Cargeghe e nelle sue zone archeologiche le domus de janas di Pescialzu e la necropoli di Pedras Serradas
In questa tappa del nostro viaggio, da Muros ci recheremo a Cargeghe che visiteremo con i suoi dintorni e le sue zone archeologiche comprese le domus de janas di Pescialzu e la necropoli di Pedras Serradas. La regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro Turritano Il Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un'area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d'origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L'antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi.
In viaggio verso CargegheDa Muros, seguendo sempre la SP3 che in Muros prende il nome di via Brigata Sassari, procediamo verso sud in poco più di un chilometro ed arriviamo nel centro del borgo agricolo di Cargeghe. Il comune chiamato Cargeghe Il borgo agricolo Cargeghe (nome in lingua sarda Carzeghe, altezza metri 333 sul livello del mare, abitanti 585 al 31 dicembre 2021) è un paese che è stato anch'esso incluso nella Curatoria di Figulinas. Il nome del paese è probabilmente d'origine preromana e di etimologia oscura. Il canonico Spano, nel suo Vocabolario sardo Geografico Patronimico ed Etimologico, senza indicare da quale radice provenga il nome di Cargeghe, partendo dalle denominazioni, riscontrate in documenti medievali, di Cariequi, Cargeque e Cargeco, scrive che tale parola è da rintracciare nelle voci fenicie Car che indica la città, e Chag, ossia la città allegra, Secondo l'interpretazione più recente, invece, partendo da una delle grafie più antiche del nome Carjèghe, che può essere riportata al termine Cariàsgia o Cariasa che in logudorese indica la ciliegia, il nome del paese Cargeghe starebbe ad indicare un sito ricco di ciliegi.
Nella sua economia, il settore agricolo conserva tuttora un ruolo di primaria importanza, dato che nel suo territorio si coltivano cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi e frutta. Accanto al lavoro dei campi si pratica anche l'allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. A Cargeghe e nelle campagne circostanti è stato girato, nel 1977, il film Padre padrone, tratto dal romanzo autobiografico di Gavino Ledda, diretto dai Fratelli Taviani con Saverio Marconi, Omero Antonutti, Marcella Michelangeli, Fabrizio forte, Nanni Moretti, Stanko Molnar, Marino Cenna, e con la partecipazione di Gavino Ledda che interpreta se stesso. Il film è stato premiato con la Palma d'Oro come miglior film al 30° Festival di Cannes, ed è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare. |
Brevi cenni storiciLa presenza umana nel territorio di Cargeghe in epoca preistorica è documentata dai nuraghi che sono presenti e da alcune domus de janas. Vi si trovano inoltre le necropoli di Pascialzu, di S'Elighe Ento su e di Pedras Serradas. Non sono molte le tracce relative ai periodi successivi. Più chiari e abbondanti sono i documenti riguardanti il villaggio di Cargeghe durante il periodo dei Giudicati, nel quale sappiamo che appartiene a quello di Torres, nella curatoria di Figulinas, oggi Florinas. In periodo aragonese, nel 1353, il territorio di Cargeghe e il salto detto dei Cavalli vengono concessi in feudo a Giovanni Metge, ed alla sua morte a Berengario Fillel. Dopo la guerra tra gli arborensi e gli Aragonesi, la curatoria di Figulinas viene divisa e i villaggi di Cargeghe e Urgeghe vengono concessi a Bernardo Centelles. Intorno al 1420 un certo Serafino Montañans ottiene in feudo i villaggi di Ploaghe e di Florinas, e, nel 1425, per rettificare i confini dei loro feudi, il Centelles e il Montañans scambiano alcuni territori, il primo ottiene una parte dei territori di montes ed il secondo ottiene i villaggi di Cargeghe e di Urgeghe. Una nipote di Serafino Montañans sposa un Castelvì, che lo conservano fino al 1723. Durante il periodo sabuado, nel 1723 Maria Caterina Castelvì vedova Aymerich entra in possesso del feudo, che tiene fino al momento del riscatto. Cargeghe viene riscattato al demanio unitamente al feudo di Laconi con sentenza dell'agosto del 1838. Dal 1928 viene aggregato al comune di Cargeghe anche quello di Muros, che da esso si stacca, ottenendo la piena autonomia amministrativa, nel 1950. Le principali feste e sagre che si svolgono a CargegheA Cargeghe è attiva l'Associazione Culturale Tradizioni Popolari Gruppo Folk Nostra Signora De Contra, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. nelle loro esibizioni è possibile ammirare il bel costume tradizionale di Cargeghe. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Cargeghe va citata, il 15 luglio, la Festa patronale dei Santi Quirico e Giulitta. Visita del centro di CargegheProvenendo da Muros, passato il Cimitero Monumentale consortile di Muros e Cargeghe, entriamo nel paese chiamato Cargeghe con la SP3, che all'interno del centro abitato assume il nome di via Brigata Sassari. L'oratorio della Santa CrocePercorrendo la via Brigata Sassari, troviamo sulla sinistra una piazzetta recentemente realizzata nell'ambito del progetto di riqualificazione del centro storico, con al centro un albero, sotto la cui ombra trovano spesso refrigerio gli anziani del paese seduti sulle panchine in legno, e dalla quale parte sulla destra la via Trieste. Sull'altro lato della strada, ossia a sinistra, si trova la Chiesa ed oratorio della Santa Croce risalente alla prima metà del diciassettesimo secolo. La chiesa possiede arredi sacri di pregevole fattura, come l'altare ligneo, il retablo forse risalente al diciottesimo secolo recentemente restaurato, ed il bel crocifisso settecentesco in legno snodabile, che veniva utilizzato nei riti della Settimana Santa. L'oratorio è strutturato in modo molto semplice, con un'unica navata, senza cappelle laterali ne abside. La facciata, molto semplice, è caratterizzata da una finestra rettangolare e da un campanile a vela sormontato da una croce in pietra. I lavori di restauro, avvenuti tra il 2003 e il 2006, hanno permesso di recuperare gran parte della struttura originaria, e ciò ha reso possibile, dopo dieci anni, la riapertura della chiesa al culto. La chiesa è stata la sede della omonima Confraternita, che curava le toccanti rappresentazioni della Settimana Santa. Il riconoscimento formale della Confraternita è avvenuto nel 1646, come risulta dalla Bolla firmata dal cardinale Francesco Barberini, e conservata presso l'archivio storico della parrocchia. La Confraternita, che ha operato fino alla metà del ventesimo secolo, era composta da un gruppo maschile e da uno femminile, e si occupava della gestione della chiesa ed oratorio e del suo patrimonio. Il Municipio di CargegheLa via Brigata Sassari attraversa tutto il paese da nord a sud, e, dove termina, al civico numero 1, si trova alla destra della strada l'edificio che ospita il Municipio di Cargeghe. La chiesa parrocchiale di San Quirico e Santa GiudittaPrima di arrivare al Municipio, prendiamo a destra la via Gioacchino Rossini, poi al bivio verso destra via Vincenzo Bellini, che ci porta in piazza Grazia Deledda, sulla quale si affaccia sulla destra la Chiesa parrocchiale di San Quirico e Santa Giulitta che sorge su quella che con tutta probabilità era una necropoli di età romana, ed occupa quella che, fino alla fine del ventesimo secolo, era la parte più alta dell'abitato. Costruita tra il quindicesimo sedicesimo secolo, l'edificio giunto fino a noi è frutto di aggiunte e sovrapposizioni effettuate fino alla metà del novecento. L'Edificio, a navata unica, presenta il presbiterio sollevato rispetto al piano dell'aula, con l'abside orientata ad est, e, proprio nell'abside si trova una Pala d'altare raffigurante i Santi Patroni con i simboli del martirio, opera giovanile del Pittore sassarese Costantino Spada. nella chiesa viene conservato anche un pregevole dipinto della Sacra Famiglia attribuito al pittore fiorentino Baccio Gorini, che, a partire dal 1604 circa, costretto all'esilio da motivi politici, si traferisce e vive in Sardegna, probabilmente a Florinas. 
Durante la persecuzione di Diocleziano ad Iconio, città della Licaonia in quella che oggi è la Turchia, si trova Giulitta, donna ricca e nobile, la quale era rimasta vedova con un figlio in tenera età, Quirico. Lasciata la sua città e i suoi averi, per sfuggire alla persecuzione, scende con le sue ancelle verso la Seleucia e prosegue per Tarso, in CiLicia, dove è raggiunta e arrestata col suo bambino dal governatore romano Alessandro, con l'accusa di essere cristiana. Sottoposta a lunghi interrogatori per farla abiurare, rifiutandosi di sacrificare agli dei, confessa la sua fede. Una leggenda narra che Alessandro tiene il fanciullo sulle sue ginocchia. Quirico, vista la madre sofferente e sentite le sue parole, si dichiara anch'egli cristiano e muore scaraventato a terra dal governatore. La madre, pur impietrita dal dolore, resta ferma nella fede e, dopo strazianti torture, viene consegnata al boia per essere decapitata.
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La Festa dei Santi Quirico e Giulitta, che è la Festa patronale di Cargeghe, si svolge il 15 luglio, con manifestazioni religiose e civili. In questa occasione l'intero paese viene adornato con bandierine colorate e ripopolato dai Cargeghesi che ritornato nel proprio paese per rendere omaggio ai Santi patroni. La Biblioteca di SardegnaAl civico numero 7 di piazza Grazia Deledda, nelle sale di una villa a due piani immersa in un ettaro di prato verde, ha la sua sede la Biblioteca di Sardegna, prima Biblioteca interamente dedicata al libro sardo, con la Fototeca di Sardegna. Il Campo da calcio di CargegheProseguendo lungo la via Vincenzo Bellini, dopo aver passato la piazza Grazia Deledda, andiamo dritti ed arriviamo al Campo da calcio di Cargeghe. Il Cimitero vecchio di CargegheArrivando da via Vincenzo Bellini, dulla destra si trova la piazza Grazia Deledda e, di fronte alla piazza, la strada, che assume anch'essa il nome di via Vincenzo Bellini, ci porta al Cimitero vecchio di Cargeghe. Inaugurato nel 1858, il primo Cimitero civile del comune di Cargeghe è stato costruito al di fuori dell'abitato, in sostituzione degli antichi luoghi di sepoltura dislocati nei pressi o all'interno delle chiese dei Santi Quirico e Giulitta e della Santa Croce. Ha conservato la sua funzione fino alla costruzione, a metà degli anni trenta del novecento, in località Baiolu Mannu, del nuovo Cimitero Monumentale consortile, condiviso con il vicino paese chiamato Muros. Da questo momento è stato lasciato in stato di abbandono, divenendo ricovero per animali e deposito di rifiuti, condizione che ha portato alla sua sconsacrazione. Visita dei dintorni di CargegheVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell'abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Cargeghe, sono stati portati alla luce i resti delle le due domus de janas di Pescialzu; delle necropoli di S'Elighe Entosu, e di Pedras Serradas; ed anche dei nuraghi Pedras Serradas, e Santa Maria, entrambi di tipologia indefinita. La frazione Stazione di campomelaDal Municipio di Cargeghe, seguendo la via Brigata Sassari verso nord, in direzione di Muros, prendiamo sulla destra la via Sebastiano Satta che esce a est dall'abitato e, in circa tre chilometri, ci porta, nella piana di campomela, alla sua frazione Stazione di campomela (altezza metri 161, distanza in linea d'aria circa 3 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 27). A destra della strada che porta alla frazione, si trova l'ampia Zona industiale di campomela o campo Mela, chiamato anche Campu Mela, che appartiene in parte al comune di Cargeghe ed in parte a quello di Codrongianos. I resti della stazione ferroviaria dismessa di campomela Nella frazione Stazione di campomela si trova la Ex stazione ferroviaria di campomela una piccola stazione posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda in direzione di Sassari e Porto Torres Marittima, dopo la stazione di Ploaghe, e prima delle stazioni dismesse di Scala di Giocca, di Tissi e Usini, di Caniga, e della stazione ferroviaria di Sassari. Edificata da parte della Compagnia reale delle Ferrovie Sarde nel 1874, nel 1920 la gestione passa alle Ferrovie dello Stato, che nel 2001 ne cedono la gestione alla controllata RFI. Si tratta di una fermata in superficie, passante, ed è chiusa al servizio viaggiatori.
La chiesa romanica di Santa Maria de Contra Presa da Cargeghe la via Sebastiano Satta, percorsi quattrocento metri, prendiamo una deviazione sulla destra che, in cinquecento metri, ci porta alla Chiesa campestre di Santa Maria de Contra una chiesa romanica circondata da campi, uliveti e frutteti, intorno alla quale, recentemente, è stato costruito un piazzale lastricato. Si tratta di un piccolo edificio in cantoni calcarei di media pezzatura, a una sola navata, realizzata presumibilmente intorno alla seconda metà del dodicesimo secolo. La facciata è sormontata da un campanile a vela, ed il portale è realizzato con stipiti in blocchi monolitici, ed un arco di scarico. La chiesa era compresa nella curatoria di Ploaghe, e, con il titolo di Sancte Mariae In Contra, viene menzionata, a partire dal 1125, fra i possedimenti sardi della chiesa del San Salvatore dell'eremo di Camaldoli.
Le domus de janas di PescialzuDal centro di Cargeghe prendiamo la SP3 verso sud est in direzione di Florinas. Usciti dal paese, dopo circa 750 metri svoltiamo a destra in una strada asfaltata, e, dopo cinquecento metri, ancora a destra prendiamo una strada bianca che percorriamo per circa un chilometro. Quisu un costone roccioso si trovano, coperte dalla vegetazione, le due Domus de janas di Pescialzu. Si tratta di due tombe a prospetto architettonico. Infatti, la prima delle due tombe, che si trova nel tratto a nord est del costone, ha all'ingresso una stele scolpita nella roccia simile a quelle delle tombe di giganti, ed all'interno conserva una camera rettangolare, col soffitto piatto, e con una nicchia scavata nella parete sinistra. La seconda tomba, situata nel tratto nord ovest del costone, ha la stele e l'esedra, entrambe scolpite nella roccia, ed un interno molto simile a quello dell'altra tomba. I resti della necropoli di S'Elighe EntosuPercorsi due chilometri sulla SP3 verso sud est in direzione di Florinas, svoltiamo a sinistra in una strada bianca in discesa. Parcheggiata l'auto, proseguiamo a piedi superando un mulino e un ruscello, proseguiamo per 300 Metri Sino ad un forno, e continuiamo dritti. Prendiamo, quindi, un sentiero a destra che conduce alla Necropoli di S'Elighe Entosu ubicata in località Pedras Serradas, ai piedi dell'altopiano di Giorre. La necropoli comprende almeno sei ipogei scavati in blocchi isolati di roccia calcarea e tra le sepolture spiccano la tomba I e la IV, caratterizzate dalla presenza di ornamenti decorativi rappresentati da motivi spiraliformi realizzati in rilievo, ed elementi architettonici tipici delle abitazioni, quali travi a riprodurre un tetto a doppio spiovente, cornici, lesene, zoccolature, gradini e false porte, scolpiti a bassorilievo nella roccia. I resti della necropoli ed il nuraghe di Pedras SerradasUn poco più avanti sulla SP3, possiamo lasciare l'auto ed entrare nel campo alla sinistra, poco prima di una casa colonica. Si risale sull'altura sulla quale si aprono a diversi livelli le tombe ipogeiche che costituiscono la Necropoli di Pedras Serradas. L'altura, nel versante Nord, presenta Pareti a picco a causa di antiche frane, da cui il nome di Pedras Serradas. Il rilievo domina la valle di S'Elighe Entosu, e sovrasta lla necropoli omonima. La necropoli è costituita da cinque tombe scavate nella roccia calcarea, che presentano uno sviluppo planimetrico abbastanza semplice, costituito da un'anticella e dal retrostante ambiente principale sul quale, in alcuni casi, si apre un vano laterale realizzato in tempi successivi. Alcuni vani sono caratterizzati dalla presenza, sulle pareti, di partiture architettoniche in rilievo, ossia da lesene, zoccoli e fregi. Esattamente sulla cima rocciosa di Pedras Serradas, si trova una singolare costruzione appena distinguibile, chiamata il Nuraghe di Pedras Serradas. Si tratta di una sorta di nuraghe semicircolare, secondo alcuni di un vero e proprio un nuraghe circolare, secondo altri dei resti di un nuraghe dopo la frana del terreno sottostante. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Cargeghe ci recheremo a visitare Florinas il paese che ha dato i natali al famoso bandito Giovanni Tolu, probabilmente il più famoso fra tutti i banditi sardi, che visiteremo con i suoi dintorni e con i diversi siti archeologici tra i quali il nuraghe Corvos ed il villaggio nuragico di Punta Unossi. |