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Muros con i suoi dintorni tra i quali il sito archeologico di Sa Turricola con i resti della Cultura di Sa Turricola


In questa tappa del nostro viaggio, da Ossi ci recheremo a visitare Muros dove in località Sa Turricola è stato rinvenuto il principale esempio insediativo della cultura Bonnanaro nel suo periodo più tardo.

La regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro Turritano

Il SassareseIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un’area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d’origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L’antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi.

In viaggio verso Muros

Dal centro di Ossi, dal Municipio situato in via Roma, proseguiamo sulla via Gian Luigi Serra, che muove verso nord e prosegue con il nome SP3. Proseguiamo verso est con la SP3 che, fatta qualche curva, in 4,6 chilometri ci porta al centro di Muros.

Il comune chiamato Muros

Muros-Veduta dell’abitatoMuros-Stemma del comuneIl comune chiamato Muros (altezza metri 308 sul livello del mare, abitanti 829 al 31 dicembre 2021) è un piccolo borgo agricolo adagiato ai piedi del monte Canekervu, guardando ad est verso la pianura di Campamela. Si tratta di un comune collinare, di origini incerte, la cui economia è basata soprattutto sull’agricoltura, ma con anche una discreta produzione industriale. Il territorio comunale ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 130 a un massimo di 464 metri sul livello del mare. Muros, insieme ai comuni di Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Olmedo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Tissi, Uri ed Usini, fa parte dell’Unione dei comuni del Coros. Parte della documentazione relativa al comune di Muros si trova ancora negli uffici del comune di Cargeghe, a cui Muros è stato aggregato dal 1928 al 1950.

Origine del nome

La spiegazione etimologica del suo nome è del tutto evidente, dato che conisponde all’appellativo Muru, ossia muro, e deriva dal latino Murus, per cui letteralmente significa muri. Il suo significato sarebbe quindi di un luogo con muraglie di antiche case. Invece la spiegaziane storica é probabilmente che il villaggio a un certo punto sarà stato abbandonato per una peste, appure si sarà estinto per deficienza demografica, per cui nel suo sito saranno rimasti soltanto muri o ruderi. In seguito il villaggio sarebbe stato ripopolato conservandone però il nome di Muros, ossia ruderi.

La sua economia

Il settore economico primario presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta, ed anche con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. Per il settore secondario, l’industria costituita da aziende che operano nei comparti estrattivo, lattiero caseario, alimentare, dell’abbigliamento, editoriale, della stampa, dei materiali da costruzione, dei laterizi, edile e della fabbricazione dei mobili. Il terziario si compone di una modesta rete commerciale, in grado di soddisfare sufficientemente le esigenze primarie della popolazione. Sebbene Muros non rappresenti una meta di particolare richiamo turistico, offre comunque la possibilità, a chiunque desideri godere della tranquillitàdell’ambiente naturale, di effettuare escursioni sui vicini altopiani dell’Anglona e del Logudoro. Interessante , dal punto di vista archeologico, la grotta dell’Inferno, presso i dirupi di Scala di Giocca, al cui interno sono stati trovati materiali di epoca neolitica. Le strutture ricettive offrono possibilitàdi ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

Il territorio oggi appartenente al comune di Muros presenta un ricco patrimonio archeologico, e soprattutto. tra Muros e Sassari, in località Sa Turricola il villaggio omonimo, che è stato considerato come il principale esempio insediativo della cultura Bonnanaro nel suo periodo più tardo. La pi antica attestazione del villaggio si ha nella prima parte del dodicesimo secolo nel Condaghe di San Michele di Salvennor di Ploaghe. La denominazione di Villa di Muros appare già dal tempo dei Giudicati, quando era incluso nella curatoria di Figulinas, oggi Florinas. Dopo la fine del Giudicato, dal 1255 entra a far parte dei possedimenti dei Doria e, successivamente, dei Malaspina. Subentrati nel quindicesimo secolo gli Aragonesi, il villaggio, a partire dalla metà del seicento, viene assegnato a Don Giovanni Antonio Martinez Casatgia, originario della regione spagnola della Murcia, il quale nel 1631 ottiene il diploma di Nobiltà Sarda. Il suo figlio primogenito Don Francesco Martinez Pilo, nel 1651 acquista la villa di Muros da Don Giovanni Gui Manca Virde, barone di Ossi, al momento in precarie condizioni finanziarie. I Martinez, che sono dapprima Signori di Muros, acquisiscono nel 1698, con Don Matteo Martinez Asquer, il titolo Baronale dalle Cortes, tanto che con tale titolo indicato nell’elenco dei convocati e partecipanti alle Cortes. Essendo mutata la dinastia regnante in Sardegna, il dominio sabaudo non riconosce per valido il titolo portato dal Martinez perché proveniente da un organismo non più attivo. Muros-Stemma della famiglia MartinezÈ dunque necessario riformalizzare la compravendita di Muros e ricostituire la villa in feudo autonomo, perché i Martinez possano legittimamente fregiarsi del titolo Baronale. In seguito i Martinez vengono elevati al rango di marchesi con il predicato di Montemuros, titolo concesso nel 1766 da Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna, a don Pietro Martinez, già barone di Muros. Il loro Il titolo si estingue nel 1928 con la morte senza eredi del settimo marchese di Montemuros, don Pietro Martinez Cugia, ed il loro stemma è ancora oggi conservato nel palazzo Comunale di Muros. Sotto il dominio della casa Savoia, l’anno 1839 è testimone dell’abolizione del feudalesimo e, quindi, del suo riscatto al demanio. Dal 1928 in leriodo fascista Muros viene aggregata al vicino comune di Cargeghe, dal quale, nel periodo repubblicano, si stacca, ottenendo la piena autonomia amministrativa, nel 1950.

Personaggi nati a Muros

A Muros sono nati, tra gli altri, alla fine dell’ottocento Giovanni Merella, docente universitario autore di importanti pubblicazioni scientifiche, ed in tempi recenti l’artista Cristian lubinu.

Muros-Giovanni MerellaA Muros è nato nel 1845 Giovanni Merella, che, dopo i tre anni delle scuole elementari, viene avviato agli studi superiori nel Seminario Tridentino di Sassari quando, in mancanza di scuole pubbliche, i giovani che volevano continuare gli studi erano costretti a frequentare il Seminario Tridentino di Sassari. Ultimati gli studi superiori, esentato dal servizio militare perch unico figlio maschio di madre vedova, si iscrive alla Facolt di Medicina di Sassari nel 1864 laureandosi nel 1869 e diventando docente di Anatomia chirurgica. In tale veste autore di numerose pubblicazioni scientifiche nel campo della medicina conservate nella Biblioteca Universitaria di Sassari. Dopo una vita dedicata agli studi e alla professione, muore prematuramente a Sassari all’età di 43 anni il 9 gennaio 1888, e nell’ingresso del Cimitero monumentale di Sassari si trova il suo monumento funebre, voluto dalla sorella, opera dello scultore piemontese Giuseppe Sartorio.

Muros-Cristian lubinu: esposizione 'Controllo Apparente' ad AlgheroA Muros è nato l’artista Cristian lubinu, al quale negli anni 2000 l’amministrazione Comunale di Muros ha dato l’incarico, per celebrare la ritrovata autonomia dopo il ventennio fascista che aveva ridotto Muros a frazione di Cargeghe, di realizzare i murali simboli di una nuova battaglia per la conservazione della propria identità. E l’artista ha pensato di raffigurare non solo scorci del paese, ma anche le persone che lo abitano e i personaggi che ne hanno fatto la storia, tanto che raffigurati nei murali ci sono i muresi di oggi ed, accanto a loro, anche persone che non ci sono più, ma che sono presenti nella memoria collettiva, fra tutti il parroco Babbai Varsi. In seguito anche il comune di Cargeghe gli ha commissionato la realizzazione di murali, mentre nel 2020 ad Alghero ha presentato la mostra Controllo Apparente, nato dall’esperienza vissuta durante l’insegnamento tra le mura di un carcere in Sardegna tra il 2018 ed il 2019.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Muros

Muros: il Gruppo Folk Antonio Francesco RujuMuros: il Coro renato loriaA Muros svolge la sua attività il Gruppo Folk Antonio Francesco Ruju, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località dell’Isola, e nelle cui esibizioni è possibile ammirare il bel costume tradizionale di Muros. A Muros opera anche il Coro renato loria, un coro polifonico maschile dedicato a don renato loria, amatissimo parroco di Muros fino al 1980. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Muros, va citata per l’epifania i festeggiamenti di Sos Tre re, in collaborazione con il Coro renato loria e per i pi piccini la befana in piazza; per il carnevale la favata e la frittellata, ed una sfilata di carri; il 24 giugno, la Festa di San Giovanni Battista; nei mesi di luglio e agosto si svolgono varie manifestazioni e spettacoli per le vie del paese; la terza domenica di settembre si svolge la Festa della Madonna del Buoncammino; il principale appuntamento ricorrente è costituito dalla Festa di San Gavino, il principale dei tre martiri turritani, che è la festa patronale del paese, alla quale sono associate le celebrazioni religiose della Festa dei martiri turritani Proto e Gianuario, che si tiene il 25 ottobre, giorno del loro martirio; a dicembre festeggiamenti per il Santo Natale, con spettacoli e tombolata.

Muros-Carnevale: la favata Muros-Carnevale: il giovedì grasso Muros-Carnevale: la pentolaccia

Visita del centro di Muros

L’abitato, circondato da colline calcaree, forma un quadrilatero dai confini molto netti, entro cui è forte il fenomeno dell’espansione edilizia. Entriamo in Muros provenendo da Ossi con la SP3, che all’interno del centro abitato assume il nome di via Brigata Sassari.

Il Campo da Calcio e gli impianti sportivi Comunali

Dall’ingresso nel paese con la via Brigata Sassari, la seguiamo verso sud est e, dopo centocinquanta metri, prendiamo la traversa a sinistra che è la via 4 Novembre. Seguita per quasi centocinquanta metri, arriviamo a un bivio, dove a destra prosegue la via 4 Novembre, mentre svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo la via Giovanni Merella. Dopo circa centotrenta metri, prima del termine della strada, sulla destra parte la via Antonio Segni, alla sinistra della quale si trovano i diversi ingressi del Campo Sportivo San Gavino di Muros. All’interno di questo campo sportivo, è presente un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 200 spettatori.

Muros-Campo Sportivo San Gavino: uno degli ingressi Muros-Campo Sportivo San Gavino: il Campo da Calcio

Passata la via Antonio Segni, proseguiamo per un’altra ottantina di metri lungo la via Giovanni Merella costeggiando il Campo Sportivo, ed arriviamo a vedere alla destra della strada l’ingresso degli impianti sportivi Comunali. All’interno è presente un Campo Polivalente, con fondo in erba artificiale, senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline il calcetto ossia calcio a cinque, ed il tennis.

Muros: impianti sportivi Comunali: ingresso Muros: impianti sportivi Comunali: il Campo Polivalente

La fonte ottocentesca di via Principe Umberto

Tornati sulla via Brigata Sassari, dopo la via 4 Novembre, proseguiamo a seguirla verso sud est e, dopo una sessantina di metri, arrviviamo a un bivio dove la via Brigata Sassari prosegue verso sinistra, mentre prendiamo sulla destra la via Principe Umberto. La seguiamo per un’altra sessantina di metri fino alla fine, dove vediamo la Fonte pubblica, una fontana costruita nella seconda metà del diciannovesimo secolo. La muratura è realizzata in blocchi di calcare ben squadrati. Una nicchia appena accennata in profondità è chiusa da un arco di scarico. Subito sopra il cornicione nasconde il profilo di un tetto a due falde.

Muros-La fonte pubblica Muros-La fonte pubblica: una delle bocche di scarico

La Chiesa parrocchiale dedicata ai martiri Gavino, Proto e Gianuario

Descrizione della Chiesa parrocchiale di MurosProseguendo lungo la via Brigata Sassari per un’altra ventina di metri, troviamo sulla sinistra la piazza della Repubblica, dalla quale parte a sinistra la via Roma. Lungo questa strada, dopo un’ottantina di metri, sulla destra al civico numero 10, si trova la Chiesa parrocchiale dedicata ai martiri Gavino, Proto e Gianuario, patroni di Muro. Una lapide murata nella Cappella di San Giovanni Battista consente di datarne l’edificazione alla seconda metà del seicento per volere di Don Francesco Martinez, l’abside invece antecedente a questa data insieme all’altare dedicato ai Santi Martiri Turritani, e tuttora conserva resti della fondazione originaria, che la qualifica come una delle prime Chiese in Sardegna dedicate ai Martiri turritani. La collocazione urbanistica, decentrata rispetto al nucleo insediativo e lo stemma turritano presente nella volta della sacrestia, inducono ad ipotizzare una primitiva funzione di Oratorio privato o semipubblico, di propriet della nobile famiglia Martinez di Montemuros che da prima Baroni furono elevati al rango di marchesi sotto i Savoia. La semplice facciata della Chiesa del tipo piano con coronamento a capanna, caratterizzata fortemente dal portale timpanato con nicchia e oculo. La nicchia ospitava la piccola statua della Madonna con bambino, oggi collocata all’interno della Chiesa. L’esterno dell’edificio sobrio come gli interni, una lapide ricorda la costruzione della torre campanaria, voluta nel 1904 dai coniugi Marianna Usai e Antonio Giuseppe Tolu. Il campanile presenta una copertura a cuspide. Sul piccolo sagrato, in origine dotato di una scalinata ottagona, si affaccia una casa di pertinenza religiosa il cui affitto, nell’ottocento era devoluto al culto della Vergine del Buoncammino.

Muros-La Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario Muros: Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario: facciata Muros: Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario: il portale Muros: Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario: statua della Madonna del Buoncammino Muros: Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario: lapide con la dedica ai tre martiri

Attualmente la Chiesa di San Gavino di Muros si presenta esteriormente di aspetto settecentesco mentre all’interno si conserva ancora la volta a crociera del presbiterio in stile gotico. L’attuale planimetria il risultato di successive annessioni ad un impianto originale a croce greca che doveva comprendente presbiterio e abside. L’interno sobrio, caratterizzato da volte a botte, tranne il presbiterio, coperto con volta a crociera dotata di peducci antropomorfi e gemma pendula in chiave raffigurante la Vergine orante. L’aula centrale, priva di aperture, coperta con volta a botte, impostata su una esile cornice di imposta modanata. Lo spazio pi significativo per quello costituito dal presbiterio e dal corpo trasversale con le due cappelle laterali affrontate, oggi dedicate a sinistra all’Immacolata che stata annessa solo nei primi anni del Novecento per volere dei coniugi benefattori Marianna Usai e Antonio Giuseppe Tolu, ed a destra a San Giovanni Battista. Le due cappelle sono coperte con volta a botte, impostata su un ampia fascia modanata. Il catino che copre l’esedra absidale intagliato a conchiglia e presenta all’apice un motivo a sei foglie. L’altare maggiore è dedicato ai tre martiri turritani, mentre nella Cappella dell’Immacolata stata traslata la piccola statua della Madonna del Buoncammino, in origine collocata nella nicchia in facciata. La stessa Cappella ospita tre piccole statue dedicate ai Santi Patroni e la pala d’altare, attribuita ad artista locale della fine del diciassettesimo secolo, nella quale sono raffigurati in basso i tre Martiri Turritani, a destra Gianuario, al centro San Gavino a cavallo che tiene in mano lo stendardo del Giudicato di Torres, e a sinistra Proto. In alto la Madonna col Bambino e a destra San Giuseppe e San Giovanni tra gli angeli. Nella Cappella di San Giovanni si trova il simulacro ligneo della Madonna del Buon Cammino.

Muros: Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario: interno Muros: Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario: altare maggiore Muros: Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario: statue dei tre Martiri Muros: Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario: statua della Madonna del Buoncammino Muros: Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario: la pala d’altare

La principale festa del paese è la Festa dei martiri turritani Gavino, Proto e Gianuario, che è la Festa patronale di Muros e si svolge il 25 ottobre, che è stato il giorno del loro martirio. I riti religiosi per festeggiare i Santi patroni sono sicuramente nati assieme alla Chiesa, e si sono protratti fino ai nostri giorni. E fino a qualche anno fa, il 24 giugno si svolgeva anche la Festa di San Giovanni Battista, con manifestazioni civili, mentre il Santo oggi viene ricordato solamente nei riti liturgici. Inoltre, la terza domenica di settembre si svolge la Festa della Madonna del Buoncammino, cui è dedicato l’altare della Cappella di San Giovanni Battista.

L’area cimiteriale e l’anfiteatro Comunale su terreni un tempo appartenenti alla parrocchia

Muros-Veduta dell’Anfiteatro ComunaleScavi archeologici effettuati nella sacrestia della Chiesa parrocchiale hanno portato alla luce, proprio al di sotto della sacrestia, una vasta Area Cimiteriale riconducibile forse già inizialmente all’undicesimo, ma con maggior probabilità al sedicesimo secolo, e che comunque è stata utilizzata fino alla realizzazione, dopo il 1923, del nuovo Cimitero monumentale in località Baiolu Mannu. Inoltre, al di là del’abside della Chiesa parrocchiale dedicata ai martiri Gavino, Proto e Gianuario, si sviluppa la nuova area abitativa denominata Su Corrale, nella quale è stato realizzato l’Anfiteatro Comunale su Corrale, uno spazio sociale all’aperto, edificato su parte dei terreni che erano appartenuti un tempo alla parrocchia, e sono stati in seguito assegnati all’amministrazione Comunale.

Il campo da Calcetto

Ritorniamo alla piazza della Repubblica, dalla quale è partita a sinistra la via Roma che ci ha portati a visitare la Chiesa parrocchiale dedicata ai martiri Gavino, Proto e Gianuario. Dalla piazza proseguiamo verso sud est lungo la via Brigata Sassari e, dopo una quarantina di metri, arriviamo dove parte a sinistra la via Cesare Battisti. Percorsi centocinquanta metri, svoltiamo a destra nella via renato loria e, dopo una cinquantina di metri, si ceve alla destra della strada la scala che porta all’ingresso del campo da Calcetto di proprietà del Comune di Muros, con fondo in erba sintetica, nel quale è possibile praticare come discipline il calcetto ossia calcio a cinque, la pallavolo, ed il tennis.

Muros-Campo da Calcetto: ingresso Muros-Campo da Calcetto: il campo da gioco

Tra la via Brigata Sassari e la via Giuseppe Garibaldi i bellissimi murali

Muros-Murales di Cristian lubinu: scene di vita paesanaRitorniamo alla piazza della Repubblica, dalla quale è partita a sinistra la via Roma che ci ha portati a visitare la Chiesa parrocchiale dedicata ai martiri Gavino, Proto e Gianuario. Dalla piazza proseguiamo verso sud est lungo la via Brigata Sassari e, dopo una sessantina di metri, arriviamo dove parte a sinistra la via Giuseppe Garibaldi. Su un edificio nell’incrocio tra la via Brigata Sassari e la via Giuseppe Garibaldi, si trovano i bellissimi murali realizzati su richiesta dell’Amministrazione Comunale negli anni 2000 dall’artista Cristian lubinu, che ha pensato di raffigurare non solo scorci del paese, ma anche le persone che lo abitano e i personaggi che ne hanno fatto la storia. I murales rappresentano scene di vita paesana, ed più in particolare una via di paese con figure maschili e femminili, figure femminili alla fonte con bambini, ed una processione religiosa con il parroco Babbai Varsi e con don renato loria.

Muros-Murales di Cristian lubinu: una via di paese con figure maschili e femminili Muros-Murales di Cristian lubinu figure femminili alla fonte con bambini Muros-Murales di Cristian lubinu: processione religiosa con il parroco Babbai Varsi e con don renato loria

Il Municipio di Muros

Muros: il Municipio di MurosProseguendo lungo la via Brigata Sassari in direzione sud, dopo circa duecento metri, alla destra della strada al civico numero 66 della via Brigata Sassari, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Muros, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta degli uffici del Segretario Comunale; dell’Area Segreteria e Affari Generali, che comprende i Servizi Demografici, Elettorale, Personale, ed il Servizio Protocollo; dell’Area Socio Culturale Scolastica e Sportiva; dell’Area Tecnico Manutentiva e Pubblica Sicurezza, che comprende l’Ufficio lavori Pubblici, e l’Ufficio Polizia locale; dell’Area Finanziaria e Tributi, che comprende l’Ufficio Ragioneria, e l’Ufficio Tributi.

I giardini di fronte al Municipio con il Monumento ai Caduti

Di fromte all’edificio che ospita il Municipio, alla sinistra della via Brigata Sassari, si trovano gli ingressi dei giardini, all’interno dei quali si trovano diverse sculture. Tra le altre, le principali sono il Monumento ai Caduti di cielo mare e terra, ed un altro bel Monumento contenuto all’interno di una vasca..

Muros: i giardini di fronte al Municipio: veduta dell’ingresso Muros: i giardini di fronte al Municipio: il Monumento ai Caduti Muros: i giardini di fronte al Municipio: altro monumento

Il Cimitero Monumentale consortile di Muros e Cargeghe

Muros-Cimitero Monumentale di Muros e CargegheProseguendo verso sud con la via Brigata Sassari per duecentotrenta metri fino all’uscita dal paese in direzione di Cargeghe, arrivati in località Baiolu Mannu prendiamo la deviazione a sinistra che, in una trentina di metri, porta agli ingressi storici del nuovo Cimitero monumentale consortile di Muros e Cargeghe. Dopo la dismissione del piccolo Cimitero vicino alla Chiesa parrocchiale, a metà degli anni trenta del Novecento è stato edificato il nuovo Cimitero Monumentale consortile. Il progetto per la sua costruzione risale al 1923 ad opera dell’ingegner Gavino Canalis, ma nel tempo ha subìto diverse modifiche prima dell’attuale realizzazione. Del progetto originale si conserva il fronte principale, con le cappelle cimiteriali disposte secondo uno stringente criterio di simmetria e caratterizzate da quattro finestre rastremate.

Visita dei dintorni di Muros

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Muros, sono stati portati alla luce i resti della domus de janas di Rocca Ruja; della Tomba di giganti di Monte Simeone; ed anche il Nuraghe semplice di Sa Turricola, vicino al quale si trova il suo importante villaggio nuragico. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

L’ipogeo preistorico di Rocca Ruja

Dal centro di Muros prendiamo la via Brigata Sassari e la seguiamo verso nord, dove uscirà dall’abitato come SP3 che si dirigerà verso Ossi. Dalla piazza della Repubblica, dalla quale parte a destra la via Roma che conduce alla Chiesa parrocchiale, dopo un’ottantina di metri deviamo leggermente a sinistra nella via Giuseppe Mannu che si dirige in salita fuori dall’abitato verso la regione di Rocca Ruja. Percorsi settecento metri lungo la prosecuzione della via giuseppe Mannu, all’altezza della prima stretta curva verso sinistra, alla destra della strada, nella campagna, si trovano i resti della domus de janas di Sa Rocca Ruia. Si tratta di una tomba ipogeica a prospetto architettonico, tipologia diffusa in un’area ristretta del sassarese introdotta in et nuragica che riproduce sulla roccia la fronte delle Tombe di giganti. ll’ingresso stato ingrandito e non vi pi traccia della porta o della stele. L’esterno arcuato, a delimitare l’esedra, presso la facciata sono due fori dove si trovavano dei piccoli betili, mentre l’interno comprende un unico ambiente. La cella interna è stata molto ampliata nel 1942, per essere adibita a rifugio antiaereo. Il monumento è sottoposto a vincolo archeologico.

Muros-La domus de janas di Rocca Ruja Muros-domus de janas di Rocca Ruja: l’ingresso visto dall’interno Muros-domus de janas di Rocca Ruja: la cella interna

Le grotte chiamate su Puttu de Sa Rocca Ruja o grotte di lupin

La regione di Rocca Ruja comprende il versante orientale del pianoro di su Padru di Ossi, che si affaccia sulla valle del rio Badde Ivos. caratterizzata da nuclei di boschi caducifogli a roverella, con alcuni esemplari di notevoli dimensioni, intercalati a macchie e garighe rupicole. Fra il crinale di rocce, ai confini tra il territorio di Muros e quello di Ossi, circa trecento metri a nord ovest in linea d’aria rispetto alla domus de janas, a 380 metri di altezza si trova la grotta chiamata Su Puttu de Sa Rocca Ruja, conosciuta ai pi come Grotta di lupin, nome di un noto ladro di Ossi che soleva nascondersi in queste grotte durante le sue fughe. La grotta presenta due ingressi, i quali conducono a due pozzi ipogei fra essi paralleli, dei quali uno porta ad una piccola cavitàrivestita da concrezioni minerali. I due pozzi sono profondi una ventina di metri circa ciascuno, con un diametro di circa sette metri, e la grotta ha una lunghezza di 65 metri, uno sviluppo di 90 metri, ed un dislivello di - 26 metri.

In località San Leonardo esisteva il villaggio di Irbosa con la Chiesa di San Leonardo

Muros-Dove si trovava la Chiesa di San LeonardoDal centro di Muros prendiamo la via Brigata Sassari e, dalla piazza della Repubblica dalla quale parte a destra la via Roma che conduce alla Chiesa parrocchiale, dopo duecento metri usciamo dall’abitato con la SP3. Percorso un chilometro e quattrocento metri sulla SP3, prendiamo una deviazione sulla destra che porta in località San Leonardo, dove si incontravano due antiche strade romane, la prima detta di Santu lionardu, che si inerpica a nord verso la punta Canechervu; la seconda detta Coa de redulas, che discende verso il rio Badde Ivos. Percorsi circa trecento metri raggiungiamo il luogo dove si trovava il villaggio medioevale di Irbosa, che probabilmente ricalcava un insediamento romano, e si trovava nella Curatoria di Florinas del Giudicato di Torres. In questo villaggio nell’undicesimo secolo si è tenuta un’assemblea presieduta dal giudice Barisone I di Torres. Nel villaggio era presente la Chiesa di San Leonardo, dell’antica diocesi di Ploaghe. Il villaggio si è spopolato nel quattordicesimo secolo, a causa delle epidemie, ma la Chiesa è rimasta attiva almeno fino al 1688, quando è stata visitata dal vescovo di Sassari.

Una deviazione alla frazione urbana minore di Scala di Giocca

Usciti da Muros in direzione nord ovest con la SP3 in direzione di Ossi, la seguiamo per tre chilometro e seicento metri, ed arriviamo a uno svincolo nel quale, invece di svoltare a sinistra per proseguire sulla SP3, procediamo dritti e, dopo un chilometro e mezzo, passato il ponte sul rio Mascari, raggiungiamo la frazione Scala di Giocca (altezza metri 131, distanza in linea d’aria circa 3.19 chilometri, popolazione circa 29 abitanti).

I resti della Stazione ferroviaria dismessa di Scala di Giocca

Nella frazione Scala di Giocca è presente la Stazione ferroviaria di Scala di Giocca, una piccola stazione dismessa posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda in direzione di Sassari e Porto Torres Marittima, dopo la stazione di Ploaghe e la stazione dismessa di Campomela, e prima delle stazioni dismesse di Tissi e Usini, di Caniga, e della Stazione ferroviaria di Sassari. Edificata da parte della Compagnia reale delle Ferrovie Sarde nel 1874, nel 1920 la gestione è passata alle Ferrovie dello Stato, e nel dopoguerra è stata oggetto di interventi di ampliamento dovuti alla costruzione del vicino cementificio, inaugurato nel 1957. Oltre alla vicinanza di una cava, è stata proprio la presenza della stazione uno dei fattori che hanno portato a costruire nella zona questo impianto industriale, che, grazie ad un breve raccordo avente origine dalla stazione, poteva distribuire le proprie produzioni via ferrovia. La dismissione della cementeria negli anni ottanta ha portato nel giro di pochi anni al ridimensionamento dell’infrastruttura dell’impianto, che inoltre vede la cessazione del servizio merci e anche di quello viaggiatori, e tra la fine degli anni novanta e la prima met degli anni duemila viene infatti attuata la decisione di non effettuare pi treni passeggeri aventi in orario la fermata a Scala di Giocca.

Muros-Scala di Giocca: esterno della Stazione ferroviaria dismessa di Scala di Giocca Muros-Scala di Giocca: interno della Stazione ferroviaria dismessa di Scala di Giocca

Nel 2001 le Ferrovie dell’Stato ne hanno ceduta la gestione alla controllata RFI, ma da allora la stazione viene impiegata esclusivamente per finalitàdi servizio e come posto di precedenze.

La cementeria di Scala di Giocca

Muros-Scala di Giocca: la cementeria di Scala di GioccaProseguendo verso nord, ci immettiamo sulla SS131 di Carlo Felice che si muove da Sassari verso sud est, e passiamo accanto alla Cementeria di Scala di Giocca. È senza dubbio il più imponente monumento di archeologia industriale della Sardegna, che copre un’area totale di circa 80mila metri quadrati. Inaugurato nel 1957, aveva lo scopo di soddisfare le richieste di cemento di tutto il nord della Sardegna, e di rilanciare un’area economicamente depressa come quella di Sassari, ed in esso sono arrivati a lavorare tra gli anni sessanta e settanta del Novecento quasi mille operai. Dagli anni ottanta, però, lo stabilimento è entrato in una lenta e progressiva crisi. Nel 1995 vengono fermati i forni e la cementeria diventa un centro di macinazione che utilizza il clinker prodotto a Samatzai, sino all’ottobre del 2010 quando l’impianto viene definitivamente chiuso.

Il sito archeologico di Sa Turricola con i resti della Cultura di Sa Turricola

Lettura di 'Il territorio di Muros tra archeologia del paesaggio e pianificazione integrata'Tornati indietro con la SS131 di Carlo Felice, prendiamo l’uscita verso San Martino, Muros e Cargeghe, svoltiamo a sinistra ed imbocchiamo la via Carlo Felice che ci porta sul monte Fenosu. Da qui prendiamo una strada che ci porta in direzione del massiccio del monte Tudurighe, che rappresenta uno straordinario scenario paesaggistico e panoramico. Il massiccio del monte Tudurighe, con la vetta che raggiunge i 411 metri di altezza, costituisce il sito pi elevato del territorio, dopo il monte Muros di 460 metri. Costeggiando i margini meridionali del monte Tudirighe verso est, si trova, in località Sa Turricola, il Sito archeologico di Sa Turricola, che stato individuato negli anni sessanta e nel 1972 dall’allora Soprintendente delle Antichità, Ercole Contu, il quale ha affidato lo scavo del complesso a Maria luisa Ferrarese Ceruti. I lavori si sono svolti durante il dicembre del 1972, e una seconda campagna è stata effettuata nell’ottobre 1976. Oggi il sito di Sa Turricula non permette una facile lettura delle strutture, in quanto si presenta ostruito dalla vegetazione ma, giunti in cima all’altura su cui sorge, si gode di una vista mozzafiato su tutto il territorio circostante.

A Sa Turricula si riconosce la prima testimonianza documentata di insediamento abitativo della Cultura Bonnanaro nel suo periodo più tardo, forse già nel periodo del Bronzo Medio, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 1900 ed il 1300 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 1600 ed il 1300 avanti Cristo. Nell’Età del Bronzo Medio, con il diffondersi della metallurgia del bronzo, si assiste, infatti, alla seconda fase della Cultura di Bonnanaro, denominata cultura Bonnanaro Finale, chiamata anche Bonnanaro B, i cui principali reperti sono stati rinvenuti in questo sito che la hanno perciò fatta denominare come la Facies di Sa Turricola. Durante questa fase, la popolazione di Bonnanaro ha definitivamente sconfitto quella del Vaso Campaniforme, ed è entrata in convivenza con quelle popolazioni che hanno portato nell’isola la conoscenza della tecnologia della lavorazione del bronzo.

Quasi tutti i materiali rivenuti in questo sito archeologico provenivano in maggioranza da tombe. L’analisi del contenuto di quattro delle decine di cassette che contengono i reperti e sono conservate nel Museo Nazionale archeologico ed etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari, ha consentito di valutarne l’importante consistenza sia qualitativa che numerica. La gran parte è costituita da materiali ceramici, tra i quali numerosi sono pertinenti a statuette del tipo Sarda Ceres, mentre le lucerne sono in prevalenza poiché il culto della dea prevedeva rituali notturni. Sono presenti poi reperti bronzei e vitrei, mentre una percentuale consistente delle cassette contiene ossa animali.

I pochi resti del Nuraghe Sa Turricola

Nell’area pi elevata sui margini meridionali del monte Tudirighe si trova il Nuraghe Sa Turricola, che viene soltamente considerato un Nuraghe semplice monotorre, edificato in materiale indeterminato a 347 metri di altezza. Comunque questo Nuraghe non rispecchia la tipologia canonica, tanto che secondo alcuni potrebbe essere compreso nella tipologia di Nuraghe a corridoio. L’andamento della struttura del Nuraghe influenzato dalla posizione sulla cresta del Monte Tudurighe. Il lato lungo dell’edificio si imposta direttamente sull’orlo di uno sperone roccioso, a strapiombo sulla valle del Bunnari. Presenta un breve corridoio che immette a un vano semicircolare dotato di nicchia sul lato sinistro. La struttura articolata in un ingresso, con due piedritti ai lati, e tre ambienti subcircolari piu o meno in asse con il corridoio. La tecnica costruttiva varia poich associa nei primi due vani la tecnica muraria a secco, con pietre di pezzatura media, con l’utilizzo in corrispondenza dell’ingresso e nella porzione posteriore dell’ultimo vano, di blocchi megalitici per i piedritti. Lo scavo del Nuraghe ha documentato una frequentazione punica del sito intorno al terzo secolo avanti Cristo, con il rinvenimento di monete puniche della zecca di Sardegna datate tra il 241 e il 216 avanti Cristo, e numerosi elementi riferibili al periodo romano, quando è stato utilizzato come edificio cultuale, dedicato ad una Dea del grano, come indica il rinvenimento di statuette tipo Sarda Ceres, conservate oggi nel Museo Nazionale archeologico ed etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari.

Muros-resti del Nuraghe Sa Turricola Muros-resti del Nuraghe Sa Turricola

L’insediamento abitativo di Sa Turricola

Muros-resti dell’insediamento abitativo di Sa TurricolaA una cinquantina di metri dal Nuraghe si trova il Villaggio nuragico di Sa Turricola, nel quale si ha la prima segnalazione dell’esistenza di altre tipologie architettoniche oltre alle capanne circolari. L’indagine svolta in questo sito ha riguardato la Capanna I, costruita a ridosso di una parete rocciosa. La capanna, scavata da Maria luisa Ferrarese Ceruti, una struttura a pianta rettangolare e absidata, di forma allungata di dodici metri per quattro, che sfrutta la roccia naturale verticale per la realizzazione di una delle pareti lunghe, alla quale si appoggiano, lungo il profilo del pendio, muri realizzati a secco che formano le altre pareti. La limitata larghezza e altezza dei muretti in pietra presupporre un alzato in materiali deperibili e una copertura in legno ad unico spiovente. Le analisi radiometriche sui resti di un focolare hanno indicato una datazione intorno al 1500 avanti Cristo. Non sono disponibili ulteriori informazioni sulle altre strutture del villaggio di Sa Turricula, ma la capanna sembra essere associata al Nuraghe Sa Turricola. Nel sito archeologico sono state rinvenute ceramiche di forme poco articolate, soprattutto bassi tegami, ansati e non, scodelle e ciotole carenate, realizzate in questo periodo, ed anche ceramiche puniche e romane. Alcuni materiali dallo scavo sono esposti oggi nel Museo Nazionale archeologico ed etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari.

Il Dolmen di Funtana ’e Casu

Discesi dal monte Tudurighe verso oriente, entriamo nel territorio di Osilo. Qui a poca distanza dall’insediamento abitativo di Sa Turricola, circa seicento metri ad est rispetto al Nuraghe Sa Turricola, sono stati rinvenuti i resti del Dolmen di Funtana ’e Casu, che è uno dei numerosissimi Dolmen presenti nel territorio sardo. Il Dolmen è stato completamente scavato nel 1973, e la struttura ha restituito molto materiale osseo con tredici calotte craniche quasi integre e varie ossa lunghe. Ha restituito, inoltre, scarso materiale ceramico, ossia un olla biansata e frammenti di olle e tegami del primo periodo nuragico. Alcuni dei materiali rinvenuti all’interno del Dolmen sono esposti oggi nel Museo Nazionale archeologico ed etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari.

Muros-resti del Dolmen di Funtana ’e Casu Muros-resti del Dolmen di Funtana ’e Casu

La Tomba di giganti di Monte Simeone

A sud est rispetto al monte Tudurighe si sviluppa il Monte Simeone, che raggiunge un’altezza massima di 319 metri di altezza, e che appartiene, per caratteristiche litologiche e giaciturali, al complesso sedimentario del monte Tudurighe e del monte Terras che si trova poco a sud di esso, dai quali risulta separato dai fenomeni erosivi che hanno esplicato maggiormente la loro azione in corrispondenza delle discontinuità tettoniche, responsabili dell’attuale strutturazione del territorio. Alle pendici orientali del monte Simeone, circa centottanta metri a sud ovest rispetto al Dolmen di Funtana ’e Casu, si trova la Tomba Megalitica di Monte Simeone, che inizialmente era interpretata come recinto megalitico o allée couverte, ma a più attente analisi si è rivelata una Tomba di giganti. Si tratta di una Tomba di giganti realizzata a 322 metri di altezza con lastre megalitiche infisse nel terreno che delimitano la camera sepolcrale, di forma rettangolare, mentre non ci sono evidenti tracce dell’esedra, testimoniata dal rinvenimento appena a valle di un frammento della stele centinata che la riconduce alla classica tipologia con facciata e corpo absidato. Si tratta di un monumento funerario collettivo di età nuragica, che probabilmente è da collegare ai Nuraghi di Sa Turricula e Santu Giorzi. Nel 2001 scavi abusivi hanno distrutto il deposito stratigrafico all’interno della tomba, con la perdita pressoché integrale dei materiali deposti, e hanno anche compromesso l’equilibrio statico del monumento. Tra il materiale depositato lungo il lato occidelentale della tomba sono state osservate ossa umane in grande quantità, ma non è mai stata effettuata la setacciatura del sedimento per il recupero dei pochi reperti scampati al furto.

La grotta dell’Inferno

Sul versante occidentale del monte Tudurighe, posta al limite tra il bosco e le creste rocciose di un massiccio carsico a 320 metri di altezza, si apre Sa Grutta ’e S’Inferru, ossia la Grotta dell’Inferno conosciuta anche come Grotta del Diavolo o Grotta di Scala di Giocca. La grotta consta di una galleria principale lunga 220 metri, presenta numerose e vaste gallerie che si ramificano in cunicoli secondari, salti e dislivelli, per uno sviluppo complessivo di circa 800 metri con un dislivello tra +14 e -9 metri. È consigliato non avventurarsi soli in quanto facilissimo perdersi, e inoltre la grotta presenta tratti difficoltosi. L’habitat umido, fresco ed oscuro è un naturale rifugio di una nutrita colonia di pipistrelli che regolano l’equilibrio ambientale degli insetti e garantisce la sussistenza di specie endemiche rare come una piccola felce perenne, la Scolopendria Emionitide, alta da dieci a trenta centimetri, e nella grotta, sulla destra dell’ampio ingresso, se ne conservano ancora pochissimi esemplari.

Muros-La Grotta del Diavolo: ingresso Muros-La Grotta del Diavolo: ingresso visto dall’interno Muros-La Grotta del Diavolo: interno Muros-La Grotta del Diavolo: interno

La Grotta dell’inferno ha restituito, tra i vari reperti, frammenti di ceramica cardiale, dalla decorazione impressa con una conchiglia, e datati alla fase più antica del Neolitico

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Muros ci recheremo a Cargeghe che visiteremo con i suoi dintorni e le sue zone archeologiche comprese le domus de janas di Pescialzu e la necropoli di Pedras Serradas.


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