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Laerru paese noto per la lavorazione della radica che visiteremo con i suoi dintorni


In questa tappa del nostro viaggio, riprenderemo il nostro viaggio ritornando nell’Anglona interna, e ci recheremo a Laerru una paese noto per la lavorazione della radica.

La Regione storica dell’Anglona

L’AnglonaL’Anglona è la Regione storica della Sardegna che si affaccia sul golfo dell’Asinara, una ampia insenatura che si distende lungo il versante nord occidentale dell’Isola, delimitata a nord dal mare, a est dal fiume Coghinas, a sud dal monte Sassu e a ovest dal fiume Silis e dal monte Pilosu. Il suo territorio è prevalentemente collinare, composto da allipiani di natura vulcanica o calcarea, adagiatisu una base di tufo. Comprende una vasta Regione costituita dall’Anglona propriamente detta, distinta fra Bassa Valle del Coghinas o Anglona marittima, ed un paese, Tergu, appartenuto nel passato più lontano alla Regione di montes, ed Anglona interna. I comuni che fanno parte dell’Anglona marittima sono Castelsardo, Santa Maria Coghinas, Tergu, Valledoria; mentre quelli che fanno parte dell’Anglona interna sono Bulzi, Chiaramonti, Erula, laerru, Martis, Nulvi, Perfugas e Sedini. Grazie alla bonifica della bassa valle del Coghinas, effettuata tra il 1920 ed il 1930, che ha consentito di sfruttare meglio la piana del Coghinas, le coltivazione più diffuse sono quelle dei carciofi, soprallutto nella ricercata varietà denominata Spinoso sardo, e dei pomodori. Negli anni settanta del secolo scorso si è sviluppata, soprattutto nei comuni costieri, anche l’industria turistica.

In viaggio verso laerru

A laerru si può arrivare da Bulzi, uscendo verso sud con la SS134, ed, all’immissione, dopo circa sei chilometri, della SS134 sulla SS127, invece che a sinistra verso Perfugas, svoltando a destra, e dopo due chilometri si arriva a laerru. Seguendo questa strada, dal Municipio di Bulzi a quello di laerru si percorrono 8 chilometri.

Provenendo da Bulzi, incontriamo il monte Ultana con la sua foresta fossile

Laerru-Monte UltanaProvenendo da Bulzi con la SS134, subito dopo il suo innesto nella SS127, Laerru-Monte Ultana: foresta pietrificataTroviamo sulla destra della strada la deviazione che ci porta, in parte in auto e per il resto a piedi, sulla vetta del monte Ultana, un altopiano troncoconico alto appena 254 metri caratterizzato da una folta macchia mediterranea. Sulla sua sommità si trova la Foresta pietrificata di laerru nota anche come Foresta fossile del monte Ultana segnalata da appositi cartelli e distante non più di tre chilometri. L’ingresso al sito è segnato da un tronco pietrificato ben visibile in cima a una salita, e dall’interno si trovano quattro tronchi fossilizzati, il cui diametro raggiunge i settanta centimetri.

Il complesso archeologico del monte Ultana ed i resti di un Castrum romano

Laerru-Monte Ultana: navicella con protome animaleNelle vicinanze, in una zona dove il terreno è scavato in stretti canyon, è presente il Complesso archeologico di Monte Ultana che sorge a breve distanza dall’abitato, in cui sono presenti diverse Domus de janas, una Tomba di giganti e un tempio nuragico circondato da un villaggio nuragico ancora in fase di studio. Tra i diversi reperti rinvenuti nel complesso archeologico di Monte Ultana, è stata trovata anche una navicella con protome animale, che oggi è conservata nel Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari.

Sul monte Ultana, in località Santa Vittoria, si trovano i resti di un Castrum romano ubicato su un’altura che, allora come oggi, dominava il circondario sottostante, affiancato da alcune tombe del periodo romano. I siti più suggestivi sono, senza dubbio, quelli che si trovano in località logu Santu, ai piedi del monte Ultana verso nord ovest, e consistono in una necropoli composta da tre ipogei, due dei quali preceduti da un corridoio. Inoltre, nella vicina località Bòpitos, si trova una Tomba di giganti del tipo Allèes couvertes delimitata da ortostati, che è una costruzione funeraria megalitica riconducibile alla seconda fase della Cultura di Bonnanaro, e che rappresenta, nella sua forma a cista allungata, una evoluzione delle forme tombali di cultura precedente. Queste Tombe di giganti a filari regolari di pietre squadrate, sono state descritte dall’archeologo Torquato Taramelli, che racconta che in esse erano stati trovati i defunti in posizione seduta o rannicchiata. Sulla scarpata rivolta a sud ovest, Torquato Taramelli ha trovato anche una fonte sacra con copertura a cupola.

Provenendo da Perfugas

A laerru si può arrivare anche da Perfugas, prendendo verso ovest la SS127 Settentrionale Sardae seguendola per sei chilometri. Dal Municipio di Perfugas a quello di laerru si percorrono 6.2 chilometri.

Il comune chimato laerru famoso per la lavorazione della radica

Laerru-Veduta dell’abitatoLaerru-Stemma del comuneIl comune chiamato Laerru (altezza metri 177 sul livello del mare, abitanti 859 al 31 dicembre 2021) è situato nella parte centrale della Provincia di Sassari, a nord est dell’altopiano dell’Anglona, sul pendio di una collinetta che anticamente si era creata a causa di una frana staccatasi dall’estremo meridionale dell’altopiano di Tanca Manna. È servita dalla SS127 Settentrionale Sarda, il cui tracciato ne attraversa il territorio. Il territorio Comunale, ricco di pietra calcarea, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 57 a un massimo di 455 metri sul livello del mare.

Origine del nome

In passato era chiamato Layrru, Lagherru, da cui deriva il nome attuale Laerru. Il nome del paese, confrontabile con il tema latino Ghirr, orlo o contrada, sembra riferirsi alla posizione dell’abitato, posto in un Anfiteatro naturale. Secondo alcuni, però, potrebbe derivare dal latino Alaternus, che richiama gli arbusti sardi come Alaverru, AlaterruS, ossia Filirrea, per la presenza nel territorio di questa pianta che è un arbusto sempre verde tipico del luogo. Secondo altri studiosi, potrebbe derivare dalle voci fenicie Laha, ossia lavoro o terra di lavoro, e Rah, ossia che frutta, da cui deriverebbe la definizione di un sito fruttifero.

La sue economia

L’agricoltura riveste un ruolo preminente nell’economia locale e si basa sulla produzione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta. Viene praticato anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria, di modeste dimensioni, è costituita da aziende che operano nei comparti alimentare ed edile. A laerru non mancano interessanti esempi di attività artigianale, vi si trovano, infatti, ancora artigiani che seguono il lungo ciclo della lavorazione della Radica sarda, per ricavarne pregiatissime pipe e piccoli contenitori di grande pregio, fortemente riChiesti dal mercato, che vengono esportate anche all’estero. Gli artigiani eseguono tutte le fasi della lavorazione, dal taglio della radica alla sua stagionatura per circa un paio d’anni, cui segue la bollitura, fino all’ultima rifinitura delle pipe. A laerru le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Sebbene non figuri tra le mete turistiche più significative della zona, le diverse testimonianze del suo passato preistorico rappresentano delle ragioni sufficienti ad attirare un discreto flusso di visitatori, ed interessante è anche, dal punto di vista naturalistico, la vasta area della foresta pietrificata.

Brevi cenni storici

Numerose testimonianze archeologiche attestano la presenza dell’uomo nel territorio fin dalla preistoria. Al periodo preistorico risalgono le cave di calcare candido di laerru, tuttora visitabili, da cui, secondo Giovanni Lilliu, si sarebbero estratti i conci perfettamente squadrati serviti per la realizzazione del pozzo sacro Predio Canopoli di Perfugas. restano alcune tracce dell’insediamento romano nella zona, ma comunque l’origine dell’attuale centro abitato si ritiene risalga al periodo bizantino. Nel periodo medioevale laerru appartiene al Giudicato di Logudoro, nella Curatoria dell’Anglona. Nel 1259, con la fine del Giudicato di Torres, l’Anglona passa a un breve dominio dei Malaspina, e un documento del 1282 attesta la sua vendita, da parte di Corrado Malaspina, a Brancaleone Doria. Da quel momento i Doria dominano l’Anglona. Nel 1323 inizia l’occupazione aragonese. Pietro IV d’Aragona rileva dai Doria i diritti sulla metà di Alghero e su diverse curatorie tra cui quella di Anglona, lasciando loro in feudo Castel Genovese. Nel 1349 il governatore di Sardegna concede l’Anglona a Giovanni d’Arborea, il quale la occupa pur senza la ratifica regia, ma, nello stesso anno, viene imprigionato dal fratello, il giudice Mariano IV d’Arborea, e l’Anglona torna così in mano ai Doria. Quando nel 1376 Brancaleone Doria sposa Eleonora d’Arborea, unifica in forma personale i suoi possedimenti sardi con quelli giudicali arborensi. Il 1388 è l’anno della pace concordata tra aragonesi e il Giudicato di Arborea. Al governo dell’Arborea sale, nel 1409, Guglielmo visconte di Narbona, nipote francese di Eleonora, che nello stesso anno, venne sconfitto a Sanluri da Martino il Giovane, erede d’Aragona, e, dopo un decennio di resistenza, nel 1420 rinuncia ai propri diritti dinastici cedendoli al re d’Aragona. Quando la Sardegna passa sotto la dominazione aragonese, le curatorie del periodo giudicale cessano di esistere, e vengono sostituite dai possedimentii feudali. Nel 1421, Alfonso V d’Aragona infeuda l’Anglona a Bernardo de Centelles. Nel 1434 suo figlio Francesco Gilaberto de Centelles sconfigge Nicolò Doria annettendo la Baronia di Coghinas, e due anni dopo ottiene il titolo di Conte d’Oliva, una città vicina a Valencia. Nel corso del seicento si verificano numerose carestie e pestilenze. Le condizioni economiche e sociali favoriscono, quindi, la diffusione del banditismo, fenomeno destinato ad assumere proporzioni rilevanti nei secoli successivi. Ancora nel settecento la storia dell’Anglona si identifica con quella feudale degli Oliva, fino quando la Sardegna passa dalle mani spagnole a quelle austriache e poi, nel 1720, a quelle del governo sabaudo. Nel 1767 viene costituito il principato dell’Anglona, titolo unico per un feudo sardo, e Carlo Emanuele III nomina Maria Giuseppa Pimentel principessa di Anglona, duchessa di Monteacuto, Marchesa del Marghine e contessa di Osilo e Coghinas. L’Anglona rimane sotto i Pimentel, fino a quando, nel 1838, Carlo Alberto proclama l’abolizione delle giurisdizioni feudali, ed i Tellez Giron, eredi degli Oliva, cedono i propri diritti allo stato sabaudo, e l’Anglona viene riscattata al demanio dello Stato.

Sagre e feste che si svolgono a laerru

Laerru: cartolina che illustra il costume di laerruTra le principali feste e sagre che si svolgono a laerru vanno citate, per Carnevale, la Favata del Giovedì Grasso, una manifestazione a carattere spettacolare con sfilate e carri in maschera, e durante la sfilata vi è la distribuzione di fave con lardo, frittelle e abbondante vino; le cerimonie della Settimana Santa, a cura della Confraternite; il 15 marzo, la Festa di San Giuseppe; il 31 maggio, la Festa della Madonna; il 13 giugno, la Festa di Sant’Antonio da Padova; il 24 giugno si svolge la Festa di San Giovanni, una Festa campestre in occasione della quale si organizza una cena in piazza per tutti i presenti, con un pasto a base di pecora e prodotti tipici offerti dagli allevatori del paese; il 20 luglio, si celebra la Festa della Patrona, Santa Margherita; il penultimo o l’ultimo sabato di agosto, poi, si svolge la Festa di Santa Lucia, con la celebrazione dei riti religiosi al mattino, mentre la sera si svolgono varie manifestazioni folkloristiche in piazza; la la prima domenica di settembre, si svolge la Festa di Sant’Isidoro, con la celebrazione della messa, la sfilata dei trattori addobbati per le vie del paese, ed in serata i festeggiamenti in piazza con spettacoli di vario genere.

Visita del centro di laerru

Si tratta di un abitato, interessato da espansione edilizia, che si allunga ai lati della strada statale, ed è stato edificato con una curiosa forma a ferro di cavallo, per seguire l’andamento della strada e la morfologia del territorio collinare. Entrando nell’abitato con la SS127, che prende il nome di via Roma.

Entrati in laerru ci recheremo verso est per visitare la Chiesa di Sant’Antonio da Padova

Da via Roma, a centocinquanta metri dal cartello indicatore dell’abitato, Laerru: Chiesa di Sant’Antonio da PadovaSvoltiamo a destra in via Nuoro, e poi, dopo una settantina di metri, a sinistra in via Sardegna. La seguiamo per circa centocinquanta metri, poi prendiamo sulla destra la via Sassari, che seguiamo per trecento metri, fino quasi al termine, nella periferia orientale dell’abitato. Qui prendiamo leggermente a destra una strada bianca, che è la Strada Vicinale di Tesciu, dalla quale, dopo centoventi metri, una stradicciola sulla destra ci porta alla Chiesa di Sant’Antonio da Padova un piccolo Oratorio privato del diciottesimo secolo, edificato alla periferia orientale del centro abitato di laerru. La Festa di Sant’Antonio da Padova si celebra a laerru il 13 giugno.

Il Municipio di laerru

Laerru-Municipio di laerruDa via Roma, a centocinquanta metri dal cartello indicatore dell’abitato, svoltiamo a destra in via Nuoro, e poi, dopo una settantina di metri, a sinistra in via Sardegna, evitiamo la deviazione per la via Sassari, invece proseguiamo lungo via Sardegna, dopo quattrocento metri, al termine, troviamo un bivio e sulla destra la via Grazia Deledda dove, al civico numero 2, si trova l’edificio che ospita il Municipio di laerru con la sua sede ed i suoi uffici.

I pochi ruderi della Chiesa di San Sebastiano

Laerru: i pochi ruderi della Chiesa di San SebastianoAl bivio al termine della via Sardegna, invece di prendere sulla destra la via Grazia Deledda che ci ha portati al Municipio, prendiamo sulla sinistra la via San Sebastiano, e troviamo, una cinquantina di metri più avanti, sulla destra della strada, i pochi ruderi dell’antica Chiesa di San Sebastiano. Della Chiesa rimane quasi esclusivamente la zona absidale, dotata di una elegante monofora, mentre gli altri ruderi sono stati inglobati negli edifici edificati intorno ad essi, di costruzione assai più recente.

La Chiesa Parrocchiale di Santa Margherita

Laerru-Sbocco della via Flavio Gioia sulla via San PietroTornando sulla via Grazia Deledda, passato il Municipio, dopo una ventina di metri, la strada prosegue sulla via Amsicora, che, percorsi duecentocinquanta metri, continua sulla via Cristoforo Colombo, e, dopo cento metri, in essa sbocca dalla destra la via Flavio Gioia. La superiamo, e proseguiamo sulla via San Pietro, che diventa poi la via della Parrocchia, dalla quale, dopo cento metri, si trova sulla sinistra una piazza, sulla quale si affaccia la Chiesa di Santa Margherita che è la Chiesa Parrocchiale di laerru, un interessante edificio ricostruito nel 1701, come riporta la data sull’architrave dell’ingresso principale, ma sicuramente più antico, come lascia intravedere il suo perfetto orientamento sull’asse est ovest. La Chiesa ha un’unica navata, sulla quale si aprono le cappelle laterali identificate da archi gotici. Interessante è la Cappella di Sant’Isidoro, una volta dedicata alla Madonna del Rosario o alla Madonna di Pompei, caratterizzata da un’inusuale cupola a tholos, Con fregi a bassorilievo; ed anche l’antica Cappella dedicata a Santa Lucia, oggi destinata all’Eucaristia, con fregi e linee che ne esaltano lo stile gotico aragonese. A lato della Cappella di Santa Lucia si trova l’artistico Crocifisso, snodabile per il rito di S’Iscravamentu, Opera del pittore e scultore Antonio Pala, nato a laerru nel 1934. La Chiesa è stata recentemente riaperta al culto, il venti luglio 2011, in occasione della Festa patronale, dopo un periodo di chiusura, dovuto ad un energico intervento di restauro.

Laerru: Chiesa Parrocchiale di Santa Margherita Laerru: Chiesa Parrocchiale di Santa Margherita: facciata

La tradizionale Festa popolare in onore di Santa Margherita, patrona di laerru, si svolge il 20 luglio, con festeggiamenti molto semplici che prevedono la celebrazione dei riti religiosi e, in serata, vari spettacoli in piazza.

L’Oratorio del Rosario

Laerru: l’Oratorio del RosarioNon lontano dalla Chiesa Parrocchiale, una trentina di metri più avanti lungo via della Parrocchia, si trova sulla destra della strada una scalinata che porta alla barocca piccola Chiesa nota come Oratorio del Rosario edificato nel diciassettesimo secolo in stile rustico sardo aragonese come Cappella dell’omonima Confraternita. Alla destra della Chiesa ed Oratorio, si trova la via del Rosario, e la Chiesa ha un interno a navata unica. Simile ad una Chiesa campestre, ha una forma semplice con alcuni contrafforti laterali, e la parte più decorativa è la facciata, caratterizzata da un campanile a vela e da un bel portale dalle doppie colonne scolpite, sormontato da una cornice triangolare, con all’interno una lunetta. L’edificio è stato recentemente restaurato, e viene utilizzato anche come sede per incontri religiosi e culturali.

L’Oratorio della Santa Croce

Laerru: l’Oratorio della Santa CroceLa prosecuzione della via della Parrocchia è la via Tola, che, in meno di centocinquanta metri, ci porta in piazza Santa Croce, alla cui sinistra si trova la facciata della Chiesa chiamata Oratorio della Santa Croce una Chiesa barocca del diciassettesimo secolo, costruita su una struttura preesistente, per servire da Oratorio alla omonima Confraternita. Architettonicamente la Chiesa è molto semplice, ha una parte della struttura esterna in pietra a vista in corrispondenza dell’ingresso che si apre sulla facciata, sormontato da una lunetta, per concludersi in alto con una cornice a dentelli. In anni recenti, è stata sottoposta a un notevole intervento di restauro, e di consolidamento di tutto il fabbricato, che stava andando in malora, a causa di infiltrazioni d’acqua e di elementi vegetali, che stavano pregiudicando seriamente la stabilità di tutta la struttura. La Confraternita la operato per alcuni secoli, fino ai primi del novecento, quando ha cessato la sua attività, ma in seguito è stata ricostituita nel 2006.

Il Cimitero di laerru

Laerru: Cimitero di laerruEntrando nell’abitato con la SS127, che diventa la via Roma, a centocinquanta metri dal cartello indicatore dell’abitato evitiamo di svoltare a destra in via Nuoro, e proseguiamo invece dritti verso ovest lungo la via Roma. Un poco più avanti, a trecento metri dal cartello indicatore dell’abitato, troviamo, sulla sinistra della strada, il Cimitero di laerru, che si sviluppa a sud della strada statale.

Il Campo Sportivo di laerru

Laerru: Campo da Calcio Comunale di laerruProseguendo verso ovest lungo la via Roma, dopo trecento metri prediamo, sulla sinistra, la via Aldo Moro, che fiancheggia il Campo da Calcio Comunale di laerru, il cui ingresso di trova un poco più di cento metri più avanti, alla destra della via Aldo Moro. Il campo è dotato di tribune in grado di ospitare 500 spettatori. In esso gioca le sue partite casalinghe la G.S.Laerru 1994, che milita in terza categoria, nel girone A.

Visita dei dintorni di laerru

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di laerru, sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi Arenosu, Badde, Concula, Cossu, isola de Runchina, Medulesi, Pazza, Sa Cuguttada, Tanca Mannu, tutti di tipologia indefinita.

La Stazione Ferroviaria di laerru

Laerru: la Stazione Ferroviaria di laerruEntrando nell’abitato con la SS127, che diventa la via Roma, a centottanta metri dal cartello indicatore dell’abitato, prendiamo a sinistra la via Stazione, che ci porta fuori dall’abitato verso sud est. Percorsa per quattrocento metri, troviamo una breve deviazione sulla sinistra, ed, in una cinquantina di metri, arriviamo alla Stazione Ferroviaria di laerru, che si trova alla destra della strada. Il fabbricato viaggiatori, benché chiuso ed inaccessibile, si presenta in buone condizioni di conservazione. È affiancato, sul lato verso Tempio Pausania, dal magazzino merci, mentre sul lato opposto, in direzione di Martis, si trovano le ritirate, e, più avanti, la casa cantoniera doppia numero 3 della ferrovia che collega Sassari con Palau.

La piccola Cappella di Santa Diadora ossia di Santa Teodora

Laerru: la piccola Cappella di Santa Diadora ossia di Santa TeodoraDalla via Roma, prendiamo a destra la via Nuoro, e poi, dopo una settantina di metri, a sinistra in via Sardegna. Dopo quattrocento metri, evitiamo la deviazione a sinistra in via Grazia deladda, che ci porterebbe al Municipio di laerru, e proseguiamo dritti per altri centosessanta metri, e vediamo, alla sinistra della strada, la piccola Cappella di Santa Diadora ossia di Santa Teodora. Si tratta di una minuscola cappelletta di origine bizantina ricavata in una piccola cavità naturale, ristruturata negli anni 2000, che conserva però ben poco dell’originario manufatto.

I resti del Nuraghe Cossu

Laerru-Resti del Nuraghe CossuUsciamo da laerru verso ovest, e prendiamo, dalla via Roma, a circa un chilometro e trecento metri dal cartello indicatore dell’abitato, una deviazione verso destra seguendo le indicazioni per il Circolo Ippico Caddhos. La seguiamo per circa un chilometro, poi, passato un cancello, prendiamo una deviazionesu una sterrata sulla sinistra che, in circa duecento metri, ci porta ad un’abitazione, a breve distanza dalla quale si trovano i pochi resti del Nuraghe Cossu un Nuraghe di una tipologia che non è definita.

I resti del Nuraghe Tanca Manna

Usciamo da laerru verso ovest, e prendiamo, dalla via Roma, a circa un chilometro e cento metri dal cartello indicatore dell’abitato, verso destra una strada in salita che si chiama la via Tergu, e, dopo una cinquantina di metri, di nuovo a destra nella sua prosecuzione lungo la Strada Vicinale di Tancarutta. Passato un primo tornante a sinistra, troviamo un secondo tornante a destra, e, dopo un seicentocinquanta metri, prendiamo una deviazione sterrata sulla sinistra, che ci porta alle pendici dell’altopiano di Tanca Manna. Seguendo questa strada, più avanti, percorsi circa settecentocinquanta metri, troviamo sulla destra i resti del Nuraghe Tanca Manna un Nuraghe anch’esso di una tipologia che non è definita.

La suggestiva grotta de su Coloru

Laerru: la suggestiva grotta de su ColoruPassato il primo tornante a sinistra, troviamo un secondo tornante a destra, e, dopo un seicentocinquanta metri, evitiamo la deviazione sterrata sulla sinistra, e proseguiamo lungo la strada per due chilometri e seicento metri, evitando tutte le deviazioni che si incontrano lungo il percorso. Qui troviamo un’area di sosta e picnic con tavoli, dalla quale è possibile arrivare, sulla sinistra, alla suggestiva Grotta de su Coloru una delle cavità carsiche più grandi della Sardegna, che si inserisce profondamente nel fianco del monte. La grotta archeologica è lunga seicento metri, è attiva d’inverno, e presenta due brevi diramazioni laterali. È assolutamente priva di concrezioni, ed al suo interno staziona una colonia di pipistrelli. La scalinata d’accesso è pericolante, per cui si consiglia di accedere dall’ingresso secondario.

La grotta de Conca ’e Caddu

E più avanti, si trova anche la Grotta de Conca ’e Caddu anch’essa molto suggestiva anche e di dimensioni minori, che è situata sulle pendici dell’altopiano di Tanca Manna. Si tratta di una cavità di discrete dimensioni, con uno sviluppo interno di quattrocentosettanta metri. È costituita da un unico condotto ad andamento tortuoso, la cui parte iniziale è formata da una comoda galleria, mentre successivamente si trasforma in un cunicolo di percorribilità scomoda e disagevole. Man mano che si procede verso la parte terminale della grotta la resipirazione divente sempre più difficoltosa dalla scarsa ossigenazione, non è consigliata per esplorazioni del tipo turistiche, ma per un pubblico più specialistico.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo il nostro viaggio nell’Anglone Interna, e da laeru ci recheremo a Martis dove vedremo tra l’altro la foresta pietrificata di Carrucana.


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