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Gonnosfanadiga con nei dintorni le Tombe di giganti di San Cosimo ed il tempio a megaron di Spadula


Dopo la deviazione ad Arbus e sulla sua costiera, in questa tappa del nostro viaggio torneremo a Guspini da dove ci recheremo a Gonnosfanadiga città dell’olio e del pane, che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trovano le Tombe di giganti di San Cosimo, il tempio a megaron di Spadula, ed il Monte linas.

Nel Monreale o Campidano di Sanluri

Il MonrealeIl Monreale detto anche Campidano di Sanluri è una Regione della Sardegna sud occidentale. anticamente il territorio del Monreale apparteneva al Giudicato d’Arborea di cui occupava la parte meridionale della Curatoria di Bonorzuli. I comuni che ne fanno parte sono Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini, Pabillonis, Samassi, San Gavino Monreale, Sanluri, Serramanna, Serrenti, Vallermosa, Villacidro. I comuni di Serramanna e Serrenti sono ai confini tra il Monreale ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere conderati anche appartenenti a quest'ultimo. Il territorio del Monreale è prevalentemente pianeggiante, con diverse aree collinari. Nel territorio del Monreale esistono testimonianze prenuragiche, nuragiche, fenicio puniche e romane. Il territorio rientra totalmente nella Provincia del Sud Sardegna.

In viaggio verso Gonnosfanadiga

Da Arbus torniamo a Guspini, da dove prendiamo verso sud est la SS196, che ci porta, dopo sei chilometri e mezzo, all’interno dell’abitato di Gonnosfanadiga.

Il comune chiamato Gonnosfanadiga

Gonnosfanadiga: veduta dell’abitatoGonnosfanadiga-Stemma del comuneIl comune chiamato Gonnosfanadiga (pronuncia Gonnosfanàdiga, nome in lingua sarda Gonnos Fanàdiga, altezza metri 180 sul livello del mare, abitanti 6.185 al 31 dicembre 2021) è un grosso centro agricolo che si estende in proporzioni simili tra la pianura del Medio Campidano a nord est, le colline attorno al paese e il massiccio del Monte linas a sud ovest. L’abitato è stato formato dalla fusione di due borghi, la sua parte alta Gonnos, e la sua parte bassa Fanadiga, collocati rispettivamente alla destra e alla sinistra del rio Piras, un corso d’acqua a carattere torrentizio che ha sicuramente svolto un ruolo importantissimo nella nascita e nel successivo sviluppo del paese. Per questo Gonnosfanadiga è conosciuta come la Budapest sarda. Il paese, situato sulle pendici orientali del Monte linas, che ospita svariate specie animali tra cui il daino del quale si sta effettuando il ripopolamento, è attraversato dalla SS196 di Villacidro. Il territorio Comunale, coperto in gran parte da boschi di lecci e sughere, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate. Del comune fa parte un’isola amministrativa lontana dal territorio Comunale, costituita daell’area intorno all’abitato di Pardu Atzei, che si sviluppa lungo le pendici est del monte Arcuentu, tra i territori dei comuni di Arbus e Guspini.

Il comune fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda e dell’Associazione nazionale delle città dell’Olio

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città della Terra CrudaQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda, nata per promuovere il recupero delle tradizioni e del patrimonio edilizio, naturalistico, artistico e storico delle comunità. Questa associazione comprende, in Sardegna, i comuni di Decimoputzu, donori, Fluminimaggiore, Furtei, Gonnosfanadiga, Guspini, Musei, Nuraminis, Pabillonis, Samassi, Samatzai, San Gavino Monreale, San Sperate, Sardara, Segariu, Selargius, Serramanna, Serrenti, Settimo San Pietro, Solarussa, Soleminis, Ussana, Ussaramanna, Vallermosa, Villa San Pietro, Villacidro, Villamassargia, Villasor.

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città dell’OlioQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia.

Origine del nome

Il nome è da distinguere in Gònnos-fanádiga. La prima parte del nome, menzionato nell’anno 1341 come Gonnos de Montannia, deriva dalla componente Gonnos che è sardiano o protosardo, e probabilmente significa altura, poggio, collina, prominenza; mentre la seconda parte del nome Fanadiga è neolatina, dato che può derivare dall’aggettivo latino Fanaticus, e probabilmente sottintende l’appellativo Collina, col significato dunque di collina sacra, con riferimento a qualche luogo di culto che vi si trovava, oppure sottintende l’appellativo Villa, col significato di villaggio fanatico o pagano, a ricordo della polemica che i Cristiani condussero anche in Sardegna contro il paganesimo ancora imperante.

La sua economia

Gonnosfanadiga: le olive di GonnosfanadigaGonnosfanadiga alle tradizionali attività agro pastorali ha affiancato modeste iniziative industriali. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, agrumi ed olivi. Le sue produzioni di eccellenza sono quelle olivicole, olio e olive da mensa, soprattutto la Nera di Gonnos, preparata con uso esclusivo di acqua di sorgente e sale marino, da sempre famose in tutta l’isola e oggi anche oltre i suoi confini vista l’altissima qualità che le distingue dalle produzioni industriali. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini e avicoli. L’industria è costituita da imprese che operano nei comparti alimentare, dell’abbigliamento, del legno, dei laterizi ed edile. Per il terziario è presente una sufficiente rete commerciale. Molto praticato l’artigianato, che però non persegue grosse finalità commerciali, con la lavorazione del legno e del sughero, della ceramica, di tessuti tradizionali, ma soprattutto spicca la bravura dei maestri coltellinai che da secoli operano a Gonnosfanadiga, la cui arte del coltello vede spesso i suoi gioielli esposti e citati a livello internazionale. L’incontaminata bellezza dell’ambiente naturale circostante, affascina quanti vi si recano, dato che le pendici del Monte linas costituiscono valide attrattive naturalistiche, con la possibilità di raggiungere, per quanti amano l’escursionismo in alta montagna, la sua vetta di 1.236 metri nella Punta de Sa Perda de Sa Mesa. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

Il territorio risulta essere abitato sin dalla preistoria, gli studi fanno risalire al Neolitico antico le prime frequentazioni certe, si hanno poi rilevanti evidenze del periodo nuragico. Non si hanno attestazioni certe del periodo fenicio, circa due secoli prima di Cristo in Sardegna arrivano i Romani e anche il territorio di Gonnosfanadiga è ricco di testimonianze che vanno dai numerosi ritrovamenti di monete, suppellettili e armi, all’individuazione di resti di fortificazioni, accampamenti, tombe e ben quattro cimiteri. Nelle fonti romane viene citato come Oppidum, ma delle sue fortificazioni oggi non resta più alcuna traccia. Intorno al sesto secolo dopo Cristo, in concomitanza con l’arrivo dei Bizantini, comincia l’opera di evangelizzazione dei monaci greci, testimoniata dai resti di numerosi luoghi di culto, di cui rimane mirabile esempio la chiesa campestre di Santa Severa. In epoca medievale, il territorio fà parte del Giudicato di Arborea, compreso nella curatoria di Bonorzuli e nella circoscrizione della diocesi di Terralba. Nel 1420, alla caduta del Giudicato, entra nel Marchesato di Oristano. Dopo la sconfitta definitivamente degli Arborensi nel 1478, passa sotto la dominazione aragonese. Nel territorio di Gonnosfanadiga è testimoniata l’esistenza di diversi villaggi, e da due passi della Chorographia Sardiniae di Giovanni Francesco Fara risulta che in origine si trattava di due villaggi distinti, separati da un corso d’acqua, quello attualmente detto Ríu Truxelli, che vengono citati come Oppida Gonnis et Fanadiguae. Lo stesso autore dice che i due villaggi, assieme a Pabillonis, vengono distrutti nel 1584 dai pirati saraceni. Solo sotto la dominazione spagnola si hanno documenti che descrivono la vita del paese, che appartiene alla Conte di Quirra e poi, dal 1603, al Marchesato di Quirra. In questo periodo, grazie al fortunato e ricco territorio, Gonnosfanadiga vive un periodo florido e sereno, e, mentre numerosi altri centri all’epoca vanno scomparendo. Dagli Osorio, Marchesi di Qirra, la signoria del paese passa ai Centelles, ai quali viene riscattato nel 1839 con l’abolizione del sistema feudale. Del comune di Gonnosfanadiga nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, alla nuova Provincia del Sud Sardegna.

Il paese ottiene la Medaglia di bronzo al Merito Civile

Gonnosfanadiga: vecchia foto storica del rettifilo Porru Bonelli prima del bombardamentoIl 17 febbraio 1943, durante la seconda guerra mondiale, il paese subisce un pesante bombardamento ad opera degli americani, che si giustificheranno dicendo che dall’alto il paese è stato scambiato per una base militare ed il rettifilo per una pista di atterraggio per aerei. Le conseguenze sono disastrose, le bombe seminano una violentissima grandine di schegge metalliche che crivellano muri, portoni, cancelli, e colpiscono la popolazione. Come conseguenza muoiono 83 persone e 98 rimangono gravemente ferite, con terribili mutilazioni, soprattutto tra donne e bambini. Ma la popolazione tutta si adopererà instancabilmente nel soccorso delle vittime, affrontando poi, con grande spirito di sacrificio, l’opera di ricostruzione. Per questo otterrà, come riconoscimento, la Medaglia di bronzo al Merito Civile.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Gonnosfanadiga

Gonnosfanadiga-Sfilata dell’Associazione Turistica Pro Loco di GonnosfanadigaGonnosfanadiga-Sfilata dell’'Associazione Folkloristica Culturale Santa Barbara' di GonnosfanadigaA Gonnosfanadiga sono attive l’Associazione Turistica Pro Loco di Gonnosfanadiga e l’Associazione Folkloristica Culturale Santa Barbara, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Gonnosfanadiga si segnalano, il 17 gennaio la Festa di Sant’Antonio Abate, con l’accensione del tradizionale falò; solitamente a fine marzo, la Sagra del Pane tipico gonnese; il lunedì dopo Pasqua, la Festa di Santa Severa nella chiesa ad essa dedicata; in primavera, la Festa della Montagna, nel Parco Comunale di Perd ’e Pibera; l’ultima domenica di maggio, la Festa della Beata Vergine della Salute; il 31 maggio, la manifestazione Linas tra montagna e produzioni; il 2 giugno, la Festa della Madonna della Salute; la terza settimana di luglio, la Festa di San Giacomo e Santa Barbara nella chiesa dedicata a San Giacomo; solitamente la terza domenica di settembre, la Festa di Sant’Isidoro; l’ultima domenica di settembre, la Festa della Beata Vergine di lourdes; a fine ottobre, la Festa della Montagna delle miniere e Camminata tra gli ulivi; la terza settimana di novembre, la Mostra Mercato dell’Olio, dell’Agroalimentare e dei Mestieri locali; il 4 dicembre, si festeggia la Patrona nella Festa di Santa Barbara.

La Sagra del Pane tipico gonnese

Gonnosfanadiga: la Sagra del Pane tipico gonneseIl comune è strettamente legato al pane, Gonnosfanadiga è membro dell’Associazione nazionale città del Pane e ogni anno, solitamente a fine marzo, organizza la Sagra del Pane tipico gonnese, irrinunciabile kermesse dove saperi e sapori si fondono insieme. Sa moddixina, Su civraxiu, Da Sa lada a Sa pillunca, Pane coccoi di semola e i pani aromatizzati con olive o ricotta sono alcuni dei tipi di pane che si producono a Gonnosfanadiga. Nel piccolo paese gonnese sono sette i panifici presenti che continuano a produrre questo alimento alla base dell’alimentazione mediterranea. Qualità, eccellenza e tradizione celebrati in un ricco programma, nel quale convegni, mostre, laboratori didattici e sensoriali, stand espositivi, degustazioni, folklore sono infatti solo alcuni degli elementi che caratterizzano l’evento.

La Sagra chiamata linas tra montagna e produzioni

Gonnosfanadiga: la Sagra chiamata 'Linas tra montagna e produzioni'La Festa della Montagna chiamata Linas tra montagna e produzioni si svolge solitamente in primavera nel Parco Comunale di Perd ’e Pibera. In questa occcasione, il Comune di Gonnosfanadiga offre la possibilità di vivere momenti speciali, immersi nei freschi boschi del linas o avvolti dal profumo delle prelibate specialità locali, un omaggio del territorio di Gonnosfanadiga ai suoi cittadini, agli amici e ai visitatori che amano la genuinità e la bellezza del linas. Nel corso della manifestazione è possibile prendere parte a numerose escursioni nella montagna del linas. Il parco è caratterizzato dalla presenza di querce e lecci, mentre, per quanto riguarda la fauna, sono presenti aquile, falchi, volpi e cinghiali. Inoltre è possibile vedere l’Elicriso del Monte linas, pianta di specie endemica della Sardegna che si sviluppa nei rocciai del massiccio del Monte linas, dove si abbarbica alle pareti più scoscese e fiorisce abbondantemente di bianco tra il mese di maggio e giugno.

La Festa della Madonna della Salute

Gonnosfanadiga-Festa della Madonna della SaluteeOgni anno, il 2 giugno, si svolge la Festa della Madonna della Salute, durante la quale il paese si riunisce in Festa per celebrare una processione religiosa composta da cavalli e trattori, le traccas addobbare a Festa e ornate di fiori, spighe di grano e varie decorazioni, seguiti dai gruppi folk provenienti non solo da Gonnosfanadiga ma anche da comuni limitrofi, vestiti con abiti rappresentanti l’antichità sarda e i costumi tradizionali dell’antichità gonnese. Segue poi il carro della statua della Madonna della Salute che viene trainata da due buoi ornati da fiori, e campanelle. A suon di launeddas e preghiere il carro trainato dai buoi che trasporta la statua della Madonna della Salute viene seguita dalla folla di fedeli e gonnesi. Le strade si colorano di verde dato dalle foglie di menta e varie erbe che vengono gettate per terra insieme a petali di rose e fiori prima dell’arrivo della Madonna nelle diverse vie del paese. La Festa della Madonna della Salute prevede anche un programma civile, dove la via principale del paese, ossia la via Porru Bonelli, viene in parte chiusa al traffico per permettere la libera circolazione dei passanti e l’allestimento di varie bancarelle. Nella notte del giorno della processione non mancano mai i classici fuochi pirotecnici che rappresentano un elemento principale che caratterizza la Festa della Madonna della Salute.

La Festa della Montagna delle miniere e Camminata tra gli ulivi

Gonnosfanadiga: la Festa della Montagna delle miniere e Camminata tra gli uliviOgni anno, a fine ottobre, a Gonnosfanadiga si svolge la Festa della Montagna delle miniere e Camminata tra gli ulivi, iniziativa promossa dall’Associazione città dell’Olio. Si tratta di un evento di apertura del Piano di valorizzazione del Monte linas, organizzato dall’amministrazione Comunale in collaborazione con la Provincia del Medio Campidano. Sono due giornate dedicate alla scoperta e valorizzazione del territorio, delle sue produzioni e tradizioni. Gonnosfanadiga, in occasione della giornata nazionale della Camminata tra gli Olivi, presenta attraverso, convegni, escursioni, mostre e desgustazioni di prodotti tipici del territorio, la manifestazione. L’iniziativa prevede, infatti, l’allestimento di una Vetrina degli Insaccati e dell’Artigianato del Medio Campidano.

La Mostra Mercato dell’Olio, dell’Agroalimentare e dei Mestieri locali

Gonnosfanadiga: la Mostra Mercato dell’Olio, dell’Agroalimentare e dei Mestieri localiLa terza settimana di novembre, nel pieno della campagna olivicola, si svolge la Mostra Mercato dell’Olio, dell’Agroalimentare e dei Mestieri locali, che coinvolge piccoli e grandi produttori locali, artigiani e commercianti che operano nella filiera paesana. Si tratta dell’appuntamento meglio preparato dai cittadini di Gonnosfanadiga per mettere in mostra le produzioni più tipiche del paese, è la più importante vetrina regionale a tema olivicolo, sia per la sua longevità sia perchché si svolge in uno dei territori più produttivi e rinomati per la qualità della produzione di extravergine e di olive da mensa. Divenuta meta fissa, fino dalla metà degli anni ottanta del secolo scorso, di numerosi turisti del gusto, lo è ora anche di appassionati di storia, tradizioni e natura, da quando alla Sagra si affiancano iniziative che mirano a facilitare la conoscenza e la fruizione del patrimonio culturale e del territorio.

Visita del centro di Gonnosfanadiga

L’abitato, immerso in una zona ricca di acque, è interessato da una forte crescita edilizia. Arrivando da Guspini con la SS196, all’altezza del chilometro 39 si trova il cartello segnaletico che indica l’ingresso in Gonnosfanadiga, passato il quale la strada all’interno dell’abitato assume il nome di via Nazionale.

Il campo Comunale da Calcio

Entrando nell’abitato con la via Nazionale, la seguiamo per trecento metri poi svoltiamo a destra e prendiamo la via Mannu, dopo un centinaio di metri svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo la via Ugo Foscolo, seguendo la quale, dopo duecentocinquanta metri, si vede alla destra della strada il cancello di ingresso del Campo Comunale da Calcio. Al suo interno è presente un Campo da Calcio con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori.

Gonnosfanadiga: campo Comunale da Calcio: ingresso Gonnosfanadiga: campo Comunale da Calcio: campo con fondo in terra battuta

Nel campo Comunale di via Foscolo gioca le sue partite casalinghe la squadra di calcio della città, che è l’Unione Sportiva Dilettantistica Gonnosfanadiga, che milita nel girone A del campionato sardo di Promozione.

La chiesa parrocchiale dedicata alla Beata Vergine di lourdes

Di fronte all’ingresso del campo Comunale da Calcio, alla sinistra della strada, si vede la chiesa dedicata alla Beata Vergine di lourdes. Questa chiesa si trova nella parte bassa del paese, meglio nota come Gonnos de basciu, in un’area che fino a poco tempo prima della sua consacrazione nel 1970 era ancora campagna. Si tratta della chiesa parrocchiale più recente, realizzata per servire la parte nuova dell’abitato del borgo Fanadiga. Nel 1972 la facciata viene modificata con l’aggiunta del campanile. È del 2016 il rifacimento della volta della chiesa, in chiaro stile contemporaneo. L’interno è costituita da un’aula molto vasta, ed in esso si trova il presbiterio, su cui troneggia una maestosa statua della Madonna, e nell’aula sono presenti due cappelle laterali. Ciò che colpisce maggiormente è la nuova volta ristrutturata nel 2016, abbellita con degli ovali che raffigurano una stella a otto punte che rappresenta la Santissima Trinità, la Sacra Famiglia, gli evangelisti e la Sardegna. In definitiva questa chiesa rappresenta un esempio lampante di come modernità, ecosostenibilità e sacralità possano convivere in modo pacifico ed armonioso.

Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale della Beata Vergine di lourdes: facciata Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale della Beata Vergine di lourdes: campanile Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale della Beata Vergine di lourdes: interno Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale della Beata Vergine di lourdes: altare maggiore

Gonnosfanadiga: la Festa della Beata Vergine di lourdesLa chiesa è nata dall’iniziativa di Monsignor Cauli, già parroco del Sacro Cuore, e per la sua costruzione i gonnesi hanno provveduto a donare una certa somma iniziale ed al suo arredamento. Ogni anno, l’ultima domenica di settembre a Gonnosfanadiga si celebra la Festa della Madonna di lourdes. Dopo un triduo di preparazione con la celebrazione di messe, la mattina del giorno della Festa si engono diverse cerimonie e si tiene la messa solenne, mentre la sera si svolge una fiaccolata lungo le vie del paese, accompagnata dalla banda musicale, che interessa tutte le vie dell’abitato ed anche le altre parrocchie di Gonnosfanadiga. Il lunedì successivo si tiene nella chiesa parrocchiale una messa per i malati.

Il rettifilo intitolato a Porru Bonelli

Gonnosfanadiga-rettifilo intitolato a Porru BonelliEvitando le deviazione in via Mannu, proseguiamo lungo la via Nazionale e, dopo quattrocentocinquanta metri, arriviamo a vedere, alla destra della strada, l’ampia piazza Verdi, al centro della quale si trova una rotonda. Passata la piazza Verdi, proseguiamo lungo la via Nazionale finché, passati altri centocinquanta metri, svoltiamo a destra nella via Porru Bonelli, chiamata il Rettifilo Porru Bonelli che divide l’abitato in due parti. Questa strada viene realizzata a fine ottocento dal sindaco Porru Bonelli, la cui intenzione è di creare una strada moderna che passi davanti al Municipio, per realizzare la quale si abbattono case, occupano cortili, e si crea cosi una strada perfettamente diritta, che partendo a sud dal colle di San Simeone, dove ora sorge la gradinata, attraversando il paese sbocca a nord sulla via Nazionale. Il sindaco chiede anche ai cittadini di contribuire alla costruzione con un certo numero di giornate lavorative,  e la strada che viene realizzata prende il suo nome, anche se rimane l’abitudine di chiamarla Il rettifilo.

L’ex orfanotrofio di Suor Emilia

Gonnosfanadiga: l’ex orfanotrofio di Suor EmiliaDalla via Nazionale ci immettiamo sulla via Porru Bonelli, la prendiamo verso destra, dopo un centinaio di metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Marconi, la seguiamo per una trentina di metri e, ad angolo con la via San Giuseppe Cottolengo, nella piazzatta Suor Emilia si vede l’edificio che ospitava l’Orfanotrofio di Suor Emilia. Negli anni cinquanta del secolo scorso, la cottolenghina Suor Emilia decide di ampliare la propria casa natale per farne una casa di accoglienza per orfane. Alla sua morte la struttura passa al Comune e, nel 2007, sono iniziati i lavori di recupero che hanno interessato tutto lo stabile, da adibire a Laboratorio degli Antichi Mestieri.

Il Municipio di Gonnosfanadiga

Gonnosfanadiga-Foto del vecchio Municipio del 1870Gonnosfanadiga-nuovo Municipio realizzato nel 1906 e inaugurato dieci anni dopoDalla via Nazionale ci immettiamo sulla via Porru Bonelli, la prendiamo verso destra, dopo trecento metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Regina Elena, lungo la quale, alla sinistra, al civico numero 1, si vede l’edificio che ospita il nuovo Municipio di Gonnosfanadiga, con la sua sede e con gli uffici che forniscono il loro servizi agli abitanti del paese. L’edificio è stato realizzato nel 1960, dopo la demolizione del vecchio Municipio del 1870, ed è divenuto operativo dieci anni dopo. Nel vecchio Municipio, che sorgeva dove si trova quello moderno, era ospitata la caserma dei Carabinieri, e poi, in seguito all’installazione del telegrafo alla fine del diciannovesimo secolo, anche l’ufficio postale.

La piazza 26 Febbraio

Tornati dalla via Regina Elena sulla via Porru Bonelli, la seguiamo verso sud e, dopo quattrocento metri, si vede alla sinistra della strada la piazza 26 Febbraio, nella quale si trova il Monumento ai Caduti del 17 febbraio 1943. Gonnosfanadiga-Monumento ai Caduti del 17 febbraio 1943Gonnosfanadiga: commemorazione dei caduti del 17 febbraio 1943Presso questo monumento, nel mese di febbraio si rinnova ogni anno il ricordo doloroso dell’eccidio avvenuto il 17 febbraio 1943, alle ore 15, quando nel breve spazio di pochi minuti il paese fu sorvolato da una formazione di nove aerei americani che lanciarono bombe distruggendo tetti, abitazioni e causando 98 vittime civili e moltissimi feriti. Questo bombardamento colpì in particolar modo il lungofiume, la via Porru Bonelli e la via Marconi. Il monumento si trova nella piazza, in uno dei luoghi dove vi furono più vittime. La scultura, nota con il nome di Pietà sarda, è il simbolo di questa terribile tragedia, e l’opera, realizzata dall’artista Efisio Cadoni di Villacidro, raffigura una madre, donna dalle grandi mani con la fisionomia marcata e calzante grossi scarponi, che piange il proprio figlio, morto tra le sue braccia.

In piazza Vittorio Emanuele si trova la Scuola elementare Giovanni lecis

Gonnosfanadiga: la Scuola elementare Giovanni lecisAltri duecento metri verso sud lungo la via Porru Bonelli e vediamo alla sinistra della strada l’ampia piazza Vittorio Emanuele, che si sviluppa tra questa strada e la via Sant’Elia, proprio di fronte alla chiesa del Sacro Cuore che visiteremo più avanti. Passata questa piazza, lungo la via Porru Bonelli si vede la Scuola elementare Giovanni lecis il cui ingresso si trova sulla piazza. Intorno ai primi anni del secolo le lezioni si tenevano in locali che il comune prendeva in affitto, e questo fino al 1935 anno in cui venne inaugurata la prima Scuola elementare. Costruita in vicinanza della piazza Vittorio Emanule, in seguito alla seconda guerra mondiale, è stata dedicata a Giovanni lecis, medaglia d’oro alla memoria caduto sul fronte, nell’adempimento del suo dovere.

La lunga scalinata in granito bianco che porta sul colle di San Simeone

Proseguendo verso sud lungo la via Porru Bonelli, dopo quasi altri cinquecento metri la strada termina a una rotonda, dalla quale parte la lunga Scalinata in granito bianco adagiata sul fianco settentrionale del colle di San Simeone, che conduce alla Grotta dedicata alla Madonna di lourdes sulla sua sommità. L’idea di costruire questo monumento non venne ad un architetto o ad un ingegnere, ma ad umile cittadino gonnese, Carmine Deriu, che immaginò la Madonna in cima al colle di San Simeone, e decise dunque di attivarsi immediatamente per reperire i fondi e i materiali necessari per la costruzione della gradinata, che con i suoi 292 scalini conduce alla grotta dedicata proprio alla Madonna di lourdes.

Gonnosfanadiga: la rotonda all’inizio della scalinata che porta sul colle di San Simeone Gonnosfanadiga: la scalinata che porta sul colle di San Simeone Gonnosfanadiga: la grotta dedicata alla Madonna di lourdes sul colle di San Simeone

L’opera, la cui costruzione iniziò negli anni cinquanta del secolo scorso, è stata inaugurata nell’estate del 2014, e viene utilizzata come punto d’accesso al belvedere di San Simeone, che offre un’incomparabile vista su Gonnosfanadiga e sull’intera area circostante.

Arriviamo nel luogo dove si trovava l’antica chiesa di Sant’Elia

Gonnosfanadiga-Foto dell’antica chiesa di Sant’EliaDa dove dalla via Regina Elena dove si trova il Municipio eravamo tornati sulla via Porru Bonelli, la seguiamo verso sud per trecento metri, e prendiamo a sinistra la via Sant’Elia, e, dopo centocinquanta metri, sulla sinistra, subito prima della traversa con la via Vittorio Veneto, vediamo il luogo dove si trovava l’Antica chiesa di Sant’Elia che è stata la chiesa degli abitanti di Fanadiga. È stata costruita grazie all’enorme sforzo degli abitanti che volevano a tutti costi avere una chiesa, ognuno versava qualche moneta aiutando poi a costruirla, sia con la loro persona, sia con il loro carro e con i loro buoi, senza nessuna paga e del tutto gratuitamente affinché le offerte pervenute potessero esser utilizzate a pagare i muratori e a comprare cantoni e materiali per la costruzione. In base alle testimonianze di Monsignor Severino Tomasi, che è stato parroco di Gonnosfanadiga, sappiamo che non aveva Cappella né coro, all’interno era presente una sola navata ed il suo altare maggiore si trovava aderente alla parete di fronte al portale di ingresso. È stata riedificata nel 1724, com’è documentato da un registro intitolato Libro de fabbrica de la iglesia de San Elias de Gonosfanadiga. La chiesa di Sant’Elia Profeta è stata chiusa al culto nel 1903 perché minacciava di cadere in rovina, ed è crollata alle ore nove del mattino del 13 aprile 1904

La chiesa parrocchiale dedicata al Sacro Cuore

Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale dedicata al Sacro CuoreSull’area che precedentemente era occupata dall’antica chiesa di Sant’Elia, fra il 1913 e il 1934 è stata edificata la chiesa dedicata al Sacro Cuore che è la parrocchiale del borgo Fanadiga. La facciata di questa chiesa si affaccia sulla via Sant’Elia, subito prima della traversa con la via Vittorio Veneto, è stata realizzata con una muratura di conci squadrati a vista grossolanamente rifinita. All’interno la chiesa è a pianta regolare, a tre navate, con abside. Gli interni sono impreziositi da particolari decorazioni, ossia da pitture murali recanti motivi geometrici, arricchiti da rappresentazioni religiose. Non mancano elementi decorativi finemente intarsiati, come le lastre marmoree che rivestono il pulpito e l’altare maggiore, e l’uso di materiali pregiati, come il marmo di Carrara. Grandissimo interesse riveste l’organo a canne, esemplare tra i più imponenti della diocesi.

Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale dedicata al Sacro Cuore: facciata Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale dedicata al Sacro Cuore: interno Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale dedicata al Sacro Cuore: altare maggiore Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale dedicata al Sacro Cuore: altare maggiore Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale dedicata al Sacro Cuore: l’organo a canne

In via Roma si trova l’ex Monte Granatico

Gonnosfanadiga-Ex Monte GranaticoDalla via Sant’Elia, svoltiiamo a destra nella via Vittorio Veneto e la seguiamo per duecento metri, finché questa strada sbocca sulla via Roma, e la prendiamo verso sinistra. A un terzo della strada che riporterebbe sulla via Porru Bonelli, alla sinistra della strada, al civico numero 76 della via Roma, si trova l’edificio che ospitava il Monte Granatico. I monti frumentari, o granatici, sorsero in Sardegna nel diciassettesimo secolo con lo scopo di conservare le sementi e distribuirle ai contadini poveri per consentire loro la semina, con l’obbligo poi di restituirle. Lo scopo era quello di aumentare il reddito agrario, scongiurare le carestie e combattere l’usura. Il Monte Granatico di Fanadiga è un edificio rettangolare con facciata a capanna, composto da due ambienti: un vestibolo d’ingresso ed un secondo ambiente originariamente dedicato alla conservazione delle sementi. Si ipotizza che la sua costruzione risalga all’inizio del settecento, ad opera del Vescovo Francesco Masones Nin. Attualmente l’edificio da alcuni anni è stato trasformato in Museo naturalistico ed ospita una mostra naturalistica sulla fauna del linas. È inoltre la sede del CEAS, Centro di educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità di legambiente, presìdio culturale impegnato a migliorare la qualità ambientale e culturale dei territorio.

I pozzi pubblici all’interno del borgo di Fanadiga

L’acqua è materia prima per il pane gustoso, è sostanza che rende succosa l’oliva, è nutrimento per la terra, linfa vitale per frutti ed ortaggi, disseta gli animali per fare buon latte e buone carni. Ancora oggi, camminando tra le vie del paese, è possibile incontrare esempi di pozzi pubblici, disposti agli angoli delle strade, ed attualmente in disuso all’interno del borgo di Fanadiga se ne contano più di cinquanta. Attingere l’acqua dal pozzo rappresentava un momento di socialità, il pozzo era luogo d’incontro tra le donne, scenario di innamoramenti, origine di macabre leggende che fungevano da monito per i bambini più vivaci. Riportiamo la foto di alcuni dei pozzi presenti nel borgo.

Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via delle Aie angolo vico I Aie Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via della Croce angolo vico I della Croce Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via della Croce angolo via Amsicora Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via della Croce angolo via Garibaldi Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via Porru Bonelli angolo via Marconi Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via Porru Bonelli angono via Oristano Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via Fontana Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via San Marco Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in piazza Antonio Cabitza Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via Marconi Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via Marconi angolo Regina Elena Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via Nuoro Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via Cagliari anglo via Adua Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via Marmilla Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via Piave Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in via Fontana Marchesa Gonnosfanadiga-pozzo pubblico in piazza dell’Olmo

I resti degli antichi frantoi presenti nell’abitato

Gonnosfanadiga è una delle 325 città che fanno parte dell’Associazione nazionale delle città dell’Olio d’Italia. La produzione di olive e olio extravergine sono la colonna portante dell’economia e della cultura gastronomica del paese. Per questo motivo è decisamente consigliata la visita ai frantoi storici presenti all’interno dell’abitato.

Gonnosfanadiga-Ex Frantoio BardiAl civico numero 10 della piazza Verdi si vedono i resti del Frantoio Bardi che ha origine quando, nel lontano 1800, Antonio Bardi, dopo un’infanzia trascorsa in Toscana, si trasferisce a Gonnosfanadiga. Pioniere nel settore olivicolo, nel 1890 realizza il primo vero laboratorio per la lavorazione delle olive e la produzione di olio. Per questo perfeziona un vecchio impianto, con la mola con le pareti in acciaio, la base e la macina in granito, ed un torchio azionato a mano che funge da pressa. Le macine in granito spremono le olive, azionate dal movimento circolare di un cavallo. Dal cavallo si passa all’energia del gas, in seguito nel 1924 arriva il motore elettrico, e la vecchia pressa viene sostituita da una efficiente pompa idraulica. Il frantoio rimane operativo fino al 1971.

Gonnosfanadiga-Ex Frantoio SogusSignificativi anche i resti del Frantoio Sogus situato tra il civico numero 57 della via Michelangelo e la via Cagliari, che rimane attivo dal 1960 al 2001. Oggi al suo ill’interno è possibile visitare una mostra dedicata alla banda musicale Giacomo Puccini, che vanta probabilmente una delle più antiche tradizioni dell’Isola. Infatti, anche se mancano con sicurezza prove documentate, si può ritenere che la banda esistesse fino dal 1880. Si tratta di una mostra ricca di strumenti musicali antichi e materiale storico. La banda costituisce un punto di riferimento per la comunità gonnese, sempre presente nei momenti più importanti e solenni quali cerimonie civili e religiose, e soprattutto nei momenti di festa.

Gonnosfanadiga-Ex Frantoio PortaDal frantoio Sogus, costeggiando il fiume con la via Michelangelo e la via Tevere, è possibile raggiungere, al civico numero 6 di via dei Mutilati, i resti del Frantoio Porta un altro monumento fondamentale per conoscere appieno la cultura e la storia del paese. L’ex frantoio porta si trova sulla sponda del rio Piras, importante simbolo del paese. Originariamente si trattava di un Molino ad acqua, il Molino Cecchini che sfruttava la forza dell’acqua del fiume, proveniente dalle sorgenti del Monte linas. In seguito il Molino viene trasformato in frantoio, e negli anni più recenti è diventato il Centro Vendita Prodotti locali del panificio Porta. Ed in esso i due simboli della produzione gastronomica del paese, il pane e l’olio, si incontrano con un altro suo simbolo, il rio Piras.

Il ponte sul rio Piras che divide il borgo di Fanadiga da qello di Gonnos

Gonnosfanadiga-ponte della via Roma sopra il rio PirasDalla via Sant’Elia, svoltiiamo a destra nella via Vittorio Veneto e la seguiamo per duecento metri, finché questa strada sbocca sulla via Roma, che prendiamo verso destra. Dopo un’ottantina di metri, la via Roma arriva a un ponte chiamato Su ponti de cresia manna, ossia il ponte della chiesa maggiore. Il ponte consente di passare sopra il rio Piras, un corso d’acqua a carattere torrentizio che ha sicuramente svolto un ruolo importantissimo nella nascita e nel successivo sviluppo del paese, il quale separa i due borghi che compongono l’abitato, ossia il borgo di Fanadiga, la sua parte bassa che abbiamo visitato finora, dal borgo Gonnos, che costituisce la parte alta dell’abitato. Le differenze tra chi abita a monte a Gonnos, e chi risiede a valle cioè a Fanadiga, c'è sempre stata e probabilmente ha radici storiche. Si dice che Gonnos sia più antica e che fosse abitata da allevatori, invece Fanadiga è più recente e deve la sua fortuna all’agricoltura, agevolata dalla presenza dei pozzi e di terreni adatti a culture particolari, ossia pesche e angurie, oltre naturalmente agli uliveti.

Arriviamo nel luogo dove si trovava l’antica chiesa di Sant’Antonio Abate

Passato il ponte sul rio Piras, la via Roma diventa la via della parrocchia, la seguiamo e dopo un centinaio di metri prendiamo a destra la via Santa Barbara, dopo un’ottantina di metri arriviamo a un bivio, dove parte a destra la via linas, mentre proseguiamo a sinistra con la via Santa Barbara. La seguiamo e, in un centinaio di metri, arriviamo nel luogo dove sorgeva la chiesa di Sant’Antonio Abate Sant’Antoni de Is proccaxius, risalente ai tempi dei monaci greci e considerata la più antica del paese, che è stata anche la prima parrocchiale del villaggio medievale di Gonnos de Montanya. L’impianto originario era a navata unica con cappelle laterali, ed oggi se ne conserva solo una, con volta a crociera costolonata su peducci fitoformi, che sopravvive nell’attuale chiesa di Santa Barbara, la quale è stata edificata sull’area dove sorgeva la chiesa di Sant’Antonio Abate, e la ha sostituita nel ruolo di parrocchiale.

La chiesa parrocchiale di Santa Barbara

Gonnosfanadiga-Foto dell’antica chiesa di Santa BarbaraGonnosfanadiga: l’attuale chiesa parrocchiale di Santa BarbaraPercorso un centinaio di metri, la via Santa Brbara va ad immettersi sulla via della parrocchia, che prosegue a destra come via Funtaneddas. Proprio di fronte, vediamo la facciata della chiesa di Santa Barbara che è la parrocchiale del borgo Gonnos. Si tratta della chiesa parrocchiale conosciuta meglio come Cresia manna, ossia chiesa maggiore, poichché prima e unica chiesa presente nel paese sino ai primi decenni del novecento, ed è stata l’unica, per secoli, a registrare nascite, matrimoni e morti. È stata edificata in periodo giudicale sul luogo dove sorgeva precedentemente la più antica chiesa di Sant’Antonio Abate, di cui si conserva una Cappella laterale con volta a crociera costolonata su peducci fitoformi, ed una campana datata 1388. La Cappella a nord, unica con volta a crociera, vicino all’attuale pulpito, con una Cappella simmetrica a sud, ora non più esistente, formava la primitiva chiesa, realizzate con volta solida di stile gotico a costoloni incrociati, stile che fa supporre la costruzione del primo impianto intorno al Trecento. Poco dopo il seicento, è stata modificata dandole una forma che chiamiamo intermedia, demolendo tutto il fianco sud del precedente edificio e ricostruendolo con una Cappella nuovo stile. Intorno al 1770 nuovi ambienti e cappelle sono stati aggiunti al corpo originale. Il piazzale della chiesa era tutto circondato da un alto muro, chiuso da un grande portale sormontato da un grande arco. Col suo muro di cinta, costituiva la roccaforte del paese durante le incursioni barbaresche o dei predoni, ed il campanile, alto otto metri, era il posto di vedetta su tutta la vallata sottostante. Il suo portale scompare quando, verso il novecento, viene realizzato lo stradone tra la chiesa e la vecchia casa parrocchiale, e viene ampliata la chesa, inoltre nel 1919 viene elevato il campanile da otto a dodici metri, e nel 1924 viene rifatto il tetto della parte nuova in tegole marsigliesi. L’intervento di restauro che ha portato alla riapertura della chiesa, nel marzo 2016, conferisce alla struttura un aspetto sobrio e semplice, riportando in superficie anche dettagli delle murature in pietra originali.

Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: facciata Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: veduta laterale Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: interno Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: altare maggiore

L’edificio è orientato con l’abside e l’altare a oriente, mentre il portale e la facciata sono rivolti verso occidente. Al periodo tra seicento ed il settecento risale la facciata con il classico profilo A lucerna di carabiniere, con una finestra vetrata e il portale d’ingresso in legno sormontato da una lunetta spezzata. Questo prospetto ha sostituito la facciata gotico catalana a terminale piatto come documentato dalle foto della chiesa di inizio secolo, con disegno geometrico quadrato, sormontato da merlature del tipo a tridente ancora presenti nella torre campanaria, che si erge a nord a canna quadra. La chiesa è caratterizzata da una pianta longitudinale a navata unica con cappelle laterali. All’antica chiesa di Sant’Antonio Abate probabilmente apparteneva l’acquasantiera che si trova a destra vicino all’ingresso principale, mentre i quadri della Via Crucis forse risalgono al primo periodo sabaudo perché le didascalie sono scritte in francese e inglese. Attualmente custodisce alcune notevoli opere d’arte, fra cui un dipinto ottocentesco raffigurante la Madonna e il Bambin Gesù realizzato da un artista gonnese. Interessante la cinquecentesca statua di Santa Barbara, a cui la chiesa è stata dedicata nel settecento.

Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: veduta del presbiterio dal pulpito Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale di Santa Barbara-fonte battesimale Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: la navata verso il portale di ingresso Gonnosfanadiga: chiesa parrocchiale di Santa Barbara: dipinto ottocentesco raffigurante la Madonna e il Bambin Gesù

Gonnosfanadiga: il processione per la Festa di Santa BarbaraAffianco alla chiesa parrocchiale di Santa Barbara esisteva un tempo un Cimitero, che è stato abbandonato per le sue dimensioni ridotte quando è stato costruito il nuovo Cimitero, benedetto nel 1928, ed oggi ancora in uso. Ogni anno a Gonnosfanadiga, presso questa chiesa, il 4 dicembre si festeggia la Patrona del paese nella Festa di Santa Barbara, per la quale si svolge una processione con il simulacro della Santa per le strade del paese, accompagnata dai numerosi fedeli, e seguita dalla celebrazione della messa. Dopo le funzioni religiose, nella piazzetta della chiesa, si tengono le manifestazioni civili come spesso la castagnata, ed i festeggiamenti si concludono con fuochi pirotecnici.

La Palestra di viale Kennedy

Gonnosfanadiga: il Palestra di viale Kennedy: ingressoCosteggiando il fianco sinistro della chiesa parrocchiale di Santa Barbara lungo la via della parrocchia, la seguiamo per un centinaio di metri, poi prendiamo una deviazione in salita sulla destra, che è il viale John Fitzgerald Kennedy, lo seguiamo verso nord per circa cinquecento metri e vediamo, alla sinistra della strada, al civico numero 97, in cancello di ingresso che permette di accedere all’edificio che ospita la Palestra di viale Kennedy. All’interno dell’edificio è presente la Palestra polivalente al chiuso, che non è dotata di tribune, nella quale è possibile esercitare attività ginnnico motorie e pallacanestro.

Gonnosfanadiga: il Palestra di viale Kennedy: esterno Gonnosfanadiga: il Palestra di viale Kennedy: interno

Nella Palestra di viale Kennedy gioca le sue partite la squadra della Polisportiva Primavera, che è la squadra di pallavolo del paese. Le attività finora praticate sono il volley ed il basket, in attesa di nuove discipline sportive da associare.

Gli Impianti Sportivi di via Pierluigi da Palestrina

Gonnosfanadiga: impianti Sportivi di via Pierluigi da Palestrina: ingressoPassata la palestra, proseguiamo verso nord lungo il viale John Fitzgerald Kennedy, e, dopo Duecentocinqunate metri, arriviamo a un incrocio, dove prendiamo la prima a destra che è la via Pierluigi da Palestrina, la seguiamo per duecento metri e prendiamo, a sinistra, la strada alla destra della quale si trovano gli Impianti Sportivi di via Pierluigi da Palestrina. Qui è presente il Palazzetto dello sport, dotato di tribune in grado di ospitare 300 spettatori, nel quale è possibile esercitare attività ginnnico motorie, pallacanestro, calcetto ossia calcio a cinque, ed altro.

Gonnosfanadiga: impianti Sportivi di via Pierluigi da Palestrina: esterno del Palazzetto dello sport Gonnosfanadiga: impianti Sportivi di via Pierluigi da Palestrina: interno del Palazzetto dello sport

Alla sinistra della palestra, nel complesso degli Impianti Sportivi di via Pierluigi da Palestrina è presente anche un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospitare una cinquantina di spettatori.

Gonnosfanadiga: impianti Sportivi di via Pierluigi da Palestrina: esterno del Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque Gonnosfanadiga: impianti Sportivi di via Pierluigi da Palestrina: Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque

Il Cimitero Monumentale ed il Monumento ai Caduti

Gonnosfanadiga: ingresso del Cimitero MonumentaleEvitando la deviazione nella via Pierluigi da Palestrina, proseguiamo verso nord lungo il viale John Fitzgerald Kennedy per trecentocinquanta metri, ed arrivamo a un incrocio dove arriva da sinistra la via Nazionale, che prosegue verso destra diventando la SS196 di Villacidro. Svoltando a destra, dopo centocinquanta metri si vede, alla sinistra della strada, il viale di ingresso del Cimitero Monumentale di Gonnosfanadiga. Gonnosfanadiga-Monumento ai Caduti della prima e seconda guerro mondialeDavanti all’ingresso del Cimitero, nel piazzale del campo Santo alla destra del viale di accesso, si vede il Monumento ai Caduti della prima e della seconda guerra mondiale, costituito da un obelisco in marmo su base in pietra, sormontato da una allegoria della Vittoria come aquila in bronzo. In una iscrizione commemorativa a rilievo presente sul monumento sono riportati i nomi di 46 caduti. Addentrandosi all’interno del Cimitero Monumentale, sulla sinistra si può scorgere una sezione di sepolture a terra molto modeste, segnalate da semplici croci in pietra o ferro. Nel leggere le date ci si può rendere conto che molte di esse fanno riferimento alla stessa tragica giornata, il 17 febbraio 1943.

Visita dei dintorni di Gonnosfanadiga

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Gonnosfanadiga, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti di San Cosimo I, di San Cosimo II e di San Cosimo III; del Protonuraghe di Pala ’e Pardu; dei Nuraghi semplici oppure Nuraghi a corridoio San Cosimo I e San Cosimo II; dei Nuraghi monte Nucerri I e monte Nurecci II di tipologia indefinita.

Il Centro sportivo di Gonnosfanadiga

Gonnosfanadiga: centro sportivo in località Pala ’e Pardu: ingressoPrendiamo la via Ugo Foscolo che ci ha portati al campo Comunale da Calcio e la seguiamo, finché la strada esce dall’abitato in direzione nord ovest con il nome di SP76 che porta verso Arbus. A circa un chilometro da dove avevamo incrociato la via Mannu, arrivati in località Pala ’e Pardu, vediamo alla sinistra della strada le indicazioni per il nuovo Centro sportivo di Gonnosfanadiga, risultato di un progetto all’avanguardia, che prevede la riqualificazione di un’area di circa 10.000 metri quadri, il rifacimento del Campo da Calcio in erba, e la realizzazione di spazi e locali di ultima generazione.

Gonnosfanadiga: centro sportivo in località Pala ’e Pardu: Campo da Calcio in erba Gonnosfanadiga: centro sportivo in località Pala ’e Pardu: i campi da Tennis Gonnosfanadiga: centro sportivo in località Pala ’e Pardu: la pista di aeromodellismo

All’interno di questo centro si trova il Campo da Calcio in erba, di recente realizzazione che per ora non è ancora dotato di tribune per gli spettatori; due Campi da Tennis dotati di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori, nei quali è attivo il Tennis Club di Gonnosfanadiga; ed è presente anche una Pista di aeromodellismo.

Su un’altura, tra le strutture del Centro sportivo, sono ancora presenti i pochi resti di uno dei Nuraghi più antichi dell’isola, o meglio del Protonuraghe di Pala ’e Pardu che però, durante la costruzione della strada adiacente, è stato smembrato per utilizzare i massi che lo costituivano nei lavori. Vista la tipologia poco conosciuta del Protonuraghe, che era praticamente uno scavo, all’interno del quale venivano posizionati dei massi a sostegno delle pareti su cui veniva poi costruita una copertura composta per lo più da terragno, è stato per molto tempo erroneamente ritenuto un Nuraghe a torre crollato.

I resti delle Tombe di giganti di San Cosimo con i reperti della Cultura di Bonnanaro

Proseguiamo sulla SP67 che porta verso Arbus, dopo due chilometri e settecento metri, seguendo le indicazioni,prendiamo una sterrata verso le cave di sabbia, altri cinquecento metri ed arriviamo a vedere alla destra della sterrata i resti della necropoli di San Cosimo, che prende il nome dalla località, nella quale sono presenti tre Tombe di giganti. La Tomba di San Cosimo I, detta anche Sa Grutta de Santu Giuanni è una tomba collettiva a corridoio con esedra frontale tra le più grandi della Sardegna, costruita a 150 metri di altezza con blocchi di granito di diverse dimensioni, con l’ingresso rivolto verso sud. La sua planimetria corrisponde allo schema classico delle tombe dei giganti, ma le sue dimensioni sono notevoli. L’esedra è larga diciassette metri e settanta, e lunga cinque metri e sessanta, mentre il corpo della tomba misura oltre ventuno metri, risultando il terzo più lungo di tutta la Sardegna. Le ali dell’esedra sono costruite con filari orizzontali di blocchi di granito di diverse dimensioni. Sopra l’ingresso sono presenti due portelli separati dal diaframma, formato da un architrave in granito. La porticina sovrastante doveva essere in origine chiusa da un architrave di copertura. I due portelli e gli architravi imitano la stele centinata delle Tombe di giganti. La camera, scavata sotto il livello del suolo, è lunga sedici metri, alta due metri ed ha sezione a forma trapezoidate. É possibile ancora ammirare la copertura interna fatta in lastre, giunta a noi quasi intatta, mentre il pavimento è realizzato con pietre e ciottoli, e si conserva per circa sei metri di lunghezza.

Gonnosfanadiga-Tomba di giganti di San Cosimo I detta anche Sa Grutta de Santu Giuanni Gonnosfanadiga-Tomba di giganti di San Cosimo I detta anche Sa Grutta de Santu Giuanni Gonnosfanadiga-Tomba di giganti di San Cosimo I detta anche Sa Grutta de Santu Giuanni Gonnosfanadiga: collana d’importazione micenea rinvenuta in Sa Grutta de Santu Giuanni

Il sito è stato scavato dalla Soprintendenza, sotto la direzione di Giovanni Ugas nel 1981, ed al suo interno è stata rinvenuta una collana chiaramente d’importazione micenea, ritrovamento che permette di datare il monumento all’inizio dell’Età del Bronzo Medio, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 1900 ed il 1300 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 1600 ed il 1300 avanti Cristo. Meno chiaro è il periodo di utilizzo della tomba, che potrebbe essersi protratto per un lungo periodo di tempo, ed altri elementi di incerta datazione sono i tre recinti in pietra costruiti ai lati principali della tomba e per i quali non è chiara la funzione. I reperti rinvenuti sono attribuiti alla conclusione della Cultura di Bonnanaro, e vengono conservati oggi nel Museo Archeologico di Sardara.

A circa sessanta metri di distanza verso ovest, si trovano i resti della Tomba di San Cosimo II che è una Tomba di giganti in miniatura, del tutto simile alla tomba principale, dalla quale si differenzia per le ridotte dimensioni, dato che l’esedra è larga circa quattro metri, mentre la camera principale misura due metri e ottanta centimetri. Più o meno alla stessa distanza, a sud della tomba principale, si trovano i resti della Tomba di San Cosimo III che è una piccola tomba, praticamente non leggibile.

Gonnosfanadiga-Tomba di giganti di San Cosimo II Gonnosfanadiga-Tomba di giganti di San Cosimo III

La chiesa campestre di San Cosimo ed i due Nuraghi ad essa vicini

Proseguendo per poco meno di cinquecento metri lungo la SP67 che si dirige verso Arbus, di vede alla destra della strada partire una sterrata che porta dove sorgeva il villaggio di Serru, del quale si hanno poche notizie, sappiamo che l’incursione saracena del 1610 ha segnato la sua fine. Alcuni ipotizzano che i superstiti si fossero rifugiati, in parte, ad Arbus ed in parte maggiore nel territorio Gonnese. Di questo villaggio rimane ancora qualche traccia nei ruderi della chiesa campestre di San Cosimo che è stata a lungo motivo di disputa tra i comuni confinanti, e che era inizialmente dedicata a San Giovanni Battista.

Gonnosfanadiga-Resti della chiesa campestre di San Cosimo Gonnosfanadiga-Resti della chiesa campestre di San Cosimo Gonnosfanadiga-Resti del Nuraghe di San Cosimo II Gonnosfanadiga-Resti del Nuraghe di San Cosimo I

A circa cinquanta metri da questa chiesa, ad est, sono situati i resti del Nuraghe San Cosimo II che era un Nuraghe monotorre oppure un Nuraghe a corridoio, costruito in granito a 167 metri di altezza. E circa cinquecento metri a nord rispetto a quest'ultimo, si trovano i resti del Nuraghe San Cosimo I che era anch’esso un Nuraghe monotorre oppure un Nuraghe a corridoio, edificato a 246 metri di altezza.

La chiesa campestre di San Giacomo Maggiore

Gonnosfanadiga: chiesa campestre di San Giacomo MaggioreDal centro di Gonnosfanadiga, ci dirigiamo verso il Cimitero Monumentale con la via Nazionale, e dove questa incrocia il viale John Fitzgerald Kennedy per proseguire verso est come SS196 di Villacidro, prendiamo a sinistra la prosecuzione del viale John Fitzgerald Kennedy, ossia la SP72 che si dirige verso Pabillonis. Percorsi quattro chilometri e duecento metri, svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per l’area archeologica con il tempio a megaron, seguiamo una strada bianca per un chilometro e seicento metri, ed arriviamo in località Spadula, dove vediamo, alla destra della strada, una sterrata che conduce al parco di San Giacomo, all’interno del quale è stata costruita nel 2010 la chiesa campestre di San Giacomo Maggiore una piccola chiesa rurale immersa nelle campagne gonnesi. Ogni anno, la terza settimana di luglio, a Gonnosfanadiga si svolgono i riti religiosi e civili per la Festa di San Giacomo e Santa Barbara. Si tratta di una Festa importante per i fedeli, che assume un significato profondo perché viene ospitata nella chiesa campestre dedicata a San Giacomo, con la processione e a seguire la messa di benedizione nella chiesa campestre.

I resti del tempio a megaron di Spadula

Guardando la facciata della chiesa di San Giacomo Maggiore, all’esterno del parco, a un centinaio di metri di distanza sono presenti i resti del Tempio a megaron di Spadula individuato negli anni ottanta del secolo scorso. Il tempio conserva un’unica camera quadrata, mentre aggiunte successive sono il grande recinto per bestiame che lo circonda, e la struttura che è stata costruita sopra la camera quadrata del tempio. In Sardegna, sono stati rinvenuti pochi esempi di templi a megaron, prevalentemente nelle zone interne dell’isola.

Gonnosfanadiga-Resti del tempio a megaron di Spadula: veduta dall’alto Gonnosfanadiga-Resti del tempio a megaron di Spadula Gonnosfanadiga-Resti del tempio a megaron di Spadula

Questo tempio è stato di recente sottoposto al vincolo di tutela dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici, infatti, il suo stato di conservazione e la posizione geografica ne fanno uno degli esempi più importanti della Sardegna meridionale, essendo una rarità per la piana del Campidano, dato che gli altri tempi a megaron che si conoscono si trovano tutti nella Sardegna del nord.

La chiesa di Santa Severa Martire

Gonnosfanadiga: chiesa di Santa Severa MartireDal centro di Gonnosfanadiga prendiamo verso sud la via Porru Bonelli e la seguiamo fino al termine, dove prendiamo a destra della scalinata la via Santa Severa, dopo duecento metri arriviamo a un bivio dove svoltimo a sinistra nella prosecuzione della via Santa Severa che esce paese verso sud ovest, e, dopo cinquecento metri, sul colle di Santa Severa, ci porta davanti all’antica chiesa di Santa Severa Martire edificata probabilmente nei primi secoli del Cristianesimo, in periodo bizantino, tra il settimo ed il decimo secolo. Si trova in un’area in cui era stata ritrovata una necropoli romana con delle tombe scavate nella roccia granitica. Alla metà del diciottesimo secolo si trovava in totale abbandono, tanto che essendo stata sconsacrata, ne venne disposta la demolizione. Fortunatamente nel 1763 la popolazione riesce ad ottenere il permesso di recuperarla e, nel 1797, si concludono i lavori del suo restauro. L’originaria pianta a croce greca viene trasformata con l’aggiunta di due cappelle voltate a botte, come la navata, ed al centro di questa viene realizzata una bella cupola ricoperta di maioliche colorate. Oggi si presenta con pianta a croce latina ed è circondato da un portico, probabilmente costruito nel seicento, epoca in cui si usava questo tipo di soluzione edilizia per dare riparo ai pellegrini. Ha al centro della navata la cupola circolare, e presenta un piccolo campanile a vela, che si trova sopra l’arco d’ingresso al loggiato, con un’antica campana in bronzo del 1388 che probabilmente è stata donata a Santa Severa dalla parrocchia di Santa Barbara nel diciottesimo secolo.

Gonnosfanadiga: chiesa di Santa Severa Martire Gonnosfanadiga: chiesa di Santa Severa Martire Gonnosfanadiga: chiesa di Santa Severa Martire Gonnosfanadiga: chiesa di Santa Severa Martire: l’antica campana Gonnosfanadiga: chiesa di Santa Severa Martire: interno Gonnosfanadiga: chiesa di Santa Severa Martire: statua della Santa

La tradizione racconta che diversi secoli fa i fedeli portarono in processione il simulacro della Santa per invocare il suo intervento contro la siccità, e che venne giù tanta acqua da provocare un’alluvione che cessò solo dopo il ritorno della statua nella chiesa. Da allora la statua non è stata più spostata. Durante le processioni non viene utilizzata l’antica piccola statua che è conservata nella nicchia dell’altare a muro, perchché se questa dovesse essere spostata, si scatenerebbero violenti temporali, eventi che in passato si sono sistematicamente verificati.

Gonnosfanadiga-Santa SeveraIl primo documento che parla di Severa è un manoscritto dell’Abbazia di Farfa composto intorno all’anno 850, che narra la cattura, l’interrogatorio e il martirio della figlia di Massimo comes millenarius, di famiglia cristiana. La vicenda si svolge all’epoca delle persecuzioni contro i cristiani da parte dell’imperatore Diocleziano intorno all’anno 298. La giovane Severa viene imprigionata, insieme alla madre Seconda ed ai fratelli Marco e Calendino, nella frazione Santa Severa del comune di Santa Marinella, chiamata Pyrgi in periodo romano. La madre muore prima di essere interrogata, mentre Severa viene interrogata dal prefetto Flaviano che, durante un intenso ed appassionato colloquio, si converte al Cristianesimo e per questo viene decapitato il 29 gennaio a Centumcellæ. Dopo pochi mesi, il 5 di giugno, anche Severa ed i suoi fratelli subiscono il martirio con flagelli di piombo, sulla spiaggia di Pyrgi, e vengono sepolti nello stesso luogo.

Gonnosfanadiga: il processione per la Festa di Santa SeveraA Gonnosfanadiga ogni anno, il lunedì dell’Angelo, giorno di Pasquetta, si rinnova la Festa in onore di Santa Severa, che si celebra nella sua chiesa campestre, raggiungibile anche a piedi in passeggiata. Il simulacro della Santa, custodito nella chiesa del Sacro Cuore, viene portato in processione la sera di Pasqua, poi il lunedì, che è il giorno solenne, la processione si svolge intorno alla chiesa e viene celebrata la messa mattutina, ed infine in serata si svolge il rientro della statua nel paese. Il martedì è il giorno dedicato agli ammalati. Tra le manifestazioni civili che si svolgono in occasione di questa festa, va citata la consueta gara di tiro al piatto.

Il parco e la miniera di Perd ’e Pibera

Dal Municipio di Gonnosfanadiga, seguiamo verso sud la via Porru Bonelli per quattrocento metri, poi svoltiamo a sinistra in via Roma che, dopo cinquecento metri, continua sulla via della parrocchia, dopo settanta metri svoltiamo a destra e prendiamo la via Piras. Seguiamo la via Piras, dopo circa un chilometro vediamo una sterrata sulla destra in direzione della chiesa di Santa Severa, mantieniamo la sinistra e proseguiamo per tre chilometri e mezzo, per arrivare al parcheggio del Parco Comunale di Perd ’e Pibera situato sulle falde settentrionali del massiccio granitico del Monte linas. Nel parco è presente una bella pineta, vi è l’area di sosta e di pic nic, sono presenti ruscelli e formazioni rocciose particolari. È il sito ideale per gli amanti della natura, delle escursioni, e del relax lontano dal caos cittadino.

Gonnosfanadiga: visita del parco Comunale di Perd ’e Pibera Gonnosfanadiga: visita del parco Comunale di Perd ’e Pibera Gonnosfanadiga: visita del parco Comunale di Perd ’e Pibera Gonnosfanadiga: visita del parco Comunale di Perd ’e Pibera

Gonnosfanadiga: la miniera di Perd ’e PiberaIn passato la zona era interessata da un importante giacimento di molibdenite, ossia di solfuro di molibdeno, ed il sito ospitava la Miniera di Perd ’e Pibera. Si hanno notizie del suo sfruttamento sin dal 1870, ma un’attività di livello industriale ebbe inizio solo nel 1938, quando la Società Cogne decide di costruire l’impianto di arricchimento a bocca di miniera, con l’impiego di 140 operai. La miniera viene dismessa negli anni cinquanta del novecento, a causa di una considerevole riduzione della domanda del minerale. Oggi la miniera è completamente restaurata con un interessante recupero edilizio dei suoi caseggiati, ed il sito si presenta come un monumento naturalistico di estremo pregio ed interesse.

Sul massiccio del Monte linas

Gonnosfanadiga-massiccio del Monte linasIl massiccio del Monte linas sovrasta, con la sua mole, il paese. Si tratta di un gruppo montuoso della Sardegna sud occidentale, e da Gonnosfanadiga sono possibili Escursioni sul Monte linas, che raggiunge con la Punta Perda de Sa Mesa i 1236 metri. Il massiccio è in gran parte di formazione granitica, ed in esso sono presenti numerosi giacimenti minerari, soprattutto di piombo e zinco. Risale a circa 300 milioni di anni fa, quando i graniti che oggi costituiscono le cime più alte di quest’area sollevarono i precedenti scisti devoniani. La zona, situata nei comuni di Gonnosfanadiga e Villacidro, è costituita da un paesaggio di tipo alpino. Tra i picchi di granito rosa e grigio, verdeggiano quasi ottomila ettari di boschi, in gran parte lecceti. Profumano l’aria cespugli di timo ed elicriso, che spuntano tra arbusti mediterranei, come corbezzolo, erica e fillirea. A quote più basse appaiono lentischi, ginestre, olivastri e, in prossimità di corsi d’acqua, oleandri e salici. La rigogliosa vegetazione ospita esemplari di cervo sardo, oltre a cinghiali, donnole, martore e volpi. Alzando gli occhi, è possibile sorprendere il volo di aquila reale, falco pellegrino e sparviero, che nidificano nelle guglie più alte, e i bellissimi colori di poiana, ghiandaia e upupa.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Gonnosfanagiga ci recheremo a Villacidro dove è nato Giuseppe Dessì, che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trova la cascata della Spendula che è stata a suo tempo cantata da Gabriele D’annunzio e si trovano le altre cascate di Villacidro.


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