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Tula paese affacciato sulla costa occidentale del lago del fiume Coghinas con i siti archeologici nei dintorniIn questa tappa del nostro viaggio, lasceremo l’Anglona interna, e, da Erula, ci porteremo nel Monteacuto occidentale, a Tula paese affacciato sulla costa occidentale del lago del fiume Coghinas. La regione storica del Monteacuto, chiamata anche Logudoro MonteacutoIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Monteacuto comprende la piana di Chilivani e le propaggini dei monti del Goceano, di Alà dei Sardi e del limbara. Il nome deriva da quello del Castello giudicale edificato a Berchidda nel tredicesimo secolo. Il paesaggio del Monteacuto è caratterizzato dall’alternarsi di alture e zone pianeggianti. Oggi il Monteacuto si trova economicamente diviso in due zone, il cui confine è segnato dal fiume Coghinas. I comuni che fanno parte del Monteacuto orientale sono: Alà dei Sardi, Berchidda, Buddusò, Monti, Oschiri e Padru. Quelli che fanno parte, invece, del Monteacuto occidentale sono Nughedu San Nicolò, Ozieri, Pattada e Tula. Nel Monteacuto si parla il logudorese, a ovest nell’arcaica variante settentrionale nuorese, mentre a est in quella comune. L’altopiano di Buddusò, a sud est, è la zona di convergenza tra queste due varianti linguistiche. In viaggio verso TulaNell’Anglona interna, da Erula usciamo verso est lungo la via Nazionale, che ritorna ad essere la SP2 e muove in direzione di Tula. Dopo aver passato il Cimitero di Erula, percorsi quasi tre chilometri, raggiungiamo la località Sa Mela, al cui interno arriviamo a un bivio, che a sinidtra porta alla Chiesa di San Giovanni Battista di Sa Mela, mentre a destra porta alla località Sa Turrina Manna con il suo grande parco eolico. Invece proseguendo dritti sulla SP2, la strada provinciale ci porta verso la località Sa Sia. La frazione Sa Sia con la Chiesa di San Pietro Apostolo ossia di San Pietro di Sa SiaAl bivio nella località Sa Mela, proseguiamo sulla SP2 che, dopo due chilometri e quattrocento metri, ci porta alla frazione Sa Sia (altezza metri 415, distanza 12.9 chilometri, della quale non è attualmente disponibile il numero di abitanti) chiamata anche frazione San Pietro situata a metà strada tra Erula e Tula, che, ubicata in posizione panoramica, sotto il Monte limbara, sovrasta il lago artificiale del Coghinas. Fa parte del Logudoro, ma confina con l’Anglona e la Gallura, e i suoi abitanti parlano il gallurese e non il sardo logudorese, particolarità per la quale Sa Sia costituisce uno dei pochissimi casi in cui una frazione utilizza una lingua diversa rispetto a quella parlata nel comune di appartenenza. Qui, all’interno del piccolo abitato, presa a destra la strada che porta alla località Sos Saliceddos, svoltiamo subito a destra nella strada che, in un centinaio di metri, ci porta a vedere, sulla sinistra, la Chiesa campestre di San Pietro Apostolo chiamata anche di San Pietro di Sa Sia costruita nel 1929 per ricordare l’antica Chiesa di San Pietro di Ossuna, che è stata sommersa dalle acque del lago Coghinas, quando è stata inaugurata la diga sul fiume, e che descriveremo più avanti. La Chiesa è posta su una collinetta, ed è molto curata dagli abitanti, che, il 29 giugno, organizzano la grande Festa di San Pietro, organizzata dal Comitato religioso di San Pietro, nella quale, alle manifestazioni religiose e civili, partecipano numerose persone, provenienti anche dai centri vicini. Verso ovest raggiungiamo la località Sos SaliceddosLa località Sa Sia si trova a un incorcio, dove, proseguendo dritti, si continua sulla SP2 in direzione di Tula, mentre verso sinistra ci si reca alla località Sos Saliceddos, e verso destra alla località su Montiju. Quindi, se all’incrocio prendiamo a sinistra, ossia verso est, dopo poco meno di tre chilometri e mezzo arriviamo alla piccola frazione Sos Saliceddos (altezza metri 60, distanza 11.7 chilometri, della quale non è attualmente disponibile il numero di abitanti). Più ad est raggiungiamo la località su Montiju e poi il grande parco eolico dell’ENEL’in localita Sa Turrina MannaAll’incrocio presente nella località Sa Sia, prendiamo una sterrata sulla destra, verso ovest, e, dopo un chilometro, troviamo la deviazione sulla sinistra che ci porta alla frazione su Montiju (altezza metri 357, distanza 10.6 chilometri, della quale non è attualmente disponibile il numero di abitanti). Proseguendo lungo la sterrata, dopo circa quattro chilometri arriviamo alla area attrezzata Sa Turrina Manna, un’area attrezzata con tavoli e sedili in cemento rivestito con piastrelle. E più avantu, dopo poco, si raggiunge il lato orientale del grande Parco eolico Sa Turrina Manna dell’Enel Green Power, che sorge ad un altezza di quasi settecento metri sul Monte la Sarra, e ricade a cavallo tra il territorio comunale di Erula e quello di Tula. Dal monte i visitatori possono ammirare il variegato panorama della vallata dell’Anglona e, sul versante opposto, quello del lago Coghinas. La costruzione del grande parco eolico è iniziata nel 2003 con l’installazione di ventotto aerogeneratori ai quali, nel 2009, se ne sono aggiunti altri quaranta. Si tratta, complessive, di sessantotto turbine eoliche, che rendono il parco, oggi, il più grande impianto del suo genere in Italia. La potenza complessiva installata è pari a 84 Mw, mentre la produzione a regime può raggiungere circa 126 milioni di Kw/h l’anno. Il parco è in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 46mila famiglie, senza immettere nell’atmosfera sostanze dannose per l’ambiente. Arriviamo al paese chiamata Tula nel Monteacuto, affacciata sul lago del CoghinasRitornati alla frazione Sa Sia, riprendiamo verso sud la SP2, una bella strada che, dopo più di nove chilometri e mezzo, ci porta all’interno dell’abitato di Tula, che si trova nella regione del Monteacuto, di cui costituisce il centro situato più ad ovest. Dal Municipio di Erula a quello di Tula abbiamo percorso 15.6 chilometri. Il comune chiamato TulaIl comune chiamato Tula (altezza metri 275 sul livello del mare, abitanti 1.462 al 31 dicembre 2021) è un centro agropastorale che sorge sulla costa occidentale del lago sul Coghinas, situato nella parte centrale della Provincia di Sassari, a nord ovest del Monte Acuto, fra le pendici dei monti Sassu e Castedduzzu e la piana di Ozieri. Il territorio comunale, comprensivo dell’area speciale del lago del Coghinas, ossia del bacino artificiale diviso tra più comuni, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 62 a un massimo di 701 metri sul livello del mare. Origine del nomeIl nome del paese è attestato nei documenti medievale nella stessa forma che presenta oggi, e si presume sia di origine paleosarda, ma potrebbe anche derivare dal latino Tabula, ad indicare un appezzamento di terreno o di vigneto. La sua economiaLe attività economiche principali sono l’agricoltura, l’allevamento, una discreta attività industriale e l’artigianato. L’agricoltura è caratterizzata dalla coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, ulivi, agrumi, uva e altra frutta. Parte della popolazione si dedica all’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. La realtà industriale si fonda sui comparti dell’abbigliamento, della lavorazione del legno, della fabbricazione di macchine per l’agricoltura, dei mobili ed edile. A livello artigianale si producono articoli in legno, soprattutto mangiatoie e altri accessori per ovili, ed in ferro. Il paese, grazie alle sue particolarità ambientali, culturali e gastronomiche, sta puntando sullo sviluppo del turismo, ed in territorio di Tula sono presenti diversi alberghi e strutture ricettive per il turismo estivo. Sebbene non figuri tra le mete più frequentate della zona, offre a chiunque vi si rechi la possibilità di effettuare piacevoli escursioni, all’insegna della tranquillità e delle bellezze dell’ambiente naturale circostante. Poco distante è il lago del Coghinas, particolarmente frequentato dagli amanti della pesca d’acqua dolce. forte richiamo è esercitato anche dalle antiche tradizioni gastronomiche, ma non solo, di cui sono un esempio il tipico miele amaro del Monte Acuto, fortemente profumato dai pollini della macchia mediterranea di cui le api si cibano. Brevi cenni storiciIl territorio dove sorge Tula è stato abitato fin dal periodo preistorico, come dimostrano i numerosi Nuraghi ed i reperti archeologici rinvenuti in esso. Del periodo punico non si hanno notizie certe, ma rimangono alcuni resti architettonici, ed è stata rinvenuta anche una grande quantità di monete, che fanno presumere l’esistenza di scambi commerciali tra gli abitanti del luogo e i mercanti Cartaginesi. Il ritrovamento di alcune monete conferma la presenza dei Romani nel suo territorio, che si stanziarono sicuramente sul lato orientale del lago del Coghinas, dove sarebbe stato poi edificato il Santuario della Madonna di Castro vcino ad Oschiri, probabilmente attratti dalla fertilità delle terre, ed utilizzando i Nuraghi della zona come punto di osservazione. Probabilmente i primi abitanti provenivano dal vicino villaggio di lesanis, che si è spopolato tra la seconda metà del quattordicesimo secolo e gli inizi del quindicesimo. Nel periodo medioevale ha fatto parte del Giudicato di Torres, nella Curatoria di Monte Acuto. Dopo la morte di Adelasia di Torres, avvenuta nel 1255, entra a far parte dei possedimenti dei Doria, ed, a seguito del matrimonio tra Eleonora d’Arborea e Brancaleone Doria, nel 1376 il paese entra a far parte del Giudicato d’Arborea. Con l’arrivo degli Aragonesi il paese viene inglobato nel Ducato di Monteacuto, passando sotto la signoria della famiglia degli Oliva, fino al 1843, quando avviene l’abolizione del sistema feudale, e viene riscattato al demanio dello Stato. Tra le vicende che hanno hanno maggiormente segnato la storia del paese, vanno ricordate, nel 1956, le rivolte dei contadini, quando i suoi abitanti, reduci dalla guerra e stanchi degli scarsi raccolti, per la fame e la disperazione, vengono costretti ad occupare le terre incolte dei ricchi proprietari terrieri. Quando, trascorsi alcuni anni, la fertilità di queste terre viene meno, ha inizio la grande emigrazione, che, iniziata nel primo Novecento, porta negli anni ’60 del Novecento alla partenza di circa un terzo della sua popolazione. Alcuni dei principali personaggi che sono nati a TulaA Tula sono nati, tra gli altri, il bandito ottocentesco Francesco Capesi, ed anche il professor Salvatore Canalis, detto Rino, Martire delle Fosse Ardeatine. Le principali feste e sagre che si svolgono a TulaA Tula è attivo, tra gli altri, il Gruppo Folk Sant’Elena Daniele Dettori, un gruppo nato per ricordare Daniele Dettori, un suo componentevenuto a mancare tragicamente nel 2006 a soli 21 anni, che è poi rinato, dopo qualche anno di stop, nel settembre 2014 grazie alla passione di giovani che si impegnano a mantenere vive le tradizione e a tramandarle. Nelle sue esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale di Tula. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Tula vanno citate, il 21 maggio, la Festa della Patrona, Sant’Elena; il 29 giugno, la Festa di San Pietro nella località Sa Sia; ogni primo sabato di agosto viene organizzata, sulle sponde del lago Coghinas, la famosa Sagra della carpa, e, in questa occasione, è possibile degustare vari tipi di pesce tra cui la carpa, la tinca e il pescegatto, accompagnati da ottimi tranci di pesce persico fritti da esperti cuochi dal 7 al 9 settembre, la Festa di Santa Maria di Coros e di San Giuseppe. Visita del centro di TulaL’abitato, interessato da forte espansione edilizia e diviso in due parti dal rio Tula, si estende lungo un lieve declivio. Il centro abitato è molto grazioso e semplice e testimonia la vita passata del paese, la sua antica cultura, ma anche la sua evoluzione. La strada principale è lastricata in granito. Il centro storico, che occupa la parte più alta del paese, è costruito da edifici a un solo piano, accanto ad altre dimore alte e maestose, e vi si trovano anche stalle dagli interessanti portali e vecchie abitazioni in disuso. Le strade più antiche sono piuttosto strette, mentre nella parte nuova del paese cominciano ad allargarsi e le abitazioni diventano più rade per lasciar posto ad ampi cortili. Il Cimitero di Tula e dietro di esso si trova la Chiesa di Nostra Signora di CorosArrivando a Tula da nord lungo la SP2, che all’interno dell’abitato assume il nome di corso repubblica, ed, a trecento metri dal cartello segnaletico indicativo dell’abitato, prendiamo a sinistra la via lugodoro, una strada che ci porta all’estrema periferia orientale del paese. Al termine della via Logudoro, dopo circa Duecentosettanta metri, si trova l’ingresso del Cimitero di Tula. Proprio dietro il Cimitero, sorge la Chiesa di Nostra Signora di Coros edificata in stile romanico-Lombardo, in trachite di Tula, all’inizio del dodicesimo secolo dai monaci Vallombrasani, sopra una preesistente Tomba di giganti, come Abbazia di un loro monastero. L’origine del nome del tempio risale Intorno all’anno Mille, quando il paese risulta diviso in due a causa da una faida tra la famiglia dei Becca e quella dei Fumi, i primi montanari e pastori, i secondi agricoltori nella piana. La faccenda si complica quando due giovani delle fazioni opposte si innamorano, ma un frate che vive in un convento della vicina campagna riesce, non solo a celebrare il matrimonio, ma anche a pacificare la comunità. Per celebrare l’avvenimento si decide di erigere la Chiesa che, secondo l’etimologia popolare, viene chiamata De sos coros unidos, ossia dei cuori riuniti. Più volte rimaneggiata, oggi si presenta con un impianto a navata unica con abside a sud est e copertura lignea, ed è stata recentemente restaurata e completamente rifoderata all’esterno con nuovi conci di trachite, l’unico elemento autentico è rimasta l’abside, che, nella parte superiore, presenta una serie di archetti, riproposti anche negli altri paramenti, e che risultano gli unici motivi di decorazione dell’insieme. Il restauro ha cercato di copiare l’originale, ma purtroppo la Chiesa restaurata non conserva che una pallida traccia dell’antica dignità, essendo stata parzialmente snaturata, con la sostituzione degli originari paramenti di trachite rossastra con dei cantoni nuovi, di trachite di colore più freddo e di taglio più uniforme. L’interno, spoglio e modesto, ha conservato, per molti anni, il retablo raffigurante la Trinità del 1577, che già da diversi anni, per motivi di sicurezza, è stato trasferito nella Chiesa di Sant’Elena Imperatrice. Dal 7 al 9 settembre, si svolge la Festa di Santa Maria di Coros e di San Giuseppe, con manifestazioni religiose che si svolgono presso questa Chiesa e presso la parrocchiale, e con diverse manifestazioni civili. Il Municipio di Tula e di fronte il parco ComunaleDopo aver visitato il Cimitero e la Chiesa di Nostra Signora di Coros, ritorniamo sul corso repubblica, che prendiamo verso sinistra e lo seguiamo per una sessantina di metri, Fino ad arrivare a quasi quattrocento metri dal cartello segnaletico indicativo dell’abitato. Qui, al civico numero 93, alla destra della strada, si trova una piazza nella quale è presente l’edificio che ospita il Municipio di Tula, con la sua sede ed i suoi uffici. i fronte al palazzo municipale, all’altro lato della strada, si trova il Parco Comunale che può regalare piacevoli momenti di relax. Il parco ospita diverse strutture, ossia l’Anfiteatro, la Biblioteca Multimediale, i locali che ospitano l’ExLu, l’Auditorium e la Casa Alloggio Giovanni Paolo II. All’inizio della visita del paese incontriamo la Chiesa parrocchiale di Sant’Elena ImperatriceProseguendo lungo il corso repubblica, troviamo subito più avanti l’incrocio con la via Roma. La prendiamo verso destra e la seguiamo per centosettanta metri, poi prendiamo a destra la via Giovanni Maria Angioy, e, dopo una trentina di metri, a sinistra la via Cesare Battisti, dalla quale, dopo un’altra trentina di metri parte sulla destra la via Sant’Elena. Seguita per una sessantina di metri, vediamo sulla destra la facciata della Chiesa di Sant’Elena Imperatrice che è la Chiesa parrocchiale dedicata alla patrona di Tula. La Chiesa è stata edificata probabilmente nel cinquecento in stile aragonese, e restaurata nell’ottocento. La Festa di Sant’Elena Imperatrive, organizzata dal Comitato religioso di Sant’Elena, è la più importante del paese e dura tre giorni, dal 19 al 21 maggio. La Chiesa conserva al suo interno il retablo raffigurante la Trinità, risalente al 1577, che era racchiuso nella Chiesa di Nostra Signora di Coros, e che per motivi di sicurezza, è stato trasferito in questa Chiesa, dove può essere conservato in modo più sicuro. Il Polittico della Trinità rappresenta, nei suoi riquadri, l’Annunciazione, la Pentecoste, l’Adorazione dei re Magi e la Visitazione. La scena principale e di maggior valenza è la raffigurazione del Cristo crocifisso, ma la caratteristica della tavola è il grandeggiare della figura del Padre Eterno, che domina il dipinto, dove viene rappresentato con un’imponente barba e avvolto in un ampio mantello, che funge da sfondo. L’autore del retablo è ignoto. La lapide commemorativa di Salvatore Canalis detto Rino e poi la Cappella della Chiesa ed Oratorio della Santa CroceLa strada che costeggia il lato sinistro della Chiesa parrocchiale è la via Principe di Piemonte. Subito all’inizio della strada, sul primo edificio alla sinistra, si trova la casa natale di Salvatore Canalis detto Rino Martire delle Fosse Ardeatine. Sulla parete principale una lastra marmorea ne ricorda il sacrificio. Seguiamo la via Principe di Piemonte per una cinquantina di metri, poi prendiamo verso sinistra la via Alfonso lamarmora, dopo un’altra cinquantina di metri a destra la via Azuni, che sbocca sulla via Santa Croce, Che prende il nome da una Chiesa del 1700, che seguiamo per una cinquantina di metri. Del vecchio edificio della Chiesa della Santa Croce oggi rimane solo la Cappella principale, perché negli anni quaranta del Novecento il resto è stato donato dal Vescovo a un comitato che intendeva fondare un asilo, ossia la Scuola materna Pietro Fadda Farina, che sarebbe nata di lì a poco, e che esiste tuttora. La Cappella della Santa Croce, che si trova alla destra della Scuola materna, custodisce al suo interno un arco con una nicchia originale, contenente l’artistico e prezioso Crocifisso ligneo, forse del 1600, che secondo la tradizione proverrebbe da Codrongianos, e che viene utilizzato ogni anno nella cerimonie pasquali, in particolare per la funzione de S’Iscravamentu. Dalla piazza 4 Novembre seguiamo la via Rino CanalisDal corso repubblica, presa verso destra la via Roma e seguita per centosettanta metri, invece di prendere a destra la via Giovanni Maria Angioy, la prendiamo verso sinistra, ossia verso sud, ed, in una settantina di metri, arrivamo nella piazza 4 Novembre, al centro del paese, nella quale spicca il Monumento ai Caduti in Guerra. Dalla piazza, prendiamo la continuazione della via Giovanni Maria Angioy, che è la via Rino Canalis, e, dopo duecentocinquanta metri, vediamo, alla sinistra della strada, S’Ammassu ossia l’ex Monte Granatico, costruito in epoca fascista, dove è in fase di realizzazione il Museo della Memoria e del Paesaggio. Proseguendo per un altro centinaio di metri, la via Rino Canalis sbocca sul corso repubblica, ed, all’incrocio, si trova una piazza nella quale, dal 1959, fa bella mostra di se una Statua della Madonna. La collina di Sa Cuccura detta anche monte San GiuseppeDalla piazza 4 Novembre, presa la via Rino Canalis, la seguiamo per duecento metri, poi prendiamo a destra la vicina via San Giuseppe, che, in seicentocinquanta metri, ci porta alla collina di Sa Cuccura detta anche Monte San Giuseppe che ha un’altezza di 318 metri, dalla quale si ha una bellima veduta dell’abitato e del lago sul Coghinas. Da qui la Chiesa dedicata a San Giusepppe, ossia al Santo protettore degli artigiani e dei poveri, fino al 1600 dominava il centro abitato, ma che è stata in seguito distrutta. Il Campo da Calcio polivalente di TulaAl termine della via Rino Canalis, dalla piazza dove si trova la statua della Madonna, prendiamo verso sud il corso repubblica, lo seguiamo per una sessantina di metri e prendiamo verso sinistra la via Pietro Nenni, che, in circa duecento metri, ci porta al Campo polivalente Di Tula, costituito da un Campo da Calcio dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Vicino al Campo da Calcio, è presente anche un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque. Visita dei dintorni di TulaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Tula, sono stati portati alla luce i resti della Tomba di giganti di Sa Mandra Manna; della muraglia megalitica di Sa Mandra Manna; dei Protonuraghi Pigalva, Sa Mandra Manna, Sorighina; ed anche dei Nuraghi Mazzone, Paule, Ruju, Santu Roccu, su Nuraghe, tutti di tipologia indefinita. Ci si trova, inoltre, il lago del Coghinas. Verso est passa il fiume Coghinas che porta al lago sul fiume CoghinasIl fiume Coghinas, il Thermos dei Romani, il terzo come lunghezza dell’Isola, nasce ai piedi della Punta Palai, nel comune di Bolotana in Provincia di Nuoro, e scorre da sud verso nord per circa 123 chilometri fino a sfociare in mare nel golfo dell’Asinara, nel comune di Velledoria. Nel suo primo tratto, dove scorre parallelo alla catena montuosa del Marghine Goceano, viene chiamato Rio Mannu di Ozieri, per essere poi denominato Coghinas nel suo percorso dalla piana di Chilivani, dove riceve le acque dai fiumi Rio Mannu di Oschiri e Rio Mannu di Berchidda, provenienti il primo dall’altopiano di campo Giavesu, il secondo dal massiccio del Monte limbara. Il Lago artificiale sul fiume Coghinas realizzato durante la politica di autarchia energetica del fascismo, grazie alla costruzione di una diga lunga 185 metri e alta 58, sul percorso fluviale presso la stretta del Muzzone, formata dalle gole del limbara. L’impianto idroelettrico, entrato in funzione nel 1937, è stato il primo impianto in caverna realizzato in Italia, formato inizialmente da quattro turbine sotterranee situate a valle della diga a quaranta metri sotto il letto del fiume, in una caverna lunga 82 metri, larga 9, ed alta 12. Il bacino del lago artificiale ha una capacità di 254 milioni di metri cubi d’acqua, che permettono il funzionamento della centrale idroelettrica di proprietà dell’Enel. Questo bacino consente l’irrigazione delle colture intensive delle zone circostanti, oltre ad essere una importante fonte di energia. Nelle vicinanze del bacino artificiale è possibile incontrare numerose specie acquatiche e avifaune, fra le quali anche i fenicotteri rosa, e costituisce un vero polo d’attrazione per quanti amano praticare il bird watching. Il lago consente, inoltre, di praticare il canottaggio, la pesca sportiva e diversi sport acquatici, grazie anche alla presenza sulle sue rive di un centro velico. Alcuni resti archeologici presenti nelle vicinanze di TulaIl territorio dove sorge Tula è stato abitato fin dal periodo preistorico, come dimostrano i numerosi Nuraghi ed i reperti archeologici rinvenuti in esso. Significativa è la Navicella in bronzo con protome a forma di testa di toro rinvenuta nei suoi dintorni, ed oggi conservata nel Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari. A questo periodo risalgono importanti testimonianze archeologiche e numerosi sono i siti che possono interessare gli amanti della storia e dell’archeologia. Il Centro Velico Sa PrammaDal Municipio di Tula, prendiamo il corso repubblica, che esce dall’abitato verso nord est come SP2. Seguiamo questa strada per cinque chilometri e duecento metri, poi prendiamo verso destra, seguendo le indicazioni per il lago Coghinas, la strada che costeggia il lago. La seguiamo per un chilometro e settecento metri, poi prendiamo la deviazione sulla sinistra in una strada a traffico limitato che, in quattrocento metri, ci porterebbe sulla collina dove è presente l’Ostello del Centro Velico Sa Pramma, che avrebbe dovuto essere un Ostello della Gioventù con capacità di un’ottantina di posti letto, ma che non è mai entrato ufficialmente in funzione. Altri conquecento metri lungo la strada litoranea, e sulla destra si vede l’area nella quale si trovava il Centro Velico Sa Pramma costruito in contemporanea con il sovrastante Ostello. Si trattava di un Centro per svolgere attività veliche, e di una struttura di ristoro, costruiti sul finire degli anni ’80 del Novecento, ma che è ormai in disuso. Attualmente è anch’esso in stato di abbandonato, in attesa di un piano di recupero. Altri duecentocinquanta metri, e termina la strada litoranea percorribile in auto. Si prosegue un percorso pedonale e ciclabile che, in tre chilometri, conduce fino alla Diga del Coghinas, che si trova in territorio di Oschiri. In località Sa Jaga si trovano i resti della Chiesa di San PietroDal Municipio di Tula, prendiamo il corso repubblica, che esce dall’abitato verso nord est come SP2. Seguita questa strada per solo tre chilometri e quattrocento metri, prendiamo la deviazione sulla destra che conduce ad una Pizzeria. Seguita questa deviazione per trecentocinquanta metri, si arriva a un ampio parcheggio, dove si può lasciare la macchina e proseguire a piedi. Qui, in località Sa Jaga, sulle rive del lago Coghinas, le acque del lago nascondono quello che resta delle mura della Chiesa di San Pietro edificata dagli abitanti del vicino villaggio di Ossuna, o Ozana, di cui oggi non rimangono però che poche tracce. Nel 1989, le rovine di un edificio sacro e le fondamenta di numerose abitazioni sono riemerse a causa di un lungo periodo di siccità dalle acque del lago Coghinas. Si tratta di un agglomerato sorto in un periodo di gran lunga precedente a quello della nascita del centro abitato, infatti l’edificio religioso dovrebbe appartenere addirittura all’epoca romana, mentre il villaggio circostante è stato realizzato in tempi successivi. La piccola Chiesa presenta abbastanza integri l’abside rivolta ad oriente e i muri perimetrali. Su tale edificio si possono ritrovare attestazioni anche in alcune carte del quattordicesimo secolo nelle quali è indicato come luogo di culto, mentre non si hanno ulteriori notizie sul villaggio. E dal parcheggio verso sud si raggiungono i resti del Nuraghe chiamato su NuragheDal parcheggio in località Sa Jaga, prendendo il sentiero che costeggia il lago verso sud, percorso quasi un chilometro si raggiunge il Nuraghe Su Nuraghe posizionato all’estremo di un promontorio che si affaccia sul lago. Si tratta di un Nuraghe di tipolgia indefinita, edificato a 157 metri, del quale non rimane, però, che solo una parte del tronco centrale. I resti del Protonuraghe SorighinaDal Municipio di Tula, prendiamo il corso repubblica, che esce dall’abitato verso nord est come SP2. Seguiamo questa strada fino a che, passato l’ingresso dell’Agriturismo Pedru Caddu, dopo un chilometro e trecento metri da quando la abbiamo imboccata, prendiamo la deviazione sulla destra lungo la Strada per il Nuraghe Ruiu. Percorriamo questa deviazione, dopo un chilometro e settecento metri la strada svolta verso destra e, dopo altri duecento metri, troviamo un cancello a destra, passato il quale si trova una deviazione che porta a uno stazzo, passato il quale si trovano i resti del Nuraghe Sorighina. Si tratta di un Protonuraghe di forma ellittica edificato a 235 metri di altezza, con corridoio, nel quale, a due metri dall’ingresso, si apre sulla destra una nicchia e sulla sinistra il vano scala, ed, alla fine del corridoio, si trova una camera allungata, ossia naviforme. Intorno al Nuraghe si trovano le tracce di un vasto insediamento preistorico. I resti del Nuraghe RujuPercorso ancora quasi un chilometro lungo questa strada, prendiamo la deviazione in una strada sterrata sulla destra che, passato un cancello sempre aperto, dopo quasi trecento metri termina in uno stazzo in località Su Raighinalzu. Nella campagna a sud di dove la strada è terminata, si trova un altro Nuraghe degno di nota, ossia il Nuraghe Ruju. Si tratta di un Nuraghe di tipologia indefinita edificato a 240 metri di altezza. Più a nord est si trovano i resti del Nuraghe PaulePercorsi altri Novecento metri lungo questa strada, di vedono sulla sinistra i resti del Nuraghe Paule un altro Nuraghe di tipologia indefinita, edificato a 226 metri di altezza. Verso est si trovano i resti del Nuraghe Santu RoccuDal Municipio di Tula affacciato sul corso repubblica, prendiamo la via Roma, che esce dall’abitato verso sud est come SP159 di Castro, che collega Tula con Oschiri. Seguiamo questa strada fino fuori dall’abitato, ed arriviamo nella zona di Santa Maria, poco distante dalla Chiesa di Nostra Signora di Coros, dopo settecento metri prendiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Sa Mandra Manna. Dopo seicento metri arriviamo a un incrocio dove svoltiamo a sinistra, e, dopo altri cinquecento metri, si trovano sulla sinistra i resti del Nuraghe Santu Roccu un Nuraghe di tipologia non definita, edificato a 209 metri di altezza, nelle cui vicinanze è stata segnalata anche la presenza di una muraglia. Nell’area archeologica di Sa Mandra Manna sono stati individuati i resti del Protonuraghe omonimoAll’incrocio seguendo le indicazioni prendiamo a destra, poi subito a sinistra quella che sarebbe la prosecuzione che ci ha condotti fino a questo incrocio. Dopo seicento metri svoltiamo a sinistra, e, dopo altri cinquecento metri, ancora a sinistra, dove ambocchiamo la sterrata che, in circa Ottocento metri, ci porta in una zona archeologicamente interessante, l’Area archeologica di Sa Mandra Manna, posta più ad est rispetto al Nuraghe Santu Roccu. Nel corso dei lavori di ricognizione e nelle campagne di scavo archeologico sull’altopiano di Sa Mandra Manna, sono stati individuati, in un’area ristretta, monumenti tipologicamente e cronologicamente diversificati. In posizione leggermente elevata si trova una Muraglia megalitica risalente all’ultimo periodo del neolitico, con tracce di successivi adattamenti, costituita da un doppio paramento di blocchi poliedrici, con tre varchi. alla muraglia si appoggia un piccolo Dolmen. Uno dei varchi che introducono all’interno della muraglia, comunica con il Protonuraghe racchiuso al suo interno, un monumento a corridoio che sviluppa nell’interno con una pianta a T, il quale presenta, su alcuni conci parallelepipedi, incisioni lineari e piccole coppelle. Ciò che resta fa pensare a una struttura di grandi dimensioni. Gli scavi, non ancora ultimati, hanno interessato l’assetto esterno e interno del monumento a corridoio. Nell’area sono presenti anche due Menhir rovesciati. Tutt’intorno sono sparsi massi di varia grandezza, testimonianza certa dell’esistenza nella zona di un vero e proprio Villaggio nuragico. Non lontano dalla muraglia si trova anche la Tomba di giganti lunga poco più di diciotto metri e larga sei metri, che contiene un’ampia camera rettangolare. Accanto alla costruzione funeraria si svolgevano, probabilmente, riti propiziatori per la salute e per la fertilità. Verso sud est si trovano i resti del Protonuraghe PigalvaAlcuni siti ben conservati, sono visibili in prossimità del fiume Coghinas, che sono stati posti probabilmente come vedetta lungo il corso del fiume. Si possono vedere il Protonuraghe Pigalva, più a sud il Nuraghe Mannu che si trova, però, nel territorio comunale di Oschiri, ed ancora più a sud del Nuraghe Mazzone. Dal Municipio di Tula affacciato sul corso repubblica, prendiamo la via Roma, che esce dall’abitato verso sud est come SP159 di Castro, che collega Tula con Oschiri. Seguiamo questa strada fino fuori dall’abitato, ed arriviamo nella zona di Santa Maria, poco distante dalla Chiesa di Nostra Signora di Coros. Dopo tre chilometri, passato l’Agriturismo Sa Pigalva, si trovano, alla sinistra della strada, i resti del Protonuraghe Pigalva edificato a 202 metri di altezza. Si tratta di un monumento dalla forma irregolare, con probabile corridoio interno, concepito probabilmente come piattaforma. Il Nuraghe stato costruito interamente in trachite. I resti del Nuraghe MazzoneDal Municipio di Tula affacciato sul corso repubblica, prendiamo la via Roma, che esce dall’abitato verso sud est come SP159 di Castro, che collega Tula con Oschiri. Seguiamo questa strada fino fuori dall’abitato, dopo un chilometro e seicento metri arriviamo a un incrocio dove arriva da sinistra una strada che proviene dall’incrocio che ci ha portati al Nuraghe Santu Roccu e all’area archeologica di Sa Mandra Manna. Qui prendiamo verso destra la strada che seguiamo per un chilometro e quattrocento metri, poi svoltiamo a sinistra e seguiamo la strada per due chilometri e trecento metri. Qui si prende a destra un sentiero che conduce fino al Nuraghe Mazzone il quale è posto all’altezza dell’insediamento romano di Castro, in territorio di Oschiri, ma sull’altro lato, quello occidentale, del lago. Si tratta di un Nuraghe di tipolgia indefinita, edificato a 176 metri di altezza. La frazione Cantoniera BulvarisDa Tula usciamo a sud lungo via Canalis, che ci porta sulla SP2, che in quattro chilometri e quettrocento metri dal Municipio di Tula, passato sulla sinistra il cuile Bulvaris, ci porta alla frazione Tula denominata frazione Cantoniera Bulvaris (altezza metri 174, distanza 4.3 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), nella quale è presente una casa cantoniera del tutto abbandonata. Siamo arrivati agli estremi limiti meridionali del territorio del comune di Tula. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, riprenderemo il nostro viaggio ritornando nell’Anglona interna, e ci recheremo a Laerru una paese noto per la lavorazione della radica. | ||||
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