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La città di Carloforte i cui abitanti conservano ancora il dialetto dei loro avi liguri, e visita dell’isola di San Pietro


In questa tappa del nostro viaggio, da Calasetta sull’isola di Sant’Antioco ci recheremo in mezz’ora di traghetto sull’Isola di San Pietro. Secondo la tradizione. interessanti sono le sue belle coste, ma l’isola di San Pietro è nota soprattutto per le caratteristiche del suo capoluogo, il paese chiamato Carloforte di chiara impronta ligure.

Il Sulcis nella Regione storica del Sulcis-Iglesiente

Il Sulcis IglesienteL’area della Regione storica del Sulcis-Iglesiente si estende a nord della valle del Cixerri. Confina a nord est con il Campidano ed ha una forma vagamente triangolare. Il Sulcis (nome in lingua sarda Sa Meurreddìa) si estende nella porzione sudoccidentale dell’isola, parte integrante della Regione storica del Sulcis-Iglesiente, ed appartiene alla Provincia del Sud Sardegna ed a quella di Cagliari. I suoi comuni nella Provincia del Sud Sardegna sono Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Santadi, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia e Villaperuccio. Quelli nella città Metropolitana di Cagliari sono Pula, Sarroch e Villa San Pietro, che si trovano però tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. È un territorio in cui la natura è incontaminata, nel tratto costiero caratterizzato da ampie spiagge, tra cui spicca Piscinas, con le sue metafisiche dune di sabbia, o la splendida insenatura di Masua, che guarda il faraglione calcareo di Pan di Zucchero.

Arrivo sull’isola di San Pietro

Isola di San Pietro: veduta della città di CarloforteL’Isola di San Pietro (chiamata in lingua tabarchina Uiza de San Pe in lingua sarda Isulla ’e Sàntu Pèdru), è una delle due isole principali dell’arcipelago del Sulcis, situata al largo della penisola del Sulcis, a nord dell’isola di Sant’Antioco, nella parte sud occidentale della Sardegna. Chiamata, un tempo, isola degli Sparvieri, ossia la Accipitrum Insulla, le viene in seguito dato il nome di isola di San Pietro, dato che, seconda una tradizione sarda, su quest’isola sarebbe sbarcato arrivando in Sardegna l’Apostolo San Pietro. Di origine vulcanica, con la sua superficie di 51 chilometri quadrati è la sesta isola italiana, ed e quasi interamente ricoperta da macchia mediterranea, mirto, corbezzolo, lentischio, lillatro ed erica. Nelle zone più aride e ventose si trovano cisto, rosmarino, euforbia, ginestre spinose e palme nane. Il suo territorio, classificato di collina, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, e comprende l’isola amministrativa di isola Piana e il centro temporaneo di Villamarina. L’isola è priva di Torrenti o corsi d’acqua, vi sono, però, numerosi stagni e paludi. È ricoperta, all’interno, da una ricca macchia mediterranea mentre le sue coste, bagnate dal limpidissimo mar di Sardegna, ospitano colonie di uccelli migratori. Sulle alte scogliere, nella parte occidentale dell’Isola, nidifica durante l’estate il Falco della regina, un rarissimo rapace migratore che vive per il resto dell’anno in Madagascar. Vi si trova inoltre una specie di coleottero unica al mondo, la Cicindella Campestris Saphirina, esu una parte del suo litorale fiorisce, da aprile a maggio, una pianta endemica, l’Astragalus Marittimus. Al largo della sua costa nord orientale si trovano due piccole isole, la piccolissima Isola dei Ratti e la più ampia Isola Piana. Su quest'ultima si trovano quelli che furono i fabbricati della tonnara più importante della Sardegna, ora trasformati in un villaggio residenziale e turistico.

All’isola di San Pietro si arriva, con sbarco nella banchina del centro urbano di Carloforte, in poco più di un’ora di traghetto da Portovesme, vicino a Carbonia, a tre miglia e mezzo di distanza; oppure, in circa quaranta minuti, come abbiamo fatto noi, da Calasetta, sull’isola di Sant’Antioco, a circa due miglia di distanza. Nell’isola di San Pietro è possibile attraccare, oltre che nella banchina del centro urbano di Carloforte, anche nel piccolo porticciolo della vicina isola Piana, dove trovano riparo un’ottantina di imbarcazioni. Nello scalo dell’isola Piana manca però il carburante.

La città di Carloforte

Carloforte-lungomare via Cavour visto dal mareCarloforte-Stemma del comuneNell’isola è presente un unico centro abitato, la città di Carloforte (chiamata in lingua tabarchina U Pàize ossia Il Paese, in lingua sarda Carluforte, altezza metri 10 sul livello del mare, abitanti 5.953 al 31 dicembre 2021), situata alle pendici del monte Guardia del Mori, nella parte centro orientale dell’isola di San Pietro, che è servita da un’unica strada statale che attraversa tutta l’isola. I suoi abitanti vivono per la maggior parte nel capoluogo Comunale, e solo la restante parte si distribuisce in numerose case sparse. Per le sue vicissitudini storiche può essere considerata un piccolo lembo di liguria trasportato in Sardegna. A testimonianza di ciò sono il dialetto, l’architettura e le tradizioni rimaste immutate nel tempo. Tutta l’architettura di Carloforte è di chiara impronta ligure, ed ancora oggi, tra la sorpresa dei turisti che non ne siano informati, gli abitanti parlano correntemente il loro vecchio dialetto della città di Pegli.

Uno dei borghi più belli d’Italia

I Borghi più belli d’ItaliaCarloforte è uno dei sei comuni sardi che sono stati inseriti nella lista dei Borghi più belli d’Italia, dato che il piccolo comune nella Sulcis-Iglesiente ha ottenuto il riconoscimento dall’Associazione, che è nata su impulso della Consulta del Turismo dell’Associazione nazionale dei comuni Italiani per valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti. I sei comuni sardi inseriti in questo elenco sono Atzara, Bosa, Carloforte, Castelsardo, Posada e Sadali. 

Origine del nome

Il nome è dovuta all’insediamento, sul suo territorio, di un nucleo di liguri di Tabarka, che hanno fondato il paese, che, in onore del re di Sardegna Carlo Emanuele III, come segno di riconoscimento e fedeltà, chiamano Carloforte, ossia forte di Carlo.

La sua economia

Carloforte è un centro rivierasco insullare, che, accanto alle tradizionali attività agro pastorali, ha sviluppato il tessuto industriale e incrementato il turismo. A Carloforte si è sviluppata la pesca, l’attività delle tonnare e del porto, ed, in questi ultimi anni, il turismo, che ne hanno fatto un centro molto importante. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, agrumi, uva e altra frutta, e con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, della pesca, della piscicoltura, dei laterizi, metalmeccanico, cantieristico, della gioielleria e oreficeria, elettronico, edile e della consulenza informatica. Il terziario si compone della rete distributiva, ma è priva di servizi pubblici particolarmente significativi. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. Si tratta du una nota stazione balneare, e rappresenta, per le sue bellezze naturali, un piccolo paradiso per il vacanziere naturalistico. Agli amanti dell’escursionismo, offre la possibilità di raggiungere le grotte del Bue Marino, delle Oche e di Commende, oppure di fare belle passeggiate alla punta Nera e alla punta delle Colonne, a Calafico e a capo Sandalo. A tutto questo si aggiunge l’originalità e la prelibatezza della sua cucina, dove risaltano le numerose portate a base di tonno, anche se non mancano piatti di chiara derivazione araba, come il Cascà, ossia il cus cus.

Brevi cenni storici

Nel 1540 l’isolotto di Tabarka, nei pressi di Tunisi, viene dato in concessione, dal Bey di Tunisi, alla famiglia genovese dei lomellini, che ad essa sono interessati per la pesca del corallo. I lomellini fanno parte della cerchia di Andrea Doria, doge della Repubblica di Genova, e la concessione è probabilmente dovuta ad un probabile riscatto, per la liberazione del corsaro turco Dragut, catturato nel 1540 da Giannettino Doria, nipote di Andrea Doria. Nel 1542 i lomellini colonizzano Tabarka con un gruppo di pescatori quasi esclusivamente di Pegli, dove hanno varie proprietà ed un grandioso palazzo di villeggiatura. Essi si dedicano alla pesca corallo, a traffici e commercio, e vengono chiamati Tabarkini. La comunità di Pegliesi vive a Tabarka fino al 1738, quando si determina l’esaurimento dei banchi corallini, ed aumentano i dissidi con i Rais, Che li rendono liberi o li fanno schiavi, a seconda di chi regna in quel momento a Tunisi o ad Algeri. Carlo Emanuele IIIPer questo motivo, nel 1738, stanchi di queste vessazioni, una parte dei Tabarkini, con a capo Agostino Tagliafico, chiede al re Carlo Emanuele III di Savoia, di trasferirsi in un luogo dove poter continuare in tranquillità i loro commerci, soprattutto in spezie e stoffe pregiate, con il resto del Mediterraneo. Viene scelta, ed a loro viene affidata mediante una regolare infeudazione, quella che allora era nota come isola degli Sparvieri, ossia la Accipitrum Insulla, e che viene in seguito chiamata isola di San Pietro. Sull’isola, i Tabarkini fondano una cittadina, che, in onore del re, come segno di riconoscimento e fedeltà, chiamano Carloforte, ossia forte di Carlo, unico centro abitato dell’Isola, realizzata su progetto dell’architetto piemontese Augusto de la Vallee. In attesa del suo completamento, i profughi giunti da Tabarka sostano un paio di giorni a Cagliari e, successivamente, due settimane, nei fabbricati della tonnara Su Pranu di Portoscuso. Al re i nuovi abitanti erigono una statua nella piazza principale del paese, ed a San Carlo Borromeo viene dedicata la chiesa parrocchiale, ed il re dona, per l’occasione, un pregiato quadro raffigurante il Santo Patrono, ancora oggi nell’abside della parrocchiale. I primi periodi della colonizzazione sono durissimi per la presenza di aree insalubri, con conseguenti vere e proprie epidemie, che decimano la popolazione, ma in seguito a bonifiche del territorio, la colonia riesce a migliorare le proprie condizioni ed a prosperare, ed è di supporto l’arrivo di altri coloni da Tabarka, e di un gruppo di famiglie provenienti direttamente dalla liguria. un’ampia zona paludosa bonificata, presso il paese, viene allestita a salina, e risulta molto redditizia. La parte della comunità che è rimasta a Tabarka, nel frattempo, viene invasa prima dai tunisini, poi dagli algerini, e quest'ultima incursione rende completamente deserta l’isola, e la sua popolazione venne ridotta in schiavitù. Gli schiavi verranno riscattati dal re Carlo III di Spagna, il quale li invia ad Alicante, per poi assegnare loro, nel 1770, la piccola isola di San Pablo, nove miglia a sud di Alicante, ribattezzata dai profughi Tabarkini Nueva Tabarka. Nello stesso 1770, si ha in Sardegna un secondo insediamento di coloni provenienti da Tabarka, nella vicina isola di Sant’Antioco, sul lato prospiciente l’isola di San Pietro, dove viene fondato il paese chiamato Calasetta. Nel 1793 l’isola di San Pietro viene occupata dai francesi, che la rinominano L’isola della Libertà, ma l’occupazione è di breve durata, e non apporta modifiche sostanziali dal punto di vista sociale e politico. Ben più dolorosa è, invece, l’incursione barbaresca del settembre del 1798, quando circa cinquecento corsari, capeggiati dal Rais Mohamed Rumeli, mettono a ferro e fuoco Carloforte, mentre a Cagliari non c’è neppure una nave piemontese da inviare in soccorso, dato che la flotta staziona a la Maddalena, facendo 933 prigionieri, che, deportati a Tunisi, vivono in schiavitù per cinque anni. Durante questo periodo uno degli abitanti catturati, Nicola Moretto, rinviene, il 15 novembre 1800, sulla spiaggia di Nabeul, vicino a Tunisi, una piccola statua lignea, sicuramente la polena di una nave portata sulla spiaggia dal mare, che si è ritenuto rappresentante la Madonna. Carlo Emanuele IVIl ritrovamento viene considerato miracoloso, da conforto e da origine al culto della Madonna dello Schiavo, quale protettrice dei Tabarkini. Solo nel 1803, dopo lunghe trattative in cui intervengono grandi personalità politiche dell’epoca, gli schiavi vengono liberati dal re Carlo Emanuele IV di Savoia, pagando un oneroso riscatto, ed i superstiti possono tornare nella loro terra. Al momento della liberazione, la piccola statua della Madonna viene portata anch’essa a Carloforte, e per accoglierla viene costruita la chiesa della Madonna dello Schiavo. Le persecuzioni piratesche, però, continuano ancora per diversi anni, fino a quando il fenomeno viene definitivamente represso in tutto il Mediterraneo. Queste occupazioni inducono i Carlofortini a costruire le mura di cinta, intercalate da una serie di fortini. Purtroppo oggi delle vecchie mura è rimasta solo il lato ovest, interrotto tra l’altro dalla costruzione delle Scuole Elementari. Nella seconda metà dell’ottocento Carloforte vive il periodo di maggior benessere, grazie al trasporto di minerali estratti dai ricchi giacimenti situati sulla costa vicina da parte di grandi società minerarie francesi, belghe ed inglesi. Infatti, mancando in questi luoghi dei veri e propri porti, Carloforte diviene punto d’appoggio e porto d’imbarco del minerale. Incomincia la gloriosa epoca dei Battellieri, che provvedono alle operazioni di carico e scarico portando sulle spalle le Coffette di minerale. Nel 1911 a Carloforte nasce la prima amministrazione socialista della Sardegna. Passando al periodo repubblicano, del comune di Carloforte nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova di Carbonia e Iglesias, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Nel 2004 Carloforte viene riconosciuto come Comune onorario dalla Provincia di Genova, in virtù dei legami storici, economici e culturali con il capoluogo ligure ed in particolare con Pegli. Nel 2006 questo riconoscimento viene dato anche alla vicina Calasetta, fondata dai Tabarkini sul lato di fronte a Carloforte, nella vicina isola di Sant’Antioco. Carloforte vive tutti gli anni celebrazioni del gemellaggio con Pegli.

La lingua parlata a Carloforte

Il tabarkino, lingua tradizionalmente parlata nei comuni di Carloforte e Calasetta, ha origine direttamente dal ligure, e fa parte del Genoise d’Otre Mer, vale a dire della lingua parlata dalla popolazione dei possedimenti nei territori d’oltremare della Repubblica di Genova. Oggi le popolazioni che parlano questa lingua sono tutelate come minoranza etnica e linguistica, si trovano in Turchia, Sardegna, Francia, Spagna, Sicilia. La lingua parlata a Carloforte conserva tutti gli elementi caratteristici della lingua d’origine, ma per effetto della obbligatoria Scuola di italiano e della proibizione del dialetto a cavallo tra l’ottocento e il novecento, e per la presenza di parte della popolazione non di origine tabarchina, oggi alcuni termini sono diventati desueti, ma vengono ancora utilizzati da chi conosce il tabarchino antico, soprattutto da studiosi e paradossalmente da chi si è allontanato dalla madre patria. Il tabarkino contiene anche molti termini di origine francese, testimonianza dei possedimenti della Repubblica nel Nizzardo e dei contatti commerciali tra la repubblica e i territori tra Francia e Spagna. Ad esempio, i biscotti vengono chiamati Galette, termine tuttora usato in genovese; oppure il denaro, i soldi, in tabarkino viene chiamato Argent, così come in francese; altri termini come Massacan, ossia muratore, tuttora usato in genovese, sono oggi in disuso, sostituito dal derivato dall’italiano Muratù.

Le principali principali feste e sagre che si svolgono a Carloforte

Carloforte-Gruppo Folklorico CarolinoA Carloforte sono attivi, tra gli altri, il Gruppo Folklorico Carolino; ed il Gruppo Folk la Casciandra, che esegue prevalentemente canzoni e serenate in dialetto carlofortino, simile al dialetto genovese. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Carloforte si segnalano il Carnevale; tra maggio e l’inizio di giugno, nel periodo della mattanza dei tonni, si svolge la manifestazione gastronomica denominata il Girotonno; il 24 giugno la Festa di San Giovanni Battista; il 29 giugno la Festa patronale di San Pietro Apostolo, in onore dei Santi Pietro e Paolo; il 15 novembre si celebra la Festa della Madonna dello Schiavo.

Il Girotonno

Carloforte: logo della manifestazione GirotonnoIl Girotonno è una caratteristica manifestazione culturale e gastronomica che si svolge tutti gli anni a Carloforte, indicativamente tra fine maggio ed inizio giugno, nel periodo della mattanza dei tonni. La gustosa cucina locale e a base di pesce, ma il tonno e cucinato nei modi più diversi, il piatto tipico e il tonno umido, mentre l’uovo di tonno, chiamata anche la bottarga di tonno, costituisce un prelibato antipasto o un ottimo condimento per gli spaghetti. L’evento prevede quattro giorni tra cultura, arti, enogastronomia, musica e spettacolo, e vede la presenza di numerosi paesi mediterranei e non, ciascuno con la propria cucina tipica. Si tratta di una spettacolare gara gastronomica internazionale la cui base è naturalmente il tonno rosso, ed ogni sera, sul palco del Girotonno, al Campo Sportivo di Carloforte, grandi artisti eseguono concerti di musica dal vivo.

Visita del centro della città di Carloforte

L’abitato di Carloforte, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, è caratterizzato da alte case di tipo ligure. Anche l’architettura, la cultura, i costumi, gli usi di Carloforte sono di tipo strettamente ligure.

Dal porto di Carloforte prendiamo il lungomare detto corso Cavour

Carloforte: il porto di CarloforteIl Porto di Carloforte, che si trova a metà della costa orientale dell’Isola di San Pietro al riparo dai venti dominanti di Ponente, per molto tempoè stato fondamentale per il trasporto dei prodotti dell’attività mineraria del Sulcis, ma in seguito ha perso di importanza dopo la costruzione di quello di Sant’Antioco ed oggi opera quasi esclusivamente nel trasporto del pescato e del tonno proveniente soprattutto dalla tonnara dell’isola Piana. Nella visita del paese si parte dallo sbarco dai traghetti, al molo Santo Pietro a sinistra ed al molo Agostino Tagliafico più a destra, e tra i due moli si trova la piazza Carlo Emanuele III, dalla quale parte a destra il lungomare noto con il nome di corso Cavour, ed a sinistra quello detto corso dei Battellieri.

Il monumento a Carlo Emanuele III

Carloforte-monumento a Carlo Emanuele IIIProprio di fronte al molo Agostino Tagliafico, in piazza Carlo Emanuele III, si trova il Monumento a Carlo Emanuele III di Savoia costituito da un gruppo marmoreo di tre statue opera dello scultore genovese Bernardo Mantero, con al centro il Sovrano, eretto in segno di riconoscenza. La statua centrale è chiamata affettuosamente dai carlofortini con il nome di Pittaneddu. Il monumento è stato inaugurato il 16 luglio 1786, con l’edificazione della statua centrale, mentre le statue laterali sono state erette nel 1788 in occasione del cinquantesimoanniversario della fondazione di Carloforte.

Dal corso Cavour verso nord arriviamo nei vicoli del vecchio centro storico

Lungo il lungomare detto corso Cavour si possono ammirare i vecchi palazzi settecenteschi e ottocenteschi che nacquero nel periodo in cui Carloforte si espanse oltre le mura, e dal quale partono i diversi vicoli che portano nel vecchio centro storico.

Carloforte: la via Cavour Carloforte: la via Cavour Carloforte: vicoli del centro Carloforte: vicoli del centro Carloforte: vicoli del centro

In corso Giuseppe Garibaldi si trova l’Hotel NicHotel

Da piazza Carlo Emanuele III, preso il corso Cavour verso nord, dopo appena una cinquantina di metri, si prende a sinistra il corso Giuseppe Garibald, che si dirige verso ovest attraversando il centro storico. Subito alla destra del corso, al civico numero 7, si trova l’Hotel NicHotel.

Ancor prima di approdare sull’isola di San Pietro, si può già scorgere l’insegna del NicHotel un piacevole Hotel gestito da una famiglia carlofortina doc e sito in un vicolo del centro, che si trova in una posizione ideale, a pochi passi dalla piazza principale, dal lungomare, bar, ristoranti e negozi. Gli spazi comuni sono un pò limitati, ma in compenso le camere hanno un ottimo charme. Si consilia vivamente di prendere quelle cha hanno vista sul mare o sul porto. Collabora con il rinomato ristorante da Nicolo, e con il Pomata Bistrot che appartiene alla stessa catena del ristorante da Nicolo e del NicHotel.

Il Municipio di Carloforte

Carloforte-Municipio di CarloforteProseguendo lungo il corso Giuseppe Garibaldi, percorsi appena centocinquanta metri, alla sinistra della strada, al civico numero 72, si trova l’ingresso del Municipio di Carloforte, il cui palazzo ne ospita la sede e gli uffici del comune in grado di fornire i loro servizi ai cittadini. Il comune promuove lo sviluppo del patrimonio culturale, anche nelle sue espressioni di lingua, di costume e di tradizioni locali, al fine di conservare la identità originaria ed i caratteri distintivi della stessa, e considera parte integrante della sua comunità tutti i Tabarkini che, seppure costretti per ragioni di lavoro o di studio a risiedere in altri comuni o all’estero, mantengono vivi ed inalterati affetti, interessi e legami con la propria terra d’origine.

In via Genova si trova l’Hotel villa Pimpina

Percorsa un’altra cinquantina di metri, il corso Giuseppe Garibaldi sbocca sulla via Genova, che prendiamo verso destra. Dopo una quarantina di metri, alla sinistra della strada, ai civici numeri 106 e 108 della via Genova, si trovano gli ingressi dell’Hotel villa Pimpina.

L’Hotel Villa Pimpina si trova in una casa ottocentesca situato nella parte alta del paese, che dispone di un giardino privato a terrazze per la lettura o il relax. Dalle camere all’ultimo piano si apre una romantica vista sui tetti e sul mare. In tutte si trova la personalizzazione di un originale e caldo mix di arredi carlofortini e design moderno. tempo permettendo, si fa colazione all’aperto. L’Hotel offre anche la possibilità di sistemazione in deliziosi appartamenti nel cuore di Carloforte o a pochi passi dal mare.

Il Museo Civico Casa del Duca

Rimanendo sulla via Genova, la seguiamo per un’ottantina di metri, poi svoltiamo a destra ed imbocchiamo la via della Cisterna del re, dove, alla destra della strada, ai civici numeri 20 e 24, si trova il Museo Civico Casa del Duca. Il Museo è situato all’interno del settecentesco fortino Carlo Emanuele III, edificato nella primavera del 1738, prima costruzione in muratura della allora nascente cittadina chiamata Carloforte, costruito, con pietre fissate con impasto di terra e calcina, al centro di un’Acropoli naturale, e predisposto come corpo di Guardia, che, col passare del tempo, è stato adibito a Carcere mandamentale, tanto che veniva chiamato col nome di Prigioni o Casa del duca. Il fortino è stato completamente restaurato per ospitare il Museo che attualmente comprende sei sale e un giardino. La Sala della Tonnara contiene attrezzi relativi alla pesca del tonno; la Sala dei Galanzieri contienei una serie di documenti storici sui battellieri, o galanzieri, e l’attrezzatura che serviva per il trasporto dei minerali con barche a vela latina; la Sala dei Documenti raccoglie scritti relativi all’infeudazione dell’isola di San Pietro; nella Sala Malacologica si trova una raccolta di conchiglie; nella Sala delle attività Contadine sono presenti manufatti tipici della vita dei campi. Infine, nella Sala Emanuelli, è esposta una serie di quadri del pittore pegliese Mario Emanuelli, che, nell’estate 2001, ha fatto dono al Museo di una serie di quadri che ripercorrono le principali vicende del popolo tabarchino.

Carloforte-Museo Civico casa del duca Carloforte-Museo Civico casa del duca: interno Carloforte-Museo Civico casa del duca: interno Carloforte: la Cisterna del re

I resti della Cisterna del Re

Proseguendo lungo la via della Cisterna del re, che compie una breve svolta a destra e subito dopo prosegue a sinistra, dopo una novantina di metri la strada termina di fronte a quello che resta della Cisterna del Re oggi in disuso. Costruita al tempo del settecentesco fortino, nei primi lavori rientra anche la grande cisterna costruita a nord del Castello, a spese del duca.

Le mura di cinta ed i fortini che circondavano l’agglomerato urbano con la porta del Leone

Dalla via Genova parte subito più avanti, sulla sinistra, la via Chiavari, che, in una quaratina di metri, porta sulla salita Santa Cristina, che si muove alla sua destra. La salita ci porta nella parte alta dell’abitato, nel quartiere alto del paese, il cosiddetto Castello. A seguito delle incursioni barbaresche Carloforte è stata protetta da un sistema di mura con vari fortini che circondava tutto l’agglomerato urbano. Una parte delle mura è ancora visibile nel quartiere alto, e, di fronte alla via porta del Leone, si vede parte delle mura, poi, poco più avanti, di fronte al Vico porta del Leone, è presente ancora oggi la Porta del Leone così chiamata per la scultura di una testa di Leone inserita all’esterno delle mura. Più avanti, le mura portano al Forte di Santa Teresa che faceva parte del sistema difensivo dell’abitato di Carloforte.

Carloforte: le antiche mura con la porta del Leone Carloforte: la porta del Leone vista dall’esterno

Il ristorante Da Nicolo consigliato dalla Guida Michelin ed al quale il Gambero Rosso ha assegnato le Due Forchette

Nella visita al centro di Carloforte, non è possibile evitare di citare alcuni dei numerosi ristoranti che in esso si trovano, nei quali è possibile apprezzare le numerose portate a base di tonno. Preso il corso Cavour verso nord, ad appena centoventi metri dalla piazza Carlo Emanuele III, al civico numero 32, si trova il ristorante Da Nicolo, consigliato dalla Guida Michelin 2023 ed al quale il Gambero Rosso ha assegnato le Due Forchette.

Consigliato dalla MichelinDue Forchette del Gambero RossoCarloforte: il ristorante Da NicoloIl ristorante Da Nicolo è un locale specializzato nella cucina moderna in un ambiente accogliente, che viene consigliato dalla Guida Michelin 2023 ed al quale il Gambero Rosso ha assegnato le Due Forchette. Strategica la posizione sulla passeggiata, ma il locale è frequentato soprattutto per la qualità della cucina di pesce con specialità carlofortine, e soprattutto per il tonno, della famiglia Pomata, che opera nella ristorazione da tre generazioni, cioè da quando il nonno luigi, agricoltore, ma con una forte passione per la cucina, decise di prendere in gestione il ristorante dell’Hotel Riviera. Attualmente il loro fiore all’occhiello, il ristorante Da Nicolo, è ormai celebrato tra i primi ristoranti regionali, per i suoi piatti di pesce, con specialità carlofortine riviste in suggestioni moderne. Imperdibile il tonno. Nel ristorante si svolge il servizio estivo in veranda. L’adiacente Bistrot, aperto tutto l’anno solo a cena, serve una cucina tipica in un ambiente più semplice.

Il ristorante Al Tonno di Corsa anch’esso consigliato dalla Guida Michelin

Preso il vicolo alla sinistra del ristorante Da Nicolo, lo seguiamo per una cinquantina di metri, poi prendiamo a destra la via Pietro Martini, e, dopo una quarantina di metri, prendiamo a sinistra la via Guglielmo Marconi, dove, al civico numero 47, troviamo il ristorante Al Tonno di Corsa, consigliato dalla Guida Michelin.

Consigliato dalla MichelinCarloforte: il ristorante Al Tonno di CorsaIl ristorante Al Tonno di Corsa è un locale specializzato nella cucina di pesce e frutti di mare in un ambiente in stile mediterraneo, che viene consigliato dalla Guida Michelin. Il nome sembra una bizzarria, ma in realtà ogni carlofortino Sa di che cosa si tratta, il tonno di corsa è quello catturato nelle tonnare quando arriva nuotando velocemente per andare a deporre le uova nelle acque tiepide del Mediterraneo, e si chiamano abitualmente tonni di andata nei paesi delle tonnare storiche, mentre poi, quando poi fanno il percorso a ritroso per tornare nei mari del Nord Atlantico, prendono il nome di tonni di ritorno. Nel 1980, anno in cui è stato aperto il ristorante, l’idea è stata quella di esaltare in cucina il sapore del tonno, pescato nei mesi di maggio e giugno nelle acque limpide dell’Isola. L’ubicazione stessa del ristorante, nelle Cassinee, l’antico quartiere caratterizzato dai tipici carruggi, dal sali e scendi delle scalinate in pietra di sapore mediterraneo, trasmette la sensazione dei tempi passati. Si tratta di un locale vivace e colorato, due terrazze affacciate sui tetti del paese, dove gustare uno sfizioso menu dedicato al tonno e tante altre specialità di mare. La gestion, ormai pluriennale, assicura serietà e continuità. Mi ci sono recato alcuni anni or sono, ma non avevo la macchina fotografica e non ho potuto fotografare i suoi ottimi piatti.

L’Hotel Hieracon

Proseguendo lungo il corso Cavour per centotrenta metri dopo il ristorante Da Nicolo, si vede, alla sinistra della strada, al civico numero 62 del corso Cavour, l’Hotel Hieracon.

L’Hotel Hieracon si trova affacciato sul lungomare non lontano dal porto, in un elegante edificio liberty di fine ottocento di rara eleganza e raffinatezza, con anche bungalow nel giardino. Nella sua lunga storia ha ospitato nobili famiglie, ambasciate e consolati prima di essere convertito in Hotel nel 1980. Oggi è un albergo a 4 stelle inaugurato dopo una sapiente ristrutturazione per esaltare le antiche bellezze del palazzo ed aumentare il confort nell’ospitalità. È forse uno dei palazzi più eleganti di Carloforte, arredato con elementi di antiquariato, materiali raffinati, e tutt'intorno il giardino con una piccola chiesa del settecento.

Il Porto Turistico nord di Carloforte con la marina Mamma Mahon e più a nord il porto dei Pescatori

Di fronte alla corso Cavour, sulla destra entrando nel porto di Carloforte, praticamente di fronte all’Hotel Hieracon, si può arrivare al Porto Turistico nord di Carloforte, ossia alla Marina Mamma Mahon che è situata vicino al centro del paese, in grado di offrire fino a 150 posti barca su pontili e banchina fissa di 55 metri, ed ha il vantaggio di essere più vicina al centro e alle aree commerciali di Carloforte. E più a nord rispetto a questa marina, separata da una lunga banchina, di fronte alla via I Maggio, che è una continuazione del corso Cavour, si trova il Porto dei Pescatori di Carloforte.

Nel centro storico la chiesa parrocchiale dedicata a San Carlo Borromeo

Sul retro del monumento a Carlo Emanuele III, parte il corso Agostino Tagliafico, parallelo un poco più a sud del corso Giuseppe Garibaldi. Preso il corso Agostino Tagliafico, in centocinquanta metri, attraversata la piazza della Repubblica, arriviamo nella piazza San Carlo, sulla quale si affaccia la chiesa di San Carlo Borromeo che è la parrocchiale di Carloforte, un edificio neoclassico del settecento realizzato in stile barocco. Alcuni elementi stilistici rimandano al palazzo dell’Università di Cagliari, proponendo l’attribuzione al medesimo progettista, l’ingegnere Saverio Belgrano di Famolasco, che, durante il suo periodo di permanenza in Sardegna, tra il 1761 e il 1769, è presente a più riprese a Carloforte per opere di sistemazione urbanistica e di fortificazione. Le incongruenze stilistiche indicano una possibile alterazione del progetto iniziale, e, attraverso documenti d’archivio riguardanti l’attività in Sardegna di un altro ingegnere militare, Francesco Daristo, la parrocchiale di San Carlo viene compresa tra le opere da lui realizzate nel 1773. La chiesa viene riaperta al culto nel 1775, sei anni dopo il rientro a Torino del Belgrano. La facciata ha un coronamento a timpano ed è suddivisa in due ordini da una trabeazione aggettante, compartita da sobrie paraste che inquadrano il portale e il rosone. L’interno, a navata unica con tre cappelle per lato, è coperto da volta a botte ed è percorso da una robusta e aggettante trabeazione che corona l’ordine corinzio. Nella prima Cappella a sinistra sono sepolti i resti di don Gabriele Pagani, parroco di Carloforte dal 1923 al 1940. L’elemento più vicino all’estetica barocca è l’originale campanile, sfalsato rispetto alla facciata.

Carloforte: la chiesa parrocchiale di San Carlo Borromeo Carloforte: la chiesa parrocchiale di San Carlo Borromeo: facciata Carloforte: la chiesa parrocchiale di San Carlo Borromeo: interno Carloforte: la chiesa parrocchiale di San Carlo Borromeo: la prima Cappella a sinistra in cui sono sepolti i resti di don Gabriele Pagani

Presso questa chiesa parrocchiale, e nel centro dell’abitato, ogni anno il 24 giugno si svolge la Festa di San Giovanni Battista.

Il Santuario della Madonna dello Schiavo

Dal corso Agostino Tagliafico, arrivati di fronte alla facciata della chiesa parrocchiale, prendiamo la perpendicolare a sinistra che è la via palestro, la seguiamo per una cinquantina di metri ed incrociamo la via XX Settembre, che è parallela al corso Agostino Tagliafico. Prendiamo la via XX Settembre a sinistra, ossia verso est in direzione del mare, la seguiamo per una quarantina di metri, ed arriviamo a vedere, alla destra della strada, incastonata tra due palazzine di civile abitazione, il piccolo Santuario della Madonna dello Schiavo, chiamato anche Gexetta du Previn ossia Piccola chiesa del Previn, ossia Del pretino, in ricordo del giovanissimo sacerdote don Nicolò Segni, il giovanissimo sacerdote che volle essere prigioniero insieme agli schiavi carlofortini esuli in Tunisia. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la presenza al suo interno del simulacro in legno di tiglio scuro sistemato nella nicchia sull’altare, trovato sulla spiaggia di Nabeul presso Tunisi il 15 novembre 1800 da Nicola Moretto, uno dei carlofortini ridotti in schiavitù, e che, in realtà, sarebbe stata la piccola polena di un veliero che avrebbe fatto probabilmente naufragio o che la avrebbe persa nel corso di una tempesta. Portata nell’isola di San Pietro nella loro emigrazione dagli schiavi liberati, la Madonnina è rimasta un fortissimo simbolo di fede ma, al di fuori del significato strettamente religioso, anche di Libertà e di forte unione solidale della comunità. Il titolo di Madonna dello Schiavo è stato coniato nel 1924 dal canonico Gabriele Pagani, precedentemente la sacra immagine era conosciuta con l’appellativo di Madonna Nera. Una targa, che ricorda la traslazione dei resti di uno degli ex schiavi tabarkini deceduto in Tunisia, è sistemata nella facciata di destra rispetto all’ingresso principale. Nella piccola cantoria sovrastante l’ingresso, si trova, quasi seminascosto, un organo in legno di Scuola napoletana della seconda metà dell’ottocento. In onore della Madonna dello Schiavo, un nome molto diffuso fra le figlie femmine nelle famiglie carlofortine era, in passato, Schiavina.

Carloforte: la chiesa della Madonna dello Schiavo Carloforte: la chiesa della Madonna dello Schiavo: interno Carloforte: la chiesa della Madonna dello Schiavo: ricordo della traslazione dei resti di uno schiavo tabarkino deceduto in Tunisia Carloforte: la chiesa della Madonna dello Schiavo-Simulacro della Madonna

La Festa della Madonna dello Schiavo ricorre ogni anno il 15 novembre, preceduta da una solenne novena. I festeggiamenti, di stretto carattere religioso, culminano la sera del giorno 15 con una solenne processione per le vie del paese, accompagnata dal suono della banda musicale. La Festa è, senza dubbio, quella più sentita dalla comunità di Carloforte, e da diversi anni questa Festa si svolge anche a Pegli l’ultima domenica di novembre. Il 15 novembre 2014 ricorre il cinquantesimoanniversario dell’incoronazione del simulacro, che è avvenuta il 15 novembre 1964.

Il Campo Sportivo Comunale Pino Solitario

Carloforte: Campo Sportivo Comunale Pino SolitarioRiprendiamo la via XX Settembre in senso inverso, ossia verso ovest, a cento metri dalla chiesa della Madonna dello Schiavo, prendiamo a destra la via Genova, dopo una trentina di metri prendiamo a sinistra la via Goito, dopo un centinaio di metri prendiamo a destra la Salita Santa Cristina, e dopo un’altra trentina di metri prendiamo a sinistra la Salita Giorgio Rombi. La seguiamo per duecento metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo il Vico Pianosa, che in un centinaio di metri ci porta a vedere, alla sinistra del vico, l’ingresso del Campo Sportivo Comunale Pino Solitario di Carloforte. Si tratta di un Campo da Calcio, con le tribune in grado di ospitare Duecento spettatori. La struttura è stata abbandonata da quando è entrato in funzione il nuovo stadio in erba sintetica al Giunco, dove attualmente si svolge l’attività calcistica senior e junior.

In via XX Settembre si trova la nuova sede del Municipio

Carloforte: la nuova sede del MunicipioLungo la via XX Settembre, proseguiamo per circa centocinquanta metri dopo aver trovato sulla destra la via Genova, e passato uno slargo vediamo, sulla destra della strada, al civico numero 186 della via XX Settembre, la facciata dell’edificio che ospita la Nuova sede del Municipio di Carloforte, nella quale è pesente gran parte degli uffici comunali, oltre ai Servizi Sociali, la sede della Polizia Municipale, ed altro.

Passata la nuova sede del Municipio ci recheremo alla chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro Apostolo

Passato questo edificio, proseguiamo lungo la via XX Settembre che, dopo una cinquantina di metri, continua sulla via Vincenzo Crovetto. Percorsi altri centosettanta metri, troviamo alla sinistra della strada, al civico numero 22 della via Vincenzo Crovetto, l’ingresso che porta al cortile interno nel quale si trova la chiesa di San Pietro Apostolo che è la seconda chiesa parrocchiale di Carloforte, istituita nel 1967. Le funzioni sacre hanno iniziato a svolgersi in un’aula dell’Asilo San Vincenzo, in via don Minzoni, concessa dall’Opera Pia e adattata a chiesa provvisoria, nella quale le funzioni si sono officiate per fino al 1984, quando si è abbandonata la primitiva chiesa provvisoria e si sono officiate nella nuova struttura.

Carloforte: la chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro Apostolo Carloforte: la chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro Apostolo: interno Carloforte: la chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro Apostolo: interno

Ancora oggi il 29 giugno è Festa solenne per Carloforte, e la Festa de San Pe, ossia la Festa di San Pietro Apostolo, si conclude a sera, con una suggestiva processione a mare, seguita da uno spettacolo pirotecnico a tempo di musica. La devozione a San Pietro, patrono dei pescatori e dell’omonima isola, risale alle origini della colonia. Il culto per il Santo protettore dei corallari e dei tonnarotti verteva attorno alla piccola chiesa delle fontane, di impianto duecentesco, che oggi ha il titolo di chiesa dei Novelli Innocenti. Oggi le cerimonie religiose si svolgono nella chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo. La devozione religiosa ha svolto una funzione importante, per propiziarsi la benedizione divina nelle imprese di mare, data la forte tradizione marinara della popolazione, e nella calata della Tonnara, importantissima risorsa dei secoli passati, impresa a cui partecipava tutta la popolazione.

Carloforte: locandina della Festa di San Pietro Carloforte: la Festa de San Pe ossia di San Pietro Apostolo

La chiesa dei Novelli Innocenti

Seguendo la via Vincenzo Crovetto, che ci porta a sud ovest dell’abitato, in località fontane, dopo centocinquanta metri prendiamo a destra la via dei Novelli Innocenti, e, dopo meno di venti metri, prendiamo la strada a sinistra in salita. Percorsa una cinquantina di metri, troviamo alla destra della strada, su un rialzo del terreno, la chiesa dei Novelli Innocenti la cui costruzione è antecedente alla colonizzazione dell’Isola. La chiesa sarebbe stata eretta, con il nome di chiesa delle fontane, per volere di Gregorio nono, papa dal 1227 al 1241, per ricordare ed accogliere i piccoli resti di un certo numero di giovani e bambini che avevano fatto parte della cosiddetta Crociata dei Fanciulli, partita da Marsiglia nel 1212, e che, durante il Viaggio, incorse in una tempesta, tanto che due delle sette navi che componevano la flotta affondarono al largo dell’isola di San Pietro. Tutti i naufraghi perirono ed alcuni vi furono sepolti. La piccola chiesa, ridotta a rudere, viene restaurata nel 1796 da parte della famiglia Porcile, e nella chiesa sono sepolti tre componenti di questa famiglia, ossia di Vittorio, ammiraglio della flotta del Regno di Sardegna, di Andrea, sacerdote, e di Agostino. La chiesa è aperta ai fedeli solamente nel periodo estivo, per la messa delle ore 20 del sabato, o in occasioni liturgiche particolari.

Carloforte: la chiesa dei Novelli Innocenti Carloforte: la chiesa dei Novelli Innocenti: interno

L’ammiraglio carlofortino Vittorio Porcile è noto per essersi scontrato con Napoleone nella battaglia della Maddalena, il 24 e 25 febbraio 1793, in occasione della tentata occupazione da parte dei Francesi della Sardegna sabauda.

Il cineteatro Giuseppe Cavallera

Carloforte: cineteatro Giuseppe CavalleraRitorniamo nella piazza Carlo Emanuele III, e, dal monumento, prendiamo verso sud il lungomare chiamato corso dei Battelieri, lo seguiamo per centocinquanta metri, poi prendiamo a destra la via Roma, dove, al civico numero 6, si trova un edificio monumentale costruito con pietra a vista, iniziato nel 1920 e completato nel maggio 1922, chiamato anche Casa del proletariato o U Palassiu ossia Il palazzo in tabarkino, che ha ospitato le prime organizzazioni sindacali dei battellieri. Nel 1922, infatti, si è costituita una cooperativa con circa 1.800 soci, che ha eletto come presidente Giuseppe Cavallera, medico e politico italiano, pioniere del socialismo in Sardegna. In seguito, quando tali organizzazioni sindacali perdono il loro ruolo, l’edificio, soggetto a vincolo come bene architettonico di interesse nazionale, viene trasformato nel Cineteatro Giuseppe Cavallera diventando un luogo di cultura politica, teatrale ed intrattenimento. Il cineteatro ha da sempre ospitato note compagnie di operetta e cantanti famosi. L’interno è in stile liberty. Lungo i lati esterni si trovano le logge, suddivise in tre gallerie con inferriate liberty. Durante il Carnevale carlofortino vi si svolgono le tradizionali veglie danzanti, cosiddetti Veglioni.

L’Hotel Riviera

Proseguiamo per poche decine di metri lungo il corso dei Battellieri e, alle destra della strada, al civico numero 26, si trova l’Hotel Riviera.

L’Hotel Riviera si trova affacciato sul lungomare, ed il design inaspettatamente sposa moderno e gusto mediterraneo. Forme sobrie e lineari si ripetono nelle camere dai colori pastello mentre il sonno, in quasi tutte le cemere, è coccolato da letti a baldacchino. Sulla suggestiva terrazza panoramica che abbraccia paese e che si affaccia sul mare azzurro dell’isola, all’ultimo piano dell’Hotel, si trova il lounge Bar, luogo ideale per godere speciali momenti di relax nelle ore più fresche e gustare un ottimo aperitivo.

Il Porto Turistico sud di Carloforte con la marina Fronte Nautico

Carloforte: il porto turistico di CarloforteProseguendo per circa centocinquanta metri lungo il lungomare chiamato corso dei Battellieri, dove questo termina per proseguire sulla via dell’Osservatorio Astronomico, troviamo sulla sinistra il Porto Turistico sud di Carloforte che anni accoglie imbarcazioni a vela e motore nelle sue marine all’interno del Porto Turistico dell’Isola. Di fronte al corso dei Battellieri, si trova la Marina Fronte Nautico nuova e di classe, con aree parcheggio gratuite, in grado di ospitare fino a 200 barche con un pescaggio massimo di 5 metri, lungo pontili Martini modello montecarlo e banchina fissa di 140 metri. Subito dopo questa marina, sbocca nel mare il Porto canale di Carloforte, che costeggia a nord le sue saline.

La Torre di San Vittorio che ospita l’Osservatorio Astronomico

Vittorio Amedeo IIIAl termine della via dei Battellieri si trova una rotonda, dopo la quale inizia la via dell’Osservatorio Astronomico, che prendiamo come continuazione della strada che ci ha portato fino a qui, e si muove tra il mare, sulla sinistra, e, sulla destra, le saline di Carloforte che descriveremo più avanti. Percorsi quattrocentocinquanta metri, arriviamo nella zona detta Spalmadureddu, e qui prendiamo a destra la strada che, in centocinquanta metri, ci porta alla Torre di San Vittorio costruita nel 1768 sotto la direzione dell’ingegnere Saverio Belgrano di Famolasco, che aveva sostituito l’ingegnere Augusto de la Vallee nella guida urbanistica del paese, era munito di 10 pezzi di artiglieria, e rappresentava l’avamposto difensivo a sud del paese. All’originale progetto si sono, in seguito, apportate delle modifiche, con l’aggiunta di tre corpi alla torre centrale, che la hanno trasformata da una singola torre ad un vero e proprio forte, e la costruzione di una scala esterna. Interamente costruita con blocchi di trachite locale, in onore del sovrano Vittorio Amedeo III, la torre ha preso in suo onore il nome di San Vittorio.

Carloforte: la Torre di San Vittorio che ospita l’Osservatorio AstronomicoCessate le necessità difensive, la Torre di San Vittorio viene venduta a privati cittadini. In seguito, nel 1889, la torre viene espropriata dal Ministero della pubblica istruzione, al fine di utilizzarla per la ricerca scientifica. Nel 1898 la torre viene convertita, apportando apposite modifiche strutturali, a Osservatorio Astronomico e le osservazioni erano effettuate con il Telescopio Visuale Zenitale dalla cupola posta in cima alla Torre di San Vittorio, che era stata adibita a sede dell’Osservatorio. In essa viene istituita una delle cinque stazioni internazionali per lo studio della precessione degli equinozi, con lo studio delle piccole variazioni dell’inclinazione dell’asse terrestre. In seguito, verso la fine degli anni settanta del novecento, l’Unione Astronomica Internazionale ritiene di poter considerare concluso il lavoro svolto dalle cinque stazioni del Servizio di latitudine, e ne decreta la chiusura.

Il Cimitero di Carloforte

Carloforte: ingresso del Cimitero di CarloforteRitornati sulla via dell’Osservatorio Astronomico, procediamo in direzione sud per seicentocinquanta metri sulla SP103, l’unica strada provinciale che percorre da nord a sud tutta l’isola di San Pietro. Arriviamo a un bivio, al quale, invece di procedere verso sinistra con la prosecuzione della strada provinciale, prendiamo a destra la strada che, in cinquecento metri, ci porta all’ingresso del Cimitero di Carloforte.

Visita dei dintorni della città di Carloforte

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Carloforte, sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi Bricco resciotto, Brico del Polpo, laveria, le fontane, le Tanche, tutti di tipologia indefinita.

Quattro VeleNel 2017 Legambiente attore protagonista dell’ambientalismo italiano, con le rilevazioni effettuate dalla sua Goletta Verde, e con la collaborazione del Touring Club Italiano, ha assegnato il riconoscimento di 4 Vele al comprensorio della Costa sud ovest e delle Isole Sulcitane. I parametri considerati per l’assegnazione delle vele sono la qualità delle acque di balneazione, efficacia della raccolta differenziata dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche, la presenza di aree pedonali, efficienza dei servizi, la valorizzazione del paesaggio e delle produzioni locali.

La costa meridionale dell’isola di San Pietro

Descriviamo ora le principali strade interne dell’isola di San Pietro che ci portano a visitare le sue coste meridionali, anche se le foto sono state scattate quasi tutte dal mare durante un viaggio in barca lungo le coste.

Lungo la SP103 troviamo le ex Saline di Stato di Carloforte

Uscendo dalla periferia sud orientale della città, si prende la SP103 che passa ad est delle Saline di Stato e si dirige verso sud est e percorre in senso orario la costa orientale dell’Isola. Superata la Torre di San Vittorio, dove si trova l’Osservatorio Astronomico, iniziamo a notare, sul lato sinistro della strada, i bei massi di pietra fatti posizionare dal comune di Carloforte, con sopra scolpita la denominazione delle varie località attraversate.

Carloforte: le ex Saline di Stato di CarloforteSubito dopo l’uscita dalla città la SP103 passa accanto al Porto canale e, più avanti, alle Ex Saline di Stato di Carloforte che si trovano alla sua destra, e non sono più in funzione anni. L’area viene utilizzata per la produzione del sale fin dai primi tempi dell’insediamento, ma solo a partire dal 1770 viene attuato un progetto di sfruttamento della risorsa in modo razionale, quando il governo Sabaudo decide di sfruttare gli stagni trasformandoli in salina artificiale, grazie al progetto del misuratore Andrea Golla. In un primo momento, la gestione viene affidata a imprenditori locali, per passare, gradualmente, nelle mani del Governo, fino a quando, nel 1840, tutte le saline della Sardegna passano al demanio statale. Più tardi, nel 1882 l’Intendenza Generale del regno bandisce un appalto per la costruzione di un canale con il suo ponte nelle saline di Carloforte, canale che serve sia a difendere le saline dalle alluvioni, sia per il trasporto del sale. La produzione di sale nelle Saline di Stato di Carloforte cessa nel 1998. Sono diventate un Sito di Importanza comunitaria, destinate ad esser parte della riserva naturale regionale dell’isola di San Pietro, tutelate anche con vincolo paesaggistico. Presentano alcune delle più rilevanti rarità avifaunistiche sarde, dal Fenicottero Rosa al Gabbiano Corso, dal Cavaliere d’Italia alla Garzetta, dal Falco Pellegrino all’Avocetta ed al Fraticello.

In località Giunco si trova la Cappella della famiglia Cortese e la spiaggia del Giunco

Carloforte-retro della Cappella della famiglia CorteseRiprendiamo a percorrere la SP103, a circa un chilometro e mezzo dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, si può trovare sul bordo della strada, a sinistra, poco prima del Cimitero, il retro della Cappella della famiglia Cortese. Non è aperta al culto, prende il nome dalla famiglia proprietaria della casa nel cui terreno sorge il piccolo edificio.

Dopo aver passato la Salina e proseguendo verso sud sulla SP103, cinquecento metri più avanti, dopo aver superato il Cimitero sulla sinistra, troviamo la deviazione con una petra indicante Giunco. Giriamo, dunque, a sinistra e percorriamo la stretta strada che costeggia il canale delle Saline, che ci porta sino ai parcheggi della spiaggia del Giunco.

La prima che incontriamo è la spiaggia del Giunco un arenile piuttosto lungo, caratterizzato da un litorale di sabbia bianca a grani medi mista a ghiaietta, protetto alle spalle dalle vecchie Saline. Il mare che la bagna è limpido, trasparente, dai bellissimi colori tra il verde chiaro e l’azzurro, con il fondale sabbioso e piuttosto basso, che digradano dolcemente verso il largo, ideale anche per i più piccoli. La zona e meta ambita dai surfisti che qui possono esprimersi grazie al vento che soffia a poche centinaia di metri dalla riva. Su questa spiaggia non e presente alcun servizio.

Carloforte: la spiaggia del Giunco Carloforte: la spiaggia del Giunco Carloforte: la spiaggia del Giunco

Il Campo Sportivo Comunale le Saine

Proseguendo lungo la SP103 per altri cinquecentocinquanta metri, troviamo, alla sinistra della strada, il Campo Sportivo Comunale le Saine di Carloforte, con tribune in grado di ospitare 500 spettatori. Il Campo Sportivo è la sede nella quale gioca la Squadra di calcio Carloforte, partecipante al campionato di calcio nella Prima Categoria, Girone B, in Sardegna.

Carloforte: Campo Sportivo Comunale le Saine Carloforte: Campo Sportivo Comunale le Saine

La spiaggia di Girin

Percorsi altri seicentocinquanta metri sulla SP103, a tre chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, dopo aver superato sulla destra le Saline e sulla sinistra il complesso sportivo, si raggiunge Girin, una località balneare nel comune di Carloforte sull’isola di San Pietro. Girando a sinistra subito dopo il grande Campo Sportivo, in una strada sterrata, raggiungiamo la spiaggia di Girin.

Poco più avanti troviamo la spiaggia di Girin che si trova in un’insenatura chiusa a nord dalla Punta di Girin, ed a sud dalla Punta Sguerina. La spiaggia di Girin è costituita da due tratti sabbiosi, non particolarmente grandi, divisi dalla presenza di una scogliera . Entrambe le spiagge hanno un arenile con la presenza di sabbia fine di colore tra il bianco ed il grigio chiaro, mista a ghiaia, che si affaccia su un’acqua limpidissima, coi colori che variano tra il verde chiaro, l’azzurro ed il turchese chiaro, e dal fondale molto basso e sabbioso. Sulla spiaggia non e presente alcun servizio.

Carloforte: la spiaggia di Girin Carloforte: la spiaggia di Girin

La spiaggia di Punta Nera

Percorso un altro chilometro sulla SP103, a quattro chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, vediamo il masso con la scritta Punta Nera. Giriamo nella stradina a sinistra, e lasciamo l’auto in uno dei parcheggi quasi a ridosso della strada provinciale. Procediamo, dunque, a piedi verso la spiaggia di Punta Nera.

Proseguendo, arriviamo alla piccola spiaggia di Punta Nera che si trova in una insenatura chiusa a nord dalla Punta Peruscini, ed a sud dalla Punta Martin. É costituita da un arenile di piccole dimensioni, formato da sabbia bianca quasi candida, molto soffice e calda, divisa al centro da un Braccio artificiale composto da scogli quadrangolari, costruito presumibilmente per preservare la sabbia dalle correnti e dalle mareggiate. L’arenile è affacciato su un mare dai colori tra il verde, il turchese e l’azzurro, ed ha un fondale molto basso e sabbioso, ideale per la balneazione. Sulla spiaggia, affollata in alta stagione, è presente un punto di ristoro, e, nelle vicinanze sono presenti bar, alberghi, ristoranti, negozi e servizi vari.

Carloforte: la spiaggia di Punta Nera Carloforte: la spiaggia di Punta Nera

Proseguendo lungo la costa verso sud, dal mare possiamo vedere una bella grotta naturale, la grande e bellissima Grotta di Punta Nera per poi raggiungere la Punta Nera così detta per il colore scuro delle sue scogliere.

Carloforte: la grotta prima di Punta Nera Carloforte: le scogliere di Punta Nera

Passata la Punta Nera, lasciamo la costa orientale ed iniziamo a percorrere la costa meridionale dell’Isola.

La spiaggia Guidi

Superato l’ingresso per la spiaggia di punta Nera, proseguiamo ancora dritti, lasciando sulla destra lo stagno della Vivagna uno stagno di piccole proporzioni ma di suggestiva bellezza.

Passata la deviazione per la spiaggia di punta Nera, proseguiamo ancora dritti, e, percorso un chilometro, a cinque chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, troviamo sulla destra un casolare, ed un cartello indicante un’area di parcheggio, sempre sulla destra, dove possiamo lasciare l’auto, e prendiamo una stradina piastrellata sulla sinistra, nella quale c'è il divieto di transito con l’auto, per recarci a piedi alla spiaggia Guidi.

Troviamo poi la spiaggia di Guidi una fra le spiagge più belle dell’Isola, a forma d’arco, situata in una bella insenatura. È caratterizzata da un arenile di non grandi dimensioni, costituito da sabbia bianca finissima, molto leggera, e da scogli piatti che di tanto in tanto si affacciano sulla sabbia. L’arenile si trova di fronte a un’acqua limpidissima con colori molto particolari, un mare stupendo dai colori tra il verde chiaro, verde smeraldo, turchese e azzurrino, con un fondale basso e sabbioso, ideale per un bagno tranquilo anche in presenza di bambini. I fondali, ricchi di pesci, sono ideali per la pratica dello snorkeling. Nella spiaggia Guidi, affollata in alta stagione, non sono presenti servizi.

Carloforte: la spiaggia Guidi Carloforte: la spiaggia Guidi

Alle spalle della spiaggia, il paesaggio, del tutto incontaminato, viene dominato da piccole dune, sovrastate dalla macchia mediterranea.

La spiaggia la Bobba

Proseguendo sulla SP103, seicento metri più avanti, troviamo sulla sinistra il cartello che indica Le Colonne. Imbocchiamo la deviazione sulla sinistra, e prendiamo subito a sinistra la stradetta sterrata che svolta a destra, la seguiamo per circa quattrocentocinquanta metri, fino al piccolo posteggio, posto alle spalle delle casette che sorgono dietro la spiaggia. fra queste casette si apre un caratteristico sentierino, che porta alla spiaggia la Bobba.

Carloforte: la spiaggia la BobbaArriviamo quindi alla spiaggia la Bobba di piccole dimensioni, chiusa a sinistra dalla Punta du decimoitta, ed a destra dalla Punta delle Colonne. La spiaggia è ben riparata dal vento, protetta dalle scogliere ai lati e da una piccola duna alle sue spalle, che la rendono un posto incantevole. Il nome della spiaggia deriva dalla forma dei piccoli ciottoli, che si mescolano alla sua sabbia candida e fine. Si tratta di ciottoli sferici e levigati, quasi come un tipo di pasta chiamato appunto Bobba, che è alla base di un piatto tradizionale di Carloforte. La spiaggia si affaccia su un mare verde chiaro e azzurro, con la presenza di qualche scoglio lontano dalla riva, e con un fondale basso e sabbioso. Affollata in alta stagione, in essa sono presenti un punto di ristoro e un parcheggio.

Carloforte: la spiaggia la Bobba Carloforte: la spiaggia la Bobba Carloforte: la spiaggia la Bobba

Dalla spiaggia la Bobba, una passeggiata di dieci minuti a piedi permette di raggiungere la Punta delle Colonne, alla quale è possibile arrivare anche dalla deviazione sulla sinistra della SP103, prendendo, questa volta a destra, una stradatte sterrata che, in quattrocentocinquanta metri, ci porta alla punta. Qui si trovano Le Colonne due bellissimi faraglioni in roccia trachitica rossa alti circa venti metri, che sorgono dal mare a una ventina di metri dalla costa. Nel novembre 2013 una delle due colonne, quella più bassa, è stata abbattuta dalla forza del mare.

Carloforte: i faraglioni indicati come le Colonne Carloforte: i faraglioni indicati come le Colonne Carloforte: i faraglioni indicati come le Colonne

I faraglioni nella località denominata Colonne sono i simboli dell’isola di San Pietro, e ricordano i faraglioni di Capri. Il Promontorio delle Colonne separa la spiaggia la Bobba dalla spiaggia del lucchese.

La spiaggia di Lucaise detta anche spiaggia del lucchese

Dopo aver visitato la spiaggia la Bobba, riprendiamo la SP103, che prosegue in direzione nord ovest, ed inizia a farci risalire la costa sud occidentale dell’Isola. Appena duecentocinquanta metri più avanti, troviamo il masso con la scritta Lucaise, che ci fa lasciare la macchina ed imboccare un sentiero sulla sinistra, che, percorso verso destra fino alla costa, in circa duecento metri, ci porta a raggiungere la piccola spiaggia di Lucaise, detta anche spiaggia del lucchese, così chiamata in quanto i terreni adiacenti alla spiaggia erano di proprietà di un lucchese che si era trasferito a Carloforte.

La spiaggia di Lucaise o spiaggia del lucchese è ornata da speroni rocciosi dalle tonalità chiare e caratterizzata da una sabbia morbida e chiara. Il fondale sabbioso rende il colore del mare di un azzurro cielo limpido e trasparente. La spiaggia di Lucaise o spiaggia del lucchese è perfetta per la balneazione dei più piccoli.

Carloforte: la spiaggia di Lucaise o spiaggia del lucchese Carloforte: la spiaggia di Lucaise o spiaggia del lucchese Carloforte: la spiaggia di Lucaise o spiaggia del lucchese

La spiaggia di Geniò

Percorsi altri ottocentocinquant metri, troviamo il masso con la scritta Geniò, che ci fa prendere una sterrata sulla sinistra, che seguiamo per circa seicento metri, e ci porta a prendere un sentiero che porta alla spiaggia di Geniò.

La spiaggia di Geniò si trova nelLa Caletta di Geniò, circa cinquanta metri di scogli alternati a sabbia a grani grossi, di fronte allo scoglio omonimo. Le acque della Cala sono basse e sicure per i bambini, ma a poca distanza da essa si aprono fondali spettacolari, che si prestano particolarmente bene alla pesca subacquea o alle immersioni. La spiaggia offre alcuni servizi, è dotata di un ampio parcheggio adatto anche ai camper, bar, punto di ristoro, ed è caratterizzata da un fondale basso che rende agevole il gioco dei bambini in acqua.

Carloforte: la spiaggia di Geniò Carloforte: la spiaggia di Geniò

Davanti alla spiaggia si trova l’Isolotto di Geniò che, al tramonto si tinge di un rosa incantevole, offrendo, sul mare colpito dagli ultimi raggi del sole, uno dei tramonti piu esaltanti che si possono ammirare sull’isola.

L’insenatura rocciosa de la Conca

Percorsi poco più di duecento metri, arrivati a sette chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, incontriamo una asfaltata sulla sinistra, con un masso indicante Mezzaluna, La Conca e Bue Marino, che porta in direzione del golfo di Mezzaluna. Dopo l’inizio di questa deviazione, procediamo per cinquecento metri prima verso sud e poi verso ovest, arrivati al ristorante La Conca prendiamo la traversa a sinistra, dopo poco più di centocinquanta metri al bivio prendiamo leggermente verso destra, dopo quattrocento metri svoltiamo a destra, e, in meno di trecento metri, arriviamo a trovare l’insenatura rocciosa de la Conca con la sua spiaggia. La scogliera de La Conca è uno dei posti più belli dell’isola di San Pietro, si raggiunge in auto con uno sterrato poi a piedi.

Carloforte: la scogliera de la ConcaL’insenatura rocciosa de La Conca una vera piscina naturale riparata da alte mura di roccia trachitica, che in alcuni punti degrada lentamente verso il livello del mare quasi a formare un Anfiteatro con perfette gradinate. L’insenatura è situata tra gli scogli che cadono a picco, in contatto con il mare tramite uno stretto passaggio. Si può ammirare tutta la bellezza di questo mare e il panorama circostante, con bellissime colonne che si ergono dalle acque e i colori, stupendi, della zona. É uno dei posti più belli e suggestivi di tutta l’isola, nel quale non sono presenti servizi, e, quando spira il maestrale, è uno dei luoghi più riparati dove è possibile fare un bel bagno.

Il golfo della Mezzaluna con la grotta del Bue Marino

Arriati al ristorante La Conca prendiamo la traversa a sinistra, dopo poco più di centoventi metri, prima di arrivare al bivio, prendiamo un sentiero sulla destra che, in alcune decine di metri, ci porta al Golfo della Mezzaluna, una bellissima insenatura aperta verso sud, con alte falesie di trachite rossa.

Il Golfo della Mezzaluna è un luogo molto singolare e caratteristico, costituito da pareti rocciose altissime, a picco su un profondo mare dai fantastici colori cangianti tra il verde, l’azzurro e il turchese. Sono acque cristalline, nelle quali è possibile lanciarsi dalla scogliera, ai piedi della quale si trova qualche grotta o qualche spiaggia ciottolosa nella quale potersi crogiolare al sole, raggiungibile esclusivamente via mare. Nel Golfo di Mezzaluna è presente un Hotel, quasi a ridosso della scogliera .

Carloforte: la scogliera del golfo di Mezzaluna Carloforte: la scogliera del golfo di Mezzaluna Carloforte: la scogliera del golfo di Mezzaluna Carloforte: la scogliera del golfo di Mezzaluna

Sul lato meridionale del Golfo della Mezzaluna, si trovano i resti di una batteria antinavale, risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Sul lato settentrionale del Golfo della Mezzaluna, si apre, invece, la Scogliera del Bue Marino, nella quale si trova, tra le varie grotte sommerse ed al livello del mare, anche una particolare grande grotta aperta, grazie alla particolare conformazione ad arco della scogliera, che viene chiamata Grotta del Bue Marino.

Carloforte: ingresso della grotta del Bue Marino Carloforte: la grotta del Bue Marino Carloforte: la grotta del Bue Marino Carloforte: la grotta del Bue Marino

In località Bellavista si trova la bonifica dei Pescetti

Carloforte: bellavista: la bonifica dei PescettiCento metri più avanti sulla SP103, prendiamo verso destra, ossia verso est, la SP102, che ci porta in frazione Bellavista. E proseguendo ulteriormente, raggiungiamo la zona della Bonifica dei Pescetti una piccola pianura risultato della bonifica di uno stagno. In località Bellavista Pescetti si trova un maneggio. Non ha mancato di attirare attenzioni dei mezzi di comunicazione l’incidente aereo avvenuto nell’agosto 2009 nella zona della bonifica, che ha visto un motoaliante tranciare un cavo dell’Enel e provocare un incendio. Sono state attivate indagini sull’irregolarità della ex aviosuperficie, una pista di atterraggio per alianti ed ultraleggeri, ricavata all’interno della bonifica, in un terreno privato, che è ormai in disuso.

Lungo la SP102 seguiamo la costa e troviamo la grotta dei Colombi che ci porta alla punta Spalmatore di Fuori

La SP103 termina allo svicolo per la località Bellavista, dove arriva da ovest la SP102, che prosegue dritta, come continuazione della SP103, risalendo e fiancheggiando la costa occidentale, e prosegue verso la località Punta Spalmatore. Proseguendo lungo la costa, dopo il Golfo della Mezzaluna, si delineano sull’orizzonte Punta Mingosa e la Punta Fradellin, con le quali termina la Zona del Burrone cosìchiamata perché la costa si alza a strapiombo per quaranta, cinquanta, sessanta metri, formando delle verticali canne d’organo.

Carloforte: verso punta Spalmatore Carloforte: verso punta Spalmatore

Prima di lasciare la Punta Fradellin, troviamo una stretta fenditura nelle roccia, che è caratterizzata dal volo continuo dei colombi selvatici, e viene indicata per questo come Grotta dei Colombi. Il canonico Giovanni Spano scrive che la grotta era frequentata dai cacciatori, e che il guano prodotto dagli uccelli per secoli veniva prelevato dal pavimento della grotta per essere utilizzato come concime. Essendo accessibile solo via mare, con l’ausilio di una piccola imbarcazione, veniva prediletta dai pescatori della zona e in particolar modo dai cacciatori che andavano a prendere i volatili. Occorre dire che nel seicento, in questo antro e nelle acque antistanti, per evitare ulteriori contagi, venivano lasciati i cadaveri degli appestati, portati sopra grandi imbarcazioni a remi. La grotta è inaccessibile via terra, ed in essa è possibile entrare solamente dalla scogliera, ossia via mare, e l’immersione è possiblile con l’ausilio di un gommone.

Carloforte: verso la grotta dei Colombi Carloforte: ingresso della grotta dei Colombi

Carloforte: il punta SpalmatoreEgualmente inaccessibile continua la scogliera che, poco più a nord ovest, si protende, irta di scogli precipitati e frantumati per effetto della forza del mare, nella Punta Spalmatore di Fuori così chiamata perché in questa località venivano portate in secca le barche dei pescatori e veniva ripassato il rivestimento di pece all’esterno, ossia veniva spalmata la pece che le avrebbe rese impermeabili. Ci si può arrivare anche via terra, dalla SP102, dalla quale, dopo un chilometro e ottocento metri da dove la abbiamo presa come continuazione della SP103, subito dopo il Bed & Breakfast la Tartaruga, troviamo il masso sul quale è indicato Spalmatore, e parte una deviazione sulla sinistra, che presto diventa sterrata, e che porta alla punta.

La Cala dello Spalmatore con la frazione de La Caletta e la sua spiaggia

Dalla Punta Spalmatore di Fuori ha inizio una zona che viene chiamata il Castello, e che si distingue per l’essenziale bellezza delle sue rocce e della sua vegetazione. Passata la Punta del Castello, si apre la bella Cala dello Spalmatore nella quale si trova la frazione Carloforte denominata La caletta (altezza metri 31, distanza 11.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), alla quale possiamo arrivare via terra, con la SP102, che riprendiamo e procediamo sempre dritti, per circa seicento metri. Arriviamo in una piccola piazzuola, nella quale troviamo davanti a noi una pietra con su scritto La caletta e Punta Cannone. Giriamo a sinistra, ed arriviamo alla spiaggia, su un litorale caratterizzato, però, dalle eccessive strutture turistiche che danneggiano il paesaggio.

La spiaggia della Cala dello Spalmatore o spiaggia de La Caletta è una delle spiagge più famose di Carloforte e dell’isola di San Pietro, inserita all’interno della più ampia Cala dello Spalmatore, nella quale la montagna rossiccia si inchina e si apre, fino a cedere il passo alla dolcissima spiaggia, coronata alle spalle da un piccolo sistema dunale e da una splendida corona di pini d’aleppo. L’arenile e un unico e spettacolare litorale sabbioso di una certa estensione, costituito da sabbia bianca fine, delimitato alle due estremità da una bellissima bassa scogliera, con rocce e scogli anche in acqua. Il mare si presenta con un’acqua cristallina di un bellissimo colore cangiante tra il verde chiaro e l’azzurro, e con un fondale basso e sabbioso. Alle spalle della spiaggia vi sono delle piccole dune ricoperte da accenni di macchia mediterranea. Sulla spiaggia, affollata in alta stagione, è presente un punto di ristoro, un albergo con un campeggio nelle vicinanze, ed un parcheggio.

Carloforte: la spiaggia La Caletta Carloforte: la spiaggia La Caletta Carloforte: la spiaggia La Caletta Carloforte: costruzioni turistiche sulla spiaggia La Caletta

Dalla Cala dello Spalmatore, con un facile sentiero verso nord, arriviamo alla Punta dei Cannoni, dove si può ammirare uno dei panorami di natura selvaggia più belli della Sardegna, con buona parte della costa ovest di San Pietro fino al caratteristico capo Sandalo.

La punta dei laggioni con la sua spiaggetta

Seguendo la costa via mare, passata la Punta dei Cannoni. arriviamo un poco più a nord alla Punta dei laggioni che non è raggiungibile via terra, e si presenta come una scogliera scura, di roccia trachitica.

Carloforte: la spiaggia di Punta dei laggioniLa scogliera nasconde delle bellissime calette tranquille, raggiungibili solamente via mare, e racchiuse dalle alte rocce circostanti, con la piccola Spiaggetta di Punta dei laggioni isolata e quieta. La caletta ha un fondo costituito soprattutto da ghiaietta e ciottoli levigati. In queste zone, caratterizzate da faraglioni altissimi, il mare sembra una piscina, di un bellissimo colore verde chiaro e cristallino. Nella zona non sono presenti servizi di alcun genere.

La costa settentrionale dell’isola di San Pietro ed i suoi isolotti

Descriviamo le principali strade interne dell’isola di San Pietro che ci portano a visitare le sue coste setentrionali, anche se gran parte delle foto sono state scattate quasi tutte dal mare, durante un viaggio in barca lungo le coste.

Usendo da Carloforte con la SP104 troviamo i resti della laveria Macchione dell’ex miniera di capo Becco

Una seconda strada parte da Carloforte. Dalla periferia sud occidentale di Carloforte, prendiamo la strada che passa ad ovest delle Saline di Stato e che porta in localtà Segni, che poi diventa la strada provinciale Calasetta, chiamata anche SP102, che si dirige in direzione sud ovest e porterà alla località Bellavista, per poi dirigersi verso la Cala dello Spalmatore. Percorsi un chilometro e ottocento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, in località Segni, troviamo uno svincolo, e, invece di proseguire dritti sulla SP102, prendiamo sulla sinistra la SP104, che si dirige verso ovest attraversando tutta l’isola in orizzontale, e ci porta alla punta di capo Rosso, a capo Sandalo ed a Cala Vinagra.

Carloforte-ex miniera di capo Becco-Resti della laveria MacchioneSeguendo la SP104 per settecentocinquanta metri, arriviamo in località Macchione, dove possiamo parcheggiare sulla sinistra, e vediamo, alla destra della strada, i resti della Laveria Macchione che faceva parte della Miniera di capo Becco, della quale troveremo i resti molto più avanti, alla sinistra della strada provinciale, tra questa e la strada che ci porterà a capo Becco ed alla punta del Becco.

Le località Commende e Nasca

Seguendo la SP104, a circa tre chilometri e trecento metri dal suo inizio, troviamo sulla destra un masso che riporta l’indicazione di Gioia, Guardia Mori, Commende e Nasca. Prendiamo questa strada verso destra, dopo centocinquanta metri ancora a destra, e la segiamo per un paio di chilometri, arrivando in frazione Commende dove si trova un’importante struttura turistica.

Proseguendo per un altro chilometro e mezzo, arriviamo il frazione Nasca dove si trova il Bacino artificiale di Nasca con, vicino, la Centrale ad energia alternativa di Nasca, che è una centrale ad energia eolica e fotovoltaica, che non è attualmente in esercizio a causa dei danni derivati da un fortunale. Per recarci a Guardia dei Mori, seguiremo un’altra strada che troveremo più avanti.

I ruderi della chiesa di San Giacomo e la vecchia Cava di le Bocchette

Carloforte: la vacchia Cava di le BocchetteDa dove avevamo preso la deviazione per le località Commende e Nasca, percorsi altri settecentocinquanta metri sulla SP104, prendiamo una stretta deviazione sulla destra in direzione della località Bocchette, che, in circa quattrocento metri, ci porta a vedere sulla destra i ruderi della chiesa di San Giacomo alle Bocchette. Anche questo edificio di culto non è aperto al pubblico e sorgesu un terreno di proprietà privata. È stata costruita nel 1811, e si trova in pessime condizioni di manutenzioni, completamente priva del tetto, di intonaci ed infissi. Proseguendo per circa un chilometro, vediamo alla destra della strada la vecchia Cava di le Bocchette una grande cava di pietra che ha fornito tutto il materiale per la costruzione del porto di Carloforte.

I resti della laveria Macchione dell’ex miniera di capo Becco ed il suo villaggio minerario

Carloforte-ex miniera di capo Becco: scavi a cielo apertoPercorsi cinque chilometri ed ottocento metri da dove abbiamo imboccato la SP104, troviamo alla sinistra della strada un masso con l’indicazione Becco. Tra boschi di pini d’Aleppo, si percorre la vecchia strada mineraria un tempo a servizio dei vecchi cantieri minerari di capo Becco, una strada sterrata che si fa tortuosa, ad un certo punto si arriva nei pressi di resti della Ex miniera di capo Becco si però deve procedere a piedi. L’origine della miniera risale alla seconda metà dell’800, quando Pietro Chareyze s’interessa alle magnifiche ocre di manganese dell’isola, che erano già note da tempi remoti, ma furono lanciate da un certo Ganni di Livorno, il quale però le commercializzò come Terre di Siena di Sardegna, praticamente un sottoprodotto delle più famose Terre di Siena. Pietro Chareyze individua, nelle località di Capo Rosso e Capo Becco, un grosso e importante giacimento, per il quale, nel 1873, gli viene concesso il permesso di coltivazione. Nel 1877 la miniera passa ad Edmondo Pilot, già proprietario della concessione della vicina miniera di capo Rosso, per passare, poi, alla famiglia Bellegrandi, che porta un significativo risultato e un aumento delle vendite, e fa sorgere il modesto Villaggio minerario per accogliere le famiglie di minatori. Nel 1921 nasce la Compagnia Mineraria di capo Rosso, alla quale la famiglia Bellegrandi cede parte della miniera di capo Becco. Ridotta la produzione, negli anni trenta del novecento, con l’apporto economico dell’ingegnere tedesco Otto Kassel, si riprende l’attività, nel 1937 la miniera passa all’Azienda Minerali Metallici Italiani, che dimostra uno scarso interesse, finche, nel 1950, grazie a un nuovo impianto, l’attività riprende. In seguito la gestione viene affidata a Eraldo Uccheddu, dipendente della famiglia Kassel, che opera sino al 1977, quando l’attività si ferma.

Dopo circa un chilometro e ottocento metri dall’inizio della strada sterrata, si arriva all’Ex villaggio minerario di capo Becco ormai abbandonato, le cui poche abitazioni si affacciano sulle selvagge scogliere della parte occidentale dell’isola, e che ora è trasformato in seconde case per turisti. Nei resti del villaggio minerario si può ammirare la graziosa villa del responsabile della miniera, i ruderi di un vecchio camerone, un vecchio imbocco della miniera parzialmente franato. In lontananza, sulla riva, s’intravedono i ruderi dei silos dove veniva accumulato il minerale, e quello che resta del piano di imbarco del minerale. La piccola spiaggia sotto la Punta del Becco era un luogo di approdo per i battelli.

Carloforte-ex miniera di capo Becco-Resti della teleferica con i silos e l’approdo per le chiatte Carloforte-ex miniera di capo Becco: falesia ed ex villaggio minerario di capo Becco

La punta di capo Rosso

Proseguendo per nove chilometri con curve e difficili viottoli che portano verso il mare, raggiungendo il termine della SP104, dove si trova un’ampia area di sosta con una rotonda per riprendere la marcia all’indietro. Un viottolo sulla sinistra, chiamato Sentiero Rosso, che passa sopra il promontorio e si dirige verso il mare, in alcune centinaia di metri ci porta alla costiera di Punta di capo Rosso che deve il suo nome alle scarpate, colorate dai detriti dovuti al passato sfruttamento minerario, che precipitano in mare. Qui non si trovano spiagge, ma diversi turisti si abbronzano sugli scogli, dai quali si tuffano nel mare cristallino.

Carloforte: la punta di capo Rosso Carloforte: il persone sugli scogli di Punta di capo Rosso

Ad occidente dell’isola di San Pietro, già in tempi remoti, sono stati scoperti i giacimenti di minerali di manganese, ricercati per uso metallurgico e per la produzione di vernici. Anche in località Capo Rosso, oltre che a Capo Becco, è stata scoperta una grande quantità di questi minerali, rappresentata nelle cosiddette Ocre di manganese. Sulle pareti rocciose restano le antiche costruzioni dell’antico Ex villaggio minerario di capo Rosso.

Capo Sandalo con il suo faro

Dall’area di sosta, un sentiero sulla destra ci porta all’ex magazzino e deposito del faro di capo Sandalo. Il promontorio di Capo Sandalo Si presenta come un susseguirsi di piccole cale rocciose, falesie e scogliere a picco sul mare, estremamente impervie e pericolose. Scendere verso le cale, in alcuni casi risulta molto difficile e pericoloso, ed in altri casi è davvero impossibile. Per questo e consigliabile arrivarci via mare, per ammirare la costa da barche o gommoni. Non sono presenti servizi in questa località. Una deviazione sulla destra, cinquecento metri prima di arrivare all’area di sosta, ci porta al punto più occidentale dell’Isola, ossia al Faro di capo Sandalo.

Carloforte: capo Sandalo Carloforte-Scogliere di capo Sandalo

Capo Sandalo è caratterizzato dalla presenza, nella località denominata Faro di capo Sandalo (altezza metri 108, distanza 10.8 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), del Faro di capo Sandalo, che è il faro più occidentale d’Italia. Nelle immediate vicinanze del faro, sulla costa a strapiombo, si apre una stretta spaccatura verticale, conosciuta anche col nome di Orrido di capo Sandalo. Sembra che si tratti di un camino vulcanico, dato che tutta l’isola è di origine vulcanica, che mostra, nello spaccato, il disegno delle tremende esplosioni che lo hanno generato.

Carloforte: capo Sandalo con sulla sommità il faro Carloforte-Faro di capo Sandalo Carloforte: l’Orrido di capo Sandalo

Di fronte a capo Sandalo, distante circa un chilometro verso ovest, si trova l’Isolotto del Corno chiamato anche La Piramide, o in tabarchino Uiza du Gallu. Si tratta di un isolotto disabitato, prevalentemente roccioso, che ha una superficie di circa 2000 metri quadrati, e raggiunge l’altezza massima di quindici metri. Per la limpidezza delle sue acque e per la ricchezza dei suoi fondali è una nota meta di appassionati subacquei.

La Cala del Fico con la sua piccola spiaggia

Carloforte: la costiera di Cala del FicoRitornando indietro da capo Sandalo, SP104, e otto chilometri e settecento metri dal suo inizio, in un piazzale asfaltato dopo una discesa, troviamo le indicazioni per Cala Fico, sulla sinistra ossia verso il mare, ci permette di scendere per una sterrata, Superati i resti della Ex miniera di Cala del Fico arrviamo alla Cala del Fico. Si tratta di un fiordo marino, situato tra alte pareti di tufo trachitico grigio, riparata da un bellissimo promontorio calcareo bianco che domina tutto il paesaggio. Al termine del fiordo della Cala del Fico, si trova la piccola spiaggia di Cala del Fico.

Carloforte: la spiaggia di Cala del FicoLa Spiaggetta di Cala del Fico è caratterizzata da un piccolo arenile con il fondo principalmente roccioso e ciottoloso, che si affaccia su un mare dai bellissimi colori cangianti tra il verde e l’azzurro. La spiaggeta si presenta con un fondale basso e roccioso. La spiaggia è scarsamente affollata anche in alta stagione, pur essendo un piccolo angolo di paradiso, riservato e tranquillo. Non sono presenti servizi su questa spiaggia. Nelle scogliere che fanno da contorno a questa Cala di sassi e acqua cristallina nidifica il Falco della regina, e nella Cala si può praticare il birdwatching.

Nei pressi della Cala del Fico si trova il Presidio della l.I.P.U. che anni svolge un attento monitoraggio sul Falco della regina specie rara che nidifica in maniera massiccia nell’isola, ed in particolare in questa Cala.

Cala Vinagra con la sua spiaggia

Carloforte: l’isolotto di Cala Vinagra davanti all’insenaturaTornando indietro sulla SP104, a cinque chilometri e quattrocento metri dal suo inizio, un cartello per il villaggio di Cala Vinagra fa imboccare una strada bianca sulla sinistra, verso il mare. Procediamo sul sentiero, che poi diventerà uno sterrato, in direzione della spiaggia. Percorrendo l’ultimo tratto a piedi, arriviamo alla bellissima Cala Vinagra con la sua piccola spiaggia. È molto difficile da raggiungere via terra, si consiglia, infatti, l’uso di una mappa per raggiungerla. Davanti alla spiaggia, il bellissimo Isolotto di Cala Vinagra, di tufo trachitico rosa alto una ventina di metri, domina la scena, con la sua policromia tra il bianco e sfumature di rosa antico sbiadito.

Carloforte: la spiaggia di Cala VinagraLa piccola Spiaggetta di Cala Vinagra si presenta in una piccola Cala ben riparata dalla scogliera, con un fondo misto di ghiaia, ciottoli, rocce e poca sabbia a grani grossi, affacciata su un mare con un bellissimo colore verde cristallino, e con un fondale prevalentemente composto da scogli e sabbia, che più a largo assume un colore turchese. Su questa spiaggia, molto difficile da raggiungere e frequentata specialmente da natanti, non sono presenti servizi. Sul retro della spiaggetta si trovano i ruderi della vecchia tonnara di Cala Vinagra.

Passato il promontorio che chiude a est l’insenatura di Cala Vinagra, si apre un’altra insenatura, nella quale sbocca lo stagno di Cala Vignagra. Questa stagno è stato utilizzato per impiantarvi una salina.

Usciamo da Carloforte verso nord ovest recandoci in località Guardia dei Mori

Usciamo da Carloforte percorrendo la strada in salita chiamata Salita Giorgio Rombi, che ci ha portati al Campo Sportivo Pino Solitario, e che esce dal paese in direzione nord ovest, per raggiungere la Punta delle Oche e la Cala di Maremosso. Presa la strada che porta fuori dal paese, prima asfaltata, poi in blocchi di cemento ed in seguito di nuovo asfaltata, Arrivati a un chilometro e novecento metri dal Campo Sportivo, troviamo una roccia indicante le varie località, ossia verso sinistra in direzione di Guardia Mori, Punta Oche, Zi Nasca, e dritti verso Nassetta, Cala lunga, Maremosso e Pulpito.

Carloforte-Guardia dei Mori: l’antica vedetta militarePresa la strada verso sinistra, dopo seicento metri arriviamo a un altro bivio, consu un masso l’indicazione a sinistra per Gioia, Nasca e Commende, e verso destra per Guardia Mori e Punta Oche. Seguendo le indicazioni verso destra, fino ad incontrare, dopo centocinquanta metri, il bivio successivo, dove prendiamo a deviazione a sinistra, dopo altri duecento metri prendiamo a sinistra e, dopo trecentocinquanta metri, parcheggiamo. Percorrendo un sentiero lastricato in porfido, si arriva all’antica vedetta militare di Guardia dei Mori Il punto più alto dell’isola di San Pietro, con un’altitudine di 211 metri, che offre uno stupendo panorama. Lungo la strada per Guardia dei Mori sono presenti diverse strutture turistiche.

La punta delle Oche con la bellissima grotta delle Oche

Carloforte: la punta delle OcheAl bivio consu un masso l’indicazione a sinistra per Gioia, Nasca e Commende, e verso destra per Guardia Mori e Punta Oche, seguiamo le indicazioni verso destra, fino ad incontrare, dopo centocinquanta metri, il bivio successivo, dove prendiamo, questa volta, a deviazione a destra, e proseguiamo fino all’estremo settentrionale di questa strada, dove alcune stradicciole sulla sinistra permettono di arrivare fino alla scogliera della Punta delle Oche una grande scogliera a picco sul mare, con numerosi anfratti e cavità.

La più particolare e conosciuta e la Grotta delle Oche scavata dal mare nella roccia di trachite scura. Si tratta della più grande gotta dell’isola di San Pietro, profonda circa venti metri e semisommersa dalle acque, all’interno della quale si possono trovare diverse specie animali. La grotta è raggiungibile solamente via mare, mentre la zona della scogliera è facilmente raggiungibile via terra, e permette di godere della vista su un bellissimo panorama fatto di scogliere e di isolotti. Non sono presenti servizi in questa località, la zona è però servita dalle strutture turistiche situate in località Guardia dei Mori.

Carloforte: la grotta delle Oche Carloforte: la grotta delle Oche Carloforte: la grotta delle Oche

La cala di Mamerosso

Usciti Carloforte prendendo la cosìddetta Salita Giorgio Rombi, arrivati a un chilometro e novecento metri dal Campo Sportivo, troviamo la roccia indicante le varie località, ossia verso sinistra in direzione di Guardia Mori, Punta Oche, Zi Nasca, e dritti verso Nassetta, Cala lunga, Maremosso e Pulpito. Prendiamo verso destra, in direzione Maremosso, andando sempre dritti nei bivi che si incrociano successivamente. Dopo poco più di due chilomtri e mezzo, al termine della strada, continuiamo sulla sterrata fino a raggiungere la Cala di Maremosso situata al centro della costa settentrionale dell’Isola. È molto difficile da raggiungere via terra, si consiglia, infatti, l’uso di una mappa per raggiungerla. Si tratta di una Cala molto stretta, quasi un fiordo, circondata da due pareti rocciose trachitiche piuttosto alte. L’arenile e pressoche nullo, formato da rocce e ciottoli, e si affaccia su un mare dal colore verde, piuttosto profondo, con una buona trasparenza. In questa località, molto difficile da raggiungere, non sono presenti servizi.

A poche decine di metri dalla Cala, e presente una particolare roccia chiamata Il Pulpito o anche Fungo di pietra. Già dal nome e facile intuire la conformazione di questa particolare roccia, levigata e modellata dall’azione del vento e delle piogge, che pare assomigliare ad un vero e proprio fungo gigante. Questa roccia trachitica dalla caratteristica forma di fungo rappresenta uno dei più interessanti monumenti naturali di Carloforte. Purtroppo, nell’inverno del 2010 una parte della copertura è crollata.

Carloforte: la roccia chiamata Il Pulpito prima che parte della ccpertura crollasse Carloforte: la roccia chiamata Il Pulpito dopo il crollo di parte della ccpertura

Da punta regolina alle Tacche Bianche

Carloforte: il punta regolinaNon è invece possibile raggiungere via terra la Punta regolina una propaggine settentrionale dell’isola di San Pietro, con falesie alte fino ad 82 metri, che si trova più a est rispetto alla Punta delle Oche, separata dal tratto di costa rocciosa nel quale si trova la Cala di Maremosso. Alla Punta regolina si arriva soltanto via mare.

Carloforte: la formazione rocciosa chiamata le Tacche BianchePassata la Punta regolina, la costa prosegue con la grande formazione rocciosa chiamata le Tacche Bianche grandi banchi di chiari tufi vulcanici, ossia splendide rocce comenditiche di colore candido, sulla costa settentrionale dell’isola di San Pietro, nelle cui acque non ci si può esimere da un bagno. Ci si àncora sugli otto o dieci metri, su di uno strato roccioso molto eroso dal mare e dalle correnti, che ha creato un labirinto di corridoi, cunicoli, piccole grotte, ed un bellissimo arco naturale tutto costellato di briozoi, ossia da falso corallo. Anche alle Tacche Bianche si arriva soltanto via mare. Sul lato orientale della formazione rocciosa delle Tacche Bianche, si apre la Cala lunga, che descriveremo più avanti, quando la raggiungeremo via terra.

Tra punta regolina e le Tacche Bianche si Cala la tonnara ed avviene la mattanza dei tonni

È proprio davanti a questo specchio di mare, che va da Punta regolina alle Tacche Bianche, nei mesi che vanno da aprile a giugno, si Cala la tonnara ed avviene la mattanza dei tonni. L’evento si verifica nel periodo nel quale i tonni, detti tonni di corsa, si radunano numerosi in branchi e intraprendono le migrazioni che, con tappe molto lunghe, li portano verso le zone di riproduzione del Mediterraneo, e, terminata la loro attività riproduttiva, i tonni si disperdono. La mattanza è la fase finale della pesca del tonno, che si pratica con le tonnare, un complesso di reti che si Cala in mare, suddivise in camere che sono disposte in fila e comunicano tra di loro per mezzo di porte, costituite anch’esse da pezzi di rete. Il tonno, che ripete di anno in anno sempre lo stesso percorso, finisce per trovarsi dentro le camere. Quando il Rais, come viene chiamato il capo della tonnara, ritiene che il numero di tonni sia sufficiente, i tonni vengono fatti entrare nella camera della morte, dove restano intrappolati. I tonnarotti, che stanno sulle barche disposte lungo i quattro lati della camera, al comando del Rais tirano su la rete. I tonni man mano che gli viene a mancare l’acqua si dibattono, e, quando sono ormai sfiniti, li aspettano i Crocchi, i micidiali uncini dei tonnarotti montati su delle aste, che servono per agganciare i pesci e issarli sulle barche.

Carloforte: la mattanza dei tonni Carloforte: la mattanza dei tonni Carloforte: la mattanza dei tonni

Da Carloforte con la SP101 raggiungiamo Tacca Rossa con la sua spiaggia

Dal centro di Carloforte prendiamo, in direzione nord, il corso Cavour, che poi diventa la via Sandro Pertini, e, a settecento metri dalla piazza Carlo Emanuele III, arriva ad una rotonda ed esce dal paese con il nome di SP101, chiamata anche strada provinciale la punta, che ci fa seguire la costa nord orientale dell’Isola, fino a raggiungere le isole con le loro tonnare.

Carloforte-Tacca Rossa: i vecchi magazzini per stivare la galenaPercorso un chilometro e trecento metri sulla SP101, la strada curva a sinistra, e da essa parte una deviazione sulla destra in direzione di Tacca Rossa. Percorso circa un chilometro su questa deviazione, raggiungiamo la frazione Carloforte denominata Tacca Rossa (altezza metri 7, distanza 5.0 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), dove, al lato sinistro della strada, si trovano i locali dell’ex deposito del minerale proveniente dalle miniere del Sulcis, ossia i vecchi magazzini che venivano utilizzati per stivare la galena, e che sono stati completamente ristrutturati.

Proseguendo più avanti con la strada che ci ha portato a Tacca Rossa, si trovano deviazioni alla destra della strada, che portano alla spiaggia di Tacca Rossa.

Carloforte-Tacca Rossa: la spiaggia di Tacca RossaLa spiaggia di Tacca Rossa è una spiaggia lunga diverse centinaia di metri, che in alcuni punti si assotiglia, in altri diventa rocciosa, ma per la maggior parte risulta sabbiosa. L’arenile è costituita da una sabbia piuttosto fine e grigiastra, affacciata su un mare con stupendi colorazioni tra il verde, l’azzurro ed il turchese, che ha un fondale basso e sabbioso. Mediamente frequentata nel periodo estivo. non sono presenti servizi su questa spiaggia, comunque in zona sono presenti un albergo e un ristorante.

Raggiungiamo l’insenatura di Cala lunga

Evitando la deviazione dalla SP101 per la frazione Tacca Rossa, procediamo lungo la SP101, superando i vari bivi indicati dalle rocce a margine della strada per le varie lottizzazioni di Calalunga, sino a trovare, dopo quasi due chilometri e mezzo, sulla sinistra della strada la roccia con su scritto Canale Calalunga. Prendiamo la stradina sterrata, sino a reggiungere il complesso di case di Calalunga dove è possibile lasciare l’auto e procedere a piedi verso la costa. Si tratta di una suggestiva Cala dalla forma allungata, che si trova un poco più ad est rispetto alla grande formazione rocciosa chiamata le Tacche Bianche, incastonata in una stretta e lunga insenatura, delimitata da scogliere rocciose che si presentano a strapiombo sul mare, caratterizzata da un’atmosfera selvaggia ed incontaminata.

Carloforte: l’insenatura di Cala lunga Carloforte: l’insenatura di Cala lunga

Viene chiamato, a volte, con il nome di spiaggia di Calalunga, un arenile prevalentemente roccioso, con ciottoli levigati e pochissima sabbia a grani grossi, che si affaccia su un mare che e uno specchio verde, limpido e cristallino, dal fondale digradante, per lo più sabbioso e ciottoloso. La scogliera presenta alte pareti lisce e qualche colonna che si erge dal mare.

Le tonnare di la Punta

Carloforte: il promontorio di la punta con gli edifici delle TonnarePiù avanti, passato il tranquillo canale di Calalunga, si trova il bel promontorio di la Punta, con i vicini stabilimenti per la conservazione e la lavorazione del tonno. Ci arriviamo proseguendo lungo la SP101, procedendo sempre dritti sulla strada principale fino ad incontrare, percorsi ottocentocinquanta metri, il masso indicante la località La Punta. La Scogliera di la Punta che costituisce l’estrema propagine settentrionale dell’isola di San Pietro, si presenta come una distesa rocciosa levigata dall’azione del vento e del mare. Il mare risulta essere piuttosto agitato in caso di maestrale, ha un fondale roccioso e dei bellissimi colori tra l’azzurro ed il verde.

Nella località La Punta, alla destra della strada dove abbiamo trovato il masso indicante La Punta, si trova la località denominata Tonnare (altezza metri 11, distanza 5.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), nella quale sono presenti le due Tonnare di la Punta una abbandonata negli anni settanta del novecento, nella quale sono possibili visite guidate, e l’altra ancora in esercizio, visitabile con il permesso del proprietario. Partendo da questa tonnara ancora attiva, si può assistere in barca all’antichissima mattanza del tonno. Nell’ampio spazio delle tonnare, alla destra del muro che fiancheggia la strada provinciale, si trova la Cappella della Tonnara di la Punta.

Carloforte-Tonnare di la punta Carloforte-Tonnare di la punta Carloforte: la Cappella della Tonnara di la punta

La piccola isola dei Ratti

A ovest rispetto al promontorio di La punta, a circa ottocento metri di distanza, si trova la piccola Isola dei Ratti (altezza metri 1, distanza 5.6 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che si trova trecento metri a sud dell’isola Piana. È lunga circa duecento metri e raggiunge un’altezza massima di sei metri sul livello del mare. Ha una superficie piatta e rocciosa ed ha una litologia uguale a quella della vicina isola Piana, è ricoperta da un suolo sabbioso, le coste sono costituite da una scogliera a strapiombo sul mare. Questa piccola isola è circondata da un’estesa e pericolosa secca con scogli, che rende difficile la navigazione in tutta la zona.

Carloforte: l’isola dei Ratti Carloforte: l’isola dei Ratti

L’isola Piana

Carloforte: l’isola PianaA circa settecento metri a nord est del promontorio di La punta, si trova la più grande Isola Piana costituita da un blocco quadrangolare di ignimbriti riolitiche, lungo quasi ottocento metri da nord a sud, e largo circa settecento metri da ovest ad est. L’isola appare appianata in superficie, dove raggiunge un’altitudine massima di diciannove metri sul livello del mare, e complessivamente si estende su circa venti ettari. Attraversata da numerose fratture con varie orientazioni, ospita la Ex tonnara dell’isola Piana, che è stata la più importante della Sardegna, di proprietà di Genovesi. Per anni sull’isola si praticava la storica mattanza dei tonni, allo scoglio di Santa Caterina veniva ancorato un lato della rete della tonnara. Le tonnare carlofortine, quella dell’isola Piana e quella di San Pietro, sono state a lungo le più grandi tutta la Sardegna.

Sull’isola Piana vi e un’unica spiaggia situata nel sud ovest dell’Isola, subito a sud della punta del tempiese, chiamata la spiaggia dell’isola Piana o spiaggia di Punta del tempiese, accessibile liberamente dal pubblico.

La spiaggia dell’isola Piana o spiaggia di Punta del tempiese è caratterizzata da un arenile costituita da sabbia ambrata chiara, a grani grossi, mista a ghiaia, si affaccia su un mare di un verde raro e trasparente, dal fondale prevalentemente roccioso. Ben riparata dal vento, dista una decina di minuti di camminata dal porticciolo. La spiaggia è riparata da due basse scogliere, dalle quali è possibile vedere in lontananza la piccolissima isola dei Topi, suggestiva roccia affiorante dal mare.

Carloforte-isola dei Ratti: verso la spiaggia Carloforte-isola dei Ratti: la spiaggia Carloforte-isola dei Ratti: bagno sulle scogliere della spiaggia

Carloforte: la capppella della Tonnara dell’isola PianaL’isola Piana è un’isola privata, che racchiude tutte le abitazioni in un’unica lottizzazione, situata nella ex tonnara nella quale si trovano i resti della Cappella della Tonnara dell’isola Piana che è stata recuperata con un restauro conservativo che la ha trasformata in villaggio turistico. Si trova nella frazione Carloforte denominata Villamarina sull’isola Piana (altezza metri 9, distanza 5.7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che è completamente autonoma sul fronte energetico e dal punto di vista dell’acqua corrente. Non è possibile utilizzare auto, moto, biciclette o portare cani sull’isola. I principali servizi dell’isola sono il market, la farmacia, la chiesa, la Guardia medica, bar, discoteca, ristorante, pizzeria, club nautico, campi sportivi, piscine, telefoni pubblici, sdraio e lettino gratuiti. Il villaggio turistico è chiuso, ad est, dalle strutture del piccolo porticciolo turistico dell’isola Piana. La spiaggia è raggiungibile da Villamarina con una breve passeggiata

Carloforte: villamarina-Villaggio turistico situato nella ex Tonnara Carloforte: villamarina-Villaggio turistico situato nella ex Tonnara

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Sant’Antioco prenderemo la costa meridionale della Sardegna in direzione est, ossia verso Cagliari e ci recheremo a visitare Tratalias paese noto per la bella basilica di Santa Maria di Monserrat.


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