Visita dell’isola di San Pietro nella quale si trova la città di Carloforte
In questa tappa del nostro viaggio, da Calasetta sull’isola di Sant’Antioco ci recheremo in mezz’ora di traghetto sull’Isola di San Pietro. Secondo la tradizione. interessanti sono le sue belle coste, ma l’isola di San Pietro è nota soprattutto per le caratteristiche del suo capoluogo, il paese chiamato Carloforte di chiara impronta ligure. Il Sulcis nella regione storica del Sulcis-IglesienteL’area della regione storica del Sulcis-Iglesiente si estende a nord della valle del Cixerri. Confina a nord est con il Campidano ed ha una forma vagamente triangolare. Il Sulcis (nome in lingua sarda Sa Meurreddìa) si estende nella porzione sudoccidentale dell’isola, parte integrante della regione storica del Sulcis-Iglesiente, ed appartiene alla Provincia del Sud Sardegna ed a quella di Cagliari. I suoi comuni nella Provincia del Sud Sardegna sono Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Santadi, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia e Villaperuccio. Quelli nella città Metropolitana di Cagliari sono Pula, Sarroch e Villa San Pietro, che si trovano però tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. È un territorio in cui la natura è incontaminata, nel tratto costiero caratterizzato da ampie spiagge, tra cui spicca Piscinas, con le sue metafisiche dune di sabbia, o la splendida insenatura di Masua, che guarda il faraglione calcareo di Pan di Zucchero. L’isola di San PietroL’Isola di San Pietro (chiamata in lingua tabarchina Uiza de San Pe, ed in lingua sarda Isulla ’e Sàntu Pèdru), è una delle due isole principali dell’arcipelago del Sulcis, situata al largo della penisola del Sulcis, a nord dell’isola di Sant’Antioco, nella parte sud occidentale della Sardegna. Chiamata, un tempo, isola degli Sparvieri, ossia la Accipitrum Insulla, le viene in seguito dato il nome di isola di San Pietro, dato che, seconda una tradizione sarda, su quest’isola sarebbe sbarcato arrivando in Sardegna l’apostolo San Pietro. Di origine vulcanica, con la sua superficie di 51 chilometri quadrati è la sesta isola italiana, ed e quasi interamente ricoperta da macchia mediterranea, mirto, corbezzolo, lentischio, lillatro ed erica. Nelle zone più aride e ventose si trovano cisto, rosmarino, euforbia, ginestre spinose e palme nane. Grazie alla sua importanza ecologica e alla presenza di specie faunistiche e vegetali di rilievo, l’intera isola di San Pietro è stata riconosciuta come Sito di Interesse Comunitario, inserita nella rete Natura 2000 per garantire la protezione del suo habitat naturale. Descrizione dell’isola di San PietroIl territorio dell’isola di San Pietro, classificato di collina, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, e comprende l’isola amministrativa di Isola Piana e il centro temporaneo di Villamarina. L’isola è priva di torrenti o corsi d’acqua, vi sono, però, numerosi stagni e paludi. È ricoperta, all’interno, da una ricca macchia mediterranea mentre le sue coste, bagnate dal limpidissimo mar di Sardegna, ospitano colonie di uccelli migratori. Sulle alte scogliere, nella parte occidentale dell’Isola, nidifica durante l’estate il Falco della regina, un rarissimo rapace migratore che vive per il resto dell’anno in Madagascar. Vi si trova inoltre una specie di coleottero unica al mondo, la Cicindella Campestris Saphirina, e su una parte del suo litorale fiorisce, da aprile a maggio, una pianta endemica, l’Astragalus Marittimus. Al largo della sua costa nord orientale si trovano due piccole isole, la piccolissima Isola dei Ratti e la più ampia Isola Piana. Su quest'ultima si trovano quelli che furono i fabbricati della tonnara più importante della Sardegna, ora trasformati in un villaggio residenziale e turistico. Arrivo all’isola di San PietroAll’isola di San Pietro si arriva, con sbarco nella banchina del centro urbano di Carloforte, in poco più di un’ora di traghetto da Portovesme, vicino a Carbonia, a tre miglia e mezzo di distanza; oppure, in circa quaranta minuti, come abbiamo fatto noi, da Calasetta, che si trova sull’isola di Sant’Antioco, a circa due miglia di distanza. Nell’isola di San Pietro è possibile attraccare, oltre che nella banchina presente all’interno del centro urbano dell’abitato di Carloforte, anche nel piccolo porticciolo della vicina Isola Piana, dove possono trovare riparo fino a un’ottantina di imbarcazioni. Nello scalo dell’isola Piana manca però il rifornimento di carburante. Visita dei dintorni della città di CarloforteVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato di Carloforte. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Carloforte, sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi complessi Bricco Resciotto, Brico del Polpo, Laveria, Papassina. Nel 2017 Legambiente attore protagonista dell’ambientalismo italiano, con le rilevazioni effettuate dalla sua Goletta Verde, e con la collaborazione del Touring Club Italiano, ha assegnato il riconoscimento di 4 Vele al comprensorio della Costa sud ovest e delle Isole Sulcitane. I parametri considerati per l’assegnazione delle vele sono la qualità delle acque di balneazione, efficacia della raccolta differenziata dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche, la presenza di aree pedonali, efficienza dei servizi, la valorizzazione del paesaggio e delle produzioni locali. |
La costa orientale dell’isola di San PietroDescriviamo ora le principali strade interne dell’isola di San Pietro che ci portano a visitare le sue coste orientali, anche se le foto sono state scattate quasi tutte dal mare durante un viaggio in barca lungo le coste. Lungo la SP103 troviamo le ex Saline di Stato di CarloforteUscendo dalla periferia sud orientale della città, si prende la SP103 che passa ad est delle Saline di Stato e si dirige verso sud est e percorre in senso orario la costa orientale dell’Isola. Superata la Torre di San Vittorio, dove si trova l’Osservatorio Astronomico, iniziamo a notare, sul lato sinistro della strada, i bei massi di pietra fatti posizionare dal comune di Carloforte, con sopra scolpita la denominazione delle varie località attraversate. Subito dopo l’uscita dalla città la SP103 passa accanto al Porto canale e, più avanti, alle Ex Saline di Stato di Carloforte che si trovano alla sua destra, e non sono più in funzione anni. L’area viene utilizzata per la produzione del sale fin dai primi tempi dell’insediamento, ma solo a partire dal 1770 viene attuato un progetto di sfruttamento della risorsa in modo razionale, quando il governo Sabaudo decide di sfruttare gli stagni trasformandoli in salina artificiale, grazie al progetto del misuratore Andrea Golla. In un primo momento, la gestione viene affidata a imprenditori locali, per passare, gradualmente, nelle mani del Governo, fino a quando, nel 1840, tutte le saline della Sardegna passano al demanio statale. Più tardi, nel 1882 l’Intendenza Generale del regno bandisce un appalto per la costruzione di un canale con il suo ponte nelle saline di Carloforte, canale che serve sia a difendere le saline dalle alluvioni, sia per il trasporto del sale. La produzione di sale nelle Saline di Stato di Carloforte cessa nel 1998. Sono diventate un Sito di Importanza comunitaria, destinate ad esser parte della riserva naturale regionale dell’isola di San Pietro, tutelate anche con vincolo paesaggistico. Presentano alcune delle più rilevanti rarità avifaunistiche sarde, dal Fenicottero Rosa al Gabbiano Corso, dal Cavaliere d’Italia alla Garzetta, dal Falco Pellegrino all’Avocetta ed al Fraticello. In località Giunco si trova la Cappella della famiglia Cortese e la spiaggia del GiuncoRiprendiamo a percorrere la SP103, a circa un chilometro e mezzo dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, si può trovare in località Giunco, sul bordo della strada alla sinistra, poco prima del Cimitero, il retro della Cappella della famiglia Cortese. La cappella, che secondo alcuni era dedicata alla Beata Vergine del Rosario, prende il nome dalla famiglia proprietaria della casa sul cui terreno sorge il piccolo edificio, è stata dismessa ed in seguito abbandonata, non è quindi aperta al culto. La spiagga del GiuncoDopo aver passato la Salina e proseguendo verso sud sulla SP103, cinquecento metri più avanti, dopo aver superato il Cimitero sulla sinistra, troviamo la deviazione con una petra indicante Giunco. Giriamo, dunque, a sinistra e percorriamo la stretta strada che costeggia il canale delle Saline, che ci porta sino ai parcheggi della spiaggia del Giunco. La prima che incontriamo è la spiaggia del Giunco un arenile piuttosto lungo, caratterizzato da un litorale di sabbia bianca a grani medi mista a ghiaietta, protetto alle spalle dalle vecchie Saline. Il mare che la bagna è limpido, trasparente, dai bellissimi colori tra il verde chiaro e l’azzurro, con il fondale sabbioso e piuttosto basso, che digradano dolcemente verso il largo, ideale anche per i più piccoli. La zona e meta ambita dai surfisti che qui possono esprimersi grazie al vento che soffia a poche centinaia di metri dalla riva. Su questa spiaggia non e presente alcun servizio. |
La Cittadella Sportiva Il GiuncoProseguendo lungo la SP103 per altri cinquecentocinquanta metri, troviamo, alla sinistra della strada, la Cittadella Sportiva Il Giunco di Carloforte, nella quale sono presenti un Campo da calcetto, ossia da calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, senza tribune per gli spettatori; sul retro del quale sono presenti due Campi da tennis; e più avanti un Campo sportivo polifunzionale, nel quale è possibile praticare come discipline la pallacanestro e la pallavolo. Sempre alla sinistra della SP103, appena più avanti rispetto all’ingresso della Cittadella Sportiva, è presente l’ingresso del Bocciodromo di Carloforte, che porta ad una struttura all’interno della quale sono presenti diversi campi per il gioco della bocce. Proseguendo lungo la SP103, ancora più avanti, è presente l’ingressi del nuovo Campo da calcio, anch’esso con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospitare 500 spettatori. Dal 2011 il nuovo stadio in erba sintetica al Giunco è stato intitolato al cavalier Pietro Puggioni, storica figura imprenditoriale di Carloforte, da decenni attivo nel settore edile e costruttivo territoriale, finanziatore dell’attività calcistica agonistica di Carloforte e Sant’Antioco, nonché del calcio giovanile e di tutte quelle iniziative meritevoli di un aiuto economico, anche al di fuori dello sport. Il Campo Sportivo è la sede nella quale gioca la Squadra di calcio Carloforte, partecipante al campionato di calcio nella Prima Categoria, Girone B, in Sardegna. La squadra storica da calcio era il Carloforte, che è stata attiva fino al 2019 quando è fallta, ed ora è attiva con il solo settore giovanile. Ora in questo campo da calcio gioca l’attuale principale squadra di calcio del paese, che è la Verde Isola, fondata nel 2017, e che milita nel campionato di Promozione. I colori sociali sono il verde e il giallo e nel suo palmarès è presente un campionato di Prima Categoria vinto nella stagione 2021-2022. La spiaggia di GirinPercorsi altri seicentocinquanta metri sulla SP103, a tre chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, dopo aver superato sulla destra le Saline e sulla sinistra il complesso sportivo, si raggiunge la località Girin, una località balneare nel comune di Carloforte sull’isola di San Pietro. Girando a sinistra subito dopo il grande campo da calcio in erba sintetica, in una strada sterrata, raggiungiamo la spiaggia di Girin. La spiaggia di Girin si trova in un’insenatura chiusa a nord dalla Punta di Girin, ed a sud dalla Punta Sguerina. La spiaggia di Girin è costituita da due tratti sabbiosi, non particolarmente grandi, divisi dalla presenza di una scogliera. Entrambe le spiagge hanno un arenile con la presenza di sabbia fine di colore tra il bianco ed il grigio chiaro, mista a ghiaia, che si affaccia su un’acqua limpidissima, coi colori che variano tra il verde chiaro, l’azzurro ed il turchese chiaro, e dal fondale molto basso e sabbioso. Sulla spiaggia non e presente alcun servizio. |
La spiaggia di Punta NeraPercorso un altro chilometro sulla SP103, a quattro chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, vediamo il masso con la scritta Punta Nera. Giriamo nella stradina a sinistra, e lasciamo l’auto in uno dei parcheggi quasi a ridosso della strada provinciale. Procediamo, dunque, a piedi verso la spiaggia di Punta Nera. Proseguendo, arriviamo alla piccola spiaggia di Punta Nera che si trova in una insenatura chiusa a nord dalla Punta Peruscini, ed a sud dalla Punta Martin. É costituita da un arenile di piccole dimensioni, formato da sabbia bianca quasi candida, molto soffice e calda, divisa al centro da un Braccio artificiale composto da scogli quadrangolari, costruito presumibilmente per preservare la sabbia dalle correnti e dalle mareggiate. L’arenile è affacciato su un mare dai colori tra il verde, il turchese e l’azzurro, ed ha un fondale molto basso e sabbioso, ideale per la balneazione. Sulla spiaggia, affollata in alta stagione, è presente un punto di ristoro, e, nelle vicinanze sono presenti bar, alberghi, ristoranti, negozi e servizi vari. |
passata la grotta di Punta Nera raggiungiamo il promontorio della Punta NeraProseguendo lungo la costa verso sud, dal mare possiamo vedere una bella grotta naturale, la grande e bellissima Grotta di Punta Nera, una grotta sepolcrale marina dell’età del bronzo. Proseguiamo poi per raggiungere il promontorio della Punta Nera, così detta per il colore scuro delle sue scogliere, che è un aguzzo promontorio di costa rocciosa bassa, rivolto verso il mare a sud dell’Isola, costituito dalle sue rocce vulcaniche più antiche, qui rappresentate da potenti colate laviche alternate a depositi ignimbritici riolitici e quarzolatitici, appartenenti al Complesso vulcanico calcoalcalino antico, la cui età risale a circa diciotto o diciassette milioni di anni fa. Lo Stagno della VivagnaSuperato l’ingresso per la spiaggia di punta Nera, proseguiamo ancora dritti, lasciando sulla destra lo stagno della Vivagna. Si tratta di uno stagno di piccole proporzioni ma di suggestiva bellezza, che si trova nella retrospiaggia della cala di Punta Nera, e costituisce una zona umida lacustre, estesa per circa otto ettari, che presenta un elevato valore naturalistico in quanto habitat ideale per l’avifauna. La vegetazione dell’area è tipica delle zona umide e permette la nidificazione degli uccelli in essa presenti. Tra le diverse specie che si possono osservare nello stagno, vanno citati il Fenicottero Rosa e il Cavaliere d’Italia. Essendo un luogo principale per la biodiversità, lo stagno attira sia gli appassionati di birdwatching, che coloro che sono interessati alle dinamiche degli ecosistemi acquatici. La sua presenza contribuisce a dare un impulso all’ecoturismo nell’area. Nonostante ciò, lo stagno conserva un’atmosfera tranquilla e intatta, ed è capace di mostrare la natura in una delle sue forme più serene e vitali. La costa meridionale dell’isola di San Pietropassata la Punta Nera, lasciamo la costa orientale e possiamo iniziare a percorrere la costa meridionale dell’isola di San Pietro. La spiaggia Guidipassata la deviazione per la spiaggia di punta Nera, proseguiamo ancora dritti, e, percorso un chilometro, a cinque chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, troviamo sulla destra un casolare, ed un cartello indicante un’area di parcheggio, sempre sulla destra, dove possiamo lasciare l’auto, e prendiamo una stradina piastrellata sulla sinistra, nella quale c'è il divieto di transito con l’auto, per recarci a piedi alla spiaggia Guidi. Troviamo poi la spiaggia di Guidi una fra le spiagge più belle dell’Isola, a forma d’arco, situata in una bella insenatura. È caratterizzata da un arenile di non grandi dimensioni, costituito da sabbia bianca finissima, molto leggera, e da scogli piatti che di tanto in tanto si affacciano sulla sabbia. L’arenile si trova di fronte a un’acqua limpidissima con colori molto particolari, un mare stupendo dai colori tra il verde chiaro, verde smeraldo, turchese e azzurrino, con un fondale basso e sabbioso, ideale per un bagno tranquilo anche in presenza di bambini. I fondali, ricchi di pesci, sono ideali per la pratica dello snorkeling. Nella spiaggia Guidi, affollata in alta stagione, non sono presenti servizi. |
Alle spalle della spiaggia, il paesaggio, del tutto incontaminato, viene dominato da piccole dune, sovrastate dalla macchia mediterranea. La spiaggia la BobbaProseguendo sulla SP103, seicento metri più avanti, troviamo sulla sinistra il cartello che indica il Monumento Naturale Le Colonne. Imbocchiamo la deviazione sulla sinistra, e prendiamo subito a sinistra la stradetta sterrata che svolta a destra, la seguiamo per circa quattrocentocinquanta metri, fino al piccolo posteggio, posto alle spalle delle casette che sorgono dietro la spiaggia. Fra queste casette si apre un caratteristico sentierino, che porta alla spiaggia la Bobba. Arriviamo quindi alla spiaggia la Bobba di piccole dimensioni, chiusa a sinistra dalla Punta du Xitta, ed a destra dalla Punta delle Colonne. La spiaggia è ben riparata dal vento, protetta dalle scogliere ai lati e da una piccola duna alle sue spalle, che la rendono un posto incantevole. Il nome della spiaggia deriva dalla forma dei piccoli ciottoli, che si mescolano alla sua sabbia candida e fine. Si tratta di ciottoli sferici e levigati, quasi come un tipo di pasta chiamato appunto Bobba, che è alla base di un piatto tradizionale di Carloforte. La spiaggia si affaccia su un mare verde chiaro e azzurro, con la presenza di qualche scoglio lontano dalla riva, e con un fondale basso e sabbioso. Affollata in alta stagione, in essa sono presenti un punto di ristoro e un parcheggio. |
La Punta delle ColonneDalla spiaggia la Bobba, una passeggiata di dieci minuti a piedi permette di raggiungere la Punta delle Colonne, alla quale è possibile arrivare anche dalla deviazione sulla sinistra della SP103, prendendo, questa volta a destra, una stradatte sterrata che, in quattrocentocinquanta metri, ci porta alla Punta. Qui si trovano Le Colonne due bellissimi faraglioni in roccia trachitica rossa alti circa venti metri, che sorgono dal mare a una ventina di metri dalla costa. Il monumento è costituito da una coppia di faraglioni isolati di rocce vulcaniche piroclastiche saldate, ossia ignimbriti riolitiche, risalenti al Miocene medio cui corrisponde un’età di circa quindici milioni di anni fa. I faraglioni si sono formati ed isolati nel corso dei millenni a seguito dell’intensa attività erosiva del mare sulla costa, e ad essi la leggenda attribuisce un’origine miracolosa. Una prima ipotesi è che l’apostolo Pietro avrebbe trasformato due mostri marini in grigia roccia per proteggere l’isola, l’altra ipotesi è che una punizione divina avrebbe pietrificato una coppia di marinai. Nel novembre 2013 una delle due colonne, quella più bassa, è stata abbattuta dalla forza del mare. I faraglioni nella località Colonne sono i simboli dell’isola di San Pietro, e ricordano i faraglioni di Capri. Il Promontorio delle Colonne separa la spiaggia la Bobba dalla spiaggia del Lucchese. La costa sud occidentale dell’isola di San PietroDopo aver visitato la spiaggia la Bobba, riprendiamo la SP103, che prosegue in direzione nord ovest, ed inizia a farci risalire la costa sud occidentale dell’Isola di San Pietro. La spiaggia di Lucaise detta anche spiaggia del LuccheseAppena duecentocinquanta metri più avanti troviamo il masso con la scritta Lucaise, che ci fa lasciare la macchina ed imboccare un sentiero sulla sinistra, che, percorso verso destra fino alla costa, in circa duecento metri, ci porta a raggiungere la piccola spiaggia di Lucaise, detta anche spiaggia del Lucchese, così chiamata in quanto i terreni adiacenti alla spiaggia erano di proprietà di un Lucchese che si era trasferito a Carloforte. La spiaggia di Lucaise o spiaggia del Lucchese è ornata da speroni rocciosi dalle tonalità chiare e caratterizzata da una sabbia morbida e chiara. Il fondale sabbioso rende il colore del mare di un azzurro cielo limpido e trasparente. La spiaggia di Lucaise o spiaggia del Lucchese è perfetta per la balneazione dei più piccoli. |
La spiaggia di GeniòPercorsi altri ottocentocinquant metri, troviamo il masso con la scritta Geniò, che ci fa prendere una sterrata sulla sinistra, che seguiamo per circa seicento metri, e ci porta a prendere un sentiero che porta alla spiaggia di Geniò. La spiaggia di Geniò si trova nella Caletta di Geniò, circa cinquanta metri di scogli alternati a sabbia a grani grossi, di fronte allo scoglio omonimo. Le acque della Cala sono basse e sicure per i bambini, ma a poca distanza da essa si aprono fondali spettacolari, che si prestano particolarmente bene alla pesca subacquea o alle immersioni. La spiaggia offre alcuni servizi, è dotata di un ampio parcheggio adatto anche ai camper, bar, punto di ristoro, ed è caratterizzata da un fondale basso che rende agevole il gioco dei bambini in acqua. |
Davanti alla spiaggia si trova l’Isolotto di Geniò che, al tramonto si tinge di un rosa incantevole, offrendo, sul mare colpito dagli ultimi raggi del sole, uno dei tramonti piu esaltanti che si possono ammirare sull’isola. L’insenatura rocciosa de la ConcaPercorsi poco più di duecento metri, arrivati a sette chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, incontriamo una asfaltata sulla sinistra, con un masso indicante Mezzaluna, La Conca e Bue Marino, che porta in direzione del golfo di Mezzaluna. Dopo l’inizio di questa deviazione, procediamo per cinquecento metri prima verso sud e poi verso ovest, arrivati al ristorante La Conca prendiamo la traversa a sinistra, dopo poco più di centocinquanta metri al bivio prendiamo leggermente verso destra, dopo quattrocento metri svoltiamo a destra, e, in meno di trecento metri, arriviamo a trovare l’Insenatura rocciosa de La Conca con la sua spiaggia. La scogliera de La Conca è uno dei posti più belli dell’isola di San Pietro, si raggiunge in auto con uno sterrato e poi a piedi. L’insenatura rocciosa de La Conca una vera piscina naturale riparata da alte mura di roccia trachitica, che in alcuni punti degrada lentamente verso il livello del mare quasi a formare un Anfiteatro con perfette gradinate. L’insenatura è situata tra gli scogli che cadono a picco, in contatto con il mare tramite uno stretto passaggio. Si può ammirare tutta la bellezza di questo mare e il panorama circostante, con bellissime colonne che si ergono dalle acque e i colori, stupendi, della zona. É uno dei posti più belli e suggestivi di tutta l’isola, nel quale non sono presenti servizi, e, quando spira il maestrale, è uno dei luoghi più riparati dove è possibile fare un bel bagno. |
Il golfo della MezzalunaArriati al ristorante La Conca prendiamo la traversa a sinistra, dopo poco più di centoventi metri, prima di arrivare al bivio, prendiamo un sentiero sulla destra che, in alcune decine di metri, ci porta al Golfo della Mezzaluna, una bellissima insenatura aperta verso sud, con alte falesie di trachite rossa. La grotta del Bue MarinoSul lato meridionale del Golfo della Mezzaluna, si apre la Scogliera del Bue Marino, nella quale si trova, tra le varie grotte sommerse ed al livello del mare, anche una particolare grande grotta aperta, grazie alla particolare conformazione ad arco della scogliera, che viene chiamata Grotta del Bue Marino. I resti della Batteria antinavale e antiaerea Tommaso ZonzaSul lato settentrionale del Golfo della Mezzaluna, si trovano i resti della Batteria antinavale e antiaerea Tommaso Zonza, intestata a un valoroso militare nato nell’isola de La Maddalena nel 1756, che era costituita da una centrale di tiro, quattro postazioni di artiglieria e vari edifici minori. È stata consegnata alla Regia Marina tra il 1930 e il 1940, ed è stata operativa allo scoppio della seconda guerra mondiale. Non risulta che i suoi cannoni siano entrati in azione nel corso del conflitto, ed in seguito, tra il maggio ed il settembre 1943, le mitragliere pesanti probabilmente effettuarono non pochi interventi a fuoco contro i velivoli da caccia statunitensi. Il 24 ottobre 1943 la batteria è passata in forza al XXVIII Gruppo d’Artiglieria da Posizione Costiera, venendo classificata come batteria 279. In località Bellavista si trova la bonifica dei PescettiPercorsi altri cento metri lungo la SP103, prendiamo verso destra, ossia verso est, la SP102 di La Caletta, che ci porta in località Bellavista. E proseguendo ulteriormente, raggiungiamo la zona della Bonifica dei Pescetti, una piccola pianura risultato della bonifica effettuata negli anni trenta di uno stagno che rappresentava un’antica laguna costiera, i cui depositi a facies salmastra si sono formati durante un’ingressione marina tirreniana. Una vecchia strada si snoda attraverso la zona pianeggiante dell’isola intorno alla bonifica dei Pescetti, e lungo il percorso si possono osservare interessanti scorci panoramici verso il mare sud occidentale da una parte e le verdi colline a settentrione. Dal 2006 il Piano paesaggistico regionale ha considerato l’ex stagno dei Pescetti un’area umida con vincolo ambientale integrale. In località Bellavista Pescetti si trova anche un Maneggio, una struttura pensata appositamente per dare un supporto affidabile e professionale a chi in Sardegna vorrebbe anche andare a cavallo. Non ha mancato di attirare attenzioni dei mezzi di comunicazione l’incidente aereo avvenuto nell’agosto 2009 nella zona della bonifica, che ha visto un motoaliante tranciare un cavo dell’Enel e provocare un incendio. Sono state attivate indagini sull’irregolarità della ex aviosuperficie, una pista di atterraggio per alianti ed ultraleggeri, ricavata all’interno della bonifica, in un terreno privato, pista che è ormai in disuso. Lungo la SP102 di La Caletta seguiamo la costa nella zona del BurroneLa SP103 termina allo svicolo per la località Bellavista, dove arriva da est la SP102 di La Caletta, e prosegue dritta come continuazione della SP103, risalendo e fiancheggiando la costa occidentale, e prosegue verso la Punta Spalmatore. Proseguendo lungo la costa, dopo il Golfo della Mezzaluna, si delineano sull’orizzonte Punta Mingosa e la Punta Fradellin, con le quali termina la zona del Burrone, così chiamata perché la costa si alza a strapiombo per quaranta, cinquanta, sessanta metri, formando delle verticali canne d’organo. La Grotta dei ColombiPrima di lasciare la Punta Fradellin, troviamo una stretta fenditura nelle roccia, che è caratterizzata dal volo continuo dei colombi selvatici, e viene indicata per questo come Grotta dei Colombi, chiamata in lingua Grotta di Cumbai. La grotta dei Colombi è una fantastica grotta marina in cui è possibile fare il bagno anche quando, al suo esterno, il mare è agitato. Al suo interno è anche possibile arrampicare su una parete verticale per poi lanciarsi con un bel tuffo. Il canonico Giovanni Spano scrive che la grotta era frequentata dai cacciatori, e che il guano prodotto dagli uccelli per secoli veniva prelevato dal pavimento della grotta per essere utilizzato come concime. Essendo accessibile solo via mare, con l’ausilio di una piccola imbarcazione, veniva prediletta dai pescatori della zona e in particolar modo dai cacciatori che andavano a prendere i volatili. Occorre dire che nel seicento, in questo antro e nelle acque antistanti, per evitare ulteriori contagi, venivano lasciati i cadaveri degli appestati, portati sopra grandi imbarcazioni a remi. La grotta è inaccessibile via terra, ed in essa è possibile entrare solamente dalla scogliera, ossia via mare, e l’immersione è possiblile con l’ausilio di un gommone. La Punta Spalmatore di FuoriEgualmente inaccessibile continua la scogliera che, poco più a nord ovest, si protende, irta di scogli precipitati e frantumati per effetto della forza del mare, nella Punta Spalmatore di Fuori così chiamata perché in questa località venivano portate in secca le barche dei pescatori e veniva ripassato il rivestimento di pece all’esterno, ossia veniva spalmata la pece che le avrebbe rese impermeabili. Ci si può arrivare anche via terra, dalla SP102 di La Caletta, dalla quale, dopo un chilometro e Ottocento metri da dove la abbiamo presa come continuazione della SP103, subito dopo il Bed & Breakfast la Tartaruga, troviamo il masso sul quale è indicato Spalmatore, e parte una deviazione sulla sinistra, che presto diventa sterrata, e che porta alla Punta Spalmatore di Fuori. La costa centro occidentale dell’isola di San PietroPassata la Punta Spalmatore di Fuori iniziamo a visitare la costa centro occidentale dell’isola di San Pietro. Nella Cala dello Spalmatore si trova la frazione La Caletta con la sua spiaggiaDalla Punta Spalmatore di Fuori ha inizio una zona che viene chiamata il Castello, e che si distingue per l’essenziale bellezza delle sue rocce e della sua vegetazione. passata la Punta del Castello, si apre la bella Cala dello Spalmatore nella quale si trova la frazione La Caletta (altezza metri 31, distanza 11.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), alla quale possiamo arrivare via terra, con la SP102 di La Caletta, che riprendiamo e procediamo sempre dritti, per circa seicento metri. Arriviamo in una piccola piazzuola, nella quale troviamo davanti a noi una pietra con su scritto La Caletta e Punta Cannone. Giriamo a sinistra, ed arriviamo alla spiaggia, su un litorale caratterizzato, però, dalle eccessive strutture turistiche che danneggiano il paesaggio. La spiaggia della Cala dello Spalmatore o spiaggia de la Caletta è una delle spiagge più famose di Carloforte e dell’isola di San Pietro, inserita all’interno della più ampia Cala dello Spalmatore, nella quale la montagna rossiccia si inchina e si apre, fino a cedere il passo alla dolcissima spiaggia, coronata alle spalle da un piccolo sistema dunale e da una splendida corona di pini d’aleppo. L’arenile e un unico e spettacolare litorale sabbioso di una certa estensione, costituito da sabbia bianca fine, delimitato alle due estremità da una bellissima bassa scogliera, con rocce e scogli anche in acqua. Il mare si presenta con un’acqua cristallina di un bellissimo colore cangiante tra il verde chiaro e l’azzurro, e con un fondale basso e sabbioso. Alle spalle della spiaggia vi sono delle piccole dune ricoperte da accenni di macchia mediterranea. Sulla spiaggia, affollata in alta stagione, è presente un punto di ristoro, un albergo con un campeggio nelle vicinanze, ed un parcheggio. |
Dalla Cala dello Spalmatore, con un facile sentiero verso nord, arriviamo alla Punta dei Cannoni, dove si può ammirare uno dei panorami di natura selvaggia più belli della Sardegna, con buona parte della costa ovest di San Pietro fino al caratteristico Capo Sandalo. La Punta dei Laggioni con la sua spiaggettaSeguendo la costa via mare, passata la Punta dei Cannoni. arriviamo un poco più a nord alla Punta dei Laggioni che non è raggiungibile via terra, e si presenta come una scogliera scura, di roccia trachitica. Ai lati della Punta si celano delle meravigliose e tranquille calette, raggiungibili solo via mare e per questo caratterizzati da un grande clima di pace. La scogliera nasconde delle bellissime calette tranquille racchiuse dalle alte rocce circostanti, con la piccola Spiaggetta di Punta dei Laggioni, una spiaggetta molto isolata e quieta. La Caletta ha un fondo costituito soprattutto da ghiaietta e ciottoli levigati. In queste zone, caratterizzate da faraglioni altissimi, il mare sembra una piscina, di un bellissimo colore verde chiaro e cristallino. Nella zona non sono presenti servizi di alcun genere su questa spiaggia. In questa zona è possibile godere di un paesaggio incantato, quasi fermo nel tempo, che ti fa scordare d’essere ormai nel terzo millennio. |
La costa nord occidentale dell’isola di San PietroDescriviamo le principali strade interne dell’isola di San Pietro che ci portano a visitare le sue coste nord occidentali. Oltre alla SP103, una seconda strada parte da Carloforte. Dalla periferia sud occidentale di Carloforte, prendiamo la strada che passa ad ovest delle Saline di Stato e che porta in localtà Segni, che poi diventa la SP102 di La Caletta, che si dirige in direzione sud ovest e porterà alla località Bellavista, per poi dirigersi verso la Cala dello Spalmatore. Usendo da Carloforte con la SP104 troviamo i resti della Laveria Macchione dell’ex miniera di Capo BeccoPercorsi un chilometro e Ottocento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, in località Segni, troviamo uno svincolo, e, invece di proseguire dritti sulla SP102 di La Caletta, prendiamo sulla sinistra la SP104, che si dirige verso ovest attraversando tutta l’isola in orizzontale, e ci porta alla Punta di Capo Rosso, a Capo Sandalo ed a Cala Vinagra. Seguendo la SP104 per settecentocinquanta metri, arriviamo in località Macchione, dove possiamo parcheggiare sulla sinistra, e vediamo, alla destra della strada, i resti della Laveria Macchione, che faceva parte della Miniera di Capo Becco e della Miniera di Capo Rosso, delle quale troveremo i resti molto più avanti, tra la strada provinciale e la strada che ci porterà a Capo Becco ed alla Punta del Becco. La località Commende con i resti della sua strada romanaSeguendo la SP104, a circa tre chilometri e trecento metri dal suo inizio, troviamo sulla destra un masso che riporta l’indicazione di Gioia, Guardia Mori, Commende e Nasca. Prendiamo questa strada verso destra, dopo centocinquanta metri ancora a destra, e la seguiamo per un paio di chilometri, arrivando in località Le Commende dove si trova un’importante struttura turistica e si trovano i resti dell’antica Strada Romana Le Commende, della lunghezza di circa 120 metri e larga circa 3 metri, che si fa risalire tra il secondo secolo avanti Cristo ed il quinto secolo dopo Cristo. Il patrimonio archeologico dell’isola di San Pietro, esplorato ancora in minima parte, è arricchito anche dalla presenza di alcuni selciati di epoca antica, comunemente conosciuti con il nome di strade romane. Tuttavia l’origine romana di queste strade non è mai stata accertata ma per la fattezza costruttiva alcune di esse parrebbero risalire proprio a quel periodo. Esse sono costituite da ciottoli piatti di piccole e medie dimensioni. In alcune si nota ancora che le pietre non sono disposte in piano ma tendono ad avere il centro strada leggermente più alto dei bordi, per favorire lo scolo delle acque. La località Nasca con le sue piscine naturaliProseguendo per un altro chilometro e mezzo, arriviamo in località Nasca, dove il tratto di costa è costituito prevalentemente dalle scogliere di roccia vulcanica nota come Commendite, termine che deriva proprio dalla zona di Le Commende. L’azione del mare ha prodotto una serie di sculture naturali di particolare effetto, alcune delle quali ormai crollate. Inoltre lungo la costa è presente una serie di tre Piscine naturali di acqua marina. La prima vasca è raggiungibile a piedi, mentre per altre due e necessario fare delle parti a nuoto. Per raggiungere questa zona si percorre un ripido sentiero su roccia, in un contesto dall’aspetto lunare, attreversando formazioni rocciose di varie forme, estremamente caratteristiche. Il Bacino artificiale e la Diga di NascaAll’interno, sempre in localtà Nasca, si trova il Bacino artificiale e la Diga di Nasca per contenere sia le acque sorgive sia quelle piovane della zona che confluivano in mare, costruiti agli inizi del ventesimo secolo per rifornire l’isola di San Pietro di acqua potabile. La diga è alta undici metri, ha una lunghezza di cinquantasei metri ed è capace di contenere un invaso compreso tra i ventimila e trentamila metri cubi d’acqua. Vicino alla stazione di pompaggio, sono presenti i locali che attualmente sono sede di una piccola società cooperativa nata nell’aprile del 2000 quando, grazie ai fondi di una Legge Regionale, il Comune di Carloforte ha deciso di finanziare un progetto denominato Centro turistico Nasca 2000. Questo centro, mediante l’organizzazione di attività e servizi legati al settore turistico, naturalistico, storico culturale e della lavorazione del legno, si ritiene potesse raggiungere, a pieno regime, gli obiettivi di valorizzazione delle risorse locali e di creazione lavoro stabile. Nel 2003 il progetto è stato rifinanziato, poi non si sa, il sito web del centro esiste ancora anche se risulta però inattivo. La Centrale ad energia alternativa di NascaVicino al bacino artificiale, sono presenti i resti della Centrale ad energia alternativa di Nasca, una centrale ad energia eolica e fotovoltaica costruita nel 1992 dalla Società Ansaldo Industria e consegnato nel 2003. L’accoppiamento di due sorgenti energetiche diverse, solare ed eolica, avrebbe dovuto consentire di disporre di una potenza totale effettiva relativamente costante, ottimizzando l’utilizzo delle due fonti di entità quasi complementare nei diversi periodi dell’anno, con una produzione totale di circa 2500 MWh. Negli anni successivi la centrale risultava essere abbandonata, le pale eoliche irrecuperabili e gravemente danneggiate in seguito all’urto con il palo di sostegno della navicella, l’impianto fotovoltaico, oggetto di ripetute incursioni ad opera di vandali, anch’esso in gran parte danneggiato ed inutilizzabile. Lo stato di abbandono in cui versava la centrale la ha resa totalmente inutilizzabile fino al 30 settembre 2011, data nella quale sono stati ultimati i lavori di riqualificazione dell’impianto fotovoltaico di Nasca. Attualmente l’impianto fotovoltaico di Nasca risulta attivo con una capacità produttiva pari a 999 kW, e l’intervento è il primo passo per rendere l’Isola di San Pietro energeticamente indipendente e per creare un microsistema ad emissioni zero. I ruderi della Chiesa di San Giacomo alle BocchetteDa dove avevamo preso la deviazione per le località Commende e Nasca, percorsi altri settecentocinquanta metri sulla SP104, prendiamo una stretta deviazione sulla destra in direzione della località Bocchette, i cui versanti, modellati su rocce laviche comenditiche di colore grigio rosato, risultano morfologicamente assai caratteristici per la presenza di numerosissime cavità, simili ai tafoni delle rocce granitiche della Sardegna e della Corsica e, come quest'ultimi, generate dall’erosione, insieme fisica e chimica, della roccia da parte degli agenti meteorici. Tali curiose morfologie localmente vengono chiamate Bocchette per la loro evidente forma che richiama una sorprendente moltitudine di aperture simili a bocche aperte. Percorsi circa quattrocento metri lungo la deviazione dalla SP104, arriviamo a vedere sulla destra i ruderi della Chiesa di San Giacomo alle Bocchette. Anche questo edificio di culto non è aperto al pubblico e sorge su un terreno di proprietà privata. La Chiesa è da ritenersi realizzata nel 1811 per conto di Giacomo Mongiardino, ed è stata chiusa al culto dopo la sua morte. È sempre stato un Oratorio privato, e purtroppo in abbandono da oltre un secolo, si trova oggi in pessime condizioni di manutenzioni, completamente priva del tetto, di intonaci ed infissi. I resti della vecchia cava di pietra di Bricco PatellaProseguendo lungo la SP104 per circa un chilometro in direzione ovest, vediamo alla destra della strada i resti della vecchia Cava di Bricco Patella, una grande cava di pietra che ha fornito tutto il materiale per la costruzione del porto di Carloforte. La collina di Bricco Patella è una formazione di Commendite, la roccia vulcanica che costituisce una rarità geologica che ha preso nome proprio dalla zona de Le Commende di San Pietro, nella quale rientra lo stesso Bricco Patella. Nel 1986 l’Amministrazione Comunale ha deciso di concedere alla Gavassino Cantieri Navali l’affitto dei terreni comunali del Bricco per cinque anni, con lo scopo di cavare 120mila metri quadati di materiale da utilizzare esclusivamente nei lavori di prolungamento delle dighe del porto di Carloforte. Nel 1991 viene ordinato il blocco dei lavori che l’impresa Gavassino aveva proseguito sprovvista di nullaosta paesaggistico, ma nel 1993, il Consiglio comunale autorizza la stipula di un nuovo contratto d’affitto per ulteriori cinque anni, riguardante i restanti 60mila metri quadrati. E nel 1994 la cava viene dissequestrata per consentire le operazioni di ripristino ambientale iniziato nel 1992 e mai portato a termine. I resti della della vecchia Miniera e del Villaggio minerario di Capo BeccoPercorsi cinque chilometri ed Ottocento metri da dove abbiamo imboccato la SP104, troviamo alla sinistra della strada un masso con l’indicazione Becco. Tra boschi di pini d’Aleppo, si percorre la vecchia strada mineraria un tempo a servizio dei vecchi cantieri minerari di Capo Becco, una strada sterrata che si fa tortuosa, ad un certo punto dopo circa un chilometro e mezzo si arriva nei pressi di resti della vecchia Miniera di Capo Becco, si però deve procedere a piedi. L’origine della miniera risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando Pietro Chareyze s’interessa alle magnifiche ocre di manganese dell’isola, che erano già note da tempi remoti, ma furono lanciate da un certo Ganni di Livorno, il quale però le commercializzò come Terre di Siena di Sardegna, praticamente un sottoprodotto delle più famose Terre di Siena. Pietro Chareyze individua, nelle località Capo Rosso e Capo Becco, un grosso e importante giacimento, per il quale, nel 1873, gli viene concesso il permesso di coltivazione. Nel 1877 la miniera passa ad Edmondo Pilot, già proprietario della concessione della vicina miniera di Capo Rosso, ma nel 1894 Piot fallisce ed i diritti di concessione sulla miniera, passano prima ad Alberto Chapelle e poi alla ricca famiglia Bellegrandi, che dà un nuovo significativo impulso all’attività estrattiva, ammodernando gli impianti. Nel 1921 nasce la Compagnia Mineraria di Capo Rosso, alla quale la famiglia Bellegrandi cede parte della miniera di Capo Becco. Ridotta la produzione, negli anni trenta del Novecento, con l’apporto economico dell’ingegnere tedesco Otto Kassel, si riprende l’attività, nel 1937 la miniera passa all’Azienda Minerali Metallici Italiani, che dimostra uno scarso interesse, finché, nel 1950, grazie a un nuovo impianto, l’attività riprende. In seguito la gestione viene affidata a Eraldo Uccheddu, dipendente della famiglia Kassel, che opera sino al 1977, quando l’attività si ferma. Dopo circa un chilometro e Ottocento metri dall’inizio della strada sterrata, si arriva al vecchio Villaggio minerario di Capo Becco ormai abbandonato, le cui poche abitazioni si affacciano sulle selvagge scogliere della parte occidentale dell’isola, e che ora è trasformato in seconde case per turisti. Nei resti del villaggio minerario si può ammirare la graziosa villa del responsabile della miniera, i ruderi di un vecchio camerone, un vecchio imbocco della miniera parzialmente franato. In lontananza, sulla riva, s’intravedono i ruderi dei silos dove veniva accumulato il minerale, e quello che resta del piano di imbarco del minerale. La piccola spiaggia sotto la Punta del Becco era un luogo di approdo per i battelli. Il Capo Sandalo con le sue scogliereProseguendo per nove chilometri con curve e difficili viottoli che portano verso il mare, raggiungendo il termine della SP104, dove si trova il piazzale San Josemaría Escrivá che costituisce un’ampia area di sosta con una rotonda per riprendere la marcia all’indietro. Dall’area di sosta, un sentiero sulla destra ci porta all’ex magazzino e deposito del faro di Capo Sandalo. Il promontorio di Capo Sandalo Si presenta come un susseguirsi di piccole cale rocciose, falesie e scogliere a picco sul mare, estremamente impervie e pericolose. Scendere verso le cale, in alcuni casi risulta molto difficile e pericoloso, ed in altri casi è davvero impossibile. Per questo e consigliabile arrivarci via mare, per ammirare la costa da barche o gommoni. Non sono presenti servizi in questa località. Una deviazione sulla destra, cinquecento metri prima di arrivare all’area di sosta, ci porta al punto più occidentale dell’Isola, ossia al Faro di Capo Sandalo. Capo Sandalo è caratterizzato dalla presenza, nella località Faro di Capo Sandalo (altezza metri 108, distanza 10.8 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che è il faro più occidentale di tutta l’Italia. Nelle immediate vicinanze del faro, sulla costa a strapiombo, si apre una stretta spaccatura verticale, conosciuta anche col nome di Orrido di Capo Sandalo. Sembra che si tratti di un camino vulcanico, dato che tutta l’isola è di origine vulcanica, che mostra, nello spaccato, il disegno delle tremende esplosioni che lo hanno generato. Di fronte a Capo Sandalo, distante circa un chilometro verso ovest, si trova l’Isolotto del Corno chiamato anche La Piramide, o in tabarchino Uiza du Gallu. Si tratta di un isolotto disabitato, prevalentemente roccioso, che ha una superficie di circa 2000 metri quadrati, e raggiunge l’altezza massima di quindici metri. Per la limpidezza delle sue acque e per la ricchezza dei suoi fondali è una nota meta di appassionati subacquei. La Punta di Capo RossoDall’ampia area di sosta nel piazzale San Josemaría Escrivá con la rotonda per riprendere la marcia all’indietro, un viottolo sulla sinistra, chiamato Sentiero Rosso, che passa sopra il promontorio e si dirige verso il mare, in alcune centinaia di metri ci porta alla costiera di Punta di Capo Rosso che deve il suo nome alle scarpate, colorate dai detriti dovuti al passato sfruttamento minerario, che precipitano in mare. Qui non si trovano spiagge, ma diversi turisti si abbronzano sugli scogli, dai quali si tuffano nel mare cristallino. I resti della della vecchia Miniera e del Villaggio minerario di Capo RossoRitorniamo indietro da Capo Sandalo con la SP104. Percorsi circa un chilometrio e quattrocento metri dal piazzale San Josemaría Escrivá, troviamo un piazzale asfaltato nel quale è presente il parcheggio per la Cala del Fico, e sulla sinistra ossia verso il mare è possibile scendere per la strada che conduce appunto alla Cala del Fico. Appena imbocata questa strada, si vedono alla destra nella vallata i resti degli scavi della vecchia Miniera di Capo Rosso, dichiarata ufficialmente scoperta con l’emanazione di un Decreto Ministeriale del 1874, e concessa con un Decreto Reale del 1876 a Edmondo Piot. Particolarità dell’isola di San Pietro era proprio l’ocra, un minerale di manganese che erano considerate le migliori del mondo, capaci anche di superare i giacimenti ben più noti della Francia. Poco più avanti, proseguendo verso la Cala del Fico, si vedono alla destra della strada i resti delle tramogge usate per raccogliere dall’alto i materiali per poi scaricarli verso il basso. Nel 1877 Edmondo Piot acquisisce anche la proprietà della vicina miniera di Capo Becco e decide di costruire gli impianti per la lavorazione del prodotto estratto in modo da inviare in Francia, e più precisamente a Marsiglia, il prodotto già rielaborato. Ma questa soluzione diviene ben presto inefficace, così che ci si limita ad estrarre il minerale per inviarlo allo stato grezzo a Marsiglia dove sarebbe stato poi lavorato, con la conseguente impennata dei costi di trasporto. Il materiale veniva esportato attraverso delle chiatte ormeggiate nei pressi del Golfo del Becco, che si dirigevano verso il porto di Carloforte e venivano poi imbarcate verso le altre destinazioni. Ma nel 1894 Piot fallisce ed i diritti di concessione sulla miniera, passano prima ad Alberto Chapelle e poi alla ricca famiglia Bellegrandi, che dà un nuovo significativo impulso all’attività estrattiva, ammodernando gli impianti. Nel 1921 nasce la Compagnia Mineraria di Capo Rosso, alla quale la famiglia Bellegrandi cede parte della miniera di Capo Becco. Ridotta la produzione, negli anni trenta del Novecento, con l’apporto economico dell’ingegnere tedesco Otto Kassel, si riprende l’attività, nel 1937 la miniera passa all’Azienda Minerali Metallici Italiani, che dimostra uno scarso interesse, finché, nel 1950, grazie a un nuovo impianto, l’attività riprende. In seguito la gestione viene affidata a Eraldo Uccheddu, dipendente della famiglia Kassel, che opera sino al 1977, quando l’attività si ferma. La Cala del Fico con la sua piccola spiaggiaSuperati i resti della Ex miniera di Cala del Fico, a quattrocentocinquanta metri dal piazzale asfaltato nel quale è presente il parcheggio per la Cala del Fico, raggiungiamo la Cala del Fico. Si tratta di un fiordo marino, situato tra alte pareti di tufo trachitico grigio, riparata da un bellissimo promontorio calcareo bianco che domina tutto il paesaggio. Un profondo fiordo calcareo che si chiude con una piccola e stupenda spiaggetta di grossi ciottoli lucidi, abbracciata da una ripida scogliera. Al termine del fiordo della Cala del Fico, si trova la piccola spiaggia di Cala del Fico. La suggestiva cala dall’arenile roccioso, riparata da un promontorio calcareo bianco che domina il paesaggio, crea un’atmosfera selvaggia e incontaminata. Il fondale, basso e per lo più fatto di scogli e sassi, ospita numerose specie di pesci che contribuiranno a rendere le immersioni un’esperienza da documentario. Un vero paradiso per snorkeling e pesca subacquea. La Spiaggetta di Cala del Fico è caratterizzata da un piccolo arenile con il fondo principalmente roccioso e ciottoloso, che si affaccia su un mare dai bellissimi colori cangianti tra il verde e l’azzurro. Il mare è limpido con bellissimi colori cangianti tra verde e azzurro. La spiaggetta si presenta con un fondale basso e roccioso. La spiaggia è scarsamente affollata anche in alta stagione, pur essendo un piccolo angolo di paradiso, riservato e tranquillo. Non sono presenti servizi su questa spiaggia. Nelle scogliere che fanno da contorno a questa Cala di sassi e acqua cristallina nidifica il Falco della regina, e nella Cala si può praticare il birdwatching. |
L’Oasi L.I.P.U.Nei pressi della Cala del Fico si trova il Presidio della L.I.P.U. ossia della Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli, che anni svolge un attento monitoraggio sul Falco della regina, una specie molto rara che nidifica in maniera massiccia nell’isola, ed in particolare in questa Cala. Ogni estate un centinaio di coppie di falchi arrivano dal Madagascar per nidificare sull’isola, arrivano ad aprile, dove si riproduce intorno al mese di luglio, ed ipiccoli prendono il volo verso novembre. Nidificano in cavità rocciose lungo le falesie, ben protette dalle intemperie. L’appellativo di questo uccello non viene solo dal suo portamento, ma è anche un omaggio a una figura storica che fece molto per proteggere la sua specie. Il nome latino è, infatti, Falco Eleonorae e si riferisce a Eleonora d’Arborea, Regina di Sardegna isola in cui questi falchi sono molto diffusi. Proprio per salvare questo rapace minacciato dal bracconaggio, la L.I.P.U. ha creato l’oasi e ogni anno organizza un campo di protezione. Cala Vinagra con la sua spiaggiaTornando indietro sulla SP104, a cinque chilometri e quattrocento metri dal suo inizio, un cartello per il villaggio di Cala Vinagra fa imboccare una strada bianca sulla sinistra, verso il mare. Procediamo sul sentiero, che poi diventerà uno sterrato, in direzione della spiaggia. Percorrendo l’ultimo tratto a piedi, arriviamo alla bellissima Cala Vinagra con la sua piccola spiaggia. È molto difficile da raggiungere via terra, si consiglia, infatti, l’uso di una mappa per raggiungerla. Davanti alla spiaggia, il bellissimo Isolotto di Cala Vinagra, di tufo trachitico rosa alto una ventina di metri, domina la scena, con la sua policromia tra il bianco e sfumature di rosa antico sbiadito. La piccola Spiaggetta di Cala Vinagra, caratterizzata dalla folta vegetazione rettrostante, è situata in un luogo poco accessibile dato che si presenta in una piccola Cala ben riparata dalla scogliera, con un fondo misto di ghiaia, ciottoli, rocce e poca sabbia a grani grossi, affacciata su un mare con un bellissimo colore verde cristallino, e con un fondale prevalentemente composto da scogli e sabbia, che più a largo assume un colore turchese. Su questa spiaggia, molto difficile da raggiungere e frequentata specialmente da natanti, non sono presenti servizi. Sul retro della spiaggetta si trovano i ruderi della vecchia tonnara di Cala Vinagra. |
Passato il promontorio che chiude a est l’insenatura di Cala Vinagra, si apre un’altra insenatura, nella quale sbocca lo stagno di Cala Vignagra. Questa stagno è stato utilizzato per impiantarvi una salina. La costa settentrionale dell’isola di San PietroUsciamo da Carloforte percorrendo la strada in salita chiamata salita Giorgio Rombi, che ci ha portati al Campo Sportivo Pino Solitario, e che esce dal paese in direzione nord ovest, per raggiungere la Punta delle Oche e la Cala di Maremosso. Presa la strada che porta fuori dal paese, prima asfaltata, poi in blocchi di cemento ed in seguito di nuovo asfaltata, arrivati a un chilometro e Novecento metri dal Campo Sportivo, troviamo una roccia indicante le varie località, ossia verso sinistra in direzione di Guardia Mori, Punta Oche, Zi Nasca, e dritti verso Nassetta, Cala Lunga, Maremosso e Pulpito. Usciamo da Carloforte verso nord ovest recandoci in località Guardia dei MoriPresa la strada verso sinistra, dopo seicento metri arriviamo a un altro bivio, con sopra un masso l’indicazione a sinistra per Gioia, Nasca e Commende, e verso destra per Guardia Mori e Punta Oche. Seguiamo le indicazioni verso destra fino ad incontrare, dopo centocinquanta metri, il bivio successivo, dove prendiamo a deviazione a sinistra, dopo altri duecento metri prendiamo a sinistra e, dopo trecentocinquanta metri, parcheggiamo. Percorrendo un sentiero lastricato in porfido, si arriva all’antica vedetta militare di Guardia dei Mori, il punto più alto dell’isola di San Pietro, con un’altitudine di 211 metri, che offre uno stupendo panorama. Lungo la strada per Guardia dei Mori sono presenti diverse strutture turistiche. La Punta delle Oche con la bellissima grotta delle OcheAl bivio con sopra un masso l’indicazione a sinistra per Gioia, Nasca e Commende, e verso destra per Guardia Mori e Punta Oche, seguiamo le indicazioni verso destra, fino ad incontrare, dopo centocinquanta metri, il bivio successivo, dove prendiamo, questa volta, a deviazione a destra, e proseguiamo fino all’estremo settentrionale di questa strada, dove alcune stradicciole sulla sinistra permettono di arrivare fino alla scogliera della Punta delle Oche una grande scogliera a picco sul mare. Si tratta di un luogo quanto mai suggestivo, dal quale si gode di uno splendido panorama sul Mar Tirreno e sulla costa sud occidentale sarda, che offre la vista su un mare cristallino e trasparente. La scogliera presenta numerosi anfratti e cavità. La cavità più particolare e conosciuta è la Grotta delle Oche scavata dal mare nella roccia di trachite scura. Si tratta della più grande gotta dell’isola di San Pietro, profonda circa venti metri e semisommersa dalle acque, all’interno della quale si possono trovare diverse specie animali. La grotta è raggiungibile solamente via mare, mentre la zona della scogliera è facilmente raggiungibile via terra, e permette di godere della vista su un bellissimo panorama fatto di scogliere e di isolotti. Non sono presenti servizi in questa località, la zona è però servita dalle strutture turistiche situate in località Guardia dei Mori. La cala di MamerossoUsciti Carloforte prendendo la cosìddetta salita Giorgio Rombi, arrivati a un chilometro e Novecento metri dal Campo Sportivo, troviamo la roccia indicante le varie località, ossia verso sinistra in direzione di Guardia Mori, Punta Oche, Zi Nasca, e dritti verso Nassetta, Cala Lunga, Maremosso e Pulpito. Prendiamo verso destra, in direzione Maremosso, andando sempre dritti nei bivi che si incrociano successivamente. Dopo poco più di due chilomtri e mezzo, al termine della strada, continuiamo sulla sterrata fino a raggiungere la Cala di Maremosso situata al centro della costa settentrionale dell’isola di San Pietro. È molto difficile da raggiungere via terra, si consiglia, infatti, l’uso di una mappa per raggiungerla. Si tratta di una Cala molto stretta, quasi un fiordo, circondata da due pareti rocciose trachitiche piuttosto alte. L’arenile è pressoche nullo, formato da rocce e ciottoli, e si affaccia su un mare dal colore verde, piuttosto profondo, con una buona trasparenza. In questa località, molto difficile da raggiungere, non sono presenti servizi. A poche decine di metri dalla Cala, è presente una particolare roccia chiamata Il Pulpito o anche Fungo di pietra. Già dal nome è facile intuire la conformazione di questa particolare roccia, levigata e modellata dall’azione del vento e delle piogge, che pare assomigliare ad un vero e proprio fungo gigante. Questa roccia trachitica dalla caratteristica forma di fungo rappresenta uno dei più interessanti monumenti naturali di Carloforte. Purtroppo, nell’inverno del 2010 una parte della copertura è crollata. La Punta Regolina separata dalla Punta delle Oche dal tratto di costa nel quale si trova la Cala di MaremossoÈ molto difficile raggiungere via terra la Punta Regolina, una propaggine settentrionale dell’isola di San Pietro con falesie alte fino ad 82 metri, che si trova più a est rispetto alla Punta delle Oche, separata da essa dal tratto di costa rocciosa nel quale si trova la Cala di Maremosso, e ad essa è possibile arrivare soprattutto via mare. alla base delle pareti della Punta Regolina si arriva dal mare attraversando una piattaforma rocciosa traforata da numerosi globoidi, ossia piccoli corpi rotondeggianti, e da due belle piscine naturali nelle quali è possibile fare il bagno anche con il mare mosso. La formazione rocciosa chiamata le Tacche Bianchepassata la Punta Regolina, la costa prosegue con la grande formazione rocciosa chiamata le Tacche Bianche, costituita da grandi banchi di chiari tufi vulcanici, ossia splendide rocce comenditiche di colore candido, sulla costa settentrionale dell’isola di San Pietro, nelle cui acque non ci si può esimere dall’effettuare un bagno. Ci si àncora sugli otto o dieci metri, su di uno strato roccioso molto eroso dal mare e dalle correnti, che ha creato un labirinto di corridoi, cunicoli, piccole grotte, ed un bellissimo arco naturale tutto costellato di briozoi, ossia da falso corallo. Anche alle Tacche Bianche si arriva soltanto via mare. Sul lato orientale della formazione rocciosa delle Tacche Bianche, si apre la Cala Lunga, che descriveremo più avanti, quando la raggiungeremo via terra. Tra La Punta Regolina e le Tacche Bianche si cala in mare la tonnara ed avviene la mattanza dei tonniÈ proprio davanti a questo specchio di mare, che va da Punta Regolina alle Tacche Bianche, nei mesi che vanno da aprile a giugno si cala in mare la tonnara ed avviene la mattanza dei tonni. L’evento si verifica nel periodo nel quale i tonni, detti tonni di corsa, si radunano numerosi in branchi e intraprendono le migrazioni che, con tappe molto lunghe, li portano verso le zone di riproduzione del Mediterraneo, e, terminata la loro attività riproduttiva, i tonni si disperdono. La mattanza è la fase finale della pesca del tonno, che si pratica con le tonnare, un complesso di reti che si cala in mare, suddivise in camere che sono disposte in fila e comunicano tra di loro per mezzo di porte, costituite anch’esse da pezzi di rete. Il tonno, che ripete di anno in anno sempre lo stesso percorso, finisce per trovarsi dentro le camere. Quando il rais, come viene chiamato il capo della tonnara, ritiene che il numero di tonni sia sufficiente, i tonni vengono fatti entrare nella camera della morte, dove restano intrappolati. I tonnarotti, che stanno sulle barche disposte lungo i quattro lati della camera, al comando del rais tirano su la rete. I tonni man mano che gli viene a mancare l’acqua si dibattono, e, quando sono ormai sfiniti, li aspettano i crocchi, i micidiali uncini dei tonnarotti montati su delle aste, che servono per agganciare i pesci e issarli sulle barche. La costa nord orientale dell’isola di San PietroPer visitare le altre località della costa settentrionale dell’isola di San Pietro, dal centro di Carloforte prendiamo, in direzione nord, il corso Cavour, che poi diventa la via Sandro Pertini, e, a settecento metri dalla piazza Carlo Emanuele III, arriva ad una rotonda ed esce dal paese con il nome di SP101, chiamata anche strada provinciale La Punta, che ci fa seguire la costa nord orientale dell’isola di San Pietro, fino a raggiungere le isole con le loro tonnare. Da Carloforte con la SP101 raggiungiamo la frazione Tacca Rossa con la sua spiaggiaPercorso un chilometro e trecento metri sulla SP101, la strada curva a sinistra, e da essa parte una deviazione sulla destra in direzione di Tacca Rossa. Percorso circa un chilometro su questa deviazione, raggiungiamo la frazione Tacca Rossa (altezza metri 7, distanza 5.0 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), dove, al lato sinistro della strada, si trovano i locali dell’ex deposito del minerale proveniente dalle miniere del Sulcis, ossia i vecchi magazzini che venivano utilizzati per stivare la galena, e che sono stati completamente ristrutturati. Il nome di questa località deriva dal particolare colore delle rocce, che contrastano con il verde della lussureggiante vegetazione. Proseguendo più avanti con la strada che ci ha portato a Tacca Rossa, si trovano deviazioni alla destra della strada, che portano in diversi punti della lunga spiaggia di Tacca Rossa. La spiaggia di Tacca Rossa, situata nella parte nord orientale dell’Isola di San Pietro, è una spiaggia caratterizzata da un andamento irregolare, lunga diverse centinaia di metri, che in alcuni punti si assottiglia, in altri diventa rocciosa, ma per la maggior parte risulta sabbiosa. L’arenile è costituita da una sabbia piuttosto fine e grigiastra, affacciata su un mare trasparente che assume diverse tonalità, con stupende colorazioni tra il verde, l’azzurro ed il turchese. L’arenile ha un fondale basso ed è sabbioso. Su questa spiaggia, mediamente frequentata nel periodo estivo, non sono presenti servizi, comunque in zona sono presenti un albergo e un ristorante. |
Raggiungiamo l’insenatura di CalalungaEvitando la deviazione dalla SP101 per la frazione Tacca Rossa, procediamo lungo la SP101, superando i vari bivi indicati dalle rocce a margine della strada per le varie lottizzazioni di Calalunga, sino a trovare, dopo quasi due chilometri e mezzo, sulla sinistra della strada la roccia con su scritto Canale Calalunga. Prendiamo la stradina sterrata, sino a reggiungere il complesso di case di Calalunga dove è possibile lasciare l’auto e procedere a piedi verso la costa. Si tratta di una suggestiva cala dalla forma allungata, che si trova un poco più ad est rispetto alla grande formazione rocciosa chiamata le Tacche Bianche, incastonata in una stretta e lunga insenatura, delimitata da scogliere rocciose che si presentano a strapiombo sul mare, caratterizzata da un’atmosfera selvaggia ed incontaminata. Viene chiamato, a volte, con il nome di spiaggia di Calalunga, un arenile prevalentemente roccioso, con ciottoli levigati e pochissima sabbia a grani grossi, che si affaccia su un mare che e uno specchio verde, limpido e cristallino, dal fondale digradante, per lo più sabbioso e ciottoloso. La scogliera presenta alte pareti lisce e qualche colonna che si erge dal mare. La scogliera di La PuntaPiù avanti, dopo aver passato il tranquillo canale di Calalunga, arriviamo a trovare il bel promontorio di La Punta, con i vicini stabilimenti per la conservazione e la lavorazione del tonno pescato sull’isola di San Pietro. Ci arriviamo proseguendo lungo la SP101, procedendo sempre dritti sulla strada principale fino ad incontrare, percorsi ottocentocinquanta metri, il masso indicante la località La Punta. La Scogliera di La Punta, che costituisce l’estrema propagine settentrionale dell’isola di San Pietro, si presenta come una distesa rocciosa levigata dall’azione del vento e del mare. Il mare risulta essere piuttosto agitato in caso di maestrale, ha un fondale roccioso e dei bellissimi colori tra l’azzurro ed il verde. In località La Punta si trovano le tonnare di La Punta e la Chiesa del Sacro Cuore alla TonnaraNella località La Punta, alla destra della strada dove abbiamo trovato il masso indicante La Punta, si trova la località Le Tonnare (altezza metri 11, distanza 5.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). In questa località sono presenti le due Tonnare di La Punta, una abbandonata negli anni settanta del Novecento, nella quale sono possibili visite guidate, e l’altra ancora in esercizio, visitabile con il permesso del proprietario, vicino alla quale si trova un altro edificio dell’antica tonnara. Partendo dalla tonnara ancora attiva, si può assistere in barca all’antichissima mattanza del tonno. Oggi le tonnare di Carloforte e di quelle di Portoscuso sono le uniche tonnare attive di tutto il Mediterraneo, ultima eredità della tradizione arabo fenicia della pesca tradizionale del tonno rosso. Ed ancora oggi il capo della mattanza viene chiamato rais, re assoluto dell’attività di pesca, che è la persona che coordina il lavoro dei tonnarotti, decide in che modo calare il sistema di pesca e quindi quali modifiche eventualmente adottare, modifiche che spesso possono essere determinanti per la buona riuscita della stagione di pesca. È lui che decide quando effettuare la mattanza. Nell’ampio spazio delle Tonnare di La Punta, alla destra del muro che fiancheggia la strada provinciale, si trova la piccola Chiesa del Sacro Cuore alla Tonnara. Il 4 giugno 2024, presso la Chiesa della Tonnara, è stata celebrata la messa di trigesimo della morte di Luigi Biggio, rais dei tonnarotti delle tonnare di Carloforte che, originario di Portoscuso, è stato per più di venti anni il capo delle mattanze dei tonni tra Carloforte e Portoscuso. La piccola isola dei RattiNel mare ad ovest rispetto al promontorio di La Punta, a circa Ottocento metri di distanza, si trova la piccola Isola dei Ratti (altezza metri 1, distanza 5.6 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che si trova trecento metri a sud dell’Isola Piana. È lunga circa duecento metri e raggiunge un’altezza massima di sei metri sul livello del mare. Questo luogo, discretamente appartato, offre una pausa dalla routine quotidiana, un’occasione per calarsi in un ambiente naturale e tranquillo. L’isola dei Ratti ha una superficie piatta e rocciosa ed ha una litologia uguale a quella della vicina isola Piana, è ricoperta da un suolo sabbioso, le coste sono costituite da una scogliera a strapiombo sul mare. Questa piccola isola è circondata da un’estesa e pericolosa secca con scogli, che rende difficile la navigazione in tutta la zona. La più grande isola PianaNel mare a circa settecento metri a nord est del promontorio di La Punta, si trova la più grande Isola Piana, costituita da un blocco quadrangolare di ignimbriti riolitiche, lungo quasi Ottocento metri da nord a sud, e largo circa settecento metri da est ad ovest. L’isola appare appianata in superficie, dove raggiunge un’altitudine massima di diciannove metri sul livello del mare, e complessivamente si estende su circa venti ettari. Sull’isola non mancano i punti panoramici, e tra i più suggestivi ricordiamo la Punta del Tempiese alla sua estremità sud occidentale, la Scogliera del Faro nell’estremità settentrionale, e lo Scoglio della Catena nel mare più a nord, che è raggiungibile con piccole imbarcazioni. L’sola nel corso dei secoli ha accolto comunità di frati, è stata colonia penale, ed anche feudo nobiliare. Non mancano leggende e folklore, e in particolare sono state riportate voci riguardanti la presenza di fantasmi o dello spirito inquieto del primo proprietario dell’isola, l’eccentrico Marchese di Villamarina. Non è possibile utilizzare auto, moto, biciclette o portare cani sull’isola, che è una riserva naturale, dato che l’inquinamento acustico e ambientale disturberebbe il falco della regina, il gabbiano reale ed il fratino, che qui nidificano. I principali servizi sull’isola sono il market, la farmacia, la Chiesa, la guardia medica, bar, discoteca, ristorante, pizzeria, club nautico, campi sportivi, piscine, telefoni pubblici, sdraio e lettino gratuiti. La vecchia Tonnara dell’isola PianaAttraversata da numerose fratture con varie orientazioni, l’isola Piana ha ospitato la veccha Tonnara dell’Isola Piana, che è stata la più importante della Sardegna, di proprietà genovese. Per anni sull’isola si praticava la storica mattanza dei tonni, allo Scoglio della Catena veniva ancorato un lato della rete della tonnara. Le tonnare carlofortine, quella dell’isola Piana e quella di San Pietro, sono state a lungo le più grandi tutta la Sardegna. La frazione VillamarinaL’isola Piana è un’isola privata, che racchiude tutte le abitazioni in un’unica lottizzazione, la frazione Carloforte denominata Villamarina sull’isola Piana (altezza metri 9, distanza 5.7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che è completamente autonoma sul fronte energetico dato che ha una propria centrale elettrica, e l’accesso all’acqua potabile è garantito da un sistema di pozzi che raggiungono la falda acquifera sottostante e quindi la rendono autonoma anche dal punto di vista dell’acqua corrente. L’isola Piana. l’acqua viene depurata e riciclata per irrigare orti e giardini bordati di palme e macchia mediterranea. La frazione è situata nei resti della vecchia tonnara nella quale si trova anche quello che rimare della Chiesa dedicata a Nostra Signora di Bonaria, che era la cappella della Tonnara dell’isola Piana. La quale è stata recuperata con un restauro conservativo che la ha trasformata in villaggio turistico di 200 abitazioni, nel quale l’accesso è riservato a proprietari delle abitazioni ed ai loro ospiti. Il villaggio turistico è chiuso, ad est, dalle strutture del piccolo porticciolo turistico dell’isola Piana, alla quale si arriva con un traghetto che parte dal porto di Carloforte sull’isola di San Pietro, o dal porto di Portoscuso, vicino a Carbonia. La spiaggia dell’isola Piana o di Punta del TempieseSull’isola Piana vi e un’unica spiaggia situata nel sud ovest dell’isola, subito a sud della Punta del Tempiese, chiamata la spiaggia dell’isola Piana o spiaggia di Punta del Tempiese, accessibile liberamente dal pubblico. La spiaggia dell’Isola Piana o spiaggia di Punta del Tempiese è caratterizzata da un arenile costituita da sabbia ambrata chiara, a grani grossi, mista a ghiaia, che si affaccia su un mare di un verde raro e trasparente, dal fondale prevalentemente roccioso. La spiaggia è riparata da due basse scogliere. Si tratta di un paradiso naturale con acque cristalline. La vista del mare azzurro che si estende all’orizzonte infinito è davvero mozzafiato. Ben riparata dal vento, dista una decina di minuti di camminata dal porticciolo ed è raggiungibile dall’abitato di Villamarina con una breve passeggiata a piedi seguendo il sentiero che si dirige verso ovest. |
La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Sant’Antioco prenderemo la costa meridionale della Sardegna in direzione est, ossia verso Cagliari e ci recheremo a visitare Tratalias paese noto per la bella Basilica di Santa Maria di Monserrat. |