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Siliqua con le sue Chiese e la sue stazioni e nei cui dintorni si trova lo scenografico Castello di Acquafredda


In questa tappa del nostro viaggio, da Villamassargia ci recheremo a visitare Siliqua che vedremo con il suo centro abitato e con i dintorni, nei quali vedremo il Castello di Acquafredda, forse il più scenografico di tutta la Sardegna.

Il Sulcis nella Regione storica del Sulcis-Iglesiente

Il Sulcis IglesienteL’area della Regione storica del Sulcis-Iglesiente si estende a nord della valle del Cixerri. Confina a nord est con il Campidano ed ha una forma vagamente triangolare. Il Sulcis (nome in lingua sarda Sa Meurreddìa) si estende nella porzione sudoccidentale dell’isola, parte integrante della Regione storica del Sulcis-Iglesiente, ed appartiene alla Provincia del Sud Sardegna ed a quella di Cagliari. I suoi comuni nella Provincia del Sud Sardegna sono Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Santadi, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia e Villaperuccio. Quelli nella città Metropolitana di Cagliari sono Pula, Sarroch e Villa San Pietro, che si trovano però tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. È un territorio in cui la natura è incontaminata, nel tratto costiero caratterizzato da ampie spiagge, tra cui spicca Piscinas, con le sue metafisiche dune di sabbia, o la splendida insenatura di Masua, che guarda il faraglione calcareo di Pan di Zucchero.

In viaggio verso Siliqua

Dal centro di Villamassargia, usciamo verso nord e prendiamo la SP86 in direzione di domunovas. Percorsi circa quattro chilometri su questa strada provinciale, arriviamo allo svincolo, al quale prendiamo la SS130 Iglesiente verso est, in direzione di Decimomannu ed Assemini. La seguiamo per quattordici chilometri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la SS293 di Giba verso sud, che, in circa un chilometro, ci porta a raggiungere il centro di Siliqua. Dal Municipio di Villamassargia a quello di Siliqua si percorrono 20 chilometri.

Visita del comune di Siliqua nella Regione del Sulcis Iglesiente

Siliqua: veduta dell’abitatoSiliqua-Stemma del comuneIl comune chiamato Siliqua (nome in lingua sarda Silìcua, altezza metri 66 sul livello del mare, abitanti 3.586 al 31 dicembre 2021) si estende nella parte centrale della Provincia di Cagliari, nella piana del Campidano, sorge lungo il fiume Cixerri, ed è un crocevia tra il basso Campidano ed il Sulcis Iglesiente. Il territorio Comunale, che arriva fino al confine con l’isola amministrativa San Marco appartenente al comune di Iglesias, l’isola amministrativa San Leone appartenente al comune di Assemini e l’isola amministrativa Uta appartenente al comune di Decimomannu, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate. Il paese chiamato Siliqua è collegata al resto del territorio circostante principalmente per mezzo di due strade statali, la SS130 Iglesiente, che scorre immediatamente a nord dell’abitato e la collega con i comuni dell’Iglesiente a ovest e con il Cagliaritano ed il capoluogo regionale a est, mentre la parte orientale dell’abitato è attraversata dalla SS293 di Giba, che permette il collegamento del paese con il Sulcis a sud e col Campidano a nord. La linea ferroviaria che collega Decimomannu con Iglesias, e quella che collega Villamassargia con Carbonia, hanno uno scalo sul posto.

Origine del nome

Siliqua: bacche del carrubo (Ceratonia Siliqua)Il suo nome, attestato fino dall’anno 1341 come De Siliqua, potrebbe derivare dal termine latino Siliqua, che indica il Baccello, cioè quel frutto a più semi, racchiusi in un involucro deiescente lungo due linee in corrispondenza dell’asse maggiore, come la fava, il pisello e soprattutto il carrubo, e le campagne di Siliqua, come quelle del Campidano di Cagliari ed anche dell’Ogliastra, ospitano numerose piante di carrubo.

La sua economia

Siliqua è un centro di pianura, di origine nuragica, che accanto alle tradizionali attività agricole ha sviluppato il tessuto industriale. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta, ed anche con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, della fabbricazione di articoli in materiale plastico, dei materiali da costruzione, della fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione, della gioielleria e oreficeria ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. L’economia del paese è basata anche sull’industria per la produzione dell’acqua oligomineral, e e sull’artigianato, soprattutto su quello della cestineria. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Il paese chiamato è ricca di risorse naturalistiche, e costituisce una buona base di partenza per raggiungere le rovine del Castello di Acquafredda.

I dolci tipici del posto

Siliqua: dolci tipici del posto: <em>Pardulas</em>Rinomati sono anche i dolci del posto, che riprendono quelli tipici della Sardegna, ossia i Pistoccheddus finis, piccoli biscotti a base di uova e ricoperti con delicata glassa al limone; Pàrdulas, Tipico dolce pasquale a base di ricotta, con aroma di arancio e zafferano; Amarèttus con pasta di mandorle e Gueffus che si presentano come caramelle incartate in foglietti di carta velina colorata e dai bordi sfrangiati; Caschettas, sottilissime sfoglie dalla forma serpentina ripiene di semola cotta nella sapa, con spezie e uva passa; Pabassinas, biscotti a forma di rombo con noci spezie e uva passa, che si preparano i genere per la Festa di OgnisSanti e si possono presentare con o senza glassa; Bianchinus, Candide meringhe al limone decorate con palline multicolori.

Brevi cenni storici

Le prime tracce di frequentazione umana risalgono al periodo prenuragico e all’età nuragica, e diversi Nuraghi ormai in rovina sorgono nei dintorni del paese. In periodo fenicio punico vengono edificati degli insediamenti e delle fortificazioni nella zona di Medau Casteddu. In epoca romana nel suo territorio passa un acquedotto che arriva fino a Càralis, l’odierna Cagliari. Del periodo della dominazione romana è stata rinvenuta una necropoli. Durante l’alto medioevo appartiene al Giudicato di Càralis, ed è compresa nella curatoria del Cixerri. In una bolla del 1238, papa Gregorio nono esorta i giudici di Torres e di Gallura a consolidare le loro fortificazioni, così come era già stato fatto per il Castello di Acquafredda, nel Giudicato di Càralis. Dopo il 1257, Siliqua entra nei possedimenti dei fratelli Gherardo e Ugolino, conti dei Donoratico della famiglia dei Gherardesca, che ne occupano anche il Castello di Acquafredda. In seguito passa sotto il controllo diretto di Pisa, fino a quando viene occupata dagli Aragonesi e data in feudo, dal re d’Aragona Ferdinando I, a Pietro Otger. Nel 1458 viene venduta a Giacomo Aragall, passa poi a Giovanni Bellit, ai cui eredi rimane fino al 1603. Nel corso del seicento la Baronia di Monastir, che include anche il suo territorio, viene incorporata nel Marchesato di Villacidro, del quale sono feudatari i Bon Crespi di Valdaura, e da questi il feudo viene riscattato da Vittorio Amedeo, re di Sardegna, nel 1785.

Siliqua in una bella lirica di Salvatore Quasimodo

Testo della lirica Sardegna di Salvatore QuasimodoIl grande poeta Salvatore Quasimodo, al quale verrà assegnato il premio Nobel per la letteratura nel 1959, ha colto la bellezza del paesaggio di Siliqua, tanto che ad essa ha dedicato una bella lirica dal titolo Sardegna. La lirica è stata scritta quando, appena trentenne, avendo intrapreso una scandalosa storia d’amore con una vicina, moglie di un locale direttore d’orchestra, viene costretto a trasferirsi a Cagliari, dove dal marzo 1933 svolge l’attività di funzionario del Genio Civile, fino ad ottenere alla fine del 1934 il trasferimento nel Genio Civile di Milano, dove però viene destinato alla sede di Sondrio.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Siliqua

Siliqua-Gruppo Folkloristico Santa MargheritaSiliqua: l’Associazione Musicale Giuseppe VerdiA Siliqua sono attivi, il Gruppo Folkloristico Santa Margherita di Siliqua, nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale del posto, e l’Associazione Musicale Giuseppe Verdi, che risale al 1885, inizialmente solo una fanfara, divenuta nel 1910 una vera e propria banda musicale. Tra le più importanti sagre e feste religiose del paese, durante il Carnevale si tiene il tradizionale corteo di maschere e carri allegorici, che termina con una distibuzione gratuita di zippole, le tipiche frittelle da gustare con miele o zucchero; il 23 aprile, la Festa di San Giorgio, patrono di Siliqua; la terza domenica di maggio, la Festa di San Giacomo Apostolo nell’omonima chiesa campestre; il 26 luglio, la Festa di Sant’Anna; il 29 agosto, la Festa di San Giuseppe Calasanzio, che si celebra il nell’omonimo rione del paese; a fine settembre, la popolare Festa di Santa Margherita di Antiochia, che si celebra presso l’omonima chiesa campestre presso il Castello di Acquafredda, e che è la Festa di maggior interesse; un’altra bella e suggestiva manifestazione è il Palio del tiro a balestra, un torneo che si svolge nel Castello di Acquafredda, con i balestrieri riuniti per contendersi il titolo.

Visita del centro di Siliqua

Descrizione di Siliqua tratta dal suo sito istituzionaleIl comune chiamato Siliqua, interessata da un fenomeno di forte crescita edilizia, sorge in una zona pianeggiante, attorno a un importante percorso di fondovalle che accompagna il corso del rio Cixerri, il quale collega la zona mineraria a Cagliari. L’abitato si è sviluppata partendo da un nucleo originario di forma fusiforme, non simmetrica e quasi orizzontale, a causa del limite naturale imposto dal fiume, che scorre subito a sud. La tipologia abitativa tradizionale presenta le caratteristiche case tipiche campidanesi, a uno o due piani, costruite con i làdiri, ossia con mattoni crudi a secco di fango e paglia. Riportiamo una completa descrizione di Siliqua e dei suoi dintorni tratta dal suo sito istituzionale.

Il Cimitero di Siliqua

Siliqua: Cimitero di SiliquaIniziamo la visita di Siliqua entrando nel paese da nord con la SS293 di Giba che, entrando nell’interno dell’abitato, assume il nome di via Grazia Deledda. Su questa strada statale, a settecento metri da dove la abbiamo imboccata provenendo dalla SS130 Iglesiente, troviamo il cartello indicatore del paese, subito prima di una traversale sulla destra. Passata questa traversale, si trova, alla destra della strada, il muro di cinta del Cimitero di Siliqua, con al centro il suo ingresso.

La chiesa di Sant’Anna

Percorsi trecento metri verso sud lungo la via Grazia Deledda, prendiamo verso destra la via Sant’Anna, e poi, dopo circa centocinquanta metri, di nuovo a destra la via Giuseppe Garibaldi. Su questa, si apre sulla destra uno slargo, sul quale si affaccia la chiesa di Sant’Anna. Ricostruita nel 1481, nel periodo della dominazione catalano aragonese, la chiesa ha sicuramente origini più antiche, anche se non esiste documenazione in merito, si ritiene, comunque, che sia stata probabilmente la prima ad essere titolata come parrocchia. realizzata in stile gotico catalano, ha pianta a croce latina, con una sola navata e con la presenza di due cappelle laterali in prossimità del presbiterio. Il soffitto della navata, in legno, è posteriore, infatti incisa su una trave, vi è la data 1765, ed è stata realizzato da tale Antonio Armas. All’esterno, la facciata presenta un campanile a vela e alcune merlature. Presso questa chiesa viene celebrata il 26 luglio la Festa di Sant’Anna. Questa chiesa, è stata, molto probabilmente, la prima ad essere titolata parrocchia.

Siliqua: chiesa di Sant’Anna Siliqua: chiesa di Sant’Anna: facciata Siliqua: chiesa di Sant’Anna: interno

Presso questa chiesa, il 26 luglio di ogni anno, in occasione della sua ricorrenza, si svolge la Festa di Sant’Anna. Durante i festeggiamenti, oltre alla cerimonia religiosa, un tempo era prevista la Sartiglia de Is Cungiausu, una corsa con i cavalli nei terreni intorno alla chiesa. Oggi, invece, si svolgeo solo i riti religiosi.

Di fronte alla chiesa di Sant’Anna si trovano i resti del vecchio deposito dell’acqua potabile

Siliqua: i resti del vecchio deposito dell’acqua potabileDi fronte alla chiesa di Sant’Anna, si trova il Vecchio deposito dell’acqua potabile. Fino ai primi anni del novecento, gli abitanti di Siliqua prelevavano l’acqua potabile dalla sorgente Sa Mitza, che si trova a sud dell’abitato, oltre il rio Cixerri, e per raggiungere la sorgente si adoperava un ponte di precaria fattura, Su Ponti ’e Sa Mitza, che era l’unico che permetteva di raggiungere l’altra riva del rio Cixerri. Il ponte crolla e viene riedificato diverse volte, tanto che l’amministrazione Comunale di Siliqua, nel 1909, decide di realizzare un deposito d’acqua potabile, in una zona alta del paese, tra via Garibaldi e via dei Fratelli Cervi, di fronte alla chiesa di Sant’Anna. I lavori durano circa due anni, e l’opera viene completata nel 1911. Da allora, per molti anni, il vecchio deposito, ha il compito di approvvigionare e distribuire l’acqua nella rete idrica locale. Ora, da un pò di tempo, è inutilizzato, tuttavia rappresenta un’opera storica, ed andrebbe, di conseguenza, salvaguardato.

Nel centro di Siliqua si trova la chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire

Lungo la via Grazie Deledda, percorsi altri cento metri, troviamo, sempre sulla destra, la via San Giorgio, che seguiamo per poco meno di centocinquanta metri, ed alla sinistra della strada si apre la piazza San Giorgio. Nella piazza si affaccia la chiesa di San Giorgio Martire che è la chiesa parrocchiale di Siliqua, situata nella parte più alta del centro urbano. Per molto tempo si è pensato che essa fosse stata edificata dagli Aragonesi in stile gotico, nel periodo del loro dominio sulla Sardegna meridionale, ma quando nel 1984 è demolito l’intonaco, è stata portata alla luce la vecchia facciata a capanna con campanile a vela a due monofore, in stile presumibilmente romanico. La sopraelevazione, effettuata in periodo aragonese con la costruzione di una muratura fatta con pietre di recupero, mattoni, e scaglie di tegole, ha permesso la costruzione di un nuovo tetto a due falde, e delle due navate laterali. Questa modifica strutturale ne ha completamente cambiato il vecchio stile. All’esterno è stato costruito un rosone, creato per dare luce alla navata centrale. La realizzazione dell’altare maggiore avviene ad opera del marmoraro comacino Domenico Andrea Spazzi tra il 1749 ed il 1753, data quest'ultima riportata sull’altare stesso, con un breve salmo in lingua latina. La chiesa ha un impianto longitudinale a tre navate di tipo basilicale, con il presbiterio e le due cappelle con volte a crociera, e con interessanti decorazioni sulle gemme e sui peducci. All’esterno, osservando la facciata, è possibile vedere su alcune pietre squadrate incisioni di stemmi a forma di scudo, ed in particolare due che rappresentano il Castello con torre centrale, mura e torri merlate. La chiesa presenta un campanile a canna quadrata, posto sull’angolo sinistro della facciata, costruito nei primi del novecento.

Siliqua: chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire Siliqua: chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire: interno Siliqua: chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire: altare maggiore

Siliqua-Festa di San Giorgio MartirePresso la chiesa parrocchiale, ogni anno, il 23 aprile, data della sua morte, si svolge la Festa di San Giorgio Martire, che si celebra con festeggiamenti in onore del Santo patrono del paese. Sono previsti una messa, e la processione, alla quale prendono parte anche gruppi folcloristici, oltre alla banda musicale del paese. Durante la processione la statua del Santo viene trasportata su un carro che, in tempi passati, era preceduto da cavalli e buoi riccamente adornati, ed, al termine della processione, gli animali, posti in cerchio nel piazzale della parrocchia, venivano benedetti dal prete, prima che il simulacro del Santo entrasse in chiesa.

Nel centro di Siliqua si trova l’edificio che ospitava il Monte Granatico

Siliqua: l’edificio che è stato la sede del Monte GranaticoNella piazza San Giorgio, proprio di fronte alla facciata della chiesa parrocchiale, si trova l’edificio che ospitava la sede del Monte Granatico la cui facciata si trova sulla via Umberto I, sulla quale termina la via San Giorgio. I Monti Granatici erano vere e proprie Banche del grano, ossia istituti che provvedevano al prestito del grano agli agricoltori, con l’obbligo della restituzione dopo il raccolto. Presenti in Italia già alla fine del quattrocento, il loro scopo era di assicurare agli agricoltori più poveri il grano e l’orzo  necessario per la semina, per arginare la piaga dell’usura. L’antico edificio di Siliqua, da tempo riconosciuto come monumento di alto valore storico, è stato trasformato dall’amministrazione Comunale in un centro culturale polivalente, aperto sia ai giovani che agli anziani.

La chiesa di Sant’Antonio da Padova

La via San Giorgio termina, dopo poche decine di metri, sulla via Umberto I. La prendiamo verso sinistra e, dopo una diecina di metri, prendiamo a destra il vicolo Mannu, che si dirige verso sud e che, in una settantina di metri, sbocca sulla via Francesco Ignazio Mannu.

Siliqua: chiesa di Sant’Antonio da PadovaPresa la via Mannu verso sinistra, questa strada costeggia la chiesa di Sant’Antonio da Padova la cui facciata si trova un poco più avanti, in uno slargo alla destra della via Mannu, chiamato piazza Sant’Antonio. La si può far risalire al periodo della dominazione catalano aragonese, dato che questa chiesa ricorda, nelle merlature e nel campanile a vela, lo stile della chiesa di Sant’Anna. Ha quattro ingressi, il portone principale che si apre sulla piazza, un altro ingresso sul lato sinistro rispetto al portone, e due nella sagrestia, uno che si affaccia su via Mannu, l’altro sul cortile. Questa chiesa ha un solo altare con una nicchia al centro, provvista di vetrata e velo, dove si trova l’immagine di Sant’Antonio a mezzo busto, mentre un’altra immagine dello stesso Santo, a corpo intero, si posiziona al lato dell’altare.

Il Municipio di Siliqua

Siliqua: l’edificio che ospita il Municipio di SiliquaGuardando la facciata della chiesa, si vede dietro di essa, alla sua destra, la facciata dell’edifio che ospita il Municipio di Siliqua, che si trova anch’esso lungo la via Mannu. Dal punto ove ci si è arrivati con il vicolo Mannu, infatti, presa la via Mannu verso destra, dopo una ventina di metri, al civico numero 32, si trova il grande edificio del Municipio di Siliqua, che si affaccia alla destra della strada. L’edificio ospita la sede e gli uffici comunali, oltre a tutti gli altri servizi forniti ai cittadini ed alle imprese di Siliqua.

Arriviamo in piazza dei Martiri con al centro il Monumento ai Caduti

Siliqua: la piazza dei MartiriDa dove, dalla via Grazia Deledda, abbiamo preso la via San Giorgio, proseguiamo verso sud est lungo la via Grazia Deledda, che, in quattrocentocinquanta metri, arriva nell’incrocio con il corso della Repubblica, dopo il quale questa via prosegue con il nome di via Guglielmo Marconi. A questo incrocio, prendiamo il corso repubblica verso destra, ossia verso ovest, e, in poco più di cento metri, raggiungiamo la bella piazza dei Martiri, la piazza dedicata ai caduti in guerra.

Siliqua-Monumento ai Caduti nella piazza dei MartiriAl centro della piazza si trova, infatti, il Monumento ai Caduti . Le lapidi alla base del monumento riportano l’elenco degli abitanti di Siliqua morti in guerra, i più numerosi durante la Prima Guerra Mondiale, e, sul monumento, è presente la scritta Dulce et decorum est pro patria mori. Al monumeto, alcuni anni fa, mani pacifiche hanno sottratto, sia pure per breve tempo, il fucile. Nell’ultimo ventennio del secolo scorso, la piazzetta ha avuto per pavimento rosso laterizio, con muri bassi di mattoni a vista e panche in cemento, fino a che, nel 1999, la piazza è stata completamente rifatta, risparmiando unicamente il monumento.

Di fronte al Monumento ai Caduti si trova la chiesa di San Sebastiano

Nella piazza dei Martiri, di fronte al Monumento ai Caduti, si trova la chiesa di San Sebastiano. L’edificio presenta una facciata segnata da una cornice con doppia inflessione, con muratura a vista, e, oltre all’ingresso principale sulla piazza, na ha altri due ai lati. La chiesa ha un’unica navata, di modeste dimensioni, sicuramente seicentesca, con lesene interne destinate a sostenere archi traversi per la copertura, che sono rimaste interrotte al livello dei capitelli, ma si ritiene che, in origine, avesse una struttura molto più articolata, come risulta da un documento del 1761, che la descrive costituita da tre navate con un tetto di tavole e tegole, con due porte, una grande nella parte anteriore e un’altra piccola a lato. Nella parte destra della facciata si trova una placca di ferro posta dall’Istituto Geografico Militare, che indica la quota altimetrica di Siliqua pari a 66 metri sul livello del mare, e con la scritta Caposaldo di livellazione.

Siliqua: chiesa di San Sebastiano Siliqua: chiesa di San Sebastiano: interno

La chiesa di San Giuseppe Calasanzio

Dall’incrocio della via Grazia Deledda con il corso della Repubblica, proseguiamo verso sud lungo il viale Guglielmo Marconi per centoventi metri, incrociamo la via Cixerri e la prendiamo verso destra, ossia verso ovest. La seguiamo per un chilometro e cento metri, e proseguiamo lungo la via Iglesias, arrivando nella periferia ovest dell’abitato. Dopo una settantina di metri prendiamo a sinistra la via Giacomo Matteotti, e, dopo cento metri, a destra la via Giordano Bruno, che in poco più di cento metri ci porta alla piazza San Giuseppe.

Il questa piazza si trova l’antica chiesa di San Giuseppe Calasanzio che è stata edificata come chiesa campestre nell’omonimo rione di San Giuseppe, nel 1754, intitolata al Santissimo Nome di Maria. La chiesa è stata, in seguito, dedicata al sacerdote spagnolo Josè de Calasanz, che ha mutato il suo nome in Giuseppe della Madre di Dio, fondatore dei chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie, ossia degli Scolopi, ed è stato proclamato Santo da papa Clemente tredicesimo nel 1767. L’interno della chiesa è ad aula unica, con copertura a capriate lignee, e l’area del presbiterio risulta leggermente rialzata rispetto alla pavimentazione della navata. All’esterno, la facciata presenta un liscio paramento, e, centralmente ai due spioventi del tetto, si apre un piccolo campanile a vela ad una sola luce di forma rettangolare, sormontato da una piccola area timpanata. In asse con esso si apre il portale di accesso all’edificio sacro, che risulta incorniciato e lunettato.

Siliqua: chiesa di San Giuseppe Calasanzio Siliqua: chiesa di San Giuseppe Calasanzio: facciata Siliqua: chiesa di San Giuseppe Calasanzio: interno

La Festa di San Giuseppe Calasanzio si celebra il 29 agosto di ogni anno, nell’omonimo rione del paese. Questa Festa è stata ripristinata nel 2007, dopo un lungo periodo nel quale era stata abbandonata, ed i festeggiamenti oggi hanno carattere prettamente religioso, mentre fino a pochi decenni fa la manifestazione era accompagnata da giochi e esibizioni musicali, organizzate da un comitato promotore.

Le due stazioni ferroviarie di Siliqua

La Stazione Ferroviaria dello Stato di Siliqua viene edificata quando la Compagnia reale delle Ferrovie Sarde costruisce la linea che collega Decimomannu con Iglesias, della quale il primo tronco, che collega Decimomannu con Siliqua, viene inaugurato nel 1872, e nello stesso anno viene collegata anche la stazione di Iglesias. Nello stesso decennio viene dato il via al progetto di realizzazione delle ferrovie a scartamento ridotto nel Sulcis Iglesiente, affidato alle Ferrovie Meridionali Sarde, che interessa anche la stazione di Siliqua, di fronte alla quale viene costruita un’altra stazione, inaugurata nel 1926, che è quella che oggi viene chiamata ex Stazione Ferroviaria delle Ferrovie Meridionali Sarde, ed era il capolinea della ferrovia che collega Siliqua con San Giovanni Suergiu e con Calasetta. Per garantire lo scambio merci tra le due stazioni, in quella dello Stato vengono posati alcuni binari a scartamento ordinario, terminanti nello scalo merci dell’altra stazione, dotato di un piano caricatore comune ai due scartamenti. Insieme alle stazioni di Iglesias e di San Giovanni Suergiu, questa area ferroviaria costituisce uno dei tre vertici del triangolo del sistema ferroviario pubblico del Sulcis Iglesiente dell’epoca, fino a quando, nel 1968, per i lavori di realizzazione della diga di Bau Pressiu, viene chiusa la tratta a scartamento ridotto tra Siliqua e Narcao, e cessa l’attività della stazione delle Ferrovie Meridionali Sarde. Lo scalo delle Ferrovie dello Stato torna, quindi, ad essere l’unico attivo nel comune di Siliqua, e dal 1920 passa alla gestione del gruppo Ferrovie dello Stato, che in seguito nel 2001 la cederà alla controllata RFI. Negli anni subisce diversi interventi di modifica, con la riduzioni del numero di binari nello scalo, portati nel 2012 a due passanti più un tronco, e la ristrutturazione del fabbricato viaggiatori.

La Stazione Ferroviaria delle Ferrovie dello Stato

Da dove il viale Guglielmo Marconi ha incrociato la via Cixerri, proseguiamo dritti verso sud sulla continuazione del viale Guglielmo Marconi per circa centocinquanta metri, poi prendiamo verso destra la via Ferrovie, che, in una cinquantina di metri, ci porta nella piazza della Stazione, che si trova alla sinistra della strada, dove si trova la Stazione Ferroviaria delle Ferrovie dello Stato di Siliqua una stazione di categoria Silver posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario del Sulcis Iglesiente, che collega Decimomannu con Iglesias, dopo la stazione di Villaspeciosa e Uta e prima della stazione dismessa di Musei, e della stazione di Villamassargia e Domusnovas.

Siliqua: la Stazione Ferroviaria delle Ferrovie dello Stato Siliqua: la Stazione Ferroviaria delle Ferrovie dello Stato

I resti della Stazione Ferroviaria dismessa delle Ferrovie Meridionali Sarde

Siliqua: la Stazione Ferroviaria delle Ferrovie Meridionali SardeLa Ex Stazione Ferroviaria delle Ferrovie Meridionali Sarde si posiziona al di là dei binari, passato uno steccato, e ad essa si accedeva dalla piazza della Stazione, riprendendo all’indietro la via Ferrovie, che, dopo una cinquantina di metri, sbocca sul viale Guglielmo Marconi, lo si prendeva verso destra e, dopo centottanta metri, prendendo a destra, all’incrocio, la SS293 di Giba per Giba, e successivamente prendendo la prima traversa sulla destra. Oggi la strada statale è munita di un sovrapasso che le permette di superare il viale Guglielmo Marconi e la linea ferroviaria, per cui, per accedere alla ex Stazione Ferroviaria, si deve prendere più a nord la nuova SS293 di Giba per Giba. Riprendendo all’indietro la via Ferrovie, che, dopo una cinquantina di metri, sbocca sul viale Guglielmo Marconi, lo si deve prendere verso destra e, dopo centocinquanta metri, prendere a sinistra la via Conte Ugolino, la si segue per circa quattrocento metri, si arriva a una rotonda, alla quale si prende verso destra la SS293 di Giba per Giba, dopo circa duecento metri si arriva a una rotonda alla quale si svolta a destra per rimanere sulla SS293 di Giba per Giba, si supera il sovrappasso, e si prende quindi, dopo circa cinquecento metri, la prima deviazione sulla sinistra, che in trecento metri ci porta alla stazione.

L’Anfiteatro Comunale di Siliqua e l’entusiasmante torneo di street basket Bixinaus

Siliqua: l’Anfiteatro Comunale di SiliquaDalla piazza della Stazione, riprendiamo all’indietro la via Ferrovie, che, dopo una cinquantina di metri, sbocca sul viale Guglielmo Marconi, lo prendiamo verso destra e, dopo centocinquanta metri, prendiamo a sinistra la via Conte Ugolino che si dirige verso nord, la seguiamo per circa quattrocento metri, arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la seconda uscita, che ci porta alla sua prosecuzione, che è la via Oslo. Seguendo la via Oslo ancora verso nord per poco più di cento metri, vediamo alla sinistra della strada l’Anfiteatro Comunale a cui è stata dedicata solidariamente un’opera di recupero urbano.

Siliqua: l’entusiasmante torneo di street basket bixinausQuesta struttura ospita, tra luglio ed agosto, l’entusiasmante torneo di street basket Bixinaus ed i diversi eventi e le manifestazioni culturali e enogastronomiche che lo supportano, ossia concerti musicali, installazioni artistiche, laboratori creativi, proiezioni audio-Visive, flash mob, lezioni di fitness, degustazioni vini e piatti tipici. Si tratta di un torneo di pallacanestro tre contro tre, con diverse variazioni sul tema, che mette di fronte dieci squadre di amatori che rappresentano i principali rioni, chiamati appunto Bixinaus, del paese. Nasce nel 2012 dall’idea di un gruppo di amici di coinvolgere il paese e raccogliere fondi per la squadra locale. Nella manifestazione i rioni si danno battaglia a suon di canestri, per la conquista del premio finale, che è il Fusto Bixinaus, un fusto di birra realizzato per l’occasione, su cui è inciso il nome delle squadre vincitrici delle diverse edizioni. All’ultima classificata va invece... un mattone.

Il campo Comunale di Siliqua

La via Oslo termina, un centinaio di metri più avanti, incrociando la via delle Aie, sull’altro lato della quale si trova il muro di cinta del Campo Comunale di Siliqua, intitolato nel 2007 a Manuel Grassetti, giovane capitano della squadra juniores di calcio del Siliqua calcio, fondata nel 1928, e morto a seguito di un incidente stradale. Entrando all’interno della struttura del campo Comunale, si vede, alla destra, un Campo da Calcio in erba, per partite della Serie D e altri livelli, dotato di tribune in grado di ospitare fino a un centinaio di spettatori. Alla sua sinistra si trova un Campo da Calcio in terra, che però non è tenuto molto bene. Sempre alla sinistra, prima di arrivare al Campo da Calcio in terra, sono presenti anche due Campi da Tennis.

Siliqua: ingresso del campo Comunale di Siliqua Siliqua: interno del campo Comunale di Siliqua Siliqua: Campo da Calcio in erba Siliqua: Campo da Calcio in terra Siliqua: i campi da Tennis

In questa struttura gioca le sue partite casalinghe la squadra di calcio del Gruppo sportivo Siliqua calcio 1928, che è la locale squadra di calcio, e che milita nel girone A del campionato dilettantistico Promozione Sardegna.

Visita dei dintorni di Siliqua

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Siliqua, sono stati portati alla luce i resti del Nuraghe di Monte Idda, che è un Nuraghe di tipologia indefinita. Ci si trova, inoltre, l’importante Castello di Acquafredda.

I resti dell’importante Castello di Acquafredda

Dal centro di Siliqua prendiamo nella periferia sud del paese, verso est, la via Cixerri, dalla quale deviamo verso sud, in direzione di Nuxis, con la SS293 di Giba, dopo tre chilometri e duecento metri arriviamo a una rotonda, la superiamo e proseguiamo dritti sulla strada statale per un altro chilometro. Qui troviamo le indicazioni, che ci fanno prendere, sulla sinistra, la strada che, in duecento metri, ci fa raggiungere i ruderi del bel Castello di Acquafredda dai siliquesi chiamato Su Casteddu ’ecciu, forse il più scenografico di tutta la Sardegna, edificato in posizione strategica, su una collinetta vulcanica, a circa 253 metri sul livello del mare. Il Castello, che domina la valle del Cixerri, è collegato a vista al Castello di GioiosaGuardia, a Villamassargia, al Castello di Baratuli, a Monastir, ed al Castello di San Michele, a Cagliari. Deve il suo nome alla sorgente d’acqua freschissima che sgorga dagli anfratti della collina, tanto che viene indicato nei documenti d’epoca come Castrum Acquae Frigidae. Tre lati guardavano su strapiombi vertiginosi, mentre il quarto digradava sul ripido pendio settentrionale, discendendo verso il paese. La costruzione principale aveva la pianta a U, della quale restano in piedi solo le due facciate perimetrali sud e nord, con alcuni muri con merlature e feritoie, su cui si possono vedere alcuni stemmi scolpiti, tra cui l’aquila della famiglia della Gherardesca. Tutto intorno, sulle pendici della collina, si trovano i ruderi di un villaggio fortificato. Il borgo era difeso da una cinta antemurale, comprendente alcune torri di pianta quadrangolare, mentre sul picco roccioso sorgeva il Castello vero e proprio, del quale rimangono.

Siliqua-Resti del Castello dell’Acquafredda Siliqua-Resti del Castello dell’Acquafredda Siliqua-Resti del Castello dell’Acquafredda

La sua struttura, la sua posizione strategica, alcune tracce di costruzioni e documenti quali la bolla di papa Gregorio nono del 1238, dimostrano che la sua origine bovrebbe risalire all’epoca giudicale. In possesso dei Pisani intorno al 1215, verso il 1257 diviene di proprietà della famiglia pisana dei conti Donoratico della Gherardesca, per passare, poi, alla repubblica pisana, più tardi in mani aragonesi, e quindi diverse famiglie feudali sarde, fino a che, nel 1785, viene riscattato da Vittorio Amedeo III di Savoia, successivamente re di Sardegna, per essere quindi del tutto abbandonato fino ai giorni nostri.

È tradizione locale ritenere che il conte Ugolino della Gherardesca caduto in disgrazia nei confronti della Repubblica di Pisa, sarebbe stato imprigionato in questo Castello nella Torre della fame, dove sarebbe morto dopo un anno. Le ricostruzioni storiche lo ricordano, invece, imprigionato dai ghibellini, guidati dall’arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, a Pisa, nella Torre della Muda, che fu una durissima prigione per Ugolino, i figli Gaddo e Uguccione, e i nipoti Anselmucciò e lapo, e che vi morì di fame nel 1288.

I ruderi della chiesa di Santa Barbara di Acquafredda

Siliqua: i ruderi della chiesa di Santa Barbara di AcquafreddaIl Castello di Acquafredda sovrasta i Ruderi della chiesa di Santa Barbara di Acquafredda documentata dal 1094, la quale apparteneva al borgo medievale che esisteva immediatamente a ridosso della struttura fortificata. Dai documenti risalenti all’epoca giudicale risulta che la Ecclesiam Sanctae Barbarae de Aquafrigida viene donata ai monaci vittorini di Marsiglia nel 1089 da Costantino, giudice di Cagliari. Un documento successivo, datato 22 aprile 1090, riconferma la donazione da parte dell’arcivescovo di Cagliari Ugone, il quale aggiunge alla chiesa di Santa Barbara anche quella di Santa Maria, con la dizione che Simili etiam modo dono atque concedo ecclesiam Sanctae Mariae et Sanctae Barbarae de Aqua frigida. Tale donazione viene ulteriormente confermata in numerosi documenti successivi. La chiesa di Santa Barbara risulta elencata nell’inventario dei beni dei vittorini ancora nel 1338, quando è amministrata dal presbitero Raimondo, parroco di Villanova di Saruis.

La frazione Zinnigas

Usciamo da Siliqua verso sud, in direzione di Nuxis, con la SS293 di Giba, dopo tre chilometri e duecento metri arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo a destra la SP2 in direzione di Cagliari, la seguiamo per due chilometri e settecento metri, poi svoltiamo a sinistra sulla Strada Comunale Zinnigas. Dopo altri due chilometri e settecento metri svoltiamo a sinistra, ed arriviamo alla frazione Zinnigas (altezza metri 169, distanza 7.6 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti).

La chiesa campestre di San Giacomo Maggiore o San Giacomo di Stia Orro

Usciamo da Siliqua verso sud, in direzione di Nuxis, con la SS293 di Giba, dopo tre chilometri e duecento metri arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo a destra la SP2 in direzione di Villamassargia, la seguiamo per poco più di quatto chilometri, fino al chilometro 28.5. Siliqua: chiesa campestre di San Giacomo Maggiore o San Giavomo di Stia OrroQui, dove a destra parte la strada per il campo di volo La Tana del Volo, prendiamo a sinistra la stradina non asfaltata, che in seicento metri ci porta, sulla sinistra della strada, a vedere la chiesa campestre di San Giacomo Maggiore detto anche Santu Iacu de Stia Orro o San Giacomo di Stia Orro, con un’antica facciata a capanna, situata nei pressi di due sorgenti d’acqua. Questa chiesa è un esempio di architettura minore probabilmente di origine monastica, infatti è inglobata in una recinzione di cui rimangono tracce in muratura, ed è formata da un nucleo centrale più antico, mentre la facciata, sulla quale si apre una porta ad arco, è successiva dato che si può far risalire alla prima metà del seicento. Davanti e sul lato destro si sviluppa un loggiato formato da pilastri quadrangolari, e la parte del loggiato destro venne inglobata nella chiesa per formare locali di sosta per i fedeli, ricavandone sul fondo una piccola sagrestia. All’interno della chiesa si trova una antica acquasantiera.

La Festa di San Giacomo Apostolo, L’unica che non ha subito interruzioni nel tempo, viene celebrata la terza domenica di maggio. Il sabato sera viene celebrata nella chiesa di Sant’Anna una messa cui segue la processione che attraversa tutto il paese fino alla piazza della Madonnina. La domenica, prima della messa, il simulacro del Santo viene portato in processione attorno alla chiesa. Il rientro in paese avviene la domenica sera. Il comitato promotore organizza la raccolta di fondi, chiamata Sa Circa, con la quale vengono finanziati gli intrattenimenti serali, ossia balli, concerti, ed anche fuochi d’artificio.

La chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia

Usciamo da Siliqua verso sud, in direzione di Nuxis, con la SS293 di Giba, dopo tre chilometri e duecento metri arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo a sinistra la SP2 in direzione di Cagliari, la seguiamo per ottocento metri ed imbocchiamo una traversa sulla sinistra che percorriamo per seicento metri. Siliqua: chiesa campestre di Santa Margherita di AntiochiaQui troviamo, sulla sinistra della strada, la chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia situata sulla parte posteriore del Castello di Acquafredda. Questa chiesa apparteneva ad un antico centro abitato di epoca medievale, ed è un esempio di architettura minore, probabilmente di origine monastica, dato che nelle sue vicinanze sono ancora visibili i ruderi di un antico Convento costruito probabilmente dai padri Vittorini di Marsiglia intorno all’undicesimo secolo. La chiesa, del tutto ricostruita in forme gotico catalane probabilmente nel tardo seicento, è formata da un nucleo centrale più antico di forma rettangolare orientata con l’altare verso est. Le murature sono in pietrame, legato con malta di pessima qualità, ma, in alcuni tratti, si intravedono conci in pietra da taglio ben lavorata.

La terza o quarta domenica di settembre si svolge la Festa di Santa Margherita di Antiochia, che, dopo un periodo in cui non veniva celebrata, è ripresa nell’immediato dopoguerra, quando i ferrovieri delle Ferrovie meridionali ristrutturarono la piccola chiesa campestre a lei dedicata. È la Festa di maggior interesse, i cui festeggiamenti durano quattro giorni e si svolgono nella chiesa campestre situata nei pressi del Castello di Acquafredda. Il punto centrale della Festa sono i riti religiosi con la messa del sabato sera, la processione per le vie del paese e la liturgia domenicale. La fine dei festeggiamenti è sancita dal ritorno in paese della Santa, in un tragitto caratterizzato da suggestivi spettacoli pirotecnici.

I ruderi della chiesa di Santa Maria di Arcu

Dal centro di Siliqua prendiamo, nella periferia sud del paese, verso est, la via Cixerri, dalla quale deviamo verso est sulla ex SS130, che ora è la SP90, e che si dirige verso Uta e Villaspeciosa. Siliqua: i ruderi della chiesa di Santa Maria di ArcuPercorsa per quattrocento metri, subito dopo un distributore della Tamoil, prendiamo la deviazione a destra, in una strada che seguiamo per un chilometro e trecento metri, e vediamo, alla sinistra della strada, i Ruderi della chiesa di Santa Maria di Arcu, Che si trova nella località oggi detta Gibasoli e anticamente Sattu Cabalis, che dava il nome anche alla chiesa, chiamata anche Santa Maria Cabalis. Edificata in periodo medioevale in stile romanico sulle rovine di un edificio termale, accanto alle vestigia di un ponte romano e dell’acquedotto che da Caput Aquas portava l’acqua a Cagliari, nella villa di Arco, ai confini delle curatorie di Decimo, Gippi e Sigerro. Un documento del 22 aprile 1090, attesta la donazione ai monaci vittorini di Marsiglia da parte dell’arcivescovo di Cagliari Ugone, della chiesa di Santa Maria, oltre alla chiesa di Santa Barbara, con la dizione che Simili etiam modo dono atque concedo ecclesiam Sanctae Mariae et Sanctae Barbarae de Aqua frigida. Costruita con un’unica navata, con il tetto in tegole e serradizzos, è larga e alta circa quattro metri, lunga dieci metri. Aveva due entrate, una grande nella facciata, l’altra laterale dalla parte dell’epistola. Oggi rimangono solo i ruderi della chiesa, accanto ai resti Romani delle terme e dell’acquedotto, mentre non rimane alcuna testimonianza della villa.

I ruderi della chiesa di San Marco Evangelista

Dal centro di Siliqua prendiamo, nella periferia sud del paese, verso ovest, la via Cixerri, che, dopo settecentocinquanta metri, prosegue sulla via Iglesias. Dopo trecentocinquanta metri, arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo, verso destra, la via Michelangelo Buonarroti, che, dopo quattrocento metri, sbocca sulla via Leonardo da Vinci, lungo la quale proseguiamo sempre in direzione nord ovest. Siliqua: i ruderi della chiesa di San Marco Evangelista prima dell’ultimo crolloDopo trecentocinquanta metri, la via Leonardo da Vinci supera, con un vadotto, la SS130 Iglesiente, passato il qiale, si vede alla sinistra della strada un sentiero che conduce ai pochi Ruderi della chiesa di San Marco Evangelista il cui simulacro viene conservato nella chiesa di Sant’Anna. La chiesa campestre viene dismessa dal culto nel 1760 a causa del crollo del tetto, che era costruito con travi lignee e canne, e non viene ristrutturata. Con gli anni rovinano alcuni muri perimetrali, solo una parte del muro che guarda a nord rimane in piedi, e resiste per due secoli e mezzo. Nel febbraio 2010, dopo mesi di pioggia quasi costante, un vento di scirocco impetuoso fa crollare anche l’unico pezzo di muro.

I ruderi della chiesa di San Pietro di Sebastu Jossu

Dal centro di Siliqua prendiamo, nella periferia sud del paese, verso ovest, la via Cixerri, che, dopo settecentocinquanta metri, prosegue sulla via Iglesias. La seguiamo per due chilometri e mezzo, poi prendiamo a destra una deviazione in una strada bianca che passa sotto la SS130 Iglesiente. Siliqua: i ruderi della chiesa di San Pietro di Sebastu JossuPercorsa questa deviazione, dopo circa seicento metri vediamo, alla destra, una altura alberata, sopra la quale si trovano i pochi Ruderi della chiesa di San Pietro di Sebastu Jossu cha apparteneva appunto alla villa medioevale di Sebatzus de Jossu. Qusta villa era probabilmente tra le più antiche del circondario, essendo già citata in documenti del 1120 e del 1218, ed è ricordata nell’inventario della chiesa di San Lorenzo in Genova del 1272, dove quest’ultima possedeva più di una settantina di servi. La chiesa di San Pietro è stata costruita su resti romani, edificati sul precedente insediamento punico di San Pietro, un’area dotata di una cisterna e di modesti circoli in pietra. In quest'area, sul piano di campagna, si sono individuati resti di ceramica punica.

I ruderi della chiesa di San Nicola di Sebastu Susu

La villa di Sebatzus de Susu era, invece, un poco più a nord ovest. Seguita dal cento di Siliqua la via Iglesias per un chilometro e seicento metri, prendiamo sulla destra lo svincolo che ci fa immettere sulla SS130 Iglesiente. Siliqua: i ruderi della chiesa di San Nicola di Sebastu SusuPercorsa questa strada statale in direzione di Iglesias per circa tre chilometri, prendiamo l’uscita verso Vallermosa che ci porta sulla SP88. Percorsa questa strada per poco meno di un chilometro e mezzo, prendiamo una deviazione sulla sinistra della strada, verso nord ovest, che porta ad alcuni capannoni. Passati questi, proseguendo verso nord ovest e raggiungiamo i Ruderi della chiesa di San Nicola di Sebastu Susu. Della chiesa restano alcuni muri in pietra, parte dei quali sono stati riutilizzati per adattarli a casa rurale. Rimangono anche i resti del campaniletto, probabilmente a vela, che si intravedono al centro del tetto.

La frazione Berlingheri

Proseguendo per quattro chilometr e mezzo lungo la SP88, arriviamo a prendere a destra la SP89, che si dirige verso est. Proseguendo lungo questa strada per due chilometri e mezzo, prendiamo sulla destra una strada bianca che, in circa un chilometro e mezzo, ci porta alla frazione Berlingheri (altezza metri 96, distanza 5.8 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti).

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Gonnesa ci recheremo a Portoscuso che visiteremo con la sua torre, e con i suoi dintorni dove si trova la frazione Portovesme con la sua area industriale e dalla quale partono i traghetti per Carloforte.


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