Milis con la chiesa romanica di San Paolo, il palazzo Boyl e nei dintorni il nuraghe Cobulas
In questa tappa del nostro viaggio da Narbolia ci recheremo a Milis che visiteremo con il suo centro nel quale si trovano la chiesa romanica di San Paolo Apostolo ed in piazza Martiri d’Italia l’importante palazzo Boyl, e con i suoi dintorni nei quali si trova il nuraghe Cobulas. La regione storica del Campidano di OristanoIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. In particolare, il Campidano di Oristano è una regione della Sardegna occidentale il cui territorio apparteneva anticamente al Giudicato d’Arborea. Si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano, e comprende i comuni di Arborea, Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Marrubiu, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Nicolò d’Arcidano, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Simaxis, Solarussa, Terralba, Tramatza, Uras, Villaurbana, Zeddiani e Zerfaliu. È un territorio caratterizzato dalla presenza di zone umide di altissimo interesse naturalistico, con specie faunistiche rare. In viaggio verso MilisDa Narbolia passato il Cimitero proseguiamo con la via Meriagu che si immette sulla via Principe Amedeo, la prandiamo varsi sinistra ed, arrivati alla rotonda, prendiamo la seconda uscita verso sud est, che è la SP14 la quale, dopo quasi sei chilometri, ci porta all’interno dell’abitato di Milis. Dal Municipio di Narbolia a quello di Milis si percorrono 6.3 chilometri. Il comune chiamato MilisIl comune di Milis (nome in lingua sarda Miris, altezza metri 72 sul livello del mare, abitanti 1.423 al 31 dicembre 2021), ha un abitato che appare, in lontananza, come una massa verde sovrastata dalla imponente mole dell’antico vulcano di Seneghe, immersa nei fitti e famosi agrumeti della Vega di Milis. Il territorio Comunale si estende per una lunghezza di circa otto chilometri e per una profondità di circa due chilometri lungo il corso del rio Mannu, e presenta un profilo geometrico ondulato, con variazioni altimetriche non molto accentuate, che vanno da un minimo di 27 a un massimo di 178 metri sul livello del mare. La vallata nella quale si trova è un lembo di terra percorsa dal rio Mannu, nella quale vengono coltivati agrumi da centinaia di anni, e l’area è ricchissima d’acque sorgive, che si raccolgono in numerosi piccoli corsi d’acqua, affluenti del rio Mannu, che attraversano terreni fertili. Origine del nomeIl toponimo è di origine incerta e probabilmente prelatina. Al nome Milis sono attribuite due interpretazioni, una si rifà all’antica Mileto, mentre un’altra viene attribuita al termine latino Milites, ossia soldato, e questa è ritenuta la più attendibile. La sua economiaSi tratta di un comune di pianura che alle tradizionali attività agricole ha affiancato un buon tessuto commerciale. Il settore primario dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione locale. Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, frutteti, agrumi e olivo. È un importante centro agricolo noto per la coltivazione degli agrumi, in particolare per gli aranceti. Le prime coltivazioni di agrumi nell’isola sono state, infatti, quelli di Milis ad opera dei monaci Camaldolesi. Storicamente il commercio degli agrumi si svolgeva con carri di buoi, ed in seguito con camion, di paese in paese. Insieme alle arance si commerciava anche la produzione di vernaccia, e veniva anche venduto, in occasione di feste paesane, il pesce arrosto, trasportato con ceste di canna il cui nome in lingua era Cadinus. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, suini, equini e avicoli. Il settore industriale risulta di dimensioni molto modeste, tuttavia si registrano imprese che operano nel comparto della metallurgia e dell’edilizia. Una buona rete commerciale riesce a soddisfare le esigenze primarie della popolazione. La cucina di Milis è varia e abbraccia i classici piatti dell’oristanese, dal pesce alla carne, i dolci più noti e apprezzati sono le zippole e le formaggelle. Il bel paesaggio, la vasta e rinomata produzione di agrumi, i resti nuragici e le foreste di sughere, attirano un discreto flusso turistico sul posto. L’apparato ricettivo, comprendente un agriturismo, offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIn età nuragica sul territorio vengono edificati numerosi Nuraghi, tra i quali si conservano il nuraghe Cobulas e il nuraghe Tronza, situato sulle rive del rio Mannu. Poche sono le notizie relative alle vicende storiche del borgo, del quale si sa che è stata stazione e sede di una guarnigione romana. All’epoca della Sardegna giudicale il territorio di Milis viene compresa nel territorio del Giudicato di Arborea, nella regione storica del Campidano di Oristano. Il comune viene fondato nel tredicesimo secolo e diviene il capoluogo della curatoria del Campidano di Milis. La Congregazione dei monaci eremiti Camaldolesi nasce nell’undicesimo secolo, riproponendo gli ideali di severità della regola originale di San Benedetto. Grande peso nella decisione dei Camaldolesi di stanziarsi in Sardegna è dovuto alla munificenza di Costantino I di Torres, i loro possedimenti vengono confermati nel 1211 da Costantino III d’Arborea, ed essi insediati a Bonarcado iniziano lo sfruttamento del territorio, ricco d’acqua, impiantandovi coltivazioni e in particolare un frutteto a Milis nell’attuale località chiamata Ortus de Is Paras. Milis viene conosciuta in tutta l’Isola, anche nei secoli successivi, come luogo di produzione di agrumi, cereali e vernaccia dalle uve della valle del Tirso. I monaci edificano anche numerose Chiese, tra le quali la chiesa di San Paolo, all’ingresso del paese, quelle di San Giorgio di Calcaria e di San Pietro di Milis Pizzinnu. Nel 1420, alla caduta del Giudicato, Milis entra a far parte del Marchesato di Oristano, e alla definitiva sconfitta degli arborensi nel 1478 passa sotto il dominio aragonese e diviene un feudo. Nel secolo diciottesimo secolo viene incorporato nel Marchesato d’Arcais, feudo dei Flores Nurra, ai quali viene riscattato nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Anche dopo la fine dei Giudicati il paese mantiene la funzione di capoluogo locale ed ospita anche in seguito il carcere, il tribunale e il comando dei Carabinieri. Durante la seconda guerra mondiale ospita un aeroporto militare italo-tedesco, definito Aeroporto invisibile in quanto nascosto dagli aranceti. In seguito all’abbattimento di un aereo nemico, viene tuttavia individuato dagli alleati e bombardato il 3 luglio del 1943, facendo anche vittime tra i civili. I caduti sono stati seppelliti nel Cimitero del paese, in una zona separata. Il comune di Milis nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a MilisA Milis è attiva l’Associazione Tradizioni Popolari Milis Pizzinnu, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località dell’Isola. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Milis vanno ricordate il 20 gennaio la Festa patronale di San Sebastiano con la sera della vigilia l’accensione del falò in onore del Santo, ed il giorno della Festa nel pomeriggio fino a tarda sera una grande Zippolata; le celebrazioni della Settimana Santa; in primavera la manifestazione Primavera in giardino, che si svolge presso la villa Pernis; la domenica successiva al 19 marzo che è la Festa di San Giuseppe si svolge la Sagra dei Ceci; il 23 aprile la Festa di San Giorgio; il 13 giugno, la Festa di Sant’Antonio da Padova; il 29 giugno, la Festa dei Santi Pietro e Paolo; la prima domenica di agosto, la Festa della Madonna del Buoncammino; nel mese di novembre, la Rassegna dei vini novelli, con manifestazioni gastronomiche, musicali e culturali. La Settimana Santa a MilisA Milis le Confraternite compaiono già nel 1754, quando quando si comincia a riportare nel registro dei defunti la presenza di confratelli che accompagnano i morti al Camposanto, ed erano due, la Confraternita dello Spirito Santo e quella del Rosario. I riti della Settimana Santa di Milis iniziano la domenica prima di quella delle Palme, quando alle tredici un membro della Confraternita del Rosario, con indosso un cappuccio, e quindi senza svelare la sua identità, si reca nella chiesa di Santa Vittoria per rubare il gallo, Su puddu, una croce dipinta con le scene della passione, e la porta nella chiesa di San Sebastiano. La domenica delle Palme si ha la classica cerimonia di benedizione e distribuzione delle palme nella chiesa di Santa Vittoria. Il Giovedì Santo, la tradizione prevede che tre persone in saio bianco, scalze e incappucciate, i penitenti, portino in processione la croce verso la chiesa di Santa Vittoria, a prendere il Cristo crocifisso, che verrà portato in parrocchia dalle due confraternite, ed il pomeriggio si tiene la lavanda dei piedi, l’ultima cena e l’adorazione della croce. La croce viene esposta nella Cappella del Rosario per essere adorata dai fedeli. Il venerdì alle sette e mezza del mattino ha luogo S’Inghiriedda, la ricerca di Gesù da parte di Maria. Durante la processione che percorre il centro storico del paese per primo c'è il confratello che aveva rubato il gallo che svela cosi la sua identità, in seguito le croci nere con S’Intocca che simboleggia la Sindone, le due lucerne, i confratelli, la statua di Maria e infine il parroco. Di pomeriggio i confratelli si occupano di portare da Santa Vittoria a San Sebastiano la lettiga, che servirà per S’Iscravamentu, lo schiodamento, antica ed emozionante rappresentazione della deposizione del Cristo dalla Croce, la cui atmosfera di morte e cordoglio è assai toccante. Segue la processione del Cristo morto che viene portato al sepolcro, nella chiesa di Santa Vittoria, seguito dal simulacro di Maria vestita a lutto insieme al discepolo Giovanni, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Maria silenziosamente viene riaccompagnata alla chiesa parrocchiale. Infine la domenica mattina si ha S’Incontru, ossia la rievocazione dell’incontro di Maia con il Cristo risorto. La Festa di San Giuseppe con la Sagra dei CeciDa moltissimi anni a Milis la domenica successiva al 19 marzo che è la Festa di San Giuseppe si svolge la Sagra dei Ceci, molto amata da tutti i milesi, che consiste nella preparazione e distribuzione a tutta la popolazione di un buonissimo e saporito piatto di ceci conditi, secondo un’antica ricetta, con pezzi di lardo, olio e finocchietti selvatici. La tradizione popolare dice che questa Festa avrebbe avuto origine quando il sacerdote don Giuseppe Mastinu, divenuto parroco nel 1889, avrebbe disposto, dopo la sua morte, di vendere tutto il suo patrimonio e dopo aver dato alcune somme ai suoi parenti, di investire il rimanente in una rendita i cui interessi dovevano essere usati, in perpetuo, per alcune funzioni religiose, un’elemosina ai poveri, ed il restante in premi ai parrocchiani più meritevoli. Da una ricostuzione sui libri parrocchiali, risulta che dopo la sua morte sarebbero sorte controversie con i suoi parenti, e si sarebbe potuto dare esecuzione alle sue disposizioni testamentarie solo nel 1920. E in questa data, quando si inizia a dare l’elemosina ai poveri che dovevano essere molti, forse saranno sorte difficoltà e malcontenti nella spartizione che avranno portato il parroco pro tempore, esecutore testamentario, a scegliere qualcosa che potesse soddisfare meglio la distribuzione di quella piccola elemosina accontentando tutti. Un pasto caldo e nutriente, una minestra di ceci detta Su cungiau de su predi, sarà sembrata di sicuro la soluzione migliore. Visita del centro di MilisL’abitato, caratterizzato da splendidi portali,, è Interessato da una forte crescita edilizia, ed ha l’andamento altimetrico tipico delle località di pianura. La fertilità del territorio di Milis è testimoniato dalla presenza di ben tre fontane verso ovest all’interno del paese, la fontana di Barigadu, quella di Funtana Manna e quella di Funtana Intru. Arrivando a Milis con la SP14 da Marbolia, prima dell’arrivo si incontra uno svincolo in cui questa strada provinciale incrocia la SP15 e, passato lo svincolo, dopo un centinaio di metri si incontra il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, dopo il quale la SP14 assume il nome di via Sant’Agostino. La chiesa romanica di San Paolo ApostoloPassato il cartello segnatico che indica l’ingresso nell’abitato, percorriamo una cinquantina di metri poi svoltiamo a destra nella via Cappai, la seguiamo e questa strada, in poco più di duecento metri, sbocca sulla via San Paolo, proprio quasi di fronte alla facciata della chiesa romanica di San Paolo Apostolo, la quale, considerando che in passato il paese era di dimensioni minori, si è certi che fosse completamente al di fuori dall’abitato. La chiesa è documentata nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado come Sanctu Paulu de Miili ossia della Villa de Miili picinnu, e spicca vicino agli aranceti impiantati dai monaci Camaldolesi, il che fa pensare che si debba a loro questa imponente costruzione. L’edificio presenta due fasi costruttive principali, la prima tra il 1140 ed il 1150 in stile romanico lombardo ad opera di maestranze che avevano già operato a Santa Giusta. alla seconda risale il completamento tra il 1200 ed il 1225 in stile toscano caratterizzato dalla visibile policromia. La spettacolare facciata, è costruita in opera bicroma, cioè alternando filari di pietra calcarea chiara a filari di scuro basalto. La facciata riceve slancio dalle due lesene ai lati del portale, che con i pilastri angolari partiscono la facciata in tre specchi conclusi da arcate modanate a tutto sesto. Quella centrale ospita un oculo modanato, quelle laterali rombi gradinati. L’unico portale in facciata è del tipo achitravato, con architrave timpanata e lunetta a tutto sesto. Lungo tutto il perimetro della chiesa, compresa l’abside, corre una serie di archetti a tutto sesto modanati di diverse dimensioni, impostati su peducci lavorati, a loro volta liberi o gravanti su lesene o pilastri angolari. La chiesa presenta una sola navata e pianta a croce commissa, ossia a T. Ai due terzi della lunghezza, la navata principale interseca perpendicolarmente un braccio molto più corto della navata, con funzione di transetto collocato alla fine della navata che termina il un abside semicircolare rivolto a sud est. Sul lato nord est del transetto e lungo la navata principale, si innesta un corpo estraneo al perimetro cruciforme. La copertura è a capriate lignee nella navata centrale e a crociera nel transetto e nel vano a nord est. Nel pavimento si notano sedici lastre tombali rettangolari. All’interno conserva tre importanti dipinti su tavola. Nella Crocifissione sono raffigurati Gesù, i due ladroni e la Maddalena piangente, sostenuta sulla sinistra da San Giovanni, mentre nel secondo dipinto sono rappresentati la Madonna col Bambino, il quale porta appeso al collo un ciondolo di corallo che veniva usato per scacciare le malattie, ed entrambi sono attribuiti a un pittore catalano degli inizi del quattrocento. Infine il terzo dipinto è nella predella, ed in esso sono rappresentati alcuni momenti della vita di San Paolo, racchiusi da cornici dorate, tipiche dei retabli gotici, ed esso è stato aggiunto in seguito eseguito da un pittore locale. I tre dipinti, messi insieme, costituivano un retablo che si trovava dove oggi è l’altare maggiore. La chiesa conserva inoltre l’altare ligneo in stile barocco con legno policromato e dorato sul quale tre nicchie custodiscono le statue di San Pietro, San Paolo e San Giovanni. Lo zoccolo dell’altare è arricchito con 18 piccole tele ad olio di artisti locali con momenti salienti della vita del Santo. La statua di San Paolo sarebbe stata la protagonista di un miracolo, avvenuto in questa la chiesa nel 1675, quando, alla vigilia della Festa di San Paolo, il Vescovo si accorse che la statua sudava sangue. I preti asciugarono la statua con dei copricalice, che sigillarono, e che vengono conservati nella parrocchiale di San Sebastiano. Il Cimitero Comunale di Milis con all’interno il Cimitero di guerraLa via San Paolo è terminata proprio di fronte al muro di cinta del Cimitero Comunale di Milis, dove alla sinistra si vede la facciata della chiesa romanica di San Paolo Apostolo, dietro alla quale si vedono le tombe dell’area cimiteriale, mentre alla destra si vede l’ingresso principale del Cimitero Comunale. Non lontano dalla chiesa di San Paolo Apostolo, ala sua destra, nel punto dove sorgeva il campo di aviazione militare italo-tedesco definito Aeroporto invisibile in quanto nascosto dagli aranceti e bombardato durante la seconda guerra mondiale, nel 1945 è stato realizzato il primo Cimitero di guerra della Sardegna. In esso hanno trovato sepoltura le spoglie di 22 soldati e civili italiani e di 16 soldati tedeschi, periti durante il bombardamento alleato dell’aeroporto militare di Milis del 3 luglio 1943, raccolti in un unico riquadro separato del Cimitero del paese, per la pietà dimostrata dal popolo milese verso appartenenti alle Forze Armate di paesi in quel momento in guerra tra loro, considerandoli fratelli. L’orto dei frati ossia S’Ortu de Is Paras ribattezzato dai Boyl con il nome di bosco di Villafloralla sinistra della chiesa di San Paolo Apostolo si sviluppano i vasti aranceti impiantati dai monaci Camaldolesi di Bonarcado. Viene chiamato S’Ortu de Is Paras ossia l’orto dei frati, ed è il primo agrumeto impiantato dai monaci Camaldolesi in Sardegna, poi passato in proprietà alla Curia Arcivescovile di Oristano, cinto da vetuste e rigogliose siepi di alloro. I Marchesi Pilo Boyl di Putifigari, conti di Villaflor, proprietari di questo e di altri vasti appezzamenti nel territorio di Milis, lo hanno comprato nella seconda metà dell’ottocento, hanno costruito un ampio muro di cinta con al centro un maestoso portale neogotico, e lo hanno chiamato il Bosco di Villaflor. Il portale ha una luce con sommità a sesto acuto, e paramenti murari che alternano filari di arenaria del Sinis con blocchi di trachite rossa, presenta inoltre due cuspidi piramidali che chiudono un coronamento murario. Per visitarlo, da dove la via Cappai sbocca sulla via San Paolo, svoltiamo a sinistra e seguiamo la via San Paolo, percorriamo centocinquanta metri, e dove la via San Paolo svolta a sinistra, proprio di fronte, si vede il portale neogotico. Il Bosco di Villaflor, situato quasi al centro della Vega di Milis, la fertile valle dove prosperano i boschi di aranci, è un meraviglioso giardino che toglie il respiro se lo si percorre nel periodo della fioritura. E nel bosco di Villaflor venivano ricevuti i reali in visita in Sardegna e altri ospiti illustri. A Milis ha dimorato Antoine Claude Pasquin Valery, Bibliotecario di Versailles, che lo definisce Il giardino delle esperidi; in seguito in questo secolo Gabriele d’Annunzio ci ha passato lunghi periodi; ed altre testimonianze del bosco, essenzialmente di natura descrittiva, si debbono a divesri viaggiatori che hanno percorso l’isola alla scoperta di un mondo del tutto ignoto e che hanno definito Incantata La terra dove prosperano questi meravigliosi Pomi d’oro. La villa PernisDal Cimitero di Milis, prendiamo indietro la via Cappai e la seguiamo per poco più di duecento metri fino a svoltare a destra nella via Sant’Agostino. Qui si sviluppa la Villa Pernis, che comprende un edificio con pianta ad l’alla destra della via Cappai e del primo tratto della via Sant’Agostino, e circa quattro ettari di agrumeto. La villa viene costruita alla fine dell’ottocento da Benvenuto Pernis, discende del capostipite Josias, noto finanziere di origine svizzera arrivato in Sardegna con immense ricchezze ma soprattutto con influenti amicizie nelle più importanti piazze d’affari d’Europa. Il nipote di Josias, Benvenuto Pernis, è un uomo d’affari di grande lungimiranza e intraprendenza sia come pubblico amministratore sia nel seguire le sue attività agricole. Si è sposato con una giovane esponente dell’aristocrazia cittadina, donna Enrichetta Cao dei conti di San Marco, ed ha così potuto aggiungere, al suo casato quello di un titolo nobiliare. A Milis, nelle campagne oristanesi, realizza la villa patronale in stile liberty, quindi con forme lineari e materiali di nuovo utilizzo per quell’epoca come il cemento e la ghisa. impianta una moderna azienda agricola e zootecnica, famosa per le produzioni agrumicole e olivicole per l’allevamento di cavalli destinati all’esercito regio, e collegata alla tenuta regia, ossia alla Tanca regia, di Abbasanta. A Benvenuto Pernis si deve, tra l’altro, la creazione dell’incrocio equino anglo-arabo-sardo, proprio qui nelle scuderie di Milis. In seguito, la proprietà viene acquistata da un coltivatore di agrumi locale, Cosimo Vacca, che trasforma in agrumento le zone precedentemente abilite a maneggio. Danneggiata dall’utilizzo come caserma militare durante la Seconda Guerra Mondiale, la villa viene in seguito acquistata da una famiglia di Milis e utilizzata come residenza. Andata poi in disuso, viene acquistata dalla regione e nel 2000 dal comune di Milis, che l’ha quasi tutta restaurata. La zona sud è adibita ad albergo ristorante e bar, quella a zona nord a un centro servizi per il turismo. La struttura comunica con un altro immobile Comunale denominato Su Corrale costituito da un ampio spazio esterno pavimentato ed alcune Logge, utilizzate per numerose manifestazioni. Dall’ampio portale in ferro battuto si espande una recinzione continua che racchiude al suo interno la villa ed il giardino, che si sviluppa fino alla via San Paolo, lungo sulla quale si affaccia il portale di ingresso dal quale oggi si accede al giardino soprattutto per la manifestazione Primavera in giardino, una fiera floreale con esposizione di fiori e piante, ed in cui si tengono convegni, filmati e mostre. La Biblioteca Comunale Giorgio MancaPassata la Villa Pernis dalla via Sant’Agostino parte sulla destra la via Congiu alla destra della quale continua la recizione dei giardini, e che sbocca dulla via San Paolo. Passata questa deviazione, proseguendo lungo la via Sant’Agostino dopo una cinquantina di metri svoltiamo a destra nella via Dante Alighieri, che poco più avanti svolta a sinistra diventando parallela alla via Sant’Agostino. Percorsi centosessanta metri lungo la via Dante Alighieri, alla sinistra della strada, al civico numero18, si trova l’edificio che ospita la sede della Biblioteca Comunale di Milis intestata a Giorgio Manca, caduto miliese nella Prima Guerra Mondiale decorato di medaglia al valor civile. Nata nel 1956 come Biblioteca popolare con lo scopo di promuovere la cultura locale, è ospitata in uno stabile donato dalla nobildonna Annunziata Enna per la creazione di un asilo infantile, che in seguito è stato interamente ristrutturato nel 2006. La struttura che la ospita è composta da cinque vani con un ampio cortile interno adatto alle manifestazioni culturali. Attualmente i volumi posseduti sono circa 13mila, tra i quali ben 1500 dvd. La chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire Percorsa appena una trentina di metri lungo la via Dante Alighieri, vediamo alla destra della strada, al civico numero 8, la facciata della chiesa di San Sebastiano Martire, che è la parrocchiale di Milis. Viene edificata in forme gotico catalane lungo la via principale nella parte meridionale del paese nel diciassettesimo secolo, ma ha subito diverse e importanti modifiche nel corso dei secoli. Il campanile adiacente è stato costruito negli anni cinquanta del ventesimo secolo. La facciata è caratterizzata da paramento murario liscio, interrotto solo dai tre portali e dal rosone. Il portale centrale, di grandi dimensioni, ha un architrave sormontato dalla lunetta a sesto ribassato, che non svolge funzione statica ma solo decorativa. I portali minori, ai lati di quello principale quasi a ridosso dei muri perimetrali, sono del tipo architravato semplice, e si differenziano tra loro solo per le dimensioni della luce dato che quella a sinistra è leggermente più ampia. Nella parte alta della facciata, in asse con il portale principale, si apre il grande oculo di diametro prossimo a quello del portale. All’interno dell’oculo inquadrato da una cornice strombata e modanata si trova il rosone in trachite rossa, decorato con un motivo geometrico a raggiera. All’interno ha pianta longitudinale e presenta una navata centrale con volta a botte, che un tempo era affrescatata, mentra il presbiterio rettangolare è voltato a crociera. L’arco trionfale di forma archiacuta si imposta su un diaframma murario terminato con una modanatura che simula il profilo di un pilastro, sormontato da una fascia con un decoro che funge da capitello. Le cappelle laterali sono coperte da una semplice volta ombrelliforme con archi a sesto acuto il cui intradosso è decorato con motivi geometrici e floreali. Delle cappelle la più antica è quella di Santa Lucia a fianco della sagrestia, mentre sulla sinistra entrando si trova quella cupolata dedicata alla Vergine Assunta del diciannovesimo secolo, e sulla destra la Cappella del Rosario. Gli arredi liturgici, di Scuola piemontese sono stati rimossi durante l’ultimo dei numerosi interventi di restauro, che hanno portato anche alla cancellazione degli affreschi nella navata. Grazie ai lavori di restauro sono state rinvenute nella navata centrale alcune tombe, delle quali le più antiche risalgono ai primi anni del seicento. A Milis ogni anno il 20 gennaio si svolge la Festa di San Sebastiano, che è probabilmente la Festa più sentita, sia perché San Sebastiano è il Santo patrono del paese ma anche perché alla sua intercessione si attribuisce la fine di una pestilenza. Un tempo la sera della vigilia si accendeva un grande falò in onore del Santo, ed il giorno della festa, dopo le cerimonie religiose, si svolgevano i festeggiamenti civili in piazza, occasioni di divertimento con musica, bancarelle, giochi ed altro, e nel pomeriggio fino a tarda sera aveva luogo una grande zippolata. Da qualche anno, però, non si tiene più l’accensione del grande falò, la zippolata si svolge il giorno della vigilia, con le frittelle accompagnate da vernaccia e distribuite a tutti i presenti La piazza Martiri d’Italia con il Monumento ai CadutiPassata la chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire, la via Dante Alighieri sbocca sulla grande Piazza Martiri d’Italia, una piazza di grande effetto scenografico, che si estende tra la chiesa parrocchiale ad ovest ed il grande palazzo Boyl ad est. Molto benna e di recente realizzazione è la pavimentazione che raccorda i due edifici monumentali. La piazza ha questo nome dato che al suo centro è presente il Monumento ai Caduti della prima e seconda guerra mondiale, un monumento ad obelisco in pietra, marmo e bronzo edificato dal 1925 al 1930, sormontato da una scultura che rappresenta una figura femminile vestita all’antica che solleva una fiamma, che rappresenta un’allegoria della Patria. Sulla piazza Martiri d’Italia si affaccia il palazzo Boyl che ospita il Museo del costume e del gioiello sardoNella piazza Martiri d’Italia, al lato sinistro rispetto alla chiesa parrocchiale, si affaccia il palazzo Boyl, dipinto di rosso bruno e bianco, sul retro del quale si trovava l’albero di arancio più grande di tutti i giardini del circondario. Il Palazzo Boyl è stato costruito nel diciassettesimo secolo, ed in esso per quasi cinquant’anni ha abitato una delle famiglie più illustri della Sardegna, la famiglia Boyl, che lo ha acquisito nel diciannovesimo secolo attraverso il matrimonio del marchese Vittorio Pilo Boyl di Putifigari con l’ultima proprietaria, donna Maddalena Vacca Salazar, lo ha in seguito ampliato ed utilizzato come residenza estiva dai Marchesi Boyl che era originaria dell’Aragona ed era arrivata in Sardegna intorno al Trecento, in pieno periodo giudicale. La famiglia si era schierata a favore del re Giacomo II d’Aragona ed aveva avuto grande influenza nella guerra contro il Giudicato d’Arborea. Tra gli altri esponenti della famiglia si è distinto Pietro Boyl, che per i suoi meriti ha ottenuto la Baronia di Putifigari, il governo della piazzaforte di Alghero, ed il titolo di Cavallero Sin Par, cioè cavaliere senza pari. In questo palazzo sono stati accolti ospiti illustri, da Carlo Felice e Carlo Alberto di Savoia, al generale la Marmora, Gabriele d’Annunzio, Antoine Valéry Bibliotecario del re di Francia, e nel 1838 per alcuni giorni Honoré de Balzac. All’interno del palazzo è oggi ospitato il Museo del costume e del gioiello sardo, nato con l’intento di far conoscere al pubblico l’evolversi dell’abbigliamento e degli ornamenti delle popolazioni della provincia. Attraverso un itinerario di immagini, stoffe, vestiario e ornamenti si ripercorrono circa Duecento anni di vita, dando particolare attenzione al costume degli abitanti di Milis, visti attraverso le immagini riportate su tela da diversi pittori che dai primi dell’ottocento ai primi del 'novecento ebbero modo di visitare il paese, rimanendo talmente ben impressionati da dipingere storie di vita quotidiana. Nel cortile sul retro del palazzo Boyl è presente un moderno Anfiteatro in pietra e granito intitolato a Beniamino Bagnolo, in grado di ospitare per eventi circa settecento persone. Il Municipio di MilisGuardando la facciata del palazzo Boyl, prendiamo la strada che lo fiancheggia sulla destra, che è la via Giuseppe Verdi. Seguiamo la via Giuseppe Verdi per una trentina di metri e vediamo, alla destra della strada, affacciarsi la piazza Guglielmo Marconi. Percorsa una trentina di metri in questa piazza, si trova sulla sinistra, al civico numero 4 della piazza, l’ingresso dell’edificio che ospita il Municipio di Milis, nel quale sono presenti la sua sede e gli uffici in grado di fornire i loro servizio agli abitanti del paese, e sono quelli relativi all’Area Affari Generali, all’Area Economico Finanziaria, all’Area Tecnica, all’Area Vigilanza, ed all’Area Socio Culturale. La chiesa di Santa VittoriaProseguendo lungo la via Giuseppe Verdi per una settantina di metri, vediamo alla destra della strada la piazza Santa Vittoria, sulla quale si affaccia a sinistra l’antica chiesa di Santa Vittoria, che risulta essere una delle più antiche del paese, dato che sembra poggiante su basi precedenti al tardo seicento, ed al suo interno sono state rinvenute tombe risalenti addirittura al sesto e settimo secolo. Una delle campane del suo campanile faceva parte del campanile del palazzo Boyl. La pianta è longitudinale con una sola navata, sono presenti due cappelle laterali contigue che si aprono sull’aula mediante archi a tutto sesto. Nel presbiterio è presente un altare ligneo barocco seicentesco, con colonne tortili sulle quali si innesta una vite, arricchito da tre nicchie nelle quali sono presenti le statue di Sant’Antonio, di Santa Vittoria e di San Voncenzo. La chiesa di Santa Vittoria è la sede della confraternita dello Spirito Santo di Milis. Al suo interno sono conservati gli arredi e gli strumenti che vengono utilizzati durante i riti della Settimana Santa, ossia la Croce, le scale, e Sa lattera, la lettiga sulla quale viene deposto il Cristo durante il rito de S'Iscravamentu. Questa lettiga di legno di importazione continentale, in stile baroccheggiante di derivazione catalana, risale all’undicesimo secolo, ed è stata donata alla chiesa dalla famiglia Boyl, insieme al manto di velluto decorato che adorna il simulacro della Madonna Addolorata durante i riti della Settimana Santa. La tradizione popolare sostiene che questo manto nero sia stato donato dalla Marchesa Maria Cristina Pilo Boyl, e pare fosse appartenuto in origine alla regina Margherita di Savoia. Gli impianti sportivi delle Scuole MediePassata la piazza Santa Vittoria, proseguiamo verso nord lungo la via Giuseppe Verdi e, dopo circa Duecentottanta metri, vediamo alla destra della strada il cancello di ingresso del cortile dove si affaccia la Scuola media di Milis, all’interno della quale si trovano gli impianti sportivi delle Scuole Medie. All’interno di questi impianti sportivi è presente la Palestra Comunale di Milis, che non è dotata di tribune per gli spettatori, nella quale praticare come discipline Attività ginnico motorie, e pallacanestro. È presente, inoltre, un Campo polivalente all’aperto, anch’esso senza tribune, nel quale praticare come discipline il calcetto ossia calcio a cinque, la pallacanestro, e la pallavolo. La chiesa di San Giorgio MartirePassato l’ingresso della Scuola media, proseguiamo lungo la via Giuseppe Verdi e dopo poche decine di metri parte a sinistra la via Amsicora, alla destra della quale si sviluppa il parco di San Giorgio, che si trova in una zona periferica di Milis nella parte nord del paese, rinnovata con nuove piantumazione, nel quale si svolgono numerosi eventi. All’interno di questo parco è presente la chiesa di San Giorgio Martire, ormai inglobata nel centro abitato ma che anticamente sorgeva in aperta campagna. La chiesa consiste in una struttura molto modesta sia nell’architettura che nella struttura, ma la povertà e la modestia dei prospetti dell’edificio collocato su di una modestissima collinetta, sono incorniciati da un ambiente luminoso e da un paesaggio Lussureggiante. L’attuale edificio è il risultato di ricostruzioni e di rimaneggiamenti anche recenti, ma la sua struttura risale al 1637, coerentemente con l’epigrafe presente nella chiesa stessa. Il primo impianto di questo edificio risaliva però ad età medievale, come conferma la citazione, relativa al 1341, di una chiesa di S.Georgii de villa Bancata de libris nelle collettorie pontificie. La villa denominata Bancata de libris corrisponde alla Corte de Barigadu, citata in una scheda del condaghe di Santa Maria di Bonarcado, ed anche alla villa di Baricatum de liveros citata in un documento del 1302. Il rione di Milis presso il quale sorge l’edificio è ancora conosciuto dalla popolazione locale con la denominazione di Barigadu. Ogni anno presso questa chiesa il 23 aprile si svolge la Festa di San Giorgio, con il falò in suo onore, la processione con una sfilata di numerosi cavalli, e con musica. I campi sportivi comunali di via RomaIn piazza Martiri d’Italia arriva da sinistra la via Sant’Agostino e parte a destra la via Roma, che passano davanti al palazzo Boyl. Prendiamo verso destra la via Roma e la seguiamo per circa quattrocentocinquanta metri, fino a vedere alla destra della strada il vialetto di ingresso che porta ai Campi sportivi comunali di via Roma. All’interno di questo complesso sportivo, si trovano un Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, senza tribune per gli spettatori; un Campo da Tennis, anch’esso con fondo in erba sintetica e non dotato di tribune; un Campo polivalente all’aperto, anch’esso senza tribune, nel quale praticare come discipline la pallacanestro e la pallavolo. È presenta anche un Campo da bocce, con due piste da bocce, e senza tribune.. Visita dei dintorni di MilisPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Milis, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti campischeddu, Turriga; dei Protonuraghi rio ’e Sa Tanca, Tronza, Turriga; dei Nuraghi semplici Cuau, Cuccuru canale, Pertiazzu, su livariu; dei Nuraghi complessi ’e Procus, Cobulas, Mura Cabonis; dei Nuraghi Murdegu, Piscu Piu, Sa Murta di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il campo Comunale da CalcioDal centro di Milis prendiamo verso ovest la via Sant’Agostino che arriva allo svincolo, dove prendiamo verso sud est la SP15 che si dirige verso Tramatza, la seguiamo per settecentocinquanta metri poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la SP9 che si dirige verso Bauladu. Percorsi trecento metri, arrivati in località Murdegu, vediamo alla sinistra della strada il cancello di ingresso del Campo Comunale da Calcio. Il Campo da Calcio è dotato di fondo in erba naturale, e di tribune in grado di ospitare 200 spettatori. I resti del Protonuraghe TronzaDalla piazza dei Martiri d’Italia, guardando la facciata del palazzo Boyl prendiamo verso destra la via Roma e la seguiamo finché questa strada esce dall’abitato come SP17 in direzione di Paulilatino. Percorsi settecento metri dalla piazza dei Martiri d’Italia, arriviamo a un incrocio nel quale, seguendo le indicazioni, prendiamo verso sinistra la strada che porta al nuraghe. La seguiamo per un chilometro e trecento metri, e vediamo alla sinistra della strada le indicazioni, ed in una cinquantina di metri arriviamo a vedere i resti del Protonuraghe Tronza. Si tratta di un Protonuraghe a corridoio di forma ellittica, costruito in basalto a 88 metri di altezza. Vicino al protonuarghe non presenti anche i resti di una fonte sacra. I resti del nuraghe complesso CobulasDalla piazza dei Martiri d’Italia, guardando la facciata del palazzo Boyl prendiamo verso destra la via Roma e la seguiamo finché questa strada esce dall’abitato come SP17 in direzione di Paulilatino. Percorso un chilometro e quattrocento metri dalla piazza dei Martiri d’Italia, si trova alla sinistra della strada, in località Su Cuccuru de Is Zanas ossia la collina delle fate, il parco archeologico Cobulas, all’interno del quale sono presenti i resti del Nuraghe complesso Cobulas, costruito in basalto a 97 metri di altezza. Si tratta di un nuraghe complesso dotato di sei torri, ossia una torre centrale, una torre minore, e un cortile circondato da bastioni con quattro torri aggiunte, formando quindi un nuraghe pentalobato. È attualmente inacessibile dal momento che l’ingresso è in buona parte interrato, tuttavia può essere vista dall’alto in quanto la tholos è svettata. Intorno al nuraghe sono presenti tracce di un insediamento abitativo. A detta dell’archeologo Giovanni Spano, si sono sovrapposte diverse fasi di riutilizzo, che vanno dall’epoca tardo punica a quella romana repubblicana. A ridosso del monumento sorge un abitato che va da tardo antico all’alto medioevale, frequentato fino al sesto o settimo secolo dopo Cristo. Il nuraghe Cobulas e l’abitato che lo circonda sono stati oggetto di diversi scavi negli anni dal 2017 al 2019, ripresi nel 2021. La chiesa campestre della Madonna del BuoncamminoDal centro di Milis prendiamo verso ovest la via Sant’Agostino che, superato lo svincolo in cui incrocia la SP15, esce dall’abitato come SP14 e si dirige verso Narbolia. Dallo svincolo precorriamo novecento metri, e vediamo alla destra della strada il cancello, passato il quale un sentiero in cinquecento metri a piedi porta alla chiesa campestre della Madonna del Buoncammino. La chiesa ha, probabilmente, origini medievali, come ipotizzabile sulla base dell’individuazione di un adiacente villaggio, ma presenta caratteristiche che farebbero pensare a rimaneggiamenti e ricostruzioni di età moderna. La chiesa è realizzata in blocchi basaltici locali di taglio irregolare, rivestiti di intonaco a base di calce. L’edificio presenta una planimetria dalla forma ad L, o rettangolare incompleta, con il lato lungo orientato da est ad ovest, e all’interno del quale si aprono due navate. All’interno due grandi archi a tutto sesto mettono in comunicazione le due navate. In fondo, sulla destra, si aprono due porte, la prima dà all’esterno sul fianco della chiesa, e l’altra immette in una piccola sagrestia. L’edificio di culto era ancora utilizzato sino a pochi anni fa come Santuario, poichché la Vergine del Buoncammino era considerata la protettrice dei viandanti e dei mercanti di Milis, mentre oggi la prima domenica di agosto la Festa della Madonna del Buoncammino si svolge all’interno dell’abitato di Milis. La chiesa campestre di San Pietro in Vincoli di Milis PiccinnuLa chiesa appartiene alla comunità ecclesiastica di Milis ma si trova in territorio di Seneghe a circa due chilometri dall’abitato. Dal centro di Seneghe, prendiamo il corso Umberto che si dirige verso nord ovest e raggiungiamo la piazza Montiferru, qui prendiamo verso sinistra la via Nazionale, che esce dall’abitato come SP11 in direzione di Narbolia. Da dove avevamo incontrato la deviazione per il Campo Sportivo Comunale, proseguiamo per seicentocinquanta metri, evitiamo la deviazione che ci ha portati al nuraghe complesso Maso Maiore e proseguiamo invece dritti lungo la SP11, dopo un chilometro e seicento metri evitiamo la deviazione a destra e proseguiamo dritti, e dopo due chilometri e seicento metri si trova, alla sinistra della strada a trecento metri di distanza, la chiesa campestre di San Pietro in Vincoli di Milis Piccinnu, edificata a circa 1300 metri di altezza e raggiungibile solo a piedi. Si tratta di una chiesa romanica a navata unica, esistente sino dall’alto medioevo, dato che dalla scheda numero 1 del Condaghe di Santa Maria di Bonarcado risulta che l’edificio ecclesiastico dedicato a San Pietro era stato ricostruito da donna Tocoele, moglie del giudice Gonnario Comita de Salanis, regnante attorno al 1065, pertanto l’esistenza di un luogo di culto potrebbe risalire già al periodo altomedievale. È tuttora in forme romaniche, sebbene in parte rimaneggiato e restaurato in età moderna e contemporanea. Dell’edificio romanico si conservano, costruiti in conci di arenaria, la facciata e tratti dei fianchi, mentre la parte posteriore dell’edificio è stata realizzata in epoca moderna a seguito della demolizione dell’abside orientata. La facciata è munita di un campanile a vela con luce ogivale, sul paramento si può osservare una bifora parietale e si apre il portale architravato e lunettato, i cui stipiti sono in roccia basaltica, forse di spoglio da un vicino nuraghe. Il Santo si festeggiava, fino agli anni ottanta, la prima domenica di settembre. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio da Milis ci recheremo a Bauladu che visiteremo con il suo centro nel quale si trova la chiesa parrocchiale di San Gregorio Magno, ed i dintorni dove si trovano il sito archeologico di Santa Barbara de Turre ed il nuraghe Crabia. |