Pauli Arbarei con la Chiesa di Sant’Agostino e nei dintorni il Nuraghe Bruncu Mannu
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Marmilla e da Villamar ci recheremo a Pauli Arbarei che visiteremo con la Chiesa di Sant’Agostino ed i dintorni nei quali si trova il Nuraghe Bruncu Mannu. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla Settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baradili, Baressa, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla Meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso Pauli ArbareiDa Villamar, dalla via Roma prendiamo verso nord ovest la SP46 in direzione di Ussaramanna. Dopo quasi sei chilometri e mezzo, raggiungiamo uno svincolo, al quale proseguendo dritti ci si dirige verso Ussaramanna, e verso sinistra ci si dirige verso lunamatrona, che visiteremo in una prossima tappa del nostro viaggio. Allo svincolo prendiamo verso destra, ossia in direzione est, la SP5.19 che, in poco più di un chilometro e mezzo, ci porta all’interno dell’abitato di Pauli Arbarei. Dal Municipio di Villamar a quello di Pauli Arbarei si percorrono 8.4 chilometri. Il comune chiamato Pauli ArbareiIl piccolo centro agricolo di Pauli Arbarei (pronuncia Paùli Arbarèi, altezza metri 136 sul livello del mare, abitanti 565 al 31 dicembre 2021) si estende nella parte settentrionale della provincia, a sud est dei colli Marmilla. Si tratta di un piccolo centro agricolo situato in un’area pianeggiante al centro della Marmilla, adiacente ad una vasta palude prosciugata alla fine dell’ottocento, dalla quale deriva il suo nome. Il paese è raccolto attorno alle sue due uniche Chiese, ed è raggiungibile tramite la SS197 di San Gavino Monreale e del Flumini, che dista soli sette chilometri dall’abitato. Il territorio comunale presenta un profilo geometrico appena ondulato, con variazioni altimetriche non molto accentuate. La variante del sardo parlata a Pauli Arbarei è il campidanese occidentale. Origine del nomeIl nome, che in forma dialettale viene indicato come Paui Sizanus e riflette la denominazione più antica Pauli Sizzanos, allude al nome di un antico villaggio distrutto da tempo. Il termine Pauli riflette il termine sardo Pauli, ed anche Paule o Padule, inteso come palude o gran pozza d’acqua, derivante dal latino Palus. Secondo qualche studioso, l’aggiunta del termine Arbarei sarebbe dovuta ai molti alberi da cui era circondato l’abitato, dato che questo termine rappresenta un derivato del sardo Arbore, nel significato di albero, con il suffisso -ei. La sua economiaLa sua economia si basa sulle tradizionali attività agro pastorali. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, uva e altra frutta; ed anche con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore secondario è costituito da imprese che operano nei comparti metallurgico e dell’edilizia. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Le strutture ricettive di Pauli Arbarei offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. La sua bella posizione in una fertile area pianeggiante, e la funzione di crocevia tra i comuni circostanti, richiamano numerosi turisti, ed oggi il paese sta aprendo le sue porte al turismo eco gastronomico, ponendo al suo servizio la tradizione folcloristica e culinaria. della tradizione Pauli Arbarei conserva, infatti, anche l’arte della panificazione, con la lavorazione artigianale del pane in forme di antica tradizione, come Su decimorivraxu, Sa lada Grussa e Sa Moddixina. Brevi cenni storiciLa presenza nel territorio di insediamenti umani fin dal periodo preistorico è attestato dal ritrovamenti di abitazioni e capanne nuragiche, delle quali le più significative sono quelle che si sono trovate attorno al Nuraghe Bruncu Mannu. Di maggiore interesse sono il Nuraghe Seneri e l’insediamento di Corti Baccas. Nei dintorni sono stati trovati anche quattro insediamenti d’età romana, così come pure i pochi ruderi della piccola Chiesa perduta di Santa Maria. A seguito della conquista aragonese, la villa viene inglobata nel Marchesato di Quirra, sotto la giurisdizione feudale della famiglia valenzana dei Carroz. Fino alla seconda metà del settecento in documenti viene attestata l’esistenza del borgo, crocevia dei paesi circostanti, situato in una fertile area pianeggiante che deve il nome ad una palude, ubicata un tempo non lontano dall’abitato. alla fine dell’ottocento, su iniziativa dei nobili Francesco Maria ed Emanuele Paderi, viene acquistata dal demanio e bonificata la palude, ed in questo modo vengono recuperati all’agricoltura circa Duecento ettari di terra. E sempre a fine Ottocento, nel Dizionario degli stati di S.M. il re di Sardegna di Goffredo casalis, il suo collaboratore Vittorio Angius dà notizia di due borghi, Pauli Arbaghessa e Pauli Sitzamus, situati nelle vicinanze della palude e oggi scomparsi, ed dice di quest'ultimo In distanza di un miglio dal paese, cioè presso l’altro capo della palude, vedonsi vestigia di un’antica popolazione, fondamenta e alcuni resti di mura, e la si indica dalla tradizione come l’antica terra di Zizalmus. Passata sotto il dominio dei Savoia ed, in seguito, nel regno d’Italia, in periodo repubblicano il comune di Pauli Arbarei nel 1927 viene aggregato al comune di lunamatrona, dal quale nel 1950 viene nuovamente separato. Del comune di Pauli Arbarei nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono a Pauli ArbareiTra le Pprincipali principali feste e sagre che si svolgono a Pauli Arbarei, vanno ricordate, il 22 gennaio la Festa di San Vincenzo, ossia Santu Bissenti, che è la Festa patronale, al quale è dedicata la Sagra, con tanto di falò che viene acceso alla vigilia della festa; il 15 maggio si celebra, come in numerosi centri della Sardegna, la Festa di Sant’Isidoro, protettore dei contadini e degli animali impiegati in passato nei campi; alla fine di agosto la Sagra di Sant’Agostino; segue il giorno dopo, la Festa di San Giovanni Battista, cui ora è associata la Sagra della pecora. Il ritrovamento di giganti di Pauli ArbareiA Pauli Arbarei esistono tracce del grande mistero archeologico e paleontologico relativo al ritrovamento di scheletri giganti in Sardegna. Luigi Muscas, pittore e scultore, nato a Villamar e residente a Pauli Arbarei, ha ricordi molto precisi in proposito, e nel suo volume I giganti e il culto delle stelle scrive: Un giorno, era il 18 febbraio 1972, come di consueto, dopo la scuola, portavo le pecore al pascolo, quando un temporale mi sorprese e mi costrinse a cercare riparo in una grotta vicina. Quando vi entrai vidi uno scheletro molto grande le cui dimensioni, mi resi conto, erano molto al di sopra della norma. La testa, per dare un’idea, era grande più o meno come un televisore da 26 pollici, ma di forma rotonda. Gli arti superiori erano lunghi quanto me, che allora ero alto circa 1 metro e 20. Ciò che mi colpì particolarmente era che il corpo appariva mummificato, conservava ancora tutta la pelle e in trasparenza si vedevano i legamenti. La pelle era color caffè latte. Muscas afferma che negli anni sono stati ritrovati moltissimi scheletri, ma sono stati fatti tutti scomparire in un modo o nell’altro, per commercio illegale di reperti archeologici, distruzione, occultamento. Egli ricorda che quando era bambino, gli scheletri ritrovati venivano fatti vedere alle autorità o agli esperti, e quasi sempre sparivano nel nulla il giorno dopo. Molti abitanti della zona hanno trovato parecchi reperti nelle loro terre, ma il più delle volte hanno nascosto tutto, hanno frantumato le ossa con i trattori, le hanno portate alle discariche oppure bruciate, dato che temevano di non poter avere più accesso alle proprie terre, cosa che accade nel momento in cui si individuano nel sottosuolo reperti di interesse archeologico. Visita del centro di Pauli ArbareiVisitiamo, ora, l’abitato di Pauli Arbarei, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, soprattutto all’esterno del centro storico, nel quale si trovano ancora alcune antiche case a corte, tipiche della Marmilla, circondate da alti muri, con dietro l’abitazione un piccolo orto e davanti un vasto cortile, che si affaccia sulla strada con un ampio portale. Entriiamo a Pauli Arbarei provenendo da Villamar, arrivando con la SP5.19 da sud ovest, la quale, all’interno dell’abitato, assume il nome di via Roma. Percorsi circa centottanta metri dal cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, raggiungiamo un incrocio, dal quale parte a sinistra la via Torino, a destra la via Tronci, mentre al centro, tra le due, prosegue leggermente verso sinistra la via Roma. La Chiesa di Sant’Agostino VescovoTra la prosecuzione della via Roma e la via Tronci, si trova una grande scalinata che porta a un ampio spiazza rialzato e pistrellato, che, preso verso destra, conduce fino davanti alla Chiesa di Sant’Agostino Vescovo che era stata da tempo immemore un ospizio di frati Agostiniani. Il suo primo impianto risale al 1421, quando è stata edificata originariamente ad una sola navata. In seguito, attraverso diverse fasi costruttive, è stata ampliata, e porta sulle chiavi d’arco incisa la data del 1678 nella quale è avvenuta la sua successiva edificazione, fino all’impianto attuale, costituito da tre navate, una centrale e due laterali, coperte a capriate lignee sorrette da archi a tutto sesto. La facciata è arricchita da un portale ogivale con due colonne laterali, ed incorniciato da altre due colonne laterali un poco più distanti, e termina con un campaniletto a vela. La Chiesa di Sant’Agostino Vescovo si anima in occasione della Festa di Sant’Agostino, chiamata Sa Festa Manna, ossia la Festa Grande, che si svolge ogni anno alla fine di agosto, solitamente il 28 agosto o la domenica più vicina. Segue il giorno dopo, la Festa di San Giovanni Battista, cui ora è associata la Sagra della pecora, una delle manifestazioni gastronomiche più longeve del territorio, con pietanze a base di carni e formaggi tipici. Sono festeggiamenti nei quali il paese rinnova la devozione per Santa Monica, Sant’Agostino e San Giovanni Battista. Il programma religioso e civile della durata di tre o quattro giorni viene organizzato da un comitato spontaneo, col sostegno del comune, della Pro Loco e di tante aziende locali. La Chiesa parrocchiale di San Vincenzo DiaconoProseguendo verso nord est lungo la via Roma, dopo una sessantine di metri si vede, alla destra della strada, al civico numero 19 della via Roma, la facciata della Chiesa di San Vincenzo Diacono che è la parrocchiale di Pauli Arbarei. Risale alla metà del diciassettesimo secolo, ed è stata edificata in stile rinascimentale. L’interno ha un impianto ad unica navata voltata a botte, fiancheggiata da cappelle laterali, e presbiterio sopraelevato. Conserva pregevoli opere d’arte, come il Crocifisso ligneo secentesco, ben modellato e con dettagli damaschinati in estofado de oro, ed una preziosa croce astile in argento. È senz’altro una delle Chiese più importanti della zona. Il 22 gennaio si celebra la Festa del patrono San Vincenzo con la Sagra delle fave. La Festa culmina con un’usanza che affonda le proprie origini nella notte dei tempi, Su Fogadoni, ossia il falò, che viene acceso la sera della vigilia, dopo la degustazione di tanti prodotti locali come fave, ceci, agnello arrosto e formaggio. Il giorno della Festa si svolgono i riti religiosi, con la celebrazione della messa solenne, e manifestazioni civili. La Festa è organizzata da un comitato spontaneo e da tanti volontari di Pauli Arbarei. Il Monte Granatico ed il vecchio mulino di Tziu FelisProseguendo verso nord est sulla via Roma, seguita per un’ottantina di metri si arriva a un bivio, dove verso sinistra muove la via 4 Novembre, mentre verso destra c'è la prosecuzione della via Roma. All’incrocio tra la via Roma e la via 4 Novembre, al civico numero 12 della via Roma, si trova l’edificio che ospitava il Monte Granatico ossia una vera e propria Banca del grano, un Istituto per il prestito del grano agli agricoltori con l’obbligo della restituzione dopo il raccolto, a testimoniare l’importanza nel territorio della produzione cerealicola e del grano duro. A ricordare l’importanza della produzione cerealicola e del grano duro a Pauli Arbarei, nel paese si conserva anche il vecchio Mulino di Tziu Felis che prende il nome dal proprietario che lo aveva importato dalla Francia, il quale è però ormai completamente dismesso e caduto in disuso. Il Museo Etnografico della donnaNell’edificio che un tempo ospitava il Monte Granatico, oggi è presente il Museo Etnografico della donna che oggi è dislocato in due distinte strutture, e quella presente nei locali della via Roma ospita una mostra Teatro denominata Femminas, dedicata ai personaggi fantastici nella mitologia femminile in Sardegna. I materiali raccolti dall’attore Gianluca Medas, sono confluiti in un labirinto animato concepito come installazione visiva e sonora, dedicata alle figure femminili nel fantastico dell’Isola. Nel Museo si possono consultare degli audiovisivi che introducono alla storia del paese attraverso la testimonianza delle donne che lo hanno vissuto e che raccontano gli oggetti che hanno permesso a questa comunità di prosperare in gioia e serenità. Si vedono donne madri che giocano con i loro bambini, donne lavoratrici al telaio in casa e con la falce nei campi, donne affascinanti, alla moda, che sapevano conquistare e lasciarsi conquistare nei giorni di festa, tra i balli del paese, donne moderne, attente allo sviluppo del mondo e del progresso, donne religiose e pie, portatrici di valori e custodi una civiltà sana e pura. Sullo sfondo compaiono le foto antiche, evocative dei luoghi di un tempo. Al loro fianco brevi didascalie rimandano alle dieci tematiche attorno alle quali ruota il Museo e danno un ordine all’esposizione. Infine, fisicamente, gli oggetti sono facilmente raggiungibili, si possono toccare e manipolare, per rendere ancora più realistica questa breve immersione nel tempo che fu. Partiamo dalla via Roma, davanti alla Chiesa parrocchiale e le seguiamo in direzione nord est verso il Monte Granatico, dopo appena una trentina di metri arriviamo a un incrocio dove a sinistra parte la via Roma ed a destra la via Cagliari. Prendiamo verso destra la via Cagliari, che si muove verso sud est, la seguiamo per centosettanta metri e prendiamo verso destra la via Mannu. Seguita per un centinaio di metri, si vede, alla sinistra della strada, l’edificio nel quale viene ospitata la nuova sezione del Museo Etnografico della donna, nella quale è esposta la straordinaria collezione etnografica dedicata a tutti gli aspetti della vita femminile dei secoli passati, tipici di questo piccolo centro rurale e di tutta la Marmilla. Il Museo Etnografico Sa TellaiaEvitando la deviazione in via Mannu, proseguiamo lungo la via Cagliari. Percorsa per trecento metri da dove la abbiamo imboccata, dalla via Cagliari parte a sinistra la via Camillo Benso conte di Cavour. Presa questa strada, dopo una cinquantina di metri, alla destra della strada, al civico numero 19, si trova la sede del Museo Etnografico Sa Tellaia ospitato in un ambiente dell’abitazione del proprietario, Giampiero Cadau. L’ambiente della abitazione è stato adattato per ospitare la struttura museale, la quale contiene oggetti e materiali tipici della cultura contadina di Pauli Arbarei, ed anche dell’antica cucina sarda. Il Municipio di Pauli ArbareiProseguendo lungo la via Camillo Benso conte di Cavour per un’altra trentina di metri, su questa strada sbocca dalla sinistra la via Giovanni XXIII. Presa questa strada verso sinistra, ossi in direzione nord ovest, dopo una settantina di metri, alla sua sinistra, al civico numero 6, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Pauli Arbarei, con la sua sede e con gli uffici dai quali vengono forniti i servizi ai cittadini. Si poteva arrivare alla via Giovanni XXIII anche partendo dal centro, prendendo la via Cagliari, seguendola per un’ottantina di metri, poi prendendo a sinistra la via Sant’Agostino, dopo una cinquantina di metri prendendo leggermente a destra la via Giovanni XXIII, che si dirige verso sud est, e che, in un centinaio di metri, ci porta a vedere alla destra della strada l’edificio che ospita il Municipio. Il parco pubblico di Pauli ArbareiRiprendiamo la via Roma da dove abbiamo trovato la Chiesa parrocchiale, la seguiamo per un’ottantina di metri ed arriviamo al bivio, dove verso sinistra muove la via 4 Novembre, mentre verso destra c'è la prosecuzione della via Roma. Qui prendiamo la prosecuzione della via Roma e la seguiamo per un’altra ottantina di metri, fino ad arrivare in uno slargo, dove parte a sinistra la via repubblica, ed a destra la via Vittorio Emanuele III. Prendiamo verso destra la via Vittorio Emanuele III e la seguiamo per poco più di una settantina di metri, fino alla piazza Europo, dove vediamo, alla destra della strada, il Parco pubblico di Pauli Arbarei, nel quale si trova l’Anfiteatro in cui si svolgono numerose manifestazioni. I pochi ruderi della piccola Chiesa perduta di Santa MariaProseguendo lungo la via Vittorio Emanuele III dopo la piazza Europa, lo seguiamo per centottanta metri fino alla sua fine, dove si arriva a un bivio. Prendiamo leggermente verso sinistra la via Trieste, la seguiamo per centotrenta metri, poi svoltiamo a sinistra lungo la via Olimpia. Dopo centoquaranta metri si arriva in licalità Santa Maria, dove si trova alla sinistra della strada un ampio spiazzo verde, ed a destra l’ingresso degli impianti sportivi di Pauli Arbarei. Nell’ampio spiazzo verde alla sinistra della strada, si trovano i pochi ruderi della piccola Chiesa perduta di Santa Maria. La Chiesa era già in rovina nella seconda metà del settecento, ed è ormai scomparsa, non ne rimangono che poche pietre. Gli impianti sportivi di Pauli Arbareialla destra della via Olimpia si vedono gli impianti sportivi di Pauli Arbarei, che si trovano il località Santa Maria, il cui ingresso si trova sulla via Salvatore Satta, che è la traversale a destra alla fine della via Olimpia. Entrando, sulla sinistra si trova il Campo da Calcio Comunale, attrezzato anche di una capiente e confortevole tribuna centrale coperta, nel quale gioca le sue partite casalinghe la Polisportiva Pauli Albarei, che milita in Seconda Categoria, girone e - Sardegna. Accanto al Campo da Calcio si trova una Pista da atletica leggera. Più a destra si trovano un Campo da Tennis ed un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque. I due campi sono dotati di tribune in grado di ospitare 30 persone. Visita dei dintorni di Pauli ArbareiVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Pauli Arbarei si trova il suo Cimitero. interessanti sono anche i siti archeologici presenti sul territorio, dove, sono stati portati alla luce i resti della Tomba di giganti di Corti Accas; dei Nuraghi semplici Bruncu Sa Cruxi, Bruncu Sa Figu, Is Argiolas, Is Funtanas, Mollargiu, Passeri, Scortis, Seneri; del Nuraghe complesso Bruncu Mannu; e del Nuraghe di Corti Accas di tipologia indefinita. Pochi di questi Nuraghi sono stati oggetto di scavi, se si eccettuano quelli abusivi dei tombaroli, ma è chiaro che in questo territorio c’è qualcosa di importante a livello archeologico, che forse però si sta sottovalutando. Il Cimitero di Pauli ArbareiUsciamo da Pauli Albarei con la SP5.19 con la quale eravamo arrivati in questo paese provenendo dalla SP46. Dal cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, percorriamo quattrocento metri e vediamo alla destra della strada provinciale il muro di cinta e l’ingresso del piccolo Cimitero di Pauli Albarei, per il quale sono iniziati nel 2016 significativi lavori di ampliamento, con la costruzione di un loggiato dotato di copertura in legno, a forma di padiglione, poggiata su sei colonne in granito. I resti del Nuraghe semplice SeneriDal centro di Pauli Arbarei prendiamo la via Vittorio Emanuele III e, passata la piazza Europa, dopo una cinquantina di metri, prendiamo a sinistra la via Sassari. Questa strada, dopo una ampia curva a destra, dove incrocia a sinistra la via Verdi ed a destra la via Salvatore Satta, esce dall’abitato in direzione nord est. Seguita dopo questo incrocio la via Sassari per quattrocentocinquanta metri arriviamo a un incrocio, dove, tra le prosecuzione della via Sassari e la traversa sulla destra, si vedono su un’altura i resti di quello che è stato il Nuraghe Seneri. Si trattava di un Nuraghe monotorre, costruito in pietra marnea, posizionato sull’altura a 146 metri di altezza. I resti del Nuraghe semplice PasseriArrivati all’incrocio dove si vede l’altura con sopra i resti del Buraghe Seneri, proseguiamo lungo la continuazione della via Sassari. Passato il ponticello sul rio Pardu, percorso un chilometro e seicento metri, prendiamo una deviazione sulla sinistra che sguiamo per trecento metri, fino a vedere, alla sinistra della strada, sopra un’altura i resti del Nuraghe Passeri. Si tratta di un Nuraghe monotorre parzialmente coperto, posizionato su un’altura a 194 metri di altezza. Questo è uno dei Nuraghi non ancora scavati fotografati da Ettore Tronci, che, attraverso le foto scattate dall’alto per mezzo di un drone, cerca di dimostrare la tesi di Sergio Frau, il quale, nel volume Le colonne d’Ercole, afferma come nel 1200 avanti Cristo uno Tsunami provocato dalla caduta di un asteroide nel Golfo degli Angeli avrebbe sommerso il Campidano avviando il declino della civiltà nuragica. L’insediamento nuragico, la Tomba di giganti ed il Nuraghe di Corti Baccas di tipologia indefinitaDal centro di Pauli Arbarei prendiamo verso sud est la via Carbonia e la seguiamo per cinquecento metri, fino ad arrivare a un bivio, dove parte verso sinistra la Strada Vicinale Da pauli Arbarei a Villanovafranca. La seguiamo per un chilometro e quattrocento metri ed arriviamo a prendere la deviaziona a sinistra, che, dopo cinquecento metri, ci porta a trovare alla sinistra della strada i resti del vasto Insediamento nuragico di Corti Baccas, nel quale sono presenti anche un significativo recinto litico e di un pozzo sacro chiamato il pozzo sacro Is cappellasa. Circa duecento metri a nord rispetto al recinto litico, si trovano i resti della Tomba di giganti di Corti Baccas situata a 191 metri di altezza. E poco più di un centinaio di metri più a nord rispetto a questa tomba, si trovano i resti del Nuraghe di Corti Baccas situato a un’altitudine di 196 metri, di tipologia indefinita, dato che alcuni ritengono fosse un Nuraghe semplce, mentre secondo altri era probabilmente un Nuraghe trilobato con antemurale, la cui struttura non è stata però confermata. I resti del Nuraghe complesso Bruncu MannuProseguendo verso nord sulla strada che ci ha portati all’insediamento nuragico di Corti Baccas, dopo quattrocentocinquanta metri la strada termina. Continuando verso nord, si arriva ad un’altura sulla quale si trova l’importante Nuraghe complesso Bruncu Mannu il primo che è stato oggetto di una attività di indagine e valorizzazione, ubicato a un’altitudine di 193 metri, che si erge strategicamente sulla pianura sottostante, in uno dei punti più alti del territorio di Pauli Arbarei. Si tratta di un Nuraghe complesso che è ancota coperto, dato che non ha beneficiato, purtroppo, di nessuna campagna di scavi. Il complesso, leggibile con qualche difficoltà a causa della mancanza di approfondite indagini di scavo, è costituito da un bastione trilobato e da un antemurale turrito che racchiude un insediamento, ed è costruito in arenaria. Sul terreno è possibile osservare la presenza della grossa torre centrale, costruita non sulla sommità, ma sul declivio ovest dell’altura e con l’ingresso rivolto a est, verso la sommità dell’altura. A questo mastio è stato addossato un avancorpo allungato in direzione da nord a sud, composto da due torri aggiunte, che sul versante est determinano una cortina che racchiude e protegge anche l’ingresso al vecchio mastio. Una capanna circolare con il perimetro a doppio paramento, nel pianoro a sud del Nuraghe, appare però isolata dal Nuraghe, e l’associazione topografica non è sufficiente per considerarla parte della sua struttura. La notevole estensione del complesso nuragico lascia intuire la presenza di una ragguardevole comunità, costituita sulle importanti vie di accesso alla Giara di Gesturi verso nord, a Siddi verso ovest, ed a Villamar col Flumini Mannu verso est. Questo è un altro dei Nuraghi non ancora scavati fotografati da Ettore Tronci, che, attraverso le foto scattate dall’alto per mezzo di un drone, cerca di dimostrare la tesi di Sergio Frau, il quale, nel volume Le colonne d’Ercole, afferma come nel 1200 avanti Cristo uno Tsunami provocato dalla caduta di un asteroide nel Golfo degli Angeli avrebbe sommerso il Campidano avviando il declino della civiltà nuragica. Insieme ad altri Nuraghi, come il su Sensu, il Passeri ed il Seneri, ed una Tomba di giganti, anche questo Nuraghe ha restituito bronzi e ceramiche finemente decorate, che sono oggi in parte esposti presso il Museo Nazionale Archeologico di Cagliari. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Marmilla e da Villamar ci recheremo a Siddi che visiteremo con la Chiesa romanica di San Michele Arcangelo ed i suoi dintorni dove si trova la Tomba di giganti Sa Domu ’e S’Orcu e numerosi altri siti archeologici. |