelli, con le frasi «Questo materiale archeologico è la prova evidente di una fase di vita in quella regione, poi abbandonata per lungo corso dei secoli, fino alla ripresa di fervido lavoro dovuto a codesta benemerita Società, ed è bene che rimanga e sia raccolto e degnamente custodito nel centro del nuovo Comune. Si potrebbe formare così, non dico un Museo, ma una raccoltina nella quale si disponessero i materiali delle tombe, vasi in vetro ed in terracotta, i pochi monili, le monete, le lampade e quei pochi indizi che restano sull’età e sul carattere del deposito; in questo modo sarebbe posto in luce che l’opera odierna della Società delle bonifiche procede arditamente sulle tracce di Roma». La frazione agricola Primo Centro Sassu con la Chiesa campestre dedicata a San Marco EvangelistaPassata la deviazione che ci ha portati a visitare la frazione S’Ungroni, proseguiamo verso nord con la SP49 e, dopo seicento metri, incrociamo la Strada 26. Prendiamo la Strada 26 Est che si dirige verso destra e, percorso quasi un chilometro, entriamo all’interno della frazione Primo Centro Sassu (altezza metri 5 sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 3.62 chilometri, abitanti circa 49). Si tratta di una borgata agricola realizzata, insieme alla borgata Secondo Centro Sassu ed alla borgata Terzo Centro Sassu che oggi si trova in territorio di Marrubiu, dalla Società Bonifiche Sarde i cui terreni aziendali, ad elevata vocazione agricola, ed in particolare zootecnica ed orticola, erano ubicati nell’alveo prosciugato e bonificato negli anni tra il 1930 ed il 1950 dello stagno di Sassu. Quando sono nate le prime abitazioni per ospitare i numerosi coloni provenienti dal nord Italia ed è stata costruita la fattoria del Primo Centro Sassu, per le esigenze degli abitanti, all’interno della frazione è stata edificata la picola Chiesa campestre dedicata a San Marco Evangelista. All’interno della borgata del Primo Centro Sassu di Arborea ogni anno, il 25 aprile, si celebra la Festa di San Marco Evangelista, per la quale la statua del Santo viene portata direttamente nel centro della frazione dalla sua Chiesa campestre in processione per le strade della borgata anche grazie alla collaborazione dell’Associazione Veneti nel Mondo di Sardegna. La frazione agricola Secondo Centro Sassu con la Chiesa dedicata alla Beata Vergine AsssuntaDopo la frazione Primo Centro Sassu, proseguendo lungo la Strada 26 Est per altri circa tre chilometri, entriamo all’interno della frazione Secondo Centro Sassu (6,08 km) (altezza metri 5 sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 6.08 chilometri, abitanti circa 16). È anche questa una borgata agricola realizzata, insieme alla borgata Primo Centro Sassu ed alla borgata Terzo Centro Sassu che oggi si trova in territorio di Marrubiu, dalla Società Bonifiche Sarde i cui terreni aziendali, ad elevata vocazione agricola, ed in particolare zootecnica ed orticola, erano ubicati nell’alveo prosciugato e bonificato negli anni tra il 1930 ed il 1950 dello stagno di Sassu. Soprattutto l’allevamento delle vacche da latte che si svolge, oltre che nel centro aziendale denominato Secondo Centro Sassu, anche nel Terzo Centro Sassu in territorio di Marrubiu. Quando sono nate le prime abitazioni per ospitare i numerosi coloni provenienti dal nord Italia ed è stata costruita la fattoria del Secondo Centro Sassu, per le esigenze degli abitanti, all’interno della frazione è stata edificata la piccola Chiesa campestre dedicata alla Beata Vergine Assunta. All’interno della borgata del Secondo Centro Sassu di Arborea ogni anno, il 15 agosto, si celebra la Festa in onore della Beata Vergine Assunta, per la quale la statua della Vergine viene portata direttamente nel centro della frazione dalla sua Chiesa campestre in processione per le strade della piccola borgata. La torretta osservatoria di avvistamento progettata da Nino CerliencoDove dalla SP49 abbiamo incrociato la Strada 26, prendiamo ora a sinistra la Strada 24 Ovest che, in tre chilometri e mezzo, porta sulla costa alla parte settentrionale della spiaggia di Marina di Arborea. Se ci fermiamo quattrocento metri prima di arrivare alla costa e ci addentriamo nella pineta di Arborea alla destra della strada, a circa duecento metri di distanza, vediamo un pò mal ridotta la Torretta osservatoria di avvistamento commissionata nel 1952 dalla Società Bonifiche Sarde all’ingegnere di origini dalmate Nino Cerlienco, autore anche di altri progetti ad Arborea, col compito di facilitare il controllo visivo della pineta litoranea. La descrizione migliore è quella dello storico dell’architettura Giorgio Pellegrini, che scrive «Ferro e cemento si incastrano agili, nella spinta ascensionale della struttura, avvicendando il dato dinamico delle ringhiere oblique e ricurve con la solida ortogonalità delle piattaforme in cemento armato: assemblaggio accurato di materiali che imprime finalmente sull’azzurro un ultimo, austero segnale del Razionalismo nelle terre bonificate». Pur essendo alta 32 metri, la torretta osservatorio è praticamente invisibile dalla strada finché non ci si trova ai suoi piedi, nascosta dai grandi pini della pineta di Arborea, a pochi metri dal mare. L’Idrovora di Sassu simbolo della bonifica progettata da Flavio ScanoDall’incrocio della SP49 con la Strada 24, proseguiamo verso nord lungo la SP49 e, dopotre chilometri, troviamo la deviazione sulla sinistra sulla Strada 30 Ovest, che porta alla laguna di S’Ena Arrubia. Superiamo questa deviazione e proseguiamo con la SP49 fino a vedere, dopo un centinaio di metri, alla sinistra della strada l’Idrovora di Sassu simbolo della bonifica progettata da Flavio Scano nel 1931, dopo l’Idrovora di luri che vedremo più avanti, e inaugurata il 4 novembre 1934 davanti alle autorità fasciste isolane. Rispetto a quella di luri, l’Idrovora di Sassu è caratterizzata dalle forme decisamente più moderne e all’avanguardia che impattano sul paesaggio rurale della piana, ed è considerata l’emblema della seconda fase della bonifica integrale nella piana di Terralba, quando è stata realizzata per prosciugare lo stagno di Sassu. Il prosciugamento dello stagno di Sassu, uno specchio d’acqua di circa duemila ettari, aveva portato alla luce un terreno estremamente paludoso e sabbioso, dal quale era necessario drenare e raccogliere acque stagnanti e anch’esse malariche. Per questo motivo è stato utilizzato il cemento armato nelle strutture dell’Idrovora, che si presenta agli occhi dell’osservatore con un parallelepipedo centrale e due corpi laterali a semicilindro. Il parallelepipedo ha sei finestre ad orientamento trasversale, mentre le strutture si articolano più complessamente con semicolonne nella parte più alta e aperture orizzontali in quella più bassa. Sul lato destro si trova la torretta delle linee elettriche. Al mattone a vista e all’intonaco chiaro sono affidati la variazione cromatica tipicamente razionalista, che accomuna l’Idrovora di Sassu alla Casa del Fascio e a molti altri edifici fascisti. L’edificio presenta soluzioni strutturali innovative, tipiche del futurismo ma anche del razionalismo, e con riferimenti di matrice fascista. La laguna di S’Ena ArrubiaCento metri prima di raggiungere l’Idrovora di Sassu si trova, lungo la SP49, la deviazione che porta alla laguna di S’Ena Arrubia e che poi prosegue per raggiungere, dopo due chilometri e duecento metri, il porticciolo di Sassu ad uso dei pescatori locali, a nord del quale si sviluppa la spiaggia di Sassu, che si trova in territorio di Santa Giusta. Questo stagno è ciò che resta del grande complesso stagnale e sagunare di Sassu, un complesso salato che copriva una superficie di 3.270 ettari, tra Oristano e Terralba. frazionato tra gli anni venti e trenta del Novecento in più di duecento piccoli specchi d’acqua, è stato successivamente bonificato tra il 1934 e il 1937. Lo stagno di Sassu era in gran parte alimentato dalle acque del rio Mogoro che, per consentire la bonifica della piana di Terralba, è stato deviato ed incanalato fino a sfociare nello stagno di San Giovanni. Lo stagno odierno rappresenta la parte non bonificata, di circa 1.870 ettari, vicino alla costa, ed in esso si trova un’ampia concentrazione di varietà di uccelli palustri. Non possiede immissari naturali ma risulta alimentato dalle acque derivanti dalla bonifica della piana di Arborea, e l’alimentazione idrica avviene soprattutto attraverso un sistema di canali che realizzano il drenaggio della piana. La zona del litorale sabbioso che separa l’attuale area stagnale dal mare, caratterizzata da una esteso cordone di spiaggia ed una fascia di retrospiaggia, viene periodicamente aperta per consentire lo smaltimento ed il ricambio delle acque. Vicino allo stagno sono presenti moderne versioni di una capanne di Falasco, meglio noto col nome sardo di Sessini o Cruccuri, simili alle capanne dei pescatori che abbiamo visto a San Giovanni del Sinis. Nello stagno si effettua la pesca, sia con lavorieri che con bertovelli e reti da posta, e si catturano mugelli, anguille, apigole, granchi. Lo stagno, protetto per la presenza massiccia di fenicotteri rosa, già dagli anni settanta del Novecento rappresenta un’oasi di protezione faunistica tutelata dalla Convenzione internazionale relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, più nota come Convenzione di Ramsar del 1977. L’area dello stagno è stata dichiarata anche Riserva Naturale della Sardegna. L’attrezzato S’Ena Arrubia CampingA sud della laguna di S’Ena Arrubia, lungo la fascia costiera, si trova l’attrezzato S'Ena Arrubia Camping, in una pineta quasi secolare, con la pista ciclabile, lo stagno, e la spiaggia sabbiosa e calda tipica del golfo. All’interno della struttura del campeggio sono presenti gli impianti sportivi che comprendono un Campo Sportivo multifunzione, nel quale è possibile praticare tennis, calcio e calcetto ossia calcio a cinque; ed un campo da basket, nel quale praticare come disciplina la pallacanestro. La spiaggia e la pineta di Marina di ArboreaAccanto al S’Ena Arrubia Camping si sviluppa la splendida pineta della Marina di Arborea, la quale segue tutta la costa, prolungandosi da subito sotto la laguna di S’Ena Arrubia, verso sud fino al successivo stagno di Corru Mannu, che si trova tra lo stagno di Corru S’Ittiri e la costa. E proprio al centro della lunga pineta, si trova l’Horse Country resort, il centro turistico noto soprattutto agli appassionati di ippica di Arborea che abbiamo già visto. La vasta pineta della Marina di Arborea è stata impiantata negli anni trenta del Novecento per proteggere le coltivazioni dal maestrale, e la sua proprietà appartiene quasi interamente alla regione Sardegna. Accanto alla pineta, affacciata sul mare si trova la spiaggia di Marina di Arborea, alla quale si può accedere dal campeggio, o dal centro turistico, o da una delle tante strade che li costeggiano. La spiaggia di Marina di Arborea è costituita da un arenile di grandi dimensioni, formato da una lunga distesa di sabbia bianca non candida, a grani medi, compatta e calda, con la presenza di piccole dune che lasciano spazio al verde della bellissima pineta di Arborea. L’arenile si affaccia su un mare di un colore azzurro cangiante, con un fondale profondo e medio basso. Mai estremamente affollata, neanche in alta stagione, grazie alla vastità del suo arenile, in essa sono presenti diversi stabilimenti per il noleggio di ombrelloni, lettini ed altre attrezzature da spiaggia, numerosi punti ristoro e varie strutture alberghiere con servizi di vario genere, presenti direttamente sulla spiaggia o nelle sue immediate vicinanze. |
frazioni e strutture economiche a sud di ArboreaDa Arborea ci rechiamo ora a visitare la parte meridionale della zona della bonifica di Arborea. A sud di Arborea si trovano lungo la costa diverse attività, ed anche quattro frazioni, borgate agricole realizzate dalla Società Bonifiche Sarde i cui terreni aziendali, ad elevata vocazione agricola, ed in particolare zootecnica ed orticola, sono ubicati nell’alveo prosciugato e bonificato negli anni tra il 1930 ed il 1950 dello stagno di Sassu. Il campo di tiro a voloDa vicino al Municipio di Arborea prendiamo verso sud la via Roma, superiamo dopo centoventi metri l’incrocio dove a destra parte il corso Italia e a sinistra la via Sardegna, procediamo verso sud per altri centocinquanta metri ed arriviamo a un altro incrocio dove parte a destra la via Felice Porcella e a sinistra la via Alcide De Gasperi. Svoltiamo a destra nella via Felice Porcella che si dirige verso ovest e che, dopo circa cinquecento metri, esce dall’abitato come Strada 18 Ovest. Percorso circa un chilometro ed Ottocento metri lungo la Strada 18 Ovest arriviamo a una rotonda, dove proseguiamo dritti per rimanere sulla Strada 18 Ovest e, dopo un altro chilometro e mezzo vediamo, alla destra della strada, l’accesso al campo da tiro a volo di Arborea, un impianto per la pratica del tiro a volo, con diverse postazioni per i praticanti di questa pratica sportiva. La Cooperativa Pescatori di Arborea e le Cozze NieddittasPassato il campo da tiro a volo, proseguiamo lungo le Strada 18 Ovest che, in circa trecento metri arriva alla spiaggia. Ma, percorsi solo centotrenta metri, svoltiamo a sinistra e prendamo l’ultima deviazione sul lungomare che, dopo settecento metri, passato il piccolo ponte sopra lo sbocco sul mare dello stagna laguna di Corru S’Ittiri, arriva ai locali al servizio della Cooperativa Pescatori di Arborea, i quali costituiscono la sua sede, e che si trovano alla destra della strada. La Cooperativa Pescatori di Arborea, ossia C.P.A., nata nel 1967 dall’associazione di nove pescatori, da allora è cresciuta continuamente fino a diventare la più importante realtà sarda nella mitilicoltura e nella pesca. L’allevamento delle cozze della specie mytilus galloprovincialis, indicata con l’espressione mitilo mediterraneo, è tra le attività principali della società, dotata di una capacità produttiva che si estende per ben 86 ettari di vivai a mare nel Golfo di Oristano, di un Centro di depurazione che depura 750 quintali a ciclo, e spedizione di quasi 3000 metri quadrati. La Cooperativa à lavoro in maniera stabile a oltre 150 persone e nel periodo estivo il suo organico raggiunge le 200 unità. Commercializza i suoi prodotti con il marchio Nieddittas, un nome che i consumatori hanno imparato a conoscere ed apprezzare e che è diventato sinonimo di prodotti di altissima qualità. Ad ottobre 2013 la Cozza Nieddittas, raccolta nel Golfo di Oristano, ha ottenuto la certificazione di prodotto per tutta la filiera. La Cooperativa è la prima azienda italiana e l’unica realtà sarda del settore ad aver ottenuto questa certificazione per tutto il processo produttivo, dalla raccolta in mare alla consegna. E l’estate 2018 vede premiato l’impegno di Nieddittas a tutela dell’ambiente con un riconoscimento davvero importante, dato che è stata individuata dalla Fondazione Med Sea, una delle realtà più prestigiose a livello internazionale nella salvaguardia dell’ambiente, come modello di best practices ed esempio di gestione sostenibile per tutte le aree umide mediterranee. La Cooperativa ha lanciato una campagna pubblicitaria nazionale per promuovere la Cozza Nieddittas, ed il successo del marchio oramai è a livello nazionale. Per tenergli testa bisogna aumentare la produzione, ma la location di Corru Mannu ormai sta stretta, dato che a Corru Mannu non c'è lo spazio necessario per aumentare la superficie destinata agli impianti di stabulazione, o meglio, lo spazio fisico ci sarebbe, ma Corru Mannu è una zona ad altissima tutela ambientale, oltre che sito di interesse comunitario, ed ottenere le autorizzazioni per ampliare gli attuali impianti sarebbe una missione impossibile. Per questo motivo la Cooperativa pensa di spostare gli impianti di stabulazione a Santa Giusta. |
La laguna di Corru S’Ittiri e lo stagno di Corru MannuLo stabilimento della C.P.A. Si affaccia sulla laguna di Corru S’Ittiri, che è posta lungo il litorale di Arborea molto a sud rispetto alla laguna di S’Ena Arrubia, dalla quale è separata dalla pineta di Arborea. La laguna è una profonda e stretta insenatura parallela alla costa, delimitata ad ovest da un cordone sabbioso litoraneo, ad est dalla pianura alluvionale di Arborea. Ha una forma allungata, e deve la sua origine alla presenza di una estesa fascia litorale che si è sviluppata parallelamente alla linea di costa, determinando così la formazione di una stretta insenatura. È separata dal mare da uno sbarramento, in parte naturale, alla cui estremità sono stati costruiti i lavorieri, con struttura in cemento e griglie in PVC. La laguna non presenta immissari naturali, ma riceve le acque che provengono dalla bonifica della piana di Arborea, che ne delimita il perimetro verso terra. In realtà la laguna è semiartificiale, in quanto creata da uno sbarramento che unisce l’estremità della fascia litorale con la terraferma, ma mostra buone possibilità di ricambio idrico con il mare, presentando due vie di comunicazioni dirette con esso. Il sito copre un’area di 2.040 ettari ed ha una profondità media di circa 1 metro. Tra la laguna ed il mare, si trova la peschiera di Corru S’Ittiri nella quale è presente un impianto fisso di cattura, con una produzione costituita da pesce pregiato, come muggini, anguille, arselle, triglie, sogliole ed altro. La pesca viene effettuata con reti da posta di vario tipo e bertovelli. Caratteristica è anche la raccolta di vongole veraci e arselle cuore, che ancora viene fatta con l’utilizzo di attrezzi tradizionali quali un coltello e uno specchio. Tra la laguna di Corru S’Ittiri ed il mare si trova lo stagno di Corru Mannu La zona umida della Sardegna, situata lungo la sua costa occidentale, che già dagli anni settanta del secolo scorso è stato inserito nella rete Natura 2000, un sistema di aree dedicate alla conservazione della biodiversità, caratterizzate dalla presenza di habitat e specie faunistiche e floristiche di elevato interesse. Il sito copre un’area di circa 240 ettari. Aree di notevole interesse naturalistico, la laguna di Corru S’Ittiri e lo stagno di Corru Mannu rappresentano due oasi di protezione faunistica tutelate dalla Convenzione internazionale relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, più nota come Convenzione di Ramsar del 1977. La Cooperativa Assegnatari Associati ArboreaDal Municipio di Arborea, prendiamo verso sud il corso Roma che, dopo circa seicentocinquanta metri, all’incrocio con la Strada 17, passato il cartello segnaletico che indica l’abitato, esce dal paese come SP49 e si dirige verso Terralba. Prendiamo verso sud la SP49 e, percorso un chilometro e duecento metri, arriviamo a una rotonda dove prendiamo la terza uscita, che ci porta, a sinistra, nella Strada 14 Est. La seguiamo per trecento metri, poi prendiamo ladeviazione a sinistra che, in meno di duecento metri, ci porta all’ingresso degli edifici che ospitano la grande Cooperativa Assegnatari Associati Arborea. Ad Arborea è ospitata la grande Cooperativa Assegnatari Associati Arborea, chiamata più semplicemente 3 A latte Arborea. Si tratta della principale azienda sarda che si occupa della produzione e trasformazione di latte in prodotti lattiero caseari, e della loro commercializzazione. Tradizioni millenarie e tecniche innovative di coltura e allevamento, produttività e rispetto del lavoro delle persone, sostenibilità ambientale e alta qualità, sono le principali caratteristiche di una realtà produttiva unica, capace di offrire prodotti genuini che celebrano la terra da cui nascono portandola con eccellenza nel mondo. Oggi la Cooperativa fornisce sul mercato i prodotti a marchio Arborea, ossia latte e panna, yogurt e dessert, i freschi, i formaggi e gli snack; i prodotti a marchio Fattoria Girau, ossia latte, burro e yogurt, ricotte e spalmabili, formaggi di capra e formaggi di pecora; ed i prodotti a marchio Nisia, che sono crema viso idratante, crema viso nutriente, siero viso anti età, crema mani nutriente e latte corpo idratante. |
La frazione Pompongias con la sua Casa del FattorePassata la rotonda dove avevamo presa a sinistra la Strada 14 Est, proseguiamo invece con la seconda uscita, verso sud, lungo la SP49 e, dopo Novecento metri, arriviamo a un’altra rotonda. A questa rotonda prendiamo la prima uscita, a destra, che ci porta sulla Strada 12 Ovest, la seguiamo per un chilometro e settecento metri e vediamo, alla sinistra della strada, il cartello segnaletico che indica sulla sinistra l’ingresso all’interno del centro dell’abitato della frazione Pompongias (altezza metri 5 sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 3.39 chilometri, abitanti circa 106), un nucleo di edifici e abitazioni a corte, che comunque si sviluppa con i suoi altri edifici alla sinistra ed alla destra della Strada 12 Ovest. Presa la deviazione a sinistra, dopo un centinaio di metri entriamo nell’abitato e, svoltando a destra, vediamo alla destra della strada le tre principali storiche abitazioni della frazione, delle quali la più significativa, è la Casa del Fattore della frazione Pompongias. All’interno della frazione, infatti, molto significativa e di interesse storico è la Casa del Fattore della borgata Pompongias, uno degli edifici più significativi edificato all’inizio della costruzione dell’abitato, al tempo della prima bonifica della piana di Terralba. Quando sono nate le prime abitazioni per ospitare i numerosi coloni provenienti dal nord Italia ed è stata costruita la fattoria di Pompongias, per ospitare il fattore è stato edificato dalla Società Sarda di Costruzione questo edificio. Ogni anno, a metà novembre, a Pompongias si svolge la Festa della polenta nella borgata di Arborea, è questo il primo di una serie di appuntamenti ideati dalla Pro Loco di Arborea attraverso le borgate agricole di Arborea. Durante la serata viene proposta una degustazione di polenta morbida, preparata dal gruppo donne della Pro Loco ed, oltre alla degustazione dei prodotti locali, si vedono convegni e seminari di approfondimento a carattere storico e sociale, attinenti la realizzazione delle borgate ed all’insediamento delle popolazioni. La Festa è molto sentita dalla comunità locale, composta in gran parte dai discendenti dei coloni provenienti dal nord Italia. Le borgate di Arborea sono nate con il nucleo urbano e con la bonifica, ma ciascuno di questi insediamenti ha poi vissunto, anche se in parallelo, una sua storia propria. La frazione luri con la Chiesa della Beata Vergine Assuntaalla rotonda dove avevamo preso la prima uscita che ci aveva portati sulla Strada 12 Ovest, la terza uscita, a sinistra, è la prosecuzione della SP49. alla rotonda prendiamo, invece, la seconda uscita che ci porta sulla SP69, la quale procede verso sud, la seguiamo per due chilometri e trecento metri poi, seguendo le indicazioni per Marceddì, prendiamo la deviazione a destra che ci fa rimanere sulla SP69, chiamata anche Strada 6 Ovest. Questa strada, dopo poco più di un chilometro e mezzo, ci porta al cartello che indica l’ingresso all’interno della frazione luri (altezza metri 6 sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 5.43 chilometri, abitanti circa 76). Entrati nell’abitato, vediamo alla sinistra della strada il serbatoio di luri, pericolante e che dovrebbe venire demolito. La demolizione doveva avvenire già diverso tempo fa ma ad oggi non si vede nessun operaio al lavoro. Chi si dovrebbe occupare dello smaltimento dell’acquedotto perché pericoloso è Abbanoa, gestore della struttura risalente agli anni 70 e fuori uso da tempo. Lungo la SP69, poco prima del serbatoio, prendiamo la prima deviazione a sinistra e, dopo un centinaio di metri, vediamo sulla destra la piazza Beata Maria Vergine Assunta. Nella piazza si trova la Chiesa campestre della Beata Vergine Assunta, edificata con i diversi ambienti di sua competenza quando sono nate le prime abitazioni per ospitare i numerosi coloni provenienti dal nord Italia ed è stata costruita la fattoria di luri. All’interno della borgata di luri ogni anno, dopo un triduo di preparazione, il 15 agosto, si celebra la Festa in onore della Beata Vergine Assunta, per la quale la statua della Vergine viene portata direttamente nel centro della frazione dalla sua Chiesa campestre, condotta in processione sopra un rimarchio trainato da un trattore per le strade della piccola borgata. L’idrovora di luri progettata da Flavio ScanoDall’uscita dall’abitato di luri, proseguiamo verso lungo la SP69 ossia la Strada 6 Ovest per circa duecentocinquanta metri, poi prendiamo a sinistra la prima deviazione, nella Strada longitudinale 22 Ovest, la seguiamo per un chilometro e duecento metri e vediamo, alla destra della strada, l’Idrovora di luri, progettata da Flavio Scano nel 1930, prima dell’Idrovora di Sassu che abbiamo già vista, che si trova nelle adiacenze dello stagno di San Giovanni ed stata realizzata nel 1934 per bonificare le paludi malariche di Estius, Arba e luri. Dal punto di vista architettonico l’Idrovora di luri è stata meno blasonata della vicina Idrovora di Sassu, con caratteristiche architettoniche diverse ma di pari interesse storico, paesaggistico e culturale. Si presenta con una semplice pianta rettangolare sui cui lati lunghi si aprono sei alte finestre. L’ingresso èsu uno dei lati corti, con piedritti smussati e leggere scanalature che reggono un architrave sul quale è inciso il nome della Società Bonifiche Sarde. Ai lati dell’ingresso, la figura si completa con le due finestre allungate simmetricamente fino alle due semiruote dentate, poste in rilevo, quasi a richiamare la funzione industriale dell’edificio. Anche qui, mattone in cotto e parete bianca, sono la variazione cromatica dominante. Nonostante la natura strettamente funzionale e industriale, l’idrovora di luri, ancora oggi attiva, presenta vari elementi decorativi con richiami stilistici antichi e moderni, dato che in essa si fondono elementi tardo ottocenteschi con un gusto per la semplicità della forma già orientato verso soluzioni più razionali. La frazione Torrevecchia con la sua Casa del FattoreDa dove avevamo preso la deviazione sulla Strada longitudinale 22 Ovest, torniamo sulla SP69, ossia sulla Strada 6 Ovest, e proseguiamo in direzone di Marceddì. Percorso circa un chilometro e mezzo, vediamo sulla sinistra le indicazioni, le quali ci fanno imboccare una deviazione che porta all’interno della frazione Torrevecchia (altezza metri 4 sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 6.94 chilometri, abitanti circa 49), frazione che si sviluppa con le sue abitazioni quasi interamente alla sinistra della SP69. All’interno della frazione molto significativa e di interesse storico è la Casa del Fattore della borgata torrevecchia, edificato all’inizio della costruzione dell’abitato, al tempo della prima bonifica della piana di Terralba. Quando sono nate le prime abitazioni per ospitare i numerosi coloni provenienti dal nord Italia ed è stata costruita la fattoria di Torrevecchia, per ospitare il fattore è stato edificato dalla Società Sarda di Costruzione questo edificio. L’area archeologica con i resti del tempio nuragico a pozzo di OrrìDa dove abbiamo preso la deviazione a sinistra che ci ha portati all’interno della frazione Torrevecchia, proseguiamo verso ovest con la SP69, ossia sulla Strada 6 Ovest, la quale, dopo quattrocentocinquanta metri, incrocia la Strada longitudinale 40 Ovest, dove le indicazioni per Marceddì ci farebbero prendere a sinistra. Proseguiamo, invece, dritti sulla Strada 6 Ovest e, dopo un chilometro e seicento metri, nel punto dove parte a sinistra una strada bianca che conduce verso Marceddì, verso destra, alla distanza di circa trecento metri, si trova l’area archeologica di Orrì, che comprende i resti di un tempio nuragico a pozzo il quale si trova sulle attuali rive di un piccolo specchio d’acqua chiuso da un tombolo, che si affaccia sulla acque del Golfo meridionale di Oristano. della costruzione del tempio nuragico a pozzo, in blocchi di pietra locale appena lavorati e che purtroppo mostra fasi di spoglio e scavo clandestino, residua probabilmente un corridoio ossia un atrio, dal quale parte una breve scalinata di accesso all’acqua, e residua anche parte della tholos che inscriveva la zona con l’acqua sorgiva. L’acqua, che tutt’oggi continua ad affluire, rappresentava il sancta santorum, ossia l’area il cui accesso era riservato solo agli operatori del culto. La frazione linnas con la sua Casa del FattoreDove avevamo seguito la SP69 verso sud ed avevamo trovata la deviazione a destra per la Strada 6 Ovest che ci aveva portati alla frazione luri, proseguiamo invece dritti con la Strada rettilinea Sud, la seguiamo per un chilometro e seicento metri ed incrociamo la Strada 2. Passato l’incrocio, dopo un centinaio di metri dei vede, alla destra della strada, il cartello che indica l’ingresso nella frazione linnas (altezza metri 2 sul livello del mare, distanza in linea d’aria circa 6.64 chilometri, abitanti circa 21), le cui abitazioni si trovano a circa duecento metri di distanza. All’interno della frazione molto significativa e di interesse storico è la Casa del Fattore della borgata linnas, uno degli edifici più significativi edificato all’inizio della costruzione dell’abitato, al tempo della prima bonifica della piana di Terralba. Quando sono nate le prime abitazioni per ospitare i numerosi coloni provenienti dal nord Italia ed è stata costruita la fattoria di linnas, per ospitare il fattore è stato edificato dalla Società Sarda di Costruzione questo edificio. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Arborea ci recheremo a Santa Giusta che visiteremo con il suo centro nei quali sono stato rinvenuti la necropoli ed i resti della città fenicia di Othoca,e con i dintorni nei quali si trova tra l’altro anche lo stagno di Santa Giusta. |