Martis con la Chiesa parrocchiale di San Pantaleo e con la foresta pietrificata di Carrucana
In questa tappa del nostro viaggio, roseguiremo il nostro viaggio nell’Anglone Interna, e da laeru ci recheremo a Martis dove vedremo tra l’altro la foresta pietrificata di Carrucana. La regione storica dell’AnglonaL’Anglona è la regione storica della Sardegna che si affaccia sul golfo dell’Asinara, una ampia insenatura che si distende lungo il versante nord occidentale dell’Isola, delimitata a nord dal mare, a est dal fiume Coghinas, a sud dal monte Sassu e a ovest dal fiume Silis e dal monte Pilosu. Il suo territorio è prevalentemente collinare, composto da allipiani di natura vulcanica o calcarea, adagiatisu una base di tufo. Comprende una vasta regione costituita dall’Anglona propriamente detta, distinta fra Bassa Valle del Coghinas o Anglona marittima, ed un paese, Tergu, appartenuto nel passato più lontano alla regione di montes, ed Anglona interna. I comuni che fanno parte dell’Anglona marittima sono Castelsardo, Santa Maria Coghinas, Tergu, Valledoria; mentre quelli che fanno parte dell’Anglona interna sono Bulzi, Chiaramonti, Erula, Laerru, Martis, Nulvi, Perfugas e Sedini. Grazie alla bonifica della bassa valle del Coghinas, effettuata tra il 1920 ed il 1930, che ha consentito di sfruttare meglio la piana del Coghinas, le coltivazione più diffuse sono quelle dei carciofi, soprallutto nella ricercata varietà denominata Spinoso sardo, e dei pomodori. Negli anni settanta del secolo scorso si è sviluppata, soprattutto nei comuni costieri, anche l’industria turistica. In viaggio verso MartisDal centro di Laerru proseguiamo verso sud lungo la SS127, che in poco più di otto chilometri ci porta al piccolo comune di Martis. Lungo la strada statale si trova sulla sinistra la Chiesa di San Leonardo, e, più avanti, la strada statale passa tra il monte Franco e la foresta pietrificata di Currucana. La Chiesa di San Leonardo recentemente restaurataUsciti da Laerru e percorsi circa tre chilometri e mezzo sulla SS127, appena usciti dal territorio comunale di Laerru ed entrati in quello di Martis, troviamo una deviazione sulla destra, che ci porta a quello che resta della Chiesa romanica di San Leonardo. Edificata nel dodicesimo secolo, è la più piccola Chiesa romanica esistente in Sardegna. Sino a qualche anno fa si trovava allo stato di rudere, ma è stata recentemente restaurata. Il monte Franco che domina l’abitato di MartisPercorsi poco più di otto chilometri sulla SS127 Settentrionale Sardadal Municipio di Laerru, troviamo una deviazione sulla destra che ci porta alle falde della collina che domina l’abitato, detta il Monte Franco. Su questa collina è stato rinvenuto abbondante materiale archeologico, costituito da utensili ceramici o in pietra silicea lavorata, fabbricati da uomini del Neolitico, vissuti in questa regione intorno a 6000 anni fa. Sulla collina si trova anche il Nuraghe del monte Franco un Nuraghe di tipologia indefinita che si trova a 341 metri di altezza, e che domina dall’alto dell’omonimo colle un’area vastissima, e dal quale si gode uno splendido panorama. La foresta pietrificata di CarrucanaMeno di duecento metri più avanti, troviamo le indicazioni sulla sinistra, seguendo le quali, in seicento metri, arriviamo in località Carrucana, all’ingresso della Foresta pietrificata di Carrucana che occupa ben 100 chilometri quadrati del territorio, ricca di tronchi silicizzati, vincolata come Unicum Paleobotanico dal 1964. Si tratta di tronchi pietrificati di carrubo, da qui il nome di foresta Carrucana, risalenti al Miocene Inferiore, circa venti milioni di anni fa, quando, durante un’eruzione vulcanica, le foreste si inabissarono nei laghi circostanti e, riempiti di cenere molto ricca di silicio, crearono il substrato ideale per il processo di fossilizzazione. Nel 1992 si è deciso di realizzare il Parco Paleobotanico della Foresta Pietrificata, attivando un progetto in grado di permettere la fruizione del sito e di delineare un percorso museale all’aperto, determinando, così, la fine della predazione dei reperti dal territorio. Quindi è stata effettuata la sua parziale recinzione con muretto a secco e successivamente sono stati creati i camminamenti, che permettono di muoversi agevolmente all’interno del parco, la sistemazione delle vie di accesso al parco, e la messa in opera di tutti gli altri servizi necessari. La strada compie un ampio giro intorno a questa area, con diversi punti di accesso alla stessa. Arriviamo a MartisPercorsi sulla SS127 Settentrionale Sardaappena centocinquanta metri dalla deviazione per la foresta pietrificata, si trova il cartello indicatore dell’abitato di Martis, e la strada statale assume il nome di corso Umberto I. La strada che abbiamo percorso, in 8.9 chilometri ci ha portato dal Municipio di Laerru a quello del piccolo comune di Martis Il comune chiamato MartisLa SS127 Settentrionale Sardaci porta all’abitato di Martis (nome in lingua sarda Maltis, altezza metri 300 sul livello del mare, abitanti 471 al 31 dicembre 2021), un piccolo comune collinare situato nella parte centrale del territorio della Provincia di Sassari, sull’altopiano dell’Anglona. L’abitato è facilmente raggiungibile tramite la SS127 Settentrionale Sarda che proviene da Laerru e prosegue poi verso Nulvi, e da esso parte verso sud la SS132 di Ozieri che conduce verso Chiaramonti. Il territorio comunale ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 70 a un massimo di 381 metri sul livello del mare. Origine del nomeLa sua denominazione, attestata dal 1341, probabilmente deriva dal latino Fanum Martis, cioè tempietto di Marte, che faceva riferimento a un edificio dell’età romana, probabilmente ubicato sul monte Franco, di cui sono ancora visibili pochi ruderi. La sua economiaNonostante lo spopolamento delle campagne, l’attività economica prevalente è l’agricoltura, basata sulla coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è del tutto inesistente, e modesta è anche la presenza del terziario. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Non mancano comunque forme di emigrazione dei giovani, specialmente nelle zone costiere del nord Sardegna, alla ricerca di forme di lavoro più redditizie. Sebbene non sia tra le mete di maggiore afflusso turistico, la vicinanza a centri maggiori ed alla zona costiera, è un motivo sufficiente ad attirare un discreto numero di visitatori. Di notevole interesse naturalistico è la vicina foresta pietrificata di Carrucana, la cui formazione risale a circa quindici milioni di anni fa. Brevi cenni storiciIl territorio di Martis conserva ancora numerose testimonianze archeologiche del periodo preistorico. Il periodo nuragico è attestato dalla presenza sul territorio di dodici Nuraghi, alcuni dei quali, però, in precario stato di conservazione. La presenza romana nel territorio è attestata dal ritrovamento, in località Sa Balza, di una epigrafe in calcare, con un’iscrizione deprecatoria dedicata all’Imperatore Massimino. Durante il periodo medioevale appartiene al Giudicato di Logudoro, nella Curatoria dell’Anglona, per poi passare nella seconda metà delventi0 sotto il controllo dei Doria. Nel 1376, a seguito del matrimonio di Eleonora d’Arborea con Brancaleone Doria, vengono unificati in forma personale i territori giudicali arborensi con i suoi possedimenti sardi, e, nel 1388, con la pace fra il re d’Aragona e l’Arborea, passa agli Aragonesi. Il diciottesimo secolo è testimone del suo passaggio al principato dell’Anglona, costituito nel 1767, titolo unico per un feudo sardo, cui segue la sua cessione, in qualità di feudo, ai Pimentel, prima, e ai Tellez Giron, dopo. Nel 1839, con l’abolizione del regime feudale, venne riscattata dal demanio dello Stato. Sagre e feste che si svolgono a MartisTra le feste e sagre che si tengono a Martis, importante è il Carnevale, soprattutto nelle giornate di domenica e martedì grasso, con festeggiamenti, distribuzione di vino, dolci, e cibi particolari la sera del 24 giugno si svolge la Festa denominata Su Fogarone, per la quale si preparano dei grandi falò, che bambini e adulti devono saltare in coppia, ed in passato, prima del salto, si annodava un fazzoletto, simbolo della relazione che si instaurava in quel momento, diventando così Compares E Comares de fogarone; il 27 luglio si celebra la Festa del Patrono, San Pantaleo; il 30 novembre si svolge la Festa di Sant’Andria. Anche a Martis si celebra la Festa di Sant’Andria che rinnova la tradizione delle zucche intagliateIl 30 novembre anche qui, come in tutta la Sardegna, viene festeggiato Sant’Andria una Festa di antiche tradizioni pagane. Secondo alcuni la Festa sarebbe legata all’antico culto di Bacco, dio del vino, chiamato in sardo Sant’Andria. L’etimologia del nome ci dice che il termine significa Virilità, tanto che Artemidoro lo utilizza per indicare il membro virile, e viene voglia di ricordare una tradizione che risale a tanti secoli prima di Halloween, infatti non sono gli adulti ad uscire per strada, ma i ragazzi e i bambini, che con delle grosse zucche, precedentemente svuotate e intagliate a forma di facce paurose, illuminate da una candella all’interno, annunciano la loro presenza, quando vanno a bussare nelle case, percuotendo coperchi di pentole e mestoli e recitando una filastrocca. Per chi non conosce questa tradizione di Martis è importante ricordare che La Festa di Sant’Andria non è una imitazione della Festa di Halloween ma un rito pagano, che si compie da secoli in questo paese ed in altri di tutta la Sardegna, soprattutto a Bono, il paese che viene considerato il capoluogo storico ed economico del Goceano. Di questa Festa si sta faticosamente cercando di ricostruire l’origine. |
Visita del centro di MartisL’abitato, interessato da espansione edilizia, si sviluppa su un tavolato un tempo intensamente coltivato, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico collinare. Il centro storico del paese mostra tuttora pregevoli testimonianze di architettura civile, con palazzine abbellite da cornicioni con pregevoli modanature, balconcini in ferro battuto, maestosi portali, ed eleganti e tipiche altane. Gli architravi in calcare, spesso riutilizzati, sono in gran parte opera dei picapedrers di Scuola catalana del sedicesimo e diciassettesimo secolo, con il tipico arco inflesso, accompagnato o alternato da simboli religiosi e floreali, ed anche con rappresentazioni antropomorfe affiancate da figure araldiche o simboliche. Passata la piazza la Rimembranza troviamo la Chiesa ed Oratorio della Santa CroceEntriamo in Martis provenendo da Laerru, con la SS127 Settentrionale Sardache all’interno del centro abitato prende il nome di corso Umberto I. Percorsi centocinquanta metri dal carftello indicatore dell’abitato, troviamo sulla destra un’ampia piazza rettangolare, chiamata Piazza la Rimembranza, alberata, con panchine e con una bella decorazione al centro. Passata la piazza, una cinquantina di metri più avanti, sulla sinistra della strada, vediamo il lato sinistro della Chiesa della Santa Croce e più avanti, prendendo due scalinate sulla sinistra, arriviamo alla sua facciata. La Chiesa costituisce la Chiesa ed Oratorio dell’omonima Confraternita, e, particolare in questo Oratorio, è un’unica Cappella gotico aragonese, sporgente sul lato sinistro dell’edificio, che presenta la volta a crociera costolata, con la chiave di volta decorata a gemma. In un concio di una lesena laterale si può rilevare la data MDCLII, ossia 1652, probabilmente la data della sua edificazione. La Chiesa di San Giovanni Battista che ospita la parrocchia di San PantaleoSeguendo corso Umberto I all’interno del centro abitato, dopo aver passato la via Ampsicora che si trova sulla destra, percorso un centinaio di metri, giriamo a sinistra e prendiamo la via Giuseppe Garibaldi, e, dopo una ventina di metri, troviamo, alla sinistra della strada, al civico numero 17, la piccola Chiesa di San Giovanni Battista realizzata con una tipica architettura gotico aragonese del diciassettesimo o diciottesimo secolo, che ospita la parrocchia di San Pantaleo dopo che l’antica Chiesa di San Pantaleo è stata abbandonata e dismessa. L’interno si presenta con pianta rettangolare, dotata di una navata unica con volta a botte scandita da sottarchi a tutto sesto. Pregevole è una pala d’altare che rappresenta San Giovanni Battista nell’atto di battezzare il Cristo, che però è in attesa di restauro. Il prospetto principale è rettangolare, con ai due lati due lesene terminate da acroteri a torretta, ed al centro è sormontato da un campaniletto a vela, slanciato, a una luce. Nella facciata un caratteristico portale ad ogiva, con una bifora che si apre sopra di esso. Ospita una pregevole la pala d’altare che rappresenta San Giovanni Battista nell’atto di battezzare il Cristo, in attesa di restauro. In bassorilievo si può notare un volto scolpito tra gli archi della bifora. Presso questa Chiesa, il 27 luglio si tiene la Festa del Patrono San Pantaleo, preceduta dei vespri solenni ai quale fà seguito il rinfresco comunitario, e seguita dalle cerimonie religiose e da diverse manifestazioni civili. Nella Chiesa di San Giovanni Battista si trova una sezione del Museo Diocesano d’Arte Sacra di MartisNel presbiterio della Chiesa di San Giovanni è presente una sezione del Museo Diocesano d’Arte Sacra di Martis, detto anche Museo Diocesano della Sacristia di San Pantaleo che fa parte del Museo della diocesi di tempio: ampurias, che è dislocato sul territorio in diverse sedi, ossia a Calangianus, Castelsardo, la Maddalena, Martis, Nulvi e Perfugas. Si tratta di una mostra permanente il cui tema è Le vesti della preghiera, nella quale è presente una consistente collezione di paramenti liturgici che vanno dal sedicesimo al diciotteesimo secolo. Le tele di Scuola manierista costituiscono il cuore della collezione, Tra queste risaltano la Nascita di Gesù, di cui non è stato ancora individuato l’autore. Vi è ospitata anche una pregevole pala, ossia un dipinto ad olio su tela, di Andrea lusso, il più noto pittore manierista sardo, nato a Ilbono nel 1575, e la pala fatta risalire al 1595, proveniente dalla Chiesa di San Pantaleo, rappresenta Il miracolo di San Pantaleo che guarisce un paralitico, davanti agli occhi dell’Imperatore Diocleziano. Un secondo filone espositivo è dedicato ai riti della Settimana Santa nella tradizione popolare di Martis, espressi nel prezioso crocifisso del quindicesimo secolo, e nella costumistica dei confratelli della Santa Croce e del Rosario. Nella Chiesa è ospitata anche una tela della Natività proveniente dalla Chiesa di Nostra Signora o della Madonna del Rosario, di autore ignoto del diciassettesimo secolo, recentemente restaurata, dall’atmosfera vagamente raffaelliana. Tra le altre opere esposte nel Museo, molto bella è la statua detta della Dormitio Virginis, raffigurante la Madonna dormiente, probabilmente del quattordicesimo secolo, alla quale la popolazione è particolarmente devota, ed alla quale è legata una leggenda che narra sia stata trovata in un canneto, sul monte Franco, da un pastorello muto, il quale nel ritrovarla avrebbe riacquistato miracolosamente la voce. Sono esposti anche reperti archeologici del territorio. La Chiesa di Nostra Signora o della Madonna del RosarioPresa la via Giuseppe Garibaldi, in un’ottantina di metri arriviamo verso est alla Chiesa di Nostra Signora o della Madonna del Rosario che si trova nel cuore del centro storico del paese. La Chiesa costituisce un esempio classico di architettura religiosa del diciassettesimo o diciottesimo secolo. All’esterno presenta un portale con arco a forma di ogiva, sormontato da una finestra a bifora, e conclude il coronamento del timpano un campaniletto a vela. Sul fianco destro della Chiesa si erge un altro campaniletto a due luci, aggiunto in epoca recente, per accogliere la campana dell’antica Chiesa di San Pantaleo, dopo che questa è stata abbandonata e dismessa. All’interno ha una navata unica coperta da volta a botte, con al centro, a rilievo, una cornice, alloggiamento per una eventuale tela, e la copertura è scompartita da sottarchi in conci di calcare. Nel presbiterio è presente un grande altare ligneo datato 1768, in stile barocco, recentemente restaurato. Al centro una grande nicchia ospita il simulacro della Vergine col Bambino del medesimo periodo. Il Municipio di MartisEvitata la deviazione in via Giuseppe Garibaldi, riprendiamo il corso Umberto I, e proseguiamo verso ovest per altri centoventi metri. Qui troviamo l’incrocio sulla sinistra con via Trieste, dove, al civico numero 1, è situato sulla sinistra della strada l’edificio nel quale si trova il Municipio di Martis, con la sua sede ed i suoi uffici. La nuova Chiesa parrocchiale di San GiuseppeDa corso Umberto I prendiamo la via Trieste sulla sinistra e la seguiamo per poco meno di cento metri, fino all’incrocio con la via Cagliari che prendiamo verso destra, poi, dopo una cinquantina di metri, svoltiamo a sinistra in via San Giuseppe, che, in un’ottantina di metri, ci porta a vedere, sulla destra, la nuova Chiesa di San Giuseppe che è la Chiesa parrocchiale di Martis. La sua costruzione è iniziata alla fine degli anni ’60 del Novecento, sulla base di un progetto di Vico Mossa, ma il progetto ha subito poi alcune modifiche ed è stato ultimato molti anni dopo, tanto che la Chiesa è stata inaugurata nel 1977. Comunque, già dopo pochi anni ha cominciato a presentare alcuni problemi di degrado statico, a causa principalmente di infiltrazioni d’acqua piovana, tanto che recentemente si è reso necessario un intervento di restauro. Al suo interno è possibile ammirare in pulpito ligneo, e vi sono custodite anche numerose statue e arredi lignei, provenienti dalle Chiese diroccate della zona. alla destra della Chiesa si trova la Chiesa ed Oratorio di San Giuseppe, che ospita servizi sociali vari, la Croce Blu di San Pantaleo, e le Scuole Medie. La nuova Chiesa di San Giuseppe è stata edificata sui resti di un’omonima Chiesa del seicento, che presentava elementi architettonici molto interessanti, e che è stata demolita per costruire la nuova. Sul retro della Chiesa di trova il Campo da Calcetto di MartisSul retro della Chiesa di San Giuseppe si trova il Campo da Calcetto ossia di calcio a cinque di Martis, situato in via Oratorio, che viene utilizzato anche come Campo da Tennis. Lo si può raggiungere anche proseguendo lungo la via San Giuseppe per una cinquantina di metri, poi prendendo a destra la via montegrappa, che, seguita per circa centocinquanta metri, ci porta al campo, dotato di tribune in grado di ospitare 60 spettatori. Il Campo da Calcio di MartisPresa dalla Chiesa di San Giuseppe la via San Giuseppe e proseguita per una cinquantina di metri, invece di girare a destra nella via montegrappa, continuiamo dritti sulla sua prosecuzione, che è la via Sardegna, e, dopo un’altra cinquantina di metri, svoltimo a destra sulla via Europa Unita, che, in quattrocento metri, ci porta in località punta levrosa, dove troviamo sulla destra il Campo da Calcio di Martis, dotato di tribune in grado di ospitare solo 50 spettatori. Il Cimitero di MartisTornati sulla via Giuseppe Garibaldi, proseguiamo verso est oltre la Chiesa di Nostra Signora o della Madonna del Rosario per circa trecentocinquanta metri, poi, dove la via Giuseppe Garibaldi prosegue sulla strada Comunale Sa Conza, prendiamo a destra e, subito, dopo, a sinistra lna quasi parallela via del Cimitero, che, in circa duecentocinquanta metri, ci fa raggiungere il Cimitero di Martis. Nella zona sud orientale del centro storico si trovano il palazzo Ruiu e la Funtana NoaTornati sulla via Giuseppe Garibaldi, proseguiamo verso est oltre la Chiesa di Nostra Signora o della Madonna del Rosario per circa centoventi metri, E prendiamo verso destra la via Felice Cavallotti. Percorsa per una trentina di metri, prendiamo a destra la via Dante Alighieri, alla destra della quale si trova un bell’edificio chiamato il Palazzo Ruiu noto localmente anche come Su Palattu de Grallinu Zappalà. Proseguendo lungo la via Felice Cavallorri, dopo una ventina di metri arriviamo in piazza Vittorio Emanuele III, al centro della quale si trova la bella fontana monumentale chiamata Funtana Noa che è situata nel cuore del centro storico, ed è una delle due fontane pubbliche di Martis che erogano acqua naturale, oligominerale, e persino gassata e addirittura refrigerata. La Chiesa parrocchiale di San PantaleoDalla piazza Vittorio Emanuele III, proseguiamo dritti verso sud est, ed arriviamo ad incriciare la via San Pantaleo, che prendiamo sulla sinistra e che ci porta, in centocinquanta metri, al margine dell’abitato, dove troviamo la Chiesa di San Pantaleo il Santo patrono di Marts, ubicata in posizione dominante sulla valle del rio Carrucana. Tra i monumenti di maggior valore artistico di Martis, la Chiesa è stata eretta nel quattordicesimo secolo in conci calcarei, in stile romanico con innesti gotico aragonesi. Originariamente ad una navata, con torre campanaria staccata, venne poi ampliata diventando a pianta regolare ed a tre navate, di cui la centrale, più alta, con volta a botte e separata dalle navate laterali da una doppia fila di pilastri a pianta cruciforme che sostengono gli archi a sesto acuto. La navata di destra è però ormai distrutta. Le tracce della prima costruzione si possono notare sulla facciata sinistra, dove si vedono i resti di un precedente portale. Del sedicesimo secolo sono la navata centrale e quella laterale destra, così pure la parte superiore del campanile. L’elegante facciata è dominata dal portale romanico con strombatura, e con un bel rosone bicromo con intreccio di archi di cerchio, che sono stati però distrutti. L’oculo ha perso il pregevole rosone, apprezzabile in vecchie fotografie, ma mantiene la schiera strombata a tori e gole in conci trachitici e calcarei alternati in bicromia. Nei primi decenni del 1900 la Chiesa è stata abbandonata per il cedimento strutturale della collina su cui sorge, che ne aveva compromesso la stabilità. Solo recentemente sono stati intrapresi degli interventi di ripristino e di mantenimento conservativo del prezioso monumento, seguiti ai lavori di consolidamento dell’intera collina. La Chiesa è stata, infatti, restaurata, tra il 1988 e il 1989, nella struttura muraria, ma poi parte del tetto è nuovamente crollata. Tra gli arredi intemi che in passato adornavano la Chiesa, va ricordata la pala raffigurante Il miracolo di San Pantaleo che guarisce un paralitico, davanti agli occhi dell’Imperatore Diocleziano, rEalizzata nel 1595 da Andrea lusso, il più noto pittore manierista sardo, l’opera, in origine sistemata nella Cappella centrale, è oggi custodita nella Museo Diocesano della Sacristia di San Pantaleo ospitato presso la Chiesa di San Giovanni Battista. Il culto del medico e Martire San Pantaleone da Nicodemia morto nel 305, proviene dal lontano Oriente e approda nel piccolo centro dell’Anglona già nel 1200. Secondo la Passio era un cristiano, medico personale del cesare Galerio, che subì il martirio durante le persecuzioni di Diocleziano, ed è considerato il patrono dei medici, insieme ai Santi Cosma e Damiano, e delle ostetriche. Ne è testimone la stupenda Chiesa a lui dedicata, purtroppo in uno stato di antico abbandono nonostante sia uno dei più belli esempi di architettura sacra di questo territorio. Anche se impraticabile da diversi decenni, il culto per questo Santo fra i martesi è rimasto inalterato, e ogni anno la comunità lo celebra con la Festa più importante, che si celebra il 27 luglio, e che richiama in paese moltissimi emigrati. |
Visita dei dintorni di MartisVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Martis, sono stati portati alla luce i resti del Protonuraghe Paulusedda; del Nuraghe semplice Ispinalva I; ed anche dei Nuraghi Anzos, Columbara, Giannaghes, Ispinalva II, monte Franco, monte lidone, monte Ruina, Murrone, Pasciarzu, Sant’Artolu, Sas Moles, tutti di tipologia indefinita. La Stazione ferroviaria di MartisUsciamo da Martis con il corso Umberto verso ovest, percorsi circa un chilometro e quattrocento metri sulla SS127 Settentrionale Sardadal Municipio di Martis, troviamo una deviazione sulla destra che, in circa centocinquanta metri, ci porta alla Stazione ferroviaria di Martis che si trova alla sinistra della strada in aperta campagna a breve distanza a ovest del paese. La situazione dell’area ferroviaria è, purtroppo, in uno stato di abbandono e degrado. Il fabbricato viaggiatori si presenta con i tre ingressi sul piazzale interno chiusi ed inaccessibili e con la dicitura su entrambi i lati a malapena leggibile, ulteriore segno di mancanza di manutenzione rispetto a quanto riscontrato nelle altre stazioni della linea ferroviaria. Affiancato al fabbricato viaggiatori sul lato verso Laerru è il magazzino merci, anch’esso in evidente stato di abbandono, mentre presso il lato opposto rivolto verso Nulvi si trovano le ritirate e la piattaforma girevole in passato utilizzata per l’inversione di marcia delle locomotive a vapore. I resti del Nuraghe semplice Sas MolesPercorsi ancora un chilometro e cento metri sulla SS127, troviamo una strada sterrata sulla destra, che parte parallela alla strada statale, e poi se ne discosta. In circa settecento metri, ci porta ci porta a uno stazzo, non distante dal quale si trova il Nuraghe Sas Moles. Si tratta di un Nuraghe semplice, monotorre, edificato a 279 metri di altezza, con una particolare alternanza cromatica, data dai filari di trachite rossa che si alternano con quelli di calcare bianco, caratteristica che lo rende assolutamente unico nel suo genere. Nella gola di Badde Traes si trova la cascata di TriulintasUsciamo da Martis con il corso Umberto verso ovest, percorsi circa cinquecento metri, al chilometro 86.6, prendiamo una deviazione sulla destra seguendo le indicazioni per Mulino Triulintas, che è quello che le acque facevano funzionare fino a qualche decennio fa. Si procede in discesa per circa un chilometro, fino al parcheggio di fronte all’imbocco della Gola di Badde Traes. Lasciata l’auto, si imbocca il sentiero storico ambientale che conduce a destinazione, al fianco del quale scorre scrosciando e gorgogliando l’acqua del fiume. Lo si attraversa con una prima passerella in pietra e cemento, poi una seconda in legno oltrepassa un affluente da sinistra. Percorrendo la gola, arriviamo in località Triulintas, in corrispondenza della confluenza del rio Pontisella nel rio Masino, dove si trova la Cascata di Triulintas. La cascata ha un dislivello di quindici metri, ed è attiva da dicembre ad aprile, mesi duranti i quali la portata è maggiore. Le acque della cascata si riversano in un lago situato più a valle, ed intorno al lago si trovano fitte erbe acquatiche, salici e olmi, che contribuiscono a rendere più pittoresco lo scenario. Un tempo le acque della cascata servivano per azionare un Antico mulino che durante le piene veniva abbandonato. Del mulino, che ha funzionato, servendo anche clienti dei paesi vicini, fino agli anni cinquanta del Novecento. Il proprietario diceva che arrivava a produrre 12 quintali di farina in un giorno, una quantità rispettabile in quei tempi di sussistenza, e di esso non sono rimasti che pochi resti, ed i suoi ruderi sono ancora visibili nei pressi della cascata. I resti dei Nuraghi Ispinalva I e Ispinalva IIAi limiti dell’area Comunale di Martis con quella di Chiaramonti, che si raggiunge da quest'ultimo comune, dal quale si prende verso nord est la SS672 che collega Sassari con Tempio Pausania. Passato il chilometro 22.8, prendiamo a destra il cancello che ci porta alla Casa colonica Burrai, a sud est della quale si trova la Stazzo Ispinalva, e vicino ad esso il Nuraghe Ispinalva I. Si tratta di un Nuraghe semplice, monotorre, edificato a un’altezza di 120 metri, che assume la forma di una torre megalitica circolare, della quale resta la camera con la tholos, ossia con la falsa cupola. A quattrocento metri di dstanza, in direzione sud ovest, si trovano i pochi resti del Nuraghe Ispinalva II che non permettono di rilevarne la forma, per cui viene considerato un Nuraghe di tipologia indefinita. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Martis ci recheremo a Chiaramonti che visiteremo con il suo centro e con i suoi dintorni ricchi di Chiese e di siti archeologici. |