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Portoscuso con la Tonnara di Su Pranu, la sua torre e l’imbarco dei traghetti per Carloforte


In questa tappa del nostro viaggio, da Gonnesa ci recheremo a Portoscuso che visiteremo con la sua torre, e con i suoi dintorni dove si trova la frazione Portovesme con la sua area industriale e dalla quale partono i traghetti per Carloforte.

Il Sulcis nella regione storica del Sulcis-Iglesiente

Il Sulcis IglesienteL’area della regione storica del Sulcis-Iglesiente si estende a nord della valle del Cixerri. Confina a nord est con il Campidano ed ha una forma vagamente triangolare. Il Sulcis (nome in lingua sarda Sa Meurreddìa) si estende nella porzione sudoccidentale dell’isola, parte integrante della regione storica del Sulcis-Iglesiente, ed appartiene alla Provincia del Sud Sardegna ed a quella di Cagliari. I suoi comuni nella Provincia del Sud Sardegna sono Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Santadi, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia e Villaperuccio. Quelli nella città Metropolitana di Cagliari sono Pula, Sarroch e Villa San Pietro, che si trovano però tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. È un territorio in cui la natura è incontaminata, nel tratto costiero caratterizzato da ampie spiagge, tra cui spicca Piscinas, con le sue metafisiche dune di sabbia, o la splendida insenatura di Masua, che guarda il faraglione calcareo di Pan di Zucchero.

In viaggio verso Portoscuso

Da Gonnesa iniziamo a percorrere la costa sud dell’Isola. Usciamo da Gonnesa con la via Iglesias che, dopo il cartello segnalitico che indica l’uscita dall’abitato, arriva a una rotonda dove prendiamo la terza uscita che ci porta sulla SS126 Sud Occidentale Sarda, e la prendiamo verso sud dato che conduce verso Carbonia. Portoscuso-La rotonda dove arrivano la SP108 e la SP2 e da dove parte la via Dante AlighieriPercorso un chilometro ed ottocento metri sulla SS126 Sud Occidentale Sarda, arriviamo a una seconda rotonda, dove prendiamo la prima uscita che ci permette di rimanere sulla SS126 Sud Occidentale Sarda. Un primo modo per arrivare da Gonnesa a Portoscuso prevede che, dopo altri quattrocentocinquanta metri sulla SS126 Occidentale Sarda, si svolti a destra e, seguendo le indicazioni per Portoscuso e Portovesme, e si prenda la SP108, che segue la costiera. Percorsa questa strada, dopo una diecina di chilometri, seguendo le indicazioni, arriviamo ad una rotonda con al centro le indicazioni che indicano l’arrivo a Portoscuso, qui svoltiamo a destra e prendiamo la via Dante Alighieri che ci porta nel centro dell’abitato. Dal cartello segnaletico che indica l’uscita da Gonnesa alla via Dante Alighieri di Portoscuso, seguendo questa strada, abbiamo percorso 10.6 chilometri.

Un secondo modo per arrivare da Gonnesa a Portoscuso, prevede che dalla seconda rotonda sulla SS126 Sud Occidentale Sarda si prosegua per un chilometro e duecento metri, poi si svolti leggermente a destra e, seguendo le indicazioni per Seruci, Portoscuso e Nuraxi Figus, si prenda la SP82. Questa strada, dopo sette chilometri ed ottocento metri, si immette sulla SP2 e, percorsi altri ottocento metri, arriviamo alla rotonda con al centro le indicazioni che indicano l’arrivo a Portoscuso, dove arriva da destra la SP108, e dove proseguendo dritti la SP2 diventa la via Dante Alighieri che ci porta nel centro dell’abitato. Dal cartello segnaletico che indica l’uscita da Gonnesa alla via Dante Alighieri di Portoscuso, seguendo questa strada, abbiamo percorso 9.9 chilometri.

Il Campo Sportivo Comunale di Portoscuso

Subito dopo aver passato il cartello segnaletico del chilometro 10 sulla SP108, prima della rotonda che porta a deviare sulla via Dante Alighieri, alla destra della strada provinciale si trova una strada bianca che costeggia lasciandolo sulla sinistra un piccolo Campo da Calcio con fondo in terra battuta, e conduce all’ingresso del Campo Sportivo Comunale di Portoscuso. All’interno del Campo Sportivo Comunale è presente il Campo da Calcio con fondo in erba, dotato di tribune in grado di ospitare 360 spettatori. Il Campo Sportivo Comunale è ubicato all’esterno rispetto al centro abitato di Portoscuso.

Portoscuso-Verso il Campo Sportivo Comunale: il piccolo campo da calcio con fondo in terra battuta Portoscuso-Campo Sportivo Comunale: ingresso Portoscuso-Campo Sportivo Comunale: il campo da calcio con fondo in erba

Il Cimitero Comunale di Portoscuso

Portoscuso-Il Cimitero di PortoscusoLa via Dante Alighieri si dirige dalla SP108 verso il centro abitato di Portoscuso, all’interno del quale entra da nord est e percorre il centro per arrivare nella piazza Dante Alighieri. Percorsa per quattrocentocinquanta metri, si vede, alla sinistra della strada, l’ingresso del piazzale dedicato al parcheggio delle auto per i visitatori del Cimitero Comunale di Portoscuso. Poco più di una cinquantina di metri più avanti, passato il muro di cinta, sempre alla sinistra della strada si trova l’ingresso del Cimitero Comunale di Portoscuso. Anche il Cimitero Comunale, come il Campo Sportivo Comunale, è ubicato all’esterno rispetto al centro abitato di Portoscuso.

Arrivo a Portoscuso

Percorsi altri trecentocinquanta metri dopo il Cimitero comunale, arriviamo a un’altra rotonda con al centro una Scultura di Benvenuto a Portoscuso, dove arriva da destra il viale delle Regioni e parte a sinistra la via Nuoro, mentre prosegue dritta la via Dante Alghieri che ci porta all’interno del centro dell’abitato.

Portoscuso-La rotonda lungo la via Dante Alighieri con al centro la scultura di Benvenuto a Portoscuso Portoscuso-La scultura di Benvenuto a Portoscuso

Il comune chiamato Portoscuso

Portoscuso-Veduta dell’abitatoPortoscuso-Stemma del comuneLungo la costa raggiungiamo l’abitato di Portoscuso (nome in lingua sarda Portiscusi, altezza metri 6 sul livello del mare, abitanti 4.859 al 31 dicembre 2021), centro rivierasco, di origine medievale, la cui economia si basa su tutti i settori produttivi, ed in cui di notevole importanza è la pesca del tonno. Situato nella parte sud occidentale della provincia, sulla costa, di fronte all’isola di San Pietro, è raggiungibile tramite la SS126 Sud Occidentale Sarda, che dista dieci chilometri dall’abitato. Possiede un proprio porto turistico, situato nella sua frazione Portovesme. Il territorio comunale, classificato di collina, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche non molto accentuate.

Origine del nome

Il suo nome compare in documenti spagnoli come Puerto Escuso, e si legge in un’iscrizione su un marmo del 1676 che ricorda la costruzione della torre ottagonale di difesa, risalente a quell’anno. La denominazione attuale deriva, quindi, dallo spagnolo Puerto Escuso, cioè nascosto, riparato dai venti, dato che chi proveniva da nord est, ossia da Gonnesa con la SP82 che è la strada di Seruci, non poteva vederlo, dato che risultava molto più a valle, coperto da dune di sabbia, e dunque nascosto alla sua vista.

La sua economia

Portoscuso è un paese la cui economia si basa su tutti i settori produttivi. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, agrumi, uva e altra frutta. Si allevano bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Per quanto riguarda il settore secondario, l’industria è costituita da imprese che operano nei comparti alimentare, della pesca soprattutto in quella del tonno, della piscicoltura, del legno, della fabbricazione di prodotti petroliferi raffinati, dei materiali da costruzione, edile, metallurgico, meccanico, elettronico, cantieristico e della produzione e distribuzione di energia elettrica. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva e dell’insieme dei servizi. La bella posizione sulla costa attira migliaia di turisti. Peculiarità della costa, che riveste notevole importanza dal punto di vista naturalistico per la presenza di importanti ecosistemi sia marini che palustri, è l’alternanza tra imponenti coste rocciose e incantevoli spiagge dalla sabbia finissima. Portoscuso, oltre che un importante centro turistico, è famoso anche per la sua cucina che offre deliziose pietanze a base di pesce, soprattutto il tonno. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. La costiera di Portoscuso è lunga otto chilometri ed è ricca di insenature e spiagge. Nella periferia nord dell’abitato è possibile trovare una vasta pineta e la deliziosa spiaggia di Portupaleddu. Particolarmente suggestiva e ancora intatta è la zona di Capo Altano, dove la scogliera scende a picco sul mare e dove è possibile trovare alcune rarità botaniche. A sud, invece, in località Paringianu, è presente lo stagno di Boi Cerbus, dove è possibile effettuare il birdwatching, per la presenza dei fenicotteri rosa e di varie altre specie di uccelli acquatici.

Brevi cenni storici

La presenza dell’uomo nel territorio di Portoscuso risale al Neolitico antico, con l’insediamento all’aperto di Su Stangioni e i ripari sotto roccia in localit Crobettana. All’et del Rame appartengono invece le grotte sepolcrali, scoperte nella medesima localit , e i circoli megalitici in localit Piccinu Mortu e Su Medadeddu nonch il villaggio in localit Sa Grutta de Is Abis. Dell’et del Bronzo si conoscono i siti di Su Stangioni e Punta Niedda, della cultura di Bonnanaro, e alcuni nuraghi e villaggi di capanne mentre poco oltre il confine comunale con Gonnesa si trova l’importante complesso nuragico di Seruci. La zona viene poi frequentata dai Fenici, seguiti dai Punici e dai Romani, del cui passaggio rimangono alcune testimonianze, in particolare per quanto riguarda l’aspetto funebre, con le necropoli in zona San Giorgio e Piccinu Mortu. In epoca medievale il territorio fa parte del Giudicato di Cagliari, inserito nella curatoria di Sulcis. Dopo la scomparsa di quest'ultimo nel 1258 diviene parte dei domini dei conti della Gherardesca di Donoratico. Nel 1323 compare nelle acque di Portoscuso una potente flotta di 300 navi, con 53 galee, comandata dall’ammiraglio Francis Carroz, allo scopo di occupare il Sulcis e assediare Iglesias, su consiglio del Giudice d’Arborea Ugone II che si era avvicinato agli Aragonesi. Le numerose truppe sbarcano sulla spiaggia di Portopaglietto perché soddisfa le loro esigenze, ma arriva in ottobre nelle acque di Is Canelles una flotta pisana di 33 galee, guidata dal viceammiraglio Francesco Zaccio, che distrugge le navi e le macchine d’assedio aragonesi. Portoscuso-La pesca del tonnoNel 1554 il commerciante cagliaritano Pietro Porta aveva avvistato nel mare di Portoscuso il passaggio dei tonni e, meravigliato di ci , informa il governo, proponendo l’impianto delle tonnare, tanto che Filippo II di Spagna dispone l’impianto delle tonnare nei punti dove transitano pi tonni, e l’odierno abitato di Portoscuso nasce a seguito dell’attività della tonnara per la pesca del tonno rosso, in località Su Pranu, per la quale provengono dalla Sicilia, dalla Campania e dalla Francia, pescatori e tonnarotti, ed anche corallari, che in breve tempo popolano il borgo. Dopo la costruzione della tonnara iniziano a sorgere le prime baracche di pescatori e tonnarotti, che probabilmente venivano abitate durante la stagione della pesca, e successivamente, quando la pesca del tonno inizia a fruttare, le abitazioni divengono dimore fisse. Sul finire del cinquecento, intorno al 1584, viene edificata la torre costiera nota come Torre Spagnola, posta sotto il comando di un alcalde, torre che, data l’esiguit della guarnigione formata da soli due soldati, con principalmente una funzione di avvistamento piuttosto che di difesa. Portoscuso-La croce e la lapide sul campo del doloreNel seicento il paese viene ripetutamente assalito dai pirati saraceni, e nel 1636 ad opera del famoso corsaro Estamuth, ammiraglio delle galere di Biserta, viene smantellata e rasa al suolo la torre di Portoscuso, e alcuni dei suoi abitanti, che avevano trovato rifugio presso la zona dove oggi sorge il campo sportivo comunale, vengono trucidati. Tale localit oggi nota col nome di Su Campu Dolorosu, cio il campo del dolore, ed a ricordo di tale evento sono poste sul luogo, da anni, una croce e una lapide in memoria di quegli sventurati. La torre nel 1637 venne riedificata con i fondi della cassa reale. Nel 1660 avviene a Portoscuso un’altra incursione barbaresca, forse la pi drammatica, viene invaso lo stabilimento della tonnara, bruciate tutte le barche, e portato via tutto ci che veniva trovato nei magazzini, e molti uomini riescono a fuggire con i familiari, mentre molti vengono condotti in schiavit . In epoca sabauda nel 1738, nella tonnara di Su Pranu vengono ospitate le numerose famiglie di profughi liguri provenienti da Tabarka, appena giunte in terra sarda in attesa che venisse completata la nuova cittadina di Carloforte, sull’isola di San Pietro, dove si sarebbero in seguito trasferite. Nel 1763, tre mezze galere sbarcano di primo mattino a Portoscuso, ma l’ufficiale di giustizia riunisce tutti gli uomini del villaggio, parte vengono mandati nell’entroterra per domandare aiuto, e grazie a questi aiuti il nemico viene sconfitto, il villaggio è salvato dal saccheggio e gli abitanti dalla schiavit .  Solo dopo il 1816 le azioni barbariche hanno fine grazie ad una tremenda battaglia che vede come vincitore la flotta inglese. Nel 1935 il governo fascista, in previsione di futuri attacchi nemici alle attivit minerarie del Sulcis e su Portovesme, fa erigere a Portoscuso un sistema di fortificazioni, ancora visibili a Capo Altano e in altre localit del territorio comunale. Il comune di Portoscuso nel 1940 viene aggregato al comune di Carbonia, dal quale nel 1945 viene nuovamente separato. Dopo la seconda guerra mondiale, tra gli anni sessanta e settanta del novecento, si è sviluppato il polo industriale di Portovesme. Del comune di Portoscuso nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova di Carbonia e Iglesias, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna.

Come avveniva la pesca del tonno a Portoscuso

I tonnarotti, così si chiamavano i lavoratori che in aprile postavano in mare da quattro a cinque chilometri di reti che formavano le varie camere, e con la loro disposizione portavano i tonni ad addentrarsi nelle zone più interne fino alla cosiddetta camera della morte. Un mese dopo il Rais, il capo che dirigeva la battuta di pesca, guidava le barche costruite appositamente per questo scopo e dopo aver accerchiato la camera della morte, iniziavano a tirare le reti costringendo i tonni ad affiorare in modo da poter essere arpionati e tirati nelle barche per poi essere portati nella tonnara dove venivano lavorati per la conservazione e commercializzazione.

L’eccidio dei fratelli Fois

Portoscuso-I fratelli Salvatore e Luigi FoisIl 29 dicembre 1922 un gruppo di Fascisti provenienti da Iglesias uccide i fratelli Salvatore e Luigi Fois, battellieri socialisti di Portoscuso. La Portoscuso degli anni Venti era un piccolo centro agricolo ma assolveva ad un importante funzione industriale in quanto era capolinea della ferrovia che lo congiungeva ai cantieri minerari. C erano inoltre numerose attivit , tra le quali una grande centrale termica che doveva servire per l energia elettrica necessaria alle attivit industriali, ci aveva fatto s che ci fosse un gran numero di operai. Molti erano battellieri che si occupavano del trasporto di minerali dalla banchina alle imbarcazioni ancorate fuori dal porto. La maggior organizzazione operaia sindacale era la Federazione Battellieri, di orientamento politico socialista. A capo della Federazione, gi da tempo nel mirino dei fascisti, i due fratelli Fois. Luigi Fois entra nella nuova amministrazione comunale socialista, vittoriosa alle elezioni amministrative del 17 ottobre 1920. Il movimento fascista comincia a prendere piede nell isola, e iniziano le prime spedizioni punitive. Lettura di 'Marcia su Roma e dintorni' di Emilio LussuAppare quasi subito chiaro che, per buttare gi l amministrazione comunale socialista, sia necessario eliminare la Federazione Battellieri. La prima spedizione punitiva contro i Fois, organizzata nel giugno del 1921, è solo intimidatoria. Non ci sono morti, solo minacce e promesse. La seconda, quella del 29 dicembre 1922, è la decisiva. Al funerale, i fascisti non permettono a nessuno di stare nel corteo funebre. Neppure la madre può stare vicino ai propri figli. Ricordiamo che i maggiori colpevoli dell uccisione dei fratelli Fois vengono processati nel 1924 e condannati dal Tribunale di Cagliari. Pochi anni pi tardi, per , grazie all intervento del governo fascista, ottengono la liberazione. L’omicidio dei fratelli Fois viene descritto da Emilio Lussu nel capitolo 16 di Marcia su Roma e dintorni.

Le principali feste e sagre che si celebrano a Portoscuso

A Portoscuso è attivo il Gruppo Folk Sa Turri di Portoscuso, nelle cui esibizioni nelle principali feste e sagre che si svolgono sul posto ed in altre locltà dell’Isola, è possibile ammirare il costume tradizionale locale. A Portoscuso nasce nel 1993 da un gruppo di amatori il Coro Polifonico di Portoscuso, originariamente un coro misto che perde poi nel 1997 i componenti maschili, e si costituisce come Coro Polifonico Femminile di Portoscuso.

Portoscuso-Il Gruppo Folk Sa Turri di Portoscuso Portoscuso-Il Coro Polifonico Femminile di Portoscuso

Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Portoscuso, vanno citati i festeggiamenti per il Carnevale; nel giorno di Pasqua, la Festa chiamata Sa Pasca Manna, ossia la Pasqua Grande; il martedì dopo la Pentecoste, si festeggia la Patrona, nella Festa di Santa Maria d’Itria; il 13 giugno, si svolge la Festa dedicata a Sant’Antonio ossia di Sant’Antoni de Tonnaria, con la Sagra del Tonno; il 24 giugno, la Festa di San Giovanni Battista; a metà luglio, si celebra la Sagra del Fritto Misto, denominata Il Mare Dorato, il tradizionale appuntamento gastronomico nel quale si può gustare il pesce fritto; a metà di agosto, la Festa chiamata S'Arrusteddara, il tradizionale appuntamento gastronomico nel quale un gruppo di arrostitori prepara il pesce fresco alla griglia per tutti i visitatori; a fine agosto, la manifestazione Calici in Tonnara, con degustazione di vini ed altri eventi nella Tonnara Su Pranu.

Portoscuso-Festeggiamenti per il Canevale Portoscuso-Festeggiamenti per 'Sa Pasca Manna' Portoscuso-Festa di Santa Maria d Itria Portoscuso-Sa Festa de Sant’Antoni de Tonnaria Portoscuso-Sagra del Tonno Portoscuso-Festa di San Giovanni Battista Portoscuso-Sagra del Fritto Misto denominata Il Mare Dorato Portoscuso-Festa chiamata S’Arrusteddara Portoscuso-La manifestazione Calici in Tonnara

La Festa chiamata Sa Pasca Manna

Portoscuso-S Incontru che   l incontro del Cristo risorto con la madre MariaLa più significativa Festa dell’anno a Portoscuso è considerata Sa Pasca Manna, celebrata nel giorno della Pasqua di Resurrezione, che ha subito alcune modifiche dal 1971, anno in cui è stata costituita la seconda chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista. Dopo le processioni e preparazioni del Mercoledì Santo, il Giovedì Santo si tengono i rituali di Su Lavabu ossia la lavanda dei piedi, Sos Sepurcros ossia l’adorazione dei Sepolcri, Sas Chircas e infine S’Incravamentu, la crocifissione. Il Venerdì Santo ha il via la via Crucis, e viene rievocato S’Iscravamentu, la rimozione di Gesù dalla croce. Proprio la domenica un giorno di grandi festeggiamenti caratterizzato da S’Incontru che è l’incontro del Cristo risorto con la madre Maria.

La Festa di Sant’Antonio con la Sagra del Tonno

Portoscuso-Locandina della Sagra del TonnoIl 13 giugno a Portoscuso si svolge Sa Festa de Sant’Antoni de Tonnaria, che è la Festa dedicata a Sant’Antonio, il Santo Patrono dei Tonnarotti, ed in occasione di questa festa si tiene la Sagra del Tonno, che viene preparato sul lungomare di Portoscuso secondo la secolare tradizione locale. Durante la festa, dopo le cerimonie sacre, viene distribuito in piazza il tonno fresco realizzato con prelibate ricette del posto e accompagnato da vino e pane. Per tutta la durata della Festa è possibile visitare l’antica Tonnara Su Pranu, la torre Spagnola, l’archivio storico fotografico del comune di Portoscuso, l’antica chiesa di Sant Antonio e la mostra dei lavori artigianali di Portoscuso.

Visita del centro di Portoscuso

L’abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Arriviamo a Portoscuso da Gonnesa con la SP108, e, circa duecento metri dopo il cartello segnaletico del chilometro 10, seguendo le indicazioni, svoltiamo a destra e prendiamo la via Dante Alighieri, che ci porterà all’interno dell’abitato di Portoscuso.

Il complesso sportivo dell’Allumina

Dalla rotonda con al centro la scultura di Benvenuto a Portoscuso, proseguiamo per circa centocinquanta metri verso sud lungo la via Dante Alighieri ed arriviamo adove parte a destra la via Oristano, prima della quale alla destra della via Dante Alghieri si vedono alla destra della strada le ex palazzine dell’Allumina, un’azienda operante nel settore metallurgico che si occupava della produzione di ossido di alluminio, ricavato dalla lavorazione della bauxite e prodotto intermedio nel ciclo dell’alluminio. Passata la via Oristano, lungo la via Dante Alighieri si sviluppa alla destra della strada il Complesso Sportivo dell’Allumina, che comprende il cosiddetto Campo Sportivo bianco, un campo da calcio con fondo in terra battuta, non dotato di tribune per gli spettatori.

Portoscuso-Complesso Sportivo dell’Allumina: ingresso Portoscuso-Complesso Sportivo dell’Allumina: il campo da calcio

La nuova chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista

Portoscuso-Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: il retro della chiesa visto dalla via NapoliPassato il complesso sportivo dell’Allumina, proseguiamo verso sud lungo la via Dante Alighieri per duecentocinquanta metri, poi prendiamo a sinistra, verso est, la via Napoli. La seguiamo per una sessantina di metri, e ci troviamo di fronte alla facciata della chiesa di San Giovanni Battista, che è la seconda parrocchiale di Portoscuso. Si tratta di una chiesa nuova, nominata nel 1971 come seconda parrocchiale per servire i numerosi fedeli dei territori che si sviluppano ad est del centro abitato di Portoscuso. L’edificio sorge infatti isolato, in una zona periferica di Portoscuso. Il prospetto, caratterizzato dalle linee spioventi delle falde di copertura e dalla presenza di un protiro sotto il quale si apre l’ampio portale di ingresso, corrisponde a uno degli otto lati che articolano la pianta del perimetro della chiesa. La struttura portante è in cemento armato ed è costituita da pilastri, travi e solaio in laterocemento. La copertura, su una superficie a forma di croce a due falde, è costituita da un manto esterno in tegole curve, mentre gli spicchi contenuti negli angoli della croce hanno una copertura piana impermeabilizzata.

Portoscuso-La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista Portoscuso-Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: facciata

All’interno, mediante l’inserimento di pilastri e architravi che delimitano centralmente uno spazio rettangolare, dunque una sorta di navata, la chiesa funziona per molti versi, anche dal punto di vista della fruizione, come un organismo dallo sviluppo longitudinale.

Portoscuso-Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: interno verso il presbiterio Portoscuso-Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: altare Portoscuso-Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: mosaico sopra l’altare

Presso questa chiesa, ogni anno il 24 giugno si celebra la Festa di San Giovanni Battista, con celebrazioni sacre e festeggiamenti in onore di San Giovanni Battista, seguite da cene, degustazioni ed intrattenimento per grandi e piccini.

La palestra delle Scuole primarie

La via Napoli prosegue verso est e, dopo trecento metri, sbocca sulla via Nuoro. Se prendiamo la via Nuoro verso destra ossia verso sud, vediamo quasi subito, alla sinistra della strada, al civico numero 16, l’ingresso delle Scuole primarie di Portoscuso. All’interno di questo complesso scolastico è presente una Palestra, priva di tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare diverse discipline, tra le quali Ginnastica e Kickboxing.

Portoscuso-Scuole primarie di Portoscuso: ingresso Portoscuso-Scuole primarie di Portoscuso: esterno della palestra Portoscuso-Scuole primarie di Portoscuso: interno della palestra

La palestra dell’Istituto Comprensivo Vittorio Angius

Proseguendo verso sud lungo la via Nuoro, dopo un centinaio di metri svoltiamo a sinistra nella via Giorgio Asproni e, dopo centottanta metri, vediamo alla sinistra della strada al civico numero 7 l’ingresso dell’Istituto Comprensivo Vittorio Angius, che comprende le Scuole secondarie di Portoscuso. All’interno di questo complesso scolastico è presente una Palestra, con tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori, nella quale è possibile praticare diverse discipline, tra le quali pallacanestro, pallavolo, calcetto ossia calcio a cinque, e ginnastica.

Portoscuso-Istituto Comprensivo Vittorio Angius di Portoscuso: ingresso Portoscuso-Istituto Comprensivo Vittorio Angius di Portoscuso: esterno della palestra Portoscuso-Istituto Comprensivo Vittorio Angius di Portoscuso: interno della palestra

In località Concali Sa Procedda si trova il campo da calcetto

Lungo la via Giorgio Asproni, a metà strada tra la via Nuoro e l’Istituto Comprensivo, prendiamo a sinistra la via Iglesias lungo la quale, dopo circa centocinquanta metri, prendiamo a destra una deviazione che porta, in località Concali Sa Procedda, al Campo da calcetto, ossia da calcio a cinque, dotato di tribune in grado di ospitare circa 250 spettatori.

Portoscuso-Località Concali Sa Procedda: ingresso del campo da calcetto Portoscuso-Località Concali Sa Procedda: il campo da calcetto

Nei Palazzoni Obino si trova il campo da tennis

Lungo la via Iglesias, alla sinistra del campo da calcetto, sono presenti i Palazzoni Obino. Si tratta di palazzoni in cui al centro si trova anche un Campo da tennis, che non è dotato di tribune per gli spettatori.

Portoscuso-Palazzoni Obino: esterno Portoscuso-Palazzoni Obino: il campo da tennis

La villa de Su Marchesu

Evitando la deviazione nella via Napoli, riprendiamo verso sud la via Dante Alighieri e dopo un centinaio di metri, subito dopo che la strada ha effettuato un’ampia curva verso destra, si vede alla destra della strada l’ingresso della Villa de Su Marchesu, un’altra perla dell’arcipelago sulcitano da non perdere. Viene fatta costruire nel 1912 dal marchese Salvatore Pes di Villamarina, conte di Vallermosa, marchese di Villamar e barone dell’isola Piana. Costruita per trascorrervi momenti di riposo durante i frequenti viaggi, la villa è circondata da un giardino in cui si ammirano esemplari secolari di piante esotiche e tropicali. Al centro si trova ancora una grande voliera che in primavera viene visitata da numerose specie di volatili. Acquisita nel 1989 dal comune di Portoscuso e restaurata, viene oggi utilizzata come centro d’aggregazione socio culturale.

Portoscuso-La villa de Su Marchesu: esterno Portoscuso-La villa de Su Marchesu: ingresso Portoscuso-La villa de Su Marchesu: interno

La Funtana de Is Piccas

Portoscuso-La Funtana de Is PiccasPassata la villa de Su Marchesu, la via dante Alighieri sbocca sulla piazza Dante Alighieri. Arrivando in piazza Dante Alighieri dalla via Dante Alighieri, passiamo tutta la piazza ed arriviamo a dove, da destra, ossia da nord, arriva la via Galileo Galilei, ed a sinistra, ossia verso sud, parte la via Alcide De Gasperi. Presa la via Alcide de Gasperi, dopo un centinaio di metri questa strada arriva nella piazza dei Martiri della Libertà, dove prendiamo a destra la via Giuseppe Mazzini. Portoscuso-La Funtana de Is PiccasSeguiamo la via Giuseppe Mazzini per un centinaio di metri e vediamo, alla destra della strada, la Funtana de Is Piccas. Fino dal 1883 le fonti di approvvigionamento idrico a Portoscuso erano tre, ossia la Funtana Manna e la Funtanedda, che erano utilizzate per i bisogni della popolazione, e la Funtana de Is Piccas, caratterizzata dalle Piccas ossia dalle storiche vasche monolitiche, la quale veniva utilizzata per gli usi domestici e per abbeverare il bestiame, dato che era affiancata da un lavatoio e da un abbeveratoio. Delle tre fontane solo l’ultima è ancora esistente, sebbene manchino le Piccas, dato che è stata ripulita e restaurata in modo rigoroso nel 1975 da un gruppo di volontari, che la hanno riportato al suo stato originario.

Il Municipio di Portoscuso

Portoscuso-Il Municipio di PortoscusoRitornati con la via Giuseppe Mazzini nella piazza dei Martiri della Libertà, arrivati in questa piazza dalla via Alcide de Gasperi, proseguiamo verso destra lungo la via Giuseppe Garibaldi, che, in una settantina di metri, sbocca nella piazza del Municipio, dove parte a sinistra la via Marco Polo. Qui, affacciato sulla piazza, al civico numero 2 della via Marco Polo, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Portoscuso, con la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi ai cittadini. Si tratta degli uffici che trattano Istruzione, Sport, Cultura e Spettacolo; Segreteria; Ragioneria e Tributi; Anagrafe, Stato civile e Servizi elettorali; Servizi Sociali; Opere Pubbliche e Manutenzioni; Polizia Locale; Urbanistica e Territorio; Ambiente, Paesaggio e Igiene Urbana; ed Edilizia e attività produttive.

La principale chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria d’Itria

Portoscuso-La chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria d’ItriaDalla piazza davanti al Municipio, dove parte a sinistra la via Marco Polo, prendiamo invece verso destra la via Fratelli Bandiera che, in una cinquantina di metri, porta in piazza Santa Maria d’Itria, nella quale, al civico numero 1, si trova la chiesa di Santa Maria d’Itria, che è la prima e la principale parrocchiale dedicata alla patrona di Portoscuso, una chiesa interessante sotto il profilo storico ed architettonico. L’attuale edificio risale al 1956. Presenta una facciata intonacata di bianco, che termina con un profilo mistilineo evidenziato dal colore rosa. In posizione centrale si apre il semplice portale dal disegno rettangolare, in asse col quale è collocata una lunetta dai contorni mistilinei che richiamano quelli del terminale della facciata. Un oculo in vetro policromo rappresenta la Vergine d’Itria valorizzando il prospetto e convogliando l’attenzione dell’osservatore nella parte centrale superiore della facciata, segnata ai lati da due paraste sporgenti che terminano all’estremità della stessa. Sulla sinistra si imposta il campanile, caratterizzato da un doppio giro di mensole in pietra, e costituito in conci squadrati. ’e ripartito in altezza in quattro ordini, due sono forati e ospitano le campane, mentre nel terzo è collocato l’orologio.

Portoscuso-Chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria d’Itria: facciata Portoscuso-Chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria d’Itria: veduta della fiancata sinistra Portoscuso-Chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria d’Itria: la torre campanaria

La chiesa ha pianta longitudinale ad unica navata, è priva di abside ed è illuminata prevalentemente da ampie aperture realizzate nella parete a sinistra. All’interno della chiesa sono conservati alcuni arredi della precedente sede seicentesca, tra i quali due tele di Scuola piemontese databili al 1600 provenienti dall’antica chiesa seicentesca, raffiguranti la Madonna d’Itria con Angeli e Santi, e la Vergine con le anime purganti.

Portoscuso-Chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria d’Itria: interno verso il presbiterio Portoscuso-Chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria d’Itria: il presbiterio Portoscuso-Chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria d’Itria: l’altare Portoscuso-Chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria d’Itria: interno verso il portale di ingresso

Il nome d’Itria è la contrazione di Odigitria, parola che significa Mostra la Via. Veniva così chiamato il tempio che si trovava a Costantinopoli, eretto per custodire ed onorare un quadro che raffigurava la Madonna. Non si sa come la venerazione della Madonna d’Itria sia giunta in Italia, ma si ritiene che il suo culto possa essere legato a un quadro della Vergine dipinto da San Luca Evangelista. Il culto della Vergine d’Itria a Portoscuso sembra risalire al periodo dell’attività della tonnara, ed è attestato fino dal 1630, ed il sito attuale nel quale sorge la chiesa dovrebbe corrispondere a quello, dove, nel 1655, il marchese Vivaldi Pasqua fece costruire una piccola chiesa col medesimo titolo. Il quadro raffigurante la Madonna d’Itria, secondo una tradizione popolare, era stato portato nella chiesa dove, durante un’incursione saracena, venne colpito da alcuni proietili. Dopo molti anni, il proprietario della tonnara lo portò a Genova per farlo restaurare, ma da dove il quadro non fece più ritorno a Portoscuso, ed in sua sostituzione, vi venne portato il simulacro che riproduceva la Santa.

Portoscuso-Il processione per la Festa di Santa Maria d’ItriaUna tradizione molto sentita e seguita a Portoscuso è la Festa di Santa Maria d’Itria, patrona dei tonnarotti, che si svolge il martedì di Pentecoste, cinquantuno giorni dopo la Pasqua. Il momento culminante delle celebrazioni è la processione, che si svolge in parte a mare e in parte per le vie del paese. Per l’occasione vengono addobbate le barche con fiori e bandiere, ed il simulacro della Madonna, collocato sull’imbarcazione prescelta, viene accompagnato da un corteo di barche nella processione a mare. Dopo un tragitto in mare, dal porto di Portovesme al porticciolo turistico de su Scaru, inizia la processione lungo le vie del paese, decorate a festa, cui partecipano migliaia di fedeli e di turisti. Ed alla fine si svolgono competizioni sportive, esibizioni di complessi musicali e di gruppi folk.

La cinquecentesca Tonnara di Su Pranu con la chiesa di Sant’Antonio da Padova

Portoscuso-Come erano i resti dell’antica Tonnara di Su PranuNella piazza Santa Maria d’Itria, con la facciata rivolta ad oriente, sorge il palazzotto della Tonnara, di forma trapezoidale, che per tanto tempo e stato uno dei cuori pulsanti dell’economia locale, e che, ancora oggi, è attiva fra maggio e giugno per le mattanze, dato che il paese di Portoscuso, insieme a Carloforte, è famoso per la pesca del tonno. La Tonnara di Su Pranu è stata costruita intorno alla seconda metà del cinquecento, e sorge come una cittadella autonoma, munita di tutto ciò che doveva renderla indipendente dall’esterno. Esiste infatti un forno, un magazzino per la conservazione della farina, dei cereali, dell’olio e del vino. Vi sono, poi, una chiesa, le officine per la costruzione dei chiodi e ferramenta, altre per la riparazione degli attrezzi della pesca, arnesi per la filatura delle funi. La sua costruzione ripete lo schema gerarchico della società di allora, dato che al di sopra si trova la parte padronale, poi quella dei diretti collaboratori, Rais, Vicerais e Guardiano, ed in posizione periferica, le abitazioni a piano terra, Is barraccas, che ospitavano i tonnarotti. Caratteristica di queste abitazioni erano le funi di canapa che scorrevano da una parete all’altra, dalle quali pendevano a fine stagione, le uova di tonno ed il ventrame già essiccato. Si accede all’interno di Su Pranu attraverso un arco, sopra il quale risalta uno stemma marmoreo, sul quale sono scolpite due P che stanno a significare la proprietà del marchese Trivigno Pasqua don Pietro Vivaldi Zatrillas. Al proprietario della tonnara era riservato il titolo di barone di Portoscuso. L’arco marmoreo immette in uno spiazzo interno di circa cinquemila metri quadri, detto Su Pranu, aperto verso il mare.

Portoscuso-Tonnara di Su Pranu: la tonnara nella piazza della chiesa Portoscuso-Tonnara di Su Pranu: ingresso dalla piazza della chiesa Portoscuso-Tonnara di Su Pranu: stemma marmoreo sull’arco di accesso Portoscuso-Tonnara di Su Pranu: accesso nello spazio interno di Su Pranu Portoscuso-Tonnara di Su Pranu: abitazioni nello spazio interno di Su Pranu

Il secondo locale del lato ovest era adibito a cappella. Ancora oggi possiamo ammirare una piccola nicchia detta di Sant’Antonio, ed un’altra della Vergine del Carmelo. La chiesa di Sant’Antonio da Padova che è stato il primo edificio ecclesiasistico dell’abitato di Portoscuso, ed ha perso la sua funzione pubblica nel 1655, quando il marchese Vivaldi Pasqua fa costruire la nuova chiesa fuori dal perimetro della Tonnara, che viene dedicata dai tonnarotti alla Madonna d’Itria. Rimane, però, compatrono di Portoscuso Sant’Antonio da Padova, protettore delle tonnare. Più avanti, sempre sulla destra, si trova la Sala Corpus, che deve il suo nome a Su Corpus, la rete in canapa lunga 186 metri che veniva calata in mare il primo giorno della mattanza.

Portoscuso-Tonnara di Su Pranu: esterno della chiesa di Sant’Antonio da Padova Portoscuso-Tonnara di Su Pranu: interno della chiesa di Sant’Antonio da Padova Portoscuso-Tonnara di Su Pranu: esterno della Sala Corpus Portoscuso-Tonnara di Su Pranu: interno della Sala Corpus

Nel corso degli anni, spesso a seguito delle razzie dei pirati, Su Pranu ha subito modifiche strutturali importanti, come, ad esempio, nel 1870 la costruzione dell’Arsenale coperto, i cui resti si trovano alla sinistra dello spiazzo interno.

Portoscuso-Tonnara di Su Pranu: interno dell’Arsenale Portoscuso-Tonnara di Su Pranu: aveduta lato mare

Dopo anni di totale abbandono, l’intera area è stata acquisita dal comune di Portoscuso nel 2006, ed ancora oggi è in corso di ristrutturazione. Recentemente è stato approvato il progetto relativo alla realizzazione dei lavori di restauro della chiesa di Sant’Antonio, situata all’interno della Tonnara.

La Torre di Portoscuso

Il simbolo di Portoscuso è rappresentato dalla Torre di Portoscuso che si trova all’interno del paese, nei pressi della chiesa della Madonna d’Itria e della Tonnara, e domina tutto il golfo circostante. Dalla piazza Santa Maria d’Itria prendiamo la via della Torre che, in un centinaio di metri, ci porta di fonte alla torre spagnola, costruita nel 1570 sulla scogliera, a trenta metri di altezza, in concomitanza con la nascita della tonnara di Su Pranu, per la difesa costiera e per proteggere il ricavato della pesca di tonno e corallo dalle incursioni dei pirati saraceni, che arrivavano per depredare lo stabilimento della tonnara e per portare via gli abitanti che venivano venduti come schiavi.

Portoscuso-La torre spagnola di PortoscusoLa torre è situata in posizione strategica, dalla quale è possibile mantenere il contatto visivo con le altre torri costiere di Calasetta e di Carloforte, posizione tale da permettere il controllo dei canali di Sant’Antioco, San Pietro, Su Scogliu Mannu, la baia di Portopaglietto, e, nell’entroterra, il coronamento roccioso da Baccu Ollastu a Ghilotta e Sinineddu e tutta la pianura fino a Paringianu. La struttura è realizzata in pietra, è alta sedici metri ed ha la forma a tronco di cono, è costituita da un solo piano illuminato da otto finestroni, e l’accesso alla torre avviene per mezzo di un’unica apertura, a circa tre metri e mezzo da terra, raggiungibile per mezzo di una scala con sedici gradini. Da una scala esterna si accede al primo piano, posto a quattro metri dal suolo, sotto il quale è presente una cisterna interrata alimentata ad acqua piovana. È stata distrutta e ricostruita diverse volte nel corso della storia, l’ultima ricostruzione risale al 1760, e conserva ancora oggi la stessa struttura di allora. Dal 1842 al 1970 ha ospitato la regia Guardia delle Gabelle, che era la Finanza, ed in seguito, nel 1970, è stata riconosciuta un bene monumentale. Sulla terrazza, sono stati realizzati due ambienti, in epoca recente. È, attualmente, la sede della Pro Loco, viene utilizzata come Museo ed anche per mostre, convegni e come sito per manifestazioni culturali.

La grande spiaggia di Portopaglietto o Portu Portupaleddu

Dalla Torre di Portoscuso, seguendo la costa verso nord, si raggiunge la principale spiaggia presente all’interno dell’abitato di Portoscuso, che è la spiaggia di Portopaglietto. Il modo più semplice per arrivarci è partire dalla piazza Dante Alighieri, dove prendiamo la prosecuzione della via Dante Alighieri, che è la via Fratelli Fois, la seguiamo per un’ottantina di metri, poi svoltiamo a destra e prendiamo il largo Matteotti, percorsi circa centocinquanta metri prendiamo a sinistra la via Grazia Deledda che si dirige verso nord ovest, la seguiamo per poco più di cinquecento metri, poi a sinistra prendiamo la via Vasari, e, in una cinquantina di metri, raggiungiamo la località Portopaleddu. In questa località si trovano i comodi posteggi del largo Michelangelo, dai quali alcune rampe e scalinate consentono l’accesso alla spiaggia di Portopaglietto, chiamata in lingua sarda Portu Portupaleddu.

La spiaggia di Portopaglietto chiamata in lingua sarda Portu Portupaleddu ossia del Porto della Paglia Marina o dell’Alga, è la spiaggia del paese di Portoscuso, che prende il nome dalle Posidonie, in quanto era frequente, durante le mareggiate, che grandi quantità di alghe venissero depositate sull’arenile. Si tratta di un arenile di medie dimensioni, di circa duecento metri di lunghezza e venticinque di larghezza, con sabbia bianca ambrata, morbida e fine, che si affaccia sul mare trasparente, di colore azzurro tenue, dal fondale basso e sabbioso, con la presenza di qualche scoglio vicino alle due scogliere che delimitano la piccola baia nella quale si trova la spiaggia. È ben riparata dal maestrale, e può capitare di incontrare delle posidonie spiaggiate.

Portoscuso-La spiaggia di Portupaleddu Portoscuso-La spiaggia di Portupaleddu Portoscuso-La spiaggia di Portupaleddu Portoscuso-La spiaggia di Portupaleddu Portoscuso-La spiaggia di Portupaleddu: giochi sulla spiaggia

Portoscuso-La pineta di PortupaledduLa spiaggia di Portopaglietto è molto affollata in alta stagione, e su di essa è presente un punto ristoro, frequentato anche durante le ore notturne, e nelle vicinanze sono disponibili bar, alberghi, ristoranti, negozi e servizi vari. La spiaggia si trova all’interno di un’ampia insenatura delimitata ai lati da due scogliere. Su quella che la chiude nel lato orientale, ossia verso sud, si trova la Torre di Portoscuso, mentre dietro la spiaggia e dietro la scogliera che la chiude verso nord, ossia ad oriente, si sviluppa tutto l’abitato di Portoscuso. A breve distanza dal retro della spiaggia si sviluppa l’ampia Pineta di Portoscuso che, partendo dalla via Grazia Deledda, che si raggiunge dal parcheggio della spiaggia percorrendo un centinaio di metri lungo la via Giorgio Vasari, si sviluppa fino ad arrivare al viale Sardegna, una splendida strada panoramica che la chiude verso oriente.

La scogliera della punta Niedda con la sua spiaggia

Dalla spiaggia di Portopaglietto, riprendiamo la via Grazia Deledda verso nord ovest, la seguiamo per poco più di cinquecento metri fino a raggiungere i parcheggi della Scogliera di Punta Niedda. La scogliera di Punta Niedda è formata da scogli piatti e bassi, che si trovano più in basso rispetto al resto della scogliera, e che si affacciano su un’acqua trasparente di un bellissimo azzurro.

La scogliera si affaccia su una caletta chiamata Sa Cala de Su Zurfuru, ossia la Cala dello Zolfo, nella quale si trova la spiaggia di Punta Niedda. Ed il bellissimo mare trasparente della spiaggia di Punta Niedda, di un profondo azzurro, è frequentato soprattutto dai naturisti, che qui trovano riparo da occhi indiscreti e possono prendere comodamente il sole il sole senza turbare il pubblico decoro. Sulla spiaggia punta Niedda non sono presenti servizi.

Il Monumento ai Caduti di Portoscuso

Arrivando con la via della Torre, dalla Torre di Portoscuso prendiamo a destra la strada che costeggia il mare e, in una trentina di metri, arriviamo in uno slargo, nel quale arriva da destra il largo Antonio Gramsci, che è la prosecuzione della via Fratelli Bandiera, e che è partito costeggiando sulla sinistra la chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria d’Itria. Al centro di questo slargo chiamato largo Antonio Gramsci si trova il Monumento ai Caduti di Portoscuso nella prima e nella seconda guerra mondiale. Si tratta di un monumento ad obelisco su plinto, con iscrizioni, realizzato in marmo e pietra nel 1922.

Portoscuso-Largo Antonio Gramsci con il Monumento ai Caduti di Portoscuso Portoscuso-Il Monumento ai Caduti di Portoscuso

La piccola spiaggia de La Caletta chiamata anche spiaggia de la Ghinghetta

Percorrendo la via della Torre, dalla piazza Santa Maria d’Itria alla Torre di Portoscuso, a metà strada parte verso sinistra, ossia verso il mare, la via Cavor, che, in’ottantina di metri ci porta al mare, a una piccola insenatura dove, per mezzo di una scaletta, si accede alla spiaggia de la Caletta.

Portoscuso-Spiaggia de la CalettaLa spiaggia de La Caletta viene chiamata anche spiaggia de la Ghinghetta, dal nome dell’Hotel 4 stelle realizzato ristrutturando una antica casa marinara, nel quale, al piano terra, si trova il ristorante che può ospitare solo diciotto coperti, e, sopra il ristorante, si trovano le otto camere. La spiaggia è situata in una piccola cala, caratterizzata da un arenile costituito da sabbia ambrata chiara e fine, che si affaccia su un mare con una colorazione che abbraccia le varie tonalità del verde, e che ha un fondale basso e sabbioso. È frequentata soprattutto dalle famiglie. Essendo circondata dalle vie del paese, in pochi minuti è possibile avere a disposizione qualunque servizio cittadino.

Davanti alla spiaggia, nel mare verso ovest, si scorgono il piccolo scoglio chiamato Su Scoglitteddu. Distante, invece, circa settecento metri dalla spiaggia verso sud ovest, si trova il più grande scoglio chiamato Su Scoglieddu, detto anche Scoglio della Ghinghetta. Su questo scoglio si trova il Faro de la Ghinghetta, alto 10 metri, del tipo a torre troncoconica a fasce nere e rosse, attivato nel 1914.

Portoscuso-Veduta nel mare del piccolo Su Scoglitteddu e del più grande Su Scoglieddu Portoscuso-Lo scoglio Su Scoglieddu detto anche Scoglio della Ghinghetta sul quale si trova il Faro de la Ghinghetta

Il ristorante Sa Musciara suggerito dalla Guida Michelin

Dalla piazza Municipio prendiamo la via Marco Polo, che costeggia il palazzo del Municipio, e la seguiamo per una cinquantina di metri, fino a che questa strada sbocca sul lungomare Cristoforo Colombo, che si sviluppa attorno alla Marina di Portoscuso. Dalla via Marco Polo prendiamo a destra la via Amerigo Vespucci, la seguiamo per un’ottantina di metri e si vede, alla destra della strada, l’edificio che ospita il ristorante Sa Musciara, suggerito dalla Guida Michelin, il cui indirizzo si trova al civico numero 15 del lungomare Cristoforo Colombo.

Consigliato dalla MichelinPortoscuso-Il ristorante Sa MusciaraSul lungomare di Portoscuso si trova l’importante ristorante Sa Musciara, un locale specializzato nella cucina di pesce e frutti di mare in un ambiente classico, che viene suggerito dalla Guida Michelin. Il nome del ristorante è strettamente collegato con la storia del paese, quando le sue acque venivano solcate da imbarcazioni per la pesca del tonno, tra le quali Sa Musciara, la barca del Rais, il capo pesca, con la quale poteva controllare il numero dei tonni finiti nella rete attraverso un riquadro di vetro collocato sotto la chiglia. Si tratta di un locale moderno e fresco, la cui cucina è improntata sulla semplicità e la freschezza degli alimenti soprattutto quelli del mare nostrum, in particolare il tonno. Il ristorante, sito proprio nel Porto Turistico e adiacente al Municipio cittadino, dalle cui finestre si vede il mare, è completamente gestito a conduzione famigliare. Ed è proprio da qui che la materia prima arriva in tavola, ottimamente elaborata dallo chef e patron del locale Alberto Gai, che è anche un appassionato velista.

La Marina di Portoscuso con il porticciolo turistico

Il lungomare Cristoforo Colombo si sviluppa intorno alla Marina di Portoscuso protetta da una diga artificiale con il molo foraneo utilizzato per proteggere il porto da eventuali mareggiate. La Marina di Portoscuso ospita un moderno Porticciolo turistico che costituisce un comodissimo punto di partenza per visitare tutta l’area sud occidentale dell’Isola. È in grado di ospitare circa 400 imbarcazioni, con tutti i servizi in banchina, escluso la pompa carburante.

Portoscuso-Il porticciolo turistico Portoscuso-Il porticciolo turistico

Il Monumento ai Caduti del mare di Portoscuso

Dalla via Marco Polo prendiamo il lungomare Cristoforo Colombo e lo seguiamo per circa duecentocinquanta metri lasciando alla destra la Marina di Portoscuso, fino a vedere alla sinistra della strada un parcheggio sterrato indicato a volte come il Parco delle altalene. Qui, prima del parcheggio, vi è uno spazio recintato nel quale nel 2021 è stato inaugurato il Monumento ai Caduti del mare di Portoscuso. L’intervento è stato reso possibile dalla collaborazione tra il Comune di Portoscuso e l’Associazione Marinai d’Italia i quali, una volta individuata e concordata l’ubicazione sul Lungomare Colombo, hanno reso disponibili le parti che compongono il monumento, mentre il Comune ha finanziato la progettazione e la mano d’opera necessaria.

Portoscuso-Il Monumento ai Caduti del mare Portoscuso-Inaugurazione del Monumento ai Caduti del mare nel 2021 Portoscuso-Il Monumento ai Caduti del mare

A sud del Porticciolo turistico si trova la punta de Sa Furungonara

Percorsi altri duecentocinquanta metri verso sud lungo il lungomare Crisgtoforo Colombo, subito a chiudere a sud il Porticciolo turistico di Portoscuso, si trova alla destra della strada la famosa  punta de Sa Furungonara ossia Punta dell’Angolo o del Cantone. Si tratta di un promontorio che si sviluppa nel mare, a carattere roccioso, formato quindi principalmente da rocce, scogli, e granelli di sabbia ambrata, che si affacciano su un mare dal bellissimo colore verde e delle stupende trasparenze, con un fondale roccioso. È frequentato soprattutto dagli amanti del surf. In pochi minuti, dalla Punta de Sa Furungonara è possibile usufruire di tutti i servizi urbani.

Gli impianti dell’area sportiva Sa Gruxitta

Passata la punta de Sa Furungonara il lungomare Cristoforo Colombo si dirige verso est e poi, superata un’ampia curva a sinistra, si dirige verso nord. Percorsi cinquecento metri si attiva a un incrocio, dove arriva da sinistra la via Giulio Cesare proveniente dal centro, mentre a destra parte la via Primo Maggio. Proprio prima dell’incrocio, alla destra del lungomare ed alla destra della via Primo Maggio, si trovano gli impianti dell’Area sportiva Sa Gruxitta. All’interno di questo complesso sportivo si trovano due Campi da tennis, dotati di tribune in grado di ospitare 200 spettatori; ed anche un Campo da pallanestro.

Portoscuso-Area sportiva Sa Gruxitta: ingresso Portoscuso-Area sportiva Sa Gruxitta: campo da tennis Portoscuso-Area sportiva Sa Gruxitta: campo da pallacanestro

Nell’area sportiva è inoltre presente la Piscina comunale di Portoscuso, nella quale sono presenti una vasca principale ed una secondarie, dotate di tribune in grado di ospitare fino a 150 spettatori, per attività natatorie e nuoto in tutti gli stili.

Portoscuso-Area sportiva Sa Gruxitta: esterno della piscina comunale Portoscuso-Area sportiva Sa Gruxitta: vasca principale della piscina comunale Portoscuso-Area sportiva Sa Gruxitta: vasca secondaria della piscina comunale

Visita dei dintorni di Portoscuso

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Portoscuso, sono stati portati alla luce i resti del protonuraghe Ghilotta II; del nuraghe complesso Baccolasta; dei nuraghi semplici Crixionis, Monte Dolorosu, e Paringianu; dei nuraghi Atzori, e Su Medadeddu, tutti di tipologia indefinita; degli insediamenti abitativi di epoca nuragica del nuraghe Atzori e del grosso complesso di Punta Maiorchina, entrambi difficilmente leggibili dall’occhio di un profano, ma inseriti in un contesto panoramico suggestivo e degno di una escursione in trekking. Significativi il sito archeologico di Su Stangioni dove si ritiene esistesse una vasta stazione all’aperto, priva di strutture stabili che doveva, verosimilmente, costituire un’alternativa stagionale ai numerosi anfratti rocciosi dei quali è ricco il territorio, ed anche la necropoli fenicia di San Giorgio, che si ritiene rappresenti ad oggi la più antica necropoli fenicia di tutta la Sardegna.

La frazione Portovesme con la centrale elettrica del Sulcis

Portoscuso-Portovesme: la frazione Portovesme vista dal mareDal centro di Portoscuso prendiamo verso est il lungomare Cristoforo Colombo, lo seguiamo fino in fondo, dove incrocia la via Giulio Cesare proveniente dal centro, e continua verso destra con la via Primo Maggio. La seguiamo per cinquecento metri, ed arriviamo a una rotonda alla quale arriva da sinistra la SP2, mentre dritta si ha la prosecuzione della via Primo Maggio che assume il nome di SP75bis. alla rotonda prendiamo a destra la prosecuzione della SP2 che, in cinquecento metri, ci porta al parcheggio dal quale si accede alla banchina del porto industriale e commerciale della frazione Portovesme (altezza indefinita, distanza 2.13 chilometri dal comune di Portoscuso di cui fa parte, non è disponibile il numero di abitanti), un paese che è stato importante nella storia mineraria sarda.

Il polo minerario di Portovesme

Portoscuso-Portovesme: come era il polo minerario di PortovesmeA partire dalla metà del diciannovesimo secolo nella zona sud occidentale dell’isola di Sardegna, ossia nel Sulcis Iglesiente, è iniziato lo sfruttamento delle miniere di piombo e di zinco, all’epoca considerate tra le più redditizie al mondo. A partire dal secondo dopoguerra, il progressivo esaurimento dei filoni più produttivi e la diminuzione delle protezioni doganali, ha provocato la crisi delle miniere sarde, e le società private che detenenevano le concessioni minerarie si sono ritirate, lasciando spazio all’intervento statale, che si è orientato verso la realizzazione di un grande polo metallurgico in grado di assorbire i dipendenti delle miniere del Sulcis e dell’Iglesiente in fase di chiusura. Il polo minerario di Portovesme si sviluppa tra il 1969 ed il 1972, nel momento cruciale della crisi del comparto minerario, quando tutti i minatori vengono trasferiti nel polo industriale, e le miniere chiudono gradualmente. Portovesme è sede di un importante polo industriale, specializzato nella metallurgia non ferrosa, unico in Italia per le sue produzioni. Si tratta di allumina da bauxite, che veniva prodotta nella stabilimento Eurallumina ora chiuso; alluminio primario, prodotto nello stabilimento Alcoa, ex Aluminia, ex Alsar, ex Alumix; zinco, piombo ed acido solforico da minerale, prodotti nello stabilimento Portovesme, ex Samim, ex Ammi. A tali impianti si aggiungono quelli per la produzione di laminati e profilati di alluminio, e le centrali termoelettriche Enel, che generano il 45% dell’energia elettrica prodotta in Sardegna.

Il Porto industriale di Portovesme con l’imbarco dei traghetti per Carloforte

La prosecuzione della SP2 ci ha portati al Porto Industriale e Commerciale di Portovesme, di circa 700 ettari, il quale è lo sbocco sul mare dell’agglomerato industriale di Portovesme. Il Porto si trova sul promontorio di Altano, compreso tra Portoscuso e Paringianu, e costituisce il principale porto commerciale. È, quindi, un’area industriale poco adatta agli yacht, inoltre non c'è posto riservato ai diportisti. L’importanza di Portovesme deriva dal fatto che dal suo Porto Industriale partono motonavi della compagnia di navi Delcomar che percorrono le sette miglia e mezzo, ed in quaranta minuti portano passeggeri ed auto alla città di Carloforte, unico centro abitato dell’isola di San Pietro.

Portoscuso-Portovesme: il porto industirale e commeciale di Portovesme Portoscuso-L’imbarco dei traghetti per Carloforte

La spiaggia di Portovesme o spiaggia di Is Canelles

Dal parcheggio al termine della strada che ci condotti alla frazione Portovesme, raggiungiamo la sottostante spiaggia di Portovesme, chiamata anche spiaggia Is Canelles, alla quale accediamo per mezzo di una scalinata. La spiaggia si trova tra il Porto Turistico di Portoscuso, dal quale è separata da una scogliera che termina con la punta de Sa Furungonara ed il Porto Industriale e Commerciale di Portovesme.

Portoscuso-Portovesme: la spiaggia di PortovesmeLa spiaggia di Portovesme chiamata anche spiaggia di Is Canelles cioè delle Canne di Palude, è situata subito accanto al porto Industriale di Portovesme, sul suo lato nord, ed è stata fortemente danneggiata dall’ampliamento del porto. È costituita da un arenile composto da sabbia fine di colore ambrato, affacciato su un mare molto trasparente e di un colore azzurro cangiante, con fondali bassi e sabbiosi anche in prossimità della riva, che digradano dolcemente verso il largo. Tutt’attorno una profumata vegetazione tipicamente mediterranea e dall’arenile si può godere di un bellissimo panorama arricchito dalla presenza dell’isola di San Pietro e Sant’Antioco. Mediamente frequentata in alta stagione, non sono presenti servizi su questa spiaggia che risulta adatta alle famiglie con bambini.

La centrale elettrica del Sulcis

alla rotonda prendiamo la prosecuzione della via Primo Maggio che, in circa milleduecento metri, ci porta a vedere, alla destra della SP75bis, all’ingresso della Centrale elettrica del Sulcis. Sorta dal 1955 la Centrale, che si sviluppa proprio dietro il porto Industriale, è stata ampliata nel 1965, diventando la più importante della Sardegna, capace di fornire energia elettrica non solo all’Isola ma anche al continente.

Portoscuso-Portovesme: la centrale elettrica del Sulcis Portoscuso-Portovesme: la centrale elettrica del Sulcis Portoscuso-Portovesme: la centrale elettrica del Sulcis Portoscuso-Portovesme: la centrale elettrica del Sulcis

In località Is Canelles si trovano i ruderi della chiesa di San Giorgio Martire

Portovesme: ruderi della chiesa di San Giorgio MartireDove oggi si trova la centrale elettrica del Sulcis esisteva, nel trecento un modesto scalo navale, poi abbandonato e in seguito riarmato nel diciottesimo secolo, denominato Is Canelles, nome che fa riferimento alla presenza di canneti, di cui rimangono i ruderi della chiesa intitolata a San Giorgio Martire. All’interno di quest'area che si sviluppa alla sinistra della SP75bis subito più avanti rispetto all’ingresso della centrale elettrica, si trova l’edificio rurale da tempo in abbandono denominato Sa Domu de Su Para, la casa del frate, che secondo la principale interpretazione sarebbe stato edificato sopra i ruderi dell’antica chiesa di San Giorgio di Canelles, che apparteneva alla curatoria del Sigerro nel Giudicato di Karalis, nell’antica diocesi di Sulcis.

Il sito di Su Stangioni

Il sito preistorico di Su Stangioni a Portoscuso-I materiali del Bronzo Anticoalla sinistra della SP75bis, verso oriente in località Is Canelles, si sviluppa il sito di Su Stangioni che è stato oggetto di un’intensa frequentazione in età preistorica e storica, nella quale le testimonianze archeologiche sono state notevolmente danneggiate da lavori collegati al vicino centro industriale di Portovesme, nonché dall’asportazione di massicci quantitativi di sabbia dal luogo. Nel sito di Su Stangioni si ritiene esistesse una vasta stazione all’aperto, priva di strutture stabili che doveva, verosimilmente, costituire un’alternativa stagionale ai numerosi anfratti rocciosi dei quali è ricco il territorio. Anche i reperti rinvenuti in questo sito appartengono alla fase pi remota del Neolitico antico, quella chiamata della Cultura di Su Carroppu. Il Neolitico antico caratterizzato dalla cultura cardiale, cos chiamata da una conchiglia, il cardium edule, che veniva usata per decorare le pareti di argilla cruda dei vasi. In Sardegna documentato in pochi siti, come la grotta Filiestru a Mara, la grotta Verde ad Alghero, la grotta Su Carroppu a Sirri, e la stazione di Su Stangioni a Portoscuso. Alcuni reperti sono rappresentati da frammenti di ceramica, sempre con decorazione cardiale. Inoltre una pentola parzialmente ricostruita mostra una decorazione finora sconosciuta, qui il motivo decorativo a onde è stato ottenuto strisciando il bordo di una conchiglia o di uno strumento dentellato. La lavorazione della pietra , inoltre, evidenziata da piccoli elementi in ossidiana e diaspro, alcuni utilizzati come punte di freccia.

Portoscuso-Portovesme: planimetria del sito Su Stangioni Portoscuso-Portovesme: reperto del sito Su Stangioni

Durante i mesi di novembre 1991, e tra gennaio e febbraio 1992, è stato effettuato un intervento d’urgenza da parte della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano, al fine di verificare la consistenza di resti archeologici evidenziati dall’azione dei mezzi meccanici. L’intervento ha interessato, tra l’altro, anche un’area con chiare tracce di frequentazione nel Bronzo Antico, evidenziando una struttura abitativa pertinente alla cultura di Bonnanaro. Purtroppo, visitare fisicamente il sito non è possibile, ma ciò non toglie il notevole interesse storico che questo luogo rappresenta per la comprensione delle antiche civiltà che hanno abitato l’Isola di Sardegna.

La necropoli fenicia di San Giorgio

Le necropoli fenicie del Sulcis: la necropoli di San Giorgio a PortoscusoCirca un chilometro più a sud, alla destra della SP75bis si sviluppa l’area nella quale sono stati rinvenuti i resti della necropoli fenicia di San Giorgio. Si tratta di una necropoli ad incinerazione posta sulle dune sabbiose a sud di Portoscuso nei pressi della moderna area industriale di Portovesme. Lo scavo, avviato nel 1990 dalla Soprintendenza Archeologica di Cagliari ad opera di Paolo Bernardini come intervento d’urgenza, ha consentito il recupero di un piccolo gruppo di sepolture di grandissimo interesse per la loro antichit . La necropoli composta da undici sepolture mentre altre furono asportate durante lavori di sbancamento per la realizzazione dell’impianto di depurazione di Portoscuso. La sepolture sono databili tra il 770 ed il 750 avanti Cristo, e si ritiene rappresenti ad oggi la pi antica necropoli fenicia della Sardegna. Le tombe sono tutte ad incinerazione. I defunti, che probabilmente erano degli aristocratici, sono stati cremati e i loro resti collocati all’interno di ciste litiche o entro delle anfore di tipo commerciale, fabbricate per il trasporto di alimenti, protette a loro volta da lastre di arenaria. Il corredo funebre è composto da tipiche brocche rivestite di vernice rossa, coppe e pentolini ad un’ansa, in alcuni casi anche gioielli d’argento e armi di bronzo. Alcuni materiali ceramici dei corredi come le brocche con orlo circolare espanso, morfologicamente assai vicine ai prodotti siro-palestinesi e ciprioti, costituiscono le più antiche attestazioni della forma in ambito coloniale. Al momento non è noto l’insediamento cui faceva riferimento il sepolcreto fenicio ma è postulabile che fosse collocato nell’area tra Portovesme e Porto Sa Linna.

Portoscuso-La necropoli fenicia di San Giorgio Portoscuso-Portovesme: reperto della necropoli fenicia di San Giorgio

Le sepolture con i relativi elementi di corredo sono attualmente esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Purtroppo, visitare fisicamente la necropoli non è possibile, ma ciò non toglie il notevole interesse storico che questo luogo rappresenta per la comprensione delle antiche civiltà che hanno abitato l’Isola di Sardegna.

La frazione Paringianu

Portoscuso-Paringianu: la frazione Paringianu vista al di là del rio FlumenpidioDal centro di Portoscuso, dalla piazza Dante Alighieri prendiamo la via Dante Alighieri e la seguiamo per un chilometro e quattrocento metri per arrivare, dopo aver superato il Cimitero comunale ed il Campo Sportivo comunale, allo svincolo dove arriva da sinistra la SP108. Allo svincolo, proseguiamo dritti sulla strada provinciale, che prende il nome di SP2 e che condurrà fino quasi a Carbonia. Percorsi poco più di sei chilometri sulla SP2, prendiamo a destra la via Carbonascia seguendo le indicazioni per Paringianu, dopo duecentocinquanta metri arriviamo a un bivio, dove prendiamo a destra la via Sardegna, che in duecento metri ci porta alla rotonda che si trova al centro della importante frazione Paringianu (altezza metri 16, distanza 5.46 chilometri dal comune di Portoscuso di cui fa parte, abitanti circa 582), la frazione più grande e popolosa del Comune di Portoscuso. I suoi abitanti sono distribuiti tra i due nuclei storici di Paringianu ad nord ovest, e Carbonaxia o Carbonascia verso sud est, nome che deriva dal fatto che in quella zona si produceva il carbone ricavato dalla legna. All’interno della frazione, ad ovest dell’abitato, scorre il rio Flumentepido, che nasce tra i territori di Iglesias e Carbonia, nelle campagne di Barega, ed attraversa il Sulcis per vari chilometri. A nord rispetto al rio Flumentepido iniziano gli insediamenti industriali di Portoscuso.

Le Scuole primarie con i suoi impianti sportivi

Appena presa dalla SP2 a destra la via Carbonascia che porta nel cuore della frazione, alla destra della strada si vedono gli edifici che ospitano le Scuole primarie di Paringianu, il cui ingresso si trova nella prima deviazione a destra della via Carbonascia, alla destra della strada. All’interno di questo complesso scolastico è presente un Campo da calcetto, ossia da calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, senza tribune per gli spettatori.

Portoscuso-Paringianu: ingresso delle Scuole primarie Portoscuso-Paringianu: ingresso del campo da calcetto ossia da calcio a cinque Portoscuso-Paringianu: il campo da calcetto ossia da calcio a cinque

La chiesa parrocchiale di San Giuseppe a Paringianu

Arrivati nel centro di Paringianu, alla rotonda prendiamo l’uscita più a destra, che è la via dell’Autonomia, alla destra della quale si trova la piazza San Giuseppe, sulla quale si affaccia la chiesa di San Giuseppe che è la parrocchiale di Paringianu. Fino agli anni venti del novecento, Paringianu non aveva una chiesa, e il prete arrivava una volta alla settimana e si recava di casa in casa a dare la benedizione, finché l’ingegnere di una ditta di Cagliari che costruiva gli argini artificiali del fiume si offrì di costruirla, a condizione che tutti gli operai di Paringianu lo aiutassero. La chiesa fu terminata il il 2 settembre e consacrata al Santo del giorno, ossia a San Giuseppe. La chiesa di San Giuseppe è contraddistinta da grande semplicità formale tanto negli esterni che negli interni. La facciata, a capanna, nella quale si apre esclusivamente il portale d’ingresso recentemente dotato di riparo, è sormontata da un campanile a vela stretto ed alto ad una sola campana.

Portoscuso-Paringianu: la chiesa parrocchiale di San Giuseppe Portoscuso-Paringianu: facciata della chiesa parrocchiale di San Giuseppe Portoscuso-Paringianu: retro della chiesa parrocchiale di San Giuseppe

Internamente l’aula, di dimensioni assai contenute, è coperta da un tetto in legno a falde e capriate. Si segnalano esclusivamente le due ampie finestre centinate aperte, una per lato, nelle mura perimetrali e le due nicchie realizzate invece sulla parete di fondo.

Portoscuso-Paringianu: interno della chiesa parrocchiale di San Giuseppe Portoscuso-Paringianu: statua nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe Portoscuso-Paringianu: processione per la festa di San Giuseppe

A Paringianu ogni anno, in occasione della festa patronale, i primi di settembre si svolgono le cerimonie per la Festa di San Giuseppe, preceduta dalla processione del Santo per le vie del paese con il carro a buoi, e seguita il giorno successivo dai festeggiameni religiosi e dalle malifestazioni civili.

La spiaggia di Punta de S’Aliga

Dal centro di Paringianu, prendiamo verso nord ovest la via Sulcis, dopo quattrocentocinquanta metri si passa sopra il riu Flumentepido con un piccolo ponte, al termine del quale, si prende la strada bianca sulla sinistra. La si segue per un chilometro e seicento metri, poi si prende ancora a sinistra, e si arriva, in poco più di un chilometro, al termina di una piccola penisola affacciata sulla Laguna di Boi Cerbus, che viene generata dal riu Flumentepido.

Portoscuso-Il paringianu: la spiaggia di Punta de S’AligaSul lato occidentale della piccola penisola di Punta de S’Aliga, si trova la spiaggia di Punta de S’Aliga, ossia della Punta dell’Erbaccia o della Spazzatura, chiamata anche spiaggia di Boi Cerbus, ossia del Bue Cervo. La spiaggia è costituita da un arenile di medie dimensioni, ricoperto da piccole dune talvolta sovrastate da macchia mediterranea, costituito da sabbia bianca piuttosto fine, affacciato su un mare con le acque trasparenti, di un colore tra il verde e il turchese, con il fondale basso e sabbioso. La spiaggia non è mai molto affollata, neanche in alta stagione, ed al suo interno non sono presenti servizi di alcun genere. La spiaggia è ricchissima di resti fossili di grandi dimensioni, come ad esempio le conchiglie di ostriche.

Ad animare questa spiaggia sono soprattutto gli amanti del Kite Surf, che hanno scoperto un luogo ideale per le loro evoluzioni spettacolari, tutto grazie all’intuizione della South Kite Sardinya, un’associazione di Portoscuso che ha creduto nelle potenzialità di Punta de S’Aliga.

Lo stagno o laguna di Boi Cerbus con la sua peschiera e lo stagno ’e Forru

Portoscuso-Il paringianu: lo stagno o laguna di Boi CerbusAlle spalle della spiaggia si sviluppa lo stagno o Laguna di Boi Cerbus detta anche di Bau Curbus, ossia del Bue Cervo, sulla quale si affaccia il lato orientale della piccola penisola di Punta de S’Aliga. Si tratta di un’ampia laguna con una superficie di 2.2 chilometri quadrati e una salinità media di 34.5 grammi di sale per litro d’acqua, legata alla parziale chiusura di un tratto di mare ad opera di una freccia litorale, con la conseguente formazione di barre sabbiose. Nello stagno sfocia il fiume Flumentepido, ed anche se in estate le acque sono scarse e lente, nel corso degli anni questo fiume è stato protagonista di piene improvvise molto pericolose che hanno reso necessaria la costruzione degli argini e della foce artificiale. In base alla direttiva comunitaria Habitat approvata dalla Commissione europea nel 1992 è stato dichiarato sito di interesse comunitario e inserito nella rete Natura 2000, un sistema di aree dedicate alla conservazione della biodiversità, caratterizzate dalla presenza di habitat e specie faunistiche e floristiche di elevato interesse. L’area dello stagno laguna di Boi Cerbus è tutelata come Riserva Naturale regionale, ospita fenicotteri, gabbiani, aironi, e numerosi altri piccoli volatili, ed è, quindi, area per la sosta e per la riproduzione di una ricca avifauna di interesse comunitario.

La laguna viene utilizzata come vasta Peschiera di Boi Cerbus ma l’ambiente costiero risulta fortemente compromesso dalla presenza del vicino polo industriale di Portovesme, che ha limitato l’estensione delle aree stagnali e creato notevoli problemi di inquinamento da metalli pesanti. La peschiera è molto antica, è nata insieme al paese, ed è ancora oggi utilizzato per la pesca. Lo stagno è collegato al mare aperto, le sue acque sono basse e salate, permettono la pesca di anguille, arselle, orate e spigole, e muggini che preferiscono le acque calde. Vista la bassa profondità infatti la temperatura dell’acqua sale velocemente.

Il piccolo stagno ’e Forru

Portoscuso-Il paringianu-Lo stagno ’e ForruOltre alla laguna di Bau Cerbus, il sito di interesse comunitario in base alla direttiva comunitaria Habitat, comprende anche il piccolo stagno ’e Forru, che occupa una depressione tra le dune sabbiose e le aree alluvionali, la cui origine è ancora tutta da verificare. Il professor Sergio Ginesu, docente di Geografia Fisica e Feomorfologia del Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio dell’Università di Sassari, in uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Geografia fisica e dinamica quaternaria, sostiene che non si tratterebbe di uno stagno, ma di un lago naturale formatosi oltre 10 milioni di anni fa. Lo stagno è alimentato principalmente dal rio Paringianu, che è stato recentemente canalizzato e costretto a sfociare circa un chilometro a sud della vecchia foce, tanto che l’area della vecchia foce è soggetta a ristagni ed interrimenti dovuti all’eccessivo sviluppo della vegetazione palustre. È, inoltre, alimentato anche dal più piccolo rio Perdaias, che oggi si innesta nel tratto canalizzato finale del primo. La zona a nord e ad est intorno alla stagno è delimitata da numerosi cartelli di pericolo, che indicano la presenza di sabbie mobili. Anche l’area dello stagno ’e Forru, è tutelata come Riserva Naturale regionale, ospita fenicotteri, gabbiani, aironi, e numerosi altri piccoli volatili, ed è, quindi, area per la sosta e per la riproduzione di una ricca avifauna di interesse comunitario.

La piccola spiaggia di Maribìu chiamata anche di Mari Biu

Dal centro di Paringianu, prendiamo verso nord ovest la via Sulcis, dopo quattrocentocinquanta metri si passa sopra il riu Flumentepido con un piccolo ponte, al termine del quale, si prende la strada bianca sulla sinistra. La si segue e al termine della strada, dopo due chilometri e duecento metri, si arriva alla piccola spiaggia di Maribìu, appositamente segnalata.

Portoscuso-Paringianu: la spiaggia di Maribìu chiamata anche di Mari BiuLa piccolissima spiaggia di Maribìu chiamata anche spiaggia di Mari Biu si trova in una sorta di baia, con un arenile costituita da sabbia bianca e fine, affacciato su un mare trasparente e di un colore azzurro intenso, con un fondale basso e sabbioso, sul quale sono presenti rocce e scogli, in modo particolare all’estremità occidentale della spiaggia. È una spiaggia molto tranquilla e silenziosa, poco frequentata anche in alta stagione, e nella quale non sono presenti servizi. Un tempo, questa spiaggia era famosa per essere una delle spiagge più belle della costa sud occidentale dell’Isola, con stupende dune di sabbia bianca. Oggi, però, le dune sono quasi del tutto scomparse, e la zona appare molto selvaggia. Viene frequentata soprattutto dai pescatori, che qui ormeggiano le loro piccole imbarcazioni.

I resti del nuraghe semplice Paringianu

Portoscuso-Paringianu: resti del nuraghe semplice ParingianuDal centro di Paringianu, prendiamo la via Sulcis verso sud est, e, percorsi appena centoventi metri, prendiamo la deviazione in una stradina bianca sulla destra. Seguita per cinquecento metri, si vedono, alla sinistra della strada, i pochi resti del Nuraghe Paringianu, un probabile nuraghe semplice monotorre edificato in liparite, ossia in riolite, a 35 metri di altezza. Nei dintorni sono presenti anche i pochi resti di un insediamento abitativo. Si conserva la torre primitiva il cui interno è ingombro di crollo e vegetazione. della struttura originaria si conservano circa quattro filari interi. A sud si trova una cortina muraria con un ingresso sormontato da architrave, ma a causa di crolli e vegetazione non è possibile stabilirne l’uso. A nord ovest rispetto alla torre è presente un muro ciclopico, che si interrompe bruscamente, che apparentemente era la parete settentrionale di un corridoio.

La frazione Nuraxi Atzori

Percorsi poco più di sei chilometri sulla SP2, troviamo sulla destra le prime indicazioni per Paringianu che fanno prendere la via Carbonascia che porta nel centro della frazione, le evitiamo e proseguiamo per altri seicento metri fino a trovare le seconde indicazioni per Paringianu che portano verso Carbonaxia o Carbonascia, il secondo nucleo storico della frazione Paringianu. Seguiamo questa deviazione per quattrocento metri, poi svoltiamo a sinistra nella via Carbonascia in direzione della località Nuraxi Atzori, la seguiamo per ottocento metri ed arriviamo all’interno della piccola frazione Nuraxi Atzori (altezza metri 34, distanza 8,72 chilometri dal comune di Portoscuso di cui fa parte, abitanti circa 21).

I resti del nuraghe Atzori di tipologia indefinita

Portoscuso-Nuraxi Atzori: resti del nuraghe Atzori di tipologia indefinitaIl nome di questa frazione deriva dal fatto che, nella campagna a nord est delle sue abitazioni, sono presenti i pochi resti del Nuraghe Atzori, un nuraghe di tipologia indefinita, costruito in pietra ignimbrite e marna calcarea a 35 metri di altezza sopra il livello del mare. Si tratta di un nuraghe molto antico che era certamente conosciuto dai Fenici, dato che nei dintorni ci sono delle stradine che portano a Bruncu Teula, dove si ritiene ci fosse il porto dei Fenici, invece l’altra stradina porta a Monte Sirai dove ci sono stati dei ritrovamenti di catacombe e di anfore fenice. Accanto al nuraghe sono presenti pochi resti di quello che doveva essere un vasto insediamento abitativo di epoca nuragica.

La frazione Bruncuteula o Bruncu Teula

Portoscuso-Bruncuteula o Bruncu Teula: l’abitato affacciato sulla stagno o laguna di Boi CerbusDal centro di Paringianu, prendiamo la via Sulcis verso sud est, che esce dall’abitato come SP75bis. Percorsi quasi due chilometri, la strada sbocca su una rotonda, dove prendiamo la prima uscita, verso destra, che, percorsi ancora settecento metri, ci fa raggiungere la frazione Bruncuteula o Bruncu Teula (altezza metri 21, distanza 6.90 chilometri dal comune di Portoscuso di cui fa parte, abitanti circa 37), che è la frazione più a sud e ad ovest del territorio del comune di Portoscuso. Si tratta di un villaggio costiero che è suddiviso amministrativamente tra i comuni di Portoscuso a nord, e di San Giovanni Suergiu a sud, anche del quale costituisce una frazione (altezza metri 21, distanza 9.19 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 39).

Un villaggio costiero suddiviso amministrativamente tra i comuni di Portoscuso a nord e di San Giovanni Suergiu a sud

Il suo nome identifica il villaggio di pescatori, agricoltori e pastori sorto a pochi metri dal mare nella piana compresa tra gli abitati di Paringianu, nel comune di Portoscuso, e di Matzaccara, nel comune di San Giovanni Suergiu. La frazione facente capo al comune di Portoscuso si sviluppa completamente nel villaggio vecchio, ed in essa sono ancora visibili le caratteristiche casette basse con muratura di pietra viva locale e tetto di coppi rossi.  La frazione pertinente al comune di San Giovanni Suergiu è costituita soprattutto da abitazioni recenti, sparse nell’area in prossimità dell’incrocio tra gli assi stradali da Flumentepido a Bruncuteula e da Paringianu a Matzaccara. L’abitato di Bruncu Teula si affaccia sullo stagno o laguna di Boi Cerbus, mentre a nord dell’abitato si trova il piccolo stagno ’e Forru. Si trova in una localtà che era certamente conosciuta dai Fenici, perché si ritiene che in essa si trovasse un porto fenicio, e una strada porta all’area archeologica di Monte Sirai, vicino a Carbonia, dove ci sono stati ritrovamenti del Tophet, della necropoli e di anfore fenicie.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare la città di Carbonia che è il capoluogo provvisorio della Provincia del Sud Sardegna, che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trova l’area archeologica di Monte Sirai.


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