Ossi e nelle sue zone archeologiche la necropoli di Noeddale e la necropoli di Mesu 'e monte
In questa tappa del nostro viaggio, da Tissi ci recheremo a visitare Ossi con i diversi resti preistorici che si trovano nel suo territorio, tra i quali la necropoli di Noeddale, quella di S'Adde 'e Asile e quella di Mesu 'e montes. La regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro Turritano Il Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un'area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d'origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L'antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi.
In viaggio verso OssiDal piccolo centro di Tissi, proseguiamo sulla SP3 verso est e, in circa tre chilometri, arriviamo al più grande centro di Ossi, anch'esso in periodo medioevale appartenente alla curatoria di Coros. Il comune chiamato Ossi Il comune chiamato Ossi (altezza metri 335 sul livello del mare, abitanti 5.462 al 31 dicembre 2021) è un centro agricolo, il cui nucleo originario si è sviluppato intorno all'attuale chiesa parrocchiale, arroccato inizialmentesu una collina di origine calcarea, dalla quale lo sguardo spaziava nella vallata sottostante sino alla zona di Sassari, e che in seguito è venuto ad estendersi nell'altopiano sottostante. La collina di origini calcarea è alquanto disagevole per l'agricoltura, ma questo non ha impedito agli abitanti di piantare oliveti e vigneti anche in terreni con un notevole declivio. Il territorio comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 77 a un massimo di 525 metri sul livello del mare, ed è caratterizzato dalla profonda vallata del rio Mascari, nella quale sono presenti una ferrovia e la SS131 a cui Ossi è collegata da una breve via secondaria, mentre altre vie secondarie collegano il paese con la vicina Tissi, Muros e Ittiri.
Origine del nomeIl nome, attestato in documenti medievali con le forme Orssi e Orsis, sembra possa riflettere il personale latino Opsius, relativo alla gens Opsia, che era una famiglia plebea minore nell'antica Roma, i cui membri compaiono per la prima volta nella storia durante il regno di Tiberio. La sua economiaSi tratta di un centro collinare che basa la sua economia prevalentemente sulle tradizionali attività agricole e zootecniche. Per quanto riguarda l'economia di Ossi, le colline calcaree risultavano abbastanza disagevole per l'agricoltura, ma questo non ha impedito agli abitanti di piantare vigneti ed oliveti anche in un terrene con un notevole declivio. La vite e l'ulivo, tradizionalmente presenti nel territorio, per diverso tempo hanno costituito un'importante fonte di reddito per la comunità. Brevi cenni storiciIl comune di Usini presenta un ricco patrimonio archeologico, che comprende, tra l'altro, la necropoli di S'Adde 'e Asile, il complesso di Noeddale costituito da numerose tombe ipogeiche, e la tomba a poliandro di Ena 'e Muros, oltre a ben nove nuraghi ed all'importante villaggio di Sa Mandra 'e Sa Giua. Subisce in seguito la dominazione romana. Nell'età giudicale, Ossi viene citato per la prima volta nel Condaghe di San Pietro di Silki con il nome Ogothi ed è definito una Domo, ovvero una sorta di grande villaggio direttamente gestita dal giudice di Torres tramite suoi sottoposti, che apparteneva all'antica curatoria di Coros. Successivamente, alla morte di Adelasia di Torres, viene governata dai Doria. Passata sotto il dominio aragonesi, il borgo viene eletto a Baronia e, come tale, viene ceduto a Giovanni Guiò, su decisione del re di Spagna. La sua sua storia è strettamente legata a quella della Baronia di Osilo e poi di quella di Usini, poi trasformata in contea. Agli inizi del diciottesimo secolo, appartiene alla signoria dei Manca, la quale mantiene il governo locale fino al 1839, anno dell’abolizione del feudalesimo. Le principali feste e sagre che si svolgono ad Ossi A Ossi sono attivi il Gruppo Folk Città di Ossi, ed anche il Gruppo Tradiziones Logudoresas Santa Ithoria di Ossi, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Nelle loro esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale di Ossi. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono ad Ossi, vanno citati il 27 gennaio la Festa di Sant'Antonio Abate nell'omonima chiesa campestre; il 15 maggio si tiene la Festa di Santa Vittoria; sempre il 15 maggio la Festa di Sant'Isidoro, che viene tradizionalmente festeggiato anche nel mese di settembre; la seconda settimana di giugno si tiene la Sagra della lumaca; a fine luglio o inizio agosto si tiene la Festa della Madonna degli Angeli la Festa patronale di San Bartolomeo si tiene il 24 agosto; a fine agosto si svolge la nota manifestazione MusicArte; il 22 novembre si svolge la Festa di Santa Cecilia. Il 15 maggio si svolge la Festa di Sant'Isidoro, che viene tradizionalmente festeggiato anche nel mese di settembre. Si tratta di una Festa paesana con cerimonie religiose, esibizioni folkloristiche ed altre manifestazioni. La seconda settimana di giugno a Ossi si tiene la Sagra della lumaca, due giorni dedicati alla celebrazione del mollusco più amato dagli ossesi, con degustazione delle monzette, delle lumache e dei lumaconi, cucinate secondo le ricette della tradizione. A fine luglio o inizio agosto si tiene la Festa della Madonna degli Angeli, la Santa protettrice dei muratori, che inizia con una megapecorata offerta a tutta la popolazione, e poi si svolge con cerimonie religiose presso la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, e con esibizioni folkloristiche ed altre manifestazioni. A fine agosto si svolge la nota manifestazione MusicArte, un importante festival internazionale di arte di strada e della musica, che si è svolto nelle sue prime edizioni nello stadio comunale, ed oggi si svolge nel centro storico di Ossi.
La Festa di Santa CeciliaIl 22 novembre si svolge ad Ossi la Festa di Santa Cecilia, una delle feste più note in paese, ricorrenza voluta alla metà del novecento da Paolo Derudas, Tiu Pauleddu per i compaesani, che aveva ricostruito la Banda Musicale di Ossi, con il nome di Banda di Santa Cecilia. La banda era stata sciolta, dopo essere stata diretta alla fine dell'ottocento dal maestro chiesa, un bresciano trapiantato in Sardegna, ed i suoi componenti suonavano in costume sardo, per questo la banda era nota a tutti come Sa Banda de Sas Berrittas. Visita del centro di OssiL'abitato, interessato da forte espansione edilizia, si affaccia sulla profonda valle del rio Mascar, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico delle località collinari. Entriamo in Ossi nella sua zona nuova provenendo da Tissi con la SP3, che all'interno del centro abitato assume il nome di via Tissi e prosegue, poi, con il nome di via Roma e ci porta nel centro storico del paese. Le domus de janas di S'Adde Sa PiraArrivando nell'abitato con la via Tissi, circa cento metri prima di trovare sulla sinistra della strada la via Eugenio Montale che porta alla discoteca Blu Star, sono state trovate, sempre alla sinistra della strada, le Domus de janas di S'Adde Sa Pira. Si tratta di quattro domus de janas riportate alla luce nel 2008 durante la messa in sicurezza del costone che sovrasta la strada per Tissi. Alcuni anziani di Ossi conoscevano, però, giaanni l'esistenza di queste tombe. Lo stadio comunale Walter FrauProseguendo lungo la via Tissi, prendiamo la prima a destra che ci porta in via Bologna, dopo circa 150 metri svoltiamo a sinistra in via Porto Torres, che ci condice allo Stadio comunale Walter Frau. Lo stadio è dedicato al carabiniere ucciso, insieme al collega Ciriaco Carru, il 16 agosto 1995 nei pressi di Chilivani, durante un conflitto a fuoco con una banda di malviventi. Oltre alle partite di calcio, lo stadio ha anche ospitato la manifestazione MusicArte, ora spostata in centro storico, e numerosi concerti e manifestazioni. La chiesa di Santa VittoriaPassato l'ingresso dello stadio, prendiamo la via don Pietro Demartis che lo fiancheggia sulla sinistra, al bivio prendiamo sulla destra la via Pilo che sfocia sulla via Columbari. La prendiamo verso destra e la seguiamo fino al limite meridionale dello stadio, qui prendiamo a sinistra e, più avanti, ancora a sinistra ed arriviamo alla Chiesa di Santa Vittoria. Si tratta di una chiesa del quattordicesimo secolo, che era una chiesa campestre edificata alla periferia di Ossi, e successivamente modificata nel diciassettesimo secolo. La Festa di Santa Vittoria si tiene a Ossi il 15 del mese di maggio. Il Municipio di OssiRitorniamo indietro sulla via Tissi e la seguiamo verso est, fino a che incrocia sulla sinistra la via Europa, che diventa poi la SP97 che si dirige verso sud. Proseguendo, la via Tissi prende il nome di via Roma, poi svolta verso sud e, sulla sinistra, al civico numero 48, ospita i nuovi locali del Municipio di Ossi. I giardini pubblici con l'Anfiteatro e la funtana noaProseguendo, via Roma curva ed arriva a piazza del Popolo, poi prosegue verso nord e prende il nome di via Gian Luigi Serra, che è sempre la SP3 all'interno del centro abitato. Dopo circa duecento metri dalla piazza, troviamo alla sinistra della strada i Giardini pubblici di Ossi, con all'interno numerosi giochi per i bambini. All'interno si trova anche un Anfiteatro che però è attualmente inutilizzato. Alla destra della strada si trova la bella fontana chiamata Sa Funtana Noa chiamata così da quando è stata realizzata ai primi del novecento, che rappresenta il primo biglietto da visita per chi arriva nella parte storica del paese. Oggi un pò in degrado e quasi in stato di abbandono, ma è previsto il suo restauro. Il Palazzo BaronaleQuando, seguendo la SP3, siamo arrivati in piazza del Popolo, invece di proseguire dritti verso nord ovest in direzione dei giardini pubblici, prendiamo la via Statuto che va verso nord est. di fronte all'immissione da sinistra della via Brigata Sassari, troviamo sulla destra il Palazzo Baronale. Costruito presumibilmente nella prima metà del seicento, è l'edificio antico di maggior pregio presente ad Ossi, probabile residenza del feudatario locale. É stato recentemente restaurato, ospita il Museo Etnografico comunale ed è utilizzato per manifestazioni culturali e musicali. 
La chiesa di San Bartolomeo ApostoloProseguendo, la via Statuto sbocca sulla via Guglielmo Marconi dove, al civico numero 1, troviamo la seicentesca Chiesa di San Bartolomeo Apostolo la chiesa parrocchiale, con impianto a navata unica, con cappelle laterali e volta a botte. Al suo interno onserva preziose statue lignee dei secoli quindicesimoI, quindicesimoII, diciottesimo e diciannovesimo. 
A Ossi il 24 agosto si tiene la Festa patronale di San Bartolomeo, con i suoi riti religiosi e le diverse manifestazioni civili che si svolgono nel centro dell'abitato. L'oratorio della Santa CroceTornando in via Statuto la seguiamo dove, prendendo leggermente a destra, assume il nome di via Giovanni Maria Angioy, dopo circa 250 metri svoltiamo a sinistra e prendiamo una strada verso nord che ci porta in una piazza nella quale, sulla destra, si affaccia la Chiesa ed oratorio della Santa Croce che ospita al suo interno l'Arciconfraternita della Santa Croce. L'oratorio della Santa Croce risulta edificato alla fine del sedicesimo secolo, ma è stato completamente ristrutturato all'inizio del diciannovesimo secolo. Al suo interno conserva alcuni pregiati simulacrl. Il Cimitero di OssiPassato la chiesa ed oratorio della Santa Croce, proseguiamo verso nord ovest su via Vittorio Emanuele, poi svoltiamo a destra in via Giuseppe Mazzini e subito a sinistra in via Garibaldi, che ci porta all'ingresso del Cimitero di Ossi. L'importante nuraghe e villaggio nuragico di Sa Mandra 'e Sa GiuaPrendiamo la strada che costeggia sulla sinistra il Cimitero verso sud est, che è via Sa Niera, proseguiamo un poco verso sinistra in direzione est su via Tevere. Percorsi circa 450 metri, svoltiamo a sinistra in via Flumendosa e, poi, subito a destra in via nuraghe, che ci porta alla periferia del paese, dove si può ammirare il Nuraghe ed i resti del Villaggio nuragico di Sa Mandra 'e Sa Giua. Il complesso nuragico comprende un nuraghe e diverse capanne ben costruite, con vasche, canali di scolo e forni, che hanno restituito reperti di notevole valore. La principale è la Capanna casa del pane, una capanna circolare realizzata con una raffinata messa in opera opera isodoma, il cui nome è stato suggerito dalla presenza di un forno vicino ad essa. La struttura si inserisce tra gli edifici dedicati al culto delle acque, come la più nota capanna con fonte di Sa Sedda 'e Sos Carros nei pressi di Oliena. Visita dei dintorni di OssiVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell'abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Ossi, sono stati portati alla luce i resti delle necropoli di Mesu 'e montes, di Noeddale, di S'Adde 'e Asile, di S'Isterridolzu; della tomba a corridoio di Ena 'e Muros; dei protonuraghi Pascialzos, Salabia, su Bullone; dei nuraghi semplici Brunuzzu, Corte e lottene, Ena 'e littu, Formigiosu, Mandra 'e Munza II, Nannareddu, Nidu 'e Corvu, Pettu 'e Murtas, Sa Mandra 'e Sa Giua, Santu Maltine, S'Isterridolzu; dei nuraghi complessi Biancu, Mandra 'e Munza, monte Aranzu, Pianu Marras, Sa Chintosera, Sisini, Zuniari; ed anche dei nuraghi monte Mamas, monte S. Antioco, monte S. Antioco II, punta 'e Adde, S'Adde S'Andria, su Campu Mannu, su Campu Mannu II, tutti di tipologia indefinita. I resti della necropoli di Noeddale Da Ossi usciamo verso sud sulla prosecuzione di via Europa, che prende il nome di via Grazia Deledda per diventare la SP97bis, ed appena fuori dal paese lasciamo l'auto lungo il primo viottolo sulla destra. Proseguiamo a piedi lungo questo viottolo per cento metri, il sentiero gira a sinistra e dopo altri trecento metri iniziamo a costeggiare la parete calcarea sulla quale vediamo le prime tombe. Più avanti si trova l'area archeologica recintata. L'importante Necropoli di Noeddale è costituita da almeno sei ipogei scavati nel calcare. La principale è la I tomba, o Tomba della casa, preceduta da un corridoio o dromos, e scavata orizzontalmente. Comprende 11 vani con disposizione asimmetrica e presenta diversi elementi che riproducono le abitazioni preistoriche, con l'imitazione del soffitto a doppio spiovente, con travetti, pilastri e lesene. Anche la III tomba, o Tomba delle Spirali, è preceduta da un dromos e scavata orizzontalmente. Presenta sei vani di cui tre disposti longitudinalmente e tre trasversalmente. Nell'antecella è presente un motivo a rilievo raffigurante due coppie di corna che sovrastano un motivo spiraliforme originariamente doppio. Anche in questa sepoltura sono presenti elementi a rappresentazione del soffitto, con travetti ed una falsa porta. La necropoli è databile nel periodo dell'Eneolitico recente, che si è sviluppato secondo la cronologia calibrata tra il 2700 ed il 2400 avanti Cristo, e, secondo una datazione più tradizionale, tra il 2400 ed il 2100 avanti Cristo.
I resti della chiesa campestre di Nostra Signora di Silvaru o Sivaru Proseguiamo sulla SP97bis verso sud per circa due chilometri e settecento metri, arriviamo al chilometro 3,2 dove prendiamo una deviazione sulla destra. Dopo quasi due chilometri e mezzo, troviamo una sterrata sulla sinistra che ci conduce alla Chiesa campestre di Nostra Signora di Silvaru o Sivaru, la quale veniva anticamente chiamata di Silvori, come documentato dal Condaghe di San Pietro di Silki, dal nome del villaggio scomparso nel quale era stata realizzata. La chiesa è stata edificata nei primi anni del duecento in forme romaniche, con una sola navata absidata. Al suo interno si venerava, sino a tutto l'ottocento, un'antica icona della Madonna, trasportata ad Ossi nel primo ottocento e da tempo dispersa. La chiesa campestre di Nostra Signora di Silvaru è stata in gran parte restaurata nel 2000..
I resti della chiesa campestre di Santa MargheritaDopo la deviazione, torniamo sulla SP97bis e la riprendiamo verso est, la seguiamo per poco meno di due chilometri, poi troviamo sulla destra della strada i ruderi della Chiesa campestre di Santa Margherita. Si tratta dei resti di una piccola chiesa medioevale, della quale si conserva solo una parte della facciata, ed è visibile dalla strada. I resti della tomba a corridoio di Ena 'e MurosProseguiamo sulla SP97bis e, dopo poco più di 150 metri, passato il cartello indicatore del chilometro 5, troviamo la deviazione sulla sinistra per la necropoli di S'Adde 'e Asile. Prendiamo questa deviazione e la seguiamo per 750 metri, poi prendiamo una traversa sulla sinistra in direzione di un nuraghe che, in circa 150 metri, ci porta alla Tomba a corridoio di Ena 'e Muros una tomba megalitica a poliandro che è stata parzialmente danneggiata nel novebre del 2007. Da questa tomba provengono pugnali in bronzo a foglia, conservati nel Museo nazionale Giovanni Antonio Sanna di Sassari. I resti della necropoli di S'Adde 'e Asile Tornati indietro dalla traversa che ci ha portato alla tomba a corridoio, proseguiamo per circa trecento metri e, seguendo l'indicazione, prendiamo una sterrata sulla sinistra. Proseguiamo fino a un bivio, dove prendiamo la strada che sale verso destra e proseguiamo per alcuni chilometri fino a raggiungere un abbeveratoio, chiamato la fonte di Piogosa. Da qui si prende la strada a sinistra dell'abbeveratoio, percorriamo circa trecento metri e giriamo quindi a sinistra, su una strada sterrata abbastanza stretta. Dopo circa quattrocento metri arriviamo davanti all'ingresso di una proprietà privata, dove è possibile lasciare l'auto. L'accesso al sentiero che porta alla Necropoli di S'Adde 'e Asile è sulla sinistra rispetto all'ingresso privato. Il sito archeologico si sviluppa lungo le pendici meridionali del monte Corona 'e Teula, ed è costituito da undici domus de janas complete e due solo iniziate. Una sola tomba è monocellulare, le altre sono di più celle. Sono distribuite in modo apparentemente casuale, come nella necropoli di Anghelu Ruiu vicino ad Alghero, o in quella di Sant'Andrea Priu vicino a Bonorva. La più complessa è la Tomba Maggiore, di 21 ambienti, la più grande di tutta la Sardegna. In essa sono presenti 18 protomi taurine e molti altri elementi decorativi. La Tomba delle Clessidre comprende 10 ambienti, le pareti presentano dei motivi geometrici a rilievo. La Tomba con Coppella comprende quattro vani ed è così chiamata per la presenza di una coppella nel pavimento dell'anticella. Vanno citate anche la Tomba delle Finestrelle, di otto vani con pianta base a T, la Tomba a Trifoglio E la Tomba dell'Ovile, utilizzata fino in tempi recenti per il ricovero del bestiame. Nella necropoli sono presenti anche due tombe a prospetto architettonico, nelle quali è scolpita un porta a stele ad imitazione di quelle delle tombe di giganti, e sono la Tomba di Brunuzzu con due nicchie che si aprono sui lati, e la Tomba Corona 'e Teula.
I resti della necropoli di Mesu 'e MontesTorniamo indietro sulla SP97bis. Dopo aver effettuato la visita alla chiesa campestre di Santa Margherita, proseguiamo sulla SP97bis e, dopo poco più di 150 metri, passato il cartello indicatore del chilometro 5, troviamo la deviazione sulla sinistra per la necropoli di S'Adde 'e Asile. Questa volta la evitiamo e proseguiamo per poco più di tre chilometri, fino al chilometro 8,2 dove, dopo una curva e prima di un muro in cemento armato, svoltiamo a sinistra in una stradina bianca. Lasciata l'auto proseguiamo per seicento metri, finche si vedesu un costone calcareo la Necropoli di Mesu 'e Montes. È costituita da ben 18 domus de janas pluricellulari scavate nelle pendici calcaree sud orientali del monte Mamas. In passato il sito è stato in parte recuperato, e le tombe sono state numerate. A ovest troviamo le tombe I-ottavo, a est le tombe nono-quindicesimoIII. Alcune riproducono le particolarità delle abitazioni prenuragiche, i soffitti delle camere imitano i tetti delle abitazioni neolitiche. Nel pavimento di alcune tombe si possono vedere i resti di un focolare formato da tre pietre. In particolare le tombe I, II, V, tredicesimo sono arricchite da segni e simboli a carattere sacro, bassorilievi raffiguranti protomi taurine, doppie corna, figure a clessidra, motivi a zig zag. Due tombe, la III e la quindicesimoI, sono a prospetto architettonico, ed in esse è scolpita un porta a stele ad imitazione di quelle delle tombe di giganti. La necropoli copre un arco di tempo compreso tra il Neolitico finale e il Bronzo medio, e costituisce uno degli esempi più importanti dell'ipogeismo sardo per la raffinatezza delle sue decorazioni. La chiesa campestre di Sant'Antonio Abate, ossia di Sant'Antonio di Briai o Sant'Antonio de Ore Proseguiamo sulla SP97bis per circa un chilometro, ed arriviamo a uno svincolo, che verso sinistra porta sulla SP97 che, in 5 chilometri, conduce a Florinas. Qui, alla destra dello svincolo, si trovano i resti della Chiesa campestre di Sant'Antonio Abate ossia di Sant'Antonio di Briai, che costituiva la chiesa di un villaggio di nome Briai, estinto prima del quindicesimo secolo. Nota localmente come Sant'Antonio de Ore, anche se inserita nel territorio comunale di Ossi dipende da sempre dalla parrocchia di Florinas, forse per il fatto che il villaggio di Briai era inserito, nel periodo medioevale, nella curatorìa di Figulinas, e quindi nella diocesi di Ploaghe. La chiesa è stata eretta dopo il 1150, e localizzata nei pressi di una necropoli romana utilizzata fino al terzo secolo. Qui si tiene il 27 gennaio la Festa di Sant'Antonio Abate, che vede un grande falò acceso in occasione dei vespri, con la degustazione di vino locale e di arrosti.
I resti della necropoli di S'IsterridolzuProcediamo verso sud est per circa 2,7 chilometri superando uno svincolo nel quale proseguiamo lungo la strada che ci ha condotti ad esso, arriviamo a un incorcio nel quale svoltiamo a sinistra e prendiamo subito la prima a destra, proseguiamo per 1,3 chilometri, poi prendiamo una deviazione sulla sinistra che, in trecento metri, ci porta alla Necropoli di S'Isterridolzu che occupa un'area pianeggiante, coronata ad est da una ripida parete rocciosa. È costituita da sei ipogei scavati in bassi affioramenti calcarei, uno in un masso erratico e un ultimo, non finito,su uno spuntone roccioso. Le tombe sono distribuite all'interno di una vasta area, di circa 10.000 metri quadrati, e la distanza tra esse varia da 10 metri a circa duecento metri. realizzata da una cultura precedente, è stata riutilizzata dalla Cultura di Bonnanaro che si è sviluppata secondo la cronologia calibrata tra il 2200 ed il 1300 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 1900 ed il 1300 avanti Cristo. Infatti, nella tomba IV, è stata trovata una grande quantità di cenere, ed in essa erano contenute le ossa dei defunti, forse da mettere in relazione a riti purificatori. In questa tomba erano radunati i resti di una cinquantina di individui, in una specie di ossario collettivo, nel quale sono state raccolte le ossa di sepolture precedenti, per ricollocarle all'interno nel nuovo sepolcro ipogeico. Si è ipotizzato l'utilizzo di tombe temporanee in fossa terragna, che avrebbero costituito certamente il sistema di scarnificazione molto semplice, ed avrebbero anche consentito il differimento della deposizione vera e propria di mesi o anche di anni. Quella della scarnificazione è una pratica assai utilizzata dalla Cultura di Bonnanaro. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Ossi ci recheremo a visitare Muros dove in località Sa Turricola è stato rinvenuto il principale esempio insediativo della cultura Bonnanaro nel suo periodo più tardo. |