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Visita dei dintorni di Dorgali con gli importanti siti archeologici da Tiscali a Serra Orrios ed al Nuraghe Mannu


In questa tappa del nostro viaggio visiteremo i dintorni di Dorgali, descrivendo anche le principali Chiese campestri ed alcuni dei principali siti archeologici che in essi si trovano, dal villaggio nuragico di Tiscali all’insediamento di Serra Orrios, ed anche le principali Tombe di giganti ed i Dolmen, oltre ai principali Nuraghi, dal Nuraghe Neule al Nuraghe Mannu.

Natura e le principali Chiese campestri ed i siti archeologici dei dintorni di Dorgali

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate, nei dintorni di Dorgali si trovano numerosi importanti siti archeologici. Dopo aver visto il suo centro e la sua costiera, iniziamo ora la visita dei dintorni di Dorgali, dove ci recheremo a vedere anche le principali Chiese campestri ed i principali siti archeologici.

Verso ovest raggiungiamo i resti del Nuraghe semplice Neule

Dal centro di Dorgali prendiamo corso Umberto verso ovest, poi imbocchiamo a destra il viale John Fitzgerald Kennedy, ossia la circonvallazione di valle, che dopo un chilometro arriva all’incrocio, dove prendiamo a sinistra la via Alberto Ferrero della Marmora verso nord ovest, che ci fa uscire da Dorgali sulla SS125 Orientale Sarda per Orosei e, dopo un chilometro e settecento metri, deviamo a sinistra sulla SP38 in direzione di Nuoro. Percorsi settecentocinquanta metri, prima di arrivare in località Iriai al ponte sul lago Cedrino, seguiamo una indicazione sulla destra per l’agriturismo Neule. Percorso poco più di un chilometro e settecento metri, la strada sbocca su una trasversale che prendiamo verso sinistra. Percorsi quasi seicento metri su questa strada bianca, troviamo la deviazione sulla sinistra che porta all’agriturismo, dal quale tra l’altro si gode un’ottima vista sul lago del Cedrino. Evitiamo la deviazione e proseguiamo, invece, dritti per ottocentocinquanta metri, fino a vedere sulla sinistra una cancellata e sulla destra le indicazioni ed un cancello che recinta l’area archeologica del Nuraghe Neule.

Dorgali: il Nuraghe Neule: veduta d’insieme Dorgali: il Nuraghe Neule: veduta dal retro Dorgali: il Nuraghe Neule: i massi con i quali è realizzato il Nuraghe Dorgali: il Nuraghe Neule: veduta frontale Dorgali: il Nuraghe Neule: corridoio d’ingresso Dorgali: il Nuraghe Neule: la camera interna del Nuraghe Dorgali: il Nuraghe Neule: la camera interna con le nicchie laterali Dorgali: il Nuraghe Neule: il particolare di una nicchia laterale Dorgali: il Nuraghe Neule: il particolare di una nicchia laterale

Si tratta di un Nuraghe semplice, monotorre, costruito in basalto a 210 metri di altezza. Il Nuraghe è poco conosciuto e non è stato ancora oggetto di scavi, per cui si intravedono intorno tracce delle capanne del villaggio nuragico che lo circondavano, ma non se ne possono intuire le dimensioni. Probabilmente nelle vicinanze si trovava anche un pozzo sacro.

Il fiume Cedrino che è il quinto fiume più lungo della Sardegna

Proseguendo sulla SP38, passiamo, in località Iriai, il ponte sul lago artificiale sul Fiume Cedrino, che è il quinto fiume più lungo della Sardegna. Nasce nel versante settentrionale del massiccio del Gennargentu, a 1316 metri sul livello del mare, tra il Monte Fumai e il Monte Novo San Giovanni, sul Supramonte di Orgosolo. Il suo percorso, inizialmente molto tortuoso, si snoda per circa ottanta chilometri, attraversando i territori di Oliena, Dorgali e la pianura delle Baronie, per poi sfociare nel Golfo di Orosei. Nel territorio di Oliena e di Dorgali il paesaggio è reso particolarmente suggestivo dalla presenza di profondi e spettacolari canyon scavati dalle acque del fiume, dove predominano basalti, calcari e una Lussureggiante macchia mediterranea. Secondo lo storico Vittorio Angius, il nome Cedrino deriverebbe dalla presenza rigogliosa già in epoca romana di piante di cedro. Del fiume parla in vari romanzi Grazia Deledda, tra gli altri anche Canne al vento. La valle del Cedrino è il solo passaggio che collega Orosei, unico approdo sicuro sulla costa medio orientale, con l’interno. Proprio in tale valle, i Romani furono arrestati nella loro avanzata verso l’interno della Sardegna, e dopo di loro, altri, nei secoli successivi, vi avrebbero trovato un ostacolo al proseguimento delle loro campagne militari. In località Iriai e a sud, nel parco lacuale di Iriai e Gurennoro che descriveremo più avanti, si trovano diverse strutture turistiche.

In località Iriai visitiamo il lago del Cedrino

Dorgali-La diga di Pedra ’e OthoniNel passato le piene del fiume Cedrino costituivano preoccupazione e pericolo fino a quando non sono iniziati i lavori per la costruzione di una diga in località Pedra ’e Othoni, nei pressi di Dorgali, alle falde dei monti Tului e Bardia, creando un bacino artificiale utilizzato anche per l’irrigazione. La Diga di Pedra ’e Othoni, che chiude il lago nella sua parte settentrionale alle falde dei monti Tului e Bardia, è stata realizzata negli anni dal 1964 al 1994, è del tipo a gravità massiccia in pietrame omogeneo con manto di tenuta in ferro, ed ha un’altezza di 73,7 metri. Il Lago artificiale del Cedrino è il bacino artificiale  alimentato da importanti sorgenti carsiche e, come anche il fiume, è particolarmente adatto ad attività di canottaggio e di kayak. Alla quota di massimo invaso, prevista a 127,50 metri sul livello del mare, il bacino generato dalla diga ha una superficie dello specchio liquido di circa 7.8 chilometri quadrati, mentre il suo volume totale è calcolato in 117 milioni di metri cubi. Sopra il lago artificiale passa il ponte di Iriai.

Dorgali-Lago artificiale Iriai sul fiume Cedrino Dorgali-Lago artificiale Iriai sul fiume Cedrino Dorgali-Lago artificiale Iriai sul fiume Cedrino

Una mia foto del lago Cedrino è stata utilizzata per la copertina del romanzo 'Il mistero del lago Cedrino' di Bruno MilanoL’ultima di queste mie foto del lago Cedrino è stata utilizzata per la copertina del romanzo Il mistero del lago Cedrino di Bruno Milano, nel quale lo scrittore, proprio sulle rive del lago dorgalese, ha ambientato l’intricata storia di quello che può essere definito un thriller, nel quale il colpo di scena finale è forse una liberazione in tutti i sensi. Infatti, i primi ad essere liberati sono proprio i Sardi, dalla loro oscura fama di sequestratori visto che i veri autori del misfatto in questione risulteranno essere i loro antenati, ma per scopi ben diversi. Il romanzo è stato edito da MMC edizioni nel gennaio 2003. Viene qui pubblicato il testo di questo romanzo nella versione che mi è stata regalata dall’autore, per ringraziarmi di avergli concesso l’utilizzo della foto.

Nel parco lacuale di Iriai e Gurennoro

A sud del ponte sul Cedrino, il lago si biforca, con due prolungamenti, il principale verso sud ovest e l’altro verso sud est, nel quale si trova un isolotto. Tra i due prolungamenti del lago, si sviluppa un vasto promontorio, che costituisce il selvaggio ed isolato Parco lacuale di Iriai e Gurennoro valorizzato dalle acque del lago che lo isolano e per questo contribuiscono ad aumentare il fascino di queste località. Nel parco sono presenti due Chiese campestri, alle quali si arriva esclusivamente via lago, e ci si può rivolgere all’Agriturismo Canales, situato sopra una collina con vista sul fiume Cedrino, al quale si arriva da Dorgali con la SP38, dopo aver superato il ponte sul fiume Cedrino e poco prima della deviazione sulla SP46, prendendo seguendo le indicazioni una deviazione sulla sinistra di poco più di un chilometro su una strada sterrata. L’agriturismo mette a disposizione le canoe con le quali è possibile arrivare alle Chiese ed anche alle sorgenti di Su Gologone.

La chiesa di San Pantaleo

In questo parco, nella sua estremità sud occidentale, si trova la chiesa campestre di San Pantaleo Dottore, costruita nel 1668 e restaurata nel 2008, con l’interno ad una navata di tre campate, e la volta di canne e travi di ginepro. La chiesa si trova un poco più a nord est rispetto a dove si ritiene dovesse sorgere il Nuraghe di San Pantaleo, del quale non rimangono più tracce.

Dorgali-La chiesa campestre dedicata a San Pantaleo Dottore Dorgali: chiesa campestre di San Pantaleo Dottore: facciata Dorgali: chiesa campestre di San Pantaleo Dottore: altare

Il promontorio sul quale si trova la chiesa campestre è raggiungibile solamente tramite imbarcazione. La Festa di San Pantaleo, ripresa nel 2006 dopo anni di abbandono e rientrata nel circuito delle feste campestri solo di recente grazie ad un gruppo di fedeli che si sono uniti in un comitato spontaneo, si svolge il sabato vicino al 27 luglio, che è il giorno del suo festeggiamento liturgico, e prevede un suggestivo pellegrinaggio a bordo di barche condotte da volontari per il trasbordo dei fedeli. Raggiunta la chiesa, dopo le cerimonie religiose che prevedono una messa cantata nella vecchia chiesetta, si svolge un abbondante pranzo collettivo offerti dai pastori a base di porcetto, con canti e balli.

La chiesa di Nostra Signora degli Angeli ossia de Sos Anzelos

A poche centinaia di metri di distanza, più a nord est, presso l’estremità settentrionale del promontorio, si trova la chiesa campestre di Nostra Signora degli Angeli in lingua sarda de Sos Anzelos, un gioiello di architettura povera del diciassettesimo secolo, che si presenta come un luogo di pace e meditazione, immerso nell’oasi del Cedrino. La chiesa si trova un poco più a sud ovest rispetto a dove si ritiene dovesse sorgere il Nuraghe di Nostra Signora degli Angeli, del quale non rimangono più tracce. La chiesa di Nostra Signora degli Angeli attualmente è in discreto stato di conservazione, e presenta al suo interno un blocco di marmo con la seguente scritta Indulgenzia Plena perpetua concessa il 16 luglio 1806 dal S.mo Pontefice Pio VII a tutti i Cristiani che visiteranno la chiesa il 2 agosto e tutta l’ottava seguente di ogni anno e pregheranno Nostra Signora degli Angeli. Si spiega per questa ragione la festività in concomitanza con la prima decade del mese di agosto.

Dorgali-chiesa campestre dedicata a Nostra Signora degli Angeli: facciata Dorgali-chiesa campestre dedicata a Nostra Signora degli Angeli: kinterno Dorgali-chiesa campestre dedicata a Nostra Signora degli Angeli: altare

Presso questa chiesa campestre, il 7 agosto si svolge, con modalità simili a quelle descritte per la Festa di San Pantaleo, la Festa de Sos Anzelos, per la quale numerosi fedeli si recano nel suggestivo sito che si affaccia sul lago del Cedrino per ricevere il Perdono di Assisi, l’indulgenza plenaria che a partire dal lontano 1806, su decreto del papa Pio VII, è possibile ricevere proprio in quello che al visitatore si presenta come luogo di silenzio e di meditazione. La festa è un appuntamento da non perdere per quanti sono alla ricerca delle tradizioni autentiche della Sardegna. Organizzata da un comitato spontaneo di Dorgalesi, la festa inizia la mattina con la Santa Messa animata dai canti tradizionali. Segue poi un rinfresco con degustazione di prodotti tipici offerti dai pastori. Si tratta di un evento gratuito organizzato della comunità dorgalese. Al termine della manifestazione è possibile lasciare un’offerta che servirà per la ristrutturazione ed il mantenimento della chiesa campestre di Sos Anzelos e della vicina chiesetta di San Pantaleo.

Raggiungiamo la valle di Lanaitto

Dorgali-La valle di LanaittoTra i siti archeologici presenti in territorio di Dorgali, molto importante è il Villaggio nuragico di Tiscali, che si trova nella Valle di Lanaitto, fra capolavori della natura, eredità del passato, sorgenti, grotte, villaggi nuragici ed ex rifugi di banditi. Il modo più agevole per arrivarci sono le visite guidate in fuoristrada. Da Dorgali, passato il ponte sul Cedrino, dopo circa un chilometro troviamo sulla sinistra la deviazione sulla SP46 in direzione di Oliena. Per raggiungerlo, presa la SP46 per Oliena, dopo poco più di sette chilometri e mezzo, troviamo sulla sinistra le indicazioni per le Fonti di Su Gologone e per l’Hotel Su Gologone. Svoltiamo a sinistra e, dopo quasi tre chilometri e mezzo, passato l’Hotel e prima delle fonti, prendiamo a destra una strada di cemento che, in circa sette chilometri, ci porta all’ingresso della valle di Lanaitto. Qui troviamo un bivio, con le indicazioni a sinistra per il villaggio nuragico di Tiscali, ed a destra per il villaggio nuragico di Sa Sedda e Sos Carros, che si trova in territorio di Oliena.

Visitiamo il villaggio nuragico di Tiscali

Lettura di 'Villaggio nuragico di Tiscali' di Alberto Moravetti'Dorgali: verso Tiscali: da Tiscali verso est, sulla destra la forcella alberata, seconda parte del sentiero, e sulla sinistra il monte GutturgiosAl bivio, prendiamo a sinistra seguendo le indicazioni per il villaggio di Tiscali. Lasciamo la macchina nel fondo valle del rio Flumineddu, dove c’è una sorta di parcheggio, dovuto al fatto che la strada è interrotta a causa dell’alluvione del 2004. Attraversiamo il rio Flumineddusu un ponticello fatto da due travi di metallo aggrappandoci ad una corda di metallo, oppure lo attraversiamo saltellando tra una roccia e l’altra. Passato il fiume, giriamo a destra, verso nord, e proseguiamo per circa un chilometro su una strada sterrata, dove troviamo un bivio con un cartello che segnala che, a sinistra, verso sud, si va alla Gola di su Gorropu, ed a destra, verso nord, a Tiscali. Proseguiamo verso Tiscali, e, ad un certo punto, troviamo il cartello con gli orari, il prezzo, e la raccomandazione di portarsi un litro e mezzo o due litri di acqua a testa. Qui inizia il sentiero che ci porta, dopo circa venti o venticinque minuti di salita molto impegnativa, ad una forcella, che prosegue in lieve discesa e all’ombra della vegetazione. Terminata questa seconda parte del sentiero, arriviamo ad uno spiazzo dove è consigliabile una breve sosta prima di affrontare l’ultimo tratto. Il sentiero riparte dallo spiazzo e, a parte un inizio verso sud, piega, in corrispondenza di un bivio con indicazioni su cartello di legno, decisamente verso nord, fino ad arrivare all’ingresso della dolina di Tiscali. Possiamo, in alternativa, arrivare al villaggio di Tiscali anche da ovest, seguendo al bivio le indicazioni per il Sa Sedda e Sos Carros. Poco dopo, troviamo un piazzale dove possiamo parcheggiare, nei pressi della casa detta Il Rifugio. Proseguendo a piedi, la strada fiancheggia il costone, supera una cava di calce, e prosegue in direzione sud. Dopo circa 6,6 chilometri, arriviamo al grandioso sistema carsico costituito dalla Grotta di Sa Oche, ossia della voce, e, sopra di essa, la Grotta su Bentu, ossia del vento. Poco prima della Grotta di Sa Oche, troviamo la deviazione a sinistra per Tiscali. Proseguiamo per settecento metri, per poi continuare a piedisu una mulattiera. Dopo circa un chilometro e duecento metri arriviamo a una pietraia, altri trecento metri e troviamo una spaccatura nella roccia, dove si passa uno alla volta.

Dorgali: verso Tiscali: il ponte in metallo al posto di quello in cemento portato via dalla piena del rio Flumineddu Dorgali: verso Tiscali: il passaggio sul ponte in metallo Dorgali: verso Tiscali: cartello in fondo valle che segnala il bivio per il Gorropu e per Tiscali Dorgali: verso Tiscali: avviso per i turisti che si vogliono avventurare al villaggio di Tiscali (2 lt di acqua e 5 euro per l’ingresso) Dorgali: verso Tiscali: da Tiscali verso nord est dove si vede la valle del rio de Sa Oche Dorgali-Villaggio di Tiscali: veduta della dolina di Tiscali dall’elicottero

Quindi, dopo cinquecento metri, arriviamo al monte Tiscali, un piccolo rilievo carsico che domina, a 515 metri di altezza, la valle di Lanaitto, sulla sommità del quale si è formata una dolina, dovuta al crollo della volta di un’antica grotta. Lasciato il viottolo, risaliamo il pendio, passiamo nello stretto varco di una spaccatura nella roccia, e proseguiamo sino alla grotta di Tiscali. Il Villaggio nuragico di Tiscali è costruito sotto le pareti della dolina, e rimane nascosto agli occhi dei visitatori fino a quando non si raggiunge il suo interno. Arrivati all’ingresso, ci sono le guide che, dopo una breve spiegazione, lasciano da soli i gruppi di turisti, che sono obbligati a seguire un percorso circolare all’interno della dolina. Al centro della cavità circolare si trova un antico bosco di lecci e lentischi.

Dorgali-Villaggio di Tiscali: Il percorso obbligato all’interno della dolina di Tiscali Dorgali-Villaggio di Tiscali: Il percorso obbligato all’interno della dolina di Tiscali Dorgali-Villaggio di Tiscali: feritoia nelle pareti della dolina di Tiscali, sullo sfondo il Supramonte Dorgali-Villaggio di Tiscali: uccellino all’interno della dolina di Tiscali Dorgali-Villaggio di Tiscali: martora all’interno della dolina di Tiscali Dorgali-Villaggio di Tiscali: spaccatura nella roccia dove si passa uno alla volta Dorgali-Villaggio di Tiscali: costeggiando la dolina dall’esterno

Il villaggio di Tiscali è stato visitato nel 1910 da Ettore Pais, quando si trovava ancora in ottime condizioni di conservazione, ma è stato descritto e fotografato soltanto nel 1927, ad opera di Antonio Taramelli. Nel 1999 Susanna Massetti ha effettuato i primi e finora unici scavi nel sito per conto della Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro, e, nel 2005, Fabrizio Delussu del Museo Archeologico di Dorgali ha realizzato uno studio preliminare dei materiali rinvenuti nel corso degli scavi, esame che gli ha consentito di formulare una nuova interpretazione del sito. Il villaggio è costituito da una quarantina di capanne di pietra e fango, purtroppo in cattivo stato di conservazione ed in gran parte depredate dai tombaroli, che all’inizio del novecento vi cercarono tesori senza però trovare nulla di valore. Le capanne sono soprattutto circolari, ma se ne trovano anche rettangolari. Sono divise in due quartieri, e sono addossate alle pareti della dolina. Pur essendo in parte crollate, possiamo notarne ancora le fondamenta.

Dorgali-Villaggio di Tiscali: Resti delle capanne del villaggio nuragico Dorgali-Villaggio di Tiscali: Resti delle capanne del villaggio nuragico Dorgali-Villaggio di Tiscali: Resti delle capanne del villaggio nuragico Dorgali-Villaggio di Tiscali: Resti delle capanne del villaggio nuragico Dorgali-Villaggio di Tiscali: Resti delle capanne del villaggio nuragico Dorgali-Villaggio di Tiscali: Resti delle capanne del villaggio nuragico

Non si conosce l’origine del villaggio, la cui tecnica costruttiva è molto diversa da quella degli altri villaggi preistorici. Si pensa sia stato realizzato in periodo tardo, durante la conquista romana dell’Isola, probabilmente dalla popolazione che, per sfuggire all’occupazione, si era ritirata all’interno. È stato frequentato anche in seguito, come testimonia il ritrovamento di oggetti di epoca medievale. Da Tiscali, gli escursionisti esperti possono raggiungere il Supramonte di Dorgali verso nord, e quello di Orgosolo verso sud. Si consiglia vivamente una guida locale, ed in ogni caso è necessario avere a disposizione le carte dei sentieri, un adeguato equipaggiamento, ed essersi sottoposti a un opportuno allenamento.

Verso nord ovest raggiungiamo il villaggio nuragico di Serra Orrios

Lettura di 'Il complesso nuragico di Serra Orrios' di Alberto MoravettiDorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios: planimetriaUsciti da Dorgali verso nord, sulla SS125 Orientale Sarda per Orosei, dopo due chilometri prendiamo la deviazione SP38 seguendo le indicazioni verso Nuoro. Evitata la deviazione a sinistra sulla SP46 verso Oliena, proseguiamo sulla SP38 verso Lula, e, dopo circa due chilometri e mezzo, una strada bianca sulla destra ci porta all’ingresso dell’area archeologica, da dove, dopo ottocento metri, arriviamo al Villaggio nuragico di Serra Orrios, uno dei più grandi e meglio conservati della Sardegna, riscoperto dall’archeologo Doro levi che ha effettuato tre campagne di scavo tra il 1936 e il 1938. Davanti all’ingresso troviamo un ampio spazio sacro, racchiuso da un recinto circolare nel quale si apre l’ingresso dell’abitato. All’interno di questo spazio sacro, sono presenti i resti di un tempio a megaron, ossia a pianta rettangolare, formato da una antecella e da una cella longitudinale con ingresso assiale. Entrati nel villaggio, si trovano i resti di un centinaio di capanne, tra le quali ce ne sono semplici, a pianta circolare, ed altre più articolate, composte da diversi ambienti sempre a pianta circolare collegati fra loro. Le capanne si raggruppano in isolati, collegati con stradine e piazzette, dove troviamo anche pozzi pubblici, usati dagli abitanti del villaggio. Dai reperti rinvenuti, si ritiene fossero presenti botteghe artigiane e fonderie. Per le sue dimensioni e per l’organizzazione urbanistica, il villaggio si può, a tutti gli effetti, ritenere un insediamento protourbano. Nel villaggio è presente anche un secondo tempio a megaron, meglio conservato di quello esterno per quanto riguarda le murature, ma con un Temenos, ossia un recinto sacro rettangolare, più piccolo. C’è anche un tempietto delle riunioni con struttura a tholos, ossia a pianta e volta circolare, probabilmente di epoca precedente.

Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios-Lo spazio sacro recintato con i resti del tempio a megaron esterno Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios-Lo spazio sacro recintato con i resti del tempio a megaron esterno Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios: l’ingresso al villaggio visto dall’esterno Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios: l’ingresso al villaggio visto dall’interno Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios-Resti di capanne del villaggio nuragico Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios-Resti di capanne del villaggio nuragico Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios-Resti di capanne del villaggio nuragico Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios: tra le abitazioni del villaggio verso il pozzo comune Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios: il pozzo comune al centro del villaggio Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios-Resti del tempio a megaron interno Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios-Resti del tempio a megaron interno Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios: verso il tempietto a tholos Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios-tempietto a tholos Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios: interno del tempietto a tholos

I numerosi reperti rinvenuti durante gli scavi sono oggi conservati al Museo Archeologico di Dorgali, ed hanno permesso di datare il villaggio alla fine del II millennio avanti Cristo.

I resti della Tomba di giganti di S’Ena de Thomes

Lettura di 'Tomba di giganti di Thomes' di Alberto MoravettiDorgali-Tomba di giganti Tomba di giganti S’Ena de Thomes: planimetriaRitorniamo sulla SP38, che riprendiamo a destra, verso nord. Dopo circa due chilometri e mezzo, incorciamo la SS129, la superiamo e proseguiamo per altri circa tre chilometri e mezzo, e, subito dopo aver passato il cartello indicatore del chilometro 19, troviamo, sulla destra, le indicazioni per la zona archeologica, che raggiungiamo seguendo un sentiero di circa quattrocento metri. La Tomba di giganti di S’Ena de Thomes è una tra le meglio conservate e più antiche dell’Isola. L’esedra ha ancora alcune pietre, infisse al suolo proprio come erano in origine, e la grande stele centrale, costituita da un monolite centinato alto 3,7 metri, in cui è scavato il piccolo portello d’accesso alla camera funeraria. Al di là del portello d’ingresso, il corridoio funebre con la copertura a piattabanda, cioè costituita da lastroni di pietra appoggiati orizzontalmente sulle pareti laterali, è quasi intatto.

Dorgali-Tomba di giganti Tomba di giganti S’Ena de Thomes: ’esedra con la grande stele centrale Dorgali-Tomba di giganti Tomba di giganti S’Ena de Thomes: veduta dell’interno dal portello di accesso nella stele centrale Dorgali-Tomba di giganti Tomba di giganti S’Ena de Thomes: veduta della tomba Dorgali-Tomba di giganti Tomba di giganti S’Ena de Thomes: corridoio funebre all’interno della tomba Dorgali-Tomba di giganti Tomba di giganti S’Ena de Thomes: corridoio funebre all’interno della tomba

Alcuni studiosi ritengono che, oltre ai Nuraghi ed ai pozzi sacri, anche le Tombe di giganti siano frutto di un raffinato calcolo teso a determinare l’orientamento astronomico. La maggior parte delle Tombe di giganti hanno l’esedra orientata a sud est, cioè la direzione del sorgere del sole all’alba del solstizio d’inverno. Ci sono, poi, tombe che guardano verso est, in relazione al sorgere del sole nel periodo degli equinozi, e tre tombe sono orientate a sud verso la stella Aldebaran, della costellazione dei Toro.

La Tomba di giganti di S’Ena de Thomes a Dorgali è orientata verso est, con un azimut di 87,5°. È stata approfonditamente studiata dagli studiosi l. Marchisio, Alessandro Manara e Adriano Gaspani, dell’Istituto nazionale di Astrofisica dell’Osservatorio Astronomico di Brera, che hanno ipotizzato un allineamento verso Aldebaran, la stella più luminosa della costellazione del Toro, e questo potrebbe essere una conferma per chi sostiene che l’arco dell’esedra delle tombe rappresentasse le corna taurine. I tre studiosi hanno, inoltre, scoperto che, ponendosi al centro della curvatura dell’esedra, nell’eta del bronzo era possibile osservare al solstizio d’estate il tramonto del sole all’estremo settentrionale dell’arco dell’esedra stessa, ed al solstizio d’inverno il tramonto del sole all’estremo meridionale dello stesso.

I resti della Tomba di giganti di Biristeddi

Lettura di 'Tombe di Giganti di Biristeddi' di Alberto MoravettiDorgali-Cartello che indica la Tomba di giganti di BiristeddiNei dintorni di Dorgali si trovano anche altre tre Tombe di giganti, che sono però difficili da raggiungere. Si tratta di tre sepolture, due a struttura isodoma, già esplorate dal Taramelli nel 1927, ed una terza a struttura Dolmenica individuata in tempi piu recenti. Dopo la visita all’area archeologica di Tomba di giganti S’Ena de Thomes, si deve ritornare indietro sulla SP38 fino all’incrocio con la SS129, che si imbocca a sinistra verso Orosei. Dopo circa tre chilometri si vede sulla sinistra la Cantoniera Paludi. Di fronte, sul lato destro della strada, si deve prendere una sterrata che attraversa il pianoro di Biriddo fino ad un cancello, con un cartello rovinato che indica la tomba di Biristeddi e il Nuraghe di Purgatoriu con il suo villaggio nuragico. Scavalcata la recinzione, si prosegue su un sentiero segnalato da vernice rossa in direzione sud. A circa cinquecento metri in direzione sud est, si arriva alla prima Tomba di giganti, che viene indicata da un cartello giallo, e che si trova nella campagna, a nord est della diga di Pedra ’e Othoni che forma il lago sul fiume Cedrino, e ad est del villaggio di Serra Orrios.

Dorgali-Tomba di giganti di Biristeddi I: planimetriaLa Tomba di giganti di Biristeddi I, nota come Sa tumba de su Re, si trova a circa un chilometro di distanza e non è facile da trovare, è bella a struttura isodoma, ma non è ben conservata. È costruita in basalto a 191 metri di altezza, ha un lungo corpo rettangolare absidato e un’ampia esedra, la camera funeraria è rettangolare lunga circa dieci metri, costruita con grandi blocchi ben squadrati, disposti in file regolari. L’esedra è delimitata da una doppia fila di pietre conficcate nel terreno e sostenute da un riempimento di ciottoli, con due stele che chiudevano le ali della tomba, e con un sedile banchina lungo la base. Dell’esedra rimangono alcuni blocchi collocati come dovevano essere in origine. Preso l’esedra si trova anche un blocco di trachite, con fregio a dentelli, che si ritiene fosse probabilmente collocato sopra l’ingresso della tomba. La camera è particolarmente curata, costruita con blocchi di trachite perfettamente squadrati.

Dorgali-Tomba di giganti di Biristeddi I: resti dell’esedra Dorgali-Tomba di giganti di Biristeddi I: blocco in trachite con fregio a dentelli

Nei dintorni si trovano altre due Tombe di giganti. La Tomba di giganti di Biristeddi II, a una quarantina di metri di distanza verso sud est, costruita in basalto a 191 metri di altezza, che è stata realizzata con la stessa tecnica. Ne è leggibile solo parte della camera, ma è molto distrutta e quindi praticamente illeggibile. E la Tomba di giganti Biristeddi III, a circa duecento metri di distanza verso sud ovest, costruita in basalto a 188 metri di altezza, è una tomba del tipo Dolmenico, ossia del tipo più antico. La tomba è in parte obliterata da una struttura più recente, ed aveva in origine una stele centinata, della quale residua solo un frammento.

Dorgali-Tomba di giganti di Biristeddi II: planimetria Dorgali-Tomba di giganti di Biristeddi III: planimetria

Le tombe di Biristeddi si trovano a circa duecentocinquanta metri a nord del Nuraghe Purgatoriu, con il quale erano in stretta relazione topografica e culturale. Il Nuraghe Purgatoriu era un Nuraghe complesso misto edificato in basalto a 159 metri di altezza, con parte centrale a corridoio e con quattro torri addizionali con la camera a tholos. A breve distanza del Nuraghe verso nord si trovano i resti di una fonte sacra, ed a breve distanza ancora più a nord si trovano tracce di un vasto villaggio nuragico.

A nord dell’abitato raggiungiamo il Dolmen di Motorra

Dal centro di Dorgali prendiamo corso Umberto verso ovest, poi imbocchiamo a destra il viale John Fitzgerald Kennedy, ossia la circonvallazione di valle, che dopo un chilometro arriva all’incrocio, dove prendiamo a sinistra la via Alberto Ferrero della Marmora verso nord ovest, che ci fa uscire da Dorgali sulla SS125 Orientale Sarda in direzione di Orosei. Superiamo la deviazione sulla sinistra per Nuoro, e proseguiamo verso nord. Lungo questa strada, che porta verso Oliena si trovano diverse strutture turistiche. Superata la deviazione sulla sinistra per Nuoro, proseguiamo verso nord per quasi novecento metri, poi, subito prima del cartello indicatore del chilometro 207, parcheggiamo in corrispondenza delle indicazioni.

Lettura di 'Dolmen di Motorra' di Alberto MoravettiDorgali-Veduta del Dolmen di MotorraPercorso un sentiero di trecento metri, arriviamo in località Motorra, dove troviamo il Dolmen di Motorra, un Dolmen del tipo catalogato come a corridoio. Si tratta di una sepoltura collettiva, costituita da sette pietre di basalto disposte in cerchio, sormontate da una grande lastra di copertura, pressoche circolare, del diametro di circa due metri. Le sette pietre infisse nel terreno, formano una camera sepolcrale poligonale. Il Dolmen è situato all’interno di un circolo megalitico, ossia un circolo di pietre, simile a quelli della necropoli di Li Muri, vicino ad Arzachena, che presumibilmente costituivano il contenimento della terra, che formava il tumulo di copertura. Alcuni fanno risalire la sua costruzione alla cultura del Vaso Campaniforme, ma sono stati ritrovati al suo interno anche manufatti ceramici precedenti, attribuibili alla Cultura di Ozieri che si è sviluppata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo. Ciò porta a ritenere questo monumento uno dei più antichi Dolmen presenti in tutta la Sardegna.

Dorgali-Motorra-Dolmen Dorgali-Motorra: il primo piano del Dolmen Dorgali-Motorra: l’ingresso del Dolmen Dorgali-Motorra: interno del Dolmen Dorgali-Motorra: il parete posteriore del Dolmen

La chiesa campestre di su Babbu Mannu dedicato alla Spirito Santo

Proseguendo sulla SS125 Orientale Sarda per poco più di un chilometro e mezzo, all’altezza del chilometro 208.6 della strada statale, prendiamo a destra seguendo l’indicazione, ed arriviamo, dopo poco più di cento metri, alla chiesa campestre dedicata allo Spirito Santo, che in lingua sarda viene chiamato Su Babbu Mannu. La chiesa è stilisticamente molto simile alle altre Chiese rurali del territorio. La struttura è provvista di due ingressi, entrambi arcuati ed affiancati da banconi in muratura, adatti per la sosta dei pellegrini. Sopra l’uscio frontale si apre un minuscolo oculo circolare ed in asse con esso, il campaniletto con al culmine una piccola croce in pietra vulcanica. Sel lato sinistro sono ricavate due cappelle, dedicate rispettivamente a Sant’Orsola ed alla Madonna del Divino Amore, mentre quello destro è sorretto da cinque contrafforti. Edificata a partire dal 1622, negli anni settanta del novecento è stata restaurata, ed arricchita con la posa di una grande pala d’altare in rame sbalzato, opera di Totorino Spanu, artigiano del luogo.

Dorgali-La chiesa campestre di su Babbu Mannu Dorgali: chiesa campestre di su Babbu Mannu: facciata Dorgali: chiesa campestre di su Babbu Mannu: i contrafforti sul lato destro Dorgali: chiesa campestre di su Babbu Mannu: retro Dorgali: chiesa campestre di su Babbu Mannu: altare

In passato la Festa in onore dello Spirito Santo veniva celebrata il 2 maggio, mentre un’altra festa, più solenne e preceduta dalla novena, si teneva il lunedì di Pentecoste, e durante questa si correva il Palio equestre. Da qualche anno la Festa è stata ripresa il sabato che precede la Pentecoste, con la processione che parte dalla chiesa parrocchiale, ed, all’arrivo alla piccola chiesa, si svolgono le cerimonie religiose, con, alla conclusione dei festeggiamenti, un gran pranzo a base soprattutto di porcetto arrosto e buon vino locale.

Verso nord est la chiesa campestre di San Giovanni Crisostomo

Fino al 1054 la chiesa Sarda è stata di rito greco, e nei dintorni di Dorgali esiste l’unica chiesa della Sardegna dedicata a San Giovanni Crisostomo, che è stato il Patriarca di Costantinopoli. Dal centro di Dorgali prendiamo corso Umbero verso ovest, poi imbocchiamo a sinistra la via Enrico Fermi, ossia la circonvallazione di monte, e, dopo circa cinquecento metri, prendiamo a sinistra, verso nord, la via de Baulu Virde, che porta verso la chiesa campestre di Nostra Signora di Val Verde. Percorsa per settecento metri, in località Oroviddo troviamo sulla sinistra un cancello, passato il quale si trova il sentiero che porta alla chiesa campestre di San Giovanni Crisostomo, inserita in un tancato di circa un ettaro chiuso da un muretto a secco dove è presente l’edificio diroccato di una cumbessia. La chiesa non è presente nel censimento del 1781 del Rettore Giovanni Maria Cadoni, e non è dato conoscerne la ragione, ma stando a quanto riportato nella statistica del Regno Sardo del 1833 redatta dallo storico Vittorio Angius la chiesa, denominata San Giovanni Crisostomo di Oroviddo, risulterebbe fabbricata nel 1664. La chiesa, dalla classica struttura di fattura aragonese e iberica, presenta un tetto a due falde e contrafforti ai lati. Essa è collocata a breve distanza dalla chiesa della Madonna di Baluvirde. Recentemente è stato riparato il portone da un esperto falegname. Presenta danni di umidità sul tavolato del soffitto dovuto al fatto che la maggior parte dell’anno resta chiusa.

Dorgali-La chiesa campestre di San Giovanni Crisostomo Dorgali: chiesa campestre di San Giovanni Crisostomo: veduta laterale

San Giovanni CrisostomoGiovanni Crisostomo, nato ad Antiochia di Siria tra il 344 ed il 354, è stato un vescovo e teologo greco antico, ed è stato anche Arcivescovo di Costantinopoli, già capitale dell’Impero d’Oriente. Ha scritto la Divina liturgia che sta alla base della celebrazione della messa della chiesa Ortodossa, la quale dura due ore ed è cantata. Nell’iconografia dei Dottori della chiesa, San Giovanni Crisostomo è rappresentato da una figura alta e magra, con barba molto corta. è commemorato come Santo dalla chiesa cattolica, dalla chiesa ortodossa e dalle Chiese ortodosse orientali, ed è uno dei trentasei Dottori della chiesa Cattolica. Per la chiesa ortodossa è il quinto evangelista ed il più importante dei Dottori della chiesa.

San Giovanni Crisostomo viene festeggiato nel calendario romano il 13 di settembre, la ricorrenza che ne ricorda il giorno della morte. La Festa di San Giovanni Crisostomo nel corso degli anni è stata abbandonata, ma un tempo si svolgeva nella chiesa della campagna di Dorgali l’ultima domenica di agosto, per evitare che facendola nel suo giorno comandato si accavallasse parzialmente con la festa dei Santi Cornelio e Cipriano del 16 settembre.

La chiesa campestre di Nostra Signora di Val Verde

Percorsi altri circa duecento metri sulla via de Baulu Virde, troviamo alla destra della strada il cancello, passato il quale, si prende un breve sentiero alberato che porta alla chiesa campestre di Nostra Signora di Val Verde chiamato anche in lingua sarda de Balu Virde. Secondo le Respuestas inviate dal parroco nel 1778, la chiesa della Madonna di Balu Virde, venne fabbricata tra il 1664 ed il 1665, su iniziativa di Giovanni lai Marteddu ed Antonia Cuca Soro, i quali lasciarono in dote due piccole vigne, un terreno chiuso di un ettaro ed uno aperto di tre ettari. Si tratta di un modesto edificio, con copertura a doppio spiovente, ed un piccolo campanile frontale. L’unico ingresso è affiancato da due banconi laterali esterni e sopra questo, una finestra ottagonale di rozza fattura, che denota l’antichità e la semplicità dell’impianto. La struttura è sostenuta da un contrafforte sul fianco sinistro e da due in quello opposto, dove si apre una piccola cappella. Le antiche cumbessias, delle quali rimangono alcuni edifici, hanno il tetto in canne sorretto da travi lingee, pavimento in acciottolato e sedili in muratura. Nell’area si trova anche una piccola Cappella dedicata alla Madonna di lourdes, vi è una pineta e le classiche costruzioni di supporto per la festa.

Dorgali-La chiesa campestre di Nostra Signora di Val Verde Dorgali: chiesa campestre di Nostra Signora di Val Verde con le cumbessias Dorgali: chiesa campestre di Nostra Signora di Val Verde: le cumbessias

La Festa di Nostra Signora di Val Verde, che in passato era prevista per la prima domenica di maggio preceduta dalla novena, è stata ripresa da qualche anno. È parte delle cosidette festas de pandela e si svolge il sabato precedente la prima domenica di maggio, con la processione che parte dalla parrocchia di Santa Caterina nel pomeriggio, e, raggiunta la chiesa campestre, vengono officiati i riti religiosi, seguiti da un rinfresco con intrattenimenti musicali.

Verso sud ovest la chiesa campestre di Nostra Signora de S’Ena

Dorgali: chiesa campestre di Nostra Signora de S’EnaTornati a Dorgali, all’incrocio prendiamo in senso antiorario la circonvallazione di valle, ossia il viale John Fitzgerald Kennedy, che seguiamo per 1,3 chilometri, poi prendiamo a destra la via Alessandria che seguiamo per 270 metri. Arrivati a un bivio, prendiamo a sinistra e, dopo 350 metri, troviamo sulla destra il sentiero che porta alla chiesa campestre di Nostra Signora de S’Ena o di Sena. La chiesa, che è stata edificata nel 1665, era stata dedicata a Santa Teresa del Gesù. Ha la facciata intonacata, con un piccolo campanile a vela, in mattoni, realizzato successivamente. Nel presbiterio accoglie tre nicchie, con al centro la Madonna, ed ai lati Santa Teresa e San Bachisio.

Più lontano si trova la chiesa campestre dedicata a Nostra Signora di Buon Cammino

La chiesa campestre dedicata alla Nostra Signora di Buon Cammino è molto lontana dall’abitato. Per raggiungerla, si prende la SS125 Orientale Sarda verso sud, in direzione di Baunei, e la si segue per poco più di due chilometri, dove, poco prima del cartello indicatore del chilometro 200, si trova la deviazione sulla destra per la gola di su Gorropu, Tiscali ed Oddene. Si segue questa strada per un chilometro, poi si svolta a sinistra, dopo duecentocinquanta metri si trova sulla sinistra la deviazione per il Rifugio Gorropu. Si svolta a destra e, dopo un altro chilometro, si prende a destra una strada che, in tre chilometri e mezzo, ci porta alla chiesa campestre dedicata a Nostra Signora di Buon Cammino. Costruita nel 1621 dai coniugi Pietro Murgia e Maria Fronteddu, i quali lasciarono un testamento che consentì all’istituzione la tutela degli effetti delle leggi di abolizione dei beni ecclesistici, concedendone la proprietà al cappellano. Intonacata in colore candido, ha una copertura a capanna, con al centro un tozzo campaniletto a vela con una piccola campana. Il corpo che funge da sacrestia è addossato sulla sinistra e possiede una finestra rettangolare. L’interno a una sola navata, è suddivisa in tre campate, alle quali si aggiunge il presbiterio. Le cinque cappelle laterali sono dedicate a Sant’Anastasio, Santa Barbara, Santa Caterina da Siena, San Quirico e Santa Margherita, mentre la statua della Santa titolare è in legno. Tutt'intorno si trovano le antiche Cumbessias, sostanzialmente diroccate, che attestano la valenza religiosa del sito, quando i fedeli vi soggiornavano nel periodo delle novene.

Dorgali-La chiesa campestre dedicata a Nostra Signora di Buon Cammino Dorgali-chiesa campestre dedicata a Nostra Signora di Buon Cammino: veduta laterale

La Festa della Madonna di Buon Cammino in passato si celebrava l’ultima domenica di maggio e la terza domenica di ottobre, entrambe precedute dalla novena. È stata recentemente ripresa, oggi si celebra l’ultimo sabato di maggio, che prevede che nel pomeriggio parta dalla chiesa parrocchiale la processione, poi, all’arrivo alla chiesa, dopo i riti religiosi, viene offerta una cena accompagnata da canti e balli tradizionali.

Natura ed i principali siti archeologici sul litorale di Cala Gonone

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate, nei dintorni di Dorgali si trovano numerosi importanti siti archeologici. I più significativi li abbiamo già descritti, mentre qui, partendo dalla SP26, la strada nuova che collega Dorgali alla sua frazione marittima Cala Gonone, possiamo visitare alcuni siti archeologici e diverse bellezze naturali.

Dalla galleria vecchia alla galleria nuova tra Dorgali e Cala Gonone

Dorgali: ingresso della galleria nuova e della precedente galleriaPer giungere in auto da Dorgali a Cala Gonone, dalla SS126var che si dirige verso sud conviene prendere verso sinistra, ossia verso est, la SP26 che attraversa la moderna Galleria Nuova realizzata recentemente, di una lunghezza di circa quattrocento metri, che passa sotto una propaggine del monte Tului il quale ha un’altezza di circa 915 metri. A breve distanza, parallela a essa, si trova un’altra galleria, alla quale si accede da un ingresso alla destra di quello della galleria nuova. L’altra galleria era stata scavata nel 1928, ed è stata sostituita perché ormai inadeguata per gli attuali automezzi di grandi dimensioni. Con l’apertura al traffico della nuova galleria, l’utilizzo della precedente galleria è stato riservato esclusivamente per la percorrenza di pedoni e ciclisti.

Dorgali-La mulattiera che collegava Dorgali con Cala GononeNel periodo antecedente al 1850, il collegamento tra Dorgali e Cala Gonone era garantito da una mulattiera risalente al periodo romano chiamata Iscala Omines, che era costruita sulle alte pareti rocciose del Monte Tului, la quale si è conservata nei secoli grazie alle poderose opere di contenimento e muraglioni di supporto in pietra. Per vederla, appena usciti dalla galleria che porta a Cala Gonone lungo la SP26 parte una deviazione tutta a sinistra che porta nel piazzale della galleria, dove è presente il chiosco di Monte Longu, passato il quale parte la strada sterrata, che era la vecchia mulattiera per Cala Gonone, la quale prima passa al di sopra dell’uscita della galleria e poi si dirige verso ovest, e che oggi è possibile percorrere solo a piedi o in fuoristrada.

Dorgali: ingresso della vecchia galleria ottocentescaPercorso circa un chilometro in salita lungo questa strada sterrata, è possibile vedere, alla base del monte Tului, la Galaria Etza, ossia galleria vecchia, lunga circa 115 metri. Voluta dal generale Alberto della Marmora nel 1836 con la funzione di collegare in modo più agevole rispetto alla strada pedonale l’antico borgo con la località di Cala Gonone. Iniziata dal cavalier Mameli due anni dopo, viene completata solo nel 1860 per mancanza di fondi, dopo essere stata aperta a picconate nella viva roccia, e conserva ancora oggi le pareti naturali. All’uscita della galleria vecchia è possibile ammirare tutta la vallata di Oddoene, alle porte di Dorgali.

Sul monte Tului e poi l’arco di Sutta Terra

Passato l’ingresso della galleria vecchia, si può quindi proseguire per altri circa cinque chilometri in salita sul Monte Tului. In cima si trovano le rovine di una postazione militare utilizzata durante la seconda guerra mondiale, ed adesso ci si trova un’antenna della Telecom. Dalla sommità del Monte Tului, a 917 metri, si ha una bellissima vista sia del paese Dorgali che di tutta la costiera sottostante. Proseguendo ancora verso sud prendiamo la Scala de Sutta Terra, il sentiero che conduce alla Punta de su Nuraghe, di 850 metri, dove si può ammirare lo splendido Arco di Sutta Terra, al di là del quale la splendida valle di Oddoene porta lo sguardo fino alla gola di su Gorropu.

Dorgali-Cala Gonone: Veduta del paese chiamata Dorgali dall’alto del monte Tului Dorgali-Cala Gonone: lo splendido arco di Sutta Terra Dorgali-Cala Gonone: lo splendido arco di Sutta Terra Dorgali-Cala Gonone: Veduta della valle di Ottoene dall’arco di Sutta Terra

Il Dolmen di Monte Longu

Lettura di 'Dolmen di Monte lungu' di Alberto MoravettiDorgali-Cala Gonone: verso il Dolmen di Monte LonguUsciti dalla galleria nuova, proseguendo verso sud, la SP26 fa un primo tornanate a sinistra, e poi un secondo tornante a destra. Qui troviamo le indicazioni sulla sinistra della strada, quindi possiamo lasciare la macchina, e prendere un sentiero, lungo circa settecento metri, tutti in ripida salita, che porta al Dolmen di Monte Longu. Il Dolmen è composto da tre grosse lastre appoggiate sulla parete della montagna, ed è uno dei Dolmen più caratteristici di tutta la Sardegna per il materiale impiegato per la sua costruzione. È infatti uno dei pochi nell’Isola interamente realizzato con la roccia calcarea locale, di un bianco luccicante, che gli dona tonalità suggestive soprattutto al tramonto. Ha pianta rettangolare, con un grande lastrone di copertura poggiato su quattro sostegni, a formare una camera tombale di due metri quadrati e mezzo, e di una altezza di un metro e venti.

Dorgali-Cala Gonone: il Dolmen di Monte Longu Dorgali-Cala Gonone: il Dolmen di Monte Longu

I resti del Nuraghe semplice Mannu con il grande villaggio nuragico che lo circonda

Lettura di 'Area archeologica di Nuraghe Mannu' di Fabrizio DelussuDorgali-Cala Gonone: la strada verso il Nuraghe MannuA metà della SP26, percorsi quattro chilometri, troviamo una deviazione sulla destra opportunamente segnalata per il Nuraghe Mannu. La seguiamo per circa ottocento metri ed arriviamo al vecchio parcheggio, dove possiamo lasciare la macchina e proseguire a piedi. Altrimenti proseguiamo in macchina lungo una strada abbastanza disagevole, tra capre e pecore al pascolo, e, dopo altri otto o novecento metri, arriviamo alla fine della strada. Da qui dobbiamo proseguire a piedi ed arriviamo alla postazione della Cooperativa Ghivine, che organizza le visite al Nuraghe, scoperto nel 1927. Il Nuraghe Mannu sorgesu un altopiano basaltico, a duecento metri dal livello del mare, in posizione dominante sulla Baia di Cala Gonone. Il nome deriva da quello della località, non dalle sua dimensioni. È infatti un Nuraghe monotorre, di dimensioni assai modeste, costruito interamente in trachite e basalto. Attualmente conserva un’altezza massima di quattro metri e settanta, con un diametro di circa dodici metri. L’ingresso, trapezoidale, è orientato ad oriente. Da esso parte un corridoio, anch’esso trapezoidale con copertura a piattabanda, che porta alla camera. Questa ha una forma ellittica molto irregolare. In origine era presente una scala per l’accesso ad un locale superiore, ora crollata, come tutta la parte superiore della costruzione. L’importanza del Nuraghe Mannu è dovuta al fatto che, intorno ad esso, si sviluppa un grande villaggio, uno dei più grandi della Sardegna, composto da più di Duecento capanne, di diverse forme e dimensioni. Si ipotizza che potesse essere abitato da più di un migliaio di persone. Il villaggio si estende su diversi ettari, è stato solo parzialmente portato alla luce, ed è in gran parte, ancora oggi, coperto da crolli e da una ampia macchia di lentisco.

Dorgali-Cala Gonone: Nuraghe Mannu: veduta del Nuraghe Dorgali-Cala Gonone: Nuraghe Mannu: il Nuraghe in primo piano Dorgali-Cala Gonone: Nuraghe Mannu: ingresso del Nuraghe Dorgali-Cala Gonone:Nuraghe Mannu: Ingresso del Nuraghe Dorgali-Cala Gonone:Nuraghe Mannu: Ingresso del Nuraghe Dorgali-Cala Gonone:Nuraghe Mannu: Resti delle costruzioni intorno al Nuraghe Dorgali-Cala Gonone:Nuraghe Mannu: Resti delle costruzioni intorno al Nuraghe Dorgali-Cala Gonone:Nuraghe Mannu: Il panorama dal Nuraghe Dorgali-Cala Gonone:Nuraghe Mannu: Il panorama dal Nuraghe

Al suo interno è stata rinvenuta ceramica decorata a pettine, della cultura del Vaso Campaniforme. Il villaggio è stato frequentato anche in seguito, per molto tempo, per tutta l’epoca romana, fino ad Età Imperiale inoltrata.

Verso la Codula di Fuili

Proseguendo oltre il Nuraghe, ci si arrampica sul Supramonte e, passata la deviazione sulla destra per la Codula di Fuili, ossia la strettissima gola retrodunale che scende fino a Cala Fuili, arriviamo in una zona dove incontriamo capre al pascolo ed alcuni Cuili o Pinnettas, i tipici Ovili dei pastori sardi.

Dorgali-Cala Gonone: la cudula di Fuili sul fondo si vede la Cala di Fuili Dorgali-Cala Gonone: Una capra al pascolo Dorgali-Cala Gonone: Veduta dell’ovile immerso nella vegetazione Dorgali-Cala Gonone: Veduta in primo piano di una <em>pinnetta</em>, il tipico ovile dei pastori sardi

Il villaggio nuragico Arvu

Dorgali-Cala Gonone: veduta del villaggio nuragico ArvuProvenendo da Dorgali lungo la SP26, prima di entrare a Cala Gonone, passata rotonda che porta agli Impianti Sportivi di Cala Gonone, dopo circa centosettanta metri, prendiamo la strada sulla sinistra, che ci fa salire sulla collinetta attraverso un moderno quartiere. La percorriamo per circa seicento metri, poi prendiamo una sterrata in salita sulla sinistra, segnalata da un piccolo cartello, e, prima della fine, tra i cespugli sulla destra, vediamo i resti delle capanne del Villaggio nuragico Arvu. Di questo villaggio l’archeologo Taramelli, negli anni venti, contò quasi centoventi capanne, realizzate con pietra calcarea bianca, monocellulari. Le capanne hanno, per la massima parte, pianta rotonda, solo alcune di esse sono rettangolari. Purtroppo solo poche si riescono ad identificare, essendo mal conservate e quasi interamente ricoperte dalla vegetazione. Durante gli scavi sono stati ritrovati numerosi reperti.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Dorgali, passando per le fonti carsiche di Su Gologone e per il villaggio nuragico Sa Sedda e Sos Carros, ci recheremo a visitare Oliena la città nota per la produzione del vino Nepente. Vedremo le sue principali Chiese e parleremo della processione pasquale detta S’Incontru.


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