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Ossi e nelle sue zone archeologiche le necropoli di Noeddale, di S’Adde ’e Asile e di Mesu ’e Monte


In questa tappa del nostro viaggio, da Tissi ci recheremo a visitare Ossi con i diversi resti preistorici che si trovano nel suo territorio, tra i quali la necropoli di Noeddale, quella di S’Adde ’e Asile e quella di Mesu ’e Montes.

La Regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro Turritano

Il SassareseIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa Regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un’area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d’origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L’antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi.

In viaggio verso Ossi

Dal piccolo centro di Tissi, proseguiamo sulla SP3 verso est e, in circa tre chilometri, arriviamo al più grande centro di Ossi, anch’esso in periodo medioevale appartenente alla curatoria di Coros.

Il comune chiamato Ossi

Ossi-Veduta dell’abitatoOssi-Stemma del comuneIl comune chiamato Ossi (altezza metri 335 sul livello del mare, abitanti 5.462 al 31 dicembre 2021) è un centro agricolo, il cui nucleo originario si è sviluppato intorno all’attuale chiesa parrocchiale, arroccato inizialmentesu una collina di origine calcarea, dalla quale lo sguardo spaziava nella vallata sottostante sino alla zona di Sassari, e che in seguito è venuto ad estendersi nell’altopiano sottostante. La collina di origini calcarea è alquanto disagevole per l’agricoltura, ma questo non ha impedito agli abitanti di piantare oliveti e vigneti anche in terreni con un notevole declivio. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 77 a un massimo di 525 metri sul livello del mare, ed è caratterizzato dalla profonda vallata del rio Mascari, nella quale sono presenti una ferrovia e la SS131 a cui Ossi è collegata da una breve via secondaria, mentre altre vie secondarie collegano il paese con la vicina Tissi, Muros e Ittiri.

Origine del nome

Il nome, attestato in documenti medievali con le forme Orssi e Orsis, sembra possa riflettere il personale latino Opsius, relativo alla gens Opsia, che era una famiglia plebea minore nell’antica Roma, i cui membri compaiono per la prima volta nella storia durante il regno di Tiberio.

La sua economia

Si tratta di un centro collinare che basa la sua economia prevalentemente sulle tradizionali attività agricole e zootecniche. Per quanto riguarda l’economia di Ossi, le colline calcaree risultavano abbastanza disagevole per l’agricoltura, ma questo non ha impedito agli abitanti di piantare vigneti ed oliveti anche in un terrene con un notevole declivio. La vite e l’ulivo, tradizionalmente presenti nel territorio, per diverso tempo hanno costituito un’importante fonte di reddito per la comunità. Ossi-Specialità gastronomiche localiIl settore primario dell’economia di Ossi è tradizionalmente specializzato nella coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta, nonché nell’allevamento dei bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria, di modeste dimensioni, si compone di aziende che operano nei settori estrattivo, alimentare, della produzione di articoli in plastica, metallurgico, dei mobili, edile e della gioielleria e oreficeria. Modesta è anche la presenza del terziario. Ossi non è meta di significativo afflusso turistico, tuttavia, le intatte bellezze naturali che la circondano e la vicinanza a interessanti siti archeologici, quali i Nuraghi di Gioscari e di Sa Mandra ‘e Sa Guia, rappresentano motivo di attrazione per gli amanti della natura e per gli appassionati di civiltà preistoriche. A richiamare visitatori contribuiscono anche alcune specialità gastronomiche locali come il formaggio, oltre il noto pecorino sardo, il fiore sardo e il nurache. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

Abitato sino dall’età preistorica, Ossi presenta un ricco patrimonio archeologico, che comprende, tra l’altro, la necropoli di S’Adde ’e Asile, il complesso di Noeddale costituito da numerose tombe ipogeiche, e la tomba a poliandro di Ena ’e Muros, oltre a ben nove Nuraghi ed all’importante villaggio di Sa Mandra ’e Sa Giua. Subisce in seguito la dominazione romana. Nell’età giudicale, Ossi viene citato per la prima volta nel Condaghe di San Pietro di Silki con il nome Ogothi ed è definito una Domo, ovvero una sorta di grande villaggio direttamente gestita dal giudice di Torres tramite suoi sottoposti, che apparteneva all’antica curatoria di Coros. Successivamente, alla morte di Adelasia di Torres, viene governata dai Doria. Passata sotto il dominio aragonesi, il borgo viene eletto a Baronia e, come tale, viene ceduto a Giovanni Guiò, su decisione del re di Spagna. La sua sua storia è strettamente legata a quella della Baronia di Osilo e poi di quella di Usini, poi trasformata in contea. Agli inizi del diciottesimo secolo, appartiene alla signoria dei Manca, la quale mantiene il governo locale fino al 1839, anno dell’abolizione del feudalesimo.

Le principali feste e sagre che si svolgono ad Ossi

A Ossi sono attivi il Gruppo Folk città di Ossi, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località e nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale di Ossi; ed anche il Gruppo Tradiziones logudoresas Santa Ithoria di Ossi costituito nel 1979 per volontà di un gruppo di giovani con l’intento di portare avanti le tradizioni riguardanti l’abbigliamento tradizionale, Ia danza e Ia musica tradizionale in generale del paese di Ossi.

Ossi-Sfilata del 'Gruppo Folk città di Ossi' Ossi-Esibizione del’Gruppo Tradiziones logudoresas Santa Ithoria' di Ossi

Sono presenti, inoltre, il Coro Bighes Noas di Ossi, un coro per definizione polivocale a voci virili con le quattro sezioni del canto corale sardo impegnate a fondersi in un unica voce, nato nel 1988 grazie ad un gruppo di persone appassionate di canto che hanno voluto dare lustro al proprio paese sia con brani tradizionali sardi, sia con poesie dei poeti paesani; ed anche la Banda Musicale Santa Cecilia della quale parleremo diffusamente più avanti.

Ossi: il 'Coro Bighes Noas' di Ossi Ossi-La 'Banda Musicale Santa Cecilia' di Ossi

Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono ad Ossi, vanno citati il 27 gennaio la Festa di Sant’Antonio Abate nell’omonima chiesa campestre; le manifestazioni del Carnevale Ossese; il 15 maggio, la Festa di Santa Vittoria; sempre il 15 maggio, la Festa di Sant’Isidoro, che viene tradizionalmente festeggiato anche nel mese di settembre, ed è una Festa paesana con cerimonie religiose, esibizioni folkloristiche ed altre manifestazioni; la seconda settimana di giugno si tiene la Sagra della lumaca, due giorni dedicati alla celebrazione del mollusco più amato dagli Ossesi, con degustazione delle monzette, delle lumache e dei lumaconi, cucinate secondo le ricette della tradizione; il 2 agosto si tiene la Festa della Madonna degli Angeli, la Santa protettrice dei muratori, che inizia con una megapecorata offerta a tutta la popolazione, e poi si svolge con cerimonie religiose presso la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, e con esibizioni folkloristiche ed altre manifestazioni; il 24 agosto, la Festa patronale di San Bartolomeo; a fine agosto si svolge la nota manifestazione MusicArte, un importante festival internazionale di arte di strada e della musica, che si è svolto nelle sue prime edizioni nello stadio Comunale, ed oggi si svolge nel centro storico di Ossi; il 22 novembre si svolge la Festa di Santa Cecilia.

Ossi-Festa di Sant’Antonio Abate Ossi: il Carnevale Ossese Ossi-Sagra della lumaca Ossi-Festa di San Bartolomeo Ossi-Manifestazione MusicArte

La Festa di Santa Cecilia

Ossi-Festa di Santa CeciliaIl 22 novembre si svolge ad Ossi la Festa di Santa Cecilia, una delle feste più note in paese, ricorrenza voluta alla metà del novecento da Paolo Derudas, Tiu Pauleddu per i compaesani, che aveva ricostruito la Banda Musicale di Ossi, con il nome di Banda di Santa Cecilia. La banda musicale di Ossi era stata fondata alla fine dell’ottocento diretta dal maestro chiesa, un bresciano trapiantato in Sardegna, ed i suoi componenti suonavano in costume sardo e per questo la banda era nota a tutti come Sa Banda de Sas Berrittas. Nel corso di quell’anno, per varie vicissitudini, la banda aveva interrotto la sua attività, e solo intorno agli anni sessanta del novecento ha ripreso di nuovo vita ad opera di Paolo Derudas.

Le principali ricerche archeologiche effettuate ad Ossi e nei suoi dintorni

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate ad Ossi e nei suoi dintorni, sono stati portati alla luce i resti della Domus de janas di littos longos, delle necropoli di Mesu ’e Montes, di Noeddale, di S’Adde ’e Asile, di S’Adde ’e Sa Pira, di S’Isterridolzu; della tomba a corridoio di Ena ’e Muros; della fonte sacra di Sant’Antonio di Briai; delle Tombe di giganti di Brunuzzu, Corona ’e Teula, Mesu ’e Montes III, Mesu ’e Montes IV, Mesu ’e Montes XVI, Pala Arghentu, S’Isterridolzu; dei Protonuraghi Pascialzos, Salabia, Ssu Bullone; dei Nuraghi complessi Biancu, Mandra ’e Munza, Monte Aranzu, Pianu Marras, Sa Chintosera, Sisini, Zuniari; dei Nuraghi semplici Brunuzzu, Corte e lottene, Ena ’e littu, Formigiosu, Mandra ’e Munza II, Nannareddu, Nidu ’e Corvu, Pettu ’e Murtas, S’Isterridolzu, Sa Mandra ’e Sa Giua con il relativo villaggio nuragico, Santu Maltine; ed anche dei Nuraghi di Monte Mamas, Monte Sant’Antioco, Monte Sant’Antioco II, Punta ’e Adde, S’Adde S’Andria, su Campu Mannu, su Campu Mannu II, tutti di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

Visita del centro di Ossi

L’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si affaccia sulla profonda valle del rio Mascar, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico delle località collinari. Provenendo da Tissi entriamo in Ossi nella sua zona nuova con la SP3 che arriva da nord ovest e raggiungiamo il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno del centro abitato, passato il quale la SP3 assume il nome di via Tissi e prosegue poi, dopo trecentocinquanta metri, con il nome di via Roma per portarci nel centro storico del paese.

La necropoli a Domus de janas di S’Adde ’e Sa Pira

Arrivando ad Ossi con la SP3, circa duecentocinquanta metri prima di arrivare al cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, alla sinistra della strada provinciale si sviluppa un costone di roccia con un fronte di un centinaio di metri, all’interno del quale è stata rinvenuta la Necropoli a Domus de janas di S’Adde ’e Sa Pira, detta anche di Sos lacos. Si tratta di diverse Domus de janas delle quali nel 2008, durante la messa in sicurezza del costone che sovrasta la strada proveniente da Tissi, ne sono state portate alla luce ben sei. Alcuni anziani di Ossi conoscevano, però, già da anni l’esistenza di queste tombe. Gli ipogei sono molto rimaneggiati e semi occlusi dalla vegetazione.

Ossi-Domus de janas della necropoli di S’Adde ’e Sa Pira Ossi-Domus de janas della necropoli di S’Adde ’e Sa Pira Ossi-Domus de janas della necropoli di S’Adde ’e Sa Pira Ossi-Domus de janas della necropoli di S’Adde ’e Sa Pira Ossi-Domus de janas della necropoli di S’Adde ’e Sa Pira Ossi-Domus de janas della necropoli di S’Adde ’e Sa Pira

Lo stadio Comunale Walter Frau

Passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, prendiamo la via Tissi, la seguiamo per trecentocinquanta metri e prendiamo la prima a destra che è la via Olbia, poi subito a destra prendiamo la via Bologna. Lungo la via Bologna, dopo circa centocinquanta metri svoltiamo a sinistra nella via Porto Torres, che ci conduce, dopo poco più di duecento metri, all’incrocio con la via Don Piero Demartis, alla destra della quale si affaccia lo Stadio Comunale Walter Frau. Lo stadio è dedicato a Walter Frau, il carabiniere ucciso insieme al collega Ciriaco Carru, il 16 agosto 1995 nei pressi di Chilivani, durante un conflitto a fuoco con una banda di malviventi. All’interno dello stadio è presente il campo da Calcio, con fondo il terra battuta, ed alche una pista da atletica, nella quale è possibile praticare atletica leggera e corse su pista. Lo stadio è dotato di tribune in grado di ospitare 700 spettatori.

Ossi-Stadio Comunale: ingresso Ossi-Stadio Comunale: il campo da Calcio Ossi-Stadio Comunale: la pista da atleticao

Oltre alle partite di calcio, lo stadio ha anche ospitato la manifestazione MusicArte, ora spostata in centro storico, e numerosi concerti e manifestazioni.

Gli impianti sportivi in piazza Sardegna

Ossi-Veduta della piazza SardegnaPassato l’ingresso dello stadio, prendiamo la via don Pietro Demartis che lo fiancheggia sulla sinistra, percorsa una ventina di metri lsvoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo la via Reggio Emilia, la seguiamo per circa duecento metri ed arriviamo all’incrocio con la via Tempio. Alla destra della via Reggio Emilia, tra la via Tempio e la successiva via Sardegna che si trova poco più di un centinaio di metri più avanti, si apre l’ampia piazza Sardegna, nella quale si trovano i suoi bei giardini dove si tengono diversi concerti ed eventi pubblici. Nella piazza sono presenti gli Impianti sportivi di piazza Sardegna, che comprendono un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospitare 400 spettatori; ed un Campo da Tennis, dotato di tribune per 150 spettatori.

Ossi: impianti sportivi di piazza Sardegna: il campo da Calcetto Ossi: impianti sportivi di piazza Sardegna: il campo da Tennis

Accanto a questi impianti sportivi, è presente anche il Bocciodromo, con ingresso dalla via Sardegna, dotato di tribune in grado di ospitare 300 spettatori, con fondo della pista per il gioco delle bocce in terra battuta.

Ossi: impianti sportivi di piazza Sardegna: esterno del bocciodromo Ossi: impianti sportivi di piazza Sardegna: interno del bocciodromo

La chiesa di Santa Vittoria

Passato l’ingresso dello stadio, prendiamo la via don Pietro Demartis che lo fiancheggia sulla sinistra, percorsi centottanta metri al bivio prendiamo sulla destra la via Pilo che sfocia dopo un centinaio di metri sulla via Columbari. La prendiamo verso destra e la seguiamo fino al limite meridionale dello stadio, qui prendiamo a sinistra per centoventi metri e, più avanti, dopo un altro centinaio di metri ancora a sinistra ed arriviamo alla chiesa di Santa Vittoria. Si tratta di una chiesa del quattordicesimo secolo, che era una chiesa campestre edificata alla periferia di Ossi, e successivamente modificata nel diciassettesimo secolo. Un tempo ormai lontano era il luogo di ardie spericolate e corse sfrenate di cavalli.

Ossi-La chiesa di Santa Vittoria Ossi: chiesa di Santa Vittoria: facciata

La Festa di Santa Vittoria, secondo la tradizione la Santa protettrice di sas baJanas ossia delle ragazze non maritate, si tiene a Ossi il 15 del mese di maggio, preceduta da un triduo preparatorio. La sera della vigilia si tiene la celebrazione della Santa Messa e dei vespri solenni, ed il giorno della festa dalla Santa Messa solenne seguita dalla processione con il simulacro della Santa per le vie del paese.

Il Municipio di Ossi

Ossi: il Municipio di OssiRitorniamo indietro sulla SP3 che era diventata la via Tissi dalla quale avevamo deviato per recarci a visitare lo stadio Comunale. Dopo l’incrocio con la via Olbia, seguiamo la via Tissi verso est per altri duecentotrenta metri, fino a che la via Tissi incrocia sulla destra la via Belvedere, mentre a sinistra si muove la via Europa che si dirige verso sud, e che uscita dall’abitato diventerò poi la SP97bis. Proseguendo verso est, la via Tissi prende il nome di via Roma, che esce dalla zona nuova dell’abitato e porterà nel vecchio centro storico. Seguiamo la via Roma per trecento metri fino ad arrivare, in una rientranza alla sinistra della strada, al civico numero 48, dove si trovano i locali che ospitano il Municipio di Ossi. Nel Municipio si trovano la sua sede, e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese, ossia gli Ufficio demografici, Affari Generali Contratti e Personale, Area Tecnica, Ufficio Tributi, Area Contabile Finanziaria e Tributi, Servizi Sociali, Protocollo e notifiche, Biblioteca, Comando Polizia Municipale Commercio e Turismo, Ufficio Economiato e Gestione del patrimonio, URP ossia Ufficio Relazioni con il Pubblico.

In piazza Gramsci i giardini pubblici con l’Anfiteatro, il Monumento ai Caduti e la Funtana Noa

Ossi-Veduta della piazza GramsciPassato il Municipio, la via Roma svolta verso sud e, dopo circa duecentocinquanta metri, arriva dove sulla destra si apre la piazza del Popolo. Qui la SP3 prosegue verso nord ovest prendendo il nome di via Gavino Luigi Serra e, dopo circa duecento metri, arriva nella Piazza Gramsci, normalmente utilizzata come parcheggio, che ospita durante l’anno anche le principali manifestazioni del paese, e nella quale si trovano i Giardini pubblici di Ossi. All’interno dei Giardini pubblici sono presenti numerosi giochi per i bambini, ed è presente anche, alla sinistra, un Anfiteatro, che però è scarsamente utilizzato per problemi di progettazione, tanto che è prevista la costruzione di un anfiteatro di dimensioni ben più consistenti all’interno del parco di Fundone. All’interno dei Giardini pubblici, al centro, si trova il Monumento ai Caduti di Ossi in tutte le guerre, con una scultura che rappresenta una donna che sorregge il corpo del figlio caduto in guerra.

Ossi-Piazza Gramsci: l’anfiteatro Ossi-Piazza Gramsci: il Monumento ai Caduti

Eravamo arrivati nella piazza Gramsci da sud con la via Gavino Luigi Serra e, una trentina di metri più avanti verso est, arriva da sud est la via Santa Teresa delle Rose. Alla destra della via Santa Teresa delle Rose, subito prima che questa strada sbocchi sulla piazza, si trova la bella fontana chiamata Sa Funtana Noa, ossia la fontana nuova, così chiamata da quando è stata realizzata, ai primi del novecento, che rappresentava il primo biglietto da visita per chi arrivava da Sassari nella parte storica del paese. Una fontana che aveva avuto, un secolo fa circa, una sistemazione che ne aveva fatto un vero e proprio monumento. La struttura è a pianta ottagonale, costruita in pietra viva e ricoperta da una cupoletta, e getta ancora acqua dai suoi quattro rubinetti. Sino agli ultimi anni sessanta era luogo di incontri, dove la sera si andava con le brocche per prendere l’acqua, mentre oggi è solo un punto di riferimento per i forestieri che arrivano in paese per la prima volta.

Ossi-Piazza Gramsci: la Funtana Noa Ossi-Piazza Gramsci: l’abbeveratorio

A breve distanza, subito alla destra nella piazza, si trova l’Abbeveratoio, oggi un pò in degrado e quasi in stato di abbandono, dato che il suo mascherone lascia andare stancamente soltanto un esile rigagnolo, ed è colmo di acqua torbida.

Il Palazzo Baronale che ospita il Museo Etnografico Comunale

Quando, seguendo la via Roma, siamo arrivati in piazza del Popolo, invece di proseguire dritti verso nord ovest con la via Gavino Luigi Serra in direzione dei giardini pubblici, prendiamo la via Statuto che va verso nord est, e dopo una cinquantina di metri, di fronte all’immissione da sinistra della via Brigata Sassari, troviamo sulla destra il Palattu ’e su Barone, ossia il palazzo Baronale. Costruito presumibilmente nella prima metà del seicento, è l’edificio antico di maggior pregio presente ad Ossi, probabile residenza del feudatario locale. É stato recentemente restaurato, ospita il Museo Etnografico Comunale, ed è anche utilizzato per manifestazioni culturali e musicali. Il percorso espositivo si snoda su tre piani dove sono ricostruiti i diversi ambienti rurali del secolo scorso e dove sono esposti, seguendo il senso logico, i diversi strumenti e attrezzi che sono serviti ai nostri nonni per svolgere il faticoso lavoro dei campi o delle botteghe artigianali, e alle nostre nonne, con eguale fatica, per i lavori domestici, la panificazione, la produzione del formaggio, la tessitura, la numerosa famiglia da mandare avanti.

Ossi: il Palazzo Baronale Ossi: il Palazzo Baronale: facciata

Si possono così vedere al piano terra, nel corridoio che conduce al cortile, l’esposizione di alcuni attrezzi che servivano per lavorare la terra, zappe, aratri, i finimenti degli animali da tiro e da soma. Nell’unica stanza al pianterreno il percorso prosegue con l’esposizione degli oggetti utilizzati per la lavorazione dei prodotti della campagna, di antichi pesi e misure, di attrezzi per la produzione di formaggio, vino e olio. Al piano superiore, in quattro distinti locali, sono stati ricostruiti, con mobili e oggetti d’epoca, la cucina e la camera da letto, ossia le stanze che costituivano gli unici locali dell’abitazione contadina, una stanza di disimpegno detta S’Apposentu, dove le massaie cucivano, ricamavano e ricevevano gli ospiti. In un quarto locale si passano in rassegna tutti gli attrezzi utilizzati dal falegname, il fabbro e il calzolaio che risultano essere i mestieri più attestati ad Ossi. Tre mestieri che insieme a quelli del contadino, del pastore, del mugnaio, del muratore, del cestaio, rappresentavano una complessa attività lavorativa che rendeva quasi del tutto autonoma la vita del paese. Il secondo piano ospita infine la sezione archeologica.

Ossi-Palazzo Baronale: interno del Museo Etnografico Ossi-Palazzo Baronale: interno del Museo Etnografico Ossi-Palazzo Baronale: interno del Museo Etnografico

La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo

Ossi-La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo ApostoloProseguendo, la via Statuto sbocca sulla via Guglielmo Marconi dove, al civico numero 1, si trova la seicentesca chiesa di San Bartolomeo Apostolo, che è la chiesa parrocchiale nata precedentemente e riedificata nel primo ventennio del diciassettesimo secolo. Secondo alcune fonti agiografiche, Bartolomeo sarebbe stato martirizzato scorticato vivo, diventando così protettore di beccai e macellai, il cui culto è una tradizione religiosa nata in Catalogna, per poi essere trasmessa anche alla Sardegna, dove i beccai hanno iniziato a venerare lo stesso Santo. La chiesa di San Bartolomeo presenta un’aula a navata unica con la volta a botte lunettata, sulla quale si aprono alcune cappelle laterali.

Ossi: chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: veduta laterale Ossi: chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: facciata Ossi: chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: portale di ingresso Ossi: chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: orologio sopra il portale

Al suo interno conserva preziose statue lignee di Santa Lucia del sedicesimo secolo, di San Bartolomeo e Sant’Antonio Abate del diciassettesimo secolo, del Cristo Risorto del diciottesimo secolo, ed opere del diciannovesimo secolo tra le quali quella di San Francesco d’Assisi, della Madonna del Rosario opera pregiata di Agesilao Flora onorata sino alla metà del novecento da una Confraternita eretta con bolla del beato Pio IX e oggi dissolta, di San Giuseppe unica sopravvissuta delle tante opere che il frate artista Antonio Cano, e diverse altre. Custodisce inoltre alcuni importanti dipinti tra i quali degna di nota è la magnifica pala con il Cristo crocefisso e Santi con le Anime purganti, ed anche il dipinto che rappresenta il Martirio di San Gavino, San Proto e San Gianuario del pittore napoletano Gerolamo Ruffino.

Ossi: chiesa parrocchiale di San Bartolomeo: interno Ossi: chiesa parrocchiale di San Bartolomeo: l’altare Ossi: chiesa di San Bartolomeo: statua di San Bartolomeo sopra l’altare Ossi: chiesa di San Bartolomeo: statua di San Bartolomeo per la processione Ossi: chiesa di San Bartolomeo: statua di Sant’Antonio Abate Ossi: chiesa di San Bartolomeo: statua del Cristo Risorto Ossi: chiesa di San Bartolomeo: 'Il Martirio di San Gavino' di Gerolamo Ruffino

Ossi-Festa di San Bartolomeo ApostoloA Ossi il 24 agosto si tiene la Festa patronale di San Bartolomeo, preseduta l’antivigilia da esibizioni di artisti di strada, installazioni urbane, giochi per bambini, esposizioni di artisti e artigiani locali, musica e stand gastronomici. Il pomeriggio della vigilia si celebra la Santa Messa ed i vespri solenni, ed il giorno della festa liturgica del Santo, le Messe seguite dalla Messa solenne celebrata con il panegirico. Il pomeriggio si tiene una nuova Messa solenne accompagnata dal Coro Boghes Noas di Ossi, alla quale segue la processione che porta il simulacro del Santo per le vie del paese, con la partecipazione di gruppi folkloristici, dei tamburini e trombettieri di Oristano, dalla Banda musicale di Ossi, dalle Arciconfraternite, dai comitati delle Feste con le bandiere, dalle associazioni parrocchiali, dai cavalieri di Ossi. Oltre a questi riti religiosi, sono diverse le manifestazioni civili che si svolgono nel centro dell’abitato.

Su una pareta accanto alla chiesa parrocchiale sono affisse le lapidi commemorative dei Caduti in guerra

Guardanto la facciata della chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, sul muro a sinistra sono affisse Lapidi commemorative dei Caduti di Ossi in guerra, realizzate dallo scultore Antonio Usai tra il 1920 ed il 1925. Si tratta di una serie di tre lapidi in marmo scolpito e inciso, con applicazioni bronzee raffiguranti una stella e una corona d’alloro nella prima, due gladi con scudi e un ramo di palma nella seconda con i nomi dei morti in combattimento nella Prima Guerra Mondiale, mentre la terza lapide riporta i nomi dei dispersi e dei morti in conseguenza della guerra. Alla seconda lapide Caduti è stata in seguito aggiunta un’incongrua croce in travertino, in basso a destra.

Ossi: il muro di laro all’ingresso della chiesa parrocchiale Ossi-Le lapidi commemorative dei Caduti in guerra

L’opera ha subito, di recente, una serie di modifiche, dovute alla risistemazione dell’area per l’aggiunta di due lapidi in marmo a ricordo dei Caduti della Seconda Guerra Mondiale, e le lapidi originarie sono state spostate rispetto alla loro collocazione iniziale, che era però più armonica.

L’oratorio della Santa Croce

Costeggiando la fiancata desta della chiesa, prendiano a sinistra la via Giovanni Maria Angioy, la seguiamo per circa duecentocinquanta metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo verso nord la salita Cagliari che, in un centinaio di metri, ci porta in una piazza nella quale, sulla destra, si affaccia l’oratorio della Santa Croce. È l’unica chiesa storicamente documentata all’interno del centro abitato assieme alla chiesa parrocchiale, è stata ampliata allo scorcio dell’ottocento ingrandendo un primitivo impianto di stile tardo gotico catalano. Attualmente non è aperta la cripta sottostante, e vi sono stati seri danneggiamenti nei restauri come la perdita della balaustra, del pulpito ligneo, degli altari laterali e della cantoria lignea. Al suo interno conserva alcuni pregiati simulacri appartenenti alla chiesa parrocchiale, tra i quali la settecentesca Madonna della Concezione e la pregevole Addolorata di bottega leccese. Appartengono all’oratorio, invece, il crocefisso dell’altare maggiore del primo novecento, in sostituzione di un precedente del 1667 disperso, e un pregiato simulacro settecentesco raffigurante Sant’Isidoro Agricoltore.

Ossi-L’oratorio della Santa Croce Ossi-oratorio della Santa Croce: facciata Ossi-oratorio della Santa Croce: la croce sulla sommità della facciata

Presso questo oratorio dalla metà del sedicesimo secolo officia l’Arciconfraternita della Santa Croce, composta da un ramo maschile e uno femminile, guidati entrambi da un priore, particolarmente attiva nei suggestivi riti della Settimana Santa, che un tempo partecipava ai cortei funebri e a diverse processioni annuali come le rogazioni.

Il Cimitero di Ossi

Arrivati con la salita Cagliari all’oratorio della Santa Croce, proseguiamo verso nord ovest sulla via Vittorio Emanuele, dopo centotrenta metri svoltiamo a destra in via Giuseppe Mazzini e, percorsa appena una trentina di metri, a sinistra nella via Giuseppe Garibaldi che, dopo centosettanta metri, sbocca sulla via Sa Niera, alla sinistra della quale si affaccia l’ingresso del Cimitero Comunale di Ossi.

Ossi-Cimitero Comunale: ingresso Ossi-Cimitero Comunale: interno

Gli impianti sportivi in località litterai

Prendiamo la strada che costeggia sulla destra il Cimitero verso sud est, che è via Sa Niera, dopo centosettanta metri svoltiamo a sinistra nella via San Leonardo che porta in direzione della località litterai. Percorsi seicentocinquanta metri lungo la via San Leonardo, appena usciti dall’abitato, poco prima che questa strada sbocchi sulla circonvallazione di Ossi, vediamo alla sinistra della strada gli Impianti Sportivi di litterai, che comprendono quello che era un campo da Calcio ma non è più utilizzato, ed una tensostruttura che contiene un Campo sportivo polivalente al chiuso, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spattatori, nel quale è possibile praticare come discipline il calcetto, ossia il calcio a cinque, e la pallavolo. In questo campo polivalente si allena la squadra Smeralda Pallavolo.

Ossi: impianti Sportivi di litterai: esterno del campo polivalente al chiuso Ossi: impianti Sportivi di litterai: interno del campo polivalente al chiuso

L’importante Nuraghe ed il villaggio nuragico di Sa Mandra ’e Sa Giua

Prendiamo la strada che costeggia sulla destra il Cimitero verso sud est, che è via Sa Niera, proseguiamo per centosettanta metri poi svoltiamo un poco verso sinistra in direzione est sulla via Tevere. Percorsi quasi trecento metri lungo la via Tevere, svoltiamo a sinistra in via Flumendosa e poi, dopo una cinquantina di metri, a destra nella via Nuraghe, che ci porta alla periferia del paese, dove si può ammirare il Nuraghe Sa Mandra ’e Sa Giua, un Nuraghe monotorre edificato in materiale indeterminato a 376 metri di altezza, che si trova inglobato tra le case nel moderno quartiere di litterai, nella periferia orientale dell’abitato.

Ossi: il Nuraghe Sa Mandra ’e Sa Giua Ossi-Nuraghe Sa Mandra ’e Sa Giua: veduta interna Ossi-Nuraghe Sa Mandra ’e Sa Giua: veduta interna

Ossi-Nuraghe Sa Mandra ’e Sa Giua: bronzetto del capo tribùAccanto al Nuraghe, verso est, si trovano i resti del Villaggio nuragico di Sa Mandra ’e Sa Giua, che comprendeva diverse capanne ben costruite, con vasche, canali di scolo e forni, e che ha restituito reperti di notevole valore, comunque le costruzioni edificate attorno al Nuraghe ed al villaggio non ne permettono una facile lettura. Gli scavi hanno rinvenuto all’interno del Nuraghe e nel villaggio una cospicua quantità di bronzi, fondi di fusione in rame, bronzo e ferro, asce a margini rialzati e una figura di Capo Tribù che oggi è esposto nel Museo nazionale archeologico ed etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari. Questi ritrovamenti devono avere un profondo legame con una struttura adibita a fornace, ma più sentito è il rapporto che devono avere con la bella capanna circolare indicata come la Casa del pane, realizzata con una raffinata messa in opera opera isodoma, il cui nome è stato suggerito dalla presenza del forno vicino ad essa. Restituita dallo scavo alla fine degli anni settanta del novecento, in prossimità dei conci di contorno al sedile circolare è presente una grossa vasca anch’essa semicircolare, ed anche qui ad Ossi, visti i ritrovamenti dei bronzi, si può azzardare la presenza di un importante centro cultuale di fine epoca nuragica, struttura che si inserisce tra gli edifici dedicati al culto delle acque.

Ossi-Villaggio Sa Mandra ’e Sa Giua: resti del villaggio Ossi-Villaggio Sa Mandra ’e Sa Giua: resti del villaggio Ossi-Villaggio Sa Mandra ’e Sa Giua: la casa del pane Ossi-Villaggio Sa Mandra ’e Sa Giua: la casa del pane

Visita dei dintorni di Ossi

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate, nei dintorni di Ossi si trovano numerosi importanti siti archeologici. Dopo aver visto il suo centro iniziamo ora la visita dei dintorni di Ossi, dove ci recheremo a vedere anche le principali Chiese campestri.

I resti della Domus de janas di littos longos

Il volume 'Le necropoli ipogeiche di S’Adde ’e Asile e Noeddale'Entrati in Ossi con la SP3, dalla via Tissi prima che questa strada diventi la via Roma prendiamo verso sud la via Europa, la seguiamo per quattrocentocinquanta metri fino a che, passata la piazza Alcide De Gasperi, la prosecuzione della via Europa assume il nome di via Grazia Deledda, che quando uscirà dall’abitato diventerà la SP97bis. Dopo altri circa quattrocentocinquanta metri lungo la via Grazia Deledda, prendiamo a destra la via littos longos, la seguiamo per trecentocinquanta metri, poi svoltiamo leggermente a sinistra e, in una cinquantina di metri, troviamo alla sinistra della strada il cartello che indica la Domus de janas di littos longos, che si tratta all’interno di una prorietà privata. La tomba è costituita da un dromos trapezoidale di circa nove metri, comunicante con un padiglione cui segue una anticella, un vano centrale di disimpegno dal quale si accede ad altre quattro celle, delle quali due sullo stesso asse e intercomunicanti, mentre altre due si aprono isolate in altrettante pareti del vano. La struttura originale si rifà allo schema a T, ma in seguito all’ampliamento dell’area abitativa, la stanza principale è stata ribassata dando accesso a tre portelli per gli altri ambienti.

Ossi-Domus de janas di littos longos: planimetria Ossi-Domus de janas di littos longos: ingresso Ossi-Domus de janas di littos longos: interno

Le pareti laterali del padiglione, sono decorate da una cornice in rilievo piatto, erosa, che ne delimita il perimetro formando due ampi pannelli quadrangolari. Sono presenti al suo interno delle corna taurine che danno valenza artistica all’ambiente. I muri sono completamente lisci e mostrano residui di ocra rossa che simboleggiava vitalità e fervore.

Ossi-Domus de janas di littos longos: statuina a placca traforataOssi-Domus de janas di littos longos: statuina femminileNel lungo corridoio esterno e nella cella di fondo sono stati rinvenuti numerosi reperti, tra i quali una statuina a placca traforata ed una statuina femminile, che oggi sono conservate presso il Museo nazionale archeologico ed etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari. In nessun altro contesto esiste, come in questa tomba, una perfetta coerenza stilistica, improntata a geometrismo a quadro manifesto nel bilanciato assetto architettonico dei vani di preciso taglio quadrangolare, nel rigido profilo ortogonale dei corniformi costituenti l’addobbo simbolico e delle statuine a netta placca di busto traforato. La tomba è stata oggetto di uno scavo archeologico ad opera di Alberto Moravetti nel 1985.

L’ipogeo è stato ascritto interamente alla cultura Ozieri, che si è sviluppata nel Neolitico Finale che si è sviluppato secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 ed il 2800 avanti Cristo.

I resti della necropoli di Noeddale

Il volume 'Le necropoli ipogeiche di S’Adde ’e Asile e Noeddale'Dal centro di Ossi, prendiamo verso sud la via Grazia Deledda, che uscita dall’abitato diventerà la SP97bis. Percorsi circa trecento metri da dove avevamo preso la via littos longos, appena fuori dal paese, lasciamo l’auto lungo il primo viottolo sulla destra. Proseguiamo a piedi lungo questo viottolo per cento metri, il sentiero gira a sinistra e dopo altri trecento metri iniziamo a costeggiare la parete calcarea sulla quale vediamo le prime tombe. Più avanti si trova l’area archeologica recintata. L’importante Necropoli di Noeddale si localizza presso il margine occidentale di una sella che degrada con notevole dislivello a ovest, sulla vallata di Sae. è costituita da sei ipogei, tre dei quali scavati su un affioramento calcareo lievemente inclinato, uno su una bassa parete sottostante, e altri due su fronte di roccia più alta. Due ipogei sono preceduti da brevi dromoi.

La principale è la Tomba 1, o Tomba della casa, così chiamata perché all’interno è stata scolpita una meravigliosa riproduzione di un tetto di capanna, e presenta quindi diversi elementi che riproducono le abitazioni preistoriche, con l’imitazione del soffitto a doppio spiovente, con travetti, pilastri e lesene. La tomba è preceduta da un corridoio o dromos, è scavata orizzontalmente, e comprende undici vani con disposizione asimmetrica.

Ossi-Necropoli di Noeddale: planimetria della tomba 1 detta Tomba della casa Ossi-Necropoli di Noeddale: interno della tomba 1 detta Tomba della casa Ossi-Necropoli di Noeddale: interno della tomba 1 detta Tomba della casa Ossi-Necropoli di Noeddale: interno della tomba 1 detta Tomba della casa

Anche la Tomba 2, o Tomba delle Spirali, è preceduta da un dromos e scavata orizzontalmente. Presenta sei vani di cui tre disposti longitudinalmente e tre trasversalmente. Nell’antecella è presente un motivo a rilievo raffigurante due coppie di corna che sovrastano un motivo spiraliforme originariamente doppio. Anche in questa sepoltura sono presenti elementi a rappresentazione del soffitto, con travetti ed una falsa porta.

Ossi-Necropoli di Noeddale: planimetria della tomba 2 detta Tomba delle spirali Ossi-Necropoli di Noeddale: interno della tomba 2 detta Tomba delle spirali Ossi-Necropoli di Noeddale: interno della tomba 2 detta Tomba delle spirali Ossi-Necropoli di Noeddale: interno della tomba 2 detta Tomba delle spirali

La Tomba 3 è in cattivo stato di conservazione per il crollo di una parte del settore anteriore che ha sezionato ben tre vani, ora a cielo aperto. Consta di un breve invito cui segue un’anticella, quindi un ampio ambiente ove, a sviluppo centripeto, si aprono sei vani sopraelevati.

Ossi-Necropoli di Noeddale: planimetria della tomba 3 Ossi-Necropoli di Noeddale: interno della tomba 3 Ossi-Necropoli di Noeddale: interno della tomba 3

Alla Tomba 4 si accede attraverso una larga imboccatura, e la tomba attualmente consta di un grande vano rettangolare con piano pavimentale occluso da terra e pietrame; a destra, sopraelevato, è una piccolo cella della quale sono state abbattute le pareti, attiguo a un ambiente con dimensioni simili. Ambedue presentano pianta irregolare di gusto curvilineo. La Tomba 5 è scavata in un basso costone roccioso con fronte a ovest, che si affaccia sul sentiero che dalla fonte di Noeddale conduce alla necropoli, ottanta metri a nord dell’area recintata ove insistono le altre tombe. Attualmente ad essa si accede attraverso una larga apertura rettangolare, e sul fronte della roccia è stata rilevata una canaletta angolare ora non apprezzabile, che si ritiene servisse ad ovviare allo scolo delle acque piovane sull’ingresso, e che si interpreta quale rappresentazione schematica del tetto a doppio spiovente delle capanne dei vivi. Immette in un vasto ambiente rettangolare ove soffitto e pavimento sono stati manomessi. Un centinaio di metri di distanza dalla tomba 5 più a nord, passata la fonte di Noeddale, si trovano i pochi resti della Tomba 6.

Ossi-Necropoli di Noeddale: la tomba 4 Ossi-Necropoli di Noeddale: la tomba 5 Ossi-Necropoli di Noeddale: la tomba 6

Ossi-Necropoli di Noeddale: bronzetto di epoca romana raffigurante ErcolePresso la Necropoli delle tombe a Domus de janas di Noeddale è stato ritrovato un bronzetto, di epoca romana, raffigurante Ercole, oggi conservato presso il Museo nazionale archeologico ed etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari. Il sepolcro è stato oggetto di diverse esplorazioni da parte degli archeologhi Giuseppe Chelo tra il 1952 ed il 1957, Ercole Contu nel 1966, Giovanni Lilliu nel 1963 e nel 1980, e Giuseppa Tanda nel 1977 e nel 1984. In una di queste, nel 1986, venne rinvenuto materiale scheletrico che, sottoposto ad accurato esame antropologico e molecolare, ha permesso di accertare l’avvenuta frequentazione del sito da almeno 46 individui diversi. Il primo impianto della necropoli viene ascritto al Neolitico Recente che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4200 ed il 4000 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3400 ed il 3200 avanti Cristo, mentre i successivi interventi restano collocati esclusivamente nelle diverse fasi della Cultura di Ozieri. Lunghissimo sarebbe invece il lasso di tempo della sua frequentazione che si protrarrebbe sino all’età del Bronzo Antico.

I ruderi della chiesa campestre di Nostra Signora di Silvaru o Sivaru

Proseguiamo sulla SP97bis verso sud per circa due chilometri e settecento metri, arriviamo dove prendiamo una deviazione sulla destra. Dopo quasi due chilometri e mezzo, troviamo una sterrata a sinistra che ci conduce nelle campagne del paese ai ruderi della chiesa campestre di Nostra Signora di Silvaru, la quale veniva anticamente chiamata di Sivvaru, come documentato dal Condaghe di San Pietro di Silki, dal nome del villaggio scomparso nel quale era stata realizzata. La chiesa è stata edificata nei primi anni del duecento in forme romaniche, le sue dimensioni sono modeste e, come per la maggior parte delle Chiese romaniche del sassarese, il paramento interno ed esterno dell’edificio è costituito da blocchi di calcare bianco. I blocchi tagliati a spigolo vivo, realizzano un’opera quadrata a filari regolari, a tratti non unitari. La facciata dell’edificio è monocuspidata e presenta un portale architravato, sormontato da un arco a tutto sesto e larghe paraste. Del campanile a vela rimangono solo i piedritti e, nella parte destra, la cornice e il peduccio. L’edificio è mononavata a pianta longitudinale, chiusa ad est dall’abside. L’aula presenta pochi ornamenti, l’unica eccezione è la cornice che segna l’imposta della volta a botte, che si ritiene sia stata fatta successivamente. Una monofora si apre nel lato nord del presbiterio e un’altra nell’abside.

Ossi-Ruderi della chiesa campestre di Nostra Signora di Silvaru: facciata Ossi-Ruderi della chiesa campestre di Nostra Signora di Silvaru: interno verso il portale di ingresso Ossi-Ruderi della chiesa campestre di Nostra Signora di Silvaru: interno verso l’abside

Al suo interno si venerava, sino a tutto l’ottocento, un’antica icona della Madonna del Bosco, venerata anche nella cattedrale di Sassari e trasportata ad Ossi nel primo ottocento, da tempo dispersa. Nel 2003 si è deciso di intervenire per consolidarne la facciata, ed oggi tutti possono ammirare i resti della chiesa. Durante i lavori sono state riportate alla luce due sepolture medioevali sul lato orientale della chiesa adiacenti l’abside, che hanno restituito anche alcuni oggetti devozionali.

I pochi ruderi della chiesa campestre di Santa Margherita d’Antiochia

Dopo la deviazione, torniamo sulla SP97bis e la riprendiamo verso est, la seguiamo per poco meno di due chilometri, poi si vedono alla destra della strada i pochi ruderi della chiesa campestre di Santa Margherita d’Antiochia, il cui culto era giunto in Sardegna durante il controllo bizantino. Ossi: i pochi ruderi della chiesa campestre di Santa MargheritaLa chiesa è stata edificata intorno alla metà del tredicesimo secolo, probabilmente su un preesistente edificio, durante il periodo di massima espansione del villaggio. Si tratta dei resti di una piccola chiesa medioevale, titolare del del villaggio scomparso di Magar nel quale era stata realizzata. Era a navata unica, absidata, con un elegante campanile a vela e la facciata impreziosita da archeggiature trilobate o a doppia ghiera con mensole a interessanti decori fito ed antropomorfi. Sino alla metà degli anni ottanta del novecento, si poteva ammirare la facciata intatta assieme a resti dell’abside e dei muri perimetrali. Sino a qualche anno fa la facciata era ancora integra tanto che ne è rimasta la documentazione fotografica, ma nel dicembre del 1990 ne è crollata la metà.

I resti della tomba a corridoio di Ena ’e Muros

Ossi-Resti della tomba a corridoio di Ena ’e MurosProseguiamo sulla SP97bis e, dopo circa centocinquanta metri, passato il cartello indicatore del chilometro 5, troviamo la deviazione sulla sinistra per la necropoli di S’Adde ’e Asile. Prendiamo questa deviazione e la seguiamo per settecentocinquanta metri, poi prendiamo una traversa sulla sinistra in direzione del Nuraghe Santu Maltine che, in circa centocinquanta metri, ci porta alla Tomba a corridoio di Ena ’e Muros una tomba megalitica a poliandro che è stata parzialmente danneggiata nel novebre del 2007. La tomba è di forma trapezoidale, con lastre di calcare infisse a coltello e coperta con lastre in pietra mobili che erano presenti durante gli scavi ma sono successivamente sparite. Negli scavi archeologici sono stati ritrovati due pugnaletti in bronzo a foglia, che oggi sono conservati nel Museo nazionale archeologico ed etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari.

Verso la necropoli di S’Adde ’e Asile si vedono il monte Corona ’e Teula ed i resti del Nuraghe Brunuzzu

Tornati indietro dalla traversa che ci ha portato alla tomba a corridoio, proseguiamo per circa trecento metri e, seguendo l’indicazione, prendiamo una sterrata sulla sinistra. Proseguiamo fino a un bivio, dove prendiamo la strada che sale verso destra e proseguiamo per alcuni chilometri fino a raggiungere un abbeveratoio, chiamato la fonte di Piogosa. Ossi-Resti del Nuraghe BrunuzzuDa qui prendiamo la strada a sinistra dell’abbeveratoio, percorriamo circa trecento metri e giriamo quindi a sinistra, su una strada sterrata abbastanza stretta. Dopo circa quattrocento metri arriviamo davanti all’ingresso di una proprietà privata, dove è possibile lasciare l’auto. L’accesso al sentiero che porta alla Necropoli di S’Adde ’e Asile è sulla sinistra rispetto all’ingresso privato, e lungo il sentiero si vede alla sinistra il Monte Corona ’e Teula, alto 504 metri, ed alla destra i resti del Nuraghe Brunuzzu, un Nuraghe semplice costruito in pietra calcare a 414 metri di altezza, che attualmente ha un’altezza di circa tre metri. Colpisce a prima vista il basamento composto da massi poligonali di prima maniera, perfettamente squadrati e levigati ed incastrati in modo certosino. Intorno al Nuraghe, nonostante lo spietramento, sono visibili varie strutture relative all’insediamento nuragico ad esso pertinente.

I resti della necropoli di S’Adde ’e Asile

Il volume 'Le necropoli ipogeiche di S’Adde ’e Asile e Noeddale'I resti della Necropoli di S’Adde ’e Asile si sviluppano lungo le pendici meridionali del monte Corona ’e Teula. La necropoli è costituita da undici Domus de janas complete e due solo iniziate, ed in essa si individuano due raggruppamenti. Il principale, a pochi metri dal tratto di Sas Raininas, nel quale si trovano la tomba delle Clessidre, la tomba con Coppella, la tomba delle Finestrelle, la tomba Monocellulare, oltre anumerose altre tombe. Circa trecento metri a nord est rispetto a queste tombe si localizzano, vicine tra loro, la tomba Maggiore e la tomba dell’Ovile. La tipologia degli ipogei è varia ma con una tendenza all’articolazione degli impianti planimetrici. Nella necropoli sono presenti, inoltre, anche due tombe a prospetto architettonico, che sono la tomba di Brunuzzu e la tomba Corona ‘e Teula.

A circa trenta metri a est dell’ingresso alla Necropoli, a mezza costa del pendio meridionale del Monte Corona ‘e Teula, in un basso bancone calcareo, si trova la Tomba 1 o Tomba delle Clessidre, che comprende dieci ambienti. Si tratta di un ipogeo pluricellulare con ingresso costituito da un dromos provvisto di invito, cui segue un’anticella, ove si sviluppano lateralmente due vani, e quindi un vasto vano centrale nel quale si apre, a sinistra, una cella sopraelevata e a destra l’ingresso all’ala orientale del sepolcro, che consta di cinque ambienti. La tomba ha il suo nome dato che le pareti presentano dei motivi geometrici a rilievo.

Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: ingresso della tomba 1 detta Tomba delle Clessidre Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 1 detta Tomba delle Clessidre Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 1 detta Tomba delle Clessidre Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 1 detta Tomba delle Clessidre

A circa trentacinque metri di distanza dalla Tombe delle Clessidre, verso nord est, si trova la Tombe 2 o Tomba con Coppella, che consta di tre vani disposti lungo l’asse longitudinale, mentre un quarto ambiente presenta sviluppo obliquo alla terza cella. Il portello presenta luce rettangolare, decentrata rispetto alla cornice. La tomba è così chiamata per la presenza di una coppella al centro del pavimento dell’anticella, di pianta quadrangolare con gli angoli arrotondati, e presenta nelle pareti cornici inquadranti pannelli ribassati, decorati con un motivo geometrico iterato.

Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: ingresso della tomba 2 detta Tomba con Coppella Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 2 detta Tomba con Coppella Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 2 detta Tomba con Coppella

All’estremo limite meridionale dell’area funeraria, si trova la Tomba 3 detta Tomba a Trifoglio, che consta di un vano ovale sul cui lato di fondo si aprono due cellette attigue. Sulla parete di fondo si aprono due portelli a luce quadrangolare, muniti di rincasso, separati da una lesena che si conclude con un abaco, sormontati da un doppio corniforme. Il vano a destra presenta piante circolare con pareti a profilo curvilineo aggettanti sul soffitto piano, che presenta ampi cedimenti. Stesse caratteristiche presenta il vano attiguo, di minori dimensioni. La presenza di una tomba del cosiddetto tipo a trifoglio non trova altri esempi sul territorio, dato che questa tipologia è documentata solo nelle necropoli del Sulcis Iglesiente. In un suo vano, sotto un primo strato di pietre di piccole e medie dimensioni, sono stati individuati resti ossei pertinenti ad almeno cinque individui, sepolti in deposizione secondaria, accanto ad un corredo funerario di Cultura Bonnanaro. Lo strato poggiava direttamente su resti ossei e frammenti ceramici relativi a due bicchieri, con forme tipiche della Cultura del Vaso Campaniforme.

Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: Tomba 3 detta Tomba a trifoglio Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 3 detta Tomba a trifoglio

A una ventina di metri di distanza dalla tomba delle Clessidre, verso sud est, in un basso balcone calcareosi trova la Tombe 4 o Tomba delle Finestrelle, un vasto ipogeo a proiezione longitudinale con pianta base a T, che consta di otto vani, con sei celle secondarie disposte tre per lato della cella maggiore.Vi si accede attraverso un portello rettangolare e il soffitto è a forma di spicchio sferico. Il portello d’accesso alla cella maggiore, munito di rincasso e cornice, è sovrastato da duplici corna a barca, ed ai lati si osservano pannelli quadrangolari ribassati, inquadrati da cornice, con angoli ben marcati.

Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: planimetria della tomba 4 detta Tomba delle Finestrelle Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: ingresso della tomba 4 detta Tomba delle Finestrelle Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: anticella decorata con riquadri e lesene della tomba 4 detta Tomba delle Finestrelle Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: portello di accesso alla cella maggiore della tomba 4 detta Tomba delle Finestrelle

La Tomba 5 o Tomba Monocellulare si trova in un basso balcone calcareo a circa cinquanta metri a sud est della tomba delle Finestrelle. A precedere il portello, di luce quadrangolare, si trova un breve padiglione con soffitto arcuato. La cella è a pianta semicircolare con pareti aggettanti verso il soffitto piano.

Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: planimetria della tomba 5 o Tomba Monocellulare Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: ingresso della tomba 5 o Tomba Monocellulare Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 5 o Tomba Monocellulare

La prima è la Tomba 6 detta Tomba di Corona ’e Teula si trova in un balcone calcareo con fronte a sud, all’estremo occidentale della necropoli a circa duecento metri a nord est rispetto al Nuraghe Brunuzzu, ed a circa centocinquanta metri a nord ovest dalla tomba 1. L’edificio è a prospetto architettonico ma con una planimetria articolata. E’ costituito da un vano dove sul lato sinistro si apre un secondo ambiente sopraelevato e nella parete laterale destra, si apre un altro vano, al quale non si può accedere per via della presenza di materiale crollato. La facciata è particolarmente deteriorata per fenomeni di erosione, tanto che il motivo della porta stele è appena leggibile e manca della parte soprastante. L’ingresso, decentrato rispetto al fronte di roccia, è sopraelevato rispetto al piano di campagna, ed preceduto da un breve corridoio. La parte inferiore della stele è stata manomessa e si può solo intuire la presenza della fascia che la divide dalla lunetta, incompleta nella parte superiore.

Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: planimetria della tomba 6 detta Tomba di Corona ’e Teula Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: ingresso della tomba 6 detta Tomba di Corona ’e Teula Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 6 detta Tomba di Corona ’e Teula Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 6 detta Tomba di Corona ’e Teula

Circa trecento metri a nord est si localizzano, vicine tra loro, la tomba Maggiore e la tomba dell’Ovile. All’estremo settentrionale della Necropoli, in un bancone calcareo, è stata scavata in alto la Tomba 7, un ipogeo a proiezione longitudinale che è chiamata la Tomba Maggiore. La tomba deve la sua denominazione all’imponente sviluppo planimetrico che la rende la più grande di tutta la Sardegna, dato che il monumento è costituito da ventuno ambienti dove si distinguono quattro nuclei, frutto di diversi interventi di ampliamento. Il nucleo centrale è costituito da anticella e una grande cella; iI nucleo laterale destro che si apre sull’anticella è composto da tre vani quadrangolari; iI nucleo laterale destro che si apre sulla grande cella è composto da dieci ambienti di varia forma e dimensione, con banconi e vani sopraelevati, gradini, nicchie e setti divisori; il nucleo laterale sinistro che si apre sulla cella principale è costituito da quattro celle secondarie. All’interno della tomba sono presenti diciotto protomi taurine e molti altri elementi decorativi.

Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: planimetria della tomba 7 detta Tomba Maggiore Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: ingresso della tomba 7 detta Tomba Maggiore Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: ingresso della tomba 7 detta Tomba Maggiore Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 7 detta Tomba Maggiore Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 7 detta Tomba Maggiore Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 7 detta Tomba Maggiore Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: protomi taurine nella tomba 7 detta Tomba Maggiore

Ubicata al centro dell’alto bancone calcareo, circa venti metri a sud della tomba Maggiore, è presente la Tomba 8 o Tomba dell’Ovile, facilmente identificabile per le enormi dimensioni dell’accesso dovute all’abbattimento della parete anteriore. Lo schema planimetrico è rilevabile solo in parte in quanto nel settore occidentale dell’ipogeo le pareti sono state abbattute e i piani pavimentali abbassati per renderla funzionale al ricovero del bestiame, per il quale era utilizzata sino a tempi recentissimi. Nel raggruppamento principale della necropoli è presente anche la più piccola Tomba 9, che si trova all’estremo nord orientale del raggruppamento principale, a un centinaio di metri a sud ovest rispetto alla tomba dell’Ovile.

Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: planimetria della tomba Tomba 8 detta Tomba dell’Ovile Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: ingresso della tomba 8 detta Tomba dell’Ovile Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: interno della tomba 8 detta Tomba dell’Ovile Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: ingresso della tomba 9 Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: ingresso della tomba 9

La Tomba 10 detta Tomba di Brunuzzu è a prospetto architettonico, si trova a una quarantina di metri a sud rispetto alla tomba 9, in un basso balcone calcareo. È la tomba che meglio si conserva per quanto concerne questa tipologia che, oltre all’esedra con stele centinata al centro, riproduce perfettamente il caratteristico tumulo superiore con i tre fori presso il fronte, utilizzati per infiggervi dei piccoli betili. L’interno è costituito da un corridoio che porta ad un grande vano rettangolare con angoli arrotondati, e sopra questo ambiente si aprono due nicchie a pianta semicircolare sul lato sinistro e una sul lato destro.

Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: planimetria della tomba 10 detta Tomba di Brunuzzu Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: ingresso della tomba 10 detta Tomba di Brunuzzu Ossi-Necropoli di S’Adde ’e Asile: una nicchia della tomba 10 detta Tomba di Brunuzzu

Oltre alle tombe descritte, nel raggruppamento principale della necropoli sono presenti anche due tombe più piccole, delle quali la prima è la tomba 9 che abbiamo già descritta, e la seconda è la Tomba 11, che si trova una ventina di metri a nord est rispetto alla tomba 2, ed una sessantina di metri ad ovest rispetto alla tomba di Brunuzzu. Con la descrizione di questa undicesima tomba abbiamo concluso la descrizione della Necropoli di S’Adde ’e Asile.

La necropoli di S’Adde ’e Asile è stata segnalata per la prima volta nel 1969 da Ercole Contu che vi la individuato otto ipogei, dandone una brevissima notizia, e qualche anno dopo i due ipogei del tipo a prospetto architettonico, ovvero la tomba di Brunuzzu e la tomba Corona ’e Teula, sono stati catalogati da Editta Castaldi. Intanto vari studiosi, a più riprese, si sono occupati di diverse tombe. I primi ed unici scavi nel sito sono stati effettuati solo nel 1984, nell’ambito di una collaborazione tra la Soprintendenza Archeologica di Sassari con l’Istituto d’Antichità e Arte dell’Università degli studi di Sassari, diretto da Alberto Moravetti. Il lunghissimo arco di tempo nel quale le tombe sono state utilizzate, che nella gran parte dei casi spazia dal Neolitico Recente all’età del Bronzo Antico, solo in rari casi, per quanto è noto, ha consentito che vi si conservassero reperti, sempre frammentari per i reiterati riutilizzi, riferibili alla Cultura di Ozieri, alla quale si ascrive generalmente l’escavazione delle tombe.

I resti della necropoli di Mesu ’e Montes

Il volume 'La necropoli di Mesu ’e Montes'Torniamo indietro sulla SP97bis. Dopo aver effettuato la visita alla chiesa campestre di Santa Margherita, proseguiamo sulla SP97bis e, dopo poco più di 150 metri, passato il cartello indicatore del chilometro 5, troviamo la deviazione sulla sinistra per la necropoli di S’Adde ’e Asile. Questa volta la evitiamo e proseguiamo per poco più di tre chilometri, fino al chilometro 8.2 dove, dopo una curva e prima di un muro in cemento armato, svoltiamo a sinistra in una stradina bianca. Lasciata l’auto proseguiamo per seicento metri, finche si vedono su un costone calcareo i resti della Necropoli di Mesu ’e Montes. La necropoli è costituita da ben diciotto Domus de janas pluricellulari scavate nelle pendici calcaree sud orientali del monte Mamas, prospiciente il monte Mannu, in una posizione particolarmente elevata che permette un ampio dominio della valle sottostante. In passato il sito è stato in parte recuperato, e le tombe sono state numerate. Alcune riproducono le particolarità delle abitazioni prenuragiche, i soffitti delle camere imitano i tetti delle abitazioni neolitiche. Nel pavimento di alcune tombe si possono vedere i resti di un focolare formato da tre pietre.

Ubicata nell’estremità sud occidentale del costone, si trova la Tomba 1, che consta di dodici ambienti disposti secondo uno schema planimetrico a T. L’ingresso, orientato a sud est, è preceduto da un breve invito scavato nella roccia che introduce nell’anticella. Lo schema è stato ampliato con celle aperte in corrispondenza dell’asse trasversale del terzo ambiente.

Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 1 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 1 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 1

La Tomba 2 è ben nota nella letteratura archeologica per l’insolita concentrazione e varietà di decorazioni architettoniche e simboliche. è situata nel settore occidentale della necropoli, dieci metri a nord est della tomba 1, e consta di dodici vani disposti secondo uno schema planimetrico a T, variato da celle aperte in corrispondenza dell’asse trasversale del secondo ambiente.

Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 2 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 2 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 2 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 2 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 2

La Tomba 3 è ubicata circa cento metri a nord est della tomba 2, nella parte alta del costone, costituisce uno dei due esempi di tombe a prospetto architettonico della necropoli. L’esterno, meglio conservato rispetto al resto del sepolcro, presenta il fronte di roccia arcuato. Il motivo prospettico a lunetta è diviso dallo schema inferiore tramite una fascia, ed è stato ampiamente manomesso per renderne più agevole l’ingresso. Un taglio arcuato crea una grande nicchia a spicchio di sfera, in cui si riconoscono residue tracce del tumulo con evidenti resti dei consueti tre fori ove si suppone venissero alloggiati tre piccoli betili. La Tomba 4 è ubicata leggermente più a sud rispetto alla tomba 3, in un basso banco roccioso a sviluppo orizzontale situato ai piedi del costone occidentale. Attualmente si conserva solo la parte posteriore di questo ipogeo pluricellulare, del quale sono visibili solo quattro aperture su una parete rettilinea incassata tra due brevi lati, ostruite dal riempimento, a poche decine di centimetri l’una dall’altra.

Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 3 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 3 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 3 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 4 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 4

Una cinquntina di metri a nord est rispetto alle Tombe 3 e 4 si trova la Tomba 5, che è l’unico esempio di impianto planimetrico a sviluppo laterale dell’intera necropoli. Si articola in quattro ambienti di dimensioni marcatamente differenti, un piccolissimo atrio, dal cui lato sinistro si accede all’anticella e a un vano più vasto disposti lungo l’asse longitudinale, mentre un’ultima cella si apre lateralmente su questo vano. Il vano più importante della tomba, con le dimensioni nettamente superiori a quelle degli altri ambienti, è caratterizzato dalla presenza di una colonna al centro. La Tomba 6 è situata una cinquantina di metri a est dalla tomba 3, a una quota più alta dello stesso costone roccioso, e presenta l’ingresso ampiamente manomesso, così come l’impianto planimetrico, dato che tutte le pareti sono state abbattute. L’ipogeo, infatti, ha subito delle modifiche funzionali alla raccolta dell’acqua di filtraggio delle celle posteriori che, attraverso canalette, veniva convogliato nel grande vano anteriore, in una sorta di conca circolare scavata nella roccia.

Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 5 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 5 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 5 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 6 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 6 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 6

La Tomba 7 è ubicata nella parte superiore del costone occidentale, trenta metri a est della tomba 6. L’impianto planimetrico è stato modificato nella parte anteriore, ove è stata abbattuta anche la parete d’ingresso, in funzione del riutilizzo. Attualmente l’ipogeo si articola in un grande ambiente quadrangolare, evidentemente riadattato abbattendo le pareti e alzando il soffitto, e coassiale all’ingresso è un vano subtrapezoidale con pareti e soffitto piani, mentre a destra è un vano di dimensioni maggiori di pianta quadrangolare, con un setto rilevato al centro. Proseguendo nello stesso sentiero, venti metri a ovest dalla tomba 7, si giunge in un piccolo spiazzo coronato da emergenze rocciose, dove si apre l’ingresso alla Tomba 8, un ipogeo che manca del soffitto nella parte anteriore sinistra. Un breve padiglione, del quale si conserva solo il lato destro, precede l’ingresso a un vasto ambiente rettangolare, e coassiale all’ingresso è l’accesso al settore posteriore dell’ipogeo ove, lungo l’asse trasversale, si aprono quattro ambienti. Il primo svolge evidentemente funzione di disimpegno, nel quale a destra si apre un vano subrettangolare, mentre a sinistra sono due vani attigui, pareti aggettanti e soffitti in pendenza.

Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 7 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 7 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 7 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 8 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 8 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 8

La Tomba 9 è la prima tomba del gruppo orientale della necropoli, ed è ubicata a pochi metri dal tratturo che si ferma ai piedi del costone roccioso. La parete d’ingresso è crollata, e nella tomba si distinguono nettamente due nuclei, caratterizzato da gusto curvilineo quello occidentale, rettilineo quello orientale, frutto di interventi diversi. Si individua un accesso preceduto da un breve padiglione, ed anche dell’anticella si conserva solo il lato ovest nel quale è scolpito un pannello ribassato sul cui sfondo si distingue appena un motivo a doppia spirale sormontato da corniforme semplice. La cella si allunga nell’asse trasversale, a sinistra di questa cella è un piccolo vano di disimpegno, coassiale al quale è un altro ambiente sul quale si aprono una celletta per lato, mentre sul lato destro è un vano subtrapezoidale, dove si susseguono due grandi vani mentre un quarto ambiente si apre a sinistra della cella mediana. Non si esclude che i due nuclei, in virtù delle profonde differenze, siano da riferirsi a due ipogei distinti, ma oramai troppo rimaneggiati, soprattutto nella parte anteriore ove si sarebbe localizzato il secondo ingresso. La Tomba 10 è ubicata nel settore orientale della necropoli, dieci metri a est della tomba 9. Si tratta di un ipogeo pluricellulare riadattato, con abbattimento della parete d’ingresso e dei setti divisori del settore anteriore. Attualmente si articola in un grande vano subrettangolare completamente annerito dal fumo. Nella seconda metà del vano si aprono due ambienti, uno per lato sull’asse trasversale, anch’essi manomessi e con pareti d’accesso abbattute. Nessuno degli ambienti è stato risparmiato per cui costituisce l’esempio della tomba più rimaneggiata dell’intera necropoli.

Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 9 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 9 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 9 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 9 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 9 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 9

La Tomba 11 è situata nel settore orientale della necropoli, quindici metri a est della tomba 10. Anche questo ipogeo appare manomesso, dato che la parete d’accesso è stata abbattuta e l’impianto planimetrico, parzialmente trasformato, è stato utilizzato per il ricovero di bestiame sino a tempi recenti. Attualmente consta di un enorme vano di pianta rettangolare, e coassiale all’ingresso è un altro vano di pianta quadrangolare e, a sessanta centimetri dal piano pavimentale del vano è un altro ambiente quadrangolare privo di pareti, mentre è appena apprezzabile la divisione da un quarto vano, di minori dimensioni, la cui parete di fondo è stata abbattuta determinando una grande apertura di forma irregolare in comunicazione con l’esterno. A destra del vano di ingresso si apre un altro ambiente sopraelevato, e nella parete destra è stata praticata una larga apertura che guarda verso l’esterno e comunica attualmente con un vano che appare pertinente all’attigua Tomba 12, costituita da tre ambienti, preceduti da un invito, cui si aggiungono, ai lati del secondo vano, un ambiente a sinistra e due a destra coassiali.

Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria delle Tombe 11 e 12 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso delle Tombe 11 e 12 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno delle Tombe 11 e 12 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno delle Tombe 11 e 12 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno delle Tombe 11 e 12

La Tomba 13 è ubicata nel settore orientale della necropoli, sette metri a est della tomba 12. Come quest’ultima è inaccessibile trovandosi a circa quattro metri dal piano di campagna, in quanto la parte sottostante del costone, ove doveva aprirsi un altro ipogeo, è crollata. Consta di tre vani disposti lungo l’asse longitudinale mentre un quarto, in fondo, è spostato verso ovest, obliquo all’asse. L’anticella, di pianta semicircolare, è caratterizzata dalla presenza di soffitto a semicerchio spiovente verso l’esterno con travetti radiali a sezione semicircolare. È l’unica tomba del settore orientale della necropoli che si conserva pressoché integra, dato che la sua inaccessibilità ha costituito un elemento di salvaguardia.

Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 13 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 13 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 13 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 13

La Tomba 14 è ubicata dieci metri ad est della tomba 13, nell’estremità orientale del costone, a circa tre metri dall’attuale piano di campagna. Nella parte sottostante della parete calcarea si osservano dei vani sezionati che dovevano costituire il lato posteriore di un ipogeo distrutto. La tomba consta di un’anticella, cui segue una cella di grandi dimensioni nella cui parete di fondo si apre l’ingresso a due vani attigui, mentre altri due ambienti si sviluppano sul lato sinistro della cella. Le Tombe 15 e 15a si trovano alla base della parete ove si aprono le Tombe 13 e 14, ove doveva addossarsi un basso bancone calcareo ora crollato. A livello dell’attuale piano di campagna, infatti, si aprono nella roccia dei vani attigui, isolati o comunicanti, che costituiscono evidentemente la parte posteriore presumibilmente di due ipogei. Da destra, guardando il costone, si osserva una cella, con ingresso rimaneggiato e pareti convergenti verso il soffitto, concavo. Alla sua destra sono altri due vani che presentano caratteristiche simili ma dei quali si conservano meglio gli accessi. A sinistra, ad un livello notevolmente inferiore e pressoché interrati, si aprono due ambienti con setto divisorio abbattuto che parrebbero essere pertinenti a un altro ipogeo.

Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 14 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 14 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 14 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso delle Tombe 15 e 15a Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso delle Tombe 15 e 15a

La Tomba 16 è ubicata nella propaggine orientale del Monte Mamas, a circa cento metri in linea d’aria dal limite orientale del costone ove sono scavate le Tombe 14, 15 e 15a. Costituisce il secondo dei due esempi di tombe a prospetto architettonico della necropoli, e come nella tomba 3 la stele centinata è stata scolpita nel fronte di roccia di un ipogeo prenuragico, ma ha subito una manomissione alla base della facciata per allargarne l’ingresso. L’interno si conserva pressoché integralmente, e consta di tre vani disposti lungo l’asse longitudinale e di due celle attigue al lato sinistro del secondo e del terzo vano.

Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 16 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 16 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 16

La Tomba 17 è ubicata circa cento metri ad est della tomba 16, nella propaggine orientale del Monte Mamas. Vi si accede attraverso un padiglione di pianta rettangolare, con pareti convergenti verso il soffitto piano. Un portello appena sopraelevato introduce in un vano di pianta subtrapezoidale, il cui piano pavimentale è stato realizzato a livello inferiore rispetto alla soglia. Le pareti e il soffitto presentano superfici lisce, con angoli e spigoli ben definiti. Il piano pavimentale, sconnesso, è in forte pendenza verso l’esterno così come il soffitto. Coassiale è l’ingresso ad un basso vano semicircolare, e nella parte destra della parete di fondo si osserva una sorta di nicchia subcircolare, sopraelevata, caratterizzata da superficie estremamente rozze. Le dimensioni, ma soprattutto le rozze fattezze della nicchia, lasciano ipotizzare possa trattarsi di un ipogeo in escavazione, non finito.

Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: planimetria della tomba 17 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 17 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: ingresso della tomba 17 Ossi-Necropoli di Mesu ’e Montes: interno della tomba 17

Ai piedi della tomba 16, nella propaggine orientale del Monte Mamas, è ubicata la Tomba 18. Nel corso di un intervento di ripulitura presso l’ingresso alla tomba soprastante è stata messa in luce la parte basale di questo ipogeo, del quale si legge solo parte dell’impianto planimetrico. Nella roccia affiorante si individuano due vani, uno di pianta subcircolare ed uno di pianta reniforme. Una gran quantità di pietrame collocata sotto l’ingresso alla tomba 16, per facilitarne l’acceso, impedisce di verificarne l’ulteriore sviluppo.

La prima segnalazione della necropoli si deve all’archeologo Ercole Contu che ha individuato nel 1968 le prime sette Domus de janas e l’anno successivo altre dieci. Rilevato l’estremo interesse scientifico della scoperta, lo studioso, in quanto soprintendente reggente, ha richieto ed ottenuto l’immediata imposizione del vincolo archeologico nella zona interessata. Il sito è stato poi scavato. nel 1985. Da Giovanni Maria Demartis e Vanna Canalis. La necropoli copre un arco di tempo compreso tra il Neolitico Finale e il Bronzo Medio, e costituisce uno degli esempi più importanti dell’ipogeismo sardo per la raffinatezza delle sue decorazioni.

La chiesa campestre di Sant’Antonio Abate ossia di Sant’Antonio di Briai

Ossi-La chiesa campestre di Sant’Antonio AbateProseguiamo sulla SP97bis per circa un chilometro, ed arriviamo a uno svincolo, che verso sinistra porta sulla SP97bis che, in cinque chilometri, conduce a Florinas. Qui, alla destra dello svincolo, si trovano i resti della chiesa campestre di Sant’Antonio Abate ossia di Sant’Antonio di Briai. La chiesa, eretta dopo il 1150, e localizzata nei pressi di una necropoli romana utilizzata fino al terzo secolo, apparteneva ad un villaggio medioevale denominato Briai o Briave, situato un poco più ad est, spopolatosi a partire dal quindicesimo secolo, e sino al diciassettesimo secolo era conosciuta come Sant’Antonio de su crastu ruttu ossia Sant’Antonio del masso caduto. Realizzata in cantoni di pietra calcarea, è ad aula unica con archeggiature semplici nei quattro prospetti. Il prospetto frontale presenta inoltre gli stilemi classici del protoromanico sardo, vale a dire oculo cruciforme e croce apicale alla sommità della facciata a capanna. Non è presente alcun campanile. All’interno si osserva ancora una pila per l’acqua santa risalente al quindicesimo secolo, ma l’altare è stato rifatto verso la fine del diciannovesimo secolo. La chiesa era luogo di sepoltura dei proprietari e lavoratori dei vicini mulini.

Ossi: chiesa campestre di Sant’Antonio Abate: facciata Ossi: chiesa campestre di Sant’Antonio Abate: fiancata sinistra Ossi: chiesa campestre di Sant’Antonio Abate: retro

La chiesa è sempre appartenuta ed appartiene ancora oggi alla città di Ossi ma, anche se inserita nel territorio Comunale di Ossi, dipende da sempre dalla parrocchia di Florinas, forse per il fatto che il villaggio di Briai era inserito, nel periodo medioevale, nella curatorìa di Figulinas, e quindi nella diocesi di Ploaghe.

Ossi e Florinas-Festa di Sant’Antonio Abate: il falòPresso questa chiesa si tiene ogni anno, il 17 e 18 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, che vede accomunate nel culto del Santo le popolazioni di Ossi e di Florinas. Presso la chiesetta romanica i fedeli si incontrano il 16 gennaio secondo un programma consolidato dalla tradizione, a fine pomeriggio per il rito dei vespri e per la messa in onore del Santo., alla quale segue il tradizionale grande falò, nel segno di un auspicio per la fertilità dei campi e di un buon augurio per le attese di tutti. Quindi un grande barbecue diffonde un gradito tepore e piacevoli profumi di arrosto, accompagnati dall’ottimo vino locale. In seguito il 17, festa del Santo, si tiene la messa solenne, cui seguono brindisi con dolci e vino. Ai riti ufficiali si aggiungono, come da tradizionale consuetudine, quelli spontanei, che vedono i cofani della macchine trasformarsi come d’incanto in improvvisati bar e self service, da cui spuntano salsicce e insaccati vari, con vini rossi e bianchi, tutto di produzione rigorosamente propria.

I resti del Nuraghe e della Tomba di giganti di S’Isterridolzu

Procediamo verso sud est lungo la SP97bis per circa due chilometri e settecento metri ed arriviamo a uno svincolo dove la strada provinciale prosegue verso destra, mentre noi prendiamo a sinistra una strada dalla quale parte subito a destra una deviazione. Seguiamo questa deviazione e proseguiamo per un chilometro e trecento metri, poi prendiamo una deviazione sulla destra in una strada bianca che si dirige verso il parco eolico di Fora labias, in territorio di Florinas. Percorsi duecento metri, si trovano alla destra della strada bianca, a una quarantina di metri di distanza verso sud, i resti del Nuraghe S’Isterridolzu, un Nuraghe semplice monotorre costruito in pietra calcare a 318 metri di altezza. A sud est rispetto a questo Nuraghe, a circa quattrocentocinquanta metri di distanza, sono presenti i pochi resti della Tomba di giganti di S’Isterridolzu, edificata in materiale indeterminato a 405 metri di altezza.

Ossi-Nuraghe di S’Isterridolzu: planimetria Ossi-Resti del Nuraghe di S’Isterridolzu Ossi-Resti della Tomba di giganti di S’Isterridolzu

I resti della necropoli di S’Isterridolzu

Il volume 'Le tombe ipogeiche di S’Isterridolzu'Da dove avevamo presa la deviazione sulla destra nella strada bianca che si dirige verso il parco eolico di Fora labias, in territorio di Florinas. La seguiamo per trecento metri, fino alla sua fine di fronte a delle costruzioni. Alla distanza di circa trevento metri verso nord est, si trovano i resti della Necropoli di S’Isterridolzu, che occupa un’area pianeggiante a 360 metri sul livello del mare, coronata ad est da una ripida parete rocciosa. È costituita da dieci ipogei scavati in bassi affioramenti calcarei, uno in un masso erratico e un ultimo, non finito, su uno spuntone roccioso. Le tombe sono distribuite all’interno di una vasta area, di circa 10mila metri quadrati, e la distanza tra esse varia da dieci a circa duecento metri. Risalente al Neolitico Recente, al suo interno sono stati rinvenuti oggetti di cultura materiale ascrivibili alla Cultura di Ozieri, alla Cultura del Vaso Campaniforme e alla Cultura di Bonnanaro. In particolare è stata riutilizzata dalla Cultura di Bonnanaro che si è sviluppata secondo la cronologia calibrata tra il 2200 ed il 1300 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 1900 ed il 1300 avanti Cristo.

La Tomba 1 è una piccola domus ricavata alla base di un blocco di roccia calcarea che affiora dal suolo per alcuni metri. Da un’apertura a luce si accede ad una tomba monocellulare. Ora l’ipogeo è ostruito sulla fronte da un grosso blocco erratico che, scivolato giù dalla collina, ha lesionato la base del masso in cui è scavata la celletta. La Tomba 2 è scavata in un bancone roccioso lungo il pendio di una collina, e si compone di due soli ambienti disposti lungo l’asse longitudinale. La Tomba 3 è costituita da tre vani scavati senza un preciso ordine planimetrico, con una articolazione quasi a Z, determinata dalla necessità di adeguarsi alla morfologia dell’affioramento roccioso. Questa tomba è stata recentemente riutilizzata come ricovero per gli animali, per cui è stata fatta oggetto di manomissioni che hanno portato alla scomparsa di parte del prospetto e del soffitto in corrispondenza dell’ingresso.

Ossi-Necropoli di S’Isterridolzu: planimetria della tomba 1 Ossi-Necropoli di S’Isterridolzu: planimetria della tomba 2 Ossi-Necropoli di S’Isterridolzu: planimetria della tomba 3

La Tomba 4, realizzata su un affioramento roccioso, comprende sei vani ma probabilmente erano più numerosi in origine. Sono disposti in uno schema difficilmente riconducibile a tipi noti, a causa del cattivo stato di conservazione e per le manomissioni a cui è stata soggetta nel corso dei secoli. Nel pavimento del vano F, l’ultimo vano a sinistra di pianta semiellittica, durante il rilevamento del monumento avvenuto negli anni 1994 e 1995 erano visibili ossa umane. L’ipogeo è stato scavato scientificamente dopo i danneggiamenti clandestini, ed ha restituito ossa umane e materiali fittili, di cui un solo frammento appartenente alla Cultura del Vaso Campaniforme e i restanti alla Cultura di Bonnanaro, fra cui anche crani brachimorfi sia di tipo sferoide che sfenoide. Ed, inoltre, in questa tomba è stata trovata una grande quantità di cenere, nella quale erano contenute le ossa dei defunti, forse da mettere in relazione a riti purificatori. Nella tomba erano radunati i resti di una cinquantina di individui appartenenti a una popolazione brachimorfa di Bonannaro, in una specie di ossario collettivo, nel quale sono state raccolte le ossa di sepolture precedenti, per ricollocarle all’interno nel nuovo sepolcro ipogeico. Si è ipotizzato l’utilizzo di tombe temporanee in fossa terragna, che avrebbero costituito certamente il sistema di scarnificazione molto semplice, ed avrebbero anche consentito il differimento della deposizione vera e propria di mesi o anche di anni. Quella della scarnificazione è una pratica assai utilizzata dalla Cultura di Bonnanaro.

Ossi-Necropoli di S’Isterridolzu: planimetria della tomba 4 Ossi-Necropoli di S’Isterridolzu: crani protosardi brachimorfi sferoide e sfenoide

La Tomba 5 è scavata in un bancone di roccia calcarea e si compone di tre vani, due cellette disposte lungo l’asse longitudinale, ed una terza che si apre sul lato nord ovest della cella B. La Tomba 6 costituita dai resti di un probabile ipogeo monocellulare, orientato a ovest e aperto in un bancone calcareo. Manca del tutto il prospetto della tomba, rovinato per cause naturali, e si ha soltanto un’unica cavità aperta sulla fronte. La Tomba 7, con ingresso orientato a ovest, è scavata in un grosso blocco calcareo che affiora dal terreno per alcuni metri. Si tratta di una domus monocellulare che si apre mezzo metro dal piano di campagna. La celletta è di forma semiellittica col pavimento pressoché piano e le pareti leggermente concave così come anche il soffitto.

Ossi-Necropoli di S’Isterridolzu: planimetria della tomba 5 Ossi-Necropoli di S’Isterridolzu: planimetria della tomba 6 Ossi-Necropoli di S’Isterridolzu: planimetria della tomba 7

Della Tomba 8 rimane ben poco, in quanto diversi anni addietro, stando alle informazioni fornite dal proprietario del fondo, è stata demolita dagli addetti alla costruzione di una vicina casa colonica, con lo scopo di ricavare materiale lapideo. Allo stato attuale rimangono, sulla superficie rocciosa, poche tracce del profilo di pianta, si notano solo i resti di due vani di forma semicircolare, per cui è impossibile determinare lo sviluppo planimetrico complessivo del monumento. La Tomba 9 è ricavata su una bassa parete calcarea, a pochi metri di distanza, in direzione sud, rispetto alla tomba 8. Si tratta di una domus pluricellulare composta da dodici ambienti impostati su un originario schema di pianta a T.

Ossi-Necropoli di S’Isterridolzu: planimetria della tomba 8 Ossi-Necropoli di S’Isterridolzu: planimetria della tomba 9

A pochissimi metri di distanza dal Nuraghe S’Isterridolzu, in direzione nord est, si trova un altro probabile ipogeo, individuato di recente, che chiamato la Tomba 10 della necropoli. Potrebbe trattarsi di una grotticella funeraria aperta sulla fronte di un bancone roccioso. Allo stato attuale è possibile vedere una sorta di apertura orientata ad est, ed un breve corridoio scavato nella roccia, comunicante con un vano di forma pressoché semicircolare ricolmo di terra, che non permette una lettura più approfondita.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Ossi ci recheremo a visitare Muros dove in località Sa Turricola è stato rinvenuto il principale esempio insediativo della cultura Bonnanaro nel suo periodo più tardo.


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