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Osilo con il Castello dei Malaspina e nei dintorni le tombe che hanno originato la cosiddetta Cultura di Abealzu


In questa tappa del nostro viaggio, continueremo la visita del Logudoro Turritano recandoci ad Osilo dove visiteremo il paese con il Castello dei Malaspina, e ci recheremo nei suoi dintorni, dove si trovano le tombe ipogeiche di Abealzu e Sos laccheddos, i cui reperti hanno dato origine alla cosiddetta Cultura di Abealzu.

La Regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro Turritano

Il SassareseIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa Regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un’area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d’origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L’antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi.

In viaggio verso Osilo

Usciamo da Sassari con la via Napoli, in direzione della via Milano, che seguiamo e che ci porta a prendere la SS127 Settentrionale Sarda in direzione est, la seguiamo per tredici chilometri e ci porta all’interno dell’abitato di Osilo. Dal Municipio si Sassari a quello di osilo si percorrono 17.2 chilometri.

Arrivare ad Osilo partendo da Nulvi

Si può arrivare ad Osilo ache partendo dall’Anglona, ossia uscendo da Nulvi sulla SS127 Settentrionale Sardain direzione ovest, che ci fa lasciare l’Anglona e ci porta nel Sassarese. Percorsa per poco più di otto chilometri e mezzo, dalla SS127 Settentrionale Sardasi muove sulla sinistra la SP76 che ci porta in direzione di Ploaghe. Evitando la deviazione sulla SP76, proseguiamo lungo la SS127 Settentrionale Sarda verso ovest, e, in poco più di altri otto chilometri e mezzo, arriviamo ad Osilo. Da qui, poi, la SS127 Settentrionale Sardaproseguirebbe verso ovest e condurrebbe a Sassari. Dal Municipio di Nulvi a quello di Osilo abbiamo percorso esattamente 17.7 chilometri.

Il comune chiamato Osilo

Veduta panoramiva dell’abitatoOsilo-Stemma del comuneIl comune di Osilo (nome in lingua sarda Osile, altezza metri 615 sul livello del mare, abitanti 2.826 al 31 dicembre 2021) è un caratteristico centro agropastorale di origine medievale situato nella parte centro occidentale della Provincia di Sassari, fra gli altopiani di Anglona e Logudoro, collocato sulla più settentrionale delle tre cime del monte Tuffudesu. Siamo arrivati a soli tredici chilometri da Sassari e ventidue dal litorale di Sorso. È uno dei comuni più alti della provincia, che costituisce un paese chiamato montagna con vista sul mare, dominato dai resti del Castello medioevale dei Malaspina, ed è attraversato dalla SS127 Settentrionale Sarda. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 65 a un massimo di 766 metri sul livello del mare. Negli anni ’90 del novecento, nel suo territorio si è tentata la ricerca di giacimenti auriferi, quando un’azienda australiana, la Sardinian Gold Mining, ha ottenuto l’autorizzazione a effettuare carotaggi per la ricerca del minerale. Ma il permesso è stato successivamente revocato, a seguito delle proteste della popolazione, che ha voluto evitare un possibile disastro ambientale dovuto all’utilizzo di ingenti quantità di cianuro e mercurio, necessari per l’estrazione dell’oro.

Origine del nome

La sua denominazione non ha un’origine chiara. Attestata a partire dal 1341, nella forma Osilo, è ritenuta, da alcuni studiosi, una derivazione della voce fenicia Oz El, ossia fortezza, o presidio di Dio. Starebbe, quindi, ad indicare un villaggio pietroso, di pietra, o anche una roccia o un luogo fortificato.

La sua economia

La principale voce dell’economia del paese è rappresentata dall’agricoltura, oltre ad allevamento ovino e industria lattiero casearia. Il settore agricolo conserva tuttora un ruolo di primaria importanza, dato che si coltivano cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta. Accanto al lavoro dei campi si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. E vi viene prodotto il pecorino di Osilo, chiamato Su Ca su Cottu, un formaggio riconosciuto a livello internazionale, di cui è in via di definizione il marchio DOP. Un piatto forte della cucina di Osilo sono le Formaggelle, in osilese chiamate Casadinas, un dolce tradizionale fatto col formaggio a pasta semicotta, lo stesso che si usa per le famose Seadas, prodotte soprattutto in Barbagia. É significativo, per la sua economia, anche l’artigianato, il cui prodotto più prezioso è il costume femminile, fra i più noti ed apprezzati dell’Isola. Di grande pregio sono anche i tappeti e gli altri prodotti dell’artigianato tessile, ma il noto laboratorio che produceva manufatti, come tappeti e altri tessuti, decorati e non, e che era riconosciuto dalla Regione Sardegna, è stato chiuso nel 2008. Negli ultimi anni si vanno affermando i gioielli dell’artigianato artistico, realizzati con le pietre dure locali. L’industria, modestamente sviluppata, fa registrare delle realtà produttive che operano nei comparti alimentare, meccanico, della gioielleria e oreficeria ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete commerciale, in grado di soddisfare le esigenze primarie della popolazione. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Sebbene non rappresenti una meta di rilevante afflusso turistico, offre, a chiunque vi si rechi, la possibilità di effettuare delle piacevoli e rilasSanti escursioni nell’incontaminato ambiente naturale circostante. In particolar modo, sono degni di visita il monte Tufudesu, a oltre settecento metri di altezza, dove è situato il Santuario di Nostra Signora di Bonaria, ed il lago artificiale Bùnnari.

Brevi cenni storici

Il territorio di Osilo è stato abitato fino dal periodo nuragico, come testimoniano gli oltre 80 Nuraghi presenti nei suoi dintorni. Durante la dominazione romana è stato la sede di Castrum, ed anche un’importante stazione sulla strada che collegava Turris Libisonis, ossia Porto Torres, con Tibula, cittadina posta probabilmente vicina a Santa teresa di Gallura. Nell’alto periodo medioevale il paese ancora non esisteva, e sua popolazione viveva in numerosi piccoli centri sparsi nel territorio. Il primo riferimento storico al centro abitato di Osilo risale al 1118. In seguito, sul finire del dodicesimo secolo, vi viene edificato un Castello della potente famiglia dei Marchesi Malaspina dello Spino Secco, di origine della lunigiana, intorno al quale si sviluppa il paese. Anch’esso subisce, come i vicini comuni, la dominazione dei Doria, dei Malaspina e, infine degli Aragonesi. Nei secoli successivi, dopo la conquista aragonese, il paese si sviluppa, nonostante guerre e pestilenze. Al quindicesimo secolo risale la costruzione della chiesa parrocchiale dedicata all’Immacolata Concezione, che verrà eretta a Collegiata nel 1728. Nel 1622, a Osilo vengono censiti 1100 fuochi, e, nel 1846, Osilo è, per numero di abitanti, il decimo comune della Sardegna. Con il passaggio alla dominazione sabauda, Osilo ha costituito un centro di primaria importanza fino agli inizi del novecento, tanto che nei primi decenni del novecento conta ancora oltre seimila abitanti, per poi via via spopolarsi, pur conservando vive le proprie tradizioni. Nel 1839, anno dell’abolizione del feudalesimo, il suo territorio viene riscattato dal demanio dello Stato. Anche il Castello viene definitivamente abbandonato, tanto da andare quasi in rovina, finche, nei primi anni ’60 del novecento, subisce un parziale restauro.

Le principali principali feste e sagre che si svolgono a Osilo

Osilo-Sfilata del 'Gruppo Folk Tuffudesu' di OsiloA Osilo sono attive tra l’altro l’Associazione Folkloristica Culturale A Manu Tenta e l’Associazione Gruppo Folk Tuffudesu, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Nelle loro esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale di Osilo. Tra le feste e sagre che si svolfono ad Osilo vanno citati nel mese di maggio, le celebrazioni religiose in onore di Santa Vittoria; il 13 giugno la Festa di Sant’Antonio da Padova nell’omonima chiesa campestre che è l’unica chiesa campestre in territorio di Osilo ancora consacrata; la prima domenica di agosto, è stata recentemente recuperata la Festa della Madonna degli Angeli, patrona dei muratori, dovuto all’impegno degli anziani della categoria dei muratori che, profondamente legati alla tradizione, hanno voluto restituire agli osilesi una delle feste più antiche e più legate al sentimento religioso locale; il 12 agosto la Cavalcata Osilese seguita dalla manifestazione equestre denominata la Corsa dell’Anello; il 15 agosto, la domenica dell’Assunzione, si celebra la Festa di Nostra Signora di Bonaria, presso l’omonima chiesa campestre; nella prima quindicina di agosto si svolge anche la manifestazione chiamata A Osilo... Le tradizioni popolari; la messa il 22 settembre, giorno della Festa di San Maurizio, nella chiesa omonima; la Festa del Rosario, la prima domenica di ottobre; l’8 dicembre la Festa dell’Immacolata Concezione, che è la Festa patronale di Osilo; 13 dicembre la Festa di Santa Lucia.

A Osilo... Le tradizioni popolari

Nella prima quindicina di agosto, al fine di valorizzare e promuovere le ricchezze del territorio e dell’artigianato locale, viene organizza da alcuni anni la manifestazione A Osilo... Le tradizioni popolari, una Rassegna di antichi mestieri, produzioni, folklore. fra i momenti più significativi di questa manifestazione si svolgono la Cavalcata Osilese, la Corsa all’Anello, la Rassegna Artes Antigas, gli stands di Osilo Produce.

La Cavalcata Osilese e la Corsa dell’Anello

La Cavalcata Osilese si svolge a Osilo solitamente il 12 di agosto, e consiste in un corteo di cavalieri che indossano il costume tradizionale. Ad essa fa seguito la Corsa dell’Anello, una seguitissima gara di abilità a cavallo che richiama, ogni anno, un numeroso pubblico. Durante questa corsa il cavaliere, vestito col costume tradizionale di uno dei centri dell’Isola, lanciato al galoppo il suo cavallo, deve infilare uno spadino di legno in uno dei tre anelli, sospesi a due metri e mezzo di altezza lungo un tracciato rettilineo di cento metri. Il centro viene ritenuto valido solo se lo spadino rimane infilato in uno degli anelli. La Corsa all’Anello è una Festa conosciuta da sempre, da non confondere con la Sartiglia di Oristano, che ha avuto un’altra origine e nasce con tutt'altro spirito. Durante la festa, gli artigiani del paese tengono aperte le loro botteghe, fornendo una dimostrazione degli antichi mestieri. Sono previsti, inoltre, spettacoli folk e musicali.

Visita del centro di Osilo

L’abitato, interessato da espansione edilizia, ha conservato buona parte dell’originario nucleo medievale, dominato dal Castello dei Malaspina, da cui si gode di una straordinaria vista panoramica. Arriviamo ad Osilo con la SS127 Settentrionale Sarda, che ci conduce nell’abitato, all’interno del quale assume il nome di via Roma, entrandoci dalla sua periferia sud orientale.

Il Campo Sportivo Comunale Francolino Arca di Osilo

Osilo: Campo Sportivo Comunale Francolino ArcaPassato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato della SS127, troviamo sulla destra il Campo Sportivo Comunale Francolino Arca di Osilo, che si sviluppa tra la strada statale e, dopo circa duecento metri, la successiva SP72 che collega Osilo con Sennori, e che arriva nell’abitato da nord est e sulla quale si trova l’ingresso. Il Campo da Calcio è dotato di tribune in grado di ospitare circa 500 spettatori, ed in esso si svolgono le partite casalinghe della A.S.D. Polisportiva Malaspina, comunemente chiamata Malaspina, fondata nel 1966, che attualmente milita nella Prima Categoria Sarda.

La sede dell’Istituto nazionale di Biostrutture e Biosistemi

All’incrocio della SS127 Settentrionale Sardacon la SP72, prendiamo la prosecuzione verso sud della SP72, che è la via Grazia Deledda. Dopo una trentina di metri, prendiamo verso sinistra il viale Sant’Antonio, che seguiamo fino alla fine, dove, alla sinistra della strada, si vedono i palazzi che ospitano il laboratorio e centro di ricerca dell’Istituto nazionale di Biostrutture e Biosistemi la cui attività consiste prevalentemente nel coordinamento scientifico e gestionale di progetti di Ricerca e Formazione, che vedono impegnate direttamente le sue Unità di Ricerca presso gli atenei consorziati, con particolare interesse rivolto ai Programmi dell’Unione Europea.

La chiesa di San Maurizio

Entrati all’interno dell’abitato dalla via Roma, prendiamo verso destra la via Umberto che conduce nel centro storico, poi subito a destra la via Pietro Canalis, che costeggia la periferia orientale dell’abitato. Proseguendo per meno di trecento metri sulla via Pietro Canalis, al bivio prendiamo tutta a sinistra la via San Martino, lungo la quale, percorsa una cinquantina di metri, troviamo sulla sinistra della strada la piccola chiesa di San Maurizio, che si trova nella periferia orientale del paese.

Osilo: chiesa di San MaurizioLa chiesa di San Maurizio è sorta probabilmente nel seicento, con influssi di architettura gotico catalana, ed è stata più volte rimaneggiata nel corso degli anni. Si tratta di una chiesa a navata unica, divisa in tre campate con arcate a tutto sesto ribassato, e con le volte a crociera. Lungo le pareti laterali si trova un sedile in tufo, e l’abside ha nei lati due piccole aperture, e un oculo ad archetti posto sopra l’arco. L’altare è costruito in tufo e legno, parzialmente dipinto, e, nella nicchia posta sopra l’altare, si trova la statua del Santo, in legno dipinto. La facciata ha una cornice che la divide in due settori, in quello inferiore si trova il portale rettangolare, mentre in quello superiore, al centro del timpano, si erge il campanile a vela. La chiesa è sostenuta ai lati da contrafforti. La Festa del titolare, il Martire San Maurizio, viene celebrata il 22 settembre di ogni anno con la messa solenne.

La chiesa dello Spirito Santo, chiamata anche chiesa di Babbu Eternu

Osilo: chiesa dello Spirito Santo chiamata anche chiesa di Babbu EternuProseguiamo con la strada che si sviluppa nella periferia orientale del paese, seguiamo la via Pietro Canalis, e, dopo circa duecentocinquanta metri, troviamo, sulla sinistra, la chiesa dedicata allo Spirito Santo. La statua che rappresenta la terza persona della Santissima Trinità, e che viene chiamato dalla popolazione Babbo Eternu o Babbu Ettennu ha dato il nome con il quale viene solitamente chiamata la chiesa. Tale statua era stata trafugata, è poi stata recuperata, restaurata nel 1993. Della chiesa si ignora la data di costruzione ma che alcuni ritengono sia stata costruita nel diciassettesimo secolo. Risente di influssi gotici, che sono stati, però, modellati secondo i canoni dell’architettura locale. La chiesa ha una sola navata, divisa in tre campate con archi a sesto acuto costruiti interamente in blocchi di pietra calcarea, con i capitelli privi di decorazioni, ed ha le volte a crociera. Al centro dell’abside si trova l’altare, realizzato in tufo e marmo, che è stato rifatto nel 1917, ma è ormai completamente distrutto e privo di arredi. La chiesa è costruita con conci di pietra basaltica e cantoni di tufo squadrati, ha una copertura a doppio spiovente, e sulla sommità della facciata presenta un campanile a vela. L’edificio è sostenuto da cinque grandi contrafforti  per  parte, probabilmente costruiti successivamente alla chiesa. Nel 1868, in una relazione sulle Chiese di Osilo, l’arciprete Sanna Tolu la cita come la più antica chiesa del paese, e come prima chiesa parrocchiale. L’antica chiesa dedicata allo Spirito Santo è stata, comunque, recentemente, oggetto di una significativa opera di restauro conservativo. Fino al 1900 vi si ufficiava la messa, e la solenne Festa dello Spirito Santo veniva celebrata il giorno della Santissima Trinità, ossia la prima domenica dopo la Pentecoste.

Il Cimitero di Osilo

Osilo: Cimitero di OsiloTorniamo indietro lungo la via Pietro Canalis per circa cento metri, e prendiamo sulla sinistra la via don Pietro Campus. A metà di questa strada, vediamo sulla sinistra il grande Cimitero di Osilo, che raggiungiamo con una breve strada sulla destra. Ci dicono che il Cimitero si trova in una situazione di totale abbandono, perennemente sporco, con erbacce altissime che nessuno taglia, i contenitori per i rifiuti raramente svuotati, e i fiori secchi, da settimane o mesi.

Lungo i vicoli dell’antico centro storico di origine medioevale

La via don Pietro Campus, che ci ha portato al Cimitero, prosegue verso est e sbocca su una strada che gira tutto intorno al monte Tuffudesu, un rilievo alto circa 650 metri. Proseguendo dritti si seguirebbe la via don Pietro Campus, mentre, girando a sinistra, prendiamo la via Malaspina, che ci fa girare intorno al rilievo, fino ad arrivare, seguendo le indicazioni, ad attraversare i vicoli del centro storico che ci portano al Castello, che sorge sulla più settentrionale delle tre cime del monte Tuffudesu. Di grande suggestione è il centro storico di Osilo, di origine medievale, con le sue antiche costruzioni, e con le viuzze in acciottolato, talora con archi e con volte a botte.

Osilo-Via del centro storico Osilo-Via del centro storico Osilo-Via del centro storico

Il Castello di Osilo o Castello dei Malaspina

Salendo per i vicoli del centro storico, percorsa la via Malaspina e poi la via Adelasia, arriviamo ai resti del Castello di Osilo o Castello Malaspina del quale ignoriamo la data di edificazione, presumibilmente sul finire del 1100, da parte dalla potente famiglia dei Marchesi di Malaspina dello Spino Secco, di origine della lunigiana, per proteggere i loro possedimenti del Logudoro settentrionale da eventuali mire espansionistiche della famiglia dei Doria. La rocca osilese occupava una superficie di solo circa mille metri quadrati, ma, malgrado le non eccessive dimensioni, era di estrema importanza per la sua posizione strategica. Sappiamo che nel 1272, anno della morte di Enzo Hohenstaufen di Svevia e della conseguente fine del Giudicato di Logudoro, i Malaspina sono i padroni incontrastati dl Castello di Osilo, del borgo sottostante e delle sue pertinenze, ed utilizzano il Castello per contrastare, dal 1294, le mire del libero comune di Sassari. Successivamente, a seguito della creazione del Regnum Sardiniae et Corsicae fatta nel 1297 da papa Bonifacio VIII e della sua assegnazione a Giacomo II d’Aragona, i Malaspina si offrono di servire il sovrano iberico nella conquista della Sardegna, ricevendone in cambio la conferma di tutti i loro possedimenti sardi. conteso ai Malaspina dai Sassaresi, dagli Aragonesi, dai Doria, dal Giudicato di Arborea, il munitissimo Castello di Osilo diviene uno dei protagonisti del tormenteto Trecento sardo. Nel 1308, il cittadini del libero comune di Sassari, forti di un esercito di mercenari catalani, occupano e devastano le terre dei Malaspina, non riuscendo, però, ad espugnare le fortezze. Riconfermata, inizialmente, dagli Aragonesi la sua appartenenza ai Malaspina nel 1323 e nel 1324, il Castello di Osilo diviene, però, l’oggetto di pretese aragonesi, che provocano la ribellione dei Malaspina, ma la rocca viene assediata ed il suo territorio saccheggiato, fino venire conquistato. Il Castello rimane in possesso del regno d’Aragona fino al 1345, quando Azzone e Federico Malaspina, dopo essere rimasti esclusi dalla sucessione al loro fratello deceduto, Giovanni, si pongono a capo di un grosso esercito assoldato nei loro possedimenti in lunigiana, e riconquistano il Castello e le sue competenze. Viene, però, subito dopo espugnato dai Doria, e riconsegnato a Pietro IV d’Aragona, detto il Cerimonioso, che nel 1352 lo riconsegna ai fratelli Malaspina. Nel 1354 ritorna in possesso di Pietro IV d’Aragona, che lo consegna al governatore di Sassari e lo fa rafforzare.

Osilo-Veduta del paese Osilo-Resti del Castello dei Malaspina Osilo-Resti del Castello dei Malaspina Osilo-Resti del Castello dei Malaspina Osilo-Resti del Castello dei Malaspina

Del Castello rimangono, oggi, soltanto pochi resti, che consistono in una torre quadrata, in conci di calcare squadrati, ed un torrione cilindrico realizzato con pietre basaltiche rozzamente sbozzate.

La sede del Municipio nel Palazzo Vecchio che attualmente è chiamato il Palazzo Civico

Osilo: il palazzo CivicoDalla via Malaspina, che ci ha portati al Castello dei Malaspina, torniamo indietro fino ad incontrare, sulla sinistra, la via del Castello. La prendiamo dirigendoci verso in centro del paese, e, dopo una settantina di metri, incrociamo la via Sanna Tolu, che prendiamo verso destra, ossia verso ovest, e, dopo un’altra settantina di metri, al civico numero 30, troviamo il notevole Palazzo Vecchio risalente al seicento, attualmente chiamato Palazzo Civico il quale ospita il Municipio di Osilo, e all’interno del quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese.

La chiesa parrocchiale dedicata all’Immacolata Concezione

Percorrendo le strette viuzze del centro storico, dalla via Sanna Tolu svoltiamo a sinistra dopo una trentina di metri, ed arriviamo, in un centinaio di metri, in via Vittorio Emanuele, alla sinistra della quale si apre la piazza della parrocchia.

Osilo: chiesa parrochiale dell’Immacolata ConcezioneQui si trova la chiesa dedicata all’Immacolata Concezione che è la chiesa parrocchiale di Osilo, edificata prima del 1553, ma completamente ricostruita nel diciottesimo secolo. L’impianto originario risente di influssi   gotico catalani, con le volte a sesto acuto e il cupolino al centro del transetto. Sino al 1968 era a navata unica con cinque cappelle per lato, ognuna delle quali con un altare ligneo scolpito  e  dipinto. Purtroppo, degli arredi originari lignei sono rimasti soltanto il coro, rifatto intorno al 1727, e il fonte battesimale  settecentesco, in legno intagliato e dorato. Anche l’altare maggiore in origine era in legno, ma nel 1835 è stato rifatto in marmo, seguendo la tradizione, iniziata già nel settecento, di sostituire gli altari lignei con altri marmorei provenienti da Genova. La facciata è stata rifatta nel 1907, e si può ricollegare agli stili della tradizione classica. È tripartita, con nella parte centrale un portone in stile gotico, sovrastato da un bel tosone, e nelle due sazioni laterali sono presenti due finestre murate. Sulla sommità è presente una croce. L’ultima modifica risale al 1968, che le ha dato la configurazione attuale, con l’apertura delle cappelle, che hanno generato le navate laterali, l’eliminazione degli affreschi, del pulpito in legno e delle balaustre in marmo. All’interno conserva ancora oggi una bella statua della Madonna, un prezioso crocefisso in argento e lo splendido coro ligneo già citato, recentemente restaurato. La chiesa è titolata alla Vergine Santissima della Immacolata Concezione, ed  ogni  anno, in occasione della sua ricorrenza, l’8 dicembre, vi si celebra la Festa dell’Immacolata Concezione. La prima domenica di agosto, è stata recentemente recuperata la Festa della Madonna degli Angeli, patrona dei muratori, dovuto all’impegno degli anziani della categoria dei muratori che, profondamente legati alla tradizione, hanno voluto restituire agli osilesi una delle feste più antiche e più legate al sentimento religioso locale.

La chiesa sconsacrata della Santa Croce

Osilo: chiesa sconsacrata della Santa Croce alla sinistra della chiesa parrocchialeAlla sinistra della chiesa parrocchiale, dove termina la piazza ed inizia via Giuseppe Verdi, si trova la chiesa della Santa Croce che è stata un oratorio, governato dalla Confraternita della Santa Croce. Edificata probabilmente nel seicento, ha caratteristiche tardo rinascimentali e gotico aragonesi. L’interno è a una sola navata, diviso in tre campate con archi a sesto acuto, due cappelle nel lato destro. Nell’interno si trovano tre porte, una nel lato sinistro, che conduce alla chiesa parrocchiale, e due nel lato destro che permettevano l’accesso alla sagrestia. La facciata è in blocchi di tufo squadrati, sormontata al centro da un campanile a vela, mentre gli altri lati sono in conci di pietra basaltica. Sconsacrata, nel 1945 è stata trasformata in cinema parrocchiale, come ci scrive un lettore che, con i suoi amici e coetanei, andava al Cinema parrocchiale, nella chiesa della Santa Croce in via Giuseppe Verdi a Osilo, dal 1946 in poi, pagando il biglietto di lire 30. Con la trasformazione, le due cappelle sul lato destro sono state chiuse con pareti prefabbricate, e utilizzate come bagni per il cinema. Poi, qualche anno dopo, è stata definitivamente chiusa. Nella chiesa non si trova nessun arredo, mancano gli altari e il pulpito. Attualmente sono iniziati i lavori per il suo restauro, per adibirla a Centro Culturale.

La chiesa del Rosario

Dalla piazza della parrocchia, prendiamo sulla sinistra la via Vittorio Emanuele, che, in meno di un centinaio di metri, ci porta alla pregevole chiesa del Rosario che è stata un oratorio, governato dalla Confraternita del Rosario. Si tratta di un tipico esempio di architettura di fine settecento, caratterissata da un’architettura tardorinascimentale, con influssi gotico aragonesi. L’interno della chiesa è a navata unica, coperta a botte, divisa in due campate da un’arcata a tutto sesto, e nella navata si aprono due  piccole  cappelle  a  pianta rettangolare. Oltre l’altare maggiore, la chiesa aveva due altari laterali. All’esterno la muratura, ad esclusione della facciata, era in pietra basaltica, rafforzata con conci di pietra calcarea squadrati. Attualmente le parti a vista della muratura in pietra basaltica sono state intonacate. La facciata è costituita da un un monumentale portico a tre archi, di cui quello centrale è sormontato da una finestra a timpano spezzato. il porticato presenta forti analogie con quelli del duomo di Sassari, di San Pietro di Silki, e di San Michele a Cagliari. Sul fianco sinistro si trova la torre campanaria, a canna quadrata, realizzata in conci di tufo.

Osilo: chiesa del Rosario Osilo: chiesa del Rosario: facciata

Presso questa chiesa si celebrava la Festa del Rosario, la prima domenica di ottobre. Vi si celebravano anche le feste di San Domenico, di Sant’Anna, e di San Narciso di Girona.

La chiesa di Santa Lucia

Osilo: chiesa di Santa LuciaDa dove la SP72 si è immessa sulla SS127, prendiamo verso ovest la via Roma, che poi diventa la via Sassari. La seguiamo per seicentocinquanta metri, fino verso l’estremo occidentale della periferia del paese. Passata la conflenza di via Mentana, troviamo sulla destra della strada la chiesa di Santa Lucia la cui data di edificazione non è nota, comunque la chiesa è il frutto di un’architettura locale, con influenze del barocco isolano. L’interno, a una sola navata, con volta a botte, divisa in due campate da un arco a tutto sesto. All’altare maggiore, che ha la mensa in pietra, si accede mediante due gradini di marmo rosso e nero. Sopra l’altare vi sono tre statue. Al centro il Sacro Cuore di Gesù, in gesso, a sinistra la statua della Madonna, ed a destra l’antica statua settecentesca in legno dipinto di Santa Lucia. Alla chiesa si accede mediante una gradinata. La facciata è divisa in due ordini da una modanatura orizzontale. La copertura è a doppio spiovente, ed al centro si trova il campanile a vela. Ai lati della chiesa c'è  un  contrafforte  in corrispondenza dell’arco interno. Il 13 dicembre presso questa chiesa si svolge la Festa di Santa Lucia.

Il Centro sportivo Polifunzionale di Osilo

Seguiendo la SS127 Settentrionale Sardafino all’estremo occidentale della periferia del paese, arriviamo a raggiungere, dopo circa trecento metri, in località S’Istevene, il Centro sportivo Polifunzionale S’Istevene costituito da un Campo da Calcetto, due campi da Tennis ed altre strutture collegate.

Osilo: centro sportivo Polifunzionale di Osilo Osilo: centro sportivo Polifunzionale di Osilo

Visita dei dintorni di Osilo

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Osilo, sono stati portati alla luce i resti della necropoli di Abealzu e Sos laccheddos, lo studio delle quali ha dato il nome alla Cultura di Abealzu; delle necropoli di Ittiari, e di Calancoi e Sos Saltos; del Nuraghe semplice Baiolu; ed anche dei Nuraghi Badu Canu, Badu de Samude, Barunalzu, Calvarida, Cantarocheddu, Caudes, Cobeltu, Conca Omine, de Sa Pattada, Nieddosu, Pala Martine, Sa Pala de su Cossu, Sa Pudda I, Sa Pudda II, S’Anzonile, Serra de Ghigulas, Tomarittu, tutti di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

La Stazione Ferroviaria di Osilo

Osilo: la Stazione Ferroviaria di OsiloDal centro di Osilo usciamo dall’abitato verso nord sulla SP72, chiamata strada provinciale che collega Osilo con Sennori, e la seguiamo per poco meno di tre chilometri, poi troviamo una deviazione sulla destra che ci porta alla Stazione Ferroviaria di Osilo, alla quale arriva la linea ferroviaria proveniente da Sassri e diretta a Tempio Pausania, dopo le fermate di Baddimanna, Filigheddu ed Achettas. Il fabbricato viaggiatori, che conserva l’aspetto degli edifici sulle linee delle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna negli anni trenta, presenta sulla facciata verso il piazzale interno della stazione tre ingressi e tre corrispondenti finestre sul piano superiore. Poco più avanti, presso il binario in direzione di Fenosu, è posto il rifornitore d’acqua del tipo orientabile per le vecchie locomotive a vapore, periodicamente utilizzate per i convogli turistici del Trenino Verde.

La chiesa di San Giovanni Battista

Passata la stazione, proseguiamo per quattrocento metri sulla SP72, poi prendiamo una deviazione sulla sinistra, che seguiamo per cinquecento metri, poi deviamo a sinistra, e, dopo trecento metri, arriviamo a vedere, sulla destra, la chiesa di San Giovanni Battista.

Osilo: chiesa di San Giovanni de Sena ossia di San Giovanni BattistaSecondo le fonti disponibili, il primo riferimento alla chiesa di San Giovanni de Sena ossia di San Giovanni Battista è del 1688, ma fra gli storici è diffusa l’opinione che originariamente fosse già dedicata a Santa Barbara, citata nel undicesimo secolo nel Condaghe di San Pietro di Silki. Poi nessuna menzione si ha della chiesa nel periodo che va dal undicesimo secolo al 1688, nonostante l’esistenza di una grande quantità di fonti relative ad Osilo di età catalano-aragonese. Il 24 giugno del 1891 nasce ad Osilo la Società di San Giovanni Battista, ad opera di un gruppo di negozianti. restando, in ogni caso l’appuntamento fisso della giornata del 23 giugno, dopo un periodo di abbandono, la Società è rinata nel 1996, e da allora, oltre ad aver ripristinato i festeggiamenti religiosi, porta avanti una intensa battaglia per il recupero della chiesa.

I resti della necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari

Quest’ultimo sito è difficilmente raggiungibilie, qui descriviamo un itinerario che porta a visitarlo, ma non è suggerito seguirlo. Per raggiungere la necropoli, dal centro di Osilo usciamo dall’abitato verso nord sulla SP72, dopo circa tre chilometri troviamo la deviazione per la Stazione Ferroviaria, proseguiamo altri quattrocento metri, poi troviamo la strada sulla sinistra, che si muove verso nord ovest e porta alla chiesa di San Giovanni Battista.

Osilo: la necropoli di tombe a prospetto architettonico di IttiariSeguiamo questa strada evitando le deviazioni e seguendola quando sale a nord ovest, poi curva, quindi scende. Percorsi circa cinque chilometri, in un bancone calcareo di roccia affiorante sulla sinistra, si trova scavata la Necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari. Caratteristica principale della necropoli, che si compone di otto tombe, per la maggior parte orientate a sud est, è che sono tutte caratterizzate dall’abbinamento della sepoltura ipogeica prenuragica con elementi tipici delle Tombe di giganti. Per questo, vengono definite tombe a prospetto architettonico. La tomba 1, sostanzialmente isolata rispetto alle altre, è molto rovinata e presenta evidenti tracce di un suo riutilizzo moderno. Più a nord si trovano la 2 e la 3. La 2 è la più monumentale, con una stele centinata che arriva ai tre metri, con la lunetta incompleta e il riquadro inferiore, che arriva fino a terra, in cui è ricavato, al centro, il portello d’ingresso; mentre la 3 è molto rovinata. Ancora più a nord si trovano le altre cinque tombe, e di esse quattro conservano ancora la stele a prospetto architettonico a imitazione delle Tombe di giganti, ma San che la quinta ne era probabilmente provvista. La tomba 4 è di tipo pluricellulare, e presenta, sulla destra, anche un secondo ingresso, con un breve dromos, il che lascia presumere che forse, in origine, erano due Domus de janas distinte. Le tombe a prospetto architettonico si ritengono costruite nel periodo nuragico, forse come evoluzione di precedenti ipogei prenuragici, ma è dimostrato un loro riutilizzo fino nell’età della dominazione romana, come testimonia il rinvenimento di materiali archeologici di provenienza romana loro interno.

La chiesa di Santa Maria della Scala

Evitando la deviazione che ci ha portati alla chiesa di San Giovanni Battista, proseguiamo sulla SP72 per altri seicento metri ed arriviamo allo svincolo della SP72 con la Strada provinciale dell’Anglona, che conduce in direzione di Sassari. La seguiamo per poco più di tre chilometri in direzione ovest, ed incontriamo una deviazione subito a destra, che, in poco più di duecentocinquanta metri, ci porta nelle vicinanze della chiesa di Santa Maria della Scala.Osilo: i resti della chiesa e del Convento di Santa Maria Iscalas 

Attualmente in rovina ma non in stato di abbandono, la chiesa ed il Convento di Santa Maria Iscalas sorgeva nei pressi di uno dei tanti centri che nel Medioevo popolarono l’agro del montes, denominato Iscalas o Scalae, già totalmente disabitato nel 1358. realizzata tra la fine dell’undicesimo e gli inizi del dodicesimo, e recentemente consolidata nelle sue notevoli strutture residue, mantiene le sue forme romaniche, nonostante rimodellamenti e rifacimenti, come quando nel seicento, la copertura lignea viene sostituita da una volta a botte, che, con il suo peso, mina le fragili pareti della struttura. Ancora un restauro si ha negli anni ’80 del novecento, atto a metterla in sicurezza e liberarla dalla vegetazione. Della chiesa abbiamo notizie storiche, ne parlano il Condaghe di San Pietro di Silki ed è pure nominata in una bolla papale del primo ottobre 1119 con la quale Gelasio II, la pone sotto la sua protezione, insieme alle Chiese di Sant’Elia, San Gregorio e San Massimiliano di Simassi, tutte dipendenti dal Monastero di San Massimiliano nell’isola di montecristo. Santa Maria quindi era un possedimento dei monaci camaldolesi. Prima del 1363 gli Aragonesi costruiscono nei pressi del cenobio un Castrum, sicuramente ligneo, e questa presenza si ripercuote sulle sorti della comunità religiosa, che entro gli inizi del quindicesimo secolo abbandona la casa monastica. La chiesa allenta i contatti con montecristo, fino a venirne formalmente svincolata intorno al 1533. Ma già dai primi del cinquecento, viene concessa in beneficio semplice a priori locali. Ancora, un sacerdote di Osilo di nome Gavino Sechi, nel 1767 destina un lascito al fine di solennizzarne la festa. La Festa di Santa Maria de Iscalas si svolgeva il 5 agosto.

La frazione Santa Vittoria con la chiesa di Santa Vittoria de Sa Rocca

Passato lo svincolo con la deviazione sulla Strada provinciale dell’Aanglona, proseguendo per altri circa due chilometri e seicento metri con la SP72 verso nord in direzione delle spiagge di Sorso, arriviamo alla pittoresca frazione Osilo denominata Santa Vittoria (altezza metri 445, distanza 3.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 115), caratterizzata da vicoli, scalette e antiche case costruite sulla roccia.

Osilo-Santa Vittoria: chiesa di Santa Vittoria de Sa RoccaAppena entrati nalla frazione, si trova alla destra della strada la chiesa di Santa Vittoria de Sa Rocca interamente costruita sulla roccia, a navata unica, con cinque semicolonne addossate, che scandiscono le campate, la volta a capriate, e con due cappelle laterali. Nella parete destra cinque finestre hanno i vetri suddivisi in riquadri colorati e trasparenti, che raffigurano la Croce, e, sempre al lato destro, nella terza campata, si trova la porta che conduce al cortile della casa parrocchiale. L’altare è stato costruito in pietra nel 1965, mentre quello precedente era in legno intagliato, e su di esso si trova la statua di Santa Vittoria da Tivoli in legno scolpito. Il sarcofago dell’altare maggiore contiene una statua di Santa Vittoria in cera, con una sua reliquia. Nel 1976 la statua è stata decapitata e derubata di tutti i suoi gioielli. La chiesa è costruita interamente in cantoni di tufo. Nella facciata, ai lati del portale, vi sono due semicolonne ed un architrave, con la scritta Santa Vittoria de Sa Rocca. L’architrave è sormontato  dal  timpano ricurvo spezzato, con al centro una nicchia nella quale si trova una piccola statua di Santa Vittoria, ed al centro, sulla sommità, si trova il campanile a vela. La chiesa è sostenuta da contrafforti, e si trova, oggi, in situazione di grave degrado. Nel mese di maggio, si svolgono le Celebrazioni religiose in onore di Santa Vittoria.

La frazione San Lorenzo con la chiesa omonima

Proseguendo sulla SP72, dopo poco meno di tre chilometri attraversiamo la frazione Osilo denominata San Lorenzo (altezza metri 281, distanza 5.0 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 96), anch’essa assai pittoresca. La frazione San Lorenzo sorge nella verdeggiante Valle dei Mulini, così chiamata per la presenza di numerosi mulini ad acqua, nei quali in passato si produceva dell’ottima farina di grano sardo. Presso questa frazione è attiva una cava di estrazione mineraria, l’unica della zona di un certo valore dal punto di vista economico.

Osilo-San Lorenzo: chiesa di San LorenzoAll’interno della frazione si trova la chiesa di San Lorenzo posta sul ciglio di un costone roccioso. La chiesa, edificata probabilmente nel seicento, è stata più volte rimaneggiata. A navata unica, ha tre campate con due cappelle laterali, una per lato, ed ha un altare in marmo policromo che risale ai primi anni del novecento. La facciata è stata rifatta nei primi anni del novecento in stile vagamente liberty, ed è divisa in tre specchi, in quello centrale si trova il portale in legno con intarsiate le lettere S e L. Sopra il portale c'è un arco a tutto sesto, con al centro il bassorilievo raffigurante San Lorenzo, che tiene in una mano il rastrello e nell’altra un ramo d’ulivo, e, sopra l’arco, si trova un piccolo rosone. Ai lati della facciata vi sono due finestre, con due lesene che reggono l’arco a tutto sesto. Alla sommità della facciata è posto un campanile a vela. Sul lato sinistro della chiesa troviamo una porticina che conduce alla sagrestia, mentre sul lato destro si trova la nuova casa parrocchiale, mai ultimata e in stato di degrado. La chiesa si trova, infatti, in stato di abbandono ed è completamente priva di arredi, se si eccettuano due confessionali, e due acquasantiere, dato che una falda acquifera ne compromette la stabilità. Perciò le funzioni religiose vengono celebrate nella Cappella dell’asilo, nella quale si trovano la statua di San Lorenzo, in legno, del settecento, e gli arredi che erano presenti nella chiesa.

Le altre frazioni di Osilo che sono la lungo Valle e la Pirastreddu

Procedendo in direzione nord ovest sulla SP72, che si dirige verso la Regione Ottula, dopo circa un chilometro e mezzo raggiungiamo, con una breve deviazione, la piccola frazione Osilo denominata Lungo Valle (altezza metri 197, distanza 5.6 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 11).

E da qui, proseguendo sulla SP72 per meno di altri due chilometri, troviamo le indicazioni che ci fanno prendere a destra una strada che, in meno di cinquecento metri, ci porta alla più grande frazione Osilo denominata Pirastreddu (altezza metri 75, distanza 6.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 77).

I resti della necropoli ipogeica di Abealzu e Sos laccheddos

Uscendo da Osilo sulla SS127 Settentrionale Sardain direzione di Sassari, a circa otto chilometri dalla città, all’altezza del chilometro 122, in una zona situata in località Sos laccheddos, nei terreni a destra e a sinistra della strada, e sino al limite della Collina di Abealzu che domina l’area da nord est, si estendeva un vasto abitato preistorico, intorno al quale si trova la Necropoli ipogeica di Abealzu e Sos laccheddos. In una di queste tombe, a partire dalla fine del diciannovesimo e soprattutto alla metà del ventesimo secolo, sono stati effettuati rinvenimenti che hanno dato il nome a un momento dell’Eneolitico Medio che è detto Cultura di Abealzu.

Osilo: la necropoli ipogeica di Abealzu e Sos laccheddosLe tombe ipogeiche sono localizzate in raggio di meno di un chilometro dai resti dell’abitato, disposte piuttosto vicine fra di loro, al punto da costituire un unico comprensorio funerario, nel quale si contano non meno di cinquanta ipogei. Sono state rinvenute anche tre tombe ipogeiche a prospetto architettonico, caratterizzate dall’abbinamento della sepoltura ipogeica prenuragica con elementi tipici delle Tombe di giganti, risalenti probabilmente al periodo nuragico. Partendo da nord, incontriamo per prima la necropoli ipogeica in località Abealzu, ossia le tombe del gruppo di nord est chiamate Tombe di Badde Inza, che si trovano alle pendici del versante meridionale dell’altura calcarea, a circa quattrocento metri di distanza della nuova Strada provinciale dell’Anglona. In quest’area, nei primi anni ’50 del novecento, è stato individuato un gruppo principale di sette ipogei, quasi tutti fortemente degradati dagli agenti atmosferici e dal riutilizzo da parte dei pastori. Comunque, il numero delle tombe in quest’area non è inferiore a undici, che aumenteranno col prosieguo delle ricerche, e fra esse se ne trova una con duplici pilastri nella cella principale, risparmiati dal degrado. Ed, attigua alla precedente, separata da una stretta valle fluviale, si trova l’altura di Monte Barcellona, dove è presente un altro gruppo di cinque tombe, non ancora studiate, che si trovano isolate ed ubicate in punti distanti del pianoro. fra queste, si trova una tomba pluricellulare, con ingresso a pozzetto, assai raro in questo territorio, ed un’altra sul pendio, con ingresso preceduto da un dromos. La necropoli ipogeica in località Sos laccheddos si sviluppa a sud del Monte Barcellona, Ed è la più numerosa, dato che si trovava più vicina all’abitato preistorico. Si divide sostanzialmente in due gruppi, quelle ubicate a nord ovest e quelle ubicate a sud est. La necropoli di nord ovest è costituita da un gruppo principale di dieci ipogei, alcuni dei quali scavati nel 1876, posizionato su una parete esposta a sud per una lunghezza di circa 220 metri. Si tratta soprattutto di tombe pluricellulari, piuttosto rovinate, e spesso unite fra di loro da aperture recenti effettuate nelle pareti separatorie. Una tomba presenta un pilastro, mentre un’altra mostra una singolare planimetria quasi labirintica. Un secondo gruppo di quattro tombe, si apre su due differenti affioramenti rocciosi, al centro della piccola valle sotto la parete in cui si trovano le tombe precedenti. Sono quasi tutte piuttosto rovinate, riutilizzate ed ampliate dai pastori. Di esse una mostra ancora tracce di un grande vano con pilastro centrale, e un’altra presenta sul pavimento una fossa, nella quale si trova una rozza struttura sottostante un capitello, forse dovuto a un suo un riutilizzo sepolcrale di epoca medievale. Incontriamo, poi, la necropoli di sud est, scavata su una parete che si apre sul lato sud della picola valle. Si tratta di sette ipogei sulla parete ed un ottavo isolato, generalmente pluricellulari, spesso rovinati dal loro riutilizzo successivo. fra queste tombe, si segnala soprattutto la monumentale tomba V.

I reperti rinvenuti in una delle tombe di Abealzu hanno dato il nome alla Cultura di Abealzu poiché qui per la prima volta si sono trovate le tracce di questa cultura dell’età del rame. Di essa restano oggetti in ceramica, soprattutto vasi, privi di decorazioni ma caratterizzati dalla presenza di semplici bozze di tipo mammellare accoppiate, a volte contrapposte all’ansa. Nella tomba sono stati rinvenuti anche dei mestoli d’impasto, con lunga impugnatura forata, che potevano essere utilizzati come frangicagliata nella lavorazione dei latticini.

Cultura di Abealzu: vaso tripode Cultura di Abealzu: vaso a fiasco Cultura di Abealzu: mestolo d’impasto

La Cultura di Abealzu viene descritta nella pagina della storia della Sardegna relativa all’Eneolitico Medio, quando, terminata la fase Sub-Ozieri, si assiste ad una lenta rinascita, con l’affermazione di nuove espressioni culturali, che risultano però ancora assai povere e circoscritte in zone assai limitate dell’Isola, e si assiste allo sviluppo delle Culture di Filigosa e Abealzu.

La vicina necropoli ipogeica di Calancoi e Sos Saltos

Procedendo verso sud dopo aver visitato la necropoli di Abealzu e Sos laccheddos, a breve distanza troviamo la più piccola Necropoli ipogeica di Calancoi e Sos Saltos scoperta nei primi anni cinquanta del novecento, che si trova ormai molto vicina alla SS127, situata sul bordo dell’altopiano calcareo che domina, da nord, la Vallata di Bunnari.

Osilo: la necropoli ipogeica di Calancoi e Sos saltosSubito prima di questa strada si trova la necropoli ovest, in località Calancoi, costituita da quattro tombe, riutilizzate in seguito ed ampliate dai pastori. Di queste, tre si aprono al di sotto della parete calcarea su cui sorge un’azienda agricola, e in una di esse è presente la riproduzione del soffitto di una capanna. La quarta è ubicata un poco più a sud, vicinissima alla strada, viene chiamata tomba A, e presenta nella cella principale la riproduzione in rilievo di un tetto a doppia falda. Oltrepassata la SS127, verso sud est, si raggiunge il pianoro calcareo che digrada, poi, ripidamente nella profonda vallata di Bunnari. Qui si aprono, in località Sos Saltos, le sette tombe della necropoli est. La prima che si incontra è la tomba settimo, crollata ed interrata, della quale restano solo tracce di un’anticella e di una cella successiva. Segue la tomba I, una piccola Domus de janas a sviluppo longitudinale, con tre celle disposte sullo stesso asse. Anche la tomba II aveva uno sviluppo longitudinale, che è stato però limitato alla sola anticella ed alla cella principale, poiché l’ulteriore sviluppo è stato interrotto dalla presenza di una lesione naturale della roccia. La tomba III è senz’altro la più articolata, si compone di un’ampia anticella e di una vasta cella centrale, sulla quale si affacciano tre celle laterali, mentre un sesto ambiente si apre sullo sviluppo di uno dei vani più interni, ed altri due piccoli ambienti sono stati ricavati sfruttando alcune lesioni naturali della roccia. Nella tomba IV vi sono, nell’anticella, due coppie di protomi taurine in rilievo, non ben conservate. La V possiede un focolare ed un falso architrave. Nell’anticella della sesto vi sono due coppie di protomi taurine in rilievo, discretamente conservate.

La chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova

Dal centro di Osilo prendiamo il viale Sant’Antonio, che ci ha portato al laboratorio e centro di ricerca dell’Istituto nazionale di Biostrutture e Biosistemi. Si tratta di un viale che, dopo settecentocinquanta metri, si immerge nel verde di un boschetto di pini e lecci, sul colle di Sant’Antonio da Padova.

Osilo: chiesa campestre di Sant’Antonio da PadovaQui si trova la chiesa di Sant’Antonio da Padova che si ritiene che sia stata edificata nel 1666, come era indicato da una scritta che si trovava sull’architrave del portale d’ingresso, ma attualmente di questa data non rimane traccia. La chiesa è realizzata secondo un’architettura locale, con influanze gotico catalane. L’edificio ha una sola navata, con la volta a crociera, che è appoggiata su due pilastri rettangolari che la dividono in due campate, mentre l’abside ha volta a botte. L’altare è in marmo, e, sopra di esso, nella nicchia centrale si trova la statua lignea di Sant’Antonio, risalente al settecento. Sul lato sinistro della navata si trova l’ingresso laterale della chiesa, mentre sul lato destro si troa il pulpito in legno dipinto. Costruita in conci di pietra basaltica, è sostenuta da grandi confrafforti realizzati con cantoni di tufo squadrati. Sino al novecento, alla sommità della facciata si trovava il campanile a vela. La chiesa di Sant’Antonio da Padova è l’unica chiesa campestre presente nel territorio di Osilo ancora consacrata. In questa chiesa, il 13 giugno, si celebra la Festa di Sant’Antonio, con grande affluenza della popolazione. La Festa è preceduta dalla Tredicina in onore di Sant’Antonio, una pratica nata subito dopo la sua morte, che consiste in una serie di preghiere che vengono recitate per tredici giorni consecutivi, in ricordo del giorno della morte del Santo, il 13 giugno 1231.

Il Santuario campestre di Nostra Signora di Bonaria

Arrivati alla chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova, subito prima della chiesa si trova una deviazione in salita, sulla sinistra, con le indicazioni per la chiesa di Nostra Signora di Bonaria. Proseguendo lungo questa strada, dopo poco meno di due chilometri arriviamo alla chiesa, la più alta chiesa di tutta l’Anglona, ubicata sulla cima più alta del monte Tuffudesu, a 767 metri di quota, da cui si gode una visuale che supera i cento chilometri, fino all’Asinara e alla Corsica.

Osilo: chiesa campestre di Nostra Signora di BonariaIl Santuario campestre di Nostra Signora di Bonaria si trova in una posizione spettacolare, dato che da questo luogo si gode di una vista davvero particolare, che si affaccia sulle colline sarde. Si tratta di una chiesa molto antica, dato che risale probabilmente al 1450, quando fu poggiata la prima pietra dai fedeli dell’epoca per ringraziare la Madonna dalla liberazione della peste, che aveva assalito le popolazioni facendo decine e decine di morti. Rientra tra le Chiese medievali, l’architettura è molto solida e rudimentale costruita con la pietra. realizzato secondo i canoni di un’architettura locale con qualche riferimento all’architettura barocca, l’edificio ha una sola navata divisa da due campate, formate da pilastri inglobati nella parete, che corrispondono ai contrafforti esterni, ed ha una volta a botte. Sul lato destro si trova una finestra rettangolare, chiusa da una grata in ferro. L’abside è quadrato, ed al centro si trova una nicchia che conteneva la statua della Madonna di Bonaria, che si trova attualmente nella chiesa parrocchiale. Una particolarità della chiesa, difficile da trovare in altri luoghi di culto, è il sedile destinato al coro, costruito in conci di pietra basaltica e in blocchi di tufo calcareo squadrati, datato all’inizio della costruzione della chiesa stessa. Gli affreschi sulle pareti sono molti, ma non ben visibile a causa delle condizioni atmosferiche e della storia che hanno passato. La chiesa è priva di qualsiasi arredo ed anche degli infissi. L’intero edificio è costruito interamente in pietra basaltica. La facciata è in blocchi di tufo calcareo squadrati completamente lisci. L’architrave del portale è ad arco a tutto sesto scolpito. Assume una figura massiccia e ben piantata a terra, difficile da distruggere, anche se per un lungo periodo ha purtroppo subito un lungo abbandono che l’hanno peggiorata strutturalmente. Sul tetto della chiesa, Alberto Ferrero della Marmora aveva collocato un segnale trigonometrico per misurarne la sua altitidine sopra il livello del mare. Nel passato, la chiesa veniva frequentata tutto l’anno dai fedeli, poi è caduta in estrema rovina.

La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli che in essa si recavano numerosi in pellegrinaggio, dato che al suo interno si venerava la statua della Madonna di Bonaria, che si trova attualmente nella chiesa parrocchiale. Ancora oggi sopravvive, comunque, la tradizione, ed il 15 agosto, la domenica dell’Assunzione, si celebra la Festa di Nostra Signora di Bonaria, con una processione che riporta in questa chiesa la statua della Madonna, per poi tornare alla chiesa parrocchiale.

I resti del Nuraghe semplice Baiolu

Osilo-Planimetria del mastio del Nuraghe BaioluDalla chiesa di Sant’Antonio da Padova, proseguiamo lungo la continuazione della via Sant’Antonio, che è strada che ci ha condotti ad essa, per circa due chilometri e trecento metri, ed incrociamo una strada trasversale. La superiamo e proseguiamo dritti lasciando alla sinistra della strada i tralicci dell’ampio parco eolico, poi dopo settecentocinquanta metri, poco prima dell’ultimo traliccio che si trova alla destra della strada, vediamo a destra un cancello, passato il quale si può prendere una strada bianca. Tra la strada asfaltata e la strada bianca, alla destra della due strade, su un’altura si trovano i resti del Nuraghe Baiolu. Si tratta di un Nuraghe semplice, monotorre, costruito in trachite a 614 metri di altezza con l’ingresso rivolto nel lato sud, nel quale è ancora ben visibile l’architrave d’ingresso. Molto probabilmente sono presenti anche parte dei gradini che portavano al piano superiore, ma ad oggi, il tutto è, in parte distrutto e in parte ricoperto di vegetazione.

Osilo-Resti del Nuraghe Baiolu Osilo-Resti del Nuraghe Baiolu

Il Nuraghe, che si trova al confine fra il territorio Comunale di Osilo e quello di Ploaghe, secondo quanto riportato nel libro di Giovanni Lilliu apparterrebbe al comune di Osilo. In ogni caso molti Nuraghi sono usati come punti di riferimento per tracciare i confini tra i comuni, e quindi spesso non è chiaro a quale di essi appartengano.

I resti del Nuraghe di Pala Martine

Osilo: il Nuraghe di Pala MartinePercorsa la continuazione della via Sant’Antonio, dopo aver lasciato alla sinistra della strada i tralicci dell’ampio parco eolico, poco prima dell’ultimo traliccio che si trova alla destra della strada, vediamo a destra un cancello, passato il quale si può prendere una strada bianca che si dirige verso sud ovest. Percorso questa strada bianca tra i boschi, dopo circa centottanta metri si arriva ad un cascinale. Da qui, alla distanza di circa settecento metri in direzione sud ovest, si trova il Nuraghe di Pala Martine, edificato a 621 metri di altezza, e realizzato in materiale indeterminato. Si tratta di un Nuraghe di tipologia non definita, ed è uno dei Nuraghi meglio conservati presenti all’interno del territorio di Osilo.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, nel Logudoro Turritano ci recheremo a visitare Usini con il suo centro ed i suoi dintorni, con la tomba di Chercos e la necropoli di S’Elighe Entosu.


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