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Pabillonis il paese delle pentole con i siti archeologici presenti nei dintorni


In questa tappa del nostro viaggio, da San Nicolò d’Arcidano, dove eravamo arrivati in una delle ultime tappe del nostro viaggio nella Provincia di Oristano, ci recheremo a Pabillonis il paese delle pentole, che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trovano i resti del Nuraghe di Santu Sciori e del Nuraghe Fenu.

Nel Monreale o Campidano di Sanluri

Il MonrealeIl Monreale detto anche Campidano di Sanluri è una Regione della Sardegna sud occidentale. anticamente il territorio del Monreale apparteneva al Giudicato d’Arborea di cui occupava la parte meridionale della Curatoria di Bonorzuli. I comuni che ne fanno parte sono Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini, Pabillonis, Samassi, San Gavino Monreale, Sanluri, Serramanna, Serrenti, Vallermosa, Villacidro. I comuni di Serramanna e Serrenti sono ai confini tra il Monreale ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere conderati anche appartenenti a quest'ultimo. Il territorio del Monreale è prevalentemente pianeggiante, con diverse aree collinari. Nel territorio del Monreale esistono testimonianze prenuragiche, nuragiche, fenicio puniche e romane. Il territorio rientra totalmente nella Provincia del Sud Sardegna.

In viaggio verso Pabillonis

Da San Nicolò d’Arcidano prendiamo la SS126 Sud Occidentale Sarda, la seguiamo verso sud per circa cinque chilometri, fino a che la strada esce dalla Provincia di Oristano ed entra in quella del Sud Sardegna, poi deviamo verso sinistra sulla SP64 che seguiamo per circa nove chilometri, e che ci porta all’interno dell’abitato di Pabillonis. Dal Municipio di San Nicolò d’Arcidano a quello di Pabillonis si percorrono 14.7 chilometri.

Il comune chiamato Pabillonis

Pabillonis: il panorama dell’abitatoPabillonis-Stemma del comuneIl comune di Pabillonis (altezza metri 40 sul livello del mare, abitanti 2.510 al 31 dicembre 2021) è un piccolo centro sorto lungo il Flumini Mannu, che si trova nella parte nord occidentale della provincia, ai confini con quella di Oristano, a nord della piana del Campidano. È raggiungibile tramite la SS126 Sud Occidentale Sarda, che dista soli cinque chilometri dall’abitato. La linea ferroviaria che collega Cagliari con Ozieri Chilivani ha uno scalo sul posto. Il territorio Comunale, per la maggior parte irriguo, presenta un profilo geometrico vario, con differenze di altitudine appena accennate, dato che si raggiungono solo i settanta metri di quota.

Il comune fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città della Terra CrudaQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda, nata per promuovere il recupero delle tradizioni e del patrimonio edilizio, naturalistico, artistico e storico delle comunità. Questa associazione comprende, in Sardegna, i comuni di Decimoputzu, donori, Fluminimaggiore, Furtei, Gonnosfanadiga, Guspini, Musei, Nuraminis, Pabillonis, Samassi, Samatzai, San Gavino Monreale, San Sperate, Sardara, Segariu, Selargius, Serramanna, Serrenti, Settimo San Pietro, Solarussa, Soleminis, Ussana, Ussaramanna, Vallermosa, Villa San Pietro, Villacidro, Villamassargia, Villasor.

Origine del nome

Il nome, attestato fino dall’anno 1341 come De Pavilione, deriva dal latino Pabillo Onis, con il significato di Padiglione o di Tenda militare, tende che saranno state sistemate da qualche reparto militare dei Romani stanziato nel sito. Esso è alla base di appellativi sardi quali Papidzone, Papiggione e Babidzone, che designano un riparo composto di quattro grossi tronchi ritti che ne sostengono altri sette o otto incrociati, sui quali si mette la legna da ardere, ossia di una specie di tettoia che serve da riparo al bestiame da tiro quando lo si deve far pernottare. Però è ugualmente plausibile anche un’altra spiegazione, e precisamente la derivazione del nome dalla locuzione latina Villa vel praedium Papilionis, ossia tenuta o predio di Papilione, nome di un proprietario romano presente nella zona

La sua economia

Un tempo paludoso e malsano, viene bonificato a metà degli anni trenta del secolo scorso, ed è attualmente caratterizzato da un’economia legata al territorio e alle tradizioni. L’economia di Pabillonis si fonda sull’agricoltura e sull’allevamento, ed il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, agrumi, uva e altra frutta, e con l’allevamento di bovini, suini, equini, ovini, soprattutto quello di ovini da latte, in costante ammodernamento e specializzazione. L’industria è costituita da imprese che operano nei comparti alimentare, chimico, dei materiali da costruzione, della fabbricazione di macchine per l’agricoltura ed edile. Il suo terreno argilloso lo ha reso famoso per la lavorazione delle terre cotte, ed interessante è, quindi, l’artigianato, in particolare quello specializzato nella produzione di terrecotte, ossia di Tianus, Pingiadas e Sciveddas; e la produzione di cesti, ossia di Scateddus, Cibirus e Corbis. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

Le prime testimonianze dell’uomo nel territorio risalgono al Neolitico, infatti è possibile spesso trovare frammenti di ossidiana lavorata, la cui massiccia presenza suggeriscono l’esistenza di numerosi villaggi presso le sorgenti d’acqua e fiumi. La civiltà nuragica ha lasciato numerose testimonianze. Originariamente l’abitato sorgeva ad un paio di chilometri dall’attuale ubicazione, i ruderi si trovano nei pressi della piccola chiesa campestre di San Lussorio, vicino alle sponde del Flumini Mannu, dove le acque del rio Piras e rio Bruncu Fenugu S’incontrano. L’omonimo Nuraghe di Santu Sciori, e un ponte romano ancora in piedi, chiamato Su ponti de Sa Baronessa, testimoniano le antiche origini del paese. Poche sono le notizie storiche relative alle prime vicende del borgo, si sa solo che nell’undicesimo secolo fa parte della curatoria di Marmilla, nel Giudicato di Arborea. Successivamente l’antico centro viene distrutto dai Saraceni, e ricostruito nell’attuale posizione. Nel 1420, alla caduta del Giudicato, entra a far parte del Marchesato di Oristano, e dal 1478, alla sua definitiva sconfitta, passa sotto il dominio aragonese. Nel 1584 subisce il saccheggio da parte dei Saraceni, e il paese rimane abbandonato, tanto che lo storico Vittorio Angius scrive che ... i barbari furono colà condotti da un rinnegato sardo, [...], tranne i popolani salvatisi colla fuga, gli altri furono massacrati o tratti in ischiavitù. Gli Aragonesi, nel 1603, incorporano il paese nella Conte di Quirra, trasformata in Marchesato nel 1603, unito alla Baronia di Monreale. Sempre in epoca aragonese il paese diviene feudo prima dei Carroz, poi dei Centelles e infine degli Osorio de la Cueva, ai quali viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Nel 1934, in epoca fascista, si realizza la bonifica delle paludi attorno al Flumini Mannu. A inizio settembre 1943 il campo di volo di Pabillonis, ubicato in Regione Foddi, viene bombardato da un totale di 112 aerei P-40 del 325mo gruppo delle forze alleate. I caccia bombardieri lanciano bombe da 20 libbre sul campo di volo e altri obiettivi. Questo è l’ultimo atto della guerra in Sardegna. A distanza di poche ore Badoglio ufficializza l’uscita dell’Italia dal conflitto. Passati in democrazia, del comune di Pabillonis nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, a quella del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Pabillonis

Pabillonis-Gruppo Folk della Pro Loco di PabillonisA Pabillonis sono attivi il Gruppo Folk della Pro Loco, l’Associazione Folk Culturale Santa Barbara ed il Gruppo Folk Santu Juanni di Gonnosfanadiga, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Pabillonis vanno citate, a gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, con l’accensione del grande falò a lui dedicato; il 24 giugno, la Festa di San Giovanni Battista; il 5 agosto, si celebra la Festa in onore della Madonna della Neve, che è la Festa patronale di Pabillonis; il 14 agosto la Festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria; il 20 agosto, la Festa di San Lussorio presso la chiesa campestre a lui dedicata; il 29 agosto, si ripete con maggiori cerimonie la Festa di San Giovanni Battista; tra fine ottobre ed inizo novembre, si celebra la Pingiadas, che è il festival della pentola in ceramica. 

Il festival della pentola in ceramica chiamato Pingiadas

Pabillonis-manifesto del festival della pentola in ceramica chiamato 'Pingiadas’Il villaggio di Pabillonis era conosciuto con il nome di Sa Bidda de Is Pingiadas, il paese delle pentole, notorietà dovuta alla produzione di pentole ed altri lavori in terracotta che gli abitanti di Pabillonis vendevano in gran parte dell’isola. All’inizio dell’ottocento, la vita del villaggio era piuttosto attiva, e molto importanti erano gli artigiani di fibre vegetali, che creavano cestini, canestri, stuoie, setacci e tutto ciò che poteva essere utile nella vita quotidiana. Le materie prime per eseguire questi importanti lavori, venivano prelevate nei terreni paludosi del villaggio stesso. Una rilevante importanza dettero a Pabillonis i maestri pentolai e tegolai. Ad essi è dedicato il festival della pentola in ceramica chiamato Pingiadas, che si tiene tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, caratterizzato da un’esposizione di arte ceramica, laboratori, e degustazioni.

Visita del centro di Pabillonis

L’abitato di Pabillonis, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Arriviamo nel paese da nord ovest, con la SP64 che assume il nome di via San Nicolò d’Arcidano, ed arriva a uno svincolo, nel quale si immette un una traversale, dove perviene da destra la SP69, la cui prosecuzione verso sinistra porta all’interno dell’abitato. Percorsi duecentocinquanta metri, la SP69 passa il cartello segnaletico che indica l’ingresso in Pabillonis ed assume il nome di via Antonio Gramsci.

La chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve

Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della NevePercorsi quattrocento metri dal cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, la via Antonio Gramsci sbocca in una piazza dove arriva da destra la via Santa Maria, al civico numero 6 della quale si trova la chiesa di Santa Maria della Neve che è la parrocchiale di Pabillonis, del sedicesimo secolo, come risulta dalle testimonianze storiche dirette e indirette. Tra queste la testimonianza dello storico e teologo padre Salvatore Vidal, il quale attesta la presenza nel seicento, in questo villaggio, di tre Chiese, quella parrocchiale di Santa Maria, quella di San Giovanni Battista e di Santa Caterina. Altra importante testimonianza è data dall’altare ligneo del sedicesimo secolo, recentemente restaurato, che era collocato in origine nella chiesa parrocchiale, ed in seguito è stato sostituito a causa di un rovinoso incendio dall’attuale altare marmoreo.

Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: la facciata Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: veduta laterale con il campanile Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: campanile Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: il portale Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: finestra sopra il portale

La facciata semplice è composta dal portale attorniato da lesene. La pianta della chiesa parrocchiale nel suo complesso risulta irregolare, a tre navate e ha copertura a botte sorretta da sottarchi a tutto sesto, con la navata centrale absidata e con il presbiterio sollevato. Nata in origine a forma di croce latina, con due cappelle laterali, attualmente si presenta con quattro cappelle sul lato sinistro e tre sul lato destro. All’interno della chiesa si conservano affreschi, il suo altare maggiore è stato eretto nel 1859 dal marmorano Andrea Ugolini, ed è presente anche un organo in legno risalente all’ottocento, composto da 480 canne, proveniente dalla chiesa di San Francesco da Paola di Cagliari. É presente anche un tabernacolo ligneo del sedicesimo secolo in parte rovinato a causa del rovinoso incendio, di Giovanni Angelo Puxeddu di Dolia San Pantaleo, considerato il più grande pittore e scultore sardo seicentesco, e sono conservati inoltre diversi argenti, tra cui un calice ed un ostensorio del settecento e una ottocentesca croce astile. Sono presenti anche diverse statue, tra cui la settecentesca statua in legno della patrona Santa Maria della Neve, la seicentesca statua della Madonna del Rosario di grande pregio dipinta in estofado de oro, una statua di San Giovanni recentemente restaurata, dell’artista settecentesco Giovanni Antonio Lonis, uno dei principali scultori sardi dell’epoca, o della sua scuola.

Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: interno Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: altare maggiore Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: il portello del tabernacolo Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: statua sell’altare Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: il pulpito Pabillonis: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: San Giovanni

Pabillonis: il processione per la Festa di Santa Maria della NeveIl 5 agosto a Pabillonis si svolge la Festa della Beata Vergine della Neve, ossia la Festa della Madonna della Neve, che è la Festa patronale del paese. Per quattro giorni, dal 3 al 6 agosto, Pabillonis si veste a Festa per onorare la patrona del paese, un eventoche è sempre atteso con trepidazione dai fedeli. Si inizia il 3 agosto sera con il canto del rosario in lingua sarda, al quale segue la messa; il 4 sera, la messa con la benedizione del nuovo simulacro della Madonna; il 5 agosto, si svolge la processione per le vie del paese con i gruppi folk e la banda musicale, alla quale segue la messa solenne. Ed inoltre si svolgono, per tutti i quattro giorni, le diverse manifestazioni civili che accompagnano le cerimonie religiose.

Il Centro di aggregazione sociale con l’Anfiteatro

Da dove siamo arrivati con la via Antonio Gramsci ad incrociare la via Santa Maria, prendiamo verso destra questa strada, che si dirige verso sud. Seguiamo la via Santa Maria per poco meno di duecento metri, e svoltiamo a destra nella via su Rieddu, lungo la quale, dopo una cinquantina di metri, si vedono, alla destra della strada, gli edifici che ospitano il Centro di aggregazione sociale di Pabillonis. L’attuale Centro di aggregazione sociale, dove oggi trova spazio la Biblioteca Comunale e dove si svolgono servizi socio educativi per bambini e adolescenti, era un tempo un asilo parrocchiale. La struttura in pietra, costruita agli inizi degli anni cinquanta, si estende per una superficie di circa seicento metri quadri ed era di proprietà di una fondazione. Negli anni ottanta del novecento viene acquisita dal comune, che la restaura adeguandola e ampliandola per lo svolgimento di queste attività.

Pabillonis: centro di aggregazione sociale: veduta dall’esterno Pabillonis: centro di aggregazione sociale: interno Pabillonis: centro di aggregazione sociale: il piccolo anfiteatro

Subito più avanti dopo il Centro di aggregazione sociale, lungo la via su Rieddu, sempre alla destra della strada, si trova un piccolo Anfiteatro adibito a palco per concerti ed eventi di ogni genere che si svolgono nel paese.

L’ex Municipio di Pabillonis ed il Monumento ai Caduti

Pabillonis: l’ex Municipio di PabillonisPabillonis: il Monumento ai Caduti di tutte le guerreArrivati alla chiesa parrocchiale, costeggiando il suo lato sinistro, prendiamo la via San Giovanni, ed al suo inizio si vede, alla sinistra della strada, al civico numero 34, l’edificio che ospitava l’Ex Municipio di Pabillonis, nel quale sono attualmente presenti una Aula consiliare ed uffici comunali. E nello spazio antistante, ad angolo tra la via san Giovanni e la via Santa Maria, si trova il Monumento ai Caduti Di Pabillonis in tutte le guerre, un monumento ad obelisco realizzato nel 1995, con base in cemento, sopra la quale è posta una allegoria della Vittoria rappresentata come un’aquila. Sul propsetto è posizionata una lapide posta dal Comune di Pabillonis in ricordo dei caduti di tutte le guerre.

La chiesa di San Giovanni Battista

Costeggiando il lato sinistro della chiesa parrocchiale, prendiamo la via San Giovanni che, in circa centocinquanta metri, ci porta nella piazza San Giovanni, che si apre alla sinistra della strada. In essa si trova la piccola chiesa di San Giovanni Battista la più antica fra le Chiese di Pabillonis, che è stata realizzata nel tredicesimo o quattordicesimo secolo in stile romanico. L’interno ha una pianta rettangolare, con una navata unica, e con copertura a botte. La facciata della chiesa, rettangolare, è sormontata da un campanile a vela con una doppia campana, con una delle due campane che risale al 1594, come da una descrizione latina ancora visibile. Nella chiesa è presente un tabernacolo dorato del seicento, sul quale sono rappresentati il battesimo di Cristo e l’ultima cena.

Pabillonis: chiesa di San Giovanni Battista: veduta da sinistra Pabillonis: chiesa di San Giovanni Battista: facciata Pabillonis: chiesa di San Giovanni Battista: veduta da destra Pabillonis: chiesa di San Giovanni Battista: interno Pabillonis: chiesa di San Giovanni Battista-Santo sopra l’altare

La Festa di San Giovanni Battista si svolge il 24 giugno, e si ripete con maggior partecipazione popolare il 29 agosto nella ricorrenza del suo martirio. I carri a buoi chiamati Is carrus de S’àlinu, S’abiu nella parlata locale pabillonese, vengono rivestiti con arbusti di ontano, chiamati S’abiu de Santu Juanni, provenienti dalla riva del rio Bellu. I carri sono ornati, inoltre, con tappeti e arazzi, e, dopo la sfilata per le strade del borgo, accompagnati dai fedeli vestiti con l’abito tradizionale, vengono benedetti dal parroco. Seguono la messa solenne e le altre cerimonie religiose, alle quale sono affiancate manifestazioni civili.

Pabillonis-Festa di San Giovanni Battista: manifesto Pabillonis-Festa di San Giovanni Battista: il processione Pabillonis-Festa di San Giovanni Battista: simulacro del Santo

È una Festa unica nel suo genere, nata da un fatto storico accaduto nel 1584, quando un’incursione di Saraceni provenienti da occidente ha saccheggiato e distrutto vari paesi, tra cui lo stesso Pabillonis. Mentre una parte della popolazione viene catturata e portata prigioniera in Africa, altri abitanti riuscono a rifugiarsi in mezzo al fitto bosco di ontano bianco, chiamato Abiu, sulla riva del fiume rio Bellu. E, secondo la leggenda, la popolazione si sarebbe salvata nascondendosi proprio tra gli arbusti del fiume, che ad agosto raggiungono la loro maggiore crescita. È da allora che, in occasione della festa, si portano in processione arbusti di ontano in segno di ringraziamento per lo scampato pericolo. Il rituale è molto sentito dalla comunità e accoglie ogni anno centinaia di turisti.

Il Municipio di Pabillonis

Pabillonis: il Municipio di PabillonisLa piazza San Giovanni si trova alla sinistra della via San Giovanni, mentre, proseguendo lungo questa strada, una cinquantina di metri più avanti, alla destra, al civico numero 7 della via San Giovanni, si trova l’edificio che ospita il nuovo Municipio di Pabillonis, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. Questi uffici sono articolati all’interno delle diverse aree dell’amministrazione Comunale, ossia nell’Area Amministrativa e Vigilanza, nell’Area Finanziaria, nell’Area Socio Culturale, e nell’Area Tecnica e Patrimonio.

La casa Cherchi

Passato il Municipio, percorsa appena un’altra trentina di metri lungo la via San Giovanni, alla destra, al civico numero 1, si trova la Casa Cherchi. Costruita tra il 1917 e il 1922, nasce secondo la tipologia di costruzione della tipica casa campidanese, con una forma a ferro di cavallo, e con al suo interno la Corte, ossia un ampio giardino. 

Pabillonis: la casa Cherchi come si presentava un tempoPabillonis: la casa Cherchi oggiLa casa è caratterizzata da un unico corpo di tre piani realizzati totalmente in mattoni crudi, ossia làdiri, e con i muri spessi dai cinquanta ai sessanta centimetri. Il prospetto principale, in stile liberty, aveva un tempo un cornicione superiore in lastre di roccia, ornato da una statua centrale e vasi giganti ai lati, oltre a palle di pietra decorative, inoltre due balconi centrali e la ringhiere in ferro battuto completavano la facciata al primo e secondo piano, mentre al piano terra, a completare l’ingresso centrale, sino al 1950, era presente una gradinata di ampie dimensioni. Nel 1950 l’edificio ha subito sostanziali modifiche apportate dai proprietari, Felice e Narciso Cherchi, che hanno diviso l’abitazione, in due unità distinte. Ad oggi, buona parte delle stanze che compongono casa Cherchi hanno ancora i pavimenti originali, ed i soffitti affrescati con decori.

La Casa Museo

Pabillonis: il portone di ingresso della Casa MuseoAl termine della via San Giovanni, prendiamo a sinistra il vicolo Torquato Tasso, lungo il quale, dopo una trentina di metri, al civico numero 7, si trova la Casa Museo. Si tratta di una vecchia abitazione in terra cruda a due piani, importante testimonianza del passato, restaurata dal Comune ed arredata con oggettistica antica. Al suo interno Rita Cossu accoglie, con l’abito pabillonese, i visitatori, e si rivive uno scorcio della vita di un tempo. Qui ci sono la bottega, il laboratorio, l’esposizione di abiti, si preparano pane e formaggio. Rita fa miracoli con le pieghe delle gonne che caratterizzano gli abiti di una volta, ed utilizza una plissettatrice antica azionata a mano. All’interno altre collezioni, di paramenti sacri, e di Is pingiadas di un tempo. Il vero tesoro di Rita sono i suoi abiti, un trionfo di spighe dorate e di fiori colorati. La Casa Museo non è solo un’importante esposizione etnografica, è un luogo vivo. È un atelier dove si lavora nel segno degli antenati, un’arte antica che Rita custodisce e tramanda.

Pabillonis: interno della Casa Museo Pabillonis: interno della Casa Museo Pabillonis: interno della Casa Museo Pabillonis: interno della Casa Museo Pabillonis: interno della Casa Museo Pabillonis: interno della Casa Museo

Il murale denominato a pigai S’acuà

Pabillonis: il murale denominato 'a pigai S’acuà'La prosecuzione della via San Giovanni è la via Roma. La seguiamo per circa trecento metri, ed arriviamo dove parte a destra la via Felice Cavallotti, e proprio all’inizio di questa strada, sul primo edificio alla sinsitra, si può vedere il murale denominato A pigai S’acuà ossia a pigliare l’acqua. Si tratta di un’opera realizzata nel 2018 da Pina Monne, la muralista di Irgoli che ha realizzato oltre 400 opere in almeno 80 paesi dell’Isola. Questo murale rappresenta una scena di vita quotidiana pabillonese ambientata negli anni cinquanta, mentre si attinge l’acqua da un pozzo rionale con le brocche di terracotta e i decalitri. Si tratta di un’opera che ritrae personaggi reali, prendendo spunto da antiche fotografie di Pabillonis.

Il monumento denominato Is Pingiadas

Proseguiamo verso sud lungo la via Felice Cavallotti e, dopo un centinaio di metri, arriviamo a un bivio, dove prendiamo leggermete a destra la via Sardegna, la seguiamo per duecentocinquanta metri e, ad angolo con la via Milano sulla sinistra, si vede un giardino all’interno del quale si trova il monumento denominato Is Pingiadas composto da tre elementi che sono Sa Pingiada, Su Tianu, e S’Ariglia. Il monumento, realizzato nell’estate del 1985 da Antonio ledda, rappresenta un simbolo e un ricordo per gli artigiani del passato che hanno contribuito, con il proprio lavoro, a rendere famosa Pabillonis, paese conosciuto in Sardegna come Sa Bidda de Is Pingiadas. L’arte dei pentolai ha origini antichissime, dato che quella dei pentolai è stata certamente la più importante forma di lavoro artigianale che ha costituito l’unica, ma importantissima, industria del paese, naturalmente insieme a quella dei tegolai e della fabbricazione di mattoni crudi.

Pabillonis: il monumento denominato 'Is Pingiadas’ Pabillonis: il monumento denominato 'Is Pingiadas’

La chiesa di Nostra Signora di Fatima

Pabillonis: chiesa di Nostra Signora di FatimaDove eravamo arrivati con la via Sardegna a incrociare a sinistra la via Milano, prendiamo invece a destra la via Ugo Foscolo e, percorso circa un centinaio di metri, si vede, alla destra della strada, la piazza di Fatima, sulla quale si affaccia la chiesa di Nostra Signora di Fatima. Nel 1994 la famiglia Cherchi ha donato un’area edificabile alla chiesa parrocchiale, per realizzare una chiesa dedicata alla Madonna di Fatima, aperta a tutti i fedeli. Il desiderio risale al 1984, ed il proposito ed il desiderio sono diventati sempre più presSanti dopo la donazione del terreno. La nuova chiesa è stata costruita con il suo campanile, ed è stata consacrata nel 2001. Si presenta molto accogliente, interamente realizzata in pietra e capriate lignee, e nell’anno del centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima ai tre pastorelli è stata impreziosita con un grande crocifisso in legno, che completa l’area presbiteriale insieme all’altare ed all’ambone in granito, ed al tabernacolo in argento.

Il Complesso Sportivo Comunale

Proseguendo verso sud lungo la via Sardegna, dopo meno di un centinaio di metri si arriva a un bivio, dove verso destra parte la via Nuoro e verso sinistra la via Vallacidro. Prendiamo la via Villacidro e, dopo centocinquanta metri, parte verso destra la via Sebastiano Satta, all’inizio della quale si trova il cancello di ingresso che porta ai campii da Tennis, nel Complesso Sportivo Comunale. Lungo la via Sebastiano Satta e la via Nuoro, che la incrocia, si trovano gli altri ingressi del camplesso sportivo. All’interno di questo complesso, si trovano due Campi da Tennis, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, dotati di tribune per una cinquantina di spettatori.

Pabillonis: complesso sportivo Comunale: ingresso Pabillonis: complesso sportivo Comunale: campi da Tennis Pabillonis: complesso sportivo Comunale: Campo da Calcio in erba Pabillonis: complesso sportivo Comunale: il pista da atletica Pabillonis: complesso sportivo Comunale: Campo da Calcio in terra battuta

Passati i campi da Tennis, si arriva allo stadio di Pabillonis, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori, con un Campo da Calcio in erba, intorno al quale si trova una Pista da atletica leggera, dove praticare corse su pista. Nel campo di calcio in erba presente nel complesso sportivo gioca le sue partite casalinghe la squadra del Pabillonis 97, partecipante al campionato di calcio di Terza Categoria Cagliari Girone B in Sardegna, per la stagione 2020-21. Alla sinistra dello stadio, si trova anche un Campo da Calcio in terra battuta, che non è dotato di tribune per gli spettatori.

Poco fuori dall’abitato si trova il Cimitero Comunale

Pabillonis: ingresso del Cimitero ComunalePer recarci a visitare il Cimitero Comunale, da dove siamo arrivati con la via Antonio Gramsci ad incrociare la via Santa Maria, prendiamo verso destra questa strada, che si dirige verso sud. Seguiamo la via Santa Maria, passiamo la via su Rieddu che porta al Centro di aggregazione sociale, la superiamo e proseguiamo lungo la via Santa Maria che, dopo Duecentocinquantina di metri, continua sulla via Giuseppe Parini. Seguiamo la via Parini, che dopo trecento metri esce dall’abtitato, e, percorsi ancora Duecentottanta metri, si vede, alla destra della strada, il muro di cinta con il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Pabillonis.

Visita dei dintorni di Pabillonis

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Pabillonis, sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi semplici Part'Jossu, e Santu Sciori II; dei Nuraghi complessi Fenu, e Santu Sciori; dei Nuraghi de Sa Fronta, Domu ’e Campu, e Surbiu, che sono di tipologia non definibile in quanto ormai scomparsi.

Il campo di tiro a volo

Dal centro di Pabillonis, prendiamo verso ovest la via Antonio Gramsci ed arriviamo allo svincolo dove prendiamo la SP64 verso San Nicolò d’Arcidano, dopo duecento metri prendiamo, seguendo le indicazioni, la prima traversa a sinistra, le seguiamo per un chilometro e duecento metri, ed arriviviamo a vedere, alla destra della strada, l’ingresso del Campo di tiro a volo nel quale si possono svolgere Gare di tiro a volo.

Pabillonis: campo di tiro a volo: ingresso Pabillonis: campo di tiro a volo: il postazioni di tiro Pabillonis: campo di tiro a volo: interno delle postazioni di tiro Pabillonis: campo di tiro a volo: spazio per la pesca sportiva

Nel campo opera la Associazione Sportiva Dilettantistica la cui principale attività è quella di promuovere il tiro proponendo gare sul territorio e corsi per bambini, ragazzi e adulti. Presso il campo si trova anche uno spazio attrezzato per la Pesca sportiva.

L’area archeologica di Santu Sciori con i resti del Nuraghe semplice e della chiesa antica

Pabillonis-Resti del Nuraghe semplice Santu Sciori II e del nutaghe complesso Santu ScioriLa prosecuzione verso nord della via Santa Maria prende il nome di via Alfonso lamarmora, che esce dall’abitato. La seguiamo per due chilometri e mezzo, poi la strada svolta a sinistra e, dopo quattrocentocinquanta metri, a destra, proseguiamo per circa un altro chilometro fino a vedere, alla destra del Flumini Mannu, i resti dell’area archeologica di Santu Sciori, a volte chiamata di Santu Luxori o in italiano di San Lussorio.

Pabillonis-Resti del Nuraghe semplice Santu Sciori II e dell’antica chiesa di Santu ScioriAll’interno di questa area archeologica, si trova, ad ovest, il Nuraghe semplice di Santu Sciori chiamato Santu Sciori II, che si ritiene fosse un probabile Nuraghe semplice monotorre. Sopra i resti di questo Nuraghe si trovano le rovine dell’Antica chiesa di Santu Sciori ossia di San Lussorio. L’antica chiesa campestre è stata costruita riutilizzando i resti dell’omonimo Nuraghe, e la sua esistenza è ricordata negli Annales Sardiniae da Salvador Vidal, monaco francescano nato nel 1575 a Maracalagonis, che cita la presenza a Pabillonis di questo edificio sacro, assieme a quelli ubicati nel centro del paese dedicati a Santa Maria e San Giovanni.

Nell’area archeologica si trovano i resti del Nuraghe complesso

Pabillonis-Resti del Nuraghe complesso Santu ScioriPoco distante dalle rovine, un centinaio di metri ad est rispetto all’antica chiesa, su un acrocoro da cui si domina gran parte del Campidano verso il Monte linas, e sopra un’ansa del flumini Mannu, si trovano i resti del Nuraghe complesso di Santu Sciori che comprende un’area di più di 2400 metri quadrati, ed oggi la parte emergente potrebbe essere solo quella più alta dell’intero Nuraghe, che quindi sarebbe semisommerso. Doveva essere un Nuraghe complesso costruito in basalto, a 34 metri di altezza, ed in origine comprendeva una torre centrale e diverse altre torri, di cui oggi l’identificazione non è per niente facile, dal momento che tutte le strutture murarie sono state atterrate e coperte dall’attività umana che si è sviluppata nei dintorni. Allo stato attuale del monumento si distinguono almeno tre torri quasi interamente interrate e parzialmente celate dal possibile crollo.

In epoca medioevale, secondo l’archeologo Giovanni Spanu nel quinto o sesto secolo dopo Cristo, i resti del Nuraghe sono stati utilizzati come area sepolcrale, come è testimoniato dal ritrovamento, all’inizio dell’ottocento, all’interno delle rovine di una delle sue torri, di un’urna cineraria quadrilunga, con lato maggiore di circa due metri e mezzo, contenente grandi ossa umane.

La nuova chiesa campestre di San Lussorio Martire

Pabillonis: la nuova chiesa campestre di San Lussorio edificata sopra i resti del Nuraghe complesso Santu ScioriAttualmente sopra parte del complesso nuragico di Santu Sciori si trova la nuova chiesa campestre di San Lussorio. Costruita negli anni sessanta del novecento, si tratta di una moderna piccola chiesa di forma pressoché cubica, avente telaio in cemento armato e tamponature in muratura. La chiesa, con la sua struttura e con il piccolo piazzale in cemento antistante, nasconde una parte di una delle tholos del Nuraghe. Probabilmente al momento dei lavori l’area è stata regolarizzata e spianata con mezzi meccanici, ed infatti di fianco alla chiesa è visibile il cumulo dei crollo di una seconda torre, mentre la terza è posta poco discosto. Nella parte orientale, la strada di accesso alla piccola chiesa è stata sistemata con l’utilizzo di pietre che potrebbero provenire dal disfacimento dell’antica struttura del Nuraghe.

Pabillonis: chiesa campestre di San Lussorio: veduta dall’alto Pabillonis: chiesa campestre di San Lussorio: arrivo alla chiesa Pabillonis: chiesa campestre di San Lussorio: facciata

Ci sarebbe da domandarsi chi abbia potuto autorizzare la costruzione di questa piccola chiesa, e se nel corso dei lavori, che evidentemente hanno dovuto sventrare parte del Nuraghe, vi fosse un archeologo a verificarne l’evoluzione.

La Festa di San Lussorio, che si svolge a metà del mese di agosto ed ha la durata di quattro giorni, prevede la processione con il simulacro del Santo dal paese fino alla piccola chiesa campestre, dove si svolgono i riti religiosi e la messa solenne, per concludersi con la processione in senso inverso. Si svolgono anche numerose manifestazioni civili, con balli e canti, e che si concludono solitamente con uno spettacolo pirotecnico.

Pabillonis-Festa campestre di San Lussorio: manifesto Pabillonis-Festa campestre di San Lussorio: il processione Pabillonis-Festa campestre di San Lussorio: spettacolo pirotecnico

I resti della Stazione Ferroviaria dismessa di Pabillonis nella quale i treni non fermano più

Pabillonis: la Stazione Ferroviaria nella quale i treni non fermano piùDa Pabillonis usciamo verso nord est con la via 4 Novembre, che fuori dall’abitato assume il nome di SP69 e si muove in direzione di Sardara. Dopo poco più di due chilometri e mezzo, arriviamo alla linea ferroviaria, e vediamo, subito prima dei binari, alla destra della strada, la Ex Stazione Ferroviaria di Pabillonis, una stazione posta sulla Dorsale Sarda, dopo la stazione di San Gavino e prima di quella di Uras e Mogoro, nella tratta che da San Gavino Monreale procede su binario unico. Le origini della stazione, situata a nord est dell’abitato, risalgono alla seconda metà dell’ottocento, quando la Compagnia reale delle Ferrovie Sarde inizia la realizzazione della rete ferroviaria sarda a scartamento ordinario, e l’inaugurazione dell’impianto avviene nel 1872. La stazione passa nel 1920 sotto la gestione delle Ferrovie dello Stato, le quali, nel secondo dopoguerra, hanno disattivato lo scalo merci e ridotto a due il numero di binari presenti nello scalo. Interessata ad un limitato traffico passeggeri, la stazione viene disabilitata a questo tipo di servizi nel 2014, permanendo attiva come località di servizio. Cosa avviene, poi, alla stazione di Pabillonis? Dal 16 giugno 2104 Trenitalia ha deciso di sospendere le fermate dei treni in questa stazione, perché gli utenti erano un numero molto limitato, ed il treno perdeva troppo tempo nelle fermate intermedie.

I resti del Nuraghe complesso Fenu

Pabillonis-Resti del Nuraghe complesso FenuPabillonis-Ricostruzione del Nuraghe complesso FenuPassata la linea ferroviaria, una volta superati i cancelli ferroviari, svoltiamo subito a destra in una stradina bianca parallela ai binari ferroviari, la seguiamo per circa seicento metri, e arriviamo nel luogo alla sinistra della strada dove sono tuttora in corso gli scavi per portare del tutto alla luce i resti del Nuraghe Fenu il cui nome significa Fieno in italiano. Si tratta di un Nuraghe complesso polilobato, edficato a 42 metri di altezza interamente in roccia basaltica, che si estendesu un’area di 2000 metri quadrati, fra i più grandi tutta la Sardegna, con un mastio centrale e bastioni con cinque torri aggiunte, che racchiudono un piccolo cortile. Sono presenti anche i resti di un antemurale con torri, e di un insediamento. La stratigrafia ha evidenziato l’abbandono del Nuraghe già in epoca antica dovuta ad un incendio e ad un crollo. È stato poi rifrequentato in epoca punica e successivamente in quella romana. Come accadde per altri Nuraghi, anche il Fenu venne utilizzato come materiale per le fondamenta di un ponte della linea ferroviaria, anche se la struttura tuttora rimane in buono stato.

Pabillonis-Resti del Nuraghe complesso Fenu Pabillonis-Resti del Nuraghe complesso Fenu Pabillonis-Resti del Nuraghe complesso Fenu Pabillonis-Resti del Nuraghe complesso Fenu Pabillonis-Resti del Nuraghe complesso Fenu

Gli scavi, iniziati nel 1996 e proseguiti fino al 2003, hanno riportato alla luce molteplici cocci di vasi e anche lanterne ed alcune monete romane che testimoniano la frequentazione del sito in età imperiale. I reperti rinvenuti sono attualmente conservati nel Museo Archeologico di Sardara.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Pabillonis ci recheremo a Guspini che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trovano numerosi siti archeologici, le rovine della città di Neapolis ed i resti della miniera di Montevecchio oggi fruibili anche dal punto di vista turistico.


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