Visita dei dintorni della città di Sassari con le principali frazioni che si trovano all’esterno dell’abitato
In questa tappa del nostro viaggio, dopo aver visitato il centro storico e la periferia di Sassari, visiteremo i dintorni della città di Sassari con le sue principali frazioni. Le frazioni più lontane sono già state descritte in una precedente tappa del nostro viaggio. La regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro TurritanoIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un’area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d’origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L’antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi. I principali siti storici nei dintorni della città di SassariPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Sassari, sono stati portati alla luce i resti dei pozzi sacri Ertas, li Padulazzi, Saccheddu; della necropoli di li Curuneddi, San Giovanni o Ottava la Tilibba, San Pietro d’Ottava; delle Tombe di giganti ladrofurtis, Mela Ruj, San Giorgio; della tomba di Molafà che è una domus de janas a prospetto architettonico, ossia che simula una Tomba di giganti; del Protonuraghe Pilotta; dei Nuraghi semplici Agliado, Alisparghe, Andria Mannu, Arcone I, Badde Funtana, Badde Urpino, Badu ’e Setti Mattiuzzu, Bancali, Bazzinitta, Bonassai, Branca, Cappelone, Casteddu di Sant’Anatolia, Cazzatteri, Corona de Cane, Cugulasu, di Gioscari, Donna Ricca, Ferro, Fruscittu, Frusciu, Giagamanna, Giardino, Ipirida, la Marchesa, lecari, Lu Castellazzu, Maccia d’Agliastro, Macciadosa, Mandras, di Monte Barcellona, di Monte Pedrosu, di Monte reposu, Nidu e Goivu, Piandanna, di Punta Manna, di Punta Ruja, Rumanedda, Sa Bosa, Sant’Osanna, Sueredu, Tanca di Monsignori, Tanca Santa Barbara, Tidula San Quirico, Tropuilde, Truncu reale ’e Pireddu, Uccari, Valle Barca, Zirulia, Zunchini; del Nuraghe Molafà dai più considerato un Nuraghe semplice, ma da Paolo Melis ritenuto il mastio di un Nuraghe complesso; dei Nuraghi complessi della Scala, Elighe Longu, Elighe Longu II, Ertas, Estru, Fenosu, Fermata Arcone, Iscalaccas, li Cudineddi, li luzzani, li Padulazzi, Mela Ruja, del Monte Oro, del Monte Uccari, Pianu de Olia, di Pozzo d’Ussi, Saltareddu, Santu Baingiu Arca, Speranza, Trobas; ed anche dei Nuraghi Arcone II, Bonzosso, Canaglieddu, Carabella, Cherchi, Corona Sfundada, Crabieni, Dragonasa, Duos Nuraghes, Frusciu II, Funtanazza, Giagu de Serra, Gianna de Mare, Ispilida, Joanne Abbas, la Figga Cugulasu, lampaggiu, liori, Maccia Crabile, Maccia de Spina, Maccia di Casulla, Maccia di Nigola, Mancini, Mandrebbas, Manu de donna, Marchette, Mazzocca, di Monte Furru, di Monte Palmas, di Monte Palmas II, Palaonessa, Pedra Calpida, Pianu di Colti, Picca Mola, Pireddu, renuzzu Pozzo d’Esse, Sa Missa, Saba, Sacchedduzzu, San Nicola II, Scardacciu, Schina de Giova, Serra Olzu, Siareddu, Ziu Santona, tutti di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Le frazioni ed i quartieri periferici che si trovano intorno all’abitato della città di SassariVediamo ora le frazioni e le zone periferiche che si trovano nei dintorni dell’abitato di Sassari, escluse quelle che situate nella zona costiera della provincia, nella parte settentrionale del promontorio di Capo Caccia, che abbiamo già incontrato in una tappa precedente del nostro viaggio. Una deviazione a nord ovest ci porta alla Chiesa romanica di San QuiricoPartendo dalla piazza Santa Maria, davanti alla Chiesa della Madonna di Betlem, raggiungiamo la piazza Mercato, dalla quale prendiamo verso nord la via Giovanni Pascoli, la seguiamo per trecento metri, poi prendiamo a destra la via Grazia Deledda, dopo un chilometro e duecento metri attraversiamo la rotonda, dove proseguiamo dritti per circa seicento metri, poi imbocchiamo, proseguendo in direzione nord est, la Strada Vicinale Baddimanna-Filigheddu, la seguiamo per circa un chilometro e duecento metri, poi svoltiamo a destra, in direzione sud ovest, la Strada Vicinale Eba giara-Filigheddu, la seguiamo per circa settecento metri, fino a che troviamo un viottolo sulla sinistra che ci porta alla Chiesa romanica di San Quirico appartenuta ai monaci Cistercensi Benedettini di Santa Maria di Paulis ed in origine intitolata a San Martino, appartenuta nel seicento alla famiglia sassarese dei della Bronda che vi hanno installato un altare dedicato a San Quirico, da cui deriva la sua successiva denominazione. I resti della Chiesa campestre di Sant’Antonio
Evitando la deviazione sulla Strada Vicinale che collega Eba Giara con Filigheddu e proseguendo, invece, in direzione nord est, sulla Strada Vicinale tra Baddimanna e Filigheddu, dopo circa cento metri troviamo un viottolo sulla destra che ci porta ai resti della Chiesa campestre di Sant’Antonio. Proseguiamo e raggiungiamo la frazione FilighedduSeguiamo la Strada Vicinale Baddimanna-Filigheddu per circa un chilometro e settecento metri, poi svoltiamo a sinistra ed entriamo nella frazione Filigheddu (altezza metri 400, distanza in linea d’aria circa 5 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 163), una frazione abitazioni sparse che si trova a nord est di Sassari. Prima del termine delle Strada Vicinale, prendiamo a sinistra la via della Ginestra che, in novcento metri, ci porta alla Ex Stazione ferroviaria di Filigheddu una fermata ferroviaria situata lungo la linea da Sassari per tempio e Palau, istituita dalle Strade Ferrate Sarde a metà del Novecento, alle quali subentrano poi le Ferrovie della Sardegna nel 1989, e successivamente l’ARST nel 2010. Sotto questa gestione la fermata viene chiusa al servizio di trasporto pubblico nel 2015, restando attiva solo per i servizi turistici del Trenino Verde. La Chiesa campestre di San FrancescoDalla via Grazia Deledda, arrivati alla rotonda, altri duecento metri e prendiamo a sinistra la Strada Vicinale Cabu d’Ispiga-San Francesco, la seguiamo per un chilometro e quattrocento metri ed arriviamo alla Chiesa campestre di San Francesco una piccola Chiesa che dà il nome alla regione omonima, tra oliveti e vegetazione mediterranea. Con atto del 1571, l’Arcivesco ha unito alla Chiesa Cattedrale Turritana ben quarantasei Chiese campestri del territorio, e ne applica i proventi alla Mensa Capitolare a beneficio dei canonici poveri. Do esse molte sono scomparse, ma alcune esistono ancora come la piccola Chiesa campestre di San Francesco, la cui principale caratteristica è la finestra aperta lungo l’asse del portale, con un arco a tutto sesto affiancato da due aperture sormontate da un architrave, e fra l’arco e le due aperture sono presenti due colonne. All’interno la navata ricoperta con volte a botte, espone nel piccolo altare la statua lignea di San Francesco con le stimmate. La domenica più vicina al 3 ottobre, dopo tre giorni di festeggiamenti, si svolge la Festa di San Francesco, con una parte religiosa che prevede la messa domenicale, la benedizione degli animali, e la processione con la statua del Santo, accompagnata dalle bandiere, dai fucilieri e dalla banda musicale. L’edificio indefinito ossia la Pajara di Sassari documentata da Leonardo MelisLungo la Strada Vicinale Filigheddu, più ad est rispetto all’abitato, si trova nella campagna un edificio indefinito segnalato allo studioso Leonardo Melis che lo ha documentato per primo. Si tratta di una costruzione a gradoni, di forma rotonda, che ricorda le Pajare pugliesi ed alcune costruzioni delle Baleari. Appena il tempo di esplorare questa Pajara, che già un’altra segnalazione gli è arrivata dalla zona di Ittiri, di un’altra Pajara più alta, che ricorda la Torre di Babele dei film. L’annuncio in conferenza il 26 febbraio 2011 delle due scoperte destava l’interesse dei media e la reazione della scienza ufficiale, che dichiarava trattarsi di un qualche ricovero di pastori, cosa impossibile dato che sono alte diversi piani, o che al massimo si trattasse di Neviere, ossia di Domus de su Nie, costruzioni che si potevano vedere fino agli inizi del secolo scorso sul Gennargentu, dove i Baroni della zona conservavano la neve per la produzione dei sorbetti d’estate, cosa anch’essa impossibile dato che questo edificio si trova non in montagna come le Neviere, ma a livello del mare. Una deviazione per visitare la località Taniga sulla strada che porta a SorsoDal centro di Sassari, in piazza Mercato, prendiamo verso nord la via Giovanni Pascoli, la seguiamo per settecentocinquanta metri, passata la rotonda proseguiamo sulla via Luigi Pirandello, dopo quasi cinquecento metri arriviamo a una rotonda dove prendiamo la seconda uscita ed imbocchiamo la SS200, che collega la città di Sassari a quella di Sorso. Dopo poco più di due chilometri, prima di trovare sulla sinistra della strada l’ex Ospedale San Camillo, dove si trovano gli uffici dell’ASL, svoltiamo a sinistra, dopo cento metri svoltiamo a destra nella via Padre Costantino Devilla, e, dopo trecentocinquanta metri, arriviamo in località Taniga nel sito dell’antico insediamento di Tanecle, documentato nel 1335 e nominato nel real Patrimonio Aragonese e nel Condaghe di Silky nel dodicesimo e tredicesimo secolo. Nel 1364 paga le decime alla Corona d’Aragona e nel 1358 conta 30 uomini validi. Nel 1427 le terre di Taniga vengono annesse a quelle di Sassari, e nel 1571 le cinque Chiese di Taniga, San Pietro, Santa Maria, San Giacomo, San Cristoforo e San Giovanni, vengono annesse alla Cattedrale di Torres.
La Chiesa di San Giacomo di TanigaQui alla destra della strada si trova il retro dell’ex Ospedale San Camillo, ed alla sinistra si trova il retro della Chiesa di San Giacomo di Taniga così chiamata per la sua appartenenza all’antica villa medievale scomparsa di Tanecle, nei cui pressi sorgeva anche la Chiesa cassinese di Santa Maria di Tanecle. Si tratta di una bella Chiesa interamente realizzata in conci calcarei regolari di media pezzatura, in stile gotico italiano, la cui erezione si può collocare attorno alla metà del quattordicesimo secolo. L’edificio è ad un’unica navata, con copertura in legno e con abside quadrata, con volta a crociera. La facciata è, però, priva della parte alta, ed ha un portale architravato, con un arco di scarico ogivale, e sovrastato da una finestra con una apertura a sesto acuto. La Chiesa di Santa Maria di TanigaDi fronte alla Chiesa di San Giacomo, si trovano i resti della Chiesa di Santa Maria di Taniga una Chiesa risalente al dodicesimo secolo attualmente in stato di abbandono, che sembra sorga sulle rovine dell’antichissimo monastero cassinese di Santa Maria, affiliato all’Abbazia di Tergu e ricordato in numerosi documenti sin dal 1122. L’attuale struttura risale al settecento, e si trova attualmente in un fondo privato. La facciata ha nella parte superiore un terminale ricurvo sormontato da un campanile a vela, sotto il quale si trova un oculo reniforme. La parte inferiore è movimentata da lesene aggettanti intervallate da modanature, ed inquadrato da una cornice marcapiano. L’edificio è ad un’unica navata con pavimento in cotto, ed un abside trapezoidale inclinata verso il basso, occupata da un altare in arenaria. Verso nord prendiamo la vecchia SS131 ed arriviamo alla frazione Zuari con la Chiesa di San GiuseppePartendo dalla piazza Santa Maria, davanti alla Chiesa della Madonna di Betlem, prendiamo verso nord ovest la via Predda Niedda, che uscirà dall’abitato come SS291 variante della Nurra e che si dirigerà verso Alghero. La strada passa sotto il viadotto delle linee ferrate, percorso poco più di un chilometro e mezzo, arriviamo al raccordo tra la SS291 e la vecchia SS131 di Carlo Felice, nota come via Porto Torres. Prendiamo quest’ultima strada a sinistra, verso nord, e la seguiamo per poco più di un chilometro, poi prendiamo sulla destra la via Sant’Orsola, che ci porta verso il quartiere Sant’Orsola. La seguiamo per cinquecento metri e prendiamo a destra la via Aldo Cesaraccio, dopo seicento metri prendiamo a sinistra la via Benvenuto Lobina, che continua su via Tonino Canu e continua poi su via Sette Fratelli. Percorsi Ottocento metri, arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo a sinistra la SP60, ossia sulla continuazione della via Buddi Buddi, che, in un chilometro e trecento metri, ci porta alla frazione Zuari (altezza metri 115, distanza in linea d’aria circa 3 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 145). All’interno dell’abitato della frazione Zuari, in via Buddi Buddi, si trova la piccola Chiesa di San Giuseppe di Zuari. La frazione Li PuntiRitorniamo sulla vecchia SS131 di Carlo Felice, la seguiamo per ancora Ottocento metri ed arriviamo alla frazione Li Punti (altezza metri 121, distanza in linea d’aria circa 4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 5.960) del comune di Sassari, un quartiere recente che ha iniziato la propria espansione a partire dagli anni ’60 diventando oggi, con i suoi quasi 20.000 abitanti, uno dei più popolati quartieri della città. Il nome Li Punti in sassarese significa Il Punto, e stava ad indicare la fermata intermedia che faceva nella campagna la corriera per Porto Torres, e la nascita di questo quartiere ha dato origine all’espansione di Sassari verso la costa. Il gran numero di cooperative e villette a schiera gli è valso il titolo di zona residenziale e osservando i negozi che sono concentrati nelle principali vie, Li Punti può essere definita come un vero e proprio paese. In questa frazione tutte le costruzioni non possono superare i tre piani di altezza, per cui anche i condomini hanno un’estensione orizzontale piuttosto che verticale, evitando cosi il nascere di mostri di cemento. Nella frazione Li Punti si trova la Chiesa di San Pio XQui la SS131 di Carlo Felice, che era la via Porto Torres, prende il nome di via Millelire, la percorriamo per circa quattrocento metri, poi svoltiamo a sinistra in via Vittorio Era che, dopo trecento metri, sbocca su via Pietro Camboni. All’incrocio tra queste due strade, si trova la Chiesa di San Pio X La parrocchiale della frazione Li Punti, che sorge isolata preceduta da un ampio sagrato. La facciata razionalista, in mattoni a vista, con forma a capanna coronata da cuspide, è preceduta da un portico coperto, chiuso sul fronte da due setti in cemento armato, tra i quali si trovano due pilastri posti in diagonale che sorreggono un architrave. Al centro della facciata si apre il portale, sormontato da un finestrone esagonale, ed ai lati si aprono due finestre rettangolari. I fronti laterali, in mattoni a vista, sono scanditi in quattro campate da pilastri in cemento, ed ogni campata è coperta da tetto a due falde. Al di sopra della linea di gronda, nel tetto, si aprono otto finestroni triangolari per lato. Nella frazione Li Punti si trova anche il Centro di Conservazione e restauro dei Beni CulturaliDa via Vittorio Era, prendiamo a sinistra la via Pietro Camboni, dalla quale prendiamo a destra via Medaglie d’Oro e poi, al suo termine, a sinistra via monte Tingosu, che è partita dalla via Millelire quattrocento metri più avanti di dove avevamo preso la via Vittorio Era. La seguiamo per seicentocinquanta metri, fino a che esce dall’abitato, per prendere il nome di via Lorenzo Auzzas, che uscirà dall’abitato come SP132. Seguita per trecento metri la via Lorenzo Auzzas, seguendo le indicazioni, troviamo sulla sinistra della strada il Centro di Conservazione e restauro dei Beni Culturali nel quale è avvenuto il restauro dei Giganti di Mont ’e Prama mediante l’assemblaggio di circa 5172 frammenti, tra i quali 15 teste, e 17 busti. I Giganti di Mont ’e Prama sono stati trovati a Cabras nel 1974 e per decenni sono stati custoditi dalla soprintendenza in attesa del completamento del restauro. I giganti, restaurati, sono stati esposti presso il Centro, prima di venire trasferiti a Cagliari, dove verranno esposti nel Museo Archeologico. Dei Giganti di Mont ’e Prama parleremo a lungo nella tappa nella quale visiteremo Cabras. La frazione Sassari denominata Viziliu con la Chiesa di Sant’Antonio da PadovaDove la via monte Tigo su diventa via Lorenzo Auzzas, parte sulla sinistra la via Viziliu. La prendiamo e la percorriamo per circa un chilometro, poi prendiamo a sinistra la prosecuzione della via Viziliu, che ci porta all’interno della frazione Viziliu (altezza metri 97, distanza in linea d’aria circa 7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), una piccola frazione del comune di Sassari. Percorsa la via Viziliu per seicento metri dalla svolta a sinistra, vediamo alla sinistra della strada la piccola Chiesa di Sant’Antonio da Padova di Viziliu. Si ritiene che facesse, forse, parte di un piccolo monastero campestre del tardo seicento, come si deduce dalla presenza di due archi in pietra, dalla forma dell’altare, dalla piccola acquasantiera. La piccola Chiesa è ovviamente dello stesso periodo. I resti della Stazione ferroviaria dismessa di San Giorgio nella località Case di San GiorgioRitornati sulla vecchia SS131 di Carlo Felice, che è la via Domenico Millelire, dopo aver passato l’imbocco sulla sinistra di via Vittorio Era, percorriamo ancora quasi centocinquanta metri e prendiamo, sulla destra la via Giuseppe de Martini, la seguiamo per cinquecento metri, fino a che sbocca sulla Strada Vicinale di San Pietro d’Ottava, dove, sulla sinistra, si trova la Ex Stazione ferroviaria di San Giorgio una stazione sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda in direzione di Porto Torres Marittima, dopo la stazione di Sassari e la stazione dismessa di Sant’Orsola, e prima della stazione dismessa di San Giovanni, e della Stazione ferroviaria di Porto Torres. Edificata da parte della Compagnia reale delle Ferrovie Sarde, nel 1920 la gestione passa alle Ferrovie dello Stato, che nel 2001 ne cedono la gestione alla controllata RFI. Si tratta di una fermata in superficie, passante, ed è chiusa al servizio viaggiatori. Al di là della linea ferroviaria, si trova la località denominata Case di San Giorgio e, percorsi circa centocinquanta metri, al civico numero 18 di via Giuseppe De Martini, si trova il Centro San Giorgio, dell’Opera Salesiana Madonna del latte Dolce, e si trovano gli impianti sportivi di San Giorgio. I resti della Stazione ferroviaria dismessa di San GiovanniRitornati nuovamente sulla vecchia SS131 di Carlo Felice, che è la via Domenico Millelire, la seguiamo per un chilometro e quattrocento metri, e troviamo uno svincolo con le indicazioni per la frazione San Giovanni. Prendiamo quest'uscita, che ci porta in via Elio De Cupis, e, in circa seicento metri, arriviamo a dove parte sulla destra la via Giovanni Maria Simula. Qui si trova, alla destra la Ex Stazione ferroviaria di San Giovanni una stazione sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda in direzione di Porto Torres Marittima, dopo la stazione di Sassari e le stazioni dismesse di Sant’Orsola e di San Giorgio, e prima della Stazione ferroviaria di Porto Torres. Edificata da parte della Compagnia reale delle Ferrovie Sarde, nel 1920 la gestione passa alle Ferrovie dello Stato, che nel 2001 ne cedono la gestione alla controllata RFI. Si tratta di una fermata in superficie, passante, ed è chiusa al servizio viaggiatori. La frazione San GiovanniDalla via Elio De Cupis, presa sulla destra la via Giovanni Maria Simula, raggiungiamo la frazione San Giovanni (altezza metri 93, distanza in linea d’aria circa 7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 2.538), una frazione del comune di Sassari situata ai limiti del territorio della Nurra, situata in prossimità del chilometro 222 della SS131 di Carlo Felice nel tratto tra Sassari e Porto Torres, città dalle quali dista, rispettivamente, circa sette e quindici chilometri. La Chiesa di San Giovanni nella frazione omonimaProseguendo lungo la via Giovanni Maria Simula, per circa seicento metri, arriviamo a trovare, alla sinistra della strada, una deviazione che ci porta a uno slargo, sul quale si affaccia la Chiesa di San Giovanni che è la parrocchiale della frazione. Gli antichi registri delle decime testimonierebbero che la Chiesa di San Giovanni si trovava nel villaggio medievale di Eristola, altrimenti chiamato Aristola o Ariscola, che viene citato fino al 1350, quando viene accorpato a quello di Octavo, ed infatti la Chiesa viene anche menzionata come San Giovanni di Octavo. Nel 1571 risulta tra le 46 Chiese campestri che appartenevano al capitolo Turritano ed in una bolla pontificia del 1803 è menzionata nuovamente come San Giovanni di Eristala. L’edificio presenta una pianta trapezoidale e si suddivide in tre navate, separate da archi a tutto sesto che poggiano su bassi pilastri quadrati con capitelli di foggia seicentesca, ad eccezione di quello scolpito a fogliame, cinquecentesco, che si colloca all’inizio del presbiterio. La copertura delle navate è stata rifatta negli anni cinquanta del Novecento, e presenta capriata lignea e lucernai per l’illuminazione dall’alto, mentre l’abside è caratterizzata da una copertura a crociera. La facciata ha perso le caratteristiche originarie, e si presenta con un campanile a vela ed oculo, che sostituisce il rosone che era presente un tempo. Nella frazione San Giovanni si trovano i resti del Nuraghe semplice CappelloneDalla Chiesa, torniamo indietro per meno di cento metri in direzione della SP132, poi svoltiamo a destra sulla via San Pietro d’Ottava, che ci porta in direzione della SS131 di Carlo Felice, sulla quale va ad immettersi. Proprio poco prima del suo sbocco sulla statale, troviamo alla destra della strada un’area recintata, all’interno della quale si trova il Nuraghe Cappellone un Nuraghe semplice, monotorre, edificato a 84 metri di altezza. All’interno della torre nuragica si trova una camera a tholos. La Chiesa di San Pietro e la necropoli di San Pietro d’OttavaIn quest’area, alla sinistra della strada, si trovano i resti della Chiesa di San Pietro con la Necropoli di San Pietro d’Ottava per i quali mancano le indicazioni, e che, pertanto, nonostante diversi tentativi, non sono riuscito a visitare. La frazione Ottava con la Chiesa del Santissimo Nome di GesùRitornati sulla vecchia SS131 di Carlo Felice, dopo circa un chilometro e mezzo raggiungiamo la frazione Ottava (altezza metri 83, distanza in linea d’aria circa 10 chilometri.778). Qui prendiamo a sinistra la via Antonio Diana, che ci porta alla Chiesa del Santissimo Nome di Gesù che è la Chiesa parrocchiale della frazione Ottava, inaugurata nel 2003 dopo lavori che hanno avuto inizio nel 1996. Per la Chiesa parrocchiale di Ottava hanno eseguito opere gli artisti Sisinnio Usai, Alberto Sanna, Vanni Solinas ed il pittore De Vigo. A questo punto, siamo arrivati ai limiti settentrionali del comune di Sassari, e possiamo tornare indietro ripercorrendo verso sud la vecchia SS131 di Carlo Felice. La necropoli con le due domus de janas di San GiovanniLungo la strada tra Ottava e San Giovanni, sulla destra si svolta in una strada sterrata, e troviamo sul costone, due metri circa fianco strada, la Necropoli di San Giovanni o di Ottava la Tilibba con le sue due domus de janas. Si tratta di due ipogei della cultura Abealzu scavati nella roccia calcarea, a poca distanza l’uno dall’altro, i cui ingressi sono appena percettibili da chi percorre il viottolo che li costeggia e che immette in una zona abitata, poiché interamente avvolti dalla vegetazione spontanea. Un poco più ad ovest, a duecento metri di distanza, si trovano i pochi resti dell’Acquedotto Romano di San Giovanni. Ritornando verso Sassari troviamo la Chiesa di Sant’Antonio di Noi NoiProcediamo in direzione sud sulla SS131 di Carlo Felice per circa cinque chilometri e mezzo, passata la frazione Li Punti, dopo il semaforo alla fine dell’abitato di Li Punti, si trova un oliveto. Il terzo cancello in ferro, con il muro vicino in parte crollato, fa prendere un sentiero che, attraverso la campagna, porta nell’area dove è presente la Chiesa di Sant’Antonio di Noi Noi che sorge in un uliveto nel sito dove si trovava la Villa di Innoviu, citata nel Condaghe di San Pietro di Silki, dalla quale deriva la sua denominazione di Noi Noi. La Chiesa rappresenta un esempio di stile romanico minore, che viene datata alla prima metà del tredicesimo secolo. Ha una sola navata con abside ed aveva la copertura originariamente in legno, nel diciassettesimo secolo oltata a botte. Nella facciata si apre un portale sormontato da un arco di scarico a tutto sesto, ed in asse con il portale vi è una luce a forma di croce. Sulla facciata si innalza un grande campanile a vela. Poco più avanti si trova la Chiesa di Santa Barbara di InnoviuIl terzo cancello in ferro, con il muro vicino in parte crollato, fa prendere un sentiero che, attraverso la campagna, porta nell’area dove è presente anche la Chiesa di Santa Barbara di Innoviu edificata anch’essa nel sito dove si trovava la Villa di Innoviu, citata nel Condaghe di San Pietro di Silki. Questa Chiesa rappresenta un esempio di stile romanico, e nel portale nord è incisa l’epigrafe di consacrazione, oggi solo in parte visibile, ma che può riferirsi adanni compresi fra il 1270 e il 1280. La Chiesa ha pianta a una sola avata con copertura lignea e abside. La facciata, decorata con archetti a doppia ghiera ricavati in un unico concio, delle cui decorazioni solo una, con la figura di un pesce, è arivata fino a noi, viene chiusa da un campanile a vela. Passiamo attraverso l’area industriale di Predda NieddaTornando verso Sassari, la SS131 di Carlo Felice diventa la via Porto Torres, e ci porta alla svincolo con la via Predda Niedda, che esce dall’abitato verso ovest come SS291 variante della Nurra e che si dirigerà verso Alghero. Lo svincolo si posiziona al centro dell’area industriale di Predda Niedda il cui nome in sassarese significa Pietra Nera, che è la principale zona industriale ed artigianale di Sassari, con un’estensione di circa quattrocento ettari, ossia di quattro chilometri quadrati. Dalla sua nascita negli anni settanta del Novecento, non ha visto l’affermarsi di vere e proprie industrie, ma quella di attività artigianali e soprattutto di centri commerciali, e vi hanno la loro sede sede molte imprese. La zona non ha una propria toponomastica, ma le strade sono numerate da Predda Niedda strada numero 01 fino alla numero 51, mentre viene chiamata via Predda Niedda quella che la attraversa trasversalmente, da sud est a nord ovest, e che costituisce il tratto urbano della SS291 che collega Sassari con Alghero. Nell’area industriale di Predda Niedda si trova l’azienda dei Fratelli Rau con la sua DistilleriaDallo svincolo della SS131 di Carlo Felice con la via Predda Niedda, prendiamo quest'ultima verso est ossia verso il centro della città, dopo quattrocentocinquanta metri alla prima rotonda prendiamo a destra la strada numero 22, che dopo quattrocento metri svolta a destra diventando strada numero 26, la quale dopo altri duecentocinquanta metri, dopo essere passata sotto la SS131 di Carlo Felice, diventa la strada numero 09. Percorso un centinaio di metri, alla destra della strada numero 09 di trova l’edificio che ospita le sede dell’azienda dei Fratelli Rau. Quella dei Fratelli Rau è una storia e una tradizione familiare cominciata nel 1926, e da allora tre generazioni si sono succedute alla guida, dando vita a un’azienda moderna che oggi può contare sulle più avanzate tecnologie, pur conservando con orgoglio la passione per la genuinità e uno stretto legame con la propria terra, per la preparazione di liquori della Distilleria Rau, vini della Tenuta l’Ariosa, e dolci tipici sardi della pasticceria Tre Janas. Negli stabilimenti di produzione della Distilleria Rau vengono lavorate esclusivamente materie prime di provenienza locale, di altissima qualità e frutto di accurate selezioni. Attraverso raffinati processi di produzione, regolati da severi disciplinari, prendono così vita i migliori prodotti della tradizione, caratterizzati dal profumo della terra di Sardegna, selvaggia ma prodiga nell’elargire i suoi frutti carichi di aromi intensi. La Distilleria rappresenta il vero cuore originale dell’azienda, ed in essa nascono prodotti speciali come il Mirto di Sardegna, il Limoncino, le Acquaviti di Sardegna, l’Amaro Sardo e il Gin Genesi, uno degli ultimi arrivati. Il liquore di mirto commercialmente è nato negli anni Settanta, e la sua ma moda è scoppiata soprattutto con il boom dell’area del Consorzio Costa Smeralda, una moda che ha provocato una grande crescita della domanda. La produzione, nella Distilleria Rau, però è rimasta sempre la stessa, rispondendo a un requisito semplice, producendo il liquore solo con bacche locali ottenute da piante selvatiche. |
La Cantina Tenuta l’Ariosa dei Fratelli Rau con cinque vini inseriti nella guida 5StarWines di VinitalyL’azienda vitivinicola dei Fratelli Rau, presenti nel mercato con le omonime distillerie, ossia la Tenuta l’Ariosa, l’azienda vinicola di famiglia, è il recente cammino percorso alla ricerca della più alta qualità. I vigneti della Tenuta l’Ariosa dei Fratelli Rau sono immersi nell’incontaminato entroterra sardo, dove pietra e mare s’incontrano, ascoltando il dolce canto delle brezze che soffiano leggere sulla Sardegna. Solo cultivar autoctone, allevate a spalliera o alberello, di rara intensità e complessità, in un territorio unico in cui i vigneti coesistono da sempre con la macchia mediterranea, gli ulivi e gli alberi da frutto. Un percorso enologico ispirato dal desiderio di esplorare le grandi potenzialità della produzione di vini nobili per i quali vengono sapientemente utilizzate le migliori tecniche di coltivazione e di vinificazione. Basse rese per ettaro, vendemmia manuale, rigorosi controlli dei grappoli caratterizzano il lavoro in vigna cui fa seguito l’attenzione posta in cantina alle successive fasi di pigiatura, fermentazione ed affinamento durante le quali, per ciascuno vino, si seguono regole e tempi disciplinati da moderne tecnologie ed antica sapienza. Il vino Isola Dei Nuraghi Igt Cagnulari Sass’antico 2019, il vino Vermentino di Sardegna Doc Arenu 2021, il vino Isola Dei Nuraghi Igt Carignano Pedrastella 2019, il vino Cannonau di Sardegna Doc Assolo 2020, ed il vino Vermentino di Sardegna Doc Galatea 2021, della Cantina Tenuta l’Ariosa dei Fratelli Rau, sono stati inseriti nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly. |
Nell’area industriale di Predda Niedda si trova la Chiesa di Sant’AnnaAll’interno dell’area di Predda Niedda si trova la Chiesa di Sant’Anna per recarci a visitare la quale, alla rotonda, procediamo in direzione ovest sulla SS291 variante della Nurra per seicentocinquanta metri, e prendiamo l’uscita verso Predda Niedda, dopo centosettanta metri seguiamo le indicazioni per Predda Niedda sud, che ci porta in via Predda Niedda strada numero 1. La seguiamo per circa quattrocento metri, e continuiamo sulla strada numero 11, dopo cento metri svoltiamo a destra e prendiamo la strada numero 35, alla sinistra della quale, dopo centocinquanta metri, si trova la piccola Chiesa, che si trova in pessimo stato di conservazione, tanto che c'è stato un appello alle aziende dell’area affinche venga adottata per non farla crollare. Verso nord ovest la SS131 di Carlo Felice ci porta alla frazione Pian de SorresNell’area industriale Predda Niedda, dopo aver visitato la Chiesa di Sant’Anna, torniamo indietro sulla strada numero 35, poi svoltiamo a sinistra sulla strada numero 11, svoltiamo ancora a sinistra sulla strada numero 1, che ci porta sulla SS291 variante della Nurra verso Alghero. La seguiamo per circa quattro chilometri e mezzo ed arriviamo ad uno svincolo, dove prendiamo l’uscita verso Porto Torres che ci porta sulla nuova SS131 di Carlo Felice, la seguiamo per circa cinque chilometri fino all’uscita per Troncu reale, prendiamo a sinistra la SP56 che torna indietro, parallela alla statale, e che, in meno di tre chilometri, ci porta alla frazione Pian de Sorres (altezza metri 50, distanza in linea d’aria circa 14 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 77), una frazione Sassari che dista circa quindici chilometri da Sassari ed undici da Porto Torres. La frazione la Crucca che ospita il Centro Maria Madre dei PoveriDalla frazione Pian de Sorres, torniamo indietro per circa quattrocento metri e svoltiamo a destra, percorriamo cinquecento metri passando sopra la SS131 di Carlo Felice, svoltiamo di nuovo a destra, e, dopo quattrocento metri, prendiamo a sinistra una strada che, dopo circa un chilometro e mezzo, ci porta alla frazione la Crucca (altezza metri 62, distanza in linea d’aria circa 13 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Questa frazione ospita il Centro Maria Madre dei Poveri per la riabilitazione di giovani tossicodipendenti emarginato e in difficoltà, nato nel 1988 grazie alla collaborazione fra la cooperativa Promozione Umana di don Chino Pezzoli, parroco di Poasco, frazione San donato Milanese, e l’Enichem, che ha donato un terreno in località la Crucca. Oggi il Centro è costituito da una parte residenziale e un parte adibita alle attività lavorative, che si estende per 300 ettari, terre destinate al pascolo delle 1000 pecore, circa 100 bovini da ingrasso,70 mucche da latte e circa 1000 maiali, un caseificio, un panificio, un pastificio, una moderna falegnameria, una officina meccanica e due rivendite di prodotti del Centro. A la Crucca si trova il parco di rievocazione storica Ad Signa MilitesIn questa frazione si trova il parco di rievocazione storica Ad Signa Milites un parco basato principalmente sull’età romana in Sardegna. Ogni anno vi si tiene una rievocazione dell’antica Roma, dove si fanno vedere l’incontro fra la civiltà romana e quella di altri popoli che sono entrate in contatto con le legioni romane, principalmente i Sardi Pelliti. Il castrum romano è inserito in questo affascinante parco costruito appositamente per le rievocazioni storiche. Una struttura di circa 50x45 metri interamente in legno, doppi fossati, tre torri d’avistamento, palizzata perimetrale è la prima parte del sistema difensivo del forte. Al suo interno si possono visitare le macchine d’artiglieria, le baracche dei legionari con tanto di cucina e latrine, l’armeria, la baracca del comandante del reparto, l’officina del fabbro e un interessante baracca Museo con all’interno diorami, immagini, e libri sull’esercito romano e l’antica Roma. Aperto da marzo ad ottobre si può visitare su prenotazione. Da Predda Niedda alla frazione BancaliLa frazione Bancali (altezza metri 92, distanza in linea d’aria circa 8 chilometri, circa 1.426 abitanti) è una delle principali, raggiungibile in diverso modo. Noi ci arriviamo dall’area industriale Predda Niedda, dopo aver visitato la Chiesa di Sant’Anna, torniamo indietro sulla strada numero 35, poi svoltiamo a sinistra sulla strada numero 11, svoltiamo ancora a sinistra sulla strada numero 26, che ci porta sulla SS291 variante della Nurra in direzione di Alghero. La seguiamo per poco più di sette chilometri, ed arriviamo a un raccordo dove mantieniamo la destra e seguiamo le indicazioni per Sassari/Bancali/Porto Torres. Proseguiamo dritti per settecento metri, svoltiamo a destra ed imbocchiamo la SP18 verso est, che ci porta alla frazione Bancali. Nelle frazione Bancali si trova la Chiesa di San Gavino MartireArrivati alla frazione Bancali con la SP18, dopo circa cinquecento metri, sulla destra della SP18, che viene chiamata anche la Strada Vicinale di Bancali, si trova, all’interno di un corlile alberato, la Chiesa di San Gavino Martire. Questa è la Chiesa parrocchiale della frazione Bancali, edificata allo scopo di servire gli abitanti della frazione Bancali e della vicina località Viziliu. Dopo tre anni di inattività per i suoi significativi lavori di ristrutturazione, nel 2012 ha riaperto al culto la Chiesa di Bancali, intitolata a San Gavino, la cui costruzione era stata voluta, negli anni trenta del Novecento, da parte del padre Giovanni Battista Manzella, fondatore dell’Ordine religioso delle Suore del Getsemani, comunemente indicate come le Manzelliane. La casa Circondariale Giovanni Bachiddu di BancaliDal centro di Bancali torniamo indietro lungo la SP18 per cinquecento metri, poi prendiamo a destra la SP56 che, in circa un chilometro, ci porta alla Casa Circondariale Giovanni Bachiddu un carcere di nuova edificazione, nato per ovviare alle problematiche della vecchia struttura di San Sebastiano, risalente alla seconda metà dell’ottocento, e considerata una delle peggiori d’Italia. I locali dell’istituto, progettato nel 2005, sono stati consegnati in ritardo, anche per la realizzazione delle strutture destinate ad accogliere detenuti in regime di 41 bis. Il trasferimento dalla vecchia struttura è avvenuto nel 2013. È uno degli istituti dove è presente una sezione di AS2 con detenuti accusati di fare parte di organizzazioni terroristiche internazionali. Nel nuovo carcere sono presenti un blocco per la detenzione ordinaria, con una sezione destinata ai detenuti protetti ed una sezione riservata ai detenuti in regime di Alta Sicurezza. Sono, inoltre, presenti un secondo blocco con la sezione femminile, ed un terzo blocco per i detenuti in regime di 41 bis. La frazione SacchedduDal centro della frazione Bancali la SP18, presa in senso opposto, ossia verso ovest, ci porta, in meno di tre chilometri, alla frazione Saccheddu (altezza metri 60, distanza in linea d’aria circa 13 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 53), situata a ridosso della SP18 nel territorio fra le frazioni Bancali e Campanedda. Il suo territorio è caratterizzata da un terreno argilloso e calcareo, ha una flora composta principalmente da lentischio, mirto e palme, e le specie faunistiche più comuni sono la volpe, il coniglio e la lepre. Le altre frazioni di Sassari più ad ovest rispetto a quelle che abbiamo fin qui raggiunte, sono state descritte nella pagina precedente del nostro viaggio, quando abbiamo illustato la costiera della parte settentrionale del promontorio di Capo Caccia. La Cantina dei Poderi Parpinello con due vini inseriti nella guida 5StarWines di VinitalyDal centro della frazione Bancali prendiamo la SS291 variante della Nurra che si dirige verso Alghero, la seguiamo per quasi tre chilometri finché arriviamo alla svincolo tra questa strada e la SP65, e ci immettiamo in quest'ultima vero est, e vediamo subito alla destra della strada le indicazioni per l’azienda vinicola, che portano alla Cantina dei Poderi Parpinello. Nei primi anni Cinquanta, nonno Luigi Parpinello, originario del Veneto, trasmette la sua grande passione per la vigna al figlio Giampaolo, che si specializza alla Scuola Enologica di Conegliano Veneto e nel 1964 si traferisce in Sardegna per il suo primo lavoro da enologo. Nel tempo matura una straordinaria esperienza professionale nella direzione e consulenza presso alcune delle più importanti cantine sarde. Sono gli anni in cui, come suo padre, trasmette lo stesso amore per la vite e il vino ai quattro figli, laura, Giusi, Luigi e Paolo. Nel 1990 acquista i primi ettari di vigneto nella zona del lago di Baratz a nord di Alghero, in quello che diventerà il Podere San Costantino. Negli anni a seguire tutta la famiglia si proietta nel progetto Janna de Mare, ossia Porta del Mare, impiantando venti ettari di vigneto tra Alghero e Sassari. Quando Giampaolo va in pensione, effettua la svolta e, assieme a Paolo, decide di fondare un’azienda vitivinicola di famiglia. La terra è quella che lo ha accolto nei primi anni Sessanta, ossia i dintorni di Alghero, che compare anche nel logo dell’azienda, anche se la sua sede è sì vicina al comune di Alghero, ma si trova ancora nel territorio comunale di Sassari. In questo progetto si affiancano anche laura e Giusi. È la terza generazione. E quindi, nel 2009, nasce la Poderi Parpinello. Il vino Alghero Doc Torbato Centogemme, ed il vino Isola Dei Nuraghi Igt Cagnulari Kressia 2020, della Cantina Poderi Parpinello, sono stati inseriti nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly. |
Una deviazione da Predda Niedda al quartiere CanigaEffettuiamo, ora, una deviazione e ci recheremo a raggiungere il quartiere Caniga di Sassari, un piccolo quartiere abitativo nel quale si trovano anche numerose attività industriali, che si trova un poco più a sud rispetto all’area industriale di Predda Niedda. Dalla Chiesa di Sant’Anna, torniamo indietro sulla strada numero 35, dopo centocinquanta metri svoltiamo a sinistra e imbocchiamo la strada numero 11, dopo poco più di trecento metri svoltiamo a destra e imbocchiamo la strada numero 10, che, dopo cinquecento metri, svolta leggermente a destra e diventa la strada numero 40, la quale, dopo quattrocento metri, sbocca sulla via Caniga, che prendiamo verso destra, e che ci porterà nel quartiere Caniga. Nel quartiere Caniga si trova la Chiesa di San Domenico All’interno del quartiere Caniga si trova la Chiesa di San Domenico che è la Chiesa parrocchiale del quartiere, per raggiungere la quale seguiamo la via Caniga e, dopo aver percorso settecento metri, la vediamo in una rientranza alla sinistra della strada. Presso questa Chiesa, l’8 di agosto si svolge Festa di Dan Domenico, che è la Festa patronale, per la quale è in programma a fine pomeriggio la messa solenne, e dopo la celebrazione eucaristica si svolge la processione per le vie del quartiere. Inoltre, per oltre una settimana, l’Associazione Culturale e di Volontariato San Domenico cura una serie di appuntamenti, con concerti e manifestazioni dedicate all’intrattenimento per bambini e adulti. La Stazione ferroviaria dismessa di CanigaDa dove, dalla strada numero 40, abbiamo preso la via Caniga verso destra, dopo aver percorso appena cinquecentocinquanta metri, ossia centocinquanta metri prima della Chiesa di San Domenico, troviamo alla destra della strada la Ex Stazione ferroviaria di Caniga una piccola stazione al servizio del centro abitato di Caniga, frazione del comune di Sassari, sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda in direzione di Sassari e Porto Torres Marittima, dopo la stazione di Ploaghe e le stazioni dismesse di Campomela, di Scala di Giocca, di Tissi e Usini, e prima della Stazione ferroviaria di Sassari. Edificata da parte della Compagnia reale delle Ferrovie Sarde nel 1874, nel 1920 la gestione passa alle Ferrovie dello Stato, che nel 2001 ne cedono la gestione alla controllata RFI. Si tratta di una fermata in superficie, passante, ed è chiusa al servizio viaggiatori. Dal centro di Caniga alla Chiesa campestre di Sant’AnatoliaPassata la Chiesa di San Domenico, proseguiamo sulla via Caniga e prendiamo la prima traversa a destra, che ci porta all’interno dell’abitato. Qui prendiamo verso sinistra la Strada Vicinale di Sant’Anatolia, che esce dall’abitato e sale sulla collina, fino a farci raggiungere, dopo poco più di un chilometro, la Chiesa campestre di Sant’Anatolia. Ogni anno, a metà settembre, presso questa Chiesa si svolge la Festa di Sant’Anatolia, che dura alcuni giorni, con manifestazioni religiose, come la messa e la tradizionale processione che porta il simulacro di Sant’Anatolia, accompagnato dalle bandiere, dalla Chiesa di San Domenico fino alla Chiesa dedicata alla Santa dove viene celebrata la messa, ed altre manifestazioni civili, come concerti e manifestazioni folkloristiche. Da Caniga ci recheremo alla frazione Mandra di l’AinuTornati al quartiere Caniga, dove avevamo trovato la Chiesa di San Domenico, procediamo verso sud ovest sulla via Caniga che assume il nome di SS127bis, superiamo la SS131 di Carlo Felice e continuiamo dritti, quindi, dopo circa due chilometri, svoltiamo a destra nella Strada Vicinale Mandra di l’Ainu che, dopo poco più di duecento metri, ci porta all’interno della frazione Mandra di l’Ainu (altezza metri 150, distanza in linea d’aria circa 5 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 187). La tomba di MolafàPassato il punto in cui dalla SS127bis parte a destra la Strada Vicinale Mandra di l’Ainu, proseguiamo prima verso sud e poi verso est, finché dopo circa un chilometro arriviamo nella località Molafà. Lungo la SS127bis, prima di raggiungere la ex Stazione ferroviaria di Molafà, si vede alla sinistra della strada una parete rocciosa, nella quale si trova la Tomba di Molafà, che si apre su una bassa parete calcarea esposta a sud ovest, alla base di un modesto rilievo, a 90 metri di altezza. Si tratta di una tomba a prospetto architettonico, ossia una domus de janas scolpita nella roccia, con una stele in rilievo nella roccia che riproduce la facciata esterna di una Tomba di giganti, con la stele centinata e l’esedra, tanto da poter essere definita da alcuni una Tomba di giganti scavata nella roccia. Questa tipologia tombale è tipica di alcune aree del sassarese mentre è sconosciuta nel resto della Sardegna, dove si hanno solamente domus de janas e tombe dei giganti di tipo classico. La tomba è stata riutilizzata in epoca medioevale come Cappella rupestre, non si sa a chi intitolata, ed è stata oggetto di alcuni rimaneggiamenti. La Stazione ferroviaria di MolafàSubito più avanti, lungo la SS127bis si trova la Stazione ferroviaria di Molafà, una fermata ferroviaria al servizio dell’omonima località del comune di Sassari, lungo la ferrovia che collega Sassari Centro con Alghero. La fermata di Molafà nasce nell’ultima parte dell’ottocento, venendo istituita in corrispondenza della casa cantoniera numero quattro della linea ferroviaria a scartamento ridotto tra Sassari e Alghero, con cui viene inauguratal’1 aprile 1889 dalle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, che ne sono anche la prima concessionaria. Lo scalo, nei primi anni indicato anche come Mulafà, dal punto di vista gestionale nel corso della sua storia cambia amministrazione varie volte, passando nell’ordine alle Ferrovie Complementari della Sardegna nel 1921, a cui seguiranno le Strade Ferrate Sarde nel 1941, le Ferrovie della Sardegna nel 1989, poi l’ARST Gestione FdS dal 2008, e l’ARST nel 2010. I resti del Nuraghe MolafàPassata la Stazione ferroviaria di Molafà, la SS127bis svolta verso destra e si dirige nuovamente verso sud. Subito, subito a sinistra della strada statale, parte verso nord una strada bianca chiamata Strada Vicinale Molafà - Funtana Veglina, che si dirige verso nord. alla destra di questa strada, passato il rio Funtana Veglina, si sviluppa un ampio spazio alberato nel quale, alla distanza di circa quattrocento metri in direzione nord est, si trovano i resti del Nuraghe Molafà. Questo Nuraghe è ritenuto comunemente un Nuraghe semplice, monotorre, costruito in pietre di calcare a 122 metri di altezza, con la camera interna marginata da una nicchia, mentre a detta di altri studiosi, tra i quali Paolo Melis del quale riportiamo una descrizione, si potrebbe trattare di un Nuraghe complesso, del quale oggi si osserverebbe soprattutto la torre principale, ancora ben conservata, mentre non sarebbero del tutto leggibili i resti di un probabile bastione frontale, di cui si osservano tracce ma la cui planimetria è resa incerta dai crolli, dal forte interramento e dal notevole accumulo di pietrame recente che impedisce di distinguere le eventuali strutture antiche da quelle posteriori. Subito a nord rispetto al Nuraghe, si trova la grotta di Molafà, un lungo e stretto cunicolo di centottanta metri di lunghezza, che si può trovare solo con l’utilizzo di un gps. Una deviazione da Predda Niedda alla frazione Monte OroDal quartiere Predda Niedda, dove avevamo trovato la Chiesa di Sant’Anna, torniamo indietro sulla strada numero 35, poi svoltiamo a sinistra sulla strada numero 11, svoltiamo ancora a sinistra sulla strada numero 26, che ci porta sulla SS291 variante della Nurra verso Alghero. La seguiamo per circa Ottocento metri, poi prendiamo l’uscita verso Sassari/Bancali/La landrigga, alla rotonda prendiamo la prima uscita ed imbocchiamo la Strada provinciale ex-SS291 della Nurra che collega Sassari con Fertilia, dopo poco più di un chilometro svoltiamo a sinistra ed imbocchiamo la Strada Vicinale di Sant’Anatolia, che in circa un chilometro ci porta alla frazione Monte Oro (altezza metri 210, distanza in linea d’aria circa 5 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). I resti della necropoli di li CuruneddiTornati indietro dalla frazione Monte Oro, sulla Strada provinciale ex-SS291 della Nurra che collega Sassari con Fertilia, la seguiamo in direzione della frazione la landrigga. Dopo circa un chilometro, in corrispondenza con una deviazione sulla sinistra, troviamo sulla destra della strada la Necropoli di li Curuneddi che però non è indicata da alcun cartello. Si tratta di una necropoli a domus de janas che, in origine, contava almeno undici tombe, delle quali attualmente sono visitabili solo tre o quattro ipogei. All’ipogeo principale si accede dall’ingresso di una proprietà privata, occorre quindi farsi vedere e chiedere il permesso d’accesso. La prima e più importante tomba, chiamata Tomba I, è posta proprio ai piedi della scarpata della strada statale. Significativa anche la Tomba II, che era stata ristrutturata prima come Chiesa rupestre, ed in seguito come laboratorio enologico. Passata la necropoli si raggiunge la frazione la landrigga con la Chiesa di Santa Maria AusiliatriceProseguendo oltre la necropoli sulla Strada provinciale ex-SS291 della Nurra che collega Sassari con Fertilia, dopo circa un chilometro e trecento metri troviamo le deviazioni sulla destra della strada che ci portano, in duecento metri, all’interno della frazione la landrigga (altezza metri 140, distanza in linea d’aria circa sei chilometri sul livello del mare, abitanti circa 332), una piccola frazione Sassari nel cui territorio comunale si trova la necropoli di li Curuneddi che abbiamo descritto. All’interno dell’abitato di questa frazione, alla sinistra della Strada provinciale che ha assunto il nome di via Montiferru, si trova la Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, che è la parrocchiale della frazione. Concludiamo il nostro viaggio recandoci alla frazione Caffè RomaRitornati sulla strada che ci aveva condotto alla necropoli e poi alla deviazione per la landrigga, proseguiamo per circa un chilometro, evitando la deviazione a destra in direzione di Bancali, poi prendiamo a sinistra e, dopo circa seicento metri, arriviamo alla frazione denominata Caffè Roma (altezza metri 159, distanza in linea d’aria circa 7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 102). La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, continueremo la visita del Logudoro Turritano recandoci ad Osilo dove visiteremo il paese con il Castello dei Malaspina, e ci recheremo nei suoi dintorni, dove si trovano le tombe ipogeiche di Abealzu e Sos Laccheddos, i cui reperti hanno dato origine alla cosiddetta Cultura di Abealzu. |