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Guspini con i siti archeologici e nei dintorni le rovine della città di Neapolis ed i resti della miniera di Montevecchio


In questa tappa del nostro viaggio, da Pabillonis ci recheremo a Guspini che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trovano numerosi siti archeologici, le rovine della città di Neapolis ed i resti della miniera di Montevecchio oggi fruibili anche dal punto di vista turistico.

Nel Monreale o Campidano di Sanluri

Il MonrealeIl Monreale detto anche Campidano di Sanluri è una Regione della Sardegna sud occidentale. anticamente il territorio del Monreale apparteneva al Giudicato d’Arborea di cui occupava la parte meridionale della Curatoria di Bonorzuli. I comuni che ne fanno parte sono Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini, Pabillonis, Samassi, San Gavino Monreale, Sanluri, Serramanna, Serrenti, Vallermosa, Villacidro. I comuni di Serramanna e Serrenti sono ai confini tra il Monreale ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere conderati anche appartenenti a quest'ultimo. Il territorio del Monreale è prevalentemente pianeggiante, con diverse aree collinari. Nel territorio del Monreale esistono testimonianze prenuragiche, nuragiche, fenicio puniche e romane. Il territorio rientra totalmente nella Provincia del Sud Sardegna.

In viaggio verso Guspini

Da Pabillonis la via Antonio Gramsci ci porta al raccordo, dove prendiamo verso ovest la SP69 che, dopo circa cinque chilometri, si immette sulla SS126 Sud Occidentale Sarda proveniente da San Nicolò d’Arcidano, la seguiamo verso sud per poco più di altri cinque chilometri, ed arriviamo all’interno dell’abitato di Guspini. Dal Municipio di Pabillonis a quello di Guspini si percorrono 12.3 chilometri.

Il comune chiamato Guspini

Guspini: veduta dell’abitatoGuspini-Stemma del comuneIl comune chimato Guspini (pronuncia Gùspini, nome in lingua sarda Gùspini, altezza metri 130 sul livello del mare, abitanti 11.060 al 31 dicembre 2021) è un importante centro che si sviluppa nella parte nord occidentale della Provincia del Sud Sardegna, tra le colline e la ampia zona pianeggiante del Medio Campidano, protetta da un Anfiteatro naturale costituito dai monti che la circondano. Guspini è raggiungibile con la SS126 Sud Occidentale Sarda distante circa cinque chilometri dall’abitato. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate che vanno dai 725 metri del monte Maiori allo sbocco sul mare tramite lo stagno di San Giovanni e la laguna di Marceddì. Guspini è al centro di una interessante zona archeologica, e da questo paese si parte solitamente per visitare la miniera di Montevecchio.

Il comune fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda e del Consorzio delle città del Miele

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città della Terra CrudaQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda, nata per promuovere il recupero delle tradizioni e del patrimonio edilizio, naturalistico, artistico e storico delle comunità. Questa associazione comprende, in Sardegna, i comuni di Decimoputzu, donori, Fluminimaggiore, Furtei, Gonnosfanadiga, Guspini, Musei, Nuraminis, Pabillonis, Samassi, Samatzai, San Gavino Monreale, San Sperate, Sardara, Segariu, Selargius, Serramanna, Serrenti, Settimo San Pietro, Solarussa, Soleminis, Ussana, Ussaramanna, Vallermosa, Villa San Pietro, Villacidro, Villamassargia, Villasor.

Questo paese fa parte del consorzio delle città del MieleQuesto paese fa parte, inoltre, del Consorzio delle città del Miele, che comprende la rete dei territori che danno origine e identità ai mieli italiani, intesi come interpreti ideali di mete turistiche dove la storia, i miti, le tradizioni, l’arte e la cultura, i profumi e i sapori compongono un itinerario nazionale tutto da scoprire. Il miele come interprete ideale di mete turistiche dove la storia, i miti, le tradizioni, l’arte e la cultura, i profumi e i sapori compongono un itinerario tutto da scoprire. Questo Consorzio comprende, in Sardegna, i comuni di Arbus, Guspini, Monti, San Sperate. Mieli di Guspini sono stati premiati diversi anni come migliore miele d’Italia nel concorso denominato Il Miele del Sindaco, organizzato dall’associazione Le città del Miele per evidenziare il particolare legame che unisce i tanti mieli italiani ai territori in cui vengono prodotti.

Origine del nome

Il nome, menzionato nell’anno 1341 come De Gosphini, da qualche studioso si tratta di un relitto sArdiani o protosardo, probabilmente da confrontare al latino Cuspis Idis, nel significato di Punta, poi modificato in Cuspis Inis, tale etimologia sarebbe, quindi, connessa alla topografia del luogo, con riferimento a una cima di collina o di monte.

La sua economia

Si tratta di una cittadina di pianura la cui economia si basa sulle tradizionali attività agricole e degli allevamenti, affiancate da un modesto sviluppo industriale, dal terziario con l’industria di ceramiche e l’artigianato, e da un sia pur limitato sviluppo turistico. Il settore economico primario è presente con l’agricoltura che produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo e agrumi. Si pratica, inoltre, l’apicoltura. Si pratica l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, soprattutto nel lattiero caseario, del legno, della stampa, della fabbricazione di materiale in plastica, dei materiali da costruzione, dei laterizi, dei mobili, della gioielleria e oreficeria, della raccolta dei depositi e distribuzione di acqua, dell’estrazione della pietra, metallurgico ed edile. L’artigianato è noto soprattutto per la produzione del tradizionale coltello Sa Guspinesa. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva e dell’insieme dei servizi. Guspini costituice una tappa obbligata per chi intende recarsi verso la Costa Verde, ed offre diversi spunti per una visita. Guspini: il prodotti delle gastronomia localeVere attrattive sono, infatti, i ritrovamenti archeologici di Neapolis, ed anche gli impianti della ex miniera e le montagne vicine a Montevecchio, dove è possibile ammirare interessanti esempi dell’archeologia mineraria, nonché partecipare a escursioni nei siti accompagnati da guide del posto. A richiamare visitatori è anche la gastronomia locale, con ottimi formaggi pecorini e il torrone prodotto secondo antiche e genuine ricette. La sua gastronomia fa riferimento alla cucina dell’area campidanese, preferendo la confezione di dolci di mandorla come Amarèttus e Bianchinus, di altre specialità tradizionali quali i Piricchìttus, Pistocchéddus e Pistòccus grùssus. Di notevole e ottima qualità è la produzione di torrone sardo, premiato più volte come miglior torrone italiano. I prodotti lattiero caseari sono nmerosi, e a Guspini si produce anche la salsiccia. Le strutture ricettive, che comprendono un agriturismo, offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Il coltello tradizionale sardo

Sardegna: il coltello tradizionale sardoI coltelli tradizionali sardi si suddividono in tre categorie di base, che sono Sa leppa, ovvero il coltello a manico fisso ancora oggi in uso sopratutto presso pastori e contadini, il coltello a serramanico chiamato nel nord Sa Resolza e nel sud S’Arresoja, e Sa Còrrina, che è il coltello più semplice e antico, che presenta una lama fissa a foglia d’ulivo e manico in corno di capra, ed è usato tipicamente dai pastori. Esistono tantissime varietà di Sa leppa, a seconda della zona geografica di produzione e della struttura morfologica del coltello stesso. I principali tra quelli ad oggi sono ancora realizzati sono la Pattadese, l’Arburese, la Guspinese, ai quali la Regione Sardegna, per tutelare la produzione artigianale dell’Isola, ha conferito il marchio Doc. Altri centri di eccellenza sono Tempio Pausania, Dorgali, Alghero, Santu Lussurgiu e Assemini.

Abitudine diffusa in Sardegna, soprattutto tra gli uomini, è di ricevere in regalo uno di questi coltelli che gli artigiani realizzano in manico d’osso e lama in acciaio, ma non è un regalo come gli altri, dato che ha un significato molto profondo. Oltre a essere un gesto di grande amicizia, è un auspicio di un felice futuro, poiché serve a tagliare tutti i rami secchi del passato e concentrarsi sul futuro. Ma tecnicamente il coltello non si regala, chi lo riceve è obbligato, secondo la tradizione, a regalare una moneta, anche di pochissimo valore, alla persona da cui lo riceve. In questo modo il coltello non servirà mai a separare l’amicizia.

Il coltello tipico di Guspini che è Sa Guspinesa

Guspini: i laboratori di maestri coltellinaiA Guspini sono presenti numerosi laboratori di maestri coltellinai, i quali realizzano dei pezzi unici dalle ammirevoli fattezze come la Sa Guspinesa. Il coltello originariamente era caratterizzato dalla lama più panciuta rispetto, ad esempio, a quella più lineare della pattadese, era caratterizzato da una lama a punta, e dal manico monoblocco ricurvo. Sa Guspinesa nella versione originale è chiamata anche a foglia di mirto. Si trattava del coltello tradizionale di Guspini, che poi ha cambiato la sua forma a seguito della legge giolittiana del 1908 che vietava il porto senza giustificato motivo dei coltelli appuntiti atti ad offendere della lunghezza superiore ai quattro centimetri, ed ha suggerito agli artigiani di realizzarne anche una versione con lama tronca, ossia con la punta mozzata, per i quali era possibile raggiungere i dieci centimetri. Questo modello viene chiamato il Guspinese a spatola, ed è diventato il coltello più in uso da parte dei minatori ai quali serviva soprattutto per mangiare. In questo modo non incorrevano così in sanzioni giudiziarie, che altrimenti sarebbero state quasi inevitabili, visti i controlli severi cui erano sottoposti, nel timore che si verificassero eventuali disordini a causa degli appartenenti ai movimenti operai.Sa Guspinesa è il coltello che è stato utilizzato, nei loro assalti, dai valorosi combattenti della Brigata Sassari, durante la Prima Guerra Mondiale.

Brevi cenni storici

Nella zona l’uomo è presente già fino dal Neolitico, ma la maggiore penetrazione si ha nel periodo nuragico, come attestano i numerosi Nuraghi presenti nel territorio, le Tombe di giganti, le pietre fitte e i pozzi sacri. Dell’insediamento umano nel territorio guspinese esistono anche testimonianze fenicio puniche, bizantine e romane. È comunque in età medievale che nasce il centro abitato vero e proprio, dato che le prime notizie risalgono a documenti Pisani del Duecento, relativi allo sfruttamento delle miniere di Montevecchio. Il centro abitato ha una struttura alto medioevale, con la chiesa di Santa Maria di Malta, fondata dai cavalieri dell’omonimo ordine, come testimonianza più antica. Successivamente entra a far parte del Giudicato di Arborea, nella curatoria di Bonorzuli. Non lontano, sul monte Arcuentu, i giudici possedevano un Castello risalente al 1100, che viene dato dal giudice Barisone I ai Genovesi nel 1164. Nel 1420, alla caduta del Giudicato, entra a far parte del Marchesato di Oristano, e nel 1478, alla definitiva sconfitta degli arborensi, passa sotto la dominazione aragonese. Gli Aragonesi incorporano il paese nella Conte di Quirra, feudo dei Carroz, e nel 1603 nel Marchesato di Quirra, feudo prima dei Centelles e poi degli Osorio de la Cueva. A questi ultimi viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Guspini: vecchia foto della miniera di MontevecchioGuspini: vecchia foto della miniera di MontevecchioDalla metà del diciannovesimo secolo Guspini ha legato la sua storia alle miniere di Montevecchio. La cittadina ha attraversato una crisi, dovuta alla chiusura delle miniere, tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta del secolo scorso, con una conseguente diminuzione dell’occupazione. Il tentativo di miglioramento delle condizioni occupazionali, con lo sviluppo del polo industriale e artigianale, dei servizi e dell’offerta turistica non ha sortito gli effetti sperati, tant’è che dalla chiusura delle miniere ad oggi si è avuto uno spopolamento della cittadina. Guspini: il Parco Eolico del Medio CampidanoDel comune di Guspini nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova del Medio Campidano. Nel 2005 è sorto nel territorio Comunale di Guspini un impianto di produzione di energia elettrica da fonti eoliche che interessa anche tre comuni limitrofi, ossia San Gavino Monreale, Gonnosfanadiga e Pabillonis, e dal febbraio 2009, quello che infine è stato denominato Parco Eolico del Medio Campidano è entrato definitivamente a regime, tanto che sul territorio di Guspini sono presenti 12 dei 35 aerogeneratori dell’installazione. In seguito nel 2016, con la abolizione della Provincia del Medio Campidano, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Guspini

A Guspini svolgono la loro attività la Banda Musicale città di Guspini, il Gruppo Folk Santa Maria di Guspini, il Gruppo Folk Tradizioni Popolari di Guspini, ed il Gruppo Folk Monte Granatico di Guspini. I loro componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località dell’Isola.

Guspini: la 'Banda Musicale città di Guspini' Guspini-Sfilata del 'Gruppo Folk Santa Maria' di Guspini Guspini-Sfilata del 'Gruppo Folk Tradizione Popolari' di Guspini Guspini-Sfilata del 'Gruppo Folk Monte Granatico' di Guspini

Tra le principali principali feste religiose che si svolgono a Guspini ricordiamo, a fine gennaio o inizio gennaio, la Festa di San Giovanni Bosco; una domenica della seconda quindicina di maggio si svolge la Festa della Beata Vergine Maria, nella chiesa della frazione Sa Zeppara; il 23 aprile, la Festa di San Giorgio nella sua chiesa campestre; a primavera, la Festa di Sant’Isidoro nella sua chiesa campestre; il 15 agosto, la Festa della Madonna dell’Assunta, ed a ferragosto la più rilevante manifestazione religiosa di Guspini è la Festa di Santa Maria di Malta, quando grazie a tale ricorrenza si celebrano otto giorni, dal 14 al 22, di rappresentazioni culturali e ricreative; a settembre la Festa di San Pio X; nel periodo compreso tra il 3 e il 17 dicembre, con il suo culmine il 6 dicembre, si svolge la Festa patronale di San Nicolò.

Guspini: il Carnevale guspineseSi svolgono, inoltre, a Guspini numerose feste e sagre, tra le quali le principali sono il Carnevale guspinese, avvenimento animato da sfilate di carri allegorici e numerosi gruppi in maschera, tra i quali alcuni dei più longevi sono Is Casermettas, La Trombetta, La Pernacchia e La città del Sole; presso le miniere di Montevecchio, a metà luglio, la Festa della birra artigianale sarda, nella Sagra denominata Birras; a fine luglio ed inizio agosto, la biennale internazionale e mostra mercato del coltello artigianale sardo, denominata Arresojas; nel penultimo week end di agosto la Sagra del Miele, manifestazione che attira numerosi turisti nella quale produttori di miele sardi espongono i loro prodotti; ed inoltre, ancora a Guspini presso il Cineteatro Murgia, la rassegna del Dicembre teatrale guspinese.

Guspini-manifesto del Carnevale Guspinese Guspini-manifesto della Sagra denominata Birras Guspini-manifesto della Sagra denominata Arreojas Guspini-manifesto della Sagra del Miele Guspini-manifesto del Dicembre teatrale guspinese

Visita del centro di Guspini

L’abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Arrivando a Guspini con la SS126 Sud Occidentale Sarda proveniente da San Nicolò d’Arcidano, dopo aver superato sulla destra della strada la vecchia Centrale elettrica di Guspini e la Stazione elettrica 150 kV funzionale al parco eolico, al chilometro 92.1 si arriva a uno svincolo, dove parte a sinistra la via Eugenio Montale, mentre proseguendo dritti si entra nell’abitato con la strada che assume il nome di via Antonio Gramsci.

I Giardinetti pubblici ed il Cimitero Comunale di Guspini

Guspini: i Giardinetti pubblici di GuspiniAllo svincolo al chilometro 92.1 della SS126 sud Occidentale Sarda, proseguiamo dritto lungo la via Antonio Gramsci, la seguiamo per seicentocinquanta metri ed arriviamo a una rotonda, dove prendiamo la prima uscita che ci fa imboccare a destra la via Guglielmo Marconi. Guspini: il Cimitero Comunale di GuspiniSeguendo la via Guglielmo Marconi, alla sinistra si vedono i Giardinetti pubblici di Guspini, un luogo spazioso, adatto per i giovani e per le famiglie, luogo di ritrovo adibito ad eventi di ogni genere. La destra della via Guglielmo Marconi costeggia il muro di cinta del Cimitero Comunale di Guspini con alcuni dei suoi ungressi, e, dopo duecentocinquanta metri, si vede alla destra la piazza Padre Pio da Pietrelcina, sulla quale si affaccia la facciata con il principale portale di ingresso del Cimitero Comunale.

Il Monumento ai Caduti

Guspini: il Monumento ai Caduti Guspini: dal Monumento ai Caduti alla chiesa parrocchialeAllo svincolo al chilometro 92.1 della SS126 sud Occidentale Sarda, proseguiamo dritto lungo la via Antonio Gramsci, la seguiamo per seicentocinquanta metri ed arriviamo a una rotonda, proseguiamo lungo la via Antonio Gramsci che percorre da nord est a sud ovest l’abitato, e, dopo altri seicento metri, vediamo, alla destra della strada, la piazza 4 Novembre. In questa piazza si trova il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, un monumento a cippo costituito da un alto basamento di granito privo di iscrizioni, sormontato da una scultura che rappresenta una figura di soldato in combattimento. Il monumento è stato realizzato nell’ultimo quarto del ventesimo secolo, tra il 1975 ed il 1999.

La chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira o San Nicolò Vescovo

Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira o San Nicolò Vescovo nella piazza ventesimo SettembreDall’altro lato della strada, alla destra della via Antonio Gramsci, si costeggia la fiancata della chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira, la cui facciata si affaccia sulla piazza che si sviluppa appena poche decine di metri più avanti, alla destra, e che è la piazza ventesimo Settembre, la piazza centrale di Guspini. La chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira o di San Nicolò Vescovo che si contraddistingue per il bel rosone che campeggia nella facciata, è stata edificata con inizio nel 1611 ad opera dei maestri Giovanni Antonio Pinna di Cagliari e Antioco Flores di Sardara e proseguito negli anni successivi anche con il contributo dei cagliaritani Antioco Marongiu, Francesco Muccelli e Giovanni Antioco Dessi. Intorno al 1625 l’edificio presentava una navata unica, a copertura lignea retta da archi trasversali, terminate in una Cappella presbiterale voltata con due cappelle ad essa adiacenti. Risalirebbe a questa fase la facciata con coronamento decorato da merli a pettine ed un magnifico rosone traforato a giorno da motivi pienamente gotici, forse derivati da diretti esempi di cultura catalana, poco diffusi nell’isola rispetto alla maggioranza assimilabile a modelli provenienti dal meridione della penisola italiana. Peculiare è il portale disegnato da una modanatura che nel tratto orizzontale superiore si flette in un arco a ferro di cavallo e nel culmine di ognuno dei due tratti verticali termina in una nicchia archiacuta ospitante due notevoli ritratti marmorei quasi simili che rappresentano probabilmente Filippo II di Spagna. Nel tempo è scomparsa l’effige del Santo, o il fiorone gotico, che era scolpito alla sommità della modanatura arcuata. Il campanile viene edificato fra il 1672 e il 1723, terminato nel 1723, a pianta quadrata e con terminazione piana.

Guspini: arrivo alla chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: veduta da sinistra Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: veduta davanti Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: facciata Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira-magnifico rosone traforato Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: il portale Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: ritratto marmoreo sul portale Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: campanile

Originariamente la chiesa doveva essere a croce latina. In seguito sono state aperte quattro cappelle, due per ogni lato. Le cappelle sono poi diventate otto, e la copertura lignea ha lasciato il posto a una volta a botte sostenuta da sottarchi. Nel 1788 lo sfondamento dei divisori fra le cappelle ha creato due pseudo navate. Tutte le cappelle sono voltate a botte e sono state decorate da finti lacunari e altri motivi decorativi dipinti. Nelle prime cappelle sono state adagiate quattro preziose campane, una del 1327 recante gli stemmi d’Aragona insieme con quelli arborensi, una del 1698 proveniente dalla chiesa di Santa Maria dove stata sostituita con una copia, un’altra fusa a Venezia nel settecento. Quando suonano insieme, la terza rimane muta perchché la sua nota e uguale alla quarta campana.

Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: la campana grande sulla facciata anteriore e la quarta campana sulla facciata posteriore Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: la seconda campana sulla facciata sinistra e la terza campana sulla facciata destra

L’interno della chiesa presenta, oggi, una fusione di elementi tardogotici e rinascimentali. La chiesa è rivestita da una ricca decorazione murale che risale al 1904, restaurata completamente nel 2009. Le campate centrali ospitano figure angeliche, in questa prospiciente la Cappella presbiterale sono dipinti una croce e due evangelisti, mentre gli altri due sono dipinti nella campata d’ingresso. Anche la Cappella presbiterale, voltata a botte e meno alta e ampia della navata, conserva un affresco raffigurante angeli che trasportano la croce. L’ingresso del coro, è occupato dall’altare maggiore di marmo del 1904, dominato da una statua del Santo Vescovo cui si allineano due angeli, e che conserva il Paliotto del 1727 appartenente al precedente altare ligneo non pervenutoci.

Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: interno Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira-e volte decorate Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: l’altare maggiore Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: Cappella con la Vergine dei Sette Dolori Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: Cappella laterale Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: crocifisso attribuito a Giovanni Angelo Puxeddu Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: San Giorgio che ucide il drago Guspini: chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira: San Nicola di Bari

Fra le tante sculture di pregio, sono degne di attenzione nella prima Cappella a sinistra il San Sebastiano, nella terza Cappella a sinistra il San Giuseppe e il seicentesco San Giovanni Battista, nella quarta Cappella a sinistra la Vergine dei Sette Dolori e il Crocifisso del 1634 attribuito a Giovanni Angelo Puxeddu, nella seconda Cappella a destra la statua del Cristo deposto, nella terza Cappella a destra un organo a canne del 1768 costruito dall’organaro lombardo Giuseppe lazzari che aveva sede a Cagliari nel quartiere Marina, organo dotato di un somiere meccanico e pedaliera unita alla tastiera che è stato recentemente restaurato e riportato all’antico splendore, ed inoltre nella quarta Cappella a destra la statua di San Pietro, e nella sacrestia un bel San Nicola di Bari attribuito a Giuseppe Antonio Lonis. L’arredo marmoreo comprende anche un bel fonte battesimale del 1766. Il tesoro custodisce notevoli argenti, tra i quali una bellissima croce processionale e un turibolo a tempietto tardo gotici.

Guspini-Festa di San Nicolò Vescovo-ocandinaGuspini-Festa di San Nicolò Vescovo-Santo per la processioneA Guspini, per una durata di una quindicina di giorni tra il 3 e il 17 dicembre, si svolge la Festa patronale di San Nicola di Mira o di San Nicolò Vescovo, che è la Festa patronale del paese, che raggiunge il suo culmine il 6 dicembre, data della ricorrenza della morte del Santo. La Festa si svolge con la processione e celebrazioni religiose, alle quale si affiancano numerose manifestazioni civili. I festeggiamenti sono organizzati dal comitato San Nicolò. Il luogo delle celebrazioni religiose è, dopo la processione che percorre le strade del paese, la chiesa San Nicolò, mentre le manifestazioni civili si svolgono nella piazza ventesimo settembre e nel Cineteatro Murgia.

Il Museo dell’arte fabbrile e del coltello ospitato nella casa Agus Atzeni

Dalla via Antonio Gramsci, passata la piazza ventesimo Settembre, abbiamo presa a destra la via Giuseppe Mazzini. Se la seguiamo per circa centoquaranta metri, svoltiamo a destra nella via Giovanni Antonio Sanna, dopo un centinaio di metri incrocia la via Armando Diaz, la prendiamo verso sinistra e vediamo subito, alla destra della strada, ai civici numero 30 e 32, la Casa Agus Atzeni che si inserisce all’interno del percorso Domus Guspini, un itinerario che ripercorre luoghi di valorizzazione e promozione della cultura materiale e immateriale del territorio. Guspini: ingresso della casa Agus AtzeniNata come casa padronale di un proprietario terriero, ha subito nel tempo varie trasformazioni, comunque la tipologia dell’edificio richiama le case campidanesi, costruite con mattoni in terra cruda, copertura in tegole, ampio cortile, loggiati e grande portale. Questa casa padronale per un periodo  di tempo ha ospitato il laboratorio di un fabbro, i cui attrezzi ed utensili sono tuttora conservati in loco. L’officina del fabbro fa parte dell’allestimento di quello che sarà il Museo dell’arte fabbrile e del coltello che verrà ospitato dall’antica struttura al fine di valorizzare l’arte della lavorazione del ferro e delle lame molto diffusa in tutto il territorio, basti pensare alla ricca produzione di lame e coltelli a Guspini, Arbus, Gonnosfanadiga e Villacidro, ed anche alla maestria di certi artigiani cui si devono i decori in ferro battuto di molte abitazioni d’epoca.

Il Museo di Guspini ospitato nella casa Murgia

Guspini: il Museo nella casa MurgiaPresa la via Giuseppe Mazzini, dopo averla seguita per circa centoquaranta metri, svoltiamo a sinistra nella via Dante Alighieri e, dopo un centinaio di metri, troviamo a sinistra la via Francesco Petrarca, subito all’inizio della quale, alla destra, al civico numero 2, si trova la Casa Murgia che si inserisce all’interno del percorso Domus Guspini, un itinerario che ripercorre luoghi di valorizzazione e promozione della cultura materiale e immateriale del territorio. L’allestimento museale della casa Murgia a Guspini permette di percorrere parallelamente due importanti realtà sarde, da una parte la vicenda privata dei proprietari della dimora che erano dei ricchi possidenti terrieri di Guspini, e parallelamente una mostra espositiva che accompagna i più giovani alla scoperta delle principali attività agricole sarde. Il percorso Museo di Guspini ha come punto di partenza le stagioni dell’anno, intese come metafora della vita umana e come scansione dei lavori del ciclo agrario. L’allestimento museale della casa Murgia di Guspini è costituito da tre livelli rappresentati simbolicamente dai tre piani della dimora. Al piano terra, le testimonianze che tracciano l’immagine pubblica della famiglia legata alle vicende storiche del periodo. Al primo piano, traendo spunto dallo status di proprietari terrieri si delinea il profilo del territorio e delle attività connesse, scandite dal ciclo agrario e dalle stagioni. Il secondo piano costituisce il sacrario delle memorie più intime e private ed è inoltre una ricostruzione in un tipico dormitorio sardo. La casa è stata acquisita dal Comune di Guspini che, con questa Casa Museo intende conservare e valorizzare non solo la memoria di una vicenda umana, ma anche un percorso storico legato alle attività principali dell’isola sarda legate alle stagioni, come ad esempio la viticoltura, l’ovicoltura, la raccolta del grano con curiosità e dettagli interessanti sia per i più giovani che per gli adulti.

Guspini: il Museo nella casa Murgia Guspini: il Museo nella casa Murgia

La ex Scuola elementare Sanna dove sorgeva la chiesa di Sant’Alessandro

Guspini: la ex Scuola elementare Sanna dove sorgeva la chiesa di Sant’AlessandroLungo la via Antonio Gramsci, passata la piazza ventesimo Settembre, si trova un incrocio dove parte a destra la via Giuseppe Mazzini ed a sinistra la via Giacomo Matteotti, mentre la prosecuzione della via Antonio Gramsci è la via Santa Maria. Prendiamo a destra la via Giuseppe Mazzini, che un tempo si chiamava via Umberto I, la seguiamo per circa duecento metri e, passata a destra la via Alessandro Volta, vediamo l’edificio che ospitava la ex Scuola elementare Sanna, il cui ingresso si trovava sulla successiva traversa a destra, che è la via Montevecchio. Dove oggi è la ex Scuola elementare, in corso di ristrutturazione, si trovava la chiesa di Sant’Alessandro che fino agli inizi del seicento era la chiesa principale del paese.

I resti dell’antico Mastio aragonese

Guspini-Resti della Torre dell’antico Mastio aragonesePresa la via Montevecchio, dopo appena una trentina di metri incrociamo la via Niccolò Ferracciu, la prendiamo verso destra e vediamo subito, alla sinistra della strada, quello che resta di una fortificazione del tredicesimo secolo detta il Mastio aragonese usata per controllare la zona mineraria di Montevecchio, andata in disuso sotto la dominazione spagnola, della quale rimane ancora oggi parte della muratura ed una torre a pianta grossomodo quadrata, che oggi ha copertura a volte nel piano terra e a capriate lignee nel primo piano. In tutta la Sardegna nel 1576 e nel 1630 si registrano le maggiori stragi per peste, e anche a Guspini viene imposto di isolare chi ne sia colpito per evitare contagi. Attorno al mastio si costruiscono capanne di paglia e fango come luogo di isolamento e di morte, in un’area recintata chiusa e custodita da guardie. Dopo il 1630, finita la seconda ondata della peste, le capanne vengono distrutte, nella chiesa di Sant’Alessandro cessano le celebrazioni liturgiche e vi resta soltanto la sede della Confraternita del Rosario.

Su quella che doveva essere la chiesa di San Sebastiano nasce l’ex Monte Granatico

Per rispettare un voto della cittadinanza a San Sebastiano, invocato per porre fine alla grave pestilenza, alla sua conclusione sui ruderi del mastio nasce la chiesa di San Sebastiano ma questa chiesa non entra mai in funzione, perché, secondo quanto scritto nel Dizionario di Vittorio Angius e Goffredo Casalis, Caddero le volte e non si pensò più a restaurarla. In seguito dal 1686, i locali dell’antica chiesa vengono utilizzati come Monte Granatico e a Guspini sorge uno dei primi Monti Frumentari della Sardegna, per svolgere un’importante funzione sociale fornendo ai contadini poveri il grano necessario alla semina ed evitando loro di ricorrere agli usurai, in cambio essi offrono un pò del loro lavoro nelle proprietà della chiesa. L’edificio si vede ancora oggi a fianco della Torre del Mastio aragonese, mentre il suo ingresso si trova sulla fiancata destra dell’edifico, lungo la via Niccolò Ferracciu.

Guspini: l’ex Monte Granatico di Guspini Guspini: ingresso dell’ex Monte Granatico di Guspini

Il Museo monte tempo nei locali che appartenevano all’ex Monte Granatico

Guspini: il Museo monte tempoNel 1867, la struttura dell’ex Monte Granatico passa sotto il controllo dell’amministrazione Comunale, e viene utilizzata per diversi scopi sempre legati all’attività agricola, divenedo sede della Cassa Comunale di Credito Agrario, e poi di una banca privata. L’edificio ha un corpo principale, rialzato su un terrapieno, di forma rettangolare allungata cui si accosta, sul lato opposto a quello dell’ingresso, le Torre del Mastio aragonese. La struttura dell’ex Monte Granatico, restaurata, ospita oggi il Museo monte tempo che si inserisce all’interno del percorso Domus Guspini, un itinerario che ripercorre luoghi di valorizzazione e promozione della cultura materiale e immateriale del territorio. Dedicato alla storia locale, questo Museo racconta ai guspinesi e ai visitatori la storia dei luoghi dell’agro di Guspini e degli uomini che li hanno abitati. Grazie ai documenti e ai reperti presenti nell’esposizione, è possibile conoscere la storia di Guspini dal primo insediamento nuragico, passando per il periodo punico e fenicio ricco di scambi commerciali e terminando con la storia medievale, che racchiude influenze Pisane e templari. Non manca una sezione dedicata alla modernità, a partire dall’ottocento, con l’apertura delle miniere e degli impianti, le lotte di classe del novecento e la formazione di un nuovo substrato sociale ed economico con la fine della rivoluzione industriale. Il percorso segue un ordine cronologico, e il tempo è la chiave centrale di questo Museo, dato che il lavoro, le trasformazioni politiche e sociali, la quotidianità… tutto deve sottostare allo scorrere della sabbia nella clessidra dell’universo, al ticchettio dell’orologio cosmico. Si tratta di un Museo in divenire, proprio come il tempo che scorre.

Guspini: interno del Museo monte tempo Guspini: interno del Museo monte tempo

Il Municipio di Guspini

Dalla piazza ventesimo Settembre, presa verso sud ovest la via Antonio Gramsci, che continua sulla via Santa Maria e, dopo poco meno di un centinaio di metri, subito prima di dove la via Santa Maria svolta verso sinistra, prendiamo a sinistra la via don Giovanni Minzoni, dove dopo una cinquantina di metri, al civico numero 10, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Guspini, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici che forniscono i loro servizi ai cittadini. Nel 1876 il Comune di Guspini ha deliberato la costruzione del nuovo palazzo municipale, ampliato successivamente con un progetto datato 1906. Risale al 1911 il disegno di uno scrittoio da utilizzare per l’allestimento della sala consiliare. Il disegno ricercato della facciata e l’attenzione per gli interni denotano una volontà di abbellimento del paese, a cominciare proprio dalla sua struttura principale. Nel 1992 è stato progettato un ulteriore ampliamento che prevedeva anche la nuova sala consiliare. Nel recente passato l’Amministrazione Comunale ha provveduto al restauro artistico delle pareti decorate, dei mobili esistenti della sala consiliare, allestendola con arredi originari del periodo in modo da riportarla al suo antico splendore.

Guspini: la sala del cine Teatro Murgia Guspini: la sala del cine Teatro Murgia

Il Cineteatro Murgia

Guspini: la sala del cine Teatro MurgiaDalla via Antonio Gramsci, prendiamo la sua prosecuzione che è la via Santa Maria. Seguendo la via Santa Maria per un centinaio di metri, proprio dove la via Santa Maria svolta verso sinistra, prosegue invece dritta la via Pio Piras. Lungo quasta strada, al civico numero 2 della via Pio Piras, ad angolo con la traversa a destra che è la via Giuseppe Garibaldi, si trova l’edificio che ospita il Cineteatro Murgia. Questo cinema e Teatro contiene una sola sala con un centinaio di posti, nel quale propone spettacoli teatrale e rassegne cinematografiche, oltre ad ospitare manifestazioni ed eventi come ad esempio la rassegna del Dicembre teatrale guspinese.

L’ex deposito dell’acqua conosciuto come su Depositu

Guspini: l’ex deposito dell’acqua conosciuto come su DeposituPresa la via Pio Piras, la seguiamo verso sud ovest per duecentosettanta metri e, subito dopo aver passato una traversa a sinistra in salita, prendiamo sempre a sinistra la via Giuseppe Verdi, la seguiamo per duecento metri e, al centro di un bivio lungo la strada, si vede l’Ex deposito dell’acqua. L’edificio in stile neoclassico, situato ai piedi del monte Santa Margherita,̀ conosciuto in lingua come Su Depositu, è stato realizzato nel luogo nel quale, in occasione della costruzione dell’acquedotto, si è ubicato il serbatoio pubblico dell’acqua. Qui le famiglie del paese si recavano per approvvigionarsi dell’acqua potabile, usufruendo dei rubinetti pubblici appositamente installati. Risale al 1923 il primo progetto del pubblico acquedotto, i lavori hanno inizio nel 1924 e si concludono nel 1926. E da allora Su Depositu diviene un luogo identitario per gli abitanti, che amano trascorrere qui il tempo a scambiare due chiacchiere, godersi la natura, l’aria fresca e il panorama.

La chiesa di Santa Maria di Malta

Guspini: chiesa di Santa Maria di Malta: la facciata prima del restauroDalla piazza ventesimo Settembre, presa verso sud ovest la via Antonio Gramsci, che continua sulla via Santa Maria, dopo poco meno di un centinaio di metri la via Santa Maria svolta verso sinistra, la seguiamo per un altro centinaio di metri e, subito dopo aver superato la deviazione a sinistra sul viale della Libertà, troviamo la piazza Santa Maria, mentre la via Santa Maria prosegue verso destra. Nella piazza si trova la chiesa di Santa Maria di Malta della quale non si conosce la data esatta della fondazione, ma su un muro maestro è scolpita la data 985. Si ritiene che la chiesa di Santa Maria fosse parte integrante di un Convento di monaci di rito greco bizantino, che favorivano una società basata, anziché sul concetto romano della proprietà privata, su quello cristiano della solidarietà collettiva, dato che i religiosi coltivavano le terre circostanti o le facevano coltivare ai laici, difendendole dall’abbandono e dall’inselvatichimento. Attorno ad essi presto si erano raggruppate famiglie di allevatori e contadini, che ponevao la chiesa al centro di un piccolo mondo economico autosufficiente, ed i prodotti eccedenti le esigenze della comunità venivano venduti facendo nascere così un mercato e una fiera del bestiame, che aveva il suo apice il 15 agosto, in occasione della Festa di Santa Maria Assunta, ancora oggi celebrata. Certo è che nel dodicesimo secolo questa chiesa diviene sede dell’ordine cavalleresco religioso degli ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, detti Gerosolimitani, con il sostegno di Guglielmo di Capraia, Giudice de facto di Arborea, che probabilmente finanzia opere edilizie per ampliarla, come risulta dall’aggiunta del simbolo del casato, una protome caprina, al termine destro dell’architrave del portale principale della facciata, e dalla croce a otto punte scolpita sopra l’architrave del portale laterale sinistro, confermata dall’avvenuto rinvenimento durante i lavori di restauro, sotto l’intonaco, di una croce a otto punte dipinta in una parete interna dell’edificio. Successivamente, la chiesa viene ereditata dall’ordine dei Cavalieri di Malta, che si attestano a Guspini nel sedicesimo secolo, ed al suo nome Santa Maria viene aggiunta la definizione Di Malta. Erano anch’essi devoti al rito greco bizantino, per questo nella chiesa è presente una statua lignea dell’Assunta dormiente, e non assunta in cielo come avviene invece nelle Chiese cattoliche.

Guspini: chiesa di Santa Maria di Malta: veduta da sinistra Guspini: chiesa di Santa Maria di Malta: la facciata dopo il restauro Guspini: chiesa di Santa Maria di Malta: veduta da detsra Guspini: chiesa di Santa Maria di Malta: la protome caprina sulla facciata Guspini: chiesa di Santa Maria di Malta: la croce a otto punte sulla facciata

La chiesa viene restaurata nel 1997, consolidando il tetto, rialzando i muri, e riportando alla sua semplicità l’abside. Viene, inoltre, rimosso gran parte dell’intonaco che per lunghissimo tempo aveva coperto le varie tonalità della pietra che forma l’edificio. Nel 2013, inoltre, la facciata della chiesa viene interessata a lavori che ulteriormente evidenziano le sue precedenti fattezze. Della fabbrica iniziale la chiesa conserva soltanto la facciata di forme romaniche, mentre l’aula è stata ricostruita nel diciottesimo secolo. Al centro della facciata si apre il portale sopraccigliato, sormontato da un’ampia finestra e da una serie di archetti che seguono l’andamento degli spioventi. Al di sopra di questi si trovano conci con alloggi per bacini ceramici. L’edificio ha oggi tre navate con copertura lignea spartite da arcate che si impostano su pilastri a pianta quadrata, ed abside semicircolare orientata ad est rispettando le antiche regole che volevano le Chiese orientate verso Gerusalemme così che, entrando da ovest, simbolo del buio e del peccato, e procedendo attraverso la navata verso l’altare maggiore, l’uomo si avvicina alla luce della verità. La luce entra all’interno da monofore collocate nella parte alta della navata centrale, così come nelle navatelle laterali.

Guspini: chiesa di Santa Maria di Malta: interno Guspini: chiesa di Santa Maria di Malta: l’altare maggiore Guspini: chiesa di Santa Maria di Malta: tela raffigurante l’assunzione di Maria sopra la teca con il suo simulacro Guspini: chiesa di Santa Maria di Malta-Simulacro di Santa Maria

Nella zona presbiteriale si conservano una cornice di imposta decorata ed una acquasantiera in pietra vulcanica dove si intravede una epigrafe parzialmente leggibile. All’interno della chiesa si conservano alcuni arredi sacri di grande importanza, come l’altare maggiore in marmo finemente decorato e un’acquasantiera in trachite grigia, una tela dipinta da Michelangelo Medici del 1796 raffigurante l’assunzione di Maria, mentre nel campanile a vela era presente una campana in bronzo con iscrizione, datata 1698, sostituita nel 1987 con una copia.

Guspini-Festa di Santa Maria ossia 'sa Festa Manna'Ogni anno a Guspini in occasione del ferragosto si rinnova il tradizionale appuntamento con Sa Festa Manna. Dal 14 al 22 agosto Guspini mette l’abito delle feste, e sfoggia un ricco programma per la Festa in onore di Santa Maria Assunta, che, come dice la religione cattolica, viene assunta in cielo. Una Festa che sembra fondersi con la storia, forse con la vicinanza della Spagna, forse, c’è chi lo sostiene addirittura bizantina. Prima grande recitazione di rosari, all’interno della chiesa di Santa Maria, dove si canta pure Is coggius, composto da strofe di sei versi più altri due come ritornello. Poi, due giorni prima del ferragosto, la vestizione della statua dormiente di Santa Maria. L’oro e l’argento nelle vesti che accompagneranno il simulacro dell’Assunta per tutte le celebrazioni sono evidenti e danno l’idea della tradizione popolare, segno di grazie ricevute come le collane che la statua porta al collo. Infine una processione, nella mattinata del ferragosto, per le strade dell’abitato, sino alla chiesa che la ospiterà per otto giorni esatti. Si tratta di una Festa davvero popolare, che vede la comunità riunita per i grandi festeggiamenti, e per la quale, da sempre, anche gli immigrati tornano al paese. Canti, balli, dolci tipici da gustare nelle immancabili bancarelle e tanta buona cucina sono gli ingredienti base di tutte le più importanti feste paesane, alla cui tradizione Guspini aggiunge consuetudini particolarissime come la caratteristica infiorata.

Guspini-Festa di Santa Maria ossia 'sa Festa Manna' Guspini-Festa di Santa Maria ossia 'sa Festa Manna' Guspini-Festa di Santa Maria ossia 'sa Festa Manna'

La fonte chiamata Sa Mitza de Santa Maria

Guspini: la piazzetta lungo la via Santa Maria con la scala che scende in via Eleonora d’ArboreaPassata la piazza Santa Maria, proseguiamo a destra della chiesa con la via Santa Maria, e la seguiamo per circa duecento metri, fino a vedere, alla sinistra della strada, una piazzetta con tre panchine in granito locale. Proprio all’inizio di questa piazzetta, una scala in discesa porta alla sottostante via Eleonora d’Arborea, nella quale si trova una piazzetta con la fonte detta Sa Mitza di Santa Maria conosciuta anche come Sa Mitza de s’acqua bella. Ad essa si serebbe potuti arrivare anche seguendo la via Santa Maria per circa centitrenta metri, e prendendo sulla sinistra la deviazione nella parallela un poco più in basso via Eleonora d’Arborea, che dopo un centinaio di metri ci avrebbe portati a vedere sulla destra la fonte. Dalle fonti d’archivio, questa fonta viene definita Funtana Sumius, termine che, secondo alcuni autori, troverebbe la sua origine nel sardo Sumì che significa trasudare, gocciolare, poichché, anche attualmente, e nonostante l’abbassamento delle falde, essa è una fonte perenne di acqua sorgiva. Fino agli anni ottanta del novecento era ancora possibile, per i guspinesi, approvvigionarsi a questa fonte, che era dotata di rubinetti. In seguito la fontana è stata chiusa a causa dell’inquinamento delle sue falde.

Guspini: la fonte chiamata Sa Mitza de Santa Maria Guspini: la fonte chiamata Sa Mitza de Santa Maria

Secondo alcuni autori, la fonte sarebbe da ricollegare ad un antico centro di età romana documentato dal ritrovamento, sul retro del Civico 212 della via Santa Maria, di una moneta in bronzo di età imperiale, dal ritrovamento a una distanza di duecento metri di tessere di mosaico romane, e a una distanza di quattrocento metri, durante i lavori per la realizzazione della via Carbonia, di una necropoli romana di età imperiale, che ha restituito tre urne cinerarie, anforette, una lucerna e alcune monete. Il possibile utilizzo in età romana di questa sorgente, alla quale si attribuivano poteri terapeutici, sarebbe proseguito nell’età bizantina e dopo, quando il sito appare strettamente legato all’attività dei monaci eremiti insediatisi nell’area dove attualmente sorge la chiesa di Santa Maria.

Il Museo del grano ospitato nel mulino Garau

Come tutti gli altri paesi della zona, la storia di Guspini fonda le sue radicisu un sistema economico agropastorale, nel quale fonte principale di vita e di sostentamento era il grano e il suo principale derivato, il pane. La coltivazione e trasformazione dei cereali è sempre stata al centro della vita economica e sociale del paese. Alla sinistra della via Santa Maria, subito dopo la piazzetta con le tre panchine, si vede l’edificio che ospitava il Mulino Garau un edificio molto grande che si sviluppa tra questa strada e la sottostante via Eleonora d’Arborea, nella quale si sviluppa subito alla sinistra della fonte Sa Mitza de Santa Maria, e si inserisce all’interno del percorso Domus Guspini, un itinerario che ripercorre luoghi di valorizzazione e promozione della cultura materiale e immateriale del territorio.

Guspini: l’edificio che ospita il mulino Garau nella via Santa Maria Guspini: l’edificio che ospita il mulino Garau nella via Eleonora d’Arborea

Il mulino inizia la sua attività intorno al 1918 ad opera dei fratelli Garau, e rappresenta il simbolo dell’evoluzione nell’utilizzo delle fonti energetiche nel processo di trasformazione del grano, dalla forza motrice dell’acqua del fiume, utilizzata per il funzionamento dei numerosi mulini ad acqua, presenti lungo il fiume, si passa all’energia elettrica a partire dal 1923. Guspini-Macchinari all’interno del mulino GarauIl mulino procede con innovazione dei macchinari fino al 1983, periodo durante il quale produce farina, semola e crusca, mentre niente viene buttato via, e gli scarti servono ad alimentare il bestiame. L’attuale impianto risale al 1973 e prevede una lavorazione a dodici passaggi, quattro in più rispetto al precedente impianto, sistema che garantiva la lavorazione di una maggior quantità di grano. Purtroppo la crisi e la trasformazione delle abitudini alimentari hanno provocato il declino della sua attività, e ne hanno decretato la chiusura. Il recupero della struttura, conservatasi in ottime condizioni, e dei macchinari, custoditi al suo interno, con la costituzione del Museo del grano avrà lo scopo di coniugare l’aspetto didattico a quello gastronomico, illustrando le fasi del processo di trasformazione che dal grano porta alle farine e da queste al pane, alla pasta secca e fresca, ai dolci…

Le case a corte

Passata la piazza Santa Maria, proseguiamo a destra della chiesa con la via Santa Maria, e la seguiamo per circa centitrenta metri, e prendiamo sulla sinistra la deviazione nella parallela un poco più in basso via Eleonora d’Arborea, la seguiamovper un’ottantina di metri, poi prendiamo a sinistra la via Caprera, e, dopo una trentina di metri, vediamo al civico numero 23 la principale delle case a corte situate lungo la via Caprera. Questo, come molti altri edifici disseminati nei vicoli e negli angoli dell’abitato, offrono allo sguardo attento scorci suggestivi e tipologie costruttive di particolare interesse.

Guspini-Tipica casa a corte in via CapreraLe Case a corte sono tipiche costruzioni rurali di fine ottocento che, per la disposizione degli spazi interni ed esterni, confermano la tradizione agro pastorale e le tecniche costruttive del territorio. La struttura a corte testimonia l’uso degli spazi asserviti alle funzioni principali dell’attività contadina, ed ai processi di trasformazione dei prodotti della terra. Il grande cortile interno è il perno attorno al quale ruotano gli spazi abitativi e di lavoro, e le Lollas. Al momento è in corso un importante progetto di recupero delle loro strutture, che si inserisce all’interno del percorso Domus Guspini, un itinerario che ripercorre luoghi di valorizzazione e promozione della cultura materiale e immateriale del territorio. La principale casa a corte è destinata ad ospitare il centro di accoglienza turistica e di promozione delle produzioni artigianali locali e un allestimento museale, dedicato in particolar modo ad alcune delle produzioni artigianali che connotano Guspini e i suoi abitanti, ossia la produzione di miele, torrone e formaggio.

La chiesa parrocchiale di San Pio X

Passata la piazza Santa Maria, proseguiamo a sinistra della chiesa con il viale della Libertà che, dopo Duecentottanta metri, continua con il nome di via Cagliari, la percorrriamo per una settantina di metri e svoltiamo a destra nella via Sassari, che si dirige verso sud. Dopo una trentina di metri, si vede, alla sinistra della strada, al civico numero 31 della via Sassari, la facciata della chiesa di San Pio X che è la seconda parrocchiale di Guspini realizzata per assistere la popolazione sud orientale dell’abitato nel quartiere Case Popolari. Il progetto iniziale, del 1958, prevedeva la realizzazione di un edificio e di una torre campanaria rifiniti esteriormente con pietra a vista. Questo primo progetto non è stato, però, rispettato, perchché per motivi probabilmente di ordine economico il previsto campanile non è stato costruito. Alla fine del 1958, nonostante le difficoltà iniziali, i lavori iniziano e l’impresa appaltatrice avvia la costruzione della Cripta. I lavori si sono protratti per alcuni anni, e, nel 1963, appena realizzati i muri perimetrali e il solaio, si è cominciato ad officiare la messa domenicale per circa due anni. La chiesa è stata, successivamente, consacrata nel 1966. L’edificio ha un aspetto moderno, con una pianta rettangolare e una struttura portante di travi in ferro e cemento. La facciata intonacata in un colore beige è asimmetrica, bassa, preceduta da una corta scalinata e incorniciata da due scenografiche palme. Il portone maggiore, ligneo, introduce all’interno, costituito da un’unica navata centrale con volta a botte, sostenuta da sette arcate a simboleggiare altrettanti sacramenti. La mensa occupa una posizione centrale nella chiesa, alla sua sinistra è situato l’altare consacrato all’Immacolata Concezione, mentre a destra si trova la Cappella dedicata al Santissimo Sacramento.

Guspini: chiesa parrocchiale di San Pio X: esterno Guspini: chiesa parrocchiale di San Pio X: interno Guspini: chiesa parrocchiale di San Pio X: altare Guspini: chiesa parrocchiale di San Pio X: Cappella laterale Guspini: chiesa parrocchiale di San Pio X: la Cripta

Guspini: il processione per la Festa di San Pio XL’altare principale è stato, in seguito, impreziosito da un affresco sull’ultima cena, opera della artista Antonella Cappuccio, realizzato in occasione del quarantesimo anniversario di costituzione della parrocchia. Ogni anno, presso questa chiesa, a settembre si svolge la Festa di San Pio X, con cerimonie religiose che entrano nel vivo con la processione con il simulacro del Santo accompagnata dal gruppo folk e con grande partecipazione di fedeli, alla quale fa seguito la messa solenne nella chiesa parrocchiale. Seguono anche numerose manifestazioni civili che si svolgono all’interno del quartiere Case Popolari, per il quale è stata realizzata questa chiesa parrocchiale.

Il Tarthesh Hotel

Dalla chiesa parrocchiale di San Pio X, prendiamo verso nord la via Sassari, che, dopo poco più di duecento metri, sbocca sulla via Giacomo Matteotti. La prendiamo verso destra e la seguiamo per circa ottocento metri, superando una rotonda, poi prendiamo a sinistra la via Parigi, lungo la quale, dopo circa duecento metri, arrviamo di fronte al bellissimo Tarthesh Hotel.

L’importante Tarthesh Hotel si trova a Guspini. un’inaspettata oasi di lusso e classe in questa zona priva di interesse turistico, ma che diviene punto di partenza per girare l’entroterra e, soprattutto, la costa e le spiagge, delle quali la più vicina si trova a soli 15 minuti di distanza. Al sui interno, suggestioni etniche, influenze arabe ed iartigianato sardo in ambienti moderni ricchi di fascino. Splendidi anche il giardino e la piscina. In esso è possibile godersi la tranquillità nel grande giardino o nella piscina all’aperto con vasca idromassaggio, o ancora concedetersi uno dei tanti massaggi terapeutici e rilasSanti, come ad esempio quelli di riflessologia.

I Basalti Colonnari un monumento naturale riconosciuto come patrimonio dell’umanità

A Guspini esiste un monumento naturale rarissimo, i Basalti Colonnari ossia una parete alta venti metri di prismi di basalto che sembrano scanalature scolpite dall’uomo, per recarci a visitare i quali, da dove dalla via Sassari avevamo preso la via Giacomo Matteotti, la percorriamo per circa centotrenta metri poi prendiamo a sinistra la via papa Giovanni XXIII, che, dopo un centinaio di metri, sbocca sulla via Giovanni Spano. Prendiamo a sinistra la via Spano e, dopo un’ottantina di metri, subito prima del civico numero 19, troviamo alla destra della strada la scalinata che porta a visitare i Basalti Colonnari.

Guspini: i Basalti Colonnari di Guspini monumento naturale riconosciuto come patrimonio dell’umanitàSi tratta di una formazione a prismi esagonali risalenti dai 3 ai 12 milioni di anni, un incredibile monumento naturale il quale si trova sul monte Cépara, Cuccur ’e Zéppara che significa piccola cima, un colle alto poco più di centocinquanta metri che sorge dentro il centro abitato di Guspini. La formazione ha un origine antichissima, che risale al Pliocene, e deriva dal raffreddamento molto lento della lava del complesso vulcanico del monte Arcuentu sotto il quale si trovava un serbatoio magmatico. Durante il Pliocene, il magma basaltico fuoriesce lentamente, attraverso strette fenditure della roccia, e, non potendosi espandere lateralmente, la lava genera la formazione delle scanalature longitudinali. Il fenomeno dà origine a una parete di prismi del diametro di circa venti o trenta centimetri, ordinati, uno accanto all’altro, che ricordano appunto le canne di un organo. Un tempo quel versante del colle era utilizzato come cava da cui estrarre materiali da costruzione, e gli scavi, abbandonati da tempo, hanno messo in evidenza la struttura interna della lava. Esistono pochissimi esempi in Italia di colonnati basaltici, in Veneto e Sicilia, in Europa se ne trovano solo in Islanda e nel resto del mondo in Patagonia e India. In Sardegna, terra antica, se ne possono ammirare nel Marghine del Gollei, tra Oliena e Dorgali, o a Cuglieri, a capo Nieddu. Intorno allo stesso monte Arcuentu esistono altri esempi di questo genere, ma nessuno è perfetto e regolare come quello di Cuccuru ’e Zeppara, tanto che la Regione Sardegna lo ha nominato monumento naturale, e l’Unione Europea lo ha riconosciuto come patrimonio dell’umanità.

I resti del forno per la produzione della calce

Guspini-Resti del forno per la produzione della calce detto 'su Forru de Dottor Cadeddu'Proseguiamo lungo la via Giovanni Spano per quasi duecentocinquanta metri, fino a che questa strada sbocca sulla via Giuseppe di Vittorio. La prendiamo verso destra e dopo circa centocinquanta metri, prima dell’incrocio a destra con la via Novella, si vede in uno spiazzo di terreno incolto i resti di una struttura in blocchi di granito nota ad alcuni come Su Forru de Dottor Cadeddu. È ciò che rimane di un forno per la produzione della calce, un materiale antico che ha segnato le tappe fondamentali della storia millenaria dell’edilizia e dell’architettura. Fino agli anni sessanta del secolo scorso, la produzione assai diffusa della calce ebbe un ruolo importante nell’economia del paese.

I due Palazzetti dello sport

Guspini: veduta dei due Palazzetti dello sportProseguiamo lungo la via Giuseppe di Vittorio e, dopo centocinquanta metri, raggiungiamo un bivio, dove verso destra continua la strada principale, mentre prendiamo a sinistra la via Anna Frank. La seguiamo per circa cinquecento metri, passiamo un sottopasso sopra il quale scorre la via Eugenio Montale, e, dopo una ventina di metri, la via Anna Frank sbocca su una parallela alla via Eugenio Montale, che è la prosecuzione della via Palmiro Togliatti, e la prendiamo verso sinistra. Dopo poco più di un centinaio di metri, vediamo alla destra della strada i due Palazzetti dello sport di Guspini.

Guspini: il palazzetto Comunale numero 1: esterno Guspini: il palazzetto Comunale numero 1: interno Guspini: il palazzetto Comunale numero 2: esterno Guspini: il palazzetto Comunale numero 2: interno

Proseguendo, la strada svolta a destra, passando davanti all’ingresso del vecchio Palazzetto Comunale numero 1, e poi svolta ancora a destra, lo costeggia, ed arriva all’ingresso del nuovo Palazzetto Comunale numero 2. Nel vecchio Palazzetto Comunale numero 1 è presente una Palestra polivalente, dotata di tribune in grado di ospitare 90 spettatori, nella quale praticare pallacanestro e pallavolo. Nel nuovo Palazzetto Comunale numero 2, che è dotato di tribune per 56 spettatori, sono disponibili diversi spazi ed in essi si possono praticare tennis da tavolo, lotta, Judo, Karate, e Danza sportiva.

Lo Stadio sportivo Comunale di Guspini

Di fronte all’ingresso del Palazzetto Comunale numero 1, all’altro lato della strada, ossia alla sinistra, si trova uno dei cancelli di ingresso dello Stadio sportivo Comunale di Guspin, il cui cancello principale si trova prendendo la stretta strada che costeggia tutto lo stadio prima sul davanti e poi sulla sinistra, seguendola per trecento metri, e lo si trova alla destra della strada. All’interno della struttura dello stadio, è presente uno Spazio al chiuso, senza tribune, nel quale praticare Attività ginnico motorie, lotta, Judo, Karate, e Pesistica. Nello stadio è presente principalmente un Campo da Calcio con fondo in erba naturale, dotato di tribune in grado di ospitare 1200 spettatori. In questo campo gioca le sue partite casalnghe la principale squadra di calcio di Guspini, che è il l’Associazione Sportiva Dilettantesca Guspini calcio, che partecipa al Campionato sardo di Eccellenza.

Guspini-Stadio sportivo Comunale: ingresso Guspini-Stadio sportivo Comunale: spazio al chiuso per attività ginnico motorie Guspini-Stadio sportivo Comunale: Campo da Calcio

Nello stadio, accanto al Campo da Calcio, sono presenti una Pista anulare nella quale praticare corse su pista, una Pedana per salto in alto e salto con l’asta, una Pedana per il salto in lungo nella quale praticare salti in estensione, una Pedana per il lancio del martello, ed una Pedana per il lancio del peso.

Guspini-Stadio sportivo Comunale: la pista anulare Guspini-Stadio sportivo Comunale: la pedana per salto in alto e salto con l’asta Guspini-Stadio sportivo Comunale: la pedana per il salto in lungo Guspini-Stadio sportivo Comunale: la pedana per il lancio del martello Guspini-Stadio sportivo Comunale: la pedana per il lancio del peso

Sul retro dello stadio sportivo Comunale, ossia più a nord rispetto ad esso, è presente anche un Campo da Calcio Comunale secondario dotato di un fondo in terra battuta, con tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Il suo ingresso si trova seguendo più avanti la strada che ci ha portati al cancello principale dello Stadio sportivo Comunale, e lo si trova sulla destra.

Guspini: Campo da Calcio Comunale secondario: ingresso Guspini: Campo da Calcio Comunale secondario: campo di gioco

Il quartiere Is Boinargius

Passati i resti del forno per la produzione della calce, il viale Giuseppe di Vittorio ci ha portati all’interno del moderno quartiere di Guspini denominati Is Boinargius, un quartiere di recente costituzione, fatto di strade larghe e case nuove, realizzate con moderne tecniche costruttive. Situato a nord est, risulta essere collegato al paese tramite due vie principali, ossia il viale Giuseppe di Vittorio che lo attraversa da ovest ad est, e la via Eugenio Montale che lo attraversa da nord a sud, e lo dividono in quattro parti.

La chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco

A nord est dell’abitato, nel nuovo quartiere popolare Is Boinargius, al civico numero 9 di via Luigi Einaudi, si trova un’altra chiesa parrocchiale. Per raggiungerla si segue la via Anna Frank fino a dopo il sottopasso sopra il quale scorre la via Eugenio Montale, e, dopo una ventina di metri, la via Anna Frank sbocca su una parallela alla via Eugenio Montale, che è la via Palmiro Togliatti. La prendiamo verso destra e, dopo duecento metri, svoltiamo a sinistra nella via Luigi Einaudi, che in un centinaio di metri ci fa raggiungere la chiesa. La chiesa di San Giovanni Bosco edificata nel 1997 ed inaugurata come terza parrocchia di Guspini il 31 gennaio 1984, in occasione della Festa di San Giovanni Bosco. Si tratta di una chiesa molto moderna, caratterizzata da pareti in cemento grigio e con il soffitto piatto su cui si erge una croce in metallo, mentre all’interno sono presenti un tetto in legno e dal pavimento in marmo.

Guspini: chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco: esterno Guspini: chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco: interno Guspini: chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco: altare

A Guspini ogni anno, presso questa chiesa, a fine gennaio o inizio febbraio si svolge la Festa di San Giovanni Bosco, che viene preceduta da un triduo di preghiera e di riflessione. La Festa si svolge con cerimonie religiose che prevedono un solenne processione dalla chiesa parrocchiale di San Nicola con il simulacro del Santo, accompagnato dalla banda musicale, dal gruppo folk e da numerosi fedeli, alla quale segue la messa solenne. Sono previste anche numerose manifestazioni civili all’interno del quartiere Is Boinargius, per il quale è stata realizzata questa chiesa parrocchiale.

Guspini: locandina per la Festa di San Giovanni Bosco Guspini: il processionea per la Festa di San Giovanni Bosco

Il campo di calcio Comunale renzo Laconi

Nel quartiere Is Boinargius è presente un altro Campo da Calcio Comunale. Dalla chiesa di San Giovanni Bosco, torniamo indietro lungo la via Luigi Einaudi e torniamo sulla via Palmiro Togliatti, la prendiamo verso sinistra e la seguiamo in direzione est, dopo un Cantinaio di metri arriviamo a un incrocio dove prendiamo verso destra la prosecuzione della via Palmiro Togliatti, dopo una cinquantina di metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Emilio Lussu, la seguiamo per poco più di duecento metri, poi prendiamo a sinistra la via renzo Laconi, che, in poco più di centocinquanta metri, ci porta all’ingresso del Campo da Calcio Comunale renzo Laconi. Si tratta di un Campo da Calcio dotato di fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 200 spettatori.

Guspini: campo di calcio Comunale renzo Laconi: ingresso Guspini: campo di calcio Comunale renzo Laconi: campo di gioco

In questo Campo da Calcio gioca le sue partite casalinghe la seconda società di Guspini, che è la Don Bosco Fortitudo, nata dalla fusione delle due storiche società sportive, la Polisportiva don Bosco, nata nel 1983 come società di pallavolo integrata poi con le attività del settore calcistico, e la Polisportiva Fortitudo, nata nel 1959 come società sportiva dell’oratorio San Domenico Savio. Le due società, messe da parte le rivalità sportive e di campanile, nel 2020 hanno deciso di fare il grande salto, ed hanno costituito la Don Bosco Fortitudo, squadra che partecipa al Girone B del Campionato sardo di Prima Categoria.

Visita dei dintorni di Guspini

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Guspini, sono stati portati alla luce i resti dei menhir di Prunas, Pedras longas; delle Tombe di giganti Nurecci, Terra Moi; il pozzo sacro di Nieddinu; i resti dei Nuraghi semplici Baccas, Cara, Corongiu Pontis, Corti Baccas, Gentilis, Is Trigas, di Monte Narinu, di Monte Ois, Nuraci, Nuraxi Crobu, Omini, Pauli Planu, Sa Zeppara, Terra Frucca, Terra Maistus, Zuddas; dei Nuraghi complessi Arrosu, Casa Tuveri, Crabili, Mattiane, Melas, Peddis, Peppi Tzappus, Santa Sofia, Saurecci, su Bruncu ’e S’Orcu, Terra Moi, Urralidi; dei Nuraghi monte Nurecci e Pixina Puxi di tipologia indefinita.

I resti del Nuraghe complesso Santa Sofia

Guspini-Planimetria del Nuraghe Santa SofiaPrendiamo dal centro di Guspini verso nord est la via Antonio Gramsci, che esce dall’abitato con il nome di SS126 Sud Occidentale Sarda e si muove in direzione di Terralba. Percorsi poco più di quattro chilometri, raggiungiamo, in località Semmucu, l’area industriale e artigianale chiamata anche Piano per l’insediamento Produttivo di Guspini, che si sviluppa alla destra della strada statale. Prima di raggiungere questa area industriale, all’altezza del chilometro 94.1, svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Sant’Antonio di Santadi e prendiamo la SP65. Guspini-Resti del Nuraghe Santa SofiaPercorsi dieci chilometri e trecento metri, svoltiamo in una stretta deviazione sulla sinistra che, in circa un chilometro, ci porta ai resti del Nuraghe Santa Sofia, che sorge nelle vicinanze di dove si trovavano i resti di una chiesa ormai distrutta che era dedicata alla Santa, della quale il Nuraghe porta il nome. Si tratta di un Nuraghe complesso, edificato a 48 metri di altezza sul livello del mare, in blocchi di trachite o secondo altri di basalto, con la tecnica poligonale. Ll’Nuraghe Santa Sofia è costituito da una torre principale e due torri secondarie, provviste di entrate separate che danno su due cortili formati dai muri antistanti le torri, e presenta un alzato residuo di circa tre metri. Attualmente i resti del Nuraghe sono avvolti da diversi cespugli, che impediscono l’individuazione del suo ingresso.

L’area industriale e artigianale in località Semmucu con i menhir chiamati Perdas longas

Guspini: in località Semmucu si trovano i due menhir chiamati 'Perdas longas’Ritorniamo sulla SS126 Sud Occidentale Sarda e, all’estremo settentrionale dell’area industriale e artigianale, subito dopo l’indicazione del chilometro 95.7, prendiamo la deviazione sulla destra che dopo un centinaio di metri ci porta dove, alla destra nella campagna, si trovano i due menhir conosciuti come Perdas longas riconducibili al Neolitico Finale che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d’il 2800 avanti Cristo. Per gli archeologi i due menhir che rappresentano la Dea Madre e il Dio Toro, realizzati in granito rosa, nel tempo hanno mantenuto la loro posizione originaria, ed anche la loro funzione di monumenti votivi. Il menhir chiamato in lingua Sa Sennoredda, ossia La Signorina, rappresenta la Dea Madre, è il più tozzo, alto due metri e sessanta, presenta curve più dolci e arrotondate anche sulla sua stessa sommità, ed è caratterizzata da alcune coppelle scolpite in più facce. Il secondo menhir rappresenta il Dio Toro, ha una forma molto più slanciata con una estremità appuntita, è più basso con una altezza di circa un metro e ottanta, e attualmente si trova in posizione obliqua, quasi totalmente rovesciato a terra. Su questi menhir, una leggenda racconta che Sa Sennoredda e il suo compagno sarebbero stati due amanti, sorpresi nel momento in cui fuggivano nel tentativo di realizzare un loro sogno d’amore proibito.

La chiesa campestre di Sant’Isidoro

Guspini: chiesa campestre di Sant’Isidoro: facciataGuspini: chiesa campestre di Sant’Isidoro: veduta lateraleProseguendo per un centinaio di metri lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda, subito dopo l’indicazione del chilometro 95.8, si vede alla destra della strada statale la facciata della chiesa campestre di Sant’Isidoro agricoltore. La chiesa è situata all’interno del Parco di Sant’Isidoro, per entare nel quale si prende la deviazione sulla destra che porta ai menhir, e, dopo un centinaio di metri, si trova alla sinistra il cancello di ingresso del parco. La chiesa è costruita a tre navate, molto ampia e luminosa, ha un altare in marmo, tre scanni del presbiterio e venti banchi in legno di rovere. Gli agricoltori di Guspini avevano sempre desiderato edificare una chiesa al loro patrono Sant’Isidoro, come dimostrano documenti settecenteschi ed ottocenteschi conservati nell’archivio parrocchiale. La costruzione della chiesa campestre inizia nel 1982, e già nel 1984 vi si celebra la prima messa di inaugurazione nel giorno di ringraziamento per il raccolto della terra, una Festa questa che si sarebbe celebrata ogni anno ad opera degli agricoltori di Guspini.

Ed ancora oggi, presso questa chiesa, ogni anno a fine maggio si celebra la Festa degli agricoltori, con le Celebrazioni in onore di Sant’Isidoro, preceduta dalla processione con la partenza del simulacro dalla chiesa parrocchiale di San Nicolò alla chiesa di Sant’Isidoro, cui seguono quattro giorni di cerimonie religiose e festeggiamenti civili, fino al rientro del simulacro nella chiesa di San Nicolò.

Guspini-Festa di Sant’Isidoro-ocandina Guspini-Festa di Sant’Isidoro: il processione Guspini-Festa di Sant’Isidoro: il processione

Dalle Case Cadeddu raggiungiamo i resti del Nuraghe complesso Melas

Lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda, dopo circa due chilometri e mezzo, all’altezza del chilometro 98.4, si trova alla destra della strada una casa cantoniera. Percorsi altri cinquecento metri, all’altezza del chilometro 98.9, parte alla sinistra una strada bianca che si dirige verso sud ovest, e dalla quale, dopo seicento metri, si sviluppa a sinistra il complesso noto con il nome di Case Cadeddu.

Da qui, dopo un centinaio di metri, parte a destra il sentiero che porta al Nuraghe Melas, un percorso di quasi un paio di chilometri che si snoda innanzitutto con una stradina sterrata che si dirige verso sud, poi un ponticello in cemento che supera il rio Melas, quindi si prosegue verso nord per una strada che costeggia il rio, e quindi si raggiunge la costruzione megalitica. Del Complesso nuragico Melas chiamato anche Nuraghe Fumiu edificato in blocchi di roccia basaltica a 59 metri di altezza, si conserva in ottimo stato il torrione centrale, intatto fino al secondo piano, con la camera al piano superiore completamente distruttala ma rimane la scala d’accesso al terrazzo, e si conserva buona parte dei contrafforti e delle murature di difesa. Sono presenti, intorno al complesso, tracce di un insediamento nuragico. La sua struttura è oggi di difficile interpretazione a causa della macchia mediterranea che lo sovrasta quasi interamente.

Guspini-Resti del Nuraghe complesso Melas chiamato anche Nuraghe Fumiu Guspini: il Nuraghe complesso Melas: finestrella di scarico sopra l’architrave Guspini: il Nuraghe complesso Melas: scala di accesso al terrazzo

Il menhir Genna Pruna

Guspini: il menhir Genna PrunaA poca distanza dalle Case Cadeddu, verso sud ovest, si trova il terzo dei menhir rinvenuti a nord est dell’abitato di Guspini. Si tratta del Menhir Genna Prunas che rappresenta la Dea Madre, ed è riconducibile anch’esso al Neolitico Finale che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d’il 2800 avanti Cristo. Raggiunge un’altezza massima di circa un metro e settanta, presenta una forma abbastanza tozza alla base con un larghezza di sessanta centimetri per poi assumere nell’estremità una forma molto più arrotondata. Questo manhir è più particolare dei due menhir chiamati Perdas longas, situati vicinissimi alla zona industriale, e la sua peculiarità consiste nell’essere quasi totalmente coppellato, con un numero di più di trenta coppelle realizzate sulla roccia basaltica, che ricoprono tutti i quattro lati del monumento.

Il pozzo sacro Sa Mitza de Nieddinu

Guspini: il pozzo sacro Sa Mitza de Nieddinuseicento metri più avanti lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda, poco dopo il cartello segnaletico che indica il chilometro 99, si vede alla sinistra della strada la segnalazione del pozzo sacro Sa Mitza de Nieddinu. Il pozzo, realizzato interamente con rocce basaltiche finemente lavorate, ha un perimetro di circa diciotto metri e un’altezza massima di un metro e poco più. Della sua struttura è visibile solo la base del pozzo, il quale risulta però privo della copertura della tholos, comunque la camera è rimasta intatta. La scalinata d’accesso di nove gradini è pressochché intatta, i gradini scendono verso il basso fino a raggiungere, due metri sotto terra, l’acqua che scorre perenne tutto l’anno.

La frazione Sa Zeppara con la chiesa della Beata Vergine Maria

Proseguiamo in direzione nord lungo la SS126 Sud Occidentale Sarda, dopo il cartello che indica il chilometro 102, si trova sulla destra l’indicazione del Borgo Sa Zeppara. In quasi un chilometro si raggiunge la frazione Sa Zeppara (altezza metri 33, distanza in linea d’aria circa 10.27 chilometri sul livello del mare, abitanti 26), una piccola frazione agricola che si trova in agro di Guspini e confina con la frazione agricola di Foddi del comune di Pabillonis. Il centro abitato ospita alcuni edifici, la vecchia Scuola e la chiesa, mentre la maggior parte della popolazione abita nelle diverse aziende agricole del territorio, dove sono presenti diverse aziende agricole e zootecniche, in particolar modo allevamento di bovini. Durante la seconda guerra mondiale nel territorio di Sa Zeppara viene costruita una pista di atterraggio con alcuni piccoli hangar, area militare codificata come Aeroporto 603, dalla quale decollano gli aerosiluranti italiani all’attacco dei convogli inglesi che superano lo stretto di Gibilterra. L’individuazione del campo volo di Sa Zeppara non è impresa facile, dato che nessuna mappa dell’isola ne riporta la collocazione, scongiurandone così il bombardamento sistematico da parte delle forze anglo americane. Dopo la fine del conflitto, la ripresa delle attività agricole ne determina gradualmente la disgregazione.

Guspini: chiesa campestre della Beata Vergine Maria: facciataGuspini: chiesa campestre della Beata Vergine Maria: veduta lateraleAll’interno dell’abitato della frazione Sa Zeppara si può visitare la chiesa della Beata Vergine Maria che è la piccola chiesa parrocchiale della borgata agricola. Si tratta di una chiesa moderna che è stata realizzata nel 1971 e sottoposta a lavori di recupero strutturatale nel 2010. Presso questa chiesa, una domenica della seconda quindicina di maggio si svolge la Festa della Beata Vergine Maria, che, dalla chiesa della borgata di Sa Zeppara, viene portata in processione accompagnata da gruppi folk e dai fedeli, grazie all’organizzazione dell’omonimo comitato e alla collaborazione di associazioni e cittadini volontari del territorio.

I resti del dominario di Sa Zeppara della tenuta Rossi con la sua cappella

Passata la deviazione che ci ha portati a visitare la frazione Sa Zeppara, proseguiamo verso nord con la SS126 Sud Occidentale Sarda, dopo settecentocinquanta metri arriviano a un incrocio dove svoltiamo a destra, e, dopo quattrocento metri, vediamo alla sinistra della strada l’Agriturismo su Dominariu, sul retro del quale si trovano i ruderi dell’edificio oggi in rovina, che un tempo è stato il Dominario di Sa Zeppara una grande tenuta appartenuta prima al Barone e successivamente alla Baronessa Rossi.

Guspini-Resti del dominario di Sa Zeppara della tenuta RossiGuspini-Resti della Cappella del dominario di Sa Zeppara della tenuta RossiSalvatore Rossi, nato a Cagliari nel 1775, è un imprenditore che viene viene proclamato Barone con un diploma firmato dal re di Sardegna Carlo Alberto, ed a lui fa seguito la nipote, la Baronessa luigia Serra Rossi, che morirà nel 1992 all’età di 98 anni. Qui c’erano i possedimenti della Baronessa, circa mille ettari di terreno, oltre agli appartamenti per la signora e per i suoi ospiti che arrivavano dalla città, qui c’era un grossa fattoria, con le case dei braccianti e dei coloni, i magazzini, le stalle, e perfino un’aula scolastica, ed anche la piccola Cappella della tenuta Rossi, successivamente adibita a granaio e oggi più simile a una piccionaia. La sua è stata la prima azienda agraria in Sardegna ad avere trattori e mietitrebbia muniti di motori diesel.

Nel 1950 il territorio di Sa Zeppara è tra quelli attraversati dai fermenti politici per la riChiesta di assegnazione di terre incolte intrapresa dai braccianti. Come già successo in Sardegna e in altre regioni d’Italia, inizia una rivolta che in breve degenera in sommossa popolare alla quale partecipano il deputato comunista Pajetta e il consigliere regionale socialista Dessanay. La mattina dell’8 marzo del 1950 oltre 3.000 contadini, provenienti in gran parte da Guspini ma anche da Pabillonis, San Nicolò d’Arcidano e da altri comuni del circondario, occupano circa 200 ettari di terra nella tenuta di Sa Zeppara. L’occupazione delle terre da parte dei braccianti è uno degli episodi più clamorosi della storia del movimento di rivolta che porterà alla riforma agraria. Le terre della Baronessa Rossi vengono acquisite in parte dalla Regione, che a metà degli anni settanta crea la Boscosarda, l’azienda agricola e zootecnica a cui vengono assegnati mille ettari. Finisce tutto nel 1983, con le terre date in affitto agli ex dipendenti.

I resti del Nuraghe o meglio la fortezza preistorica di Monte Saurecci

Usciti da Guspini verso nord est sulla SS126 Sud Occidentale Sarda in direzione di Terralba, prima di raggiungere l’area industriale e artigianale, subito dopo il cartello indicatore del chilometro 94, svoltiamo a sinistra sulla SP65 seguendo le indicazioni per Sant’Antonio di Santadi. Dopo circa cinque chilometri, si comincia a vedere sulla sinistra della strada una collina chiamata il Monte Saurecci.

Guspini-Resti del Nuraghe o meglio la fortezza preistorica di Monte SaurecciSulla sommità della collina si trova la Fortezza preistorica di Monte Saurecci che si raggiunge seguendo un sentiero. È un recinto megalitico più che Nuraghe, edificato a 141 metri di altezza. Si tratta di una grande fortezza dalle dimensioni considerevoli, che copre quasi un’area di 4000 metri quadrati se si considera anche il punto nel quale è stata eretta. È composta da quattro torri, di cui una sul lato est e due sul lato ovest, che risultano parzialmente crollate. La cinta muraria, a forma di rombo, raggiunge un’altezza di circa quattro metri con blocchi di roccia basaltica di enormi dimensioni, che coprono un perimetro di circa centoquaranta metri. Il sito non è stato mai scavato del tutto, e l’unica torre visitabile, quella più intatta delle quattro perimetrali, ha una apertura verso ovest e presenta al suo interno due nicchie e una fessura verso sud est. Nel suo complesso la struttura risulta essere sommersa dalla vegetazione tanto da essere difficilmente visibile.

I resti del Nuraghe polilobato su Bruncu ’e S’Orcu

Guspini-Resti del Nuraghe polilobato su Bruncu ’e S’OrcuGuspini-Resti del Nuraghe polilobato su Bruncu ’e S’OrcuDopo aver passato la collina sulla quale si trova la fortezza preistorica di Monte Saurecci, proseguiamo lungo la SP65, dopo altri circa tre chilometri e mezzo prendiamo la deviazione a destra sulla SP64 seguendo le indicazioni per la frazione Sa Zeppara, e, dopo duecento metri, vediamo una sterrata sulla destra che porta sulla sommità dell’altura di 67 metri sopra la quale sorge il Nuraghe su Bruncu ’e S’Orcu che dista quasi tre chilometri in linea d’aria dalla fortezza Saurecci. Si tratta di un Nuraghe complesso, con cinta ettagonale, che ha un bastione polilobato con apertura che guarda verso sud est in direzione del Nuraghe Melas.

I resti del circolo megalitico di su Corrazzu de Is Pillonis

Guspini-Resti del circolo megalitico di su Corrazzu de Is PillonisA duecentocinquanta metri di distanza verso est, vicino alla sterrata che ci ha portati al Nuraghe, si trova all’interno di un terreno privato il Circolo megalitico di su Corrazzu de Is Pillonis ossia il recinto degli uccelli. Si tratta di un circolo simile per alcuni aspetti a quelli di li Muri in territorio di Arzachena, ma decisamente più grande dato che ha un diametro di diciannove metri all’interno e ventuno all’esterno. È formato da una serie di pietre, alcune oblunghe e altre più tondeggianti, infisse nel terreno e disposte in una doppia circonferenza concentrica, ma in tempi più recenti, sopra il doppio circolo di pietre costituenti il circolo, sono state adagiate altre pietre di dimensioni minori, a riempire gli spazi tra l’uno e l’altro e a creare una sorta di muro a secco compatto e spesso, alto più di un metro. La realizzazione del circolo megalitico potrebbe essere collocata nell’Eneolitico, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata, tra il 3200 ed il 2200 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale, basata su considerazioni strettamente tecnologiche o etnologiche, tra il 2800 ed il 1800 avanti Cristo.

La Domus de janas di Bruncu Maddeus

Guspini: la Domus de janas di Bruncu MaddeusInoltre verso sud ovest, nella campagna a sinistra della SP65, poco prima di incrociare la SP64, è presente un basso colle, il Bruncu Maddeus, formato da scura roccia vulcanica, e poco sotto la sommità si trova la Domus de janas di Bruncu Maddeus. La sepoltura ipogeica, con il suo ingresso tondeggiante, è formata da una piccola anticamera e una cella interna di dimensioni minori, con la base leggermente al di sotto del livello dell’apertura. L’interno è pieno d’acqua, mentre il soffitto è finemente lavorato, tanto da sembrare perfettamente liscio, nonostante l’irregolarità della roccia. Si tratta di una sepoltura del tipo che viene indicato come A doppio forno, con l’ingresso rivolto a nord est, quasi nel punto in cui il sole tramonta. La tomba, che si trova ancora in buono stato di conservazione, durante il periodo della seconda guerra mondiale è stata riutilizzata come riparo difensivo.

Le rovine della città di Neapolis

Guspini-Neapolis: statuette votive puniche in ceramicaDall’incrocio con la SP64, proseguiamo con la SP65 verso Sant’Antonio di Santadi. Dopo altri otto chilometri e settecento metri, poco dopo il cartello segnaletico del chilometro 17, arriviamo a una deviazione a destra per la chiesa di Santa Maria di Nabui o di Neapolis. Svoltiamo e, percorsi circa cinquecento metri, arriviamo alle rovine della città di Neapolis il cui nome in lingua è Nabui, in un’area frequentata in epoca fenicia. La città vera e propria viene fondata dai Cartaginesi verso la fine del sesto secolo avanti Cristo, e diventa un importante centro marittimo per il trasporto dei cereali e delle risorse di piombo argentifero, provenienti dal ricco entroterra. Vi è stato trovato un gran numero statuette votive puniche in terracotta, ex voto donate dai fedeli, a testimonianza di un antico culto delle acque, oggi conservate nel Museo Nazionale Archeologico di Cagliari.

Guspini-Neapolis-Resti delle grandi terme romane vedute dall’altoGuspini-Neapolis-Resti delle grandi terme romaneLa sua fortuna si sviluppa per tutto il periodo romano, quando viene descritta da Plinio il Vecchio come una delle più importanti città della Sardegna, e il suo nome compare anche negli scritti di Tolomeo e nell’Itinerario Antonino. Il fatto che nella città siano stati rinvenute monete del 27 avanti Cristo evidenzia il suo prestigio sino al periodo prebizantino. Subisce una prima fase di arresto, con l’avvento dei Vandali, tra il 456 ed il 466 dopo Cristo. Nel 533 i Bizantini liberano la Sardegna, ed in seguito, nel periodo delle invasioni dei Saraceni, la città acquista una posizione di preminenza nel sistema difensivo bizantino, pur venendo da questi conquistata nel 646 per un breve periodo. La città viene abitata fino al periodo bizantino, nel decimo secolo, e quando questi ne lasciano il dominio ai regnanti locali, Neapolis entra a far parte del Giudicato d’Arborea, e viene forse eletta capoluogo di Curatoria, nella diocesi di Terralba. Tra le rovine della città di Neapolis, sono oggi visibili i resti romani dell’acquedotto, delle piccole terme romane e delle grandi terme, ed è stato portato alla luce anche un tratto di una strada romana.

A Neapolis si trovano i resti della chiesa di Santa Maria de Nabui

Guspini-Neapolis-Resti della chiesa di Santa Maria di NabuiIl seicentesco scrittore padre Salvatore Vidal, pseudonimo di un padre osservante francescano di Maracalagonis, il cui vero nome era Giovanni Andrea Contini, accennava nei suoi scritti alla presenza di una chiesa di Sant’Elena, della quale non rimane traccia. Mentre il principale luogo di culto, realizzato sfruttando un edificio voltato a botte facente parte delle cosiddette grandi terme, era conosciuto come chiesa di Santa Maria de Nabui che è stata edificata nel periodo medioevale proprio al di sopra delle grandi terme. La troviamo in alcune relazioni della seconda metà del settecento, dedicata alla Vergine del Rosario, ed in esse si indica che la chiesa in questo periodo viene sconsacrata, per evitare che diventi rifugio di malviventi.

La grande e importante miniera di Montevecchio

Guspini: la Miniera di MontevecchioDa dove la via della Costituzione è diventata la via della Repubblica, prendiamo la prima deviazione a destra che è la via Montevecchio, che si dirige verso nord ed esce dall’abitato come SP68. Dopo circa cinque chilometri e mezzo, entrata nel territorio di Guspini, questa strada va immettersi sulla SP66 proveniente appunto da Guspini, e in appena duecento metri porta all’interno del borgo realizzato per ospitare il personale della grande e importante Miniera di Montevecchio realizzata per sfruttare il filone minerario piombo zincifero a cavallo tra i territori di Guspini e Arbus. Guspini-Miniera di Montevecchio-Sistema di secchi di rame legati alla catena di una ruota verticale utilizzato per il prelievo dell’acqua che invadeva la minieraLa zona mineraria era sfruttata già in epoca romana, periodo del quale sono stati trovati diversi reperti, tanto che all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari è stato ricostruito il sistema di secchi di rame legati alla catena di una ruota verticale, utilizzato durante il periodo romano per il prelievo dell’acqua che invadeva i condotti della miniera. Ma a scrivere l’inizio della storia recente di Montevecchio è un prete, Giovanni Antonio Pischedda, che riesce ad ottenere, nell’ottobre del 1842, un permesso di ricerca e di scavo per 25 quintali di galena, sul filone di Montevecchio. Intuita l’importanza dell’affare, si reca a Marsiglia dove incontra Giovanni Antonio Sanna, che trova i capitali necessari ed ottiene nel 1848 dal re Carlo Alberto la concessione perpetua per lo sfruttamento della miniera, la quale diviene nel 1865, con 1100 operai, la più importante non solo dell’isola ma del regno intero. La miniera si distingue, tra l’altro, nell’elettrificazione esterna ed interna, nell’adozione di nuovi sistemi di perforazione, prima a secco e poi ad acqua, meno nocivi per il minatore perforatore. Il maggior riconoscimento per l’innovazione viene dato ad un dipendente della società, letterio Freni che, nel dopoguerra, inventa l’autopala. Dopo un periodo di crisi e d’autarchia, nel 1930 Francesco Sartori con la collaborazione di Giovanni Rolandi la richiama a nuova vita, e ralizza la fonderia di San Gavino, che tratta i misti piombo zinciferi di Montevecchio arricchiti per flottazione. Entrata in crisi l’attività di estrazione mineraria in Sardegna, la miniera di Montevecchio chiude la propria attività nel 1991, dopo un’ultima occupazione dei pozzi da parte dei minatori che, dal pozzo Amsicora, rivendicavano ancora uno sviluppo alternativo.

Il villaggio minerario Gennas

Il complesso realizzato per ospitare il personale della grande ed importante miniera di Montevecchio è costituito da un borgo che era chiamato Villaggio Gennas completamente immerso nella natura, disteso sulla collina di Genna Serapis, così chiamata in riferimento alla divinità greco egizia Serapide, custode e protettrice del mondo sotterraneo, invocata dagli schiavi Damnati ad metalla nel periodo della dominazione romana.

Guspini-Miniera di Montevecchio: l’Ospedale Guspini-Miniera di Montevecchio: la Direzione Guspini-Miniera di Montevecchio: la Sala blu nel palazzo della Direzione Guspini-Miniera di Montevecchio: la Mensa degli impiegati Guspini-Miniera di Montevecchio: antica foresteria riadattata come albergo Al Cinghiale Guspini-Miniera di Montevecchio: cinema e le scuole

Il villaggio ha la configurazione tipica dei vecchi centri minierari, con le strade strette e tortuose che si staccano dalla strada principale, il viale Impero, che è un lungo viale alberato delimitato ai lati da due file di palazzine, destinate da una parte ai dirigenti e dall’altra agli impiegati. Il viale alberato è chiuso a nord dall’edificio dell’Ospedale, davanti al quale si trova la piazza Giovanni Rolandi, sulla quale si affaccia da un lato il Palazzo della Direzione progettato ed edificato da Giovanni Antonio Sanna tra il 1870 ed il 1877, e dall’altro lato l’edificio che ospitava la mensa degli impiegati. realizzato in forme neorinascimentali, il palazzo delle Direzione si erge su tre piani e si sviluppa attorno a un cortile centrale circondato su tre lati da un porticato con volte a crociera affrescate, ed ai piani inferiori ospita gli uffici amministrativi e tecnici della Direzione, al secondo l’appartamento signorile e al terzo i locali di servizio e gli alloggi per la servitù. Particolarmente affascinanti sono gli affreschi in stile liberty nelle sale del palazzo, la decorazione più rilevante riguarda il salone delle riunioni, chiamato la Sala blu, un vasto ambiente voltato a padiglione, con affreschi e stucchi sia nella volta che nelle pareti e persino nelle porte. Il viale Impero è aperto a sud verso uno spiazzo in prossimità dell’antica foresteria che verrà riadattata come Albergo Il Cinghiale, vicino alla quale si trova l’edificio inaugurato da Benito Mussolini nel 1937, che ospitava prima le Scuole Elementari e poi anche quelle medie, mentre nella parte a destra ospitava il Dopolavoro per gli operai, con attigua una sala cinematografica. Uscendo verso nord, passato l’Asilo Rolandi, si trovano gli edifici del Villaggio Rolandi, costruito nel 1953 per ospitare sopratutto le famiglie degli impiegati della società mineraria Montevecchio.

Sul retro del palazzo della Direzione si trova la chiesa di Santa Barbara

Guspini-Miniera di Montevecchio: chiesa di Santa BarbaraNella zona dove è sorto il villaggio Gennas, Giovanni Antonio Sanna aveva pensato di far costruire una grande chiesa, dedicata a Santa Barbara, patrona dei minatori. Ma l’edificio, così come progettato, era troppo grande per le necessità, e dopo la sua morte viene realizzato al suo posto il palazzo della Direzione, di vaste dimensioni, comprendente gli uffici della direzione, l’appartamento del direttore e con, annessa, una grande cappella. Guspini-Miniera di Montevecchio-ocandina della Festa di Santa BarbaraEd oggi, sul retro del palazzo della Direzione si trova la chiesa di Santa Barbara poco più di una Cappella situata all’interno della zona mineraria, dedicata alla Santa patrona dei minatori e degli artificieri. La chiesa è inglobata con l’abside ed il transetto nel palazzo della Direzione, dal quale si stacca il suo corpo e la sua facciata. Si tratta di una piccola Cappella con struttura a croce latina, che era un tempo riservata alla famiglia di Giovanni Antonio Sanna, ed in seguito trasformata in oratorio pubblico alle dipendenze della chiesa parrocchiale di Guspini. La piccola chiesa di Santa Barbara è tuttora aperta al culto, e vi si celebra la messa due volte la settimana. Ogni anno, alla fine della prima settimana di dicembre. Presso questa chiesa si svolgono i Festeggiamenti in onore di Santa Barbara, patrona di Montevecchio, organizzati dal comitato omonimo.

I cantieri di levante

Guspini-Miniera di Montevecchio: villaggio RighiArrivando con la SP66 alla Miniera di Montevecchio in territorio di Guspini, un paio di chilometri prima di raggiungere il villaggio Gennas, si incontrano dapprima i grandi casermoni di Villaggio Righi, realizzati a partire dal 1938 per gli operai e per le loro famiglie, che sono stati abitati fino agli anni settanta del novecento. Poi, presa una deviazione a destra, si arriva ai Cantieri di levante relativi alla prima concessione denominata Montevecchio 1, dei quali facevano parte il Cantiere di Sciria con il Pozzo Galileo che è stato uno dei cantieri più vecchi tra i primi a chiudere, le Miniere di Piccalinna con il Pozzo San Giovanni, il Cantiere Mezzena con il Pozzo Sartori e con la Laveria Principe nome dato in onore al principe Tomaso di Savoia che nel 1877 visita la miniera, e la Miniera di Sant’Antonio con il suo pozzo.

Guspini-Miniera di Montevecchio: miniere di Piccalinna Guspini-Miniera di Montevecchio: cantiere Mezzena Guspini-Miniera di Montevecchio: la laveria Principe Guspini-Miniera di Montevecchio: miniera di Sant’Antonio

I cantieri di Ponente in territorio di Arbus

Arbus-Miniera di Montevecchio: albergo operai Francesco SartoriPiù avanti, guardando la facciata dell’Ospedale del villaggio Gennas, seguendo le indicazioni per le informazioni turistiche prendiamo la strada che si dirige in diagonale verso sinistra, e che ci porta nel territorio di Arbus, facendoci imboccare la prosecuzione della SP66, che è la strada che in una diecina di chilometri conduce fino al villaggio minerario di Ingortosu. Lungo questa strada provinciale si incontrano le strutture della Miniera di Montevecchio in terrritorio di Arbus. Si incontra prima l’Albergo operai Francesco Sartori, inaugurato da Benito Mussolini nel 1942 e rimasto attivo per più di trenta anni. Passata questra struttura, si incontrano i Cantieri di Ponente di cui fanno parte la Miniera di Sanna relativa alla concessione Montevecchio 2 con il suo pozzo, la Miniera di Telle con il Pozzo Amsicora e con la Laveria la Marmora, e la Miniera di Casargiu relative alla concessione Montevecchio 3 con il Pozzo Fais.

Arbus-Miniera di Montevecchio: miniere di Sanna Arbus-Miniera di Montevecchio: miniera di Telle Arbusi-Miniera di Montevecchio: la laveria la Marmora Arbus-Miniera di Montevecchio: miniera di Casargiu

Il complesso di Montevecchio sotto osservazione da parte dell’Unesco

Tutto il complesso di Montevecchio, con i suoi siti minerari, è Sotto osservazione da parte dell’Unesco ed è un fiore all’occhiello del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, che raggruppa sotto un’unica realtà la ricca tradizione mineraria dell’isola, oggi fruibile anche dal punto di vista turistico, e si contraddistingue per le sue peculiarità ambientali, geologiche e biologiche. In questi ultimi anni, il centro minerario è stato ottimamente restaurato ed oggi rappresenta un significativo esempio di recupero del patrimonio di archeologia industriale, oggi fruibile anche dal punto di vista turistico con interessanti visite guidate.

La località Molino Savio si trova la chiesa campestre di San Giorgio Megalomartire

Dal centro di Guspini, prendiamo verso sud est la via Santa Maria, che esce dall’abitato prendendo il nome di SS196 di Villacidro. A circa due chilometri dalla piazza Santa Maria, troviamo alla destra della strada la località denominata Molino Savio, sulla strada per Gonnosfanadiga, dove, all’altezza del cartello segnaletico che indica il chilometro 42, si trova il Sa Rocca Hotel Resort, con la sua grande piscina coperta ed il Campo da Calcetto.

Guspini: chiesa campestre di San Giorgio MegalomartireAll’interno della frazione si trova il Parco di San Giorgio, con all’interno la chiesa campestre di San Giorgio Megalomartire ossia Grande Martire perché riconosciuto da più Chiese cristiane, compresa la chiesa ortodossa orientale e le Chiese cattoliche orientali che seguono il rito di Costantinopoli. Si tratta dell’unica chiesa sopravvissuta tra le tante Chiese campestri che erano presenti nel territorio, tutte le altre sono state sconsacrate e distrutte nel corso del settecento per volontà del Vescovo di Ales. L’aspetto attuale della piccola chiesa risale al 1872, unica data certa nella storia dell’edificio. La statua del Santo, custodita nella parrocchiale di San Nicolò, risale allo stesso periodo e ogni anno in occasione della Festa viene ricondotta alla sua sede originaria. Infatti, presso questa chiesa, il 23 aprile ed i giorni ad esso vicini si celebra la Festa di San Giorgio, con la processione che porta il simulacro del Santo dalla chiesa di San Nicolò alla piccola chiesa campestre, accompagnata dai membri della Confraternita Madonna del Rosario, dai Gruppi Folk di Guspini e dai cavalieri. Nella chiesa campestre si svolgono cerimonie religiose, ed accanto ad esse si svolgono diversi festeggiamenti civili, seguiti dal ritorno del Santo nella chiesa parrocchiale di San Nicolò.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Guspini ci recheremo ad Arbus che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trova il monte Arcuentu ed anche la sua bella costiera che visiteremo in una prossima pagina.


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